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Prefazione

Diabete di Tipo 2: prototipo di malattia legata all’invecchiamento e aggregatore di multimorbidità

Entro il 2050, il numero di persone di età superiore ai 60 anni dovrebbe raddoppiare rispetto al 2015. Per molti, una vita più lunga significherà anni aggiuntivi di malattie croniche, come malattie cardiovascolari, artrite, diabete di tipo 2, cancro e morbo di Alzheimer.

Secondo il consorzio ICARE4EU, 50 milioni di residenti nell’UE, e oltre il 60% degli over 65, convivono con più di una malattia (multimorbidità).

L’Italia è un paese che invecchia anche più di altre nazione europee. Nel 2019 è stato calcolato che il rapporto tra le persone di età superiore ai 65 anni rispetto al numero di under 15 è pari al 168,9%, ponendo l’Italia al primo posto della classifica europea per l’invecchiamento della popolazione (rapporto ISTAT 2019).

Questo porta all’aumento delle malattie che sono frequenti nelle fasi di vita dell’anziano.

I disturbi legati all’invecchiamento interessano in particolare due comparti: i disturbi cardiovascolari/metabolici ei disturbi neurocognitivi. Le malattie cardio-metaboliche sono spesso la conseguenza di squilibri energetici dovuti a ipernutrizione e attitudine sedentaria, che combinati con caratteristiche genetiche, comportamentali, sociali e ambientali causano l’epidemia di obesità e in alcuni casi delle sue co-morbidità, in particolare il diabete di tipo 2, l’aterosclerosi e steatosi epatica non alcolica (NAFLD) che a lungo termine hanno un impatto anche sulle funzioni cognitive (Ungvari et al Circ Res 2018).

Il declino delle funzioni neurocognitive e i disturbi dell’umore sono attualmente tra le maggiori minacce per la salute della vecchiaia e le previsioni indicano che la situazione è destinata a continuare la tendenza crescente per i prossimi anni, il che implica un onere significativo per i sistemi socio-sanitari nei paesi europei. Inoltre, la presenza di altri disordini metabolici legati all’età come l’osteoporosi e la sarcopenia porta alla sindrome della fragilità che compromette ulteriormente la vita quotidiana.

Tutte queste condizioni hanno un effetto negativo sulla qualità della vita (QoL), in particolare dei soggetti anziani, aumentando il rischio di disabilità e morte (Rogers et al Mol Psyc 2016).

Perché è importante quindi focalizzarsi sul diabete di tipo 2? Perché il diabete di tipo 2 è l’esempio prototipico di malattia complessa associata a multimorbidità. Perchè è una malattia cronica che si può evitare in molti casi e ritardare in molti altri assumendo i corretti stili di vita, riducendo quindi gli effetti nefasti delle complicanze. Perché è una malattia che sta anticipando l’età della diagnosi, arrivando in alcuni casi ad emergere nell’adolescenza. Perché incide sulla sopravvivenza in moltissime condizioni cliniche acute e croniche. Perché la persona che vive con il diabete è destinata a spendere più tempo in ospedale per ogni situazione clinica che dovrà affrontare. La ricerca molecolare e clinica ha fatto passi avanti molto importanti sia da un punto di vista diagnostico sia terapeutico. Nel primo caso è aumentata la conoscenza sui cofattori di rischio del diabete, come ad esempio, il ruolo dei fattori ambientali e il ruolo del microbioma intestinale. Nel secondo abbiamo disponibili agenti terapeutici che possono modificare la malattia e hanno dimostrato efficacia nella riduzione delle complicanze del diabete.

E’ necessario però che scienziati, clinici ed esperti sociali del diabete continuino il dialogo serrato attraverso piattaforme di scambio come IBDO affinché l’opinione pubblica e il mondo della gestione politica del paese maturino una piena consapevolezza del costo economico e umano del diabete mellito, con il fine ultimo di “sconfiggere la malattia”: