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CRIMINI& MISFATTI
giovedì 2 febbraio 2012 | RAVENNA& DINTORNI
STORIE DI DELITTI
Il bracconiere che amava una gazza e uccise due guardiacaccia
Il luogo del ritrovamento dei cadaveri, a Fosso Ghiaia. Foto di Augusto Balestrazzi, per concessione del Resto del Carlino.
di Nevio Galeati
Miria Rossi si avvia verso la Statale e cammina qualche metro più avanti dei colleghi. Fa ancora freddo e la ragazza si volge indietro senza sapere perché; e scopre che la situazione sta precipitando. Verano Ricci sferra un colpo di coltello allo stomaco di Ivano Pasi, che cade nel fossato di sinistra; poi assale Miserocchi, lo ferisce; vede Miria che tenta di scappare, ma che scivola e cade a terra. La raggiunge e l’accoltella al braccio sinistro. Guglielmo Miserocchi intanto reagisce, mentre il collega spira, e impugna la pistola; spara. Le due guardie ferite cercano di chiamare gli altri colleghi, di pattuglia poco distante. Verano Ricci recupera il fucile, lo rimonta, le raggiunge; esplode un primo colpo contro il “nemico storico”. Poi punta l’arma contro Miria, che sta cercando di far funzionare la ricetrasmittente; spara ancora. Fingendosi morta, la giovane donna riesce a salvarsi; viene trascinata nel canale vicino a Miserocchi, dove resta immobile anche quando viene coperta con sterpi strappati dal dosso. Dopo minuti interminabili, spera che Verano se ne sia andato: si alza, corre fino a Classe per chiedere aiuto.
Il bracconaggio è un fenomeno scandaloso che non accenna a diminuire. Nei primi giorni di quest’anno la Guardia di Finanza (che non è andata solo a Cortina d’Ampezzo), è intervenuta a Reggio Calabria e ha fermato due persone, ora indagate per attività abusiva di uccellagione (nel congelatore di casa avevano oltre 900 esemplari di uccelli) e abbattimento di pettirossi, la cui specie è inserita nella Convenzione di Berna perché a rischio di estinzione. Può capitare addirittura che i cacciatori di frodo reagiscano ai controlli, ostacolino chi si impegna per tutelare la fauna. Si arriva così alle minacce verbali («Andatevene schifosi, vi ammazziamo tutti!») e al lancio di sassi contro le auto di volontari della Lipu, aggrediti da alcuni bracconieri in Sardegna (l’Unione Sarda, 9 gennaio 2012). Per fortuna senza conseguenze. La cronaca ravennate ricorda invece un evento terribile, avvenuto esattamente 23 anni fa. La giovane donna arriva a Classe senza fiato; sanguina, trema, è sporca di fango; chiede aiuto, poi stremata si accascia a terra. Indossa una divisa. Alle 11.30 di domenica 5 febbraio 1989 la città scopre di doversi confrontare con un altro, assurdo, fatto di sangue. Due uomini assassinati, una ragazza scampata alla morte per miracolo. A differenza di altri casi, qui si ha subito l’indicazione del possibile omicida. La mancata vittima, la Guardia ittico-venatoria della Provincia, Mi-
mano il fucile (una doppietta riadattata) di Ricci, smontata, e glielo passano. Si sono fatti consegnare anche una folaga, che il bracconiere ha nascosto nel saccone della giacca da caccia. Dove nasconde altra selvaggina uccisa.
Il 5 febbraio del 1989 il brutale assassinio delle guardie provinciali Miserocchi e Pasi
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Verano Ricci viene arrestato alle 13 dello stesso giorno, in via Panfilia, mentre sta andando dal fratello. Si è disfatto delle armi e si professa innocente. In un secondo interrogatorio confessa; ma spiega: la sua è stata una reazione, violenta e mortale, certo, però all’aggressione di Miserocchi e Pasi che, per “controllarlo” lo hanno offeso e malmenato. E non ha “finito” Miria perché alla fine si accorge che è una donna. Poche ore dopo la Squadra mobile trova il Quella mattina i “guarcoltello, il fucile, quindici diacaccia” provinciali decartucce da caccia, la pistovono effettuare un servizio la di Miserocchi e dieci capi antibracconaggio nella di selvaggina (due folaghe e campagna a sud di Ravenotto storni), avvolti nel giacna. La pattuglia di Miseroccone da caccia di Ricci: sono chi (classe 1945), Pasi in una condotta sotterranea (1958) e Miria (1957) si del Canale Molino, momenapposta in una casa diroctaneamente asciutta. La cata, poco lontano da una versione difensiva resta carraia dove una seconda identica anche davanti alla pattuglia ha visto una biciCorte d’Assise, che si insecletta che conoscono. È dia nel dicembre 1989. Nel quella di Verano Ricci, corso delle indagini si ipotizbracconiere da sempre, za anche che l’omicidio (alviolento (è stato denunciameno per quanto riguarda to per aver sparato contro Miserocchi) possa essere auto in sosta), vendicativo. Verano Ricci detto “E manoc” premeditato, ma non si troNato nel 1932, è sopranvano indizi credibili e univonominato “e manoc”: ci. Viene effettuata una perizia psichiatrica, quando era poco più che bambino ha perduto che giudica Verano Ricci seminfermo di menla mano sinistra a causa dello scoppio di una te, ma non pericoloso per la società. L’accusa bomba. È vissuto sempre da solitario; certo, chiede 28 anni e mezzo di carcere, la Corte lo ha lavorato come operaio, poi però si è dedicondanna all’ergastolo. La difesa ricorre in cato solo alla caccia. Ha un unico, vero “afappello ed esige una nuova perizia; il braccofetto”, al di là della moglie; è una gazza che si niere resta in carcere poco più di un anno, in chiama Chicca. attesa del processo di secondo grado. Che inizia l’11 febbraio 1991; viene giudicato sano Non basta: Verano Ricci cova risentimento di mente. Il processo non è concluso ma il 15 nei confronti di Guglielmo Miserocchi, che lo febbraio 1991, il bracconiere viene scarceha sanzionato altre volte; così gli fa trovare rato per decorrenza dei termini di custodia biglietti offensivi e minatori. Ne ha uno con cautelare. Torna a casa e il suo primo pensé anche quella mattina. Meglio andare con siero è per la gazza Chicca. Sa che prima o ordine e tornare al 5 febbraio. Attorno alle poi deve tornare in carcere, teme che l’erga10.30 dalla nebbia sbuca proprio “e manoc”: stolo venga confermato. Così la mattina deve recuperare la propria bici per andare a dell’8 marzo 1991 si toglie la vita ingerendo casa. Miserocchi e Pasi lo bloccano; Rossi antiparassitari. esce poco dopo dal rudere. I colleghi hanno in ria Rossi, indica il bracconiere Verano Ricci. È lui che ha ucciso i colleghi guardiacaccia Guglielmo Miserocchi e Ivano Pasi. I loro corpi sono riversi in un fossato, ai margini di una “larga” fra l’aeroporto La Spreta e la Statale Adriatica. Cos’è successo poco prima, in mezzo alla nebbia? Miria lo racconta con precisione a polizia e magistrati, superando lo shock e l’angoscia che le stringe il petto.