Il Progetto Alternativo all'Inceneritore di Parma

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C O O R D I N A M E N T O G E S T I O N E C O R R E T TA R I F I U T I E R I S O R S E

L’ALTERNATIVA C’E’

L’INCENERITORE A PARMA NON E’ NECESSARIO

PROGETTO ALTERNATIVO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI

w w w. g e s t i o n e c o r r e t t a r i f i u t i . i t • g e s t i o n e c o r r e t t a r i f i u t i l @ g m a i l . c o m


L’Alternativa c’è Premessa!

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IL CICLO DEGLI IMBALLAGGI!

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La Normativa Europea!

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Piani e programmi!

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Contesto!

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RIDUZIONE!

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Compostaggio domestico!

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Acquisti verdi!

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Acqua buona nelle mense!

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La Via dell’Acqua!

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Latte alla spina!

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Detersivi alla spina!

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Eco-sagre!

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Pannolini ecologici!

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Assorbenti ecologici!

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Mercatino di scambio e riuso!

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Via la plastica da tutte le mense!

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Progetto scuole a costo zero!

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Altre proposte!

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IL RIUSO!

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Raccolta Porta a Porta!

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Qualità della Raccolta differenziata PaP!

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Quale Raccolta differenziata!

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RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA!

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LA PIATTAFORMA DEL RICICLO!

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IL TRATTAMENTO DELL’INDIFFERENZIATO!

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TRATTAMENTO FANGHI DI DEPURAZIONE!

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IL CENTRO DI RECUPERO!

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IRM!

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CMRD!

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COMPOSTAGGIO!

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IMPIANTO DI RI-UTILIZZO!

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IMPIANTO C e D!

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IMPIANTO PER RIFIUTI RESIDUI - ESTRUSIONE!

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Appendice A!

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Premessa La produzione dei rifiuti nel mondo è indubbiamente una delle chiare ed evidenti prove di come l’attuale programmazione e produzione umana di merci non sia sostenibile. Una merce che alla fine del suo ciclo di utilizzo resta come rifiuto, e pertanto come sostanza che inciderà negativamente sull’ambiente, è un chiaro esempio di come vi siano errori fondamentali nel sistema di progettazione delle merci stesse. Su tutti i piani di gestione dei rifiuti, sia quelli locali che nazionali, si legge che il primo passo per la corretta gestione è la riduzione della produzione stessa dei rifiuti. Una raccomandazione che viene sistematicamente disattesa, dal momento che in Italia, ad esempio, la produzione è costantemente in aumento. Dire che il rifiuto, come residuo della merce che si ottiene alla fine vita della merce stessa, è essenzialmente un difetto di progettazione sembra una cosa ovvia. Il ciclo aperto e lineare che l’uomo ha messo in atto dal momento della rivoluzione industriale (estrazione delle materie prime, lavorazione, trasformazione, produzione, uso, distruzione, rifiuto) è purtroppo la causa prima della grave situazione che il mondo attuale si trova a gestire. La soluzione ovvia sarebbe prendere esempio dai cicli della natura, cicli chiusi nei quali il prodotto di scarto di un sistema (animale, vegetale, etc.) diventa la fonte primaria di sostentamento per gli altri. Senza banalizzare, dire che la soluzione deve essere ricercata nell’eliminazione della produzione del rifiuto (politica RIFIUTI ZERO- Zero Waste) è una verità indiscutibile ed una realtà che potrà essere raggiunta solo con una presa di coscienza del mondo politico-legislativo tramite una legislazione che imponga al mondo produttivo di commercializzare solo ed esclusivamente materiali e merci riciclabili al 100%. Qui sotto riportiamo un piccolo schema che esemplifica il vero ciclo corretto dei rifiuti (in questo caso gli imballaggi che sono la fonte principale insieme all’umido dei rifiuti domestici).

IL CICLO DEGLI IMBALLAGGI C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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Nella prospettiva di raggiungere questo risultato, le possibilità attuali che abbiamo sono quelle di minimizzare gli impatti sull’ambiente e la salute dell’uomo derivanti dalla gestione dei rifiuti. Per far questo basta seguire la gerarchia dei vari passaggi nella gestione dei rifiuti dettata dalla Comunità Europea. Se immaginiamo il sistema come una sorta di catena ad anelli chiusa, dove gli anelli più grossi rappresentano le fasi più significative della gestione (modifiche progettazione, riduzione, riuso, riciclo) è del tutto evidente che l’anello che rappresenta l’impianto che dovrà gestire il materiale non altrimenti differenziabile (il cosiddetto secco residuo), non potrà che essere l’anello più piccolo perché non avremo bisogno di costruire grossi impianti con emissioni impattanti sulla salute e l’ambiente, ma basterà un impianto di recupero per ottenere dal rifiuto una materia “prima seconda” utile da re-immettere nei cicli produttivi. Pertanto alla gerarchia dettata dalla normativa europea vigente, va aggiunto il progetto alternativo che presentiamo in questa brochure, un sistema che potrà traghettarci col minimo impatto ambientale verso il sistema Rifiuti Zero – Zero Waste.

La Normativa Europea Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti. La presente direttiva abroga le direttive 75/439/CEE, 91/689/CEE e 2006/12/CE.

La direttiva stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno della Comunità. Essa mira a proteggere l’ambiente e la salute umana attraverso la prevenzione degli effetti nefasti della produzione e della gestione dei rifiuti. Prevede una specifica gerarchia per proteggere maggiormente l'ambiente, decretando che gli Stati membri devono adottare delle misure per il trattamento dei loro rifiuti conformemente al seguente ordine di priorità: • Prevenzione – riduzione • Preparazione per il riutilizzo • Riciclaggio; • Recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia ma non necessariamente tramite incenerimento del rifiuto • Smaltimento.

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Gli Stati membri possono attuare misure legislative per rafforzare questa gerarchia nel trattamento dei rifiuti. Tuttavia, essi devono garantire che la gestione dei rifiuti non metta a rischio la salute umana e non comprometta l'ambiente. Noi crediamo che la scelta fatta oggi dall’amministrazione provinciale e comunale di incenerire i rifiuti residuali dalla raccolta differenziata, sia una scelta che va nella direzione contraria a tale raccomandazione.

Piani e programmi Le autorità competenti sono tenute a predisporre uno o più piani di gestione dei rifiuti, volti a coprire l'intero territorio geografico dello Stato membro interessato. Tali piani contengono in particolare il tipo, la quantità e la fonte dei rifiuti, i sistemi di raccolta esistenti e i criteri di riferimento. Devono inoltre essere elaborati dei programmi di prevenzione, al fine di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Tali programmi devono essere comunicati dagli Stati membri alla Commissione europea.

Contesto La produzione di rifiuti tende ad aumentare all'interno dell'Unione europea. Per questo la legislazione precisa i concetti basilari, come le nozioni di recupero e smaltimento, in modo da inquadrare meglio le attività di gestione dei rifiuti. È necessario inoltre rafforzare le misure in materia di prevenzione e di riduzione degli impatti ambientali della produzione e della gestione dei rifiuti. Il recupero dei rifiuti deve infine essere incoraggiato, al fine di preservare le risorse naturali.

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RIDUZIONE Appare del tutto evidente che il primo passo da fare per arrivare alla minor produzione di rifiuti possibile è ridurne la produzione. Troppo poco si è fatto fino ad ora, pur essendo presente nel cappello iniziale di ogni piano provinciale sui rifiuti (PPGR) l’intenzione di volerli ridurre. Alle parole purtroppo però non seguono mai i fatti. Sarebbe invece utile anche solo copiare quello che succede all’estero. Caso esemplare è stato quello della provincia di Ebersberg in Baviera, dove una seria politica di riduzione dei rifiuti alla fonte adottata dagli amministratori locali, ed amplificata dalla emanazione nel 1991 di una nuova legge nazionale, nota come "Decreto Töpfer" dal nome dell'allora Ministro dell'Ambiente, ha portato ad un crollo della produzione dei rifiuti fra il 1988 ed il 1993, ottenendo una riduzione ad un sesto in soli cinque anni! Il Decreto Töpfer attribuisce la responsabilità dei rifiuti da imballaggio alle ditte produttrici e distributrici; ciò ha portato alla nascita del DSD, un consorzio fra le imprese per la raccolta. Il consorzio si finanzia con gli introiti del "Punto Verde" ("Der Grüne Punkt"), un marchio per contraddistinguere gli imballaggi per i quali è stata versata la tariffa, commisurata alle dimensioni ed al peso, per la loro raccolta e riciclaggio. Questo sistema ha comportato un forte impegno da parte delle imprese a ridurre gli imballaggi e contemporaneamente ha orientato le scelte del pubblico verso i prodotti con minori imballaggi, in quanto meno costosi. Altre esperienze internazionali sono state coronate da successo, come nel distretto di Alameda in California o a Canberra in Australia, dove in dieci anni è stata dimezzata la quantità di rifiuti da smaltire. Da ultimo in Israele è stata promulgata una normativa che obbliga i produttori a riciclare gli imballaggi dei loro prodotti. (http://www.cosmeticsdesign-europe.com/Packaging-Design/Israel-plans-packaging-recycling-revolution /?c=f6nYxo1Clf18a5wQ54zu9w%3D%3D&utm_source=newsletter_daily&utm_medium=email&utm_camp aign=Newsletter%2BDaily A Parma, a livello provinciale, nei diversi comuni esistono pratiche di riduzione dei rifiuti, purtroppo presenti in modo non omogeneo, per cui può succedere che in un comune sia stato adottato un progetto particolare (ad es. l’incentivazione per l’uso dei pannolini riciclabili) mentre in altri si adottino altre misure (ad es. il fontanello di acqua pubblica depurata per ridurre l’uso di acqua in bottiglie di plastica). La soluzione sarebbe applicare su tutto il territorio provinciale in modo omogeneo quelle misure già al momento attuabili e collaudate per portare ad un rapido decremento nella produzione rifiuti tutto il territorio provinciale. Si dovrà in primo luogo pensare ad una innovazione tecnologica del sistema degli imballaggi. La nostra regione vede la principale presenza sul territorio nazionale di imprese per il packaging, in primis quello per il settore agroalimentare. Indirizzare precise scelte industriali, anche supportate dalla ricerca fatta in collaborazione con le università delle diverse province, porterebbe in breve alla produzione di imballi riciclabili o riutilizzabili al 100%, evitando così di buttare in discarica o negli inceneritori tonnellate di materia. C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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Di seguito si riportano alcune politiche di riduzione rifiuti, in parte già applicate ma non con l’attenzione che meriterebbero, che, se estese su tutto il territorio provinciale, determinerebbero un sicuro calo della produzione dei rifiuti stessi.

1.

Compostaggio domestico

Circa il 30% dei rifiuti solidi urbani è composto dall’umido, la frazione organica. Tonnellate di organico potrebbero andare direttamente nei terreni e negli orti, invece di finire nei cassonetti. Incentivazione del compostaggio domestico con corretti controlli di efficienza e qualità. 2.

Acquisti verdi

Per sottolineare anche l’importanza dell’utilizzo dei materiali riciclati e di alimentare il mercato dei prodotti con materie prime seconde, si dovrebbe adottare il sistema degli acquisti verdi GPP (Green Public Procurement); tutti gli acquisti degli enti comunali su tutto il territorio provinciale e la stessa Provincia, dovrebbero essere vincolati ad una procedura che selezioni quelli prodotti con materiale riciclato in modo da sostenere la domanda degli articoli realizzati con un minor impatto ambientale e dimostrare che anche attraverso gli acquisti si può incidere. Oltre alla procedura per acquisti verdi andrebbe avviato un sistema interno ai palazzi di amministrazioni, scuole, uffici per la raccolta differenziata ed il recupero dei rifiuti speciali come, ad esempio i toner delle stampanti, che in questo modo potrebbero essere rigenerati e avviati a nuova vita. 3.

Acqua buona nelle mense

L’Italia è il paese Europeo con il maggior consumo di acque minerali. Un consumo che non è certo motivato dalla minor qualità delle acque di acquedotto bensì da una massiccia campagna pubblicitaria che ci induce all’acquisto dell’acqua al supermercato con costi superiori del 1000% rispetto a quella “pubblica” e con una qualità non certo migliore. L’acquisto di acque minerali comporta gravi conseguenze sull’ambiente per i rifiuti che produce ma anche per la grande circolazione di TIR che attraversano l’Italia per trasportare l’acqua del Sud Italia al Nord e viceversa. Decidere di sostituire progressivamente nelle mense scolastiche le acque minerali imbottigliate, adottando invece brocche con acqua di rubinetto, farebbe risparmiare economicamente le scuole e farebbe calare la produzione di plastica. La stessa politica andrebbe applicata alle residenze assistenziali protette e a tutte le comunità. Utile anche l’installazione di fontanelle pubbliche con acqua controllata per la distribuzione pubblica. Questa soluzione, attuabile sia nei paesi che nei quartieri cittadini, darebbe la possibilità di rifornirsi da parte delle C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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famiglie, in modo comodo e conveniente, risparmiando sul conto mensile per il consumo di acque minerali in bottiglia di plastica. La riduzione del quantitativo di plastiche PET da mandare a riciclo sarebbe evidente nel giro di pochi giorni.

In Italia consumo medio pro-capite di 204,8 litri di acqua in bottiglia nel 2007 (fonte: http://www.eticaeconomia.it/il-mercato-delle-acque-in-bottiglia-in-italia.html) 1 bottiglia da 1,5 lt in PET pesa mediamente 35 grammi (varie fonti su internet) Popolazione provincia di Parma 425.690 abitanti (fonte: http://www2.provincia.parma.it/page.asp?IDCategoria=1257&IDSezione=5060) Verosimile consumo totale di acqua in bottiglia della Provincia di Parma = Litri 87.181.312, Bottiglie ipotetiche consumate per anno: 58.120.874, PET da smaltire o da riciclare in totale: 2.034 tonnellate Consumo PET pro-capite per anno: 4,77 kg Quindi se si passa al rubinetto si ha: - minor produzione di PET - minor inquinamento dovuto al trasporto su TIR - risparmio per il portafoglio della famiglia (calcolato in 250-500 Euro anno per famiglia di 4 persone) - maggiori introiti per il gestore locale (ENIA) che "vende" più acqua e può investire nel miglioramento del servizio - calo di produzione di rifiuti da trattare

4.

La Via dell’Acqua

Con lo stesso obiettivo di diminuire l’utilizzo delle acque minerali ma anche per valorizzare i luoghi delle fonti naturali presenti sul territorio come luoghi di “bene comune”, si dovrebbero costruire percorsi denominati: “La Via dell’Acqua”. Il percorso valorizzerebbe la presenza delle fonti con una cartellonistica stradale e l’indicazione delle proprietà dell’acqua che ne sgorga e la garanzie dell’assoluta sicurezza nell’utilizzo. 5.

Latte alla spina

Per la riduzione degli imballaggi ma anche per la valorizzazione della “Filiera Corta” si dovranno realizzare distributori automatici di latte alla spina. Grazie a questo distributore: il cittadino potrà avere un latte più fresco, non trattato e più genuino, il latte sarà più economico perché con 1 euro si acquista 1 litro di latte fresco appena munto; all’allevatore viene riconosciuto più del doppio rispetto a quanto riconoscono le centrali del latte; il latte può essere acquistato con un proprio contenitore riutilizzandolo e risparmiando all’ambiente l’utilizzo dei contenitori “usa e getta”.

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6.

Detersivi alla spina

Detersivi di qualità, naturali ed ecologici, di produttori locali, possono essere acquistati, direttamente usando un proprio contenitore! Sarà necessario creare punti vendita in tutto il territorio cittadino e nei diversi paesi per acquistare in comodità detersivi alla spina risparmiando e facendo risparmiare all’ambiente lo smaltimento di tanti inutili imballaggi. 7.

Eco-sagre

Obbligare, tramite uno specifico regolamento, ad utilizzare esclusivamente materiale riciclabile nelle sagre, manifestazioni, feste di quartiere, raduni, etc. Più Ecosagre significa ridurre l’impatto ambientale delle manifestazioni nel territorio provinciale. Gli organizzatori delle sagre estive, infatti si impegneranno a: differenziare tutti gli scarti prodotti dalla sagra e dei partecipanti; ridurre la produzione di rifiuti e di imballaggi durante le feste utilizzare stoviglie, posate e bicchieri riutilizzabili o in materiale compostabile. 8.

Pannolini ecologici

Grazie ai pannolini lavabili si riduce notevolmente la produzione di rifiuti ma anche la spesa! I nuovi Pannolini lavabili, semplici da usare, sono riutilizzabili: per il 90% sono costituiti da cotone biologico e materiali naturali, si possono lavare anche in lavatrice e comportano un risparmio di oltre il 70% per le famiglie rispetto ai normali pannolini. I comuni su tutto il territorio provinciale dovranno fornire alle famiglie il primo kit e, dopo un'iniziale sperimentazione di 20 giorni, a chi intende proseguire nel progetto, fornire il secondo kit con una sovvenzione del 50%. 9.

Assorbenti ecologici

Rendere disponibili alla vendita presso le farmacie comunali, ma accendere una specifica convenzione con tutte le altre, gli assorbenti ecologici. Grazie alla possibilità di essere lavati e più volte riutilizzati contribuiscono alla riduzione dei rifiuti. C'è anche un risparmio per le signore perché con la spesa equivalente di quattro mesi di "usa e getta" si acquistano assorbenti ecologici che durano 10 anni. Il prodotto è anallergico e facilmente lavabile. 10. Mercatino di scambio e riuso Gli oggetti inutilizzati possono essere utili agli altri. E' questa l'idea che sta alla base del mercatino di scambio e riuso. Al termine delle giornate specificamente istituite, i cittadini possono lasciare in piazza le cose che non servono più, che sono state messe all’asta, sono state vendute, scambiate, regalate o barattate. Gli oggetti invenduti verranno riciclati. 11. Via la plastica da tutte le mense Con le nuove gare delle mense scolastiche e comunali, i comuni metteranno al bando l'usa e getta! In tutte le mense scolastiche e comunali dove ancora si usa la plastica, verranno invece inserite le lavastoviglie indu-

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striali e i piatti di coccio. Niente più piatti o bicchieri di plastica ma piatti lavabili che permettono un ulteriore e notevole riduzione nella produzione degli scarti. 12. Progetto scuole a costo zero Al momento le scuole sostengono costi elevati per la rottamazione e smaltimento dei loro rifiuti (oggetti, arredo, etc). Comuni di media grandezza come Treviso arrivano a spendere anche 150.000 euro all’anno per tale servizio. La proposta è quella di creare squadre di ragazzi in ogni istituto o comprensorio che possa fungere da “smontatori” in modo da poter recuperare oggetti e arredo scolastico non più fruibile da inviare al centro di recupero. Tale progetto potrebbe essere a costo zero per i comuni dal momento che il materiale fungerebbe come sorta di pagamento per il servizio svolto una volta consegnato al centro di recupero. Riportiamo qui sotto un diagramma per spiegare come sono i flussi della raccolta all’interno delle scuole del trevigiano grazie al progetto di collaborazione fra provincia e Centro Riciclo di Vedelago.

13. Utilizzo stampanti Sembra una banalità ma se settassimo le nostre stampanti di casa e dell'ufficio in modalità fronte/retro si risparmierebbe più o meno il 50% di carta. Considerando che un foglio A4 pesa circa 5 grammi (quelli più usati hanno una grammatura da 80 gr/mq) e conoscendo il volume di pagine stampate in un anno (in molte

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stampanti è possibile verificarlo dal menu sul display) si può facilmente calcolare quanti chili di carta si è evitato di stampare. Anche in questo caso benefici in: - meno alberi tagliati - meno TIR che viaggiano per trasportare le vostre risme di carta

14. Sviluppo dei Gruppi di Acquisto Solidali (G.A.S.) Sostenendo la formazione di nuovi GAS si promuovono le buone pratiche attuate in questi gruppi che, acquistando prodotti locali a km zero:

- favoriscono le economie locali, - diminuiscono i costi e l’impatto dei trasporti, - sostengono l'agricoltura biologica che mantiene il territorio invece che inquinarlo con concimazioni chimiche Altre proposte • riduzione del numero di imballaggi e dei contenitori ed il loro riutilizzo, promuovendo il ripristino del sistema del vuoto a rendere a cominciare dai settori della ristorazione, ricezione e distribuzione; • incentivazione ed il sostegno ad aziende e distributori che convertono almeno il 30% del proprio prodotto venduto (ad es. latte fresco, acqua minerale, detersivi, ecc.) in contenitori a rendere con cauzione; • prevenzione dei rifiuti basata sul riciclaggio e sulla sistematica estrazione ad oltranza dei materiali riutilizzabili rinvenibili nei rifiuti stessi; • responsabilizzazione delle varie utenze: - utenze domestiche (iniziative di educazione ambientale, tariffa, incentivazione all’autocompostaggio, -

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ecc.); utenze attività produttive (promozione di accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di strategie rivolte alla riduzione degli scarti e alla commercializzazione di merci durature); utenze commerciali (promozione accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di strategie rivolte non solo alla riduzione e riutilizzo degli imballaggi, ma anche all’identificazione e alla vendita di prodotti con materiali più sostenibili in fase di recupero e smaltimento); grande distribuzione (promozione di accordi di programma e/o incentivi per l’attuazione di strategie rivolte alla riduzione degli scarti e alla commercializzazione di merci durature, sistemi di ricarica con dispenser, buoni sul reso, accordo per poter lasciare gli imballi già all’uscita dei punti vendita una volta completato l’acquisto, ecc.); utenze uffici (iniziative di educazione ambientale, promozione della carta riciclata, ecc.); utenze pubbliche (attuare all’interno delle pubbliche amministrazioni misure di riduzione degli imballaggi, raccolta differenziata, politica di acquisti verdi; favorire la proliferazione di impiantistica per il riciclo e nobilitazione di materiali recuperati; rendere più conveniente l’uso di prodotti riciclati anche con politiche fiscali (tassa sulle materie vergini).

Queste vogliono essere solamente alcune linee guida e idee che devono naturalmente essere integrate anche con esperienze ed iniziative già in essere in molte realtà nazionali ed internazionali.

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IL RIUSO Un’altra possibilità che abbiamo per ridurre i rifiuti è recuperare all’originale funzione oggetti e materiali che vengono buttati perché presumibilmente non più idonei a svolgere il loro compito. Recuperare e ridare nuova vita a questi oggetti significa evitare di consumare materie prime per produrne di analoghi con la stessa funzione. All’interno dell’ECO Centro sarà presente un'apposita area per il recupero e la riparazione di questi oggetti.

Raccolta Porta a Porta Il tema della raccolta differenziata Porta a Porta è quello centrale di tutto il ciclo per una corretta gestione dei rifiuti. Non è possibile eseguire una corretta raccolta differenziata, specie di qualità con possibilità di invio al recupero del 100% del materiale raccolto, se non si applicano tre punti per noi fondamentali: 1.

Raccolta differenziata PaP su tutto il territorio (porta a porta spinta)

2.

Totale eliminazione dei cassonetti stradali

3.

Applicazione della tariffa puntuale (pago per quanto produco di secco indifferenziato)

4.

Eliminazione del concetto di assimilazione dei rifiuti commerciali a quelli urbani ed estensione della raccolta differenziata capillare presso tutti gli operatori del settore commerciale

Solo applicando questi passaggi si ritiene di poter assistere ad una riduzione significativa della produzione dei rifiuti pro-capite, come è già successo in tutti i territori dove questa filosofia è stata applicata. Al momento, infatti, la presenza dei cassonetti stradali sulla maggior parte del territorio provinciale, determina il fallimento di una corretta raccolta porta a porta. Il cittadino non virtuoso non esita ad eliminare anche materiale totalmente riciclabile nel cassonetto dell’indifferenziato, destinando così quel materiale alla discarica o ad un inceneritore (vedi Rapporto Osservatorio Rifiuti Provincia di Parma 2008).

Qualità della Raccolta differenziata PaP Il secondo aspetto non meno importante è la qualità della raccolta differenziata. Il cittadino differenzia correttamente, o con un margine di errore prevedibile, purtroppo mescolando il cosiddetto multi-materiale (vetro, plastiche, alluminio) in un unico contenitore che viene poi svuotato in un camion compattatore. All’interno del cassone del camion, il materiale viene mischiato, schiacciato e reso in questo modo quasi inseparabile o quanto meno recuperabile con ulteriore costo e spreco energetico per la ditta cui tale materiale è destinato. Non per altro, il comune di Parma ha perso nel 2009 ben 600.000 euro di incentivi negati dal consorzio del riciclo CONAI proprio per la cattiva qualità della raccolta differenziata. Separare invece il vetro singolarmente porta alla concessione sicura degli incentivi CONAI che altrimenti vanno perduti. Va quindi rivista anche la modalità di raccolta del materiale da inviare al riciclo e quindi al riuso, pena una consistente perdita economica insieme ad uno scarso risultato in termini di recupero dei materiali.

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Quale Raccolta differenziata Il tema centrale poi, oltre ad applicare un corretto sistema per la raccolta differenziata, è l’estensione della raccolta porta a porta ad una quantità di frazioni merceologiche la più ampia possibile. Al momento vengono raccolte a nostro giudizio solo poche frazioni (verde, carta, vetro, plastiche, alluminio, metalli), ma le possibilità sono molto più ampie. Basti pensare alla capacità di recupero che si avrebbe se solo durante le demolizioni degli edifici si evitasse di buttare in discarica tutto il legno, vetro, metalli, etc che normalmente vedono quel destino. Viene qui sotto riportato una lista delle possibili altre frazioni merceologiche recuperabili tramite raccolta differenziata PaP. Tutte le risorse scartate possono essere divise in 12 categorie di mercato C AT E G O R I A

ESEMPI

Elettrodomestici, Oggetti in plastica durevole, Tessili, MateRIUTILIZZABILI

rassi e mobili, Residui di costruzione e demolizione, Libri e cataloghi, altri oggetti riparabili Cartone, Carta da ufficio, Giornali, Riviste e cataloghi, Altra

CARTA

carta da ufficio, Cartoncino (es. da imballo), Altro / carta composita

RESIDUI VEGETALI

PUTRESCENTI

Foglie e erba, Residui di potatura, Rami e ceppi

Residui alimentari, Residui di pesce e carne, Residuo fangoso, LEGNO, Legno non trattato, Legno trattato

CERAMICI

Laterizi, cemento, asfalto da pavimentazione

TERRENI

Lavagne per gesso, Particelle rocciose

METALLI

Carcasse di auto, Lattine di alluminio, Latte d’acciaio, Metalli ferrosi, Non ferrosi,

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C AT E G O R I A

ESEMPI

VETRO

Contenitori vetro trasparente, Contenitori vetro misto, Vetro trasparente, Vetro verde, Vetro misto, Vetro marrone, Vetro di finestre, Altro vetro

TESSILI E CALZATURE

Fibre in poliestere, Cotone e lana, vestiti, calzature, cinture, accessori.

POLIMERI

1 PET (CRV), 2 HDPE Colorato, 2 HDPE Naturale, 1 PET Plastica, 4 Sacchetti di plastica, Copertoni, Altre plastiche, Bitume per rivestimento tetti, Pellicole in plastica

CHIMICI

Olio per motori usato, Rifiuti pericolosi di casa, Assorbenti usa e getta e igiene femminile, Rifiuti medici trattati

Un esempio di quello che si potrebbe fare con i copertoni: I copertoni usati possono essere utilizzati per la fabbricazione di: a. copertoni rigenerati b. conglomerati bituminosi speciali c. membrane impermeabili d. barriere acustiche e. basamenti stradali anti-rumore (massicciate per tram) f. cordoli ed altri attrezzi spartitraffico g. materiali per fondazioni speciali h. isolanti per tetti i. pavimentazioni pedonali l. supporti antistatici per apparecchiature elettriche ed elettroniche m. sigillanti adesivi n. tappetini o. suole per calzature p. parti per macchine industriali q. nastri trasportatori r. imballaggi s. materiali miscelati con altre plastiche C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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t. pavimentazioni sportive § ecc. Qui sotto si riporta una tabella dove si evidenziano i guadagni e il potenziale occupazionale di 1,000,000 Ton di risorse gettate. Categorie della “Chiara Dozzi-

Posti lavoro

Prezzo di mercato

Valore totale delle

$/T (stima)

risorse ($)

Ton /anno

na”SM 1. Riutilizzabili

350

28,000

550

15,400,000

2. Carta

65

370,000

20

7,400,000

3. Residui vegetali

30

100,000

7

700,000

4. Putrescenti

85

190,000

7

1,330,000

5. Legno

24

40,000

4

320,000

6. Ceramica

7

20,000

4

80,000

7. Terreni

20

10,000

7

70,000

8. Metalli

35

60,000

40

2,400,000

9. Vetro

75

30,000

10

300,000

10. Polimeri

1,020

110,000

100

11,000,000

11. Tessili

340

40,000

200

8,000,000

12. Chimici

4

2,000

15

30,000

Totale

2,055

1,000,000

47,030,000

By Richard Anthony

E’ evidente che basterebbe aggiungere altre frazioni merceologiche a quelle che si raccolgono già con modalità porta a porta per ottenere sicuri vantaggi in termini non solo di protezione della salute e dell’ambiente, ma anche in termini economici e occupazionali. Quello che in effetti stupisce della decisione delle Amministrazioni di bruciare rifiuti favorendo così il gestore principale – ENIA, è la volontà di chiudere totalmente al mondo della cooperazione questo settore che al contrario sarebbe stato trainante per le moltissime realtà presenti sul nostro territorio. In un momento in cui la crisi economica e lavorativa sembra spingere le economie dei paesi verso l’allarme rosso, non comprendere quale potenziale sarebbe disponibile seguendo questo semplice schema è veramente inspiegabile.

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La nostra proposta si caratterizza anche per la possibilità di dare occupazione ad un numero nettamente superiore di lavoratori rispetto alla semplice gestione con un forno inceneritore. Si calcola infatti che per un lavoratore impegnato nell’impianto di incenerimento si hanno 15 lavoratori coinvolti nel sistema del riciclo e del sistema di riutilizzo della materia che illustreremo Tale scelta poi andrebbe a tutto vantaggio delle tasche dei cittadini, dato che l’unico modo di far pagare di meno l’utente è quello di premiare tramite una tariffa puntuale lo sforzo fatto per la separazione dei materiali. La raccolta PaP ha dimostrato di comportare i maggiori vantaggi sia in termine di riduzione di rifiuti (mediamente -20%), aumento della raccolta differenziata (fino al 70-80%) e, soprattutto, a regime, diminuzione delle tariffe (- 15%). Ricordiamo che già nel 2006 una ricerca su oltre 13 milioni di cittadini fatta dall'Ecoistituto di Faenza dimostrava quanto detto sopra. Già oggi un cittadino che vive in un appartamento di 80 metri quadri in provincia di Treviso, ove si fa il porta a porta, paga per la Tarsu 90 euro l'anno rispetto ai 120 euro circa della media del comune capoluogo e di 230 euro pagati dalle nostre famiglie tra Parma e provincia.

RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA La parte del leone in tutto il ciclo dei rifiuti, sembra anche superfluo dirlo, la fa la raccolta differenziata. Eppure non è così scontato questo tema. In particolar modo per la nostra realtà cittadina. Se è pur vero che sul territorio comunale si assiste ad un notevole successo in termini di raccolta PaP (fino anche all’80%), c’è una triste realtà per cui alcuni comuni della provincia sono fuori legge per ciò che riguarda addirittura il rispetto del decreto Ronchi, con percentuali di raccolta differenziata ben al di sotto del 35%. Uniformare pertanto la percentuale di raccolta differenziata su tutto il territorio provinciale, e in particolar modo su quello del comune capoluogo, porterebbe ad ottenere il massimo risultato in termini non solo di miglioramento della qualità della raccolta dei rifiuti, ma soprattutto in termini di riduzione delle produzione totale. La realtà del territorio comunale del capoluogo, purtroppo grazie alla compresenza del sistema misto di raccolta PaP/ cassonetto, che vanifica non solo i risultati quantitativi ma anche qualitativi della raccolta stessa, è il punto centrale da modificare al più presto (bastano pochi giorni) per rientrare in parametri ottimali. Il sistema che vede sacrificato il corretto ciclo della raccolta differenziata è purtroppo legato alla equiparazione dei rifiuti commerciali al rifiuto urbano (assimilazione). Questo porta i gestori delle attività commerciali a impegnarsi al minimo nella raccolta differenziata, sicuri che, avendo a disposizione ampi cassonetti stradali per lo smaltimento, non avranno bisogno di preoccuparsi per il destino dei loro materiali inutilizzati. Spesso si tratta di plastiche perfettamente riutilizzabili, di carta, cartoni e umido. Risulta evidente che obbligare il settore commerciale al corretto recupero dei materiali riciclabili e l’invio dell’umido al compostaggio, darebbe una grossa mano nella riduzione del quantitativo totale dei rifiuti prodotti per anno pro capite sul territorio provinciale (al momento intorno ai 612 kg/abit/anno). Si calcola che solo togliendo i cassonetti stradali e sospendendo l’assimilazione agli urbani dei rifiuti commerciali si potrebbe scendere come produzione pro capite alla metà del valore attuale (350 Kg pro-capite anno).

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In questo modo ne risulterebbe un vantaggio non solo in termini di quantità ma anche di qualità della raccolta PaP, con sicuro recupero degli incentivi CONAI, attualmente non concessi per intero al comune capoluogo proprio per la scarsa qualità della raccolta stessa.

LA PIATTAFORMA DEL RICICLO Autonomia e autosufficienza sono i secondi punti centrali del nostro progetto alternativo. Al momento, escluso alcune frazioni merceologiche come carta e metalli e in parte una bassa percentuale delle plastiche, il materiale post consumo da riciclare e l’umido viene inviato fuori provincia, con costi elevati per la comunità sia in termini ambientali che economici. Il centro di trattamento rifiuti dovrà gestire sul posto tutto il ciclo del recupero delle frazioni merceologiche, in modo da preparare all’invio diretto alle ditte che riutilizzano le materie così recuperate, col minimo costo ambientale e riducendo la movimentazione dei camion per il trasporto in altri centri. Parlare di autosufficienza provinciale senza che questa sia reale anche in termini di recupero e preparazione corretta all’invio delle materie recuperate con la raccolta PaP, è non comprendere che, se facciamo il grosso del lavoro in sede, si otterranno dei benefici immediati in piena autonomia. Pertanto all’interno del PAIP dovrà essere presente una sezione per il recupero e imballaggio delle frazioni merceologiche di cui sopra da inviare direttamente alle ditte per il riuso.

IL TRATTAMENTO DELL’INDIFFERENZIATO In questo modo rimarrebbe da gestire solo ciò che impropriamente oggi viene chiamato rifiuto indifferenziato, cioè quella materia che a fine del suo ciclo di utilizzo, non essendo possibile riportarla al riciclo o riuso, viene inviata all’incenerimento per ottenere una minima quantità di energia. Energia che sicuramente è in saldo negativo se solo si considerasse l’energia consumata per estrarre il materiale, trasformarlo, produrre la merce, trasportare e utilizzare quella data merce. In questo caso ci si accorgerebbe facilmente che il saldo energetico è fortemente negativo e che l’energia prodotta dall’incenerimento di quel rifiuto è decisamente molto inferiore a tutta quella che si è consumata per produrlo e usarlo, senza considerare i costi di esternalizzazione sanitaria, cioè l’impatto che le emissioni tossiche prodotte dall’incenerimento di quel dato oggetto provocheranno in termini di aumento delle malattie e della spesa sanitaria per la cura delle stesse.

TRATTAMENTO FANGHI DI DEPURAZIONE Un altro tema delicato è quello del trattamento dei fanghi di depurazione. Il nuovo progetto di ENIA prevede di bruciare anche questi fanghi, fino a poco tempo fa sparsi sui terreni agricoli come fertilizzanti. Una recente normativa di legge impedisce ormai questa pratica, per cui, come materiale organico, ENIA si appresta a bruciarli per ottenere sostanzialmente gli incentivi dei cosiddetti Certificati Verdi (incentivi ottenuti per le fonti rinnovabili, in modo del tutto improprio, simili ai CIP6 per i quali, e solo in Italia, ottenere energia elettrica bruciando rifiuti significa ottenere ernergia da Fonti Rinnovabili, come sole, vento e mare. Per tale motivo l’Italia è sotto procedura d’infrazione da parte della Comunità Europea). C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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Attualmente, esistono altri metodi per trattare i fanghi di depurazione. 37 comuni della provincia milanese si sono consorziati per dare vita ad un progetto che nell'ottobre del 2008 ha finalmente visto la luce. Si tratta di una Spa, la Idra, fondata nel 1971 per iniziativa della Provincia di Milano che ha realizzato un impianto di trattamento, depurazione e allontanamento delle acque reflue nell'ottica di tutelare il territorio e difendere il suolo e il sottosuolo e, diciamo noi, en passant, la qualità dell'aria. Il bacino di utenza del progetto assomma a 300.000 abitanti. Il sistema innovativo è denominato “Athos” ed utilizza l'ossidazione termica, in grado di ridurre il volume e rendere stabile il composto trattato. Alla fine del trattamento si ottiene un liquido organico biodegradabile e tecnosabbia. Tutti i fanghi sono al 100% riciclati, valorizzati o reintrodotti nell'ambiente naturale.

http://www.gruppoidra.it/

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IL CENTRO DI RECUPERO Dopo aver attraversato tutte le tappe viste in precedenza, il materiale arriva all’ECOCENTRO, un impianto che potrebbe vedere la luce nell’esatta posizione dove sta sorgendo il PAIP, con l’unica differenza che per trattare il rifiuto residuo non ci sarà l’inceneritore.

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Qui sotto viene riportata una tabella che definisce il materiale in entrata all’Ecocentro.

ECO-CENTRO

PROCESSI DI RECUPERO

1° AREA Selezione e Riduzione volumetrica

• • • •

2° AREA Produzione Granulato

Ricevimento frazioni secche riciclabili da raccolta differenziata multimateriale o monomateriale: (vetro, plastica, metalli) – (plastica, metalli) – (plastica mista); Selezione dei materiali in base alla composizione merceologica (le 12 frazioni viste in precedenza) Selezione della plastica per colore e polimero; Riduzione volumetrica (pressatura) dei vari materiali; Gestione delle singole tipologie di materiali, consegnati a impianti di seconda lavorazione (impianto di destagnazione, impianti per la preparazione del pronto-forno per le vetrerie, ecc.) o a specifiche aziende che impiegano i materiali nei loro cicli produttivi. Valorizzazione dello scarto di selezione degli imballaggi, della frazione secca RSU (rifiuto indifferenziato) e degli scarti conferiti dalle aziende (Trattamento del secco indifferenziato) Il granulato prodotto (“sabbia sintetica”) viene consegnato a specifiche aziende per l’impiego nei successivi cicli produttivi.

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Nello schema qui sotto vediamo come sarebbe strutturato il centro e quali corpi vedrebbe al suo interno

“I SEI PICCOLI GRANDI IMPIANTI” che OGNI comunità dovrà costruire 1. L’IRM ... (impianto di recupero materiali provenienti da raccolta differenziata PaP) 2. Il CMRD ... (Centro per i materiali riciclabili con difficoltà) 3. L’impianto di compostaggio 4. L’impianto per il ri -utilizzo 5. L’impianto C e D ... ( detriti di costruzioni e demolizioni) 6. L’impianto per i rifiuti residui - Estrusione

IRM Nel primo impianto si trattano ovviamente i materiali provenienti dalla raccolta differenziata e li si separano e imballano per il reinserimento nel ciclo produttivo.

CMRD Nel centro per i materiali difficili da riciclare dovranno entrare quegli oggetti che hanno una via difficile per l’invio al recupero: • gli articoli riciclabili “non – tradizionali” • rifiuti elettronici, TV, libri, scarti di plastiche, polisterene, sacchetti di plastica, vetro non di contenitori, ecc. Tra gli usi previsti nella commercializzazione finale ci saranno il ri-uso, il riciclo e lo smontaggio finalizzato al riciclo. Tale tipo di impianto dovrà necessariamente essere gestito con una filosofia del vuoto a rendere, con l’intento di responsabilizzare i produttori sull’impatto del loro prodotto finale, stimolando il sistema al cambio di rotta. (Pertanto vi sarà una contribuzione economica da parte dei produttori, mentre si può ipotizzare che parte dei costi vengano sostenuti dai cittadini per riciclare alcuni oggetti tipo rifiuti elettronici come computers e TV).

COMPOSTAGGIO L’impianto di compostaggio potrebbe ricevere parte del materiale organico proveniente prevalentemente dalla città. Altri impianti dovrebbero essere ideati sul territorio montano e collinare per ridurre al minimo il numero dei camion per il trasporto, contribuendo così alla riduzione della CO2. L'impianto riceverà solo l’organico proveniente da raccolte differenziate tra cui avanzi di cibo, carta sporca, rifiuti di giardinaggio e C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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bioplastiche. Ci sono tre tecniche principali che funzionano tutte… ma tutto dipende da quanto terreno e quanti soldi ci sono. Eco alcuni esempi: • A lunghi cumuli aperti … è la tecnica più semplice e meno costosa; • A cumuli statici aerati … sono cumuli con gestione attiva dell’aria e dell’umidità; • Digestore anaerobico … è il sistema più complesso e costoso.

IMPIANTO DI RI-UTILIZZO L’impianto di ri-utilizzo dovrà separare e gestire i materiali ancora idonei al riutilizzo (oggetti d’arredo, tessuti, elettrodomestici riparabili, recupero pezzi di ricambio, altro).

IMPIANTO C e D In questa area dell’impianto si separeranno e si invieranno al recupero i materiali di demolizione e decostruzione, che spesso troviamo scaricati abusivamente in zone improprie (aree golenali, etc.).

IMPIANTO PER RIFIUTI RESIDUI - ESTRUSIONE Il materiale non altrimenti riciclabile, invece di essere inviato all’incenerimento, sarà inviato, previo recupero di materie ancora ulteriormente differenziabili, ad un sistema detto di “estrusione” per ottenere MATERIA PRIMA SECONDA (detto granulo) cioè una sostanza similplastica che potrà essere venduta sul mercato rinviandola ai cicli produttivi per essere utilizzata al posto della materia prima, con evidenti benefici economici e ambientali (non si dovrà estrarre altra materia per le lavorazioni). In pratica, negli impianti che abbiamo visto prima vengono trattate tutte le frazioni merceologiche che possono essere avviate a recupero e riuso. Quello che non può essere riciclato (plastiche non altrimenti riciclabili, film plastici, carta oleosa, elementi di arredo, secco residuo della raccolta differenziata PaP, et) vengono avviate all’impianto di estrusione. Riportiamo qui sotto un piccolo schema dei flussi. Il materiale viene sottoposto a controllo, successivo asporto degli imballaggi presenti e triturazione miscela, quindi a separazione dei materiali ferrosi e non ferrosi. Da qui la materia così separata viene avviata ad un semplice estrusore che la lavora a 140-180 gradi, facendola passare fra dischi che omogeneizzano il tutto. Si ottiene così un materiale stabile, sanificato che viene inviato a successiva granulazione (Granulazione e vagliatura per granulometria). Il materiale poi, una volta raffreddato, viene triturato in granuli di diverso tipo di diametro, e viene utilizzato come GRANULATO PLASTICO RP-MIX-CEM Conforme alle Norme UNI EN 10667-14/2003 e Classificato “materia prima seconda”art. 181 D.lg. 152/2006). Dal trattamento di estrusione si ottiene, quindi, un granulato a matrice prevalente plastica, a norma UNI 10667/14-16, che viene venduto alle Aziende del settore edile per l’utilizzo nelle miscele di calcestruzzo per C o o r d i n a m e n t o G e s t i o n e C o r r e t t a R i f i u t i e R i s o r s e!

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la produzione di manufatti e alle Aziende della lavorazione e stampaggio per la produzione di manufatti a matrice plastica. Il mercato di riferimento è ITALIANO, EUROPEO ed extra Europeo. I campi di applicazione sono i seguenti: • settore industria edile - aggregante malte cementizie (manufatti in cemento, massetti, pali, pavimenti all., tegole, pareti divisorie, etc.) • settore industria plastica - produzione di manufatti (pallet, casseri, tegole, dissuasori, arredo urbano, etc) Ipotizzando anche che la produzione dei rifiuti nella provincia di Parma restasse la medesima per i prossimi anni, cosa che ovviamente va contro tutte le regole dettate dalle normative attuali che impongono invece una riduzione significativa, si può concludere che il materiale raccolto come indifferenziato – secco con la raccolta PaP, corrispondente al 25% delle previsioni (75% raccolta differenziata e 25% di secco residuo) potrà essere

trattato senza incenerimento, senza impatto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente e con un costo economico estremamente inferiore a quello previsto dal progetto attuale di ENIA con l’inceneritore. Vediamo come. La produzione attuale dei rifiuti (dati osservatorio provinciale rifiuti, Provincia di Parma, dati 2008) è di 265.000 tonnellate anno, con una produzione annua pro-capite di 612 kg. Con le politiche di riduzione illustrate tale produzione pro-capite potrebbe scendere facilmente a 350 kg, percentuale che si osserva come media nei territorio dove la raccolta viene fatta PaP senza cassonetti stradali. Faremo comunque riferimento a quantitativi molto vicini a quelli attuali. Al 2008 ogni abitante inviava a smaltimento 318 kg anno di rifiuti, con una produzione complessiva di secco indifferenziato di 126.800 tonnellate anno. Questo materiale, trattato dai preselettori della comunità montana e quello di Parma, dopo aver recuperato in parte l’umido e materiale plastico (quantitativi estremamente scarsi) viene poi inviato per la regione e anche fuori in varie discariche e inceneritori.

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Se noi applicassimo una raccolta differenziata di qualità, come anche da previsioni della Provincia e della stessa ENIA che promette di arrivare al 75% di R.D. al 2012, avremmo una produzione annua di secco residuo di 66.250 tonnellate, che è grosso modo quello che prevede di bruciare ENIA al 2012 (65.000 ton annuo di RSU). Nessuno può effettivamente rassicurare su questi dati, specie perché il gestore dell’impianto di incenerimento che si vuole costruire è il medesimo (ENIA) che si occupa della raccolta differenziata. Esiste quindi un “conflitto di interesse” che potrebbe compromettere l'incremento di raccolta differenziata per garantire materia all'inceneritore, un impianto che deve bruciare carta e plastiche, frazioni merceologiche che possono essere differenziate e recuperate. Per arrotondamento abbiamo considerato una produzione di 250.000 tonnellate anno di rifiuto che a fine trattamento di riciclo si riducono a 67.000 tonnellate anno di secco indifferenziato.

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Qui sotto riportiamo un grafico che individua i flussi e le destinazioni dei vari materiali, sia da raccolta differenziata, sia del secco indifferenziato che verrebbe inviato al processo di estrusione.

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Passiamo a spiegare quello che è contenuto nel grafico che, a prima vista, può sembrare un po’ complicato. L’ipotesi di gestione viene fatta su di una popolazione di 433.000 abitanti della provincia, quelli attuali, con produzione annua di 250.000 tonnellate per una produzione di circa 577 kg per abitante (ancora al di sopra delle reali quantità al ribasso che si potrebbero ottenere con le politiche di riduzione, riuso e differenziazione riportate sopra). Nella prima parte in alto vengono identificati i flussi di materia post consumo ottenuti dalla raccolta porta a porta facilmente differenziabili. Carta e umido avrebbero un immediato recupero al 100%. Per “recupero” si intende l’invio diretto dei materiali facilmente rivendibili alle aziende per la reintroduzione nei cicli produttivi. Restano imballaggi (prevalentemente plastiche), ingombranti, oli, batterie, RAE e secco residuo che invece verrebbero destinati alla piattaforma di selezione dove verrebbero recuperate le frazioni riciclabili come vetro, alluminio e acciaio con una percentuale del 100%. Le plastiche sarebbero inviate al recupero per il 55% (plastiche di qualità che possono rientrare facilmente e in modo immediato nel ciclo produttivo come PET, PE, et), mentre il 45% andrebbero all’impianto di estrusione per un riciclo vicino al 98%. In pratica si tratta di materiale plastico oggi detto “plasmix” che, non provenendo dalla classe degli imballaggi misti, deve essere inviato dal CO.RE.PLA con costi di smaltimento elevati o a smaltimento o a recupero a proprie spese. In questo caso si recuperano ulteriori incentivi del CONAI e il materiale viene inviato all’estrusore e non in discarica o agli inceneritori come si fa oggi. Vi è poi la quota dello “scarto di selezione”, vicino al 10% del totale di produzione dei rifiuti, che è dovuto agli errori di conferimento dei cittadini (ad es. plastiche non idonee al recupero, et) che attualmente vengono inviate ad incenerimento, mentre col nostro progetto potrebbero essere inviate all’impianto di riciclo (estrusore) per ottenere anche in questo caso materia prima seconda. Nel terzo capitolo dello schema, identificabile come “Impianto di Riciclo”, avviene il recupero vero e proprio tramite estrusione di quel materiale cui accennavamo prima che al giorno d’oggi finisce in discarica o negli inceneritori, con costi elevati sia in termini economici che sanitari, per l’inquinamento prodotto dal questa pratica. Tramite il sistema di estrusione invece si potranno trattare quelle frazioni che abbiamo visto prima (ingombranti, plasmix da imballaggi misti, scarto di selezione) per una quota di poco superiore alle 13.000 tonnellate, insieme a tutto il secco residuo, ovverosia l’indifferenziato che viene raccolto col sistema Porta a Porta (bidone grigio). Una buona quota parte sia di ingombranti (45%) sia di scarto di selezione (10%) viene recuperato, e quindi di fatto differenziato al 100% per essere materiale ancora nobile e vendibile sul mercato. Nel secco residuo troveremo ancora materiale come carta e plastiche che potranno essere recuperate (35%), mentre il resto viene inviato all’impianto di estrusione sempre per ottenere materia prima seconda. Si tratterebbe nel complesso di 9500 tonnellate anno, 950 recuperabili e 8552 inviate al riciclo con estrusione.

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Esiste una quota variabile poi di circa il 18% identificata per tutte le frazioni come “calo di processo”, cioè perdita di peso tramite evaporazione acquea che si ottiene durante la sosta del materiale sui piazzali dell’area e da perdita di condensa. Tale liquido viene trattato dai sistema di recupero acque dell’intero piazzale dell’impianto. Tutta la quota rimanente di materiale post consumo attualmente non differenziabile in altro modo, e quindi al giorno d’oggi inviato in discarica o bruciato, pari ad un quantitativo di 55.303 tonnellate anno, e pertanto molto vicino alla quota di RSU che ENIA si appresta a bruciare nell’inceneritore al 2012, nel nostro progetto viene inviato a riciclo nell’impianto di estrusione per ottenere materia prima seconda che ha possibilità di piazzamento sul mercato come abbiamo visto sopra. Rimarrebbero 2765 tonnellate anno di materiali post consumo definiti “scarto” e quindi non riutilizzabili in alcun modo. Tale quota, stoccata in un primo momento presso l’area “Rifiuti Residui”, verebbe studiata presso il Centro educazione/formazione e studio per capire quale errore di progettazione sta alla base della produzione industriale per avere tale materiale non altrimenti riciclabile. Da qui deve partire l’indicazione di fermare le produzioni industriali che portano ad ottenere tali materiali non riutilizzabili e convertire le produzioni con materiali facilmente recuperabili. In questo modo si otterrebbe rapidamente il 100% del riciclo ovverosia il primo passo per realizzare il progetto “ZERO WASTE”. Questo materiale potebbe comunque essere stoccato tranquillamente anche in piazzali o in discariche non pericolose perché è materiale sanificato e inerte. Ricordiamo che invece l’inceneritore produrrà a regime il 30% di ceneri (di cui il 10% ceneri tossiche) che al momento attuale non si capisce bene che destino avranno (discariche? Cementifici?). Sicuramente le ceneri tossiche dovranno essere inviate in discariche speciali (di solito quelle di salgemma della Germania) con costi elevatissimi sia economici che ambientali. Il vantaggio del nostro sistema appare del tutto evidente. Si recupera materia, si occupano più lavoratori nel settore e l’ambiente e la nostra salute non verrebbero minate dalle emissioni tossico nocive di un incenerito-

CONSIDERAZIONI ECONOMICHE

re.

DESTINAZIONE RIFIUTI a RICICLO

Ricavi da conferimento Ricavi da contributi CONAI Ricavi da vendita materiali

a DISCARICA

a INCENERIMENTO

- Investimenti - Costi di lavorazione

- Perdita Contributi Conai - Costi di allestimento - Costi di gestione - Costi di post-esercizio - Costi di bonifica - Costi ambientali e sociali

Ricavi da recupero energia

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- Perdita Contributi Conai - Costi di costruzione - Costi di gestione - Costi di discarica per le ceneri - Costi di bonifica - Costi ambientali e sociali

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Utilizzo di energia per prodotti da materia riciclata e materia vergine (MJ/Kg) By prof. Jeff Morris

Risparmio di energia: riciclaggio contro incenerimento (MJ/Kg)

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Emissioni di CO2 per prodotti da materia riciclata e materia vergine (Kg eCO2/Kg)

Emissioni di CO2: riciclaggio contro incenerimento (kg eCO2/kg)

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Emissioni di CO2: compostaggio contro incenerimento (kg eCO2/kg)

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Appendice A

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