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sinfonica 33 Ravenna Festival Magazine 2014

slovena sredij polije significa, alla lettera, «terra di mezzo»): ultimo riposo di oltre 100.000 soldati italiani più una donna, la crocerossina ventunenne Margherita Orlando, e luogo di commemorazione per tutti i caduti del primo conflitto mondiale di cui quest’anno ricorre il centenario. Per ricordare le vittime di tutte le guerre, Riccardo Muti dirigerà la Messa da requiem di Giuseppe Verdi, nata in memoria di un solo grande individuo come Alessandro Manzoni, e dedicata stavolta a tutti gli uomini “piccoli” che a causa della guerra hanno perso la vita. Accanto al Maestro, all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e a un gruppo di solisti d’eccezione (Tatiana Serjan, Daniela Barcellona, Saimir Pirgu, Riccardo Zanellato), ci sarà la European Spirit of Youth Orchestra, costola europea del progetto World Youth Orchestra, assieme al Coro del Friuli Venezia Giulia e a strumentisti e coristi di tutte le nazioni che presero parte alla Grande guerra. Inutile dire, infine, che il Festival e Riccardo Muti sono legati a filo doppio fin dalle origini della manifestazione ravennate: fu proprio il Mestro, in una sera d’estate del 1990 alla Rocca Brancaleone, a inaugurare la prima edizione di Ravenna “in” Festival assieme all’Orchestra Filarmonica della Scala e del Coro della Radio Svedese, sulle note della Sinfonia Linzer di Mozart. Inutile dilungarsi sulle tante e tante presenze di Muti al Festival: basta citare, accanto ai concerti sinfonici e alle opere, progetti

come quello quinquennale legato alla cosiddetta “scuola napoletana”, e soprattutto quell’invenzione straordinaria che è l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Per i venticinque anni di Ravenna Festival era necessario un concerto speciale: il 30 giugno Riccardo Muti dirigerà la Cherubini e l’Orchestra Giovanile Italiana in memoria di Claudio Abbado, che alla Scuola di Musica di Fiesole, sede dell’Ogi, destinò il proprio stipendio da senatore a vita. Ad aprire la serata sarà la quinta Sinfonia di Pëtr Il’ič Čajkovskij: un’opera che nelle parole del compositore voleva simboleggiare «l’imperscrutabile disegno della Provvidenza», e che si traduce nella rappresentazione di una lotta impari in cui a soccombere è l’essere umano. A seguire, il terzo Concerto per pianoforte in Do minore op. 37 di Ludwig van Beethoven: un’opera la cui tonalità, per gli esegeti beethoveniani, simboleggia la lotta prometeica tra l’Uomo e il Fato, in cui la ragione umana finisce per trionfare sulla cecità e l’inesorabilità del destino; tonalità che nel Concerto op. 37 si coagula in un tema iniziale quasi michelangiolesco per vigore e incisività, agli antipodi del clima evocato dalla Sinfonia di Čajkovskij. Solista, David Fray, già «Newcomer of the Year» nel 2008 per il BBC Magazine (all’epoca il pianista aveva 27 anni), e oggi tra i più autorevoli interpreti nel panorama concertistico internazionale. ❍

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David Fray

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