CAMPIONATO GIORNALISMO
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2012
7
SCUOLA MEDIA
«Don Bonomi» Caniparola
Il ricordo della vecchia miniera «Studiamo il territorio intorno a noi per non dimenticare il passato» — FOSDINOVO —
VOGLIAMO raccontare la storia delle miniere di lignite della piana di Luni-Sarzanello, la storia di uomini e donne che per anni hanno amato e odiato la miniera, fonte di lavoro e sostegno per più di 200 famiglie. La miniera iniziò ad essere utilizzata nel 1860, grazie alla concessione ottenuta da una società inglese. Chiusa nel 1910, tornò ad essere attiva nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Lo scarso rendimento dei giacimenti portò ad una nuova chiusura, fino al 1935, quando aumentò notevolmente la produzione, dando lavoro a più di 700 operai. Nel 1938 i lavori furono sospesi, per poi riprendere nel 1940, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In questo periodo, anche donne e bambini lavorano in miniera per aumentare la produzione di carbone. I minatori vennero addirittura esentati dalla guerra per portare avanti l’attività mineraria. Le condizioni di lavoro erano molto difficili, mancavano le attrezzature necessarie per l’estrazione di lignite, e la corrente elettrica per gli ascensori, fornita dal canale Lunense, scarseggiava. Le gallerie armate con travi, pali e
MINIERA Ecco come gli alunni la ripropongono in un disegno
tavoli, erano scavate a mano degli operai e contenevano un’elevata quantità di grisou. Questo gas provocava esplosioni se superava il 0,9%. Un esplosioni si verificò nel 1945 al pozzo numero 1 a 280m di profondità causando 11 morti e 5 gravi feriti. Nel 1946 si attivò una nuova chiusura provocando cortei di protesta davanti alla Prefettura
della Spezia. Per migliorare la situazione si organizzarono anche turni giornalieri di sei ore per ciascuno operaio. Nel frattempo, la mancata manutenzione, causò crolli di gallerie e allagamenti di pozzi e costò molte vite umane. Nel 1950 gli operai ottennero la subconcessione con diritto di sfruttamento per cinque anni, Iniziarono i lavori della
«Cooperativa» gestita dai minatori, con alla presidenza il dottor Boracchia della Spezia. Per protesta presero possesso dei pozzi quasi 30 operai che vennero denominati «Sepolti Vivi» poiché restarono all’interno della miniera per alcune settimane, ma fù inutile; la miniera chiuse definitivamente nel 1954 provocando un numero altissimo di disoccupati. Però il sacrificio di uomini e donne non andò perso. L’attività mineraria favorì lo sviluppo urbanistico di Colombiera e Molicciara rappresentando anche un irripetibile momento di aggregazione sociale. E nella miniera, fu molto importante l’aiuto fraterno che accumunava tutti i minatori. Ma soprattutto, questi operai hanno reso la vita migliore a tutti noi, sacrificandosi con forza e coraggio. Ora noi ragazzi speriamo che il sacrificio di questi uomini e di queste donne non vada perduto e ci auguriamo che l’area dove molti di anni fa era presente l’ingresso della miniera sia salvaguardato nei prossimi anni in segno di tutti coloro che si sono sacrificati per un futuro migliore, e ci auguriamo che in quell’area mineraria non costruiscano un altro centro commerciale, ma un museo della miniera in memoria del passato.
TESTIMONI
Come si viveva 60 anni fa — FOSDINOVO —
COME si viveva 60 anni fa? Mi chiamo Matteo e ho intervistato mio nonno Mauro Conti che ha 64 anni e vive a Marinella di Sarzana, dove ha un terreno in cui coltiva verdure e si dedica alla coltura degli olivi. Fin da piccolo mi divertivo ad aiutarlo, il contatto con la terra mi è sempre piaciuto molto e piano piano in me è nata questa passione: il prossimo anno frequenterò l’Istituto Agrario di Sarzana, dove spero di coltivare il mio interesse per le piante. Ma ecco l’intervista. Da quanti anni ti dedichi a questa attivita’?
«Da quando ero piccolo». Quale lavoro svolgevi prima della pensione?
ROMITO MAGRA ABITANTI E COMMERCIANTI DELLA ZONA SI INTERROGANO SULL’AREA UTILIZZATA
Arriva il centro commerciale: beneficio o danni? — FOSDINOVO —
TERRENI La piana dove sorgerà il centro commercale era agricola
IL COMUNE di Arcola guarda con grande interesse la costruzione di un’area commerciale di 4000 mq, tra la sponda destra del Magra e la provinciale per Lerici. Il sindaco è favorevole alla costruzione poiché comprenderà una nuova piazza, un’area verde ed edifici a carattere commerciale, residenziale e direzionale. Per il primo cittadino, la costruzione del centro produrrà un effetto positivo immediato sulla rete commerciale circostante. Secondo altri, i centri commerciali indeboliscono molto le piccole botteghe e tolgono lavoro invece che offrirne. In pratica abbattono il piccolo commercio e impoveriscono il mercato del lavoro dei commessi e magazzinieri che vengono impiegati nel settore. Se qualcuno conquista una fetta di mercato, altri la perdono. Per gli ambientalisti, il centro commerciale di Romito sarà edificato in un terreno a rischio esondazione. È importante dire che se si va a togliere al sistema idro-geologico del Magra
un area golenale (una delle ultime rimaste nel tratto basso del fiume), verrà a mancare una zona che svolge un ruolo di compensazione e difesa in caso di alluvione. La Regione Liguria, seguendo l’esempio della Toscana, ha approvato il 6 dicembre 2011 con la cosiddetta “variante di salvaguardia”, un provvedimento che ferma per 6 mesi, con proroga di altri 6 mesi, le edificazioni nelle zone che sono state allagate. Questo provvedimento ha come obbiettivo il blocco temporaneo della costruzione e impone una riflessione al Comune per capire se è sensato confermare i permessi di riedificazione in aree alluvionali. Edificare in una zona a rischio alluvione è insensato. La natura prima o poi farà il suo corso. Se mai ci sarà una nuova esondazione, le acque del Magra, non trovando un luogo dove adagiarsi, saranno costrette a scivolare lungo le vie della città causando caos e danni. E’ già accaduto in Lunigiana, dove il Conad di Aulla, costruito vicino al fiume, è stato devastato.
Anche tuo padre lavorava la terra proprio come te?
«Si, è una passione che ha acquisito tutta la famiglia». I prodotti li vendi o ne usufruite voi stessi?
«La maggior parte delle verdure coltivate la portiamo al mercato ortofrutticolo di Sarzana e il resto la teniamo per uso personale». Tu e tuo padre avevate una azienda agricola?
«Sì, in quei tempi la maggior parte delle persone che conoscevo ne aveva una». Allevavi bestiame o ti sei sempre dedicato alla terra?
«Una volta avevamo una stalla e 14 mucche ma ora mi dedico solo alla terra».
LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata scritta dall’Istituto «Don Florindo Bonomi», sezione di Caniparola, classe III C. Gli alunni che hanno lavorato sono Morelli Leonardo, Elena Bertonelli, Rossella Robertazzo Daniele Tra-
«Ho lavorato alcuni anni alla Lunigas, ma ho sempre dedicato i ritagli del mio tempo alla terra»
versa ,Michela Cavigliano, Emma De Cesari, Marco Benvenuti, Martina Paci, Giacomo Lucchini, Luca Bagnone, Chiara Terenzoni, Marco Paganini, Leonardo Vacchino, Fabrizio Fortunati, Ilaria Lupetti,Matteo
Devoto, Sefora Bartolone, Elisa Lazzini, Leonardo Barbieri, Matteo Corona, Federica Mori, Luca Corsi. I docenti tutor sono i professori Maristella Bonvini e Scandura Piero. Il dirigente è Tiziana Lavaggi.
Nei tempi antichi non potendo usufruire dei mezzi agricoli dovevate fare tutto a mano?
«La maggior parte dei lavori sì, poi c’erano i buoi dove ci potevi attaccare l’aratro».
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