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In fondo conosceva la crudeltà di Nergis
Tombolini e immaginava che quei due amici potessero avere ragione. Il suo domatore era un umano senza scrupoli, le dava buoni bocconcini, ma usava anche la frusta con ferocia quando lei non ubbidiva ai suoi ordini.
– Vieni con noi, siamo diretti alla Grande Adunanza Animale! – esclamò Hadaf convinto.
Tatù alzò la testa.
– La grande che? E poi… come mai voi due non siete nelle vostre celle?
Il colombo emise un lungo fischio e in pochi secondi un altro volatile piccolo piccolo, dal piumaggio verde e con le ali freneticamente in movimento, arrivò in volo e infilò il lungo e sottile becco nella serratura del grosso lucchetto che bloccava la gabbia.
– È un amico, è appena scappato da uno zoo, è lui che ci ha aiutato a fuggire – bisbigliò il topo nell’orecchio di Tatù.
Pochi secondi e il lucchetto si aprì. Il colibrì fece un giretto su se stesso e se ne andò via.
Goa si arrampicò sul dorso della pantera e disse:
– Dai Tatù, vieni con noi, salta! Coraggio e formaggio!
– Forza Tatù! Verso la libertà! – aggiunse incitandola Hadaf.
Con il topolino sulla schiena, il grande felino si alzò sulle zampe. Aveva ancora dolore per le ferite. Aprì lo sportello della gabbia spingendolo con il muso e giù, con un balzo fu fuori.
– Seguite me! – gridò Hadaf dall’alto.
L’aria di quella notte di inizio estate sapeva di fresco. L’erba sotto le zampe era morbida e profumata.