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Arco e Corso d’Augusto veduta aerea in una foto di repertorio

a proposito dell’infermiera Sara, che lo faceva dormire la sera mentre era ricoverato in ospedale, “mi ricorda le baffone romagnole della Chiesa dei Paolotti”. E vivo è il racconto delle baffone di Amarcord, in fila in bicicletta, tra cui la “gattaccia di San Leo, una gladiatrice torva e possente, la “baffona” di Santarcangelo coi capelli rossi che portava il maglione “argentina” senza il reggipetto sotto, le due sorelle di Santa Giustina, quadrate e spavalde”. Esse tornano alla mente ogni volta che si getta lo sguardo alla chiesa e quasi si cercano le biciclette parcheggiate per vedere se è il caso di aspettare che qualcuna di loro fuoriesca da un momento all’altro. Tornando un momento verso Piazza Cavour, percorrendo Corso d’Augusto, si transita davanti a Palazzo Ripa, civico 63, ora 115, una delle case in cui Fellini ha abitato con la famiglia, in realtà “la prima che ricordo veramente”, come scrisse. Un bel palazzo signorile, centralissimo, ingentilito da un portale in cotto incorniciato da un terrazzo con le balaustre in ferro battuto e con il cortile interno, in cui i Fellini abitarono in un appartamento al secondo piano. Lungo il Corso c’era anche il più volte citato Bar di Raoul. A questo punto va fatta una inversione di marcia per tornare a Piazza Tre Martiri e da lì proseguire verso l’Arco d’Augusto. Intanto s’incontra sempre gente lungo il Corso, la stessa che oggi come allora fa “il passeggino” di felliniana memoria, “che avveniva, caldo, tiepido, appassionato, tra quelle due zone di buio”, che partivano una da Piazza Cavour e l’altra da Piazza Giulio Cesare. Proseguendo dunque con alle spalle la piazza che ora si chiama Tre Martiri, ecco al civico 62, il seicentesco Palazzo Buonadrata (anche se la facciata è stata rifatta dopo il terremoto del 1786), ora sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, con stanze e saloni affrescati dove Fellini frequentò il Liceo. Proseguendo oltre si raggiunge l’Arco di Augusto, vero simbolo della città, costruito nel 27 a.C. per onorare l’imperatore Ottaviano Augusto, restauratore delle più importanti vie d’Italia, tra cui la Via Flaminia che inizia esattamente in questo punto. Oltre l’Arco il giovane Federico si spinse in bicicletta, portando sulla canna, la sua innamorata Bianchina Soriani. Via Brighenti è a pochi passi ed è la via in cui, al civico n. 38, si trova la Scuola che frequentò Federico; dove oggi ha sede il Liceo “Giulio Cesare-Manara Valgimigli”, vi erano infatti ubicate le Scuole Elementari Carlo Tonini. 127


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