RIVISTA MILITARE 2014 N.1

Page 112

Rubriche- computer tips & tricks e recensioni:Layout 1 22/04/2014 12.30 Pagina 2

RECENSIONI Luca Girotto: « La Grande Guerra. Der Lange Georg “Il Lungo Giorgio”. Un’artiglieria navale bombarda Asiago», Gino Rossato Editore, 2010, pp. 140, euro 18,00. Una ricostruzione fatta con metodo, basata sulla ricerca di testimonianze e documenti originali, di immagini inedite e rarissime che mostrano le distruzioni procurate dall’artiglieria austriaca un secolo fa. È la storia del “Lungo Giorgio”, raccontata nel nuovo volume di Luca Girotto, pubblicato con il contributo del Comune di Calceranica al Lago e Cassa rurale di Caldonazzo. Il dettagliato approfondimento documenta la creazione, l’uso al fronte e il declino di una leggenda della Grande Guerra, un cannone possente di calibro 35 centimetri, a molti noto come “der Lange Georg”: il poderoso pezzo di artiglieria, originariamente creato per la marina imperial-regia dalle industrie Skoda, finito in dotazione all’Esercito. Il “Langrohkanone 35 cm L45”, questa la sua classificazione tecnica, concorse alla distruzione dei paesi dell’Altopiano di Asiago nella tragica primavera del 1916. Durante l’offensiva, meglio nota come “Spedizione Punitiva”, “Il Lungo Giorgio” condivise gli obiettivi con altre importanti bocche da fuoco asburgiche. I pesanti cannoni, al di là della loro reale e indubbia importanza bellica, contribuirono a elevare il morale e la fiducia delle truppe imperiali nell’imminente preparazione dell’attacco contro le linee italiane. Rilevanti furono pure i danni alle abitazioni altopianesi, tant’è che Asiago e Gallio, fino ad allora considerate difficilmente raggiungibili dal nemico, furono colpite dalle grosse granate sparate da oltre 20 chilometri di distanza. Per la popolazione iniziava l’esodo di massa e la condizione di profughi. Il libro di Luca Girotto (medico ospedaliero, che vive e lavora a Borgo Valsugana) porta nuove informazioni sulla Prima Guerra Mondiale consumatasi sull’arco alpino, ma soprattutto consegna ai posteri un’esaustiva raccolta iconografica (170 foto) e storiografica degli eventi, offrendo una visione oggettiva del “cannone navale da montagna”, permettendo una volta per tutte il distinguo tra mito e realtà. Marcello Ciriminna

... Ricordo che quando “el canòn” ha sparato la prima volta sono andati giù tutti i vetri delle finestre per il colpo. Nessuno aveva pensato di avvertirci. Tutti i vetri del paese sono scoppiati per il soffio d’aria (Paola Giacomelli).

Vincenzo Di Michele: «Io, prigioniero in Russia», L’Autore Libri Firenze, 2010, pp. 139, euro 12,10. Un’altra testimonianza della terribile campagna di Russia è il libro di Alfonso Di Michele, partito da Pietracamela, paese alle pendici del Gran Sasso, per andare a combattere su fronte del Don una delle più cruenti campagne militari. Oltre duecentomila soldati inviati in Russia per quella che si credeva una guerra lampo. Novantamila morti e solo diecimila prigionieri rimpatriati tra il 1946 e il 1954 dai campi di prigionia sovietici. Uno di questi era appunto il padre di Vincenzo Di Michele, valido giornalista e scrittore, autore del volume “Io, prigioniero in Russia”. La sapiente regia dell’autore tira le fila delle memorie scritte da Alfonso Di Michele solo poco prima di morire. Pur desiderando farlo da tempo, non ci era mai riuscito: tanta era ancora la sofferenza legata a quei ricordi, che l’ira e il rancore avrebbero prevalso. Dalla partenza con la Divisione Julia, battaglione L’Aquila, (il cui motto creato da Gabriele d’Annunzio “D’aquila penne ugne di Leonessa” rendeva bene l’idea della forza e della tenacia di questi alpini), il racconto si snoda attraverso l’avanzata verso il Don: miseria, desolazione, freddo e gelo. La realtà del fronte, dove un fiume ghiacciato divideva due eserciti e due gioventù. Il soldato Di Michele ha avuto un pensiero anche per il nemico “Non posso non dedicare un pensiero benevolo anche per quei ragazzi... lì inermi su quel manto nevoso”. Ma non era molto il tempo per pensare perché l’offensiva russa segnò la disfatta di un Esercito a cui seguì il ripiegamento e la prigionia. “Il vero dolore fu vedere tutti quei compagni feriti che ci supplicavano e ci chiedevano aiuto…” e con questo strazio nel cuore iniziò la marcia verso il campo di concentramento di Tambov sotto le parole incalzanti Davai, Davai (avanti, cammina). La prigionia, l’ospedale di Bravoja in Siberia, il campo di lavoro in Kazakistan: non ci sono parole per descrivere i patimenti e le sofferenze, il dolore per i compagni morti di stenti e la perdita della dignità umana, solo in parte mitigato dalla grande umanità e generosità delle donne russe. La fine del conflitto ha restituito una gioventù fiaccata nel fisico e nel morale. Tre anni e mezzo sono stati donati dall’Alpino Alfonso Di Michele alla patria per una guerra che deve essere raccontata. “Chi avrà la fortuna di ritornare dovrà raccontare quel che è stato di noi”, come conferma Dante Muzi, che con Alfonso ha condiviso anche la prigionia, “quella che vedi nei film è la guerra degli eroi; la nostra era la guerra dei poveri, di chi ha sofferto e lottato per un tozzo di pane…”. Questo è il valore aggiunto del libro di Vincenzo Di Michele, che ha più che meritato i numerosi riconoscimenti ottenuti. Non si può che concordare, segnalando ai lettori, soprattutto ai giovani, la piacevole lettura. Annarita Laurenzi

110

.... nessuno dei propri familiari, neanche in battute fugaci, si darà per vinto nel dire: “È morto”. Ma loro, sia Andrej di Mosca o Giacomo di Treviso, che Ivan di Pietroburgo o Giovanni di Cuneo, questa volta sotto forma di polvere, in verità, giaceranno nel tempo in questi immensi territori oggi teatri di grandi battaglie, in quel generico e unico appellativo di “Milite Ignoto” (Alfonso Di Michele).

Rivista Militare


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
RIVISTA MILITARE 2014 N.1 by Biblioteca Militare - Issuu