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JULIA MARGARET CAMERON

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PETER LINDBERGH

PETER LINDBERGH

Oggi voglio parlarvi di una Fotografa, una donna che con la sua passione e ingegno creò uno stile che ancora oggi in molti cercano di imitare; la prima donna a essere ammessa al Royal Photographic Academy Julia Margaret Cameron, nata Julia Margaret Pattle (Calcutta, 11 giugno 1815 – Ceylon, 26 gennaio 1879), è stata una fotografa inglese, esponente del pittorialismo.

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“Il pittorialismo fu un movimento della fine del XIX secolo nato per elevare il mezzo fotografico al pari della pittura o della scultura. La fotografia venne spesso paragonata con disprezzo a semplice strumento di riproduzione della realtà, a causa del procedimento meccanico e automatico richiesto per la produzione delle immagini. Lo scopo dei pittorialisti fu quello di apportare la manualità e il senso estetico necessario per rendere la fotografia un’opera comparabile a quella delle arti maggiori.”

Figlia di James Pattle, un ufficiale inglese della British East India Company, e di Adeline de l’Etang, figlia di aristocratici francesi. Visse in Francia sino al 1838 quando tornò in India per sposare Charles Hay Cameron.

Si trasferì a Londra nel 1848 quando il marito si ritirò dagli affari. Nel 1860 la famiglia Cameron acquistò una proprietà nell’Isola di Wight dopo aver visitato la tenuta del poeta Alfred Lord Tennyson. La proprietà venne chiamata Dimbola Lodge e ospita tuttora un museo e una mostra fotografica della Cameron. Nel 1863, il marito dovette rientrare a Ceylon per seguire gli affari. Da quel momento le giornate di Julia Margaret iniziarono a riempirsi di una profonda noia rischiando uno stato di malinconia assoluta. Nello stesso anno la figlia maggiore, Julia, vedendo l’umore della madre peggiorare giorno dopo giorno decise di regalarli un apparecchio fotografico con l’idea che un hobby potesse aiutarla a distrarsi. Fin da subito Julia Margaret si appassionò alla fotografia. Il suo laboratorio con camera oscura che lei ribattezzò Glass House: altro non era che un ex pollaio chiuso da vetrate e tendaggi. Negli anni praticò principalmente il ritratto e la rappresentazione allegorica di racconti e romanzi. Le sue immagini incorporano l’atmosfera sognante dell’epoca vittoriana, il leggero “fuori fuoco” restituisce eterei ritratti di bambini e di donne immerse nella natura. Grazie alla sua fotografia divenne la prima donna ammessa alla Royal Photographic Academy (organizzazione fotografica fra le più antiche al mondo, fondata a Londra nel 1853 con l’obbiettivo di promuovere l’arte e la scienza della fotografia). Dal 1874 iniziò a scrivere l’opera autobiografica The Annals of My Glass House, dove espose la propria attività includendo difficoltà tecniche e progressi compiuti.

Julia Margaret Cameron entrò nel mondo della fotografia senza conoscenze, era una dilettante e autodidatta. Questo, invece di essere un ostacolo, divenne punto di orgoglio per Cameron: essere una fotografa professionista del diciannovesimo secolo voleva dire seguire i canoni e allo stesso tempo essere limitati. Preferiva essere libera, in modo da poter interpretare il mondo secondo le proprie prospettive.

Le sue radici esotiche, l’educazione straniera, la personalità ambiziosa hanno permesso all’eccentrica donna di fare molte cose che probabilmente sarebbero state proibite ad altre donne del suo tempo. Molti la definirono come una donna di carattere che ascoltava i suoi desideri buttandosi nelle imprese con molta passione. Era coraggiosa, riflessiva, avventurosa e stravagante. Dedicò tutta la sua anima alla fotografia, era sempre pronta a cogliere l’inquadratura perfetta la luce del momento lo sguardo lo stato d’animo irripetibile. Tra i personaggi ritratti ci sono Charles Darwin, Alfred Lord Tennyson, Robert Browning, John Everett Millais, William Michael Rossetti, Edward Burne-Jones, Ellen Terry e George Frederic Watts. Su richiesta del poeta Alfred Lord Tennyson, Cameron illustrò il suo componimento Idilli del re (Idylls the King) utilizzando personaggi in costume.

Dal punto di vista della tecnica fotografica, una delle peculiarità della sua arte era l’effetto sfuocato. Non si trattava di un errore, ma bensì di qualcosa di voluto e studiato nei minimi dettagli. Purtroppo ciò non venne compreso da tutti, infatti molti fotografi londinesi la definirono come una pazza con poca esperienza e tecnica, nulla di più errato. Cameron però rispose alle critiche utilizzando motivazioni decisamente originali per l’epoca: la sua fotografia non si limita a riprodurre il reale ma lo interpreta così per come effettivamente appare alla mente; i contorni nella nostra messa a fuoco sono sfumati, circolari, e solo una minima porzione di ciò che vediamo è realmente a fuoco. L’idea rivoluzionaria è che la fotografia debba allontanarsi dall’essere uno strumento di riproduzione meccanica e che il fotografo sia libero di interpretare e mostrare la propria visione del mondo;

L’atteggiamento controcorrente adottato da Julia Margaret Cameron lo si può riscontrare in uno dei personaggi più importanti della storia della letteratura inglese, la scrittrice Virginia Woolf, nata a Londra da una famiglia benestante. Tale citazione non è per nulla casuale, anzi, c’è un forte legame tra le due donne: Julia Margaret Cameron era la prozia di Virginia Woolf. Virginia Woolf, influenzata e incuriosita dalla condotta della prozia, iniziò a raccogliere lettere, fotografie e altri documenti per la realizzazione del libro “Fotografie vittoriane di uomini famosi e donne affascinanti” pubblicato per la prima volta nel 1926. L’opera consiste in 24 fotografie, un saggio del critico d’arte inglese Roger Fly sulla fotografa Cameron e un racconto di 7 pagine sulla sua vita scritto dalla nipote. Woolf fu la prima a concretizzare e a rendere la vita di Julia Margaret Cameron di dominio pubblico, mentre precedentemente gli aneddoti su di lei venivano tramandati oralmente tra i membri della famiglia. Nel 1875 la famiglia Cameron tornò a Ceylon, ma la sua attività fotografica fu impedita dal difficile reperimento dei materiali fotografici, infatti non si ha traccia di alcuna fotografia di quest’ultimo periodo.

Morì nel 1879. Le sue opere sono oggi conservate a Dimbola Lodge, la tenuta in cui visse e che oggi è un museo a lei dedicato sull’isola di Wight, ma anche nelle più importanti collezioni pubbliche. di Alex Rollo

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