CAMBARADA hdemiazine #1

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Voglio raccontarla questa mia terra al mondo.

Giuseppe “Pinuccio” Sciola 1942 – 2016




Daniela Spoto nasce a Nuoro nel 1986. Dopo aver studiato Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari, si trasferisce a Berlino. Lavora tra la capitale tedesca e l’Italia, partecipando a numerose mostre collettive e prendendo parte a vari progetti editoriali. Nel maggio 2015 collabora con la poetessa Uxue Juárez Gaztelu per la realizzazione del libro “Bajo la lengua, bichos”, edito da Stendhal Books, cui hanno seguito due mostre dall’omonimo titolo presso la galleria Miscelanea, Barcellona (2015) e Panta Rhei, Madrid (2016). Nel 2016 esce “2 valigie, 5 anni”, libro autoprodotto in cui racconta le sue avventure berlinesi, realizzato in collaborazione con il Circolo Sardo di Berlino. Sempre nel corso del 2016, è tra gli illustratori selezionati per il volume “Annual”, a cura di Autori di Immagini.


DANIELASPOTO


ALICEFIGUS


FRAY


Padre vostro Come in una continua genesi ci si torna e ritorna. Silenzio. Vortici dalle mille facce e dai mille perché Caldo che sale, tempie arrese, pressione che aumenta Qui non vive tempo La furia qui tace. La furia qui dorme. I denti son stretti mandibole stanche. Da giù qualcosa sta entrando, luce dal cerchio Si apre la bocca la bestia che fugge si fa sentire per poi placarsi e non farsi più udire. *

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Veronica Muntoni é un’artista Italiana. Nasce a Villacidro dove attualmente risiede e lavora. Si diploma al Liceo Artistico “Foiso Fois” di Cagliari e continua all’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari. I propri scatti li definisce promemorie emozionali per il terrore di un domani insensibile. Attraverso le sue immagini trovano espressione le proiezioni inconsce, rimozioni, paure, angosce e desideri.


“Liberati dal male, Amen” 2016

VERONICAMUNTONI


Melodie fluttuanti, viaggi di pensiero, cattura dell’anima... Contando granelli di polvere: siamo macchioline solitarie avvolte in un enorme buio cosmico...


MONICASERRA


Francesca Calvisi nasce nel ridente paesino di Stintino nel 1993. Da sempre manifesta un interesse incondizionato per l’arte, l’illustrazione e l’animazione. Disegna da quando ne ha memoria e decide pertanto di intraprendere il cammino universitario presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari, dove ha potuto sperimentare ed esplorare il suo lato oscuro grazie al mondo dell’incisione.​


FRANCESCACALVISI


L

Liberati dal mare 2015

Liberati dal mare è un ciclo di tre performance che hanno come fulcro principale la distanza imposta dal mare, discorso che si srotola poi verso la sparizione e l’invisibilità. Quello che rimane è la documentazione video e fotografica dell’accadimento. Nella prima il tentativo è quello di percorrere il mare a piedi, mappando con il suono di una campana i punti vivi, ancora vivi, sino a quando il mare non prevale. Sino a quando il mare separa. Nella seconda azione l'artista si serve dell’aiuto di un gruppo di pescatori e un marinaio per oltrepassare il limite delle acque sicure (250 metri dalla riva) a bordo di un peschereccio. Raggiunto il punto si abbandona lì il simulascro di una vergine orante. Si mappa il punto e si torna a riva. L’ultima azione viene svolta dopo un mese. L’unica azione pubblica. Prevede una sonata con una fisarmonica di un ora verso la linea dell’orizzonte. Dalle sei alle sette di mattina, orientativamente l’orario dove il solo il sorge. La fisarmonica è suonata per il mare, il dialogo tra l'artista e il mare si instaura per imitazione. Ogni arrivo di un onda corrisponde all’aria dentro la fisarmonica la risacca è l’azione inversa.


GIANMARCOPORRU


“Dicono che il mare è freddo, ma il mare contiene il sangue più caldo di tutti, e il più selvaggio, il più insistente.” D.H. Lawrence


VIOLACUSIMANO


Sassari, kkkk "...senza tagliarne altrove la pelle, aveva fatto una piccola incisione, e aveva posto la bocca, e a forza di polmoni, andava gonfiando la capra , staccandone la pelle dalla carne. Sembrava di assistere ad una strana metamorfosi, dove l'uomo si versava a poco a poco nella bestia ".


VALERIASECCHI


I

“ am a person before I am anything else. I never say I am a writer. I never say I am an artist. I am a person who does those things.� Edward Gorey


CARLACABRAS


Andrea Ru Ê un giovane videomaker laureato al corso di Nuove Tecnologie dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Sassari. La formazione fornitagli dall'Accademia di Belle Arti e la sua esperienza lavorativa personale gli hanno permesso di apprendere svariate nozioni relative alla regia ed al montaggio video e di realizzare cosÏ cortometraggi e lungometraggi che hanno partecipato a festival di rilevanza nazionale ed internazionale. In passato collabora con diverse case di produzione indipendente in veste di Operatore di Macchina e Montatore Video, contribuendo alla realizzazione di un lungometraggio che è stato proiettato al Festival Internazionale del Cinema di Roma.


ANDREARU


MENOTRENTUNO MAPPARE IL CONTEMPORANEO

È la febbre della gioventù che mantiene il resto del mondo alla temperatura normale. Quando la gioventù si raffredda, il resto del mondo batte i denti. George Bernanos

Un mondo intirizzito potrebbe essere un pericolo concreto se decidessimo sottometterci ad un potere gerontofilo, avidamente innamorato di poltrone, ruoli, titoli. Sarebbe una nostra responsabilita questa glaciazione, se perdessimo le tracce del pensiero dei giovani lasciandoli languire in ribellioni da cameretta. Saremmo dei folli suicidi se rinunciassimo ad una nuova modalità di intervento, di costruzione del mondo; se, insomma, ci accontentassimo di essere vecchi prima di invecchiare davvero. Per non battere i denti – come Ber nanos profetizza – e tentare di decifrare il mondo è nato Menotrentuno, festival internazionale di fotografia dedicato ai giovani protagonisti dell'immagine che non abbiano superato la soglia dei 31 anni. Un limite fittizio, poetico se volete. Non ancora adulti – sicuramente non per gli standart italiani – di certo non più

ragazzi. Una fascia inter media di uomini e donne addestrati alla visione, occhi che sanno produrre bellezza esplorando il contemporaneo, rivelandone le pieghe in ombra. Ragionando sul tema di questa V edizione siamo inciampati su vari problemi etici, spigoli e riflessioni non facilmente arginabili. Ci siamo interrogati a lungo sul senso del nostro fare provando a ridefinire il ruolo della cultura in un mondo dai molti bisogni, dolorosamente consapevoli di trovarci dalla parte dei fortunati, dei sopravvissuti, degli osservatori. Non in fuga, non sfollati, terremotati, imprigionati o minacciati, dovevamo rendere conto del privilegio della libertà e della parola. L'imbarazzo e la consapevolezza ci hanno resi più deter minati, portandoci a scegliere un tema scomodo, portato alla retorica o al qualunquismo. “TERRA MADRE”... quanto usato, sentito e svilito questo


concetto invece prezioso. Il rischio del semplice “commento al mondo” era vicino e concreto ma se ci fossimo limitati a questo avremmo perso quella vena riflessiva e poetica che rende la fotografia una preziosa alleata nella lettura del contemporaneo, un indicatore di percorsi. Consapevoli di fare una scelta impopolare, abbia deciso di lasciare ai telegior nali e ai quotidiani il reportage puntuale di stragi, sbarchi, pianti e rimproveri. Ci siamo voltati e abbiamo scoperto molte e molte vie laterali in attesa di essere attraversate, illuminate. Percorsi che tentano di capire se c'è futuro quando l'uomo ripudia se stesso, se la terra che abbiamo contaminato e sfruttato è pronta ad accettare un ritor no, se può esistere, insomma, un mondo al di fuori del mondo. Non era un compito facile... e nemmeno volevamo lo fosse. Non siamo andati in cerca di risposte ma di nuove domande, di semi da gettare e voci da ascoltare. Abbiamo accolto lavori diversissimi tra loro come diversi sono i fotografi invitati, diverse le loro storie, diversi i paesi che li hanno for mati e le condizioni sociopolitiche che ora attraversano. Eppure tutti sono accumunati da una certa grazia nella registrazione del reale, un'eleganza nella visione che non ammette scuse. Ricerche fotografiche che coincidono con scelte di vita forti, precise, rivoluzionarie:

l'allontanamento da un'idea di occidente che sta implodendo su se stesso, il ritor no ad un senso di comunità, l'utilizzo più consapevole delle risorse. Ballate leggere che omaggiano popoli straziati, perché il mondo non dimentichi, perché il mondo impari.

Sonia Borsato

www.menotrentuno.com facebook.com/meno31supalatu


Estratto da MenoTrentuno - 2016. Tema Homeland. Dopo Alghero Lo Quarter, le prossime tappe del progetto saranno a Sassari e Londra.

da tutto questo che non fu primavera non luglio non autunno ma solo egro spiraglio ma solo psiche, da tutto questo che non è nulla ed è tutto ciò ch’io sono Esistere psichicamente, Andrea Zanzotto

Qual è il vero luogo del nostro stare? Zanzotto poeta regala una domanda fatidica che riecheggia nel presente. Il paesaggio non è dato, non è certo, non è oggetto di contemplazione passiva, romantica, nostalgica, ma continuamente costruito, abitato. Una trama di racconti e attese che difficilmente può essere reso e raccontato nella sua interezza; il rispetto per il tremolio nostalgico che ogni luogo conserva e rispetta. Il luogo del nostro stare, lo spazio del nostro essere è composto da sfumature che contarle è impossibile: parole che scricchiolano come briciole calpestate per sbaglio in una cucina lontana nel tempo o il bisbiglio del vento in un particolare momento dell’anno; il profumo insistente della frutta matura o la salsedine che si attacca alle narici e ai capelli. Spazi mentali che potrebbero anche scomparire se decidessimo di voltare loro le spalle pretendendendo, anche solo per un momento, che la parola casa sia composta solo di muri e pareti, che casa sia un tetto e piccole finestre da cui guardare il mondo. Casa è una dimensione psichica entro cui la persona nasce, si partorisce oltre sua madre e definisce i tratti del suo essere. La parola casa è fatta per contenere emisferi emotivi ed è per noi certezza immutabile, precisa, ancorata ai nostri sensi e ai sentimenti. Ma già ecco che nel racconto, nella descrizione, nell’incontro con i giorni che sono vita, si trasforma. Nella traduzione qualcosa si perde e lo consegniamo agli altri modificato nel suo significante. L’ipotesi di incontro con la realtà si abbatte come il timore di una comunicazione interrotta. Una trama che può e deve essere ripresa seppur grazie ad un intermediario esterno, un medium moderno per sentimenti antichi. Le ragioni poetiche dello scatto fotografico sono quelle della creazione e della salvezza, ragioni di ancoraggio a spazi che sono quelli dell’anima. Immagine fotografica come tramite indispensabile per un rapporto con la propria Heimat e non essere, in tempi di mareggiate, sbandati e senza ancora. “Quale luogo ti fa sentire a casa?” Là dove la parola sente il peso dei suoi limiti subentra l’immagine. E inventa, lo sguardo educato e filtrato, trittici di una sacra geografia interiore e paesaggi che non sono la ripetizione tardiva e scolastica del racconto ma una volontà interpretativa che diventa convivenza. La fotografia si fa carico di un processo spirituale che sappia unire, saldare insieme aspetti sociali, politici o squisitamente emotivi. L’immagine, nella sua triplice declinazione, si sostituisce alla mappa concreta diventando luogo altro, più autentico del vero. Sonia Borsato


ROBERTAMASALA


Estratto da MenoTrentuno - 2016

Affinità Elettive Diamo un nome alle cose per poterle governare, etichettare e mettere in scala. Il nome è un potere che ci autoattribuiamo, bollando o esaltando. È comodo mettere ordine in un mondo complesso usando regole semplici, banali. È conveniente far apparire Natura e Cultura come sorelle, pretendendo che le leggi dell’una valgano anche per l’altra. Non solo le leggi ma nemmeno le parole, i nomi valgono per entrambe. Oltre i ruoli sociali, oltre i fatti e il tangibile ci sono sfere dell’esistere molto più sfumate e delicate. Parlare di un sentimento spesso equivale a tradirlo, a corromperlo nel tentativo di riportarlo ad una dimensione di comprensibilità. Non parole dunque ma immagini per raccontare una educazione sentimentale distante dalla quotidiana dicotomia tra letterale e simbolico. Un album fotografico straordinario perchè privo di sforzo, eccezionale perchè distante da quella sensibilità moralista che sembra metterci al riparo dalla vita stessa. Tiziano Demuro non invoca poteri o saperi, non cattedrali morali o poteri terreni. Lui registra e associa, affidandosi all’inviolabilità del numero 2, il paritario accostarsi e fronteggiarsi di un 1 con un altro 1 e non la gerarchizzazione imposta da una sequenza. Il modulo, il doppio, il dittico. La rima baciata, la coppia, la gemellarità. Lo specchio, il calco, l’impronta. Ciò che società giudica, natura dimostra, replica, offre. Demuro articola la sua Heimat attraverso un diario visivo che non si limita a registrare ma crea una dimensione di possibilità, di accettazione. Una confessione profonda. L’annotazione delicata di un quotidiano che diventa rito perchè ci sei tu, tu che mi assomigli, tu che mi sei identico in biologia e così distante secondo tutte le altre leggi esclusa quella del sentire. La religione, la morale, il gusto, la moda, anche mia madre potrebbe esserci contro perchè del suo ventre non mi interessa più. Rinasco nel mio specchiarmi in te. Le forme che si intrecciano come i giorni. La natura che è un’eco fedele delle vite che condividiamo. Non c’è prova maggiore che l’armonia. La Terra mi è Madre solo in questa dimensione di autenticità, senza l’abuso della morale. Diversamente, piegata e umiliata, la terra sarebbe madre straniera e infelice. L’immagine fotografica non solo osa vedere armonia là dove solitamente viene negata ma si prende l’amorevole responsabilità della testimonianza. Lo ha fatto sempre, dalla nascita. E ancora cattura, contro ogni aspettativa, l’arrendevolezza, la sensibilità, la resistenza e la disponibilità di un corpo che conosce l’amore, di una terra che da questo amore è illuminata. Sonia Borsato


TIZIANODEMURO


Cambarada Hdemiazine n. 1 Anno II Settembre 2016 - Fanzine sarda Hanno collaborato a questo numero: Daniela Spoto, Alice Figus, Sonia Borsato, Fray, Viola Cusimano, Veronica Muntoni, GianMarco Porru, Tiziano Demuro, Monica Serra, Carla Cabras, Barbara Mulas, Roberta Masala, Valeria Secchi, Francesca Calvisi, Andrea Ru. Distribuzione libera. Grafica ed impaginazione: Riccardo Cusimano Grafica tributo G. Sciola: Riccardo Cusimano Cambarada nasce come spazio libero rivolto agli studenti dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari. Ogni collaborazione è ben accettata. Il materiale inviato, pubblicato ad insidacabile giudizio della Redazione. Le immagini pubblicate al solo scopo documentaristico sono © Copyright degli aventi diritto, dove non specificato © degli autori.


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a si biri.



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