La lezione del fenicottero - ESTRATTO

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Per volare con la fantasia

Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Paola Valente Team grafico: AtosCrea Ufficio stampa: Francesca Vici

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Germano Chiaverini

LA LEZIONE DEL FENICOTTERO

Illustrazioni di

Elena Mellano


a mia figlia Viola


Viola zampe secche

M i piacciono i sogni.

E mi è sempre piaciuto cambiarli spesso. Quando avevo cinque anni volevo diventare una cantante, a sei anni un’esploratrice, a sette ho sognato poco. Ma a nove anni ho scelto l’unico sogno che voglio realizzare.

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Nel mio condominio mi prendono un po’ in giro, perché un giorno ho iniziato a ballare sulle mie gambe magre magre, nel cortile vicino all’ingresso. Credevo non ci fosse nessuno e invece mi hanno vista in tanti. Da allora mi chiamano sempre così, “zampe secche”. Invece mi chiamo Viola e, anche se ho le zampe secche, voglio diventare una ballerina professionista! Giulia, la figlia della portinaia, mi ha fatto vedere un tutorial su youtube e ho scoperto che serve tantissimo allenamento e una brava insegnante. Cavolacci! Quella mi servirebbe proprio ma per ora mi arrangio da sola: forza zampe secche, datti da fare! Mi pettino per bene i capelli, sciolti sembrano anche più lunghi. Li lego come posso nello chignon e mi infilo il tutù che mi ha cucito zia Clara. 6


Mi sta un po’ grande ma “tanto crescerai e ti andrà benissimo!” commenta sempre lei. Mi infilo dei calzini rosa al posto delle scarpette e mi allungo nello specchio di fronte. Ed eccomi qui, Viola Conforti, étoile. Sapete cosa intendo no? Una prima ballerina, quella che sta davanti a tutti, quella più importante insomma. Ma dove la trovo un’insegnante nel condominio? A Cagliari c’è solo una vera scuola di danza, l’ho trovata su google insieme a mamma, approfittando della sua mania di cercare sempre ricette nuove. L’ultima era terrificante, torta pompelmo e pomodori: una delizia secondo lei, una vera schifezza secondo me. Mentre navigavamo, per caso sono arrivata sul sito della scuola di danza Quattro Mori, che si chiama così forse per via della bandiera sarda. Ricordo di aver implorato mamma di lasciarmi iscrivere. Avrei fatto i compiti ogni giorno e sarei diventata la più brava della classe. 7


Devo averla ingolosita, perché per un attimo ci ha pensato. Poi non mi ha detto di no, mi ha detto che non è possibile, e io ho capito che costava troppo. Ho lasciato stare e ho invitato mamma nel piccolo teatro che avevo allestito in camera mia:

Il balcone aperto, con le tende tirate come sipario e dietro tanti fiori colorati. Sono entrata nella stanza volteggiando, imitando le ballerine famose e i loro passi, quelli che avevo imparato e quelli che ricordavo. Danzare è bello ma è come andare a scuola, perché bisogna capire alcune cose e altre impararle a memoria, un po’ come si fa con la matematica. 8



Infatti, come faranno le prime ballerine a ricordare tutti i passi della coreografia per me è un vero mistero. Forse mi serve anche un’insegnante della memoria! Nel teatro delle viole, mamma si è pure commossa. – Ti mancano solo le scarpette, ma per indossarle devi essere più grande – mi ha detto emozionata. Vero, infatti ballavo solo con i calzini ai piedi, ma prima o poi comprerò le scarpette e le voglio rosa. Voglio mettermi sulle punte delle mie scarpette rosa. Il ballo è fantastichissimo! Non capisco perché a Brigida non piaccia. Si ostina a giocare a calcio con i maschi, a fare l’attaccante della squadra della scuola, sempre sudata e spettinata e con le gambe piene di lividi blu. 10




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