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INTRODUZIONE
from Executive Summary
Gian Carlo Blangiardo
Presidente dell’Istat
Con la pubblicazione di questo secondo Barometro italiano dell’Obesità, viene messo a disposizione del pubblico uno strumento che unisce alla elevata qualità dei dati, molto dettagliati e aggiornati annualmente, e all’accuratezza dell’analisi, anche una notevole capacità comunicativa e divulgativa. L’Istat, che collabora da tempo con la Fondazione IBDO, contribuisce al Rapporto mettendo a disposizione informazioni ed elaborazioni mirate, fondate anche su serie storiche, che consentono di tracciare le profonde trasformazioni avvenute negli ultimi decenni in questo delicatissimo aspetto della vita delle persone. Il nostro Istituto è particolarmente attento ai temi del benessere, della salute, degli stili di vita, delle politiche e dei servizi sanitari. Siamo impegnati a fornire le basi conoscitive necessarie per raggiungere il traguardo della salute per tutti, per contribuire a contrastare e azzerare le disuguaglianze, anche profonde, che ancora caratterizzano il nostro Paese: disuguaglianze di genere, geografiche, di età, di reddito, di livello di istruzione, che si riverberano tutte sulla salute e sulla qualità della vita. La questione dell’obesità rappresenta una preoccupazione prioritaria, una seria ipoteca sul nostro futuro. Tra i 12 indicatori di benessere e sostenibilità che sono entrati a far parte del ciclo di programmazione della politica economica del Governo, è stata inserita anche la percentuale di cittadini in eccesso di peso. Inoltre, nell’ambito delle statistiche internazionali che consentono di monitorare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (i Sustainable Development Goals - SDGs), la prevalenza dell’obesità è inserita tra gli indicatori del secondo obiettivo (Fame Zero). Le statistiche sociali prodotte dall’Istat tracciano un ritratto continuamente aggiornato delle condizioni di salute, delle abitudini alimentari e degli stili di vita della popolazione, con particolare attenzione al consumo di alcol e al fumo; della loro propensione a praticare attività motorie, fisiche e sportive, nonché della salubrità negli ambienti domestici e di lavoro. Fin dagli anni Novanta,
rileviamo annualmente informazioni circa l’eccesso di peso nella popolazione adulta e dal 2000 ciò è stato Gian Carlo Blangiardo esteso anche ai minori, con dettaglio territoriale almeno Presidente ISTAT a livello regionale. Questo ci ha consentito, tra le altre cose, di mettere a fuoco l’evoluzione dei comportamenti e seguire nel tempo la condizione di bambini e ragazzi, che si è andata trasformando anche in corrispondenza di cambiamenti nella struttura familiare, nella organizzazione del lavoro, delle scelte di consumo. Oggi, in Italia, un minore su quattro, fra 3 e 17 anni, è in eccesso di peso e oltre il 46 % della popolazione adulta è decisamente in sovrappeso o obesa, con un aumento di incidenza che è stato circa il 30% nell’arco degli ultimi 30 anni. Tuttavia solo un terzo di questo incremento può essere attribuito all’invecchiamento della popolazione. Le nostre fonti documentano come l’eccesso di peso si accompagni regolarmente a situazioni di svantaggio culturale, economico e sociale e come siano profonde e persistente le differenze tra gruppi di popolazione e nei territori. I nostri strumenti sono continuamente rinnovati e sempre più capaci di integrare informazioni derivanti da più fonti: indagini, archivi amministrativi, perfino Big Data. Questo ci permette di rispondere sempre più efficacemente alla complessità dei fenomeni, ai loro rapidi mutamenti, di rilevare l’impatto dei diversi contesti familiari, territoriali, socioeconomici sul benessere e sulla salute, offrendo così ai decisori pubblici un supporto conoscitivo adatto a disegnare misure mirate, incisive, flessibili e di lungo periodo. Il Rapporto del Barometro Italiano della Obesità è una prova eccellente di equilibrio fra l’alto livello tecnico delle informazioni e l’immediatezza e l’accessibilità dei messaggi essenziali che rivolge ai lettori non tecnici. Esso costituisce per noi un esempio encomiabile di buona comunicazione scientifica per una buona causa.