Radio Talpa '77 - '84

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da 28 intellettuali fra i quali, oltre a Sartre e Simone de Beauvoir, i filosofi Michel Foucault, Roland Barthes, Philippe Sollers, Gilles Deleuze e Felix Guattari. Quest’ultimi erano stati gli autori del saggio AntiEdipo che era diventato uno dei punti di riferimento culturali del Movimento del ’77. Il manifesto venne appoggiato anche da alcuni esponenti della sinistra riformista bolognese, tra cui il segretario della Federazione Giovanile Socialista Emilio Lonardo. Anche Torino fu teatro di scontri sanguinosi e attentati. Il 1 ottobre 1977, al termine di un corteo partito con l'assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano, un gruppo di militanti di Lotta Continua raggiunse un bar del centro cittadino, L'Angelo Azzurro di via Po 46, frequentato da giovani di destra. In seguito al lancio di due bombe molotov morì bruciato vivo Roberto Crescenzio, uno studente del tutto estraneo agli schieramenti politici. L'omicidio, i cui responsabili materiali non furono mai individuati, fu definito da un altro leader di Lotta Continua, Silvio Viale, un "tragico incidente". Un'altra vittima innocente degli scontri di piazza di quell'anno è Giorgiana Masi, uccisa a Roma da un colpo di pistola durante una manifestazione organizzata dal Partito Radicale per celebrare i tre anni dalla vittoria del referendum sul divorzio. Per quanto i responsabili dell'omicidio siano rimasti ignoti, il movimento attribuì la responsabilità del delitto ad agenti di polizia in borghese, che vennero immortalati in quell'occasione vestiti con abbigliamento riconducibile allo stile dei giovani extraparlamentari. Convegno di Bologna Uno degli ultimi eventi del Movimento del ’77 fu il Convegno contro la repressione svoltosi a Bologna tra il 23 e il 25 settembre 1977. Al convegno parteciparono 70.000 persone secondo i dati ufficiali, più di 100.000 per gli organizzatori, che invasero in maniera pacifica la città per tre giorni. Mentre si formarono dei gruppi di lavoro in varie sedi come i locali dell’università, ma

anche cinema e lo stesso palazzo comunale, la città si trasformò in un palcoscenico per iniziative spontanee a cui parteciparono gruppi teatrali e musicali che vide la presenza di importanti figure della cultura italiana come quella di Dario Fo e Franca Rame. Al Palazzetto dello sport si riunì una grande assemblea che avrebbe dovuto stigmatizzare nuove direttive per il movimento e il confronto fra le sue varie anime. L'assemblea fu però egemonizzata dai militanti autonomi che si scontrarono con l'ala del movimento più propensa ad una lotta sui temi della controcultura piuttosto che agli scontri con lo stato che si stava radicalizzando sul territorio e stava diventando sempre più violento. L'assemblea diventò di fatto l'ultimo atto ufficiale del movimento. La fine del movimento. Il riflusso Verso la fine degli anni settanta il movimento aveva esaurito la fase iniziale di rivolta spontanea. Il rapimento Moro aveva spinto molti aderenti dei gruppi della sinistra extraparlamentare a seguire quanto contenuto nel motto suggerito anche dal quotidiano Lotta continua ("né con lo Stato né con le Brigate Rosse"). Con il "riflusso" diversi furono i giovani che si avviarono verso la lotta armata, che favorirono la recrudescenza del terrorismo, mentre altri ripiegarono nei partiti parlamentari o nel disimpegno. Altri ancora disillusi e nello sconforto aspiravano al misticismo, alle filosofie orientali ed al ritiro in comunità per uno stile di vita alternativo. Il resto del movimento, così come era inteso dalla fine degli anni sessanta, scomparve del tutto lasciando una sola organizzazione, Democrazia Proletaria, che, dopo la scelta parlamentare, si schierò alla sinistra del PCI divenendo un punto di riferimento per parte dei giovani impegnati negli anni Ottanta. I vari leader e personaggi noti, reduci dei primi anni dell'esperienza del Sessantotto, come Alexander Langer, ultimo direttore del quotidiano Lotta Continua, scelsero l'impegno ambientale,

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