Bersaglieri in addestramento.
Anche nella « Libano 2 » i bersaglieri si distinsero per l'impegno e per l'elevato livello del loro addestramento. Questi g li eventi, ma è opportuno accennare anche, sia pur brevemente, alla evoluzione tecnico-operativa. L'inserimento dei bersaglieri nelle ricostitu ite unità corazzate del nostro Esercito consentì al Corpo, come si è detto, di riacq uistare. dal 1949 in poi, la veste di specia lità non solo storica ma effettiva, caratterizzata dalla disponibilità di particolari mezzi da combattimento, dalla selezione del personale, da modalità addestrative e procedimenti d'impiego propri di una fanteria corazzata. L'orientamento ad ottenere una intima cooperazione con i carri, fino ad una vera e propria combinazione di sforzi tra le due componenti fondamentali delle unità corazzate. portò i bersaglieri ad acquisire mezzi da combattimento sempre più progrediti. Dai semicingolati statunitensi (gli Half Truck degli ultimi anni della guerra) si passò quindi all'« M113 » degli anni '60, un mezzo cingolato, protetto, anfibio , aviotrasportabile, dalle prestazioni meccaniche pressoché perfette, ma idoneo più al trasporto che al combattimento. Emerse allora la necessità, in analogia con quanto riscontrato presso altri eserciti, di dotare la fanteria corazzata di un veicolo che consentisse anche il combattimento. Dopo un accurato esame dei mezzi già esistenti al l'estero, qua li il « Marder », il « Tornado » ed altri, fu decisa, nell'attesa di ulteriori sviluppi, la adozione di un mezzo di « transizione» di produzione nazionale: veicolo corazzato da combattimento in due versioni, « VCC1 » e « VCC2 ». con buone possibilità di erogazione del fuoco dall'in-
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