Brizzi enrico nessuno lo sapr viaggio a piedi dallargentario al conero

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«La pagina di “Midi du Madagascar” che ti ho affidato. Quella con avvolte dentro le foglie benedette di Spichisi. Dove le tieni?» «Erano in frigo» dice Galerio senza guardarvi, e ormai l’hai capito il genere di putiferio che sta per saltare fuori. «Te lo chiedo» dice il Vietnamita senza smettere di asciugare la testa, «perché mi sono permesso di dare un’occhiata in frigo, e in frigo le foglie non c’erano.» Poi scoppia a ridere, lascia cadere sul letto la salvietta fradicia, e con i capelli ritti in capo tende il braccio verso Galerio. «Ti conosco, mariolo» ghigna. «Non hai resistito alla curiosità, e hai provato a masticarne un paio.» Galerio solleva lo sguardo e resta a fissarlo senza dire niente, la testa carica di capelli inclinata sulla spalla. «D’accordo» il Vietnamita dice, «ti perdono, mariolo, ma adesso tira fuori il resto del tesoro. Fra poco le allodole saranno qui, e io voglio darmi da fare con la tisana.» Pensi che non vuole darsi per vinto, ma se continua a seguire la curva del suo ragionamento, se ne renderà conto da solo, della fi-ne che hanno fatto le sue foglie. Lo capirà da sé, se non si impunta, e forse non gli farà tanto male. «Non ti scaldare» Galerio dice, «pensavo di trovare il modo per procurarmene altre.» «Dove le tieni, per la miseria?» s’inalbera il Viet. «Dove sono le foglie?» «Sono finite, le foglie» dici. «Lo vuoi capire, cazzo.» Il Vietnamita si volta verso di te. Per un po’ ti guarda, e forse guarderebbe allo stesso modo un uomo sorto dal nulla per rivelare qualcosa di spiacevole sul passato di sua madre. Potrebbe scoppiare a piangere, con il suo asciugamano legato alla vita, oppure partire con un manrovescio. «È vero?» domanda a Galerio, con la voce che esce compressa e in ritardo. «Sul serio sono finite?» «Devi perdonarmi» Galerio dice. «Non ci sono più.» «Te le avevo affidate» dice il Vietnamita con una vibra di delu-sione autentica nella voce. «Sapevo che erano qui ad aspettarmi. E adesso come cazzo faccio?» «Proviamo a procurarcene altre» Galerio dice, ma deve saperlo anche lui, in mezzo alla nebbia che raggela, che sta dicendo un’as-surdità. «Ma tu» si scalda il Viet, «che cazzo avevi in mente, mentre ti infilavi in bocca le mie foglie?» «Se vuoi saperlo» Galerio dice, «era la sera di una giornata durissima.» «Se vuoi saperlo» replica il Vietnamita, «mi ci deodoro il culo, con le tue giornate durissime.»


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Brizzi enrico nessuno lo sapr viaggio a piedi dallargentario al conero by armando farago' - Issuu