precisazione. Gli mostro allora il brevetto di croce di ferro, e il capitano mi mette in libertà. A Breno incontro il notaio Cemmi, e con lui proseguo in bicicletta per Ceto, dove ci riuniamo con Signorini verso le ore L2,30. In quel momento giunge la notizia dell'insurrezione in pianura. Rinunciamo alla riunione con Nino, mentre dò immediatamente l'ordine di concentramento per tutte le formazioni, gravitando verso il fondo valle. Mi rammarico di non essere a Milano, aJ mio posto. D'altra parte l'insurrezione, secondo le istruzioni avute dal comando alleato, non avrebbe dovuto aver luogo che il 29 o il 30, cioè due o tre giorni dopo l'attuazione dello sciopero ferroviario. Risolvo comunque di rientrare a Darfo con Cemmi, e di decidere in base alle notizie e alle circostanze. Ho data ampia libertà d'azione a Signorini, che ha in pugno la situazione c che può decidere meglio di chiunque, data la sua assoluta e profonda conoscenza della valle: prescrivo la più intima collaborazione con la 54a, Signorini e Nino mi raggiungeranno a Darfo l'indomani, se possibile.
27 aprile La situazione in Valcamonica appare la seguente: a) concentramento delle truppe tedesche negli appre-
stamenti difensivi dominanti; b) movimento delle truppe repubblicane verso l'alta valle; c) nessun passaggio, per il momento, di colonne importanti dirette verso il nord. Le formazioni partigiane si stanno concentrando nelle località predisposte, e attendono ordini. Signorini e Nino non sono venuti a Darfo, secondo gli accordi, occupati nella riunione dci loro reparti assai sparpagliati. Mancano le notizie dal Sud, e le voci giunte sono assai discordanti. Decido di raggiungere Milano in bicicletta, ma vengo sconsigliato di iniziare subito il viaggio, solo e disarmato, mentre cominciano a risalire le colonne tedesche che si ritirano - secondo le notizie - compiendo atti di vandalismo e di crudeltà contro le popolazioni e contro i viaggiatori incontrati sulle strade. 28 aprile Parto ugualmente per Milano, e constato che in tutta la bassa Valcamonica la situazione è tuttora dominata dai nazifascisti: colonne tedesche risalgono indisturbatc: il traffico tra i paesi è nullo, la gente è asserragliata nelle case ed evita di uscirne: campi e strade sono deserti. Invece, giungendo a Pisogne, trovo che i ribelli hanno già preso posizione, disarmando e imprigionando un distaccamento della X Mas. Un distaccamento della 54\ egregiamente comandato da Fontana, agisce in perfetto accordo con un nucleo di Fiamme Verdi: sono segnalate colonne tedesche in arrivo da Iseo. Il C.N.L. locale è già insediato, e insiste perché io mi fermi e dia istruzioni. Acconsento, ritenendo utile la mia azione sul posto, e sembrandomi ancora aleatorio il mio viaggio con i mezzi di cui dispongo: inoltre si ha sicura notizia circa l'avvenuta e completa liberazione dì Milano c provincia, dove quindi appare meno urgente la mia presenza. Nel pomeriggio entra in paese la testa di una forte colonna nemica, che viene immediatamente invitata alla resa. Si tratta di una trentina di autocarri, con molto materiate e molte armi, recante militari di ogni corpo e specialità, ma in prevalenza della sanità. Contemporaneamente una squadriglia di quattro caccia americani si abbassa sulla colonna, che è ferma all'imbocco sud del paese, in riva al lago, e inizia un rabbioso mitragliamento. Alcuni tedeschi reagiscono con energico fuoco di armi automatiche ed anche individuali. Il fuoco degli aerei continua su amici e nemici, senza una destìnazio-
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ne che sarebbe agevole a volo così radente. Sono stato avvolto io stesso, non so quante volte, dal sibilo delle raffiche. Mentre osservo il risultato del mìtragliamento da una terrazza di casa Palini, a breve distanza dalla strada, un proiettile americano da 37 mm. colpisce il muro a 20 cm da me senza esplodere. Il mitragliamento dura ben 42 minuti, sempre intensissimo: 22 automezzi tedeschi, su 30, sono in fiamme, mentre gli occupanti e i partigiani hanno cercato riparo nelle case del paese. Non appena gti apparecchi si allontanano, senza perdere un minuto, per approfittare dello scompiglio p01tato tra i tedeschi dall'azione aerea, ripetiamo l'ingiunzione di resa, nella quale dimostra particolare foga il giovane parroco d'un villaggio vicino. Dopo lunga discussione ottengo dal comandante tedesco, un capitano medico, l'accettazione delle mie condizioni, e precisamente: a) consegna immediata di tutte le armi e materiali, escluse le pistole che acconsento vengano lasciate agli ufficiali; b) prosecuzione della colonna verso nord, munita dì un salvacondotto a mia firma, e con i timbri del distaccamento della 54a; c) tale colonna sarà composta dagli 8 automezzi superstiti con i feriti leggeri del mitragl}amento (mentre 8 feriti gravi vengono ricoverati all'ospedale locale, e alcuni morti sepolti sul posto) e gli uomini meno validi. Inoltre una colonna appiedata, pure munita di un mio salvacondotto, proseguirà a seguito. Assisto alla partenza dei tedeschi e al ricovero in ospedale dei feriti. Così pure verifico e controllo le istruzioni date da Fontana per il servizio locale di polizia e di vigilanza. Durante la notte sono stati fatti saltare i due principali ponti sulle strade laterali all'imbocco della valle: ma l'interruzione, effettuata con scarso esplosivo e con modesta competenza, non è completa. 29 aprile Durante la notte è transitata da Lovere, diretta verso nord, una forte colonna tedesca, con mezzi corazzati. Mi reco a Lovere, dove prendo contatto con Montagra (Brasi) comandante la 53a Garibaldi. La città è in festa, e la situazione sembra ormai perfettamente controllata. Proseguo per la Val Cavallina, sempre in bicicletta, e sosto a Casazza per evitare una colonna tedesca che affermano in movimento proveniente da Bergamo. Un partigiano trovato di guardia sulla strada mi accompagna dal comandante le formazioni improvvisate nel paese, tenente colonnello Dicembrino, il quale mi fa una relazione degli avvenimenti e delle iniziative da lui prese durante i giorni precedenti: e in particolare dell'occupazione armata di una officina riparazione automezzi con 16 militari tedeschi che sono stati catturati e imprigionati. Le notizie circa la colonna tedesca in arrivo appaiono infondate.
30 aprile Dopo una sosta a Bergamo, dove sono affluite molte formazioni delle Tre Valli e dove ho ispezionato la caserma della bella e disciplinata Divisione Fiamme Verdi, al comando di Gianluigi Guerrieri Gonzaga, sono rientrato a Milano, dove ho ripreso la mia funzione al Comando Regionale.
f.to IL MAGGIORE CAPO DI STATO MAGGIORE E RAPPRESENTANTE DELLE FIAMME VERDI Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo