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Dedicata a Marco Polo in occasione dei 700 anni
dalla sua morte
1324 - 2024
Marco Polo cittadino della Repubblica di Venezia e cittadino del Mondo. Viaggiatore, scrittore, ambasciatore e mercante italiano.
(Venezia, 15 settembre 1254 – Venezia, 8 gennaio 1324)
Marco Polo nacque a Venezia il 15 settembre 1254, in una agiata famiglia di mercanti.
La sua grandezza scaturisce dalla fama del suo straordinario viaggio, dalle avventure e dalle scoperte che descrisse nel Milione, il libro che rappresenta il primo resoconto sulle terre d’Oriente, diventato presto un best seller.
Giovanissimo, all’età di circa 17 anni, intraprese il viaggio che gli permise di arrivare in Cina, alla corte del Gran Khan Kublai, insieme a suo padre Nicolò e suo zio Matteo. Era il 1271 e grazie agli importanti incarichi diplomatici ricevuti, percorse le terre del lontano continente asiatico per ben 24 anni, interessato a “le cose che sono per lo mondo”. Ritornò nella sua Venezia il 9 novembre 1295. Morì a 70 anni, tra l’8 e il 9 gennaio 1324, lasciando in eredità alla moglie Donata e alle tre figlie una cifra ingente di zecchini, pietre preziose, stoffe ed oro.
Raffaello Libri, nella collana “Il Mulino a Vento”, ha pubblicato Il Milione di Marco Polo, come testo pensato per gli alunni delle scuole, corredato da approfondimenti, fascicolo di comprensione del testo, schede interattive e proposte di lavoro. Il libro è un invito a viaggiare nel magico Oriente, “verso mondi sconosciuti e di straordinaria bellezza che nascondono grandi misteri e grandi tesori, dove il tempo sembra dilatarsi fino a scomparire”.
Il Milione venne scritto nel 1298 nelle carceri di San Giorgio, a Genova, per mano del letterato Rustichello a cui Marco Polo dettò il racconto del suo viaggio.
Quasi sicuramente Marco Polo fu catturato mentre si trovava in una nave veneziana dai rivali della Repubblica di Genova, mentre Rustichello era in prigione già da quattordici anni quando incontrò il mercante veneziano. Fu appunto il carcere l’occasione che permise a Marco di lasciare memoria degli anni (1271-1295) trascorsi viaggiando tra la Persia e la Cina, alla corte del Gran Khan. Rustichello seppe prestare la sua esperienza di letterato alla documentazione che Marco gli affidò perché ritrovasse voce e vita in una dimensione fantastica.
«Troverete qui la narrazione delle immense e disparate meraviglie di vaste contrade d’Oriente».
Il Milione, scritto in lingua toscano volgare, fu il primo contributo alla reciproca conoscenza tra Occidente e Oriente e anche il primo esempio di prosa scientifica in grado di fornire notizie precise sugli usi, i costumi, la geografia e l’economia di popoli allora quasi sconosciuti. Il libro ha fatto conoscere la Cina in Europa e l’ha resa più vicina. Il resoconto di Marco ha rivelato l’Asia agli occidentali e contribuito a stimolare l’interesse per l’esplorazione e il commercio verso Oriente. Ha favorito la compilazione di mappamondi e carte geografiche.
Il titolo dell’opera deriva da “Emilione”, nome usato dai Polo per distinguersi dalle diverse altre famiglie Polo che esistevano nel Duecento a Venezia. In realtà, in origine il libro fu scritto e diffuso in francese e con diversi titoli: Divisament dou monde, Livres des merveilles du monde, oppure, in latino, De mirabilibus mundi.
Il Milione subì delle varianti soprattutto da parte dei copisti, che adattarono il testo a seconda della classe sociale a cui era rivolto. Esistono almeno 150 versioni del manoscritto, uno dei libri più famosi a partire dal Medioevo.
“Quivi si fa molta seta”
Marco Polo, con il suo viaggio avventuroso, ha contribuito a rendere famosa la Via della Seta fra Europa e Asia: un itinerario per mercanti e viaggiatori, una rete di piste di carovane che Marco descrive nelle pagine del Milione. La Via della Seta riguardava l’insieme delle rotte commerciali utilizzate per collegare il bacino del Mediterraneo con l’Oriente, permettendo il trasporto delle merci tra diverse regioni. Marco Polo conosce così nuove culture, apprende nuove lingue e allarga il suo mondo.
Già nell’antichità lungo la Via della Seta si erano mossi viaggiatori e mercanti. In epoca romana la seta era merce preziosa e considerata riferimento per gli scambi tra impero cinese e impero romano. Marco Polo attraversò i territori dalla Turchia alla Persia, fino all’Afghanistan e al Deserto dei Gobi per giungere nel Catài, nella Cina del Nord, dove risiedeva la corte di Kublai, Gran Kan dei Mongoli, in un periodo storico caratterizzato da un grande sviluppo del commercio, quando le terre del Mediterraneo necessitavano di materie prime provenienti dall’Oriente e l’espansione dell’impero dei Mongoli guardava a Occidente. Dalla Cina, infatti, giungevano in Europa pietre e metalli preziosi, spezie, come cannella e zenzero, profumi, medicinali, oggetti, specchi e soprattutto la polvere da sparo. Al contrario, la Cina importava bestiame, cavalli, oggetti di vetro, miele…
Via via nel tempo e fino ai nostri giorni la denominazione ha significato sia il percorso sia la possibilità di stabilire relazioni e accordi e gli storici hanno iniziato a parlare di "vie della seta" per comprendere l’insieme degli scambi religiosi, economici e culturali che possono unire o dividere popoli e territori lungo strade, mari, fiumi.
A Marco Polo non venne riconosciuto il merito di avere denominato la via o le vie della Seta perché il termine fu coniato nel 1877 dal tedesco Ferdinand von Richthofen, geografo e viaggiatore, che le definì "Seidenstrasse" o "Seidenstrassen". La storia riconosce all’esploratore veneziano il merito di aver anticipato l’epoca delle grandi esplorazioni e di aver viaggiato con spirito di tolleranza anche sul piano religioso e sempre in pace.
Marco Polo ha lasciato notizie delle terre ma anche delle spezie che valevano come l’oro, della palma saga, del carbone, della polvere da sparo. Ammirò le porcellane, si stupì di fronte ai fuochi d’artificio e ai fiammiferi. All’età di 21 anni ebbe dal Gran Khan, che lo aveva in grande considerazione e simpatia, l’incarico di ambasciatore che mantenne per ben 17 anni e che gli permise di raccogliere le informazioni riportate nel Milione.
Come mercante e come funzionario del Gran Khan ebbe conoscenza diretta del processo di lavorazione del sale, l’oro bianco dei cinesi, descrisse l’efficiente rete stradale dell’Impero, la perfetta organizzazione dello Stato, la straordinaria architettura dei ponti. Subì il fascino delle terre del grande imperatore dei Tartari e apprese la lingua cinese. Vide per la prima volta il petrolio, il carbon fossile, l’amianto che bloccava l’azione distruttrice del fuoco, la carta, fabbricata con le foglie di gelso, di cui i cinesi hanno mantenuto segrete per lungo tempo le tecniche di lavorazione. Nel Milione ha dedicato un intero capitolo alla carta moneta, la valuta legale introdotta dall’imperatore.
Marco racconta il modo usato dal Gran Signore per…
“…possedere il maggior tesoro che un uomo abbia mai posseduto; e certo tutti i principi del mondo riuniti insieme non raggiungono l’immensa ricchezza che il Gran Khan ha da solo”.
“Il Gran Signore paga sempre in foglietti. In un bando impone a tutti quelli che hanno oro e argento e pietre preziosee perle di portarle alla zecca. I sudditi obbediscono e ricevono pagamento in carta”.
Cristoforo Colombo possedeva una copia del Milione che teneva in grande considerazione per la miniera di dati che offriva e ai quali era interessato ad attingere per la sua impresa. Le annotazioni lasciate sulle pagine rivelano l’interesse per le ricchezze delle terre conosciute da Marco Polo. Nella sua rotta verso Ovest, Colombo sperava di raggiungere il Giappone e la Cina e alimentare così ricchi commerci. Scoprì l’America cercando di raggiungere l’Asia: era interessato ad arrivare ai “tetti d’oro” del Qiang (Giappone) descritti da Marco Polo. È inconfutabile che Il grande navigatore colse appieno lo spirito d’avventura favorito dal Milione e seppe farne tesoro.
Trovò in quel libro prezioso la descrizione del vento del deserto che passa tra la sabbia e genera le dune cantanti, del mare che avrebbe attraversato, delle spezie e dell’oro che lo avrebbero ammaliato. Al genovese, a differenza di Marco, interessavano riconoscimenti, potere e ricchezza. La storia della sua vita non documenta di un giovane curioso, tollerante, motivato dalla spinta al sapere; presenta invece un uomo orgoglioso delle sue possibilità e consapevole della particolare capacità strategica.
non è un conquistatore e non è solamente un mercante e un viaggiatore; è l’uomo nuovo dell’Occidente, aperto all’avventura, spinto non dalla bramosia di conquista e di profitto ma dalla curiosità, dalla sensibilità verso gli altri e le diverse forme della cultura.
In punto di morte, invitato a rinnegare le sue “fantasie”, affermò di aver raccontato la metà di quanto aveva visto altrimenti nessuno l’avrebbe creduto.
Italo Calvino si è ispirato al Milione di Marco Polo nel libro “Le città invisibili”. In quest’opera fantastica sui viaggi del veneziano, ripercorre i luoghi da lui visitati, attraverso i dialoghi fra Marco Polo e Kublai Khan. Il Milione, così, è vera fonte d’ispirazione per i materiali che offre alla elaborazione di una nuova lettura e interpretazione del testo. Scrivendo “Le città invisibili” Calvino trasforma la figura di Marco Polo, mentre dialoga con il Kublai Khan per fare resoconti, in un narratore capace di restituire non tanto la geografia dei territori visitati quanto la precarietà della condizione umana.
Calvino e Marco Polo sono legati dalla meraviglia, dalla capacità di affidare al racconto l’esperienza dell’inusitato e dello straordinario. Le città diventano simboli dell’esistenza ed evocano sogni, desideri, memorie, possibilità.
Marco Polo descrive apparentemente la realtà storica dei luoghi visitati, ma nel racconto, elaborato dal letterato Rustichello, i dati oggettivi, le testimonianze e le fantasie si intrecciano per influenze culturali che condizionano e contaminano la visione dell’Oriente. I luoghi sono popolati da esseri straordinari e il viaggiatore è attratto da fatti fantastici, riti sorprendenti, usanze magiche quanto improbabili. Tutto un materiale che riappare, trasformato, nel testo “Le città invisibili”, anche questo un libro di viaggi.
Calvino, con la voce di Marco, narra all’imperatore dei Tartari la realtà dei suoi possedimenti, territori immensi che può conoscere attraverso le parole del suo ambasciatore. Marco descrive ciò che è possibile, ciò che può esistere accanto e oltre la realtà.
Il viaggio a cui è interessato Calvino riguarda la complessità e il disordine della realtà, di cui le città descritte da Marco Polo sono simbolo. Le parole della narrazione sono allora il tentativo e l’impegno di dare ordine al caos del reale.
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Trasfigurazione N.S.
S. Gaetano
S. Domenico
S. Fermo, S. Romano
S. Lorenzo
S. Chiara
S. Giuliano
S. Ippolito, S. Ponziano
S. Alfredo
Assunzione Maria Vergine
S. Stefano, S. Rocco
S. Giacinto
S. Elena
S. Ludovico, S. Italo
S. Bernardo
S. Pio X
S. Maria Regina
S. Rosa da Lima, S. Manlio
S. Bartolomeo
S. Ludovico
S. Alessandro
S. Monica, S. Anita
S. Agostino
Martirio S. Giov. Battista
S. Faustina, S. Tecla
S. Aristide
NAZIONALE
Termine delle lezioni
Termine delle attività educative e didattiche
REGIONALE
Inizio delle lezioni
Vacanze natalizie dal al
Vacanze pasquali dal al
Altre vacanze dal al
Fine delle lezioni
Tutte le domeniche
1° novembre
Tutti i Santi
8 dicembre
Immacolata Concezione
25 dicembre
Natale
26 dicembre
Santo Stefano
1° gennaio
Capodanno
6 gennaio
Epifania
31 marzo Pasqua
1 aprile
Lunedì dell’Angelo
25 aprile
Festa della Liberazione
1° maggio
Festa dei lavoratori
2 giugno
Festa della Repubblica
Festa del Santo Patrono
oregiovedì venerdì sabato orelunedì martedì mercoledì
oregiovedì venerdì sabato orelunedì martedì mercoledì
Collegio docenti
Consiglio di classe, di interclasse
Colloqui
Riunioni di programmazione
Formazione
Attività in orario extra-scolastico Compilazione documenti Altro Totale ore
Settembre Ottobre NovembreDicembre GennaioKublai Kan: Io non ho desideri né paure, e i miei sogni sono composti o dalla mente o dal caso. Marco Polo: Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Italo Calvino, Le città invisibili, 1972
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