L'ARMA DEL GENIO

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Per completezza di trattazione, vanno qui citati gli apparati fototelegrafici e fototelefonici usati nella Seconda Guerra Mondiale. In stretta sintesi, questi mezzi sono da annoverare tra i mezzi di trasmissione ottici (e da includere pertanto tra la telegrafia a segnali): infatti sono soggetti alle condizioni atmosferiche e necessitano della visuale libera tra i posti corrispondenti. Gli apparati fototelegrafici erano dei diottrici-eliografi da campo, il cui fascio di luce poteva essere occultato mediant e una persiana manovrabile con tasto, secondo i segnali dell'alfabeto Morse. Gli apparati fototelefonici si differenziavano da quelli telegrafici perchè consentivano lo scambio della parola, cioè la conversazione in duplice come per l'ordinario telefono a fili. E rano basati sul seguente principio di funzionamento: - in trasmissione si ha un sistema ottico che convoglia in una data direzione la luce, emessa da una sorgente luminosa, modulata da un microfono (dopo adatta amplificazione); - in ricezione un adatto sistema ottico raccoglie il fascio luminoso in arrivo e lo concentra sul suo fuoco ove è disposta una cellula fotoelettrica, che converte le variazioni del flusso luminoso in variazioni di correnti agenti (dopo opportuna amplificazione) su una cuffia telefonica. A mezzo di adatto dispositivo traslatore era possibile innestare gli apparati fototelefonici sulle comuni linee a filo, in modo da realizzare collegamenti misti telefonici.

La telegrafia elettrica Non appena inventata la telegrafia elettrica ad elettricità di pila e resa pratica dal Morse e clall'Hipp, gli Stati europei fecero studi per applicarla agli usi militari ad estensione o a complemento delle reti di Stato, che si venivano di mano in mano impiantando. In Italia, l'ingegnere Bonelli aveva proposto fin dal 1855 un sistema completo di telegrafo elettrico da campo . Il telegrafo Bonelli era un telegrafo volante, cioè di rapido impianto e ripiegamento, basato sull'impiego di cassettine Morse. Il filo doveva essere di rame, sottile, coperto di guttaperca ed arrotolato a tratte di 500 metri, portato da un soldato a cavallo con apposito attacco alla sella. Per non lasciare però il filo abbandonato sul terreno, il Bonelli aveva studiato una specie cli «forchetta di sospensione di 1,5-2 metri cli altezza, combinata in modo da poter fissare all'estremità superiore il filo per mezzo di un gancio e daII' al tra parte f issarsi al terreno senza che il cavaJiere fosse obbligato a scendere da cavallo». Nel 1860-61 (campagna cli Ancona e della Bassa Italia) si sperimentò e si provvide con materiale militare da campagna, oltre che, per la maggior parte, con materiale di linea dei Telegrafi di Stato. Già nel 1864, in via di esperimento, il materiale telegrafico da campo veniva suddiviso in materiale pesante e materiale volante, per il cui stendimentc e ripiegamento erano previsti appositi drappelli di stenditori. Nel 1866 si provvide a «regolare il collegamento dei fili militari coi fili omnibus deIIa rete telegrafica dello Stato e ad assicurare il transito delle corrispondenze militari che dai fili omnibus dovevano passare su quelli destinati alle comunicazioni generali della penisola>>. Quanto al materiale in genere, nel 1866 si erano adottati isolatori a fungo al posto degli isolatori a carrucola di porcellana. 262

A pparato Faini - ]ì·iulzi (I.S.C.A.G. - Roma).


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