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L’uso degli insetti utili

Il percorso che conduce al controllo sostenibile

Il controllo degli insetti infestanti, nell’ambito delle aziende alimentari, ha da sempre generato dubbi, perplessità e risultati non sempre all’altezza delle aspettative. I motivi sono vari e da ricercare in una serie di aspetti, quali: la particolare sensibilità degli ambienti, il timore di utilizzare molecole particolarmente aggressive e residuali, la necessità di rispettare i tempi della produzione ma anche la difficoltà (in alcuni casi) ad eseguire correttamente le operazioni di pulizia straordinaria volte ad eliminare (o forse sarebbe più corretto parlare di una consistente riduzione) ogni potenziale substrato identificabile come ricettacolo per la riproduzione dell’infestante.

Lo scenario varia e trova differenti declinazioni a seconda del settore alimentare di riferimento. Inevitabilmente la situazione si contorna di innumerevoli complicazioni quando le materie prime interessate oscillano tra farine, semi, frutta secca, legumi o spezie, e non sono da meno, in termini di opportunità di sviluppo di tali artropodi, i prodotti finiti (pasta, biscotti, pane, cioccolato, ecc). Facile comprendere come l’intera filiera (non solo l’atto produttivo in sé) possa risultare fortemente condizionata da tali dinamiche. I danni generati dagli insetti (diretti o indiretti che siano), comportano numerosi costi dovuti sicuramente alla riduzione del prodotto (lavorabile o finito), ma anche a impegni di spesa più o meno straordinari per la gestione, la prevenzione e lo smaltimento dei rifiuti generati. Oltre al danno, dunque, la beffa. I metodi di controllo, che trovano il loro punto di partenza nell’uso di adeguati sistemi di monitoraggio come trappole di diverso tipo attivate con feromoni (di aggregazione o sessuali), sono molteplici. Sulla base di rilievi attestanti il superamento delle soglie di allarme, col supporto di specifici sopralluoghi e interviste condotte da professionisti del settore, il controllo spesso si concretizza nella scelta di tecniche differenti,

Mulino automatico moderno per la produzione di farina bianca da grano, riso, semola

Raffaele Carella Technical Manager OSD Gruppo Ecotech

La lotta biologica nell’ambito della produzione industriale alimentare genera molta curiosità ma anche tanto scetticismo

tutte più o meno funzionali (irrorazione, nebbia fredda, nebbia secca, alte temperature, gas, ecc.), adottate nello spirito dell’Integrated Pest Management. Al di là dei risultati, spesso fortemente condizionati anche dalla capacità esecutiva degli operatori, elementi discriminanti sono la corretta esecuzione delle operazioni di pulizia, la capacità e la forza organizzativa dell’azienda ma anche (e non per ultimo) le caratteristiche strutturali dell’impianto produttivo. Tutti elementi che possono davvero fare la differenza tra un lavoro ben riuscito e un lavoro dai risultati effimeri o non pienamente convincenti. Tuttavia, il panorama del controllo degli insetti infestanti le derrate alimentari ormai da alcuni anni, anche nell’ambito della produzione industriale, può contare su una schiera di alleati dalle performance di assoluto valore. La recente introduzione della lotta biologica nell’ambito della produzione industriale alimentare ha generato tanto interesse, molta curiosità ma anche tanto scetticismo. Non a caso la domanda alla quale spesso ci troviamo a rispondere è: ”Combatto gli insetti infestanti, introducendo nell’ambiente altri insetti?”. O ancora: ”Non voglio rischiare di ritrovarmi nel prodotto finito tracce degli insetti che io stesso ho deciso di introdurre per abbattere l’infestazione!”, e così via. Le osservazioni sono assolutamente lecite, come rispettabili sono i timori; tuttavia, non possono essere per questo definite del tutto fondate e proveremo a comprenderne le motivazioni.

La tecnica della lotta biologica

Adoperata da anni con successo in ambito agronomico, questa tecnica si basa su un semplice concetto, cioè quello di potenziare (per mezzo di introduzioni più o meno attive a seconda del metodo adottato) il numero di parassitoidi e predatori già presenti in natura e negli ambienti di riferimento. Tuttavia, nell’ambito della filiera alimentare, per vari motivi quali le caratteristiche microclimatiche, la disponibilità di cibo o la presenza di condizioni e substrati molto più favorevoli allo sviluppo incontrollato di infestanti, parassitoidi e predatori non appaiono in numero adeguato al contenimento. L’idea nuova, testata ormai anch’essa da alcuni anni e alla base di numerosi studi e test di campo, riguarda l’uso di insetti ausiliari specifici quali: Trichogramma evanescens, Habrobracon hebetor, Lariophagus distinguendus, Anisopteromalus calandrae, Theocolax elegans, Cephalonomia tarsalis, Xylocoris flavipes e altri utili al controllo negli stabilimenti di produzione, dei più classici infestanti delle derrate comprendenti Lepidotteri e Coleotteri. Il primo aspetto fondamentale da puntualizzare è dunque l’uso di artropodi che non possono essere definiti in nessun modo insetti alieni. Si tratta di un sistema di controllo che

Cryptolestes ferrugineus, maschio e femmina su semi di miglio. È una specie detricola e polifaga su numerose derrate vegetali, ma predilige i cereali danneggiati, gli sfarinati e i prodotti cerealicoli in generale; attacca anche legumi, frutta secca, cacao, caffè, semi oleosi e spezie essiccate. Infesta soprattutto magazzini di stoccaggio ma anche locali di lavorazione

sfrutta l’etologia degli insetti utili, i quali per natura vivono a spese di Lasioderma, Plodia, Ephestia, Sitophilus, ecc. Per comprendere l’efficacia del sistema e sgomberare la mente da pregiudizi e timori, proviamo a ragionare su alcuni aspetti, pur tenendo ben presente che, come tutti i sistemi di controllo, porta in seno pro e contro. Proviamo pertanto a considerare gli aspetti favorevoli: § Dimensione dell’ausiliario. La gran parte di tali insetti risultano essere di dimensioni davvero ridotte tanto da renderne in molti casi complicata l’individuazione ad occhio nudo. § L’obiettivo principale dell’insetto ausiliario è quello di individuare il proprio ospite. A differenza dunque dell’infestante, che nell’ambiente è evidentemente già presente generando fenomeni di crescita incontrollata, l’ausiliario andrà alla ricerca attiva dell’individuo da parassitizzare o pre-

dare. Non sarà invece assolutamente interessato alle merci disponibili. § La ricerca attiva rende l’attività quasi infallibile, raggiungendo gli ospiti in zone talvolta irraggiungibili anche ai sistemi di lotta tradizionali. § Il sistema spinge ad abbandonare quasi completamente l’uso di prodotti residuali, conducendo le aziende che ne fanno uso inevitabilmente ad una produzione che punta al biologico o tutt’al più all’IPM. § L’uso di tali insetti consente inoltre una programmazione del ciclo produttivo differente scevro da indispensabili blocchi prolungati dell’attività produttiva. § Non esistono fenomeni di resistenza.

Tra gli aspetti “contro”: § La necessità di partire da livelli di infestazione non troppo elevati per consentire all’insetto in prima battuta di lavorare bene. § La necessità di maneggiare con cura gli insetti utili. § L’abbandono dei programmi tradizionali di lotta. § La necessità di disattivare le lampade

UV in fase di lancio. § Il rischio da mettere in conto, seppur limitato e spesso trascurabile, di rinvenire eventuali tracce, considerando ad ogni modo l’incapacità degli ausiliari di penetrare attivamente le confezioni di prodotto finito.

Le prove di campo e gli studi fino ad oggi condotti evidenziano risultati a dir poco incoraggianti e positivi, in particolare abbinando il sistema al controllo per mezzo di confusione sessuale. A conferma di quanto riportato è la scelta del metodo di controllo per mezzo di insetti utili da parte non solo di aziende devote all’esclusiva produzione biologica, ma sempre più da parte di impianti dedicati alla produzione convenzionale. Appaiono non a caso in crescita le testimonianze di programmi mensili di lanci che sostituiscono i canonici interventi di disinfestazione programmata condotte con non poche difficoltà organizzative in occasione dei fermi produttivi.

Il sistema descritto difficilmente sarà capace di risolvere da solo tutti i problemi causati dalle infestazioni da insetti delle derrate. Tuttavia, in un mondo in cui la parola d’ordine è sempre più sostenibilità, la ricerca dell’equilibrio dinamico potrebbe anche passare attraverso l’impiego di questi sistemi alternativi. Se davvero il controllo sostenibile resta uno dei nostri obiettivi principali, alla luce anche delle scelte globali intraprese in questa direzione, abbiamo il dovere di approfondire lo studio di tecniche alternative senza sottovalutarne gli effetti positivi complessivi, che nell’ambito di piani di controllo biologico e ancor più integrato, possono ricoprire un ruolo determinante.

Protezione da tutti i roditori

L’applicazione del D.L. n°102 del 30/07/20 ha introdotto prescrizioni relative all’emissione di determinate sostanze pericolose che siano classificate come cancerogene o tossiche per la riproduzione o mutagene (H340, H350 e H360). Tra queste rientrano diversi prodotti rodenticidi, oggetto di grande attenzione da parte degli Organi di Controllo. Colkim, da sempre attenta all’ambiente, alla sicurezza delle persone e sempre vicina ai Pest Control Operator (PCO) ha sviluppato una linea di rodenticidi in diverse formulazioni, già autorizzati come biocidi e Trained Professional che rispettano il D.L. n°102 del 30/07/20. Tra i blocchi paraffinati ricordiamo: lo Storm® Ultra secure a base di Flocumafen 0,025% che non presenta nessuna frase di rischio e contiene un agente coesivo insapore che rende i blocchi molto resistenti a temperature estreme, oltre a Solo® 25 a base di Brodifacoum 0,025% (H373) che ha una maggiore appetibilità ed è autorizzato per uso in fogna con erogatore e ancora e Brocum Blocchi Light, sempre a base di Brodifacoum, e Generation Block a base di Difetialone 0,025% (H373). La gamma dei prodotti Colkim si amplia con le esche in pasta fresca, tra cui il Brodim Light a base di Brodifacoum 0,025% (H373) e il Generation Pat a base di Difetialone 0,025% (H373), confezionate in bustine di carta filtro contenenti sostanze appetenti mentre tra i Pellet è disponibile il Brocum Pellet Light a base di Brodifacoum 0,025% (H373). Inoltre, in evidenza troviamo il Rodifen Liquido 26 a base di Dinefacoum 0,026% (H373) utilizzabile in appositi dispenser brevettati in aree con assenza o poca acqua. Grazie alla vasta gamma di soluzioni, Colkim garantisce una protezione attenta da tutti i roditori infestanti (Rattus norvegicus, Rattus rattus e Mus domesticus) nel rispetto della normativa vigente.

Dr. Michele Ruzza Ricerca e Sviluppo Colkim srl

COLKIM

www.colkim.it