Di race across america non si guarisce più

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La ​RAAM è la gara di ultracycling più dura e lunga al mondo. Con i suoi 5000km pari a 3000mi, attraversa 12 stati (​California, Arizona, Utah, Colorado, Kansas, Missouri, Illinois, Indiana, Ohio, West Virginia, Pennsylvania e Maryland ​ ) partendo dalla costa del Pacifico ad Oceanside e terminando sull’Atlantico ad Annapolis. Con circa 35.000mt D+ ha un tempo limite di appena 12 giorni e infatti, solo il 50% dei partecipanti riesce a concludere l’impresa. Fin qui nulla di nuovo, quanto appena scritto non è altro che la descrizione di una gara facilmente reperibile sui vari siti di settore. E quindi? E quindi la ​RAAM non si può spiegare in così poche righe, io vorrei provarci. E’ dal 2013 che la ​RAAM mi regala momenti indimenticabili ogni qual volta ci ritorno ed un forte senso di vuoto quando la saluto dall’aeroporto di Washington, con la speranza e la voglia, anzi la determinazione a ritornarci 11 mesi dopo. Un tale senso di mancanza di ​RAAM​, che di notte, ad ogni benzinaio illuminato che vedo qui in Italia, immagino le varie fermate per lo scambio di frigo o di autisti. La ​RAAM comincia a Settembre/Ottobre, periodo nel quale il corridore decide di iscriversi “​la gara di ciclismo non​ stop più dura al mondo”. Ti chiama, “sono pronto per la ​RAAM​”. Ok, parliamone! Il colloquio è breve, dagli occhi si capisce se colui che hai di fronte ha la determinazione di arrivare fino alla fine. Poi, quando comincia a raccontare le sue esperienze passate di randonnée e di ultracycling, il quadro si fa più chiaro. Soprattutto è il suo modo di parlarti di ​RAAM che ti fa capire RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


se veramente esistono le condizioni per farcela, perché a partire da Oceanside son buoni tutti, o quasi!. Ci si saluta con una stretta di mano; questo vuol dire che il corridore ha riposto la sua fiducia in te. Anche noi della crew abbiamo fiducia in lui. Una fiducia che dura e deve durare da ora in poi ma soprattutto durante la gara, durante i tanti momenti difficili che si dovranno affrontare. Ad un certo punto della gara, pochi giorni dopo la partenza, la maggior parte dei partecipanti si isola dal mondo, da tutto ciò che lo circonda, vede cose che solo per lui sono reali. ​Lasciarsi andare e buttarsi nella mani della Crew la si può definire il requisito minimo per pensare compiere l’impresa. In assenza di tutto ciò, la gara si complica ulteriormente, ogni crepa sull’asfalto si trasforma in voragini profonde. Finirci dentro è facile, uscirne quasi impossibile. Una fiducia reciproca quella tra il corridore ed il team fondamentale per le sorti della gara, per ambire a quello stato di OFCL, Official, (cioè la sigla verde che sul sito ​raceacrossamerica.org appare nell’ultima colonna a destra in corrispondenza del proprio nome, tempo impiegato e media) e che rende chi parte dalla costa pacifica Finisher al 100%. Il corridore continuerà

ad allenarsi, il tuo compito come crew chief

sarà

ricordandogli di evitare rischi inutili di qualsiasi genere. Da questo momento una sola parola deve occupare la sua mente ogni giorno: ​RAAM​. Ogni problema familiare, di cuore o professionale va risolto il prima possibile. Chi lo circonda sarà RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


fondamentale e dovrà sostenerlo, incitarlo ed assecondarlo in questo avvicinamento alla gara. La decisione è stata presa! Si va alla RAAM: “​la gara di ciclismo non stop più dura al mondo”. È vero si tratta di una gara, ma quando si investono tanti soldi quanti ne servono soprattutto a noi europei ​la storia si fa seria e non è solo una questione di soldi. ​Si andrà incontro a molti sacrifici fisici e mentali, per tutti e soprattuto per il corridore e il suo crew chief che sarà la sua ombra durante i 12 giorni di gara. E non solo. Infatti, se da un lato il corridore nei mesi precedenti avrà da organizzare i suoi allenamenti o meglio mantenerli, il crew chief avrà il compito di organizzare la spedizione americana: mezzi al seguito, logistica e selezione dei membri del team. Se i primi due richiedono un occhio di riguardo fin da subito per cercare di contenere i costi, la creazione della squadra al seguito può avvenire anche a fine anno per poi definirsi tra gennaio e febbraio. Principalmente i mezzi al seguito sono 2: auto e camper. Il primo sempre al seguito del corridore, il secondo avanti rispetto al racer in attesa di riceverlo ed ospitarlo nelle pause programmate per evitare lo sfinimento.. Un suggerimento: l’ideale sarebbe avere almeno la metà della squadra composta da persone con esperienza alle spalle di ultracycling. Il resto del team può essere composto da persone vicine al corridore, amici stretti o familiari. La presenza di familiari, se da un punto di vista umano è logico, da quello tecnico, ai fini del RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


risultato, potrebbe rappresentare un problema da gestire durante il coast to coast. Far parte della crew è un privilegio che non può essere sottovalutato. Non tutti sono in grado di sopperire alla mancanza di sonno oppure adattarsi alla qualità della cucina del camper. Le proprie abitudini vengono messe a dura prova. 12 giorni in camper possono trasformarsi in un inferno, se il tuo corpo ma soprattutto la tua testa non si adatta rapidamente alle dinamiche della ​RAAM​. E la ​RAAM non perdona e tu sei finito! Non meglio va a chi guida l’auto o ha il compito di gestire la navigazione; guidare alla media dei 20 km/h per 12 ore al giorno o di notte non è semplice, credetemi. Alcuni crollano dopo il primo turno di guida creando un ulteriore problema da gestire, quello della sicurezza. Pochi giorni dopo lo start da ogni membro del team inizia ad intravvedersi il proprio carattere, i propri punti di forza, quelli deboli e ci si rende conto su chi ci si può contare. Tornando al corridore, come si prepara? Deve semplicemente continuare a fare quello che ha sempre fatto, pedalare! È ovvio che chi pensa alla ​RAAM dal punto di vista fisico sia già a buon punto, il contrario sarebbe un suicidio! Importante sarà mettersi alla prova

a qualche settimane dalla partenza su una lunghezza di

1000/1200 km, con 2 notti di pedalata. Può essere un week end con parte della propria crew al seguito oppure si può pensare di partecipare a delle gare di ultracycling come Race Across Italy ad Aprile oppure Race Around Slovenia a Maggio. Tutto ciò permette di raccogliere qualche informazione in più in vista della ​RAAM​. RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


Di aiuto sono anche ai membri della crew che avranno l’occasione di conoscersi ed imparare a “convivere”. Ma la ​RAAM​ è molto più di questo! Purtroppo non esiste il modo di replicare le condizioni in cui ci si troverà negli Stati Uniti. Non c’è gara in Europa cosi lunga o così calda (deserto dell’Arizona) o addirittura alienante (i rettilinei monotoni del Kansas!!) come la ​RAAM​. La Race Around Ireland potrebbe essere un buon banco di prova con i suoi 2200 km e soprattuto

le

condizioni

climatiche

avverse.

Anche

partecipare

alla

Parigi-Brest-Parigi o alla 1001 miglia negli anni che coincidono con la ​RACE ACROSS AMERICA in solitaria da randonneer sarebbe l’ideale. Le randonnèe, sebbene qualcuno sostenga il contrario, per chi si avvicina alla ​RAAM sono fondamentali. Ti insegnano a gestire la fame, il recupero ma soprattuto il sonno! Saper correre soli e con se stessi è importantissimo, significa abituare la propria testa ai rettilinei monotoni e infiniti del Kansas! Serve ad essere

obiettivi sulla propria forma e

permette a chi segue il corridore di conoscerlo a sua volta meglio. Non tutti gli attuali ultracycler o tali riescono a portare a termine la ​RAAM​. In pochi ci riescono. Tutti devono inevitabilmente affrontare un percorso graduale di avvicinamento alla RAAM​, bruciare le tappe non serve a nulla, la ​RAAM non perdona! La presunzione la si paga a caro prezzo! Si apre il Road Book, pagina 13 e prima Time Station da raggiungere, evidenziatore alla mano e si parte per l’avventura che cambia la vita a tutti! Nel bene e nel male RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


Da subito alla ​RAAM si è costantemente a rischio di DNF (​did not finish), dalle prime ore di gara le condizioni climatiche iniziano ad essere difficili, si abbandona rapidamente la costa californiana per dirigersi verso ​la porta dell’inferno, Borrego Spring​. 21km, la ​Glass Elevator, ​così chiamata perché è molto ripida e segna la differenza tra temperature ancora influenzate dall’oceano a temperature desertiche, quindi secche e decisamente più elevate. Quindi è facile che si passi dai 30 ai 40/50 gradi. Una discesa calda, che chiarisce subito le idee, facendo capire al corridore a cosa andrà incontro. Si arriva così in Arizona, ai primi deserti per lo più sabbiosi ma soprattutto iniziano le prime vere difficoltà. Il caldo è massacrante, il morale positivo della partenza inizia piano piano a sciogliersi, come il ghiaccio versato sul collo dell’atleta che in pochi istanti diventa acqua. Fondamentale sarà bere e rimanere il più possibile freschi. Ma con 110 gradi F sulle spalle la situazione diventa proibitiva. Già si preparano i primi ritiri in gara, il troppo caldo lacera lo stomaco, non mangi e crolli. Dopo appena 48 ore puoi tornare a casa. Chi prosegue ha come primo obiettivo affrontare la salita di Prescott nelle ore più favorevoli lontane dal caldo, sebbene il caldo non smetta mai in queste zone. In base alle statistiche, la si affronta abitualmente dopo lo stop alla Time Station di Congress, magari gettandosi nella piscina artificiale che i volontari mettono a disposizione del corridore e della stessa crew. Questa parte della gara è fondamentale, anche i primi della classe se sbagliano a valutare le tempistiche possono incontrare seri problemi. RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


Il caldo è uguale per tutti, la ​RAAM inizia ad affilare le lame alla ricerca delle prime vittime.. Si prosegue verso lo Utah, con qualche rettilineo noioso certo, ma poca roba in confronto a quelli del Kansas. Flagstaff, Tuba City, Kayenta, Montezuma Creek, Cortez, il passaggio dall’Arizona allo Utah, attraversando la Monument Valley. Senza soffermarsi su, forse, uno dei luoghi più suggestivi del mondo, vi toccherà chiudere gli occhi e pensate ai tanti film americani con questa location. Le alte temperature oramai sono alle spalle, addirittura entrando in Colorado i primi accenni di freddo sono un tocca sana per tutti. Si affrontano ora 3 passi nelle Rocky Mountains: la Veta, il Cucharas e il Wolf Creek Pass. Se poche ore prima il caldo era il nemico numero uno ora le salite fanno da padrone mettendo a dura prova i concorrenti. E non solo, il passaggio dal grande caldo al freddo può essere deleterio. Qualche uomo di classifica addirittura ne paga le conseguenze e per loro arriva un inaspettato DNF. I zero gradi in cima al Wolf Creek Pass sono un’altra freccia a disposizione della spietata ​RAAM​. Ora siamo a metà ​RAAM​, un altro obiettivo raggiunto, 2400 km percorsi. Si festeggia, il giusto, ma si festeggia e si riparte immediatamente. Alla ​RAAM ogni secondo perso può determinare la fortuna o la sfortuna del racer fino addirittura a determinarne la sconfitta. Con un semplice calcolo matematico, se ad ogni TS delle 54 che si affrontano si perdono 5 minuti, 4 ore e 30m vanno in fumo. C’è chi per 8 RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


minuti ha perso una ​RAAM​. A buon intenditore poche parole. Il concetto deve essere chiaro, tutto il tempo che si guadagna ai vari cancelli è tesoro prezioso da gestire in futuro. Siamo a metà del lavoro quindi la strada dovrebbe essere tutta in discesa! Il grande caldo è stato superato, le lunghe salite pure, ora ci si potrebbe anche rilassare. Invece no, si arriva in Kansas, lo stato della monotonia, delle pianure sterminate, degli irrigatori lunghi 2km, dei rettilinei interminabili che costeggiano da un lato i pascoli delle mucche da latte e dall’altro quello delle mucche da macello, accatastate una sopra l’altra. Lo stato del vento contrario che rende la giornata interminabile oppure di quello a favore che ti fa letteralmente volar via sulla bici! Sempre che non si è investiti da un Uragano, fenomeno che annualmente si manifesta con una certa regolarità alla ​Race Across America​. Lo si aspetta, ci si ripara nel modo migliore sperando di aver indovinato il momento più propizio. Si sfrutta la sua scia che significa pedalare ai 50 km/h per un lungo tratto!! In Kansas il tempo sembra fermarsi, è tutto uguale, non cambia mai nulla, a volta qualche maestoso gigantesco silos e poi il nulla. Per fortuna termina questa agonia, dopo 600km termina e la si saluta senza particolare malinconia. Si entra in Missouri, il verde dei prati entra con prepotenza sul percorso della ​Race Across America​, si inizia a scoprire un’altra ​America, più europea, il caldo secco lascia spazio a quello umido, appaiono le prime abitazioni ai lati della strada, senza recinzione a RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


testimonianza del grande rispetto della privacy altrui e dei giardini costantemente curati, ma di persone neanche l’ombra, nè un cane che scodinzola o un bambino che giochi con il pallone. Dove sono? Ci domandiamo sempre noi della crew al passaggio in questa zone! Questo è lo scenario che da qui al termine della gara si presenterà a tutti noi. Per almeno altri 1000km. Si attraversa il famoso Mississippi River, sempre che non abbia esondato e si entra brevemente in Illinois, poi Indiana, Ohio e West Virginia fino ad arrivare in Pennsylvania. La descrizione del paesaggio è la stessa di poco fa, proprio per questo, personalmente considero questo il momento più noioso della gara, ma ​anche questa è RAAAM. Il corridore ha gia percorso buona parte del percorso, superato non poche difficoltà sia a livello fisico sia mentale, il sonno è sempre presente, ma oramai è tutt’uno sia con la bici ma soprattutto con la gara! Si pedala per inerzia, c’e chi addirittura, essendosi gestito molto bene all’inizio ha ancora le energie per tener un discreto ritmo e mettere al sicuro l’arrivo. I momenti difficili non sono finiti anzi, si sostiene che il momento più importante sia proprio ora, in questa parte dell’​America, la gara inizia qua, dove già quasi la metà dei partecipanti si è ritirata sui 50 mediamente iscritti. Il che testimonia la durezza di questa gara! Tutto ciò conferma che ​anche terminare la gara nel tempo utile equivale ad una vittoria! Si affrontano ora gli Appalachi, un continuo salire e scendere pazzesco, un mangia e bevi irritante quanto meno fastidioso e odioso a questo punto della gara! Eppure RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


vanno affrontati magari sperando che non piova oppure godersela la pioggia e lo spettacolo delle dune stradali che si devono affrontare! Siamo quasi all’arrivo e siamo tutti esausti, c’è chi non dorme da giorni, seduto in macchina 24h/24h per assistere il corridore ed è riuscito a chiudere gli occhi solo 1 o 2 ore al giorno più qualche spicciolo di minuto in macchina. Siamo alla TS 54, alla stazione di servizio alle porte di Annapolis, gli ufficiali della ​Race Across America ci aspettano da un po’, sanno che stiamo per arrivare. Ufficiosamente siamo all’arrivo, il tempo viene preso da qui. La ​RAAM dal punto di vista tecnico e regolamentare è finita! Ora ci aspetta la passerella finale, scortati da un’auto ufficiale si va verso il porto di Annapolis, dove ci aspettano gli amici e i familiari del racer, anzi del FINISHER! E’ il momento di festeggiare, di rilassarsi, di buttarsi in acqua, di scaraventare via la bici, di abbracciare il proprio partner, magari i propri figli. Ci abbracciamo tutti, abbiamo completato la ​Race Across America​, il corridore e la sua crew insieme x 12 giorni tra caldo soffocante, salite lunghissime e rettilinei alienanti

Come detto all’inizio, in poche righe non si può spiegare cosa sia la ​Race Across America​, ma in qualche frase si: “​Conoscere bene il racer, cominciando a lavorare con lui 8/10 mesi prima della partenza per gli USA; credere sempre ed ogni giorno di gara all’obiettivo finale, l’arrivo ad Annapolis; conoscere bene i membri RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


dell’equipaggio, i difetti ed i pregi, entrambi importati durante i 12 giorni di gara; ritrovarsi molte volte prima della partenza per Oceanside, vivendo qualche ora assieme; preparare tutto nei minimi particolari, senza tralasciare nessun tipo di dettaglio; conoscere e prevenire le esigenze alimentari e fisiche del racer; mantenere sempre la calma e prevedere i momenti di stanchezza del racer e della crew; vivere la Race Across America 24 ore su 24 a contatto col racer (sempre in auto); garantire la sicurezza e il riposo del corridore ma anche dei componenti del team; la Race Across America non è un lavoro, ma neppure una vacanza!; La RAAM … comincia in Kansas, ma soprattutto Di Race Across America non si guarisce più” Questa è la ​Race Across America vista dagli occhi di un trentaseienne che 3 anni fa ebbe la fortuna di conoscere persone che già da 10 anni la vivevano. Ha ascoltato quasi come una lunga fiaba i tanti aneddoti su questa gara, le situazioni vissute dal corridore e dalla stessa crew. Ne ha fatto tesoro, considerando la loro esperienza fondamentale per la sua esperienza attuale. Senza questo tramandare di emozioni ed aneddoti non sarei qui a scrivere cercando di farvi capire cosa sia la ​Race Across America​. Certo viverla di persona e tutt’altra cosa, ma vi assicuro che parlare con la maggior parte degli italiani che ci hanno partecipato in questi anni mi ha permesso di creare un archivio di informazioni preziose. No, non sarei qui se non avessi fatto mio ogni parola collegata alla ​Race Across America​. Tutto ciò mi permette di godermi al meglio i 20 g di permanenza negli Stati Uniti. Ma soprattutto mi ha RAAM ITALIA | raamitalia.it | facebook/raamitalia


permesso di guadagnarmi la stima, ampiamente ricambiata di tutti coloro che hanno preso parte alla ​RAAM sia come corridori sia come membri del team e che ad oggi mi fa vivere questa esperienza come fosse sempre la prima volta, nonostante il percorso sia lo stesso e quel maledetto Kansas sia sempre al suo stesso posto! Luca Masini

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LUCA MASINI

ESPERIENZE (crew)

ESPERIENZE (CICLISTA)

... altro (Gent–Wevelgem - Tour of Flanders - Paris–Roubaix - Amstel Gold Race - La Flèche Wallonne - Liège Bastogne Liège)

● Web Master del sito internet “raamitalia.it”, riferimento italiano per la RACE ACROSS AMERICA e RACE ACROSS THE WEST ● ADMIN della pagina Facebook “Everesting Italy”, riferimento italiano per i tentativi di everesting

Nato a Rimini il 12 Febbraio 1979, inizio a seguire il ciclismo seguendo in tv Gianni Bugno (il mio ciclista preferito di tutti i tempi) durante Giro d’Italia, Tour de France e Campionati del Mondo. Nel 1990 mi fu regalata la mia prima bici da corsa, impiegata solamente nei mesi estivi durante la pausa dalla mia prima attività sportiva (CALCIO) che mi impegna per tutto il resto dell’anno. Riprendo in pieno l’attività nel 2007, dove mi dedico a tempo pieno sia come ciclista ma anche come manager di ASD ed eventi locali lunghe distanze. Dal 2013 grazie all’esperienza vissuta negli USA durante la RACE ACROSS AMERICA come crew iniziano le mie prime uscite di tanti km alternandole anche con l’attività in MTB.


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