Riflesso Marzo-Aprile 2012

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Ragazza Riflesso Umbria Marzo - Aprile 2012

EDITORE CT Comunicazione DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio

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VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE Alessio Proietti, Noemi Furiani, Giulio Siena, Alessia Mencaroni, Roberto Gagliardi La Gala, Elisabetta Bardelli, Barbara Isidori, Marilena Badolato, Laura Patricia Barberi, Walter Leti HANNO COLLABORATO Pan Jim, Denisse Elcorrobarrutia, Sandra Strixner, Polina Lazorkina REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 34 del 12/10/2011 IMPAGINAZIONE Studio Grafico Service Alvaro Felcetti Via Lunghi, 81 Ponte San Giovanni (PG) Tel. 075.5997408

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EDITORIALE 03 i sogni dei giovani sotto il loden di Monti APPUNTAMENTI 06 EVENTI - Il giornalismo internazionale protagonista a Perugia 08 AGENDA - Marzo-Aprile 2012 10 12 14 16

ECONOMIA MADE IN UMBRIA - Castello di Montevibiano LUSSO - Mastro Raphael, una bottega sartoriale haute couture ARTI E MESTIERI - Consorzio Monilia: gioielli fatti su misura GREEN ECONOMY - l’Umbria vuole colmare il ritardo

POLITICA 18 LA VOCE DEL POLITICO - Assisi e la sfida culturale del 2019 20 SANITÀ - Ripensare il sistema sanitario umbro ARCHITETTURA e ARTE BORGHI - Piegaro: una storia riflessa sul vetro PALAZZI STORICI - Palazzo Beni a Gubbio CONTEMPORANEITÀ E DESIGN - Terni, recupero e aree dismesse ARTE - I Presepi di Pietro Vannucci

TIPOGRAFIA Dimensione Grafica

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RINGRAZIAMENTI Antonio Morabito, Mauro Casciari, Lorenzo Bologna Fasola, Arianna Ciccone, Simona Arcangeli, Claudio Ricci, Cesare Giglio

SOCIETÀ 30 PERSONAGGIO - La Iena Mauro Casciari 32 BRIEFING CULTURALE - Biblioteca Monteripido - Gruppo teatrale 34 PARLA L’ESPERTO - L’analfabetismo non scusa l’evasione fiscale

CONTATTI direzione@riflesso.eu pubblicita@riflesso.eu info@riflesso.eu SITO WEB www.riflesso.eu DISTRIBUZIONE Regione Umbria e Principato di Monaco

COSMOPOLITA 35 LONDON CALLING - Sotto l’occhio del Grande Fratello 37 STORIE INTERNAZIONALI - Dalla Cina all’Umbria 38 DAL MONDO - Dalla Lettonia con affetto perugino 40 42 44 46 48

TEMPO LIBERO PERCORSI TURISTICI - Valnerina, una costellazione di opportunità ACQUA E BENESSERE - Fattoria di Vibio GIRI DEL GUSTO - I nostri legumi d’autore SPORT - Gubbio, grinta e determinazione per restare in serie B SELEZIONE LIBRI - Scrittori in Umbria



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Editoriale i sogni dei giovani sotto il loden di monti di Mario Timio Mi inquieta un acronimo che serpeggia tra il mondo giovanile: Neet (not in education, not in employment, not in training). La generazione del Neet vive in un limbo ove non si studia, non si lavora, non ci si forma. è una generazione che aspetta immobile qualcosa dal futuro, ma non è attrezzata a cercarla, a crearla. Anzi non fa proprio nulla poiché si è negata anche la speranza di “trovare” qualcosa. Chi sono questi giovani? Per caso quelli definiti dai vari politici bamboccioni, fannulloni, sfigati, mammoni, ma non annoiati dal posto fisso? Sono annoiati invece dal posto che non hanno: né fisso, né precario. Eppure lo hanno cercato in ogni modo. Sopravvivono solo per la rete affettiva della famiglia che, da una parte assicura protezione, ma dall’altra induce alla pigrizia, all’attaccamento al nido. è la peggiore condizione del giovane poiché la sua demotivazione si coniuga solo con la rassegnazione ed il pessimismo. Quando la certezza del futuro si sbriciola, quando il sentimento di insicurezza si diffonde, quando si è consapevoli per la prima volta da più di un secolo che le giovani generazioni godrebbero di un livello di vita inferiore a quello del periodo precedente, si avvizzisce lo spirito di ottimismo e di vitalismo tipico delle nuove leve. Tuttavia queste debbono reagire, ingegnarsi, riprendere l’iniziative, tentare di ripartire. Ciò è tremendamente difficile e le prediche possono anche irritare. Ma dalla crisi si esce solo con la voglia di non arrendersi, di non crogiolarsi nella condizione di Neet. Si può spostare lo sguardo, nell’attesa di buone notizie economiche, ad esempio su imprese individuali o di gruppo, anche con gli assist che il governo Monti sta offrendo ai giovani. Nel suo piccolo, questo periodico è il risultato di un’associazione di giovani che credono e si impegnano in un progetto editoriale che affina competenze e professionalità, scommettendo su una realizzazione globale delle loro potenzialità. In coerenza con quanto copre il loden di Monti, impegnato a ridurre l’apartheid tra chi è già dentro il mondo del lavoro e chi, giovane, fa fatica ad entrare o a stazionarvi in condizioni precarie. Da più parti si invita a seguire il motto “Think big, start little” ( pensa in grande, parti in piccolo). Basterebbe usare al meglio le ricchezze che abbiamo anche in Umbria. Un esempio per tutti. Prendendo spunto dal riconoscimento Unesco della dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell’umanità, perché non rilanciare sistematicamente i prodotti della terra e della cucina locale della nostra regione? Magari inserita in un bed&breakfast ove una vacanza è un’esperienza unica tra sapori e tradizioni. Per i giovani sotto il loden di Monti ci sono anche agevolazioni per iniziare attività del genere. Anche piccole, ma pensando sempre in grande. L’essenziale non rimanere invischiati nel Neet.




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Eventi

Il giornalismo

internazionale torna protagonista a Perugia Tamburi battenti per la VI edizione del Festival Internazionale del Giornalismo che avrà inizio il 25 aprile. Una Kermesse che durerà cinque giorni, snodandosi per le varie location del capoluogo umbro. L’evento, ideato e fondato da Arianna Ciccone e Christopher Potter nel 2006, si articola tra keynote speech, incontri-dibattito, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, workshop, proiezioni di documentari, concorsi, premiazioni e mostre. Alle oltre 180 manifestazioni, cui parteciperanno 400 giornalisti, ed esperti di informazione provenienti da ogni angolo della Terra, per discettare su tematiche di attualità e di problemi dell’informazione, potranno partecipare tutti, dato che l’ingresso è libero. Il Festival Internazionale, un evento nato dal basso, si pone l’obbiettivo di approfondire i molteplici aspetti che ruotano intorno all’informazione secondo il modello 2.0, in un flusso continuo di scambio di idee, proposte e innovazioni.

Arianna Ciccone

Privo di comitati scientifici e direttori artistici, non è un evento calato dall’alto, ma esprime nuove esigenze, vie inedite di ricerca, competenza espansa, conoscenza aggiornata, passione vivida di chi l’informazione la vive da utente e da protagonista. Il Festival accoglie idee innovative, proposte sostenibili, programmi di ricerca in un incontro virtuale ove la crescita è assicurata, l’interesse è garantito. L’internazionalità di questa edizione è suggellata dalla partecipazione di circa 200 studenti volontari, cultori del giornalismo, provenienti da 27 Paesi. Una vera e propria community nata e organizzata attraverso i social network, Twitter e Facebook per tutti coloro che vivono dentro e fuori la rete indipendentemente dal festival. La webtv del festival, la webradio (affidata a Reset Radio, la prima radio Creative Com-


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Il programma prevede 180 eventi e più di 400 giornalisti, ed esperti di informazione provenienti da tutto il mondo per discutere di attualità mons in Italia) e il webmagazine continueranno ad arricchire gli appuntamenti dal vivo con interviste, approfondimenti e dirette live streaming. Da rilevare anche l’attivazione di laboratori sul fotogiornalismo, documentari, reportage di guerra e gestione sito web. I temi principali aperti al dibattito verteranno sulla primavera araba, il ruolo dei social media, il giornalismo dopo wikileaks, il rapporto media-potere, il futuro dei talk show e

delle webtv, giornalismo investigativo e partecipativo, agenda digitale, blog e community, giornalismo e informazione ai tempi di Twitter. E ancora, donne e media, dissidenza digitale, il giornalismo economico e la crisi finanziaria, il giornalismo scientifico e ambientale, il ruolo del servizio pubblico. La novità di questa edizione è ‘Future12: la tua idea in 12 minuti’. Si tratta di un’occasione per presentare al pubblico progetti, iniziative e idee nel mondo dei media, del giornalismo, dei social network e delle nuove applicazioni tecnologiche.


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AGENDA Scoprendo Burri dal 13 marzo al 12 giugno 2012 a Città di Castello (PG) Diamante nero dal 15 al 16 marzo 2012 a Scheggino Retrò dal 19 al 20 marzo 2012 a Citta’ di Castello

Mirò - Le meraviglie. Opere fragiche 1960 - 1981 dal 24 marzo al 12 giugno 2012 a Orvieto (TR) Sun Street: l’aperitivo in strada il 29 marzo 2012 a Perugia

Targa Tricolore Porsche il 17 aprile 2012 a Magione

Rassegna Antiquaria d’Italia dal 23 aprile al 01 maggio 2012 a Todi (PG) Primavera dell’Artigianato dal 23 aprile al 02 maggio 2012 a Corciano L’arte è Mobile dal 24 aprile al 04 maggio 2012 a Città’ di Castello (PG) Extreme-Outdoor e Sport ambientali in Umbria dal 28 aprile al 31 dicembre 2012 a Terni (TR) Fiera Verde – Tradizioni e Sapori dal 29 al 30 aprile 2012 a Marsciano


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MADE IN UMBRIA

Castello di Montevibiano,

l’eccellenza coniugata all’ambiente di Carlo Timio Una vera e propria rivoluzione verde può essere definita quella intrapresa già nel 1998 da Lorenzo Fasola Bologna, amministratore delegato dell’Azienda Montevibiano. “Oggi nel settore commerciale esistono due opzioni: o si sceglie di produrre beni di bassa qualità o di altissimo livello. Insieme alla mia famiglia – afferma Lorenzo Fasola – abbiamo deciso di investire sul settore dell’eccellenze partendo dall’ambiente. Se non

Agricoltura a zero emissioni: la rivoluzione verde dell’azienda umbra che punta alla promozione del territorio su un segmento di lusso


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si pulisce e purifica l’ambiente circostante, non si dà aria pura ai prodotti e non si sta attenti a ciò che ci circonda, si parte già con il piede sbagliato”. Il raggiungimento dell’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra nelle attività svolte dall’azienda ha reso la produzione agricola di Montevibiano, la più ecologicamente responsabile del mondo. E nel 2008 è arrivato anche il tanto anelato riconoscimento internazionale, la certificazione UNI ISO 14064, che è stata la prima a livello mondiale. Cosa vuol dire tutto questo? Lorenzo Fasola spiega che “nel bilancio dei gas serra che esistono, noi siamo addirittura in negativo, cioè assorbiamo più di quanto emettiamo. In che modo? Con i veicoli elettrici, i pannelli solari, il bio diesel, i boschi, le acque azotate, l’uso di carta riciclata e le api nutrite come 3000 anni fa. Tanto per fare alcuni esempi”. L’uva e le olive – i due prodotti di punta dell’azienda – assorbono tutto ciò che circonda l’ambiente, quindi è importantissimo che l’aria sia pura. Anche da un punto di vista di tossicologia ambientale, dato

che il vino è prodotto dall’uva, più si crea un ambiente sano, più il prodotto sarà di alta qualità. “Ovviamente – continua Fasola – essere un’azienda con zero emissioni di CO2 ha avuto dei costi decisamente superiori rispetto a un’azienda simile che non ha puntato sull’ecosostenibile. Noi abbiamo fatto un investimento di lungo periodo. E oggi, con l’aumento del costo anche degli idrocarburi, sto notando che spendo meno rispetto a un’altra azienda. Il risparmio energetico è sostanziale”. I prodotti dell’azienda hanno vinto molti premi per il rapporto qualità prezzo, pur ponendosi su un segmento di eccellenza. “Sebbene abbiamo ricevuto la certificazione, continuiamo a lavorare per migliorarci sempre più, monitorando il nostro andamento nella pulizia e purezza dell’ambiente. Più riusciamo ad essere negativi, cioè assorbiamo di più di quanto produciamo, più vuol dire che la nostra produzione sta andando bene”. I dati certificano che da dieci anni, i gas serra stanno diminuendo, assorbendo oggi circa 1200 tonnellate di CO2. La ricerca di nuove tecniche e innovazione è alla base dell’azienda. L’Umbria dovrebbe diventare un polo industriale, un laboratorio della green economy, valorizzando il cuore verde d’Italia. Anche ai fini turistici, si dovrebbe cominciare a portare in Umbria clienti, perché questa Regione deve diventare un luogo di attrazione di capitali esteri: si deve puntare su un turismo di lusso e su un livello di accoglienza internazionale. Il mondo dell’ecosostenibile è il futuro e genererà anche un grande business, con potenzialità enormi. Il verde fa bene.


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LUSSO

Mastro Raphael, una bottega sartoriale

haute couture L’azienda Mastro Raphaël nasce da un laboratorio tessile di famiglia nel contesto del Festival dei Due Mondi. Fu fondata nel 1969 da Mario Arcangeli che aprì le porte di una piccola bottega ad incontri e contaminazioni artistiche internazionali. “Mastro” è infatti in onore all’artigiano di bottega, che pensa e realizza i propri manufatti come modelli unici. Il nome “Raphaël”, invece, è in onore del padre di

Mario Arcangeli, abile disegnatore e modellatore. Nel 1971 iniziò la rielaborazione di stili che caratterizzano tuttora il marchio: il patchwork, oggetto di un fervido studio che dà vita ad accostamenti armoniosi di fantasie e colori vivaci ed originali. Poi arriva la prima collezione con motivi bucolici (uva, pere e fragole)


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L’esperienza artigianale si unisce all’innovazione tecnologica per garantire durevolezza e praticità alle collezioni nell’arredamento tessile, in particolare biancheria per la casa e accessori coordinati tra loro. Nel 1996 viene creata la prima collezione di ricami con cui inizia la produzione delle tende pret-àposer. Mastro Raphaël è il connubio di un elevato grado di competenze di trasformazione haute couture abbinato alla capacità di innovazione e di rilettura della tradizione in una chiave di originalità e unicità. La casa di Mastro Raphaël non si aggiorna in base alle tendenze del momento. I capi sono infatti creati per imprimere valore alla casa, senza limiti né barriere temporali o geografiche. L’intento è sempre stato quello di voler tradurre il bello di cui abbiamo una visione molto elevata, simile a quella che rapisce l’artista, in oggetti senza tempo. Chez Mastro Raphaël, l’amore per la bellezza tramandata da una ricca tradizione tessile si coniuga con un’approfondita attenzione alle tecniche di realizzazione d’avanguardia, finalizzate a garantire la durevolezza e la funzionalità di ciascun prodotto. Mastro Raphaël è esperienza artigianale unita a innovazione tecnologica, tutto per garantire durevolezza e praticità alle collezioni. Un lavoro in continua evoluzione che da sempre trova massima espressio-

ne nella precisione sartoriale e nella cura del dettaglio. Ogni collezione è frutto di una ricerca accurata all’interno di forme, tessuti, colori e combinazioni. Si prediligono filati e tessuti naturali (come le sete o i velluti di cotone), caldi e suggestivi (come i lini), con forme lineari ed elementi dalla fisionomia chiara ed essenziale, cardini di una nuova eleganza. Semplicità e perfezione, purezza di una realizzazione sartoriale impeccabile, come nell’abbigliamento anche nel vestire la casa; proporzioni armoniose e dettagli raffinati esaltano le superfici su cui si applicano; dal classico sostanziale al sobrio e moderno. Ad oggi sono più di 400 i negozi che distribuiscono le creazioni Mastro Raphaël in Italia, a cui se ne affiancano altrettanti in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Russia.


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Arti e Mestieri

Consorzio Monilia: gioielli fatti su misura e personalizzati Specializzazione nella lavorazione d’oro, capacità di incastonare le pietre preziose, creatività e tecniche innovative adattate alle esigenze del singolo cliente sono i principali asset del consorzio “Torniamo a fare gli artigiani. Soprattutto nel settore orafo”. Con queste parole il Presidente del Consorzio Monilia (che in latino significa gioielli) Enrico Morbidoni, ha voluto rimarcare la mission di questa aggregazione di maestri orafi che ogni giorno creano a mano un pezzo diverso, unico e di altissimo design, realizzandolo su commissione. “Prepariamo oggetti su misura – continua Morbidoni – con colori e linee ben definite, un mix di tradizione e innovazione, e li costruiamo conoscendo già chi li indosserà, tarandoli sulla base di chi li indossa, a seconda della personalità del cliente”. Alta specializzazione nella lavorazione dell’oro, capacità di incastonare le pietre preziose, creatività e tecniche produttive innovative sono i principali asset di questo insieme di

aziende umbre. I prodotti Monilia sono gioielli importanti, indossabili in ogni momento, divenendo parte della propria personalità. Un’altra caratteristica è che oltre a produrre inediti gioielli, vengono modificati anche quelli già esistenti, cambiandoli e adattandoli sulla base delle esigenze del cliente. Il Consorzio nasce circa trent’anni fa e oggi sono tredici le aziende che ne fanno parte, coprendo tutto il territorio umbro. Nasce per creare una rete di imprese desiderose di avere visibilità, stringere contatti e relazioni già instaurate dalle altre aziende, traendone un fluida ricaduta economica. Inoltre, da un punto di vista commerciale, con il Consorzio si possono acquistare materie prime a costi inferiori. L’unione fa la forza. Presentarsi nei meeting e nelle manifestazioni fieristiche internazionali, fare missioni commerciali e azioni di marketing con un soggetto consortile unico permette infatti anche alle micro imprese di farsi conoscere. In aggiunta, con il Consorzio


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anche l’offerta è più diversificata, dato che ogni azienda fa prodotti propri. “Lo sviluppo delle nostre attività – sostiene Marco Arcelli, Segretario responsabile tecnico del Consorzio – passa anche attraverso la partecipazione a meeting negli Stati Uniti con il supporto di Sviluppumbria e l’Istituto italiano di cultura. A Los Angeles siamo molto attivi con esposizioni e incontri con clienti, per mettere a punto relazioni dirette tra l’Italia e gli Stati Uniti. Presto saremo presenti anche a New York e in altre città statunitensi”. Il rapporto con gli Stati Uniti nasce intorno al 2000 grazie alla partecipazione del Consorzio in svariate fiere che hanno permesso di stringere contatti, poi sviluppati nel tempo, con alcuni clienti americani. “Oggi puntiamo molto sulla manifestazione di Vicenza (la più importante per l’oreficeria composta da tre edizioni in un anno) – continua Andrea Pietrella, Presidente della Federazione Orafi di Confartigianato Imprese Perugia, – dove nello

stand sono esposti i nostri gioielli”. Da sottolineare che da due anni sia la Federazione orafi che il Consorzio Monilia partecipano al Festival di Spoleto con esposizioni e una sfilata durante la cena di chiusura del Festival, in cui viene mostrato il meglio della gioielleria umbra. (www.monilia.info).


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GREEN ECONOMY

Fonti rinnovabili, l’umbria vuole

colmare il ritardo

di Walter Leti

Fra le tante definizioni che se ne danno, la “green economy” può essere definita, in estrema sintesi, come “un tipo di economia il cui impatto sull’ambiente è minimo”. Le fondamenta su cui si regge l’economia verde sono le energie rinnovabili (impropriamente denominate “alternative”): l’energia solare, l’eolica, la geotermica, l’idroelettrica, le biomasse e quanto recuperabile dalla differenziazione e recupero dei rifiuti. Certamente non è più accettabile il degrado ambientale provocato dai combustibili fossili tradizionali (idrocarburi e carbone in primis) con le relative

emissioni inquinanti. La green economy, però, con tutte le sue articolate fonti di energie rinnovabili, è in grado di sopperire in toto alle necessità energetiche dell’umanità? La risposta è, come vedremo, negativa. La green economy, al momento, oltre ad essere un diffuso movimento di opinione, tenta di creare un’efficace strategia economica e i suoi fautori non parlano volentieri di cifre globali. Per comprendere meglio, quindi, le dimensioni della questione, non sarà


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inutile ricordare che la Comunità Europea con la Direttiva 2009/28/CE ha fissato come obiettivo per l’Italia (per il lontano 2020) la produzione del 17% del fabbisogno energetico totale mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili. Non sarà un compito facile. In definitiva possiamo solo aspirare realisticamente a un mix energetico più equilibrato, con un maggior peso percentuale delle fonti rinnovabili da considerare “integrative” (certamente non “alternative” o “sostitutive”). Venendo alle questioni di casa nostra dobbiamo rilevare che tutte le regioni italiane escono perdenti rispetto a esperienze maturate nei paesi del nord Europa. L’Umbria, nel confronto con il resto d’Italia in base all’Ige, l’indice di green economy elaborato da “Fondazione Impresa”, si colloca nella parte bassa della classifica, al 13esimo posto su 20. Le poche note di consolazione provengono dall’agricoltura biologica che ci vede al quarto posto per numero di operatori e all’ottavo per superficie agricola de-

stinata al biologico. Anche per la raccolta dei rifiuti siamo abbastanza lontani dalla zona retrocessione. Come migliorare la situazione? Dal Forum della Camera di Commercio di Perugia dei primi del marzo 2011 proviene la richiesta di una disciplina normativa univoca della materia e un indirizzo politico chiaro a livello centrale e locale, ora latitante. Il Regolamento Regionale 29 luglio 2011, sulla “Disciplina per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” vuole essere una risposta a tale richiesta. E’ stato inoltre auspicato, tra l’altro, uno sviluppo delle relazioni fra enti e imprese dell’Umbria e della Germania, mercato di riferimento per lo sviluppo della green economy.

Bellezza sostenibile a perugia

Passione per il green e per la bellezza etica e sostenibile. Con questo spirito il salone eco di Perugia, Vogue Parrucchieri, ha celebrato la 2° giornata mondiale della bellezza sostenibile, un tripudio di natura, sviluppo tecnologico e prodotti bio. L’evento ha riscosso un notevole successo, a conferma che i concetti di sostenibilità ambientale cominciano a fare breccia tra le gente. La difesa della persona e la tutela dell’ambiente si intrecciano in questo centro benessere umbro, il secondo in Italia e uno dei 20 saloni al mondo che credono nella rivoluzione energetica, incarnandone i valori e promuovendo tra i clienti la filosofia verde che ispira la loro quotidianità e i loro comportamenti.


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LA VOCE del politico

Assisi e la sfida culturale del

2019

Il Sindaco Ricci proiettato verso iniziative innovative per la città in vista della candidatura europea

a cura di Mario Timio Claudio Ricci, sindaco di Assisi per la seconda volta, si è presentato alle elezioni con un palmares ricco di successi che egli cerca di potenziare da subito. Nel corso dell’intervista, che ci ha rilasciato recentemente, il sindaco ha fatto il punto sul bilancio 2012 già approvato, sottolineando il contenimento dei prelievi fiscali dopo tre pesanti manovre finanziarie governative. Invariate sono risultate IRPEF, TARSU, TOSAP; alla IMU-ICI è stata applicata la quota minima. In questo scenario si inserisce l’eliminazione della tassa di soggiorno per i visitatori di Assisi. Il sindaco Ricci parla con orgoglio degli interventi registrati nella città del poverello: oltre 3.000 dal 1997 ad oggi. Tra gli ultimi cita il sottopasso a S. Maria degli Angeli e i vari svincoli stradali in una logica “di città diffusa”.

Egli sottolinea che oramai si sta entrando “nella fase due delle opere: dai contenitori ai contenuti”. E tra i contenuti ci sono eventi culturali (1000 ogni anno, con incrementi del 20%) di alta qualità raggiunta con condivisi criteri selettivi. Sul piano economico si punta sulle giovani leve, “non con progettualità fumose ma con iniziative sostenibili che prevedono semplificazioni, riduzione di pastoie burocratiche”. Si punta con determinazione alla istituzione della Banca di Assisi, per sostenere le medie-piccole industrie e i nuclei familiari. Di grande impatto occupazionale è “l’impianto del nuovo Piano Regolatore Generale, con investimenti abitativi e con strumenti operativi rapidi e flessibili”. Sulla legittima e ambiziosa candidatura di Assisi e Perugia a capitale europea della cultura 2019, il sindaco è stato chiaro; “a prescindere dal risultato (speriamo positivo) noi siamo partiti dieci anni prima dell’evento per attivare una serie di iniziative di ordine economico, culturale,


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turistico e mediatico che resteranno patrimonio delle due città anche dopo il 2019. Nel dossier di candidatura sono inseriti progetti operativi da attuare indipendentemente dall’approvazione ed è questa una grande prospettiva per l’economia e l’immagine di Assisi e Perugia.”. Quando facciamo presente a Ricci che la ristrutturazione e razionalizzazione delle rete ospedaliera umbra può sottrarre ad Assisi servizi importanti come il punto nascita (per il momento sembra scongiurata), nella sua risposta c’è il rammarico che l’Ospedale sia stato penalizzato già dal Piano Sanitario Umbro del 1999 quando è venuta a mancare quell’attenzione che

una città come Assisi, con oltre un milione di visitatori l’anno, richiede. Il sindaco comunque guarda al futuro con grande pragmatismo, sottolineando ciò che di positivo l’ASL ha operato o programmato negli ultimi tempi e segnatamente l’attivazione di 10 posti-letto, l’aggiornamento strumentale, la sostituzione dell’impianto di condizionamento e la riqualificazione esterna come il parcheggio. A livello di attività territoriale il sindaco fa menzione al distretto sanitario riposizionato a S. Maria degli Angeli, da realizzare con project financing. Alla specifica domanda di soluzioni alternative alla soppressione o ridimensionamento di servizi con attività di nicchia legate alle eccellenze o professionalità già presenti in ospedale, come il cardiologo e primario di Medicina Generale Prof. Paolo Verdecchia, il sindaco ha affermato che ciò rientra nel piano B già suggerito dal Comune al Direttore Generale della ASL n.2. è come dire che Claudio Ricci vede, prevede e provvede per la città di Assisi con tempestività e competenza.


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SANITà

ripensare il sistema sanitario umbro senza

“gattopardismi”

La governatrice Marini non ha gradito le esternazioni della CGIL che ha criticato le iniziative regionali di ristrutturazione della sanità umbra che prevede, tra l’altro, il ticket del 29% sulle prestazioni specialistiche e visite mediche “intramoenia”. Il sindacato contesta inoltre la tempistica con cui sono stati attivati otto funzionari con mansioni riorganizzative dell’area prevenzione nelle 4 ASL umbre. Si può criticare la CGIL, si può non condividere l’iter procedurale della Marini, ma una cosa è certa: il servizio sanitario nazionale e umbro non può essere più come quello di prima. Perché? Non è più sostenibile. I segnali sono molteplici e non li recepisce solo chi non vuole. Taglio dei farmaci, ritardi di pagamento, blocco dei concorsi, accorpamenti di servizi, chiusura di ospedali, deospedalizzazione, ricoveri brevi, copagamento, sono solo alcuni esempi del crollo della sanità. D’altra parte voci autorevoli sostengono che la sanità incide in maniera determinante sulla spesa e sul debito pubblico. Il dare tutto a tutti sembra una formula non più vincente, anche perché di questa formula stiamo raccogliendo i frutti nei termini sopra esposti. Allora che fare? Ripensare il servizio sanitario in termini realistici scevri da condizionamenti ideologici e che, pur mantenendo la universalità di accesso ed erogando prestazioni essenziali, eviti spese inutili, doppioni di servizi, iniziative clientelari. Non c’è più sostenibilità se la spesa continua a proliferare con segmenti ingiustificati e “guidati” dei

servizi e dei ruoli direttivi ad alto costo. Ciò espressione di uno statalismo che prevede nel DNA che è bene tutto ciò che è pubblico, è pubblico tutto ciò che è statale, è statale ciò che può essere in mano ai politicanti. E se venissero introdotte note di risparmio e contenimento della spesa mediante privatizzazione di alcuni servizi, sottratti agli inquinamenti clientelari e alle malefatte sanitarie? Delle quali chi è immune scagli la prima pietra. Le iniziative della Marini potrebbero essere lette con questa grammatica, senza introdurre però improbabili “gattopardismi”.

Tre medici umbri in vetrina Paolo Verdecchia, Fabio Angeli, Giampaolo Reboldi, cardiologi del perugino, hanno occupato la prima pagina di un’importante rivista scientifica ove hanno pubblicato i risultati di una scoperta sull’utilizzo delle statine (farmaci ipocolesterolemizzanti) nelle fasi iniziali dell’infarto cardiaco, riducendone la mortalità. Complimenti a questi bravi medici.



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BORGHI

Piegaro:

una storia riflessa sul vetro Le vicende di Piegaro si intrecciano con quelle di Venezia, che nel 1292 bandì dalla città tutte le fornaci. Il decreto comportò il loro trasferimento a Murano e l’esodo di alcune maestranze. Quando un gruppo di questi mastri vetrai veneti giunse nelle vicinanze del Trasimeno e notò l’abbondanza di bosco ceduo (ottimo materiale da combustione) intorno a Piegaro, scelse di accendere qui le proprie fornaci. In poco tempo la qualità dei prodotti artistici ivi prodotti era nota a livello nazionale. Nel 1321 l’architetto Lorenzo Maitani commissionò alla vetreria piegarese la realizzazione dei mosaici per la facciata del Duomo di Orvieto. Prodotti di elevato pregio furono poi sfornati per adornare altre note cattedrali come quelle di Bologna, Perugia e Milano. Nel 1480 Federico da Montefeltro volle un mastro vetraio piegarese per produrre arredi da tavola per la sua corte. La tradizione vetraia si è tramandata di generazione in generazione, fondendosi saldamente con questo borgo, di origine romana.

di Alessio Proietti Sembrerebbe infatti, che alcuni legionari romani fondarono Plagarium nel III sec. a. C., per rifugiarsi e curarsi le ferite, a seguito dell’assedio di Chiusi. Da qui potrebbe derivare il nome Piegaro - Plagarium, da plaga - ferita, quindi luogo di rifugio dei feriti. Durante il medioevo fu feudo di importanti famiglie di Montegabbione e di Orvieto e, dopo un breve periodo di indipendenza, alla fine del XIII secolo passò prima sotto il dominio di Perugia e poi dello Stato Pontificio, fino all’Unità d’Italia. Il piccolo centro storico conserva alcuni tratti delle mura medievali e resti delle torri. Dentro le mura sono degni di nota il settecentesco Palazzo Misciatelli-Pallavicini, con eleganti saloni affrescati da artisti di scuola


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Museo del vetro manieristica e la residenza-fortezza dei Conti Bulgarelli. Interessanti sono la Chiesa di San Silvestro Papa con all’interno dipinti del XVI-XVII sec. e la Chiesa della Madonna della Crocetta, fondata dalla Confraternita della Crocetta, che faceva riferimento ai vetrai. Di fronte all’attuale Palazzo Comunale sorgeva l’antico municipio, distrutto durante il secondo conflitto mondiale; era opera dell’architetto Guglielmo Calderini (autore, tra l’altro, di Palazzo

Cesaroni a Perugia e del Palazzo di Giustizia a Roma). Certamente da visitare è l’antica vetreria, che dal 2009 ospita il museo che raccoglie testimonianze della centenaria storia della produzione vetraria piegarese. Questo suggestivo esempio di archeologia industriale racconta una storia fatta di vetro, ma per niente fragile.

un elefante a pietrafitta Cosa ci faceva un elefante a Pietrafitta(comune di Piegaro)? Con questa domanda inizia il viaggio del quarto progetto targato Umbria Nascosta (www.umbrianascosta.it), un’associazione di documentaristi made in Perugia. Prima di rispondere alla domanda dobbiamo tornare indietro di 200 milioni di anni, quando l’Umbria era un bellissimo mare. Il documentario ripercorre l’affascinante storia geologica e paleontologica della nostra Regione, con interviste a scienziati e con testimonianze dei collaboratori del Premio Nobel Luiz Alvarez, descrivendo i siti di maggior importanza e i più straordinari ritrovamenti fossili. Il documentario, prodotto da Philms, è patrocinato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, dalla Regione, Provincia e Comune di Perugia. La prima visione avverrà presso la sala congressi dell’Hotel Giò di Perugia, il 23 Aprile 2012.


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PALAZZI STORICI

Palazzo Beni

a Gubbio, volto severo di uno spirito ghibellino di Giulio Siena

Nella ristrutturazione della città che risale al 1393, la forma assunta dall’insediamento è assimilabile all’immagine di un’aquila ad ali spiegate, tipica dell’araldica urbana

La città di Gubbio conobbe un improvviso fermento edilizio con la manovra del 1393 della signoria dei Montefeltro che permise ad alcune famiglie ghibelline della città tra cui i Beni e i Bentivogli, bandite per lungo tempo, di tornare e di investire i loro capitali nell’opera di ricostruzione urbana. Fu determinante per le trasformazioni urbanistiche di


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di San Martino. Piazza San Domenico divenne il baricentro del quartiere da cui centrifugamente s’irradiavano alcune delle arterie del tessuto cittadino. La forma assunta dall’insediamento è assimilabile all’immagine di un’aquila ad ali spiegate, ampiamente diffusa nell’araldica cittadina, simbolo dell’autorità imperiale e della casata urbinate feltresca. La dimora dei conti Beni fu costruita all’inizio del XV secolo. Dalle forme semplici e pure, palazzo Beni si affacciava con i suoi due piani severi lungo via della dogana, la cui facciata unificò i diversi corpi di fabbrica con soluzioni ancora legate alla tradizione tardo medievale. L’intervento di accorpamento e assestamento costruttivo mirava a cancellare ogni disomogeneità architettonica esistente dalle vecchie proprietà e il sontuoso cortile fu impostato proprio da criteri di regolarità e simmetria. Ottaviano Nelli, illustre pittore eugubino, affrescò alcune delle sale. La dimora ospitò tra le tante personalità papa Martino V e Giulio II nel 1502, che dopo aver sottratto Perugia a Braccio Baglioni si accingeva all’impresa di Romagna.

Gubbio la politica egemonica urbinate che, malgrado sottrasse alla città la condizione di libero comune, la elevò a seconda capitale di uno stato signorile di indiscutibile autorità e raffinatezza. I Beni si reinsediarono in via della dogana, attuale via Cavour, ristrutturando delle proprietà nel quartiere già occupato da alcuni palazzi di famiglie guelfe. La programmata operazione, diretta dalla regia dei signori Montefeltro-Della Immagine di un’aquila ad ali spiegate Rovere, fu attuata per neutralizzare le turbolenti fazioni, volta chiaramente ad instaurare nel tessuto sociale un equilibrio politico che promuovesse fenomeni di integrazione controllati dalla stessa autorità. Questa fase insediativa vide una radicale trasformazione dell’ impianto esistente, con accorpamento e ristrutturazione di antiche proprietà. In questo modo si completò l’espansione e la complessiva definizione formale e planimetrica del quartiere


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CONTEMPORANEITà E design

terni, tra recupero

del centro storico e aree dismesse L’ “archi-turismo” umbro prosegue a Terni. Dopo la scoperta delle affascinanti opere di architettura moderna in giro per la città di Perugia, ci affacciamo al tessuto ternano dall’assetto moderno e dinamico, frutto della rivoluzione industriale di cui la città è stata protagonista. I segni della “rivoluzione” sono evidenti in alcuni importanti interventi realizzati nella città, in opere architettoniche e scultoree. E’ impossibile non citare la Lancia di luce del geniale artista Arnaldo Pomodoro, opera contemporaneamente rappresentativa dei traguardi tecnologici e monito verso gli stessi; il dramma della loro

di Alessia Mencaroni scoperta e dei relativi poteri è espresso attraverso una miriade di fratture, inserti, forme geometriche ed effetti chiaroscurali. Negli ultimi vent’anni, Terni è diventata una città-cantiere: dai primi anni novanta non si sono fermati i lavori che via via hanno portato ad un cambiamento del centro cittadino; è in questa fase postmoderna che si rende evidente il completamento del centro storico e il


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Piazza Solferino recupero delle aree dismesse. Sono ancora una volta Valenza, merita attenzione la chiesa di le grandi firme a segnare la città, facendo capire Santa Maria della Pace progettata da quanto la grande firma stessa possa portare valore Paolo Portoghesi ricca di segni e testimoaggiunto ad un tessuto urbano: dall’aumento della nianze. Portoghesi è uno dei portanomi qualità diffusa, agli stimoli che possono derivare del variegato mondo del razionalismo dall’opportunità di confrontarsi. C’è la firma di italiano fatto di molte sfaccettature Carlo Aymonino nelle tre piazze cittadine. L’aranche contrastanti. Secondo lo stile chitetto elabora un’ipotesi complessiva in cui sono proprio dell’architetto, nel progetto di riconoscibili varie componenti: questa chiesa, in colonne marmoree mozze o cui l’architettura Una città-laboratorio intere, oggetti architettonici stessa ricerca valori architettonico, in pietra con destinazione simbolici, vi è la museale e statue, il tutto senza finalità di rispondere alla scoperta delle che entri in concorrenza con all’esigenza di “signigrandi firme del i volumi preesistenti, come la ficare”, di comunipanorama moderno e grande balena-panchina che care, di rimandare spunta dalla pavimentazione al trascendente. Il contemporaneo. in Piazza Solferino. La piazza, fatto che la chiesa di per Carlo Aymonino, è il luogo Terni fosse dedicata della città per eccellenza; è l’elemento di raccordo alla Vergine ha avuto un peso decisivo tra l’architettura e la città costruita, ed ogni nuovo per l’individuazione delle forme. Qui intervento progettuale effettuato va ad instaurare l’immagine della Madonna è rivisitata una relazione con ciò che si conserva ancora della attraverso quella della stella. La chiesa città storica. La piazza ritorna ad essere un luogo di è vista come una gemma; all’esterno si manifesta col breve campanile e con relazione tra struttura urbana e soluzione architettonica. Nell’immediata periferia di Terni, in località l’impianto centrale dalle braccia stellari.


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ARTE

I Presepi

di Pietro Vannucci detto Il Perugino di Noemi Furiani

L’adorazione dei pastori a Montefalco, rispetto agli altri due dipinti dello stesso soggetto, si caratterizza per la semplificazione degli elementi decorativi L’affresco realizzato dal Perugino con l’ Adorazione dei pastori, conservato nell’ex chiesa di S. Francesco a Montefalco (oggi sede del Museo Civico della città), fino a non molti anni fa era considerato un capolavoro della tarda maturità del maestro (1515 –1520 ca.) nonostante fosse di tutt’altro tenore rispetto all’affresco staccato, di uguale soggetto, che il Vannucci realizzò invece per il convento di S. Francesco di Monteripido di Perugia, un’opera lun-

Adorazione dei pastori - Monteripido

Adorazione - Collegio del Cambio

gamente considerata della tarda attività dell’artista. Le scoperte documentarie di Silvestro Nessi, attestanti la presenza del Perugino a Montefalco nel 1503 e il suo rapporto con la committenza francescana, hanno permesso di avvicinare cronologicamente l’affresco di Montefalco ad un’altra “Adorazione dei pastori”, quella che il Vannucci realizzò per il Collegio del Cambio di Perugia. Quanto detto finora dimostra che il tema dell’ Adorazione dei pastori fu più volte elaborato dall’artista e il Vasari, che non amava Perugino, nella biografia che gli dedica nelle Vite de’ più


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eccellenti architetti, pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri (1550), sottolinea questo aspetto “metteva in opera bene spesso le medesime cose e ridusse la dottrina dell’arte a maniera”. E’ interessante notare però come l’artista, pur servendosi dello stesso cartone, muti costantemente il registro espressivo, al punto che le tre Adorazioni dei pastori non hanno nulla di noiosamente seriale. Nell’affresco del Cambio la capanna è una nobile Adorazione dei pastori - museo di Montefalco costruzione architettonica perfettamente intonata con il carattere aulico estremamente semplificata della capandella sala; le figure, costruite con ferma incisività na, ridotta a quattro pilastri in muratura disegnativa, presentano un colorito denso. Posta a che sostengono una capriata in legno. confronto con la versione del Cambio, l’ Adorazione L’aspetto maggiormente innovativo ridi Montefalco presenta molti nuovi elementi, che guarda comunque lo stile e la stesura del vanno dal minor numero di figure, alla concezione colore che appare “mobile” e vibrante per l’introduzione di tanti piccoli, quasi impercettibili filamenti, che increspano la superficie rendendo le forme meno compatte. Anche il paesaggio viene investito da questa nuova concezione pittorica che sembra recepire la teoria leonardesca, basata sull’osservazione ottico – fisica degli eventi naturali, secondo cui “l’aria che si interpone infra l’occhio e la cosa fa che essa cosa si rischiara e pende in azzurro”. Seguendo un itinerario di progressiva semplificazione, il Perugino, nella terza Adorazione dei Pastori, quella per Monteripido, trasforma la capanna in un fragile castello di legni inchiodati, in una povera tettoia, sotto la quale si raccolgono i Chiesa di S. Francesco a Montefalco silenziosi protagonisti dell’evento.


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IL PERSONAGGIO

La Iena

Mauro Casciari Ormai anche l’Umbria ha il suo inviato speciale alle Iene. E’ Mauro Casciari, un perugino trasferitosi da oltre dieci anni a Cologno Monzese, dove si trova la sede principale di Mediaset. Mauro, per iniziare, parlami del tuo percorso formativo e universitario. Dopo aver terminato il liceo scientifico, un giorno vidi un trafiletto su un quotidiano locale che parlava di un Corso in Tecnica pubblicitaria: ho pensato subito di iscrivermi. Il problema era che essendo all’Università per Stranieri pensavo che non era per italiani… Dopo invece ho capito che era per tutti! Uscito nel 1997 con il diploma universitario, mi sono trasferito a Siena, dove mi sono iscritto a Scienze della Comunicazione. Nel 1999 ho cominciato a lavorare e così ho abbandonato gli studi. Mi mancano solo 2 esami per laurearmi. Come nasce la tua passione per i media e per la comunicazione? Sono vissuto in un ambiente pieno di apparati ricetrasmettitori, radio microfoni e altro materiale di frequenza visto che mio padre era un radioamatore. La passione per la tv nasce nel 1992 quando ho cominciato a lavorare a Tele Perugia, facendo un po’ di tutto, dal grafico al regista. Nel 1994 ho lavorato con Radio Augusta Perusia e Rete TFM. Nel 1999 sono invece passato a Radio DJ dove ho lavorato per 8 mesi. E così il sogno della mia vita si è avverato. Ho collaborato anche a RDS e Radio 2. Come hai fatto a entrare nell’universo Mediaset? Nel 2000, dopo un provino, sono entrato a Mediaset come speaker, annunciando cartoni animati, cha

di Carlo Timio

andavano in onda su Italia 1. Dopo un anno mi hanno assunto a tempo indeterminato. Facevo promo degli spot promozionali di rete. Sono rimasto dal 2002 al 2007, anno in cui mi sono dimesso da Mediaset. Ho fatto anche 5 servizi per Striscia la Notizia. Dopodiché ho preparato un servizio e l’ho mandato alle Iene come demo. Dopo sette mesi, Davide Parenti, il capo autore delle Iene, mi ha richiamato per fare due servizi di prova


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e poi mi ha mandato subito in onda. Quindi avresti lasciato un contratto a tempo indeterminato in Mediaset per tornare a fare il precario? Non mi sono mai pentito di aver lasciato Mediaset. Dopo cinque anni non avevo più nulla da imparare. C’è tanto più stress ora, ma non tornerei mai più indietro! Oggi il mo contatto è stagionale, a scadenza, potrebbe finire anche domani. E’ una scelta di vita, quindi non mi posso lamentare. Come è strutturato il lavoro alle Iene? Premetto che non esistono riunioni. Davide Parenti e il produttore tengono tutto sotto controllo. Ovviamente, appena si sceglie di fare un servizio si parla con loro, che poi decidono se mandare in onda il lavoro svolto. Per quanto mi riguarda, i servizi me li scelgo io e sono l’unico ad essere autore, montatore e Iena. Oggi, dopo aver fatto qualsiasi tipo di servizio, non mi va più di fare quelli pesanti, voglio fare quelli più spensierati e sarcastici, anche perché spesso ti becchi delle denunce. E a volte anche qualche botta. Due volte l’ho prese anche io, anche se non mi hanno mai fatto male! Che caratteristiche deve avere una Iena? Per essere una Iena bisogna essere tranquilli, ed avere 3 doti: curiosità, pazienza e caparbietà. Il tempo che si perde è infinito e se ti arrendi è la fine. E’ una selezione naturale. Alcune Iene magari fanno solo un servizio. Poi lasciano se il loro servizio non viene mandato in onda oppure perché pagano poco. In che maniera venite a conoscenza di truffe? Il 90% del lavoro avviene tramite segnalazioni, essenzialmente via internet. Poi vengono scremate e smistate sul server delle Iene attraverso un programma di call center. Su 100 segnalazioni, circa il 40% sono valide. Poi siamo noi ad approfondire l’argomento. Collaboriamo anche con la Polizia e la Guardia di Finanza. Su alcune problematiche di una certa serietà, vediamo se prima sono state fatte delle denunce per avere la certezza dell’accaduto e per trovare chi ha commesso l’eventuale reato.

Quando ti sei accorto di avere lo spirito sarcastico e investigativo? Quello sarcastico ce l’ho per natura, è venuto per spirito di sopravvivenza, non essendo fico, né particolarmente brillante, ci voleva un po’ di autoironia. Il lato investigativo nasce dal fatto che sono una persona curiosa. Spesso nel vedere cose che ti fanno girare, ti viene voglia di ribellarti. Tutto nacque da una truffa cui fui vittima nel 1997. Fui talmente irritato che ogni volta che sento di gente che viene truffata mi torna alla mente quell’episodio. La gente ti riconosce in giro? A Perugia la gente si ricorda tantissimo di me. In genere, quando sono in giro, la gente mi identifica come “quello delle Iene”. E comunque, prima di fare il mio intervento da Iene, faccio ricerca, vado nel luogo dove dovrò presentarmi camuffato, in borghese, con telecamere o mando altre persone. Hai mai ricevuto proposte allettanti? Ci vado sempre con i piedi di piombo, rimango sempre molto attento. E’ un attimo cadere in un tranello, magari proprio attraverso delle telecamere nascoste. Sogni nel cassetto? Tornare a fare radio. E anche tornare a vivere a Perugia. Siamo fortunati a stare nel mezzo dell’Italia, posizione che ti permette di raggiungere facilmente molte città. L’Umbria è bella è si vive bene.


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briefing culturale Biblioteca monumentale di

Monteripido

C’è un gioiello in Umbria poco conosciuto e valorizzato. E’ incastonato nel Convento di Monteripido a Perugia. E’ la Biblioteca Storica che conserva 18.000 volumi tra cui manoscritti del secolo XVII e XVIII, cinquecentine di notevole valore ed un prezioso archivio con documenti del XVI secolo. Dire che la Biblioteca è bella, leziosa, affascinante nei suoi artistici scaffali, è riduttivo. Con 22 m. di lunghezza, 14 di larghezza e 10 di altezza, ha raccolto i preziosi fondi librari dello Studium teologico francescano di Monteripido fondato da S.

Bernardino da Siena nel 1440. Ad essi si aggiunsero nuovi libri offerti da frati e benefattori laici. I quali hanno fatto a gara nella loro generosità per avere una biblioteca grande e importante che sfidasse il tempo. Istituita dal Padre Carlo Maria Angeletti da Perugia nel 1754, è stata presto smembrata e dispersa con i suoi iniziali 10.000 volumi (in parte trasferiti alla Biblioteca Comunale di Perugia e all’Università) dalle requisizioni napoleoniche (1810) e poi dalla demanializzazione governativa (1866). I frati riscattarono nel 1874 insieme al Convento all’asta, i mobili- scaffalature della Biblioteca, che ora fa mostra di sé anche con la splendida decorazione del soffitto restaurata negli anni Novanta.

Grande successo mediatico sta avendo una compagnia teatrale che da tempo opera al Teatro Metastasio di Assisi e contemporaneamente a Rimini. Il gruppo che si esprime essenzialmente in Musical, è diretto da Carlo Tedeschi, regista di “razza” a livello nazionale e internazionale. Una performance di grande impatto artistico “Chiara di Dio” ha tenuto la scena per quasi tutto lo scorso anno e continua tuttora con pari successo. Le rappresentazioni del periodo natalizio hanno spaziato dallo “s…Varietà è donna”, excursus della figura femminile dalla preistoria ai giorni nostri a “Notte di Natale 1223”, quando Francesco ideò il primo presepe vivente.

Nei giorni carnevaleschi e quaresimali va in onda “L’Analfabeta colta”, nuvole di sole nell’entroterra campano del 1860, mentre nel periodo pasquale gli artisti si cimentano negli “Apocrifi del terzo millennio”. Sono proprio gli artisti ed il loro modo di vivere le caratteristiche salienti dell’intera vicenda teatrale. Si tratta di giovani che vivono insieme in una struttura assisana, ove il continuo training artistico si coniuga con la condivisione, il rigore morale e la meditazione. Una terna che rende tale gruppo fuori dal coro, ma con tanta voglia di presentarsi in scena in modo pulito e convincente.

Un gruppo teatrale fuori dal coro



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PARLA l’Esperto

L’analfabetismo

non scusa l’evasione fiscale di Elisabetta Bardelli

La Corte di Cassazione ha chiarito che lo scarso livello di acculturazione non può giustificare l’evasione fiscale, che va comunque repressa e punita La legge non ammette ignoranza; questo era già chiaro a tutti da tempo. Quello che la Suprema Corte, di recente, ha ulteriormente precisato è che neppure l’analfabetismo può giustificare la violazione del sistema giuridico, soprattutto quando si tratta di norme in materia fiscale. In particolare, la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, con sentenza n. 5969, ha confermato la condanna per i reati di falso ideologico di privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato inflitta ad un 45enne siciliano che, per poter beneficiare dell’assegno familiare dal Comune di Palermo, ave-

va dichiarato un reddito pari a zero. Per tentare di ribaltare il duplice verdetto di colpevolezza espresso sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello di Palermo, il finto nullatenente aveva proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di non essere punibile in quanto, a causa della sua condizione di analfabeta, non era a conoscenza della norma prevista dall’art. 65 della legge 448 del 1998. La Suprema Corte, nel respingere il ricorso, ha affermato che nel caso in questione non ricorre alcun errore scusabile, sottolineando il carattere doloso della condotta adottata dall’evasore, il quale non poteva certo ignorare di possedere beni immobili e di aver prestato attività lavorativa per la quale era stato remunerato. Con questa sentenza il Giudice delle leggi ha anche chiarito che lo scarso livello di acculturazione non giustifica in alcun modo una condotta penalmente rilevante come quella di evadere il fisco, trattandosi di norme che devono essere conosciute da tutti. Pertanto né l’analfabetismo, né l’istruzione inadeguata possono scusare l’evasione fiscale, che viene comunque repressa e punita, indipendentemente dall’effettiva conoscenza della relativa disciplina da parte del frodatore. È quindi consigliabile reperire in ogni modo le informazioni necessarie a mettersi in regola col fisco perché l’evasore, anche se ignorante, rimane un evasore e come tale è chiamato a pagare.


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LONDON CALLING

Sotto l’occhio del

Grande Fratello Telecamere a circuito chiuso come deterrente e prevenzione del crimine e difesa della sicurezza: Perugia nella direzione di Londra?

di Roberto Gagliardi La Gala (inviato da Perugia) ‘One nation under CCTV’ (closed circuit television): una nazione sorvegliata dalle telecamere: l’Inghilterra. A dir poco ironico come Baknsy, street artist dall’identità ancora sconosciuta, sia riuscito a dipingere una delle sue opere più famose proprio a fianco ad una telecamera di sorveglianza. Eppure è proprio vero, l’Inghilterra è sotto l’occhio delle telecamere. Un milione e 850 mila per l’esattezza, di cui ben 11 mila installate nella metropolitana di Londra, stando ad uno studio condotto dalla Association of Chief Police Officers, la quale tra l’altro conferma che il cittadino inglese


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medio viene ‘catturato’ non meno di 70 volte al giorno. La vita come un reality show che inizia ogni mattina non appena si attraversa l’uscio di casa e finisce - si spera almeno - quando vi si rientra. Il tragitto di ciascuno di noi viene costantemente monitorato, così come le nostre abitudini, dalle persone che frequentiamo a quello che beviamo al bar, fino a cosa ci piace comprare al supermercato. I mezzi pubblici sono tutti dotati di CCTV, alcuni taxi le stanno adottando così come molti esercizi commerciali, inclusi i bar, dove è il cliente stesso ad essere protetto nell’eventualità sempre più frequente di cocktail ‘drogati’. Telecamere come deterrente, prevenzione crimine e prova d’accusa, anche per arresti di massa. Storia recente sono le rivolte dell’estate 2011 dove, con la polizia assente o incapace di effettuare arresti in flagranza, molti dei responsabili sono finiti in manette a distanza di giorni o anche mesi proprio grazie al ramificato sistema di CCTV installate in città. Le stesse CCTV che, nell’ultimo decennio, hanno contribuito in maniera determinante a risolvere il problema della

violenza negli stadi per cui l’Inghilterra era diventata, suo malgrado, tristemente famosa. E Perugia? Molto rumore è stato fatto in merito alla recente installazione di nuove telecamere per monitorare le auto che lasciano il centro storico, apparentemente solo a fini statistici e non sanzionatori. Sarà vero? Può darsi, ma l’impressione generale è che le ‘nostre’ telecamere anziché rassicurare, spaventino, o quantomeno sollevino dubbi, e dove veramente dovrebbero esserci, non ci sono. In effetti non bisogna allontanarsi nemmeno troppo da Corso Vannucci per scoprire un palcoscenico di attività illegali che da anni vanno avanti indisturbate senza che vi sia alcun sistema ‘passivo’ di controllo e prevenzione. Luoghi iconici della nostra città, bellissimi, di cui però nessuno sembra voler sapere o vedere, nemmeno attraverso l’occhio... di una telecamera.


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STORIE internazionali

Dalla Cina all’Umbria, amore per la dolce vita Sono una ragazza cinese di Shangai, con una grande passione per l’Italia, dove sono arrivata due anni fa. Rispetto alla modernità e all’internazionalità della mia città, Perugia è un piccolo Paese dove per la prima volta ho sperimentato la dolce vita. Credo che sia il destino ad avermi portato a Perugia, nel cuore verde d’Italia. Adesso sono iscritta all’Università per Stranieri, ove frequento il corso di laurea magistrale. Considero Perugia una città piccola ma affascinante, ricca di monumenti e impressionante per le infinite salite e discese. Grazie al Minimetrò, si può salire direttamente nel centro storico senza faticare tanto. Secondo me, il fascino di Perugia deriva anche dal suo carattere geografico. La strada che congiunge l’Università per Stranieri con la biblioteca Morlacchi, per esempio, è un posto straordinario per vedere il panorama. La mia vita quotidiana di solito si svolge in quattro posti: casa, facoltà, centro e biblioteca. La mia casa si trova vicina al centro, quindi il mio principale trasporto sono i piedi! Questo differenzia

Shangai

di Pan Jin

molto il capoluogo umbro da Shanghai, perché lì devi per forza affidarti al trasporto pubblico. Ma lo sai che mi trovo meglio qui? Un sereno pomeriggio, con un caffè in mano seduta sulle scalette davanti al Duomo è una delle cose più rilassanti al mondo. Oppure puoi scegliere di fare un giro con gli amici in Corso Vannucci, i bei negozi attirano sempre l’attenzione. Quando stai a Perugia, devi allentare il ritmo della vita. Un’altra cosa di Perugia che voglio sottolineare è che secondo me Perugia è la città più internazionale d’Italia. Certo, non si possono mettere a confronto Perugia e Shanghai perché sono due città completamente diverse. Ma grazie alla simpatia degli italiani, ai bellissimi paesaggi e ai buonissimi cibi, credo che Perugia rimarrà sempre nel mio cuore.


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DAL MONDO

Dalla Lettonia

con affetto perugino Essere vissuta a Perugia mi ha aperto un mondo dove si incrociano, in una sintesi quasi perfetta, splendide vestigia del passato e spunti sociali ad alto contenuto culturale Sono una ragazza lettone originaria di Riga, ma adesso abito e studio a San Pietroburgo all’Università Statale d’Architettura. L’estate scorsa ho deciso di andare a Perugia per migliorare il mio italiano. Sono stata in Italia molte volte, ma non ero mai stata in Umbria, una regione che mi ha sorpreso molto. Sono abituata a vivere in una grande città, dove la vita moderna è molto attiva e caotica e, purtroppo, a volte non c’è tempo per riposarsi e sentire il gusto della vita. A Perugia l’atmosfera era molto tranquilla e piacevole. Mi ricordo di come passeggiavo per i vicoli medievali, senza pensare di correre in qualche altro posto e dimenticandomi completamente del tempo che passava. Nonostante Perugia sia un città medievale, ha l’infrastuttura contemporanea, il minimetro, le scale mobile e gli ascensori, tutti molto comodi perchè ti permettono di trasferirti da una parte della città all’altra. All’Università per Stranieri di Perugia ho conosciu-

di Polina Lazorkina

to persone da diverse parti del mondo, con cui abbiamo discusso della cultura dei nostri paesi. Non sapevo niente della vita in Italia. Le cose più interessanti sono state le conversazioni sui problemi sociali, l’istruzione oppure il sistema politico. Dato che sono un architetto mi piace visitare posti diversi. Sono stata ad Assisi, Gubbio, Orvieto, Spoleto, Spello e altri borghi minori. Mi hanno colpita molto i panorami stupendi, l’architettura medievale, l’arte, le sculture, i panni stesi ad asciugare e le vespe parcheggiate per i vicoli. Mi è piaciuto osservare i contadini anziani, quando giocano a carte, bevono il vino e gridano per la strada. Mi sono sorpresa molto del fatto che ogni città ha le proprie tradizioni e feste speciali. Questo mi ricorda che l’ Italia è un grande puzzle: devi raccogliere tutti i piccoli pezzi in unico grande quadro, altrimenti non vedi il risultato. Quando sono andata via da Perugia ero piena d’energia, d’emozioni e d’idee. Mi sembrava di sentirmi come quando ci si sente dopo aver visto un film magnifico: il sorriso sul viso e la pace nell’anima.



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Percorsi Turistici

Valnerina, una costellazione

di opportunità da cogliere

di Laura Patricia Barberi Valnerina, valle del fiume Nera, nasce nella zona dei Monti Sibillini. Si caratterizza per il suo carattere montuoso, stretto e tortuoso. Nel corso dei secoli questa valle è stata un contenitore di idee, casa di santi, culla di alcuni dei più antichi saperi dell’umanità. I suoi abitanti ne hanno scavato la roccia per costruire gioielli di ingegneria ferroviaria, hanno eretto palazzi sontuosi e con talento avviato una delle tradizioni culinarie più conosciute al mondo. Cominciate pure l’esplorazione da Norcia, gemma che riposa in una valle amena, adagiata nella piana di Santa Scolastica a 600 metri di altitudine. Posso solo immaginare il volto esterrefatto del viandante dei tempi lontani che, dopo un arduo cammino tra gole, aspre cime e piane sconfinate, arrivava finalmente ad una città incoronata da verdeggianti e ombrosi monti. Puntualmente a febbraio i raffinati negozi e le deliziose vetrine della città sono ricolmi

Norcia

di bontà in occasione della Mostra Mercato Nero Norcia, quest’anno tenutasi nei weekend del 17-19 e 24-26 febbraio. La rassegna, mix di odori e sapori nostrani, è da sempre una vetrina di rilievo per i sapori genuini dell’Umbria, di cui il vero principe della tavola nursina è il tartufo nero. Il prossimo anno non mancate e vedrete che le vie di Norcia si animano di incontri-degustazioni, colorati stand gastronomici, mostre, spettacoli teatrali, concorsi di fotografia e dimostrazioni sulla produzione dei formaggi. Un vero tripudio di tentazioni per la gola e gli occhi. www.neronorcia.it Continuate a passeggiare lungo le vie della città, e al numero 10 di Via Cesare Battisti troverete l’elegante residenza cinquecentesca


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di Palazzo Seneca, trasformata di recente in hotel di lusso. Al suo interno uno dei migliori ristoranti del circondario, il Vespasia; interessante progetto culinario che racconta con nuovo accento la tradizione gastronomica nursina. Al suo interno elementi di arredo che coniugano il design e la tradizione: una sapiente ricerca di materiali ed inusuale combinazione di oggetti unici, una “casa in una palazzo umbro”. www.palazzoseneca.com - 0743 817434. Nei dintorni, e per i più attivi, uno dei simboli più emblematici della vita all’aria aperta è il percorso che segue l’ex ferrovia Spoleto-Norcia, il “Gottardo dell’Umbria”. Gioiello di ingegneria ferroviaria, oggi amato soprattutto dai ciclo-turisti, fu dismessa da Oscar Luigi Scalfaro (allora ministro dei trasporti) nel 1968. Caratterizzato da un inconfondibile fondo sassoso e da buie gallerie che concorrono a renderlo adrenalinico. Lungo 38 km, 19 le gallerie, 24 tra ponti e viadotti avveniristici. Divertimento assicurato e di indubbia spettacolarità. Il punto di partenza è la stazione di Spoleto. Concludete il vostro girovagare ameno nei pressi di Piedivalle, nel comune di Preci (18 km da Norcia) dove è ubicata da secoli l’Abbazia di Sant’Eutizio, antico monastero e uno dei più importanti centri di microchirurgia medievale. Fondato nel V secolo dai monaci Siriani (I Padri del

Ex ferrovia Spoleto-Norcia Deserto), questo complesso fu senza dubbio uno dei luoghi più importanti per il monachesimo occidentale. Diverse le personalità spirituali che si sono interlacciate a questo luogo, tra cui San Benedetto e San Francesco. Loc. Piedivalle - 06047 Preci (PG). Tel. +39.0743.99659.


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ACQUA E BENESSERE

Fattoria di Vibio, un Country Resort in armonia con l’ambiente

Il country resort Fattoria di Vibio sorge all’interno del Parco del Monte Peglia, mimetizzato nella natura aspra e selvaggia di quest’angolo di Umbria di incontaminata e indiscutibile bellezza. I casali in pietra, restaurati preservando le caratteristiche originarie, si inseriscono armoniosamente e discretamente nel paesaggio naturale, scandito da valli che si snodano tra boscosi rilievi. Questi luoghi, che hanno saputo mantenere il carattere di felice punto di incontro tra le armonie della natura e i fermenti dello spirito, offrono l’occasione di rimettere in discussione le proprie cognizioni sul tempo e sullo spazio, per scoprire un nuovo modo di guardare e aprirsi al dialogo con la natura. L’attenzione alla storia e alla vocazione del territorio è il sentire comune alla Fattoria di Vibio che si esprime nel rispetto dell’habitat, nella costante

ricerca di armonia con l’ambiente. Da questa visione nasce una nuova filosofia dell’accoglienza che mette al centro la persona per offrire un’esperienza diffusa di benessere. L’ampiezza e la piacevolezza degli spazi offre agli ospiti momenti di condivisione e socializzazione, pause di contemplazione e silenzio, occasioni di riservatezza e incontro. Il luogo vi trasmetterà la sua forza rassicurante e sognante, facilitando il dialogo e l’ascolto, la familiarità o il rifugio dalla quotidianità, per farvi vivere un’esperienza con persone e luoghi autentici. La Fattoria di Vibio è il luogo dove vivere un’indimenticabile esperienza di totale benessere e relax.



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GIRI del gusto

legumi

I nostri d’autore

La qualità deve solo raccontare se stessa, emozionando. I nostri sono da sempre sapori veri. L’Umbria del Saper fare: legumi d’autore, riferito alle nostre roveja e lenticchia, è il capitolo che il libro Eat Parade di Bruno Gambacorta dedica alla nostra regione, lavoro presentato nei giorni scorsi per la prima volta a Perugia, con la presenza del giornalista che sarà ancora con noi per il consueto e importante appuntamento con il Festival internazionale del giornalismo, dal 25 al 29 aprile. Saper fare: sa di storia, sa di lavoro, di impegno, di passione. Valnerina in primo piano, scrigno prezioso di tesori. Tartufo e tartufaie naturali per

di Marilena Badolato glorificare i palati di una festa che si svolge a Norcia ogni anno a febbraio, Nero Norcia, quando il tartufo nero, il diamante nero, è più nero che mai. Roveja, un “ ritorno al futuro” grazie alla curiosità delle signore Geltrude Moretti e Silvana Crespi di Civita di Cascia che piantano quei semini ritrovati per caso e riaccendono il miracolo di un gusto che si pensava perso. E con lui si riaccende un territorio, che si sentiva perso dopo


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l’ennesimo terremoto. Roveja, presidio Slow Food, recuperata anche nell’antica preparazione macinata a pietra, la farrecchiata, dove la tecnica di cottura viene dall’ingegno di una sussistenza contadinopastorale. Lenticchia di Castelluccio, Igp, che nasce, fortunata genìa, in quei pianori dai nomi di fiaba: pian grande, pian piccolo, pian perduto. E per questo è diversa nella forma, con le piccole bordature schiacciate che circondano una monta-

gnetta centrale di gusto, il bottoncino che sotto i denti non scuoce mai e dà quella sensazione, quel sapore inconfondibile. Sa di Natura, una dispensa orgogliosamente autoctona. Impossibile non partire da lì. Ma questo Comprensorio -Valnerina, comprende pure il Farro di Monteleone, il Triticum dicoccum, che dà quella splendida farina scura; lo Zafferano, quello di Cascia già dal 1500 attestato nelle botteghe della città di Foligno e quello di Spoleto documentato negli stessi anni a Roma dalla presenza, negli stati d’anime delle parrocchie, di zafaranari spoletini e ancora Formaggi, con il rito della giuncata, e Salumi del riscoperto Maiale cinturino di Norcia, i cui salamini confortano il gusto e ci fanno pensare che ancora esiste un buon cibo italiano. Il cibo è identità di un territorio, il nostro ha la flessione umbra.

Tour di presentazione del libro Eat Parade di Bruno Gambacorta Eat Parade Libro: alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori del comune. Gli argomenti: Saper fare: in giro per l’Italia alla scoperta di personaggi e prodotti fuori del comune salvati dall’estinzione o reinventati all’insegna della qualità. Far sapere: divulgatori appassionati e colti, capaci di scegliere e proporre il meglio dell’enogastronomia di qualità. Rinascere in cucina: le storie di chi si è inventato una nuova vita tornando a coltivare la terra, a produrre o raccontare cibo e vino. E oltre 70 ricette. Il programma, distribuito su tre sedi (Facoltà di Agraria, Rocca Paolina - CERP e Hotel Brufani), verteva su tre tematiche: di Prodotti fuori del comune, Personaggi e storie fuori del comune, Ricette fuori del comune. Tutte incentrate sulla roveja, la lenticchia, la genetica e i profumi delle nostre erbe montane e sul marketing. Hanno partecipato: Mario Falcinelli, Andrea Marchini, Aldo Ranfa, Renzo Torricelli, Lanfranco Bartocci, Sonia Chellini, Gianfranco Lipparelli con la moderazione di Marilena Badolato. Hanno aderito le Aziende Agricole biologiche Adelino De Carolis di Civita di Cascia, Rossi Rita di Colforcella di Cascia e Il Quadrifoglio di Ernesto Tiberi di Norcia.


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SPORT

Gubbio,

grinta e determinazione per restare in serie b La rete di Boisfer e la doppietta di Gomez lo scorso 8 maggio nella partita contro la Paganese hanno regalato un sogno alla squadra e alla tifoseria. Il ritorno del Gubbio in serie B dopo ben 63 anni di lontananza. Un traguardo bellissimo arrivato dopo la promozione la stagione precedente in Prima Divisione. Un sogno che ha regalato entusiasmo ma soprattutto riportato la squadra nei palcoscenici del calcio che conta. Purtroppo però la realtà non è stata così semplice da vivere. Dopo la sbornia per la felicità, la società eugubina ha dovuto mettersi al lavoro per allestire una compagine adatta al lungo e complicato campionato cadetto. Dopo il rifiuto di continuare di mister Vincenzo Torrente, autore delle due storiche promozioni, la scelta del sodalizio eugubino è stata quella di puntare sul nuovo. Una scommessa in pieno stile Gubbio. Puntare sui giovani, sulle nuove leve, sulle promesse. A condurre la truppa rossoblù fu scelto mister Fabio Pecchia, da poco appese le scarpette al chiodo e con alle spalle di allenatore in seconda tra le fila del Foggia. Una scommessa persa. Per lo meno a Gubbio. La squadra nelle prime 4 partite in serie B rimedia altrettante sconfitte. Per trovare i primi 3 punti della stagione il Gubbio attende il 9 ottobre nel match contro la Nocerina. Il 16 ottobre dopo l’ennesima sconfitta contro il Crotone Pecchia viene esonerato. Trovare un nuovo tecnico valido non appare impresa facile. Soprattut-

di Barbara Isidori

Gigi Simoni: “La squadra ha le carte in regola per conquistarsi un posto nel calcio che conta”

Gigi Simoni


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to se in casa hai a disposizione un vero signore del calcio. E che calcio. Gigi Simoni già alla corte del Gubbio in qualità di direttore dell’area tecnica. Ex giocatore e allenatore di Inter, Napoli, Genoa, Lazio ecc. a 72 anni accetta la sfida. Torna in panchina per salvare la squadra a cui è legato dal 2008. “Non potevo non accettare. Gubbio è come la mia seconda casa. Sono affezionato alla squadra e alla fine ho ancora le energie giuste per stare in panchina” ha detto Simoni. E la sua cura si vede. Nella super sfida casalinga contro la corazzata e capolista Torino la spunta il Gubbio. Una vittoria straordinaria che interrompe, tra l’altro, la striscia positiva dei 10 risultati utili consecutivi rimediati dai granata. Non tutto è facile però. Il cammino del Gubbio è tuttora costellato di insidie e attualmente la squadra rossoblù si trova in quart’ultima posizione in piena bagarre salvezza.

L’obiettivo che il tecnico si pone continuamente, malgrado la recente sconfitta con la Nocerina. “Noi puntiamo direttamente alla salvezza. Il campionato è ancora lungo e la squadra ha dato segnali importanti. La voglia e le motivazioni non ci mancano ma bisogna metterli in campo come la squadra ha fatto in molte occasioni” ha continuato. “Ci siamo rafforzati a gennaio e faremo il possibile per non perdere la nostra permanenza nel campionato cadetto. Andiamo avanti con fiducia e determinazione. Il campionato è lunghissimo e abbiamo le carte in regola per farcela”. E allora forza Gubbio. Insegui il tuo sogno fino alla fine.

Ciclismo dopato: il caso Contador Non so se è una vittoria o una sconfitta. Il ciclista spagnolo Alberto Contador, già vincitore del Tour de France del 2010 e del Giro d’Italia del 2011, è stato sospeso per due anni da ogni attività agonistica per essere stato trovato positivo al controllo antidoping. La sostanza incriminata è il clenbuterolo, un broncodilatatore usato nella bronchite asmatica. Per affetto della sospensione retroattiva, Contador perde il primato del tour de France, assegnato a Andy Schleck e del giro d’Italia aggiudicato a Michele Scarponi. Nulla da eccepire. Se è una vittoria della legalità, è una sconfitta dello sport che non può ricorrere agli “aiutini” chimici per primeggiare. Anche se i colleghi di Contador dicono che egli non avrebbe avuto bisogno della chimica, tanto era forte da solo in salita e a cronometro. Allora il mistero rimane.


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SELEZIONE LIBRI

Scrittori in Umbria GIAMPAOLO FALCIAI, ammiraglio e giornalista, raccoglie nel “Decameron in Umbria”, dieci deliziose storielle di paese raccontate da un’allegra brigata di giovani riuniti in un vecchio convento. L’ambiente è quello della campagna umbra dove tutti si conoscono per nome e per soprannome e soprattutto non sono segreti a nessuno i fatti pubblici e privati. Il titolo del libro non tragga in inganno: nulla dei fatti boccacceschi e di piccanti intrighi, ma solo gustosi episodi che mettono a nudo vizi e virtù, burle e scherzi della gente dove le girandole amorose, con un pizzico di trasgressione, sono gli ingredienti di base. L’Editore è Morlacchi, Perugia.

VINCENZA LOSITO BALDASSARINI, pediatra, medico scolastico, dottore di fabbrica, nel suo libro “Persone” disegna una infinità di figure incastonate nella sua vita che si intrecciano con la storia di Perugia e dell’Umbria. Un libro che come in ogni biografia si può intercettare la traccia di una persona insieme ad uno spaccato del tempo in cui vive ed opera. Un racconto avvincente improntato ad un esauribile ottimismo che le ha permesso di superare difficoltà sue e delle persone che ha curato. Essenzialmente bambini. Aiutarli nella loro fragilità è stata la missione della sua vita. La lettura affascinante in ogni pagina, offre la testimonianza di una infaticabile animatrice dell’Unicef, del cui Comitato regionale è stata per anni la Presidente. L’Editore è Morlacchi, Perugia

LUCIANO GIACCHè è un personaggio eclettico: politico, storico della medicina, archeologo, che nella sua veste di “idrologo” ha curato con professionalità un volume “Torniamo alle Fonti”. E’ un excursus della memoria dell’acqua, un disegno del futuro dei luoghi in cui le acque minerali e le fonti termali hanno percorso secoli di persone e di vita. Giacchè fa vivere con tocco leggiadro e documentato la storia delle principali terme e delle acque minerali dell’Umbria, la loro evoluzione, il loro presente e la proiezione futura. Il ritorno alle Fonti per “passare le acque” presuppone che la scaturigine idrica sia proposta come meta di viaggio e spazio per un soggiorno di cura. L’Editore è Dimensione Grafica , a cura della Regione Umbra e della Sviluppumbria.


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