12 / PRIMO PIANO RAVENNA&DINTORNI 29 marzo-4 aprile 2018
PROCESSO CAGNONI
Già raccolte 80 deposizioni in aula Ora i testi della difesa: 66 in lista Le testimonianze sofferte del fratello e della madre della vittima, le ricostruzioni impietose dei medici legali. Il 6 aprile tra gli interrogati l’ex vicesindaco Mingozzi
L'interrogatorio a Matteo Cagnoni, che ha parlato in totale per nove ore spalmate su due udienze tra il 23 e il 26 marzo, segna il giro di boa del processo. Nelle sedici udienze precedenti sono stati ascoltati circa ottanta testimoni chiamati dall'accusa, dal 6 aprile si torna in aula con i testi della difesa e serviranno probabilmente altre quattro o cinque udienze. I nomi ammessi sono 66 ma dieci sono già stati sentiti perché erano in comune con la lista della procura. Dei 56 che rimangono, sette sono in veste di consulenti di parte: tre medici legali, un esperto informatico, uno psicologo per un profilo dell'imputato, un ex poliziotto per la dattiloscopia e un esperto di botanica per le perizie sul bastone. Per il resto si tratta nella maggior parte di amici e conoscenti della coppia che verranno a deporre per ricostruire i rapporti fra i due nel tentativo di mostrare che la crisi c'era ma la relazione non era così tesa. Tra i testimoni chiamati in aula già venerdì 6 ci sarà anche Giannantonio Mingozzi, ex vicesindaco di Ravenna e oggi presidente di Tcr (nel 2011 Cagnoni era tra le cento personalità cittadine che lo sostennero nella campagna elettorale). Per quanto riguarda chi è già stato interrogato invece vanno contati una ventina di appartenenti alle forze dell'ordine, soprattutto polizia. Della questura di Ravenna che ha condotto le indagini, della questura di Firenze che ha eseguito l'arresto, della scientifica di Bologna e dello Sco di Roma che hanno svolto le perizie sulla scena del crimine, sulle videocamere, sull'arma del delitto. Poi i medici legali con gli esiti dell'autopsia che fissa l'orario della morte partendo dalla quantita di caffeina trovata nello stomaco sapendo che a colazione la Ballestri aveva bevuto un caffè. Le testimonianze cruciali sono state proprio quelle degli esperti di dattiloscopia che hanno esaminato le impronte.
Mario Cagnoni, 87 anni, professore di medicina: il padre dell’imputato era stato inizialmente indagato e poi archiviato
Il momento più duro senza dubbio quando il sostituto commissario Stefano Bandini ha mostrato il video girato la notte del ritrovamento del cadavere. Particolarmente toccanti le deposizioni della madre e del fratello della vittima. Con il padre e il fratello dell'imputato si sono vissuti momenti opposti, il primo che ha cercato di essere più convincente possibile nel dare una versione utile al figlio e il secondo che in alcuni momenti non ha potuto mascherare l'imbarazzo. Particolarmente drammatica la testimonianza di Roberto Nannini, anatomopatologo con oltre 400 consulenze in
L’ALIBI DELL’AMANTE Mentre Giulia veniva uccisa Bezzi andava in Trentino Per la procura di Ravenna Giulia Ballestri è stata uccisa la mattina del 16 settembre 2016. Anche se si è presentato in questura per denunciare la scomparsa insieme al fratello della vittima, gli inquirenti nelle prime battute hanno passato al setaccio anche la posizione di Stefano Bezzi, l’uomo con cui la 39enne aveva una relazione extraconiugale da circa un anno prima della morte. I due si erano frequentati per amicizie comuni negli anni passati e ultimamente si erano riavvicinati ritrovandosi genitori di alunni della stessa scuola. Per l’intera giornata dell’omicidio Bezzi ha un alibi. Quel giorno andò a Rovereto a prendere il fratello minore dimesso da una clinica. Lo caricò davanti all’ospedale in compagnia di un altro paziente appena dimesso per accompagnarlo in stazione e poi rientrarono a Ravenna nel tardo pomeriggio dopo una sosta a Bologna per un acquisto in centro. I caselli autostradali, le fatture del negozio bolognese e le celle agganciate dal telefonino durante la giornata confermano il racconto dell’uomo. Che è stato in aula in ogni udienza successiva alla sua deposizione, senza mai scomporsi di fronte alle accuse dell’imputato e della difesa.
carriera per le procure e consulente di parte civile per la famiglia Ballestri. L’aggressione a Giulia sarebbe durata 30-40 minuti prima della definitiva violenza contro il muro. E a quel punto la donna agonizzante e in stato di incoscienza è stata lasciata a terra e il decesso sarebbe arrivato non prima di almeno 15 minuti per trauma cranico, emorragia acuta e ridotta capacità respiratoria per inalazione di sangue. Secondo il medico prima di essere massacrata contro il muro poteva ancora essere salvata. (and.a.)
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