Speciale Sanità - Dimensione Pulito n.3/24

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SANIFICAZIONE

Clean care is Safer Care

MENSE

Cibo nutriente e sicuro nella ristorazione socioassistenziale

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Le sei aree di regolamentazione dell’OMS

PEST CONTROL

Un resoconto particolare

ANNO 33 n. 3 APRILE 2024 C M Y CM MY CY CMY K

IL SISTEMA MONOUSO di FALPI

SICUREZZA , IGIENE E SOSTENIBILITÀ

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SANIFICAZIONE AMBIENTALE

S 8

Linee guida per il controllo delle ICA

a cura di Cristina Cardinali

RICERCA

S 14

Igiene dei pavimenti per combattere le ICA

David Harry e Jack McGurk

RISTORAZIONE SOCIOASSISTENZIALE

S 22

Il servizio mensa nelle RSA

Francesca De Vecchi

S8 S22 S14
SOMMARIO SPECIALE SANITÀ & RSA

SOMMARIO SPECIALE SANITÀ & RSA

ORGANIZZAZIONE

S 28

Evoluzione del reporting direzionale per il governo di un’azienda sanitaria. L’esperienza dell’ASST

Spedali Civili di Brescia

Massimo Lombardo, Davide Zanchi, Gian Luca Fornari, Giovanni Lamberti, Federico Lega, Alberto Giana

OSPEDALI 4.0

S 36

Cambiare il “mindset” per il futuro della Sanità

Michaela Durante e Pietro Palombella

DIGITAL WORLD

S 40

IA nella Sanità. L’OMS indica le sei aree di regolamentazione Luigi Ferro

RUBRICA

S 46

Oggi sul mercato. Alcuni dei prodotti di riferimento del panorama industriale a cura di Loredana Vitulano

DISINFESTAZIONE

S 50

Una rondine non fa primavera ma... Graziano Dassi

S 52

Controllo roditori un caso di studio Francesco Gullo

S28 S36 S50

Linee guida per il controllo delle ICA

Il rischio infettivo, ossia il rischio per i pazienti, visitatori ed operatori di contrarre un’infezione durante la permanenza in ospedale o in strutture di residenza assistita, è uno dei principali problemi di gestione negli ambienti sanitari a cura di Cristina Cardinali

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SANIFICAZIONE AMBIENTALE

Pubblichiamo una parte del del “Documento di indirizzo sulla valutazione del processo di sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere e territoriali per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)” presenti sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità che suggerisce criteri di valutazione e validazione della sanificazione degli ambienti assistenziali sia ospedalieri che territoriali in un’ottica di gestione e contenimento del rischio clinico correlato a processi di contaminazione microbica ambientale. Per i degenti, le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) sono tra le complicanze più frequenti che si possono verificare nelle strutture sanitarie a seguito del percorso assistenziale e rappresentano uno dei principali problemi di gestione del rischio infettivo. Si stima che tra il 5% ed il 15% dei pazienti ricoverati in ospedale sviluppino almeno una ICA durante la permanenza nella struttura assistenziale. Il trend di questi fenomeni è oltretutto in aumento, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assunto il tema della sicurezza del paziente come uno degli obiettivi principali di attività a livello mondiale e sta promuovendo, nell’ambito della Global Patient Safety Challenge (GPSC), il progetto “Cure pulite sono cure più sicure” (Clean care is Safer Care), attraverso una strategia multimodale di coinvolgimento, a livello globale, di decisori, operatori sanitari e pazienti.

SANIFICAZIONE AMBIENTALE:

IL SUO RUOLO NELLA

RIDUZIONE DEL RISCHIO CLINICO

Gli interventi di pulizia ambientali, riducendo la contaminazione di superficie, possono prevenire la trasmissione di agenti patogeni e quindi ridurre le infezioni correlate all'assistenza. In base a consolidate evidenze sperimentali, la sanificazione degli ambienti e le modalità di utilizzo dei prodotti sanificanti sono raccomandate in tut-

te le linee guida internazionali e nazionali. Infatti, è ormai certo che, nei casi di endemia ospedaliera, se non si interviene anche sull’ambiente, difficilmente si riuscirà a risolvere la problematica. La sanificazione rappresenta pertanto un'importante procedura utile a prevenire e contenere gli eventi infettivi. Tuttavia le normali procedure di disinfezione lasciano sulle superfici trattate materia organica, carboidrati e proteine in grado di sostenere una veloce ricolonizzazione. Proprio a causa della persistente contaminazione delle superfici ospedaliere e del loro ruolo nella possibile trasmissione di patogeni, sono stati proposti e studiati diversi metodi per migliorare la pulizia e la disinfezione delle superfici. Nel piano di prevenzione delle ICA è indispensabile adottare tutte le misure necessarie a mantenere un basso livello di carica batterica potenzialmente patogena sulle superfici ambientali, per un periodo di tempo che sia il più prolungato possibile. L’obiettivo a cui si deve aspirare è quindi quello di “stabilizzare” la qualità igienica nel tempo, riducendo al minimo i fenomeni di ricolonizzazione dell’ambiente.

LE INFEZIONI VIRALI OSPEDALIERE

La pandemia COVID-19 ha radical-

mente cambiato la generale percezione del concetto di sanitizzazione, sia in ambiente ospedaliero che in comunità, ponendo l’attenzione sulla importanza della contaminazione virale, oltre a quella da batteri e miceti, nella potenziale trasmissione di infezioni pericolose per la salute del paziente ospedalizzato e dello staff sanitario. La sanificazione ambientale, il lavaggio accurato delle mani, l’uso appropriato e la appropriata manipolazione dei dispositivi di protezione individuale sono diventati processi di uso comune, conosciuti e applicati non solo dagli staff professionali in ambito sanitario ma anche in ambiente comunitario e privato.

Occorre quindi considerare la valutazione del rischio legato non solo a microrganismi di origine batterica e micotica, ma anche ai virus.

Le infezioni virali possono essere trasmesse, analogamente a quelle con altra eziologia microbica, attraverso aerosol respiratorio, contatto diretto con superfici e device contaminati, o contatto indiretto, ad esempio attraverso le mani contaminate degli operatori. Poiché numerosi virus si trasmettono attraverso l’emissione di goccioline (droplets) contaminate e hanno quindi una trasmissione prevalentemente aerogena, la contami-

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nazione dell’aria appare di particolare importanza nella valutazione del rischio infettivo virale.

Le infezioni virali correlate all’assistenza (IVCA) possono verificarsi in tutti i tipi di strutture assistenziali, incluse le aree non direttamente connesse al ricovero dei pazienti, come sale d’aspetto, bar, ecc. Possono contribuire all’insorgenza di IVCA sia virus a DNA che a RNA, endemici o meno. Molti virus possono essere trasmessi in ambiente ospedaliero, grazie alle caratteristiche di persistenza e trasmissibilità dei virus coinvolti (Tabella 1). Nel monitoraggio ambientale della contaminazione virale, andrebbero quindi effettuate simultaneamente e routinariamente sia le analisi della contaminazione delle superfici (sia frequently

Virus Tipo di contaminazione ambientale

Influenza virus Aerosol; persistenza su fomiti

Parainfluenza virus Sopravvivenza su abiti/tessuti e superfici non porose

Norovirus Epidemie persistenti in pecore; elevata contaminazione ambientale; possibile aerosol

Epatite B virus Contaminazione ambientale da sangue

hand touched che unfrequently hand touched) che le analisi della qualità e livello di contaminazione dell’aria.

CONTAMINAZIONE DELLE

SUPERFICI D’ARREDO NEGLI

AMBIENTI OSPEDALIERI

Il rischio, qualitativo e quantitativo, di contrarre infezioni dalle superfici ambientali di arredo contaminate è ancora oggi fonte di dibattito, certo è che tali superfici agiscono come reservoir per i microrganismi, aumentando il potenziale rischio di contaminazione incrociata attraverso il contatto diretto e/o indiretto con il paziente. Tutti gli ambienti, anche quelli antropici, sono colonizzati da una serie di cellule batteriche, micotiche e protozoarie, che, a seconda del loro peso

Tempo di sopravvivenza

24-48 h su superfici non porose

10 h su superfici non porose; 6 h su abiti/tessuti

≤14 g in feci; ≤12 g su tappeti

Evidenze di trasmissione

ed a seguito di fenomeni convettivi di flussi d’aria, possono rimanere sospese in aria e/o depositarsi per forza di gravità sulle superfici presenti nei locali indoor.

È stato dimostrato che:

- le superfici ambientali inanimate possono restare per lungo tempo contaminate dopo un’esposizione a pazienti colonizzati;

- i microrganismi endemici all'interno di una struttura sanitaria, possono predominare nell'ambiente inanimato; - camere contaminate possono rappresentare per i pazienti un fattore di rischio di contrarre infezioni.

Le modalità di contaminazione di un ambiente da parte dei microrganismi sono molteplici e, in sintesi, sono imputabili:

Precauzioni raccomandate

Da fomiti a mani in HCW Droplet

Non provata

Contatto

7 g

SARS coronavirus

Isolamento positivo da ED; elevata trasmissibilità

24-72 h su fomiti e in feci

Non provata Standard

Lancette, elettrodi EEG, trasmissione nosocomiale a HCW

Non provata ma sospettata

Sanificazioni raccomandate

Detergentidisinfettanti standard

Detergentidisinfettanti standard

10% Na ipoclorito o altri virucidi

Standard Detergentidisinfettanti standard

Airborne, contatto, dispositivi di protezione personale

Tabella 1. Principali patogeni virali nosocomiali (modificata da (Hota 2004 [90]). HCW, healthcare worker; ED. emergency department.

Detergentidisinfettanti standard

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SANIFICAZIONE AMBIENTALE

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- al tasso di produzione e di rimozione di contaminanti particellari e microbici mediante i processi di ventilazione naturale o meccanica (sistemi di ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata);

- all’apporto degli individui, siano essi operatori sanitari interni alla struttura, pazienti o visitatori esterni, che, toccando le superfici, contribuiscono al deposito sulle medesime di agenti microbici di diverso genere e al successivo trasporto, per contatto sequenziale, della carica microbica su altre superfici prossime al letto di degenza;

- ai fenomeni di sedimentazione gravitazionale delle polveri aero-sospese, sulla cui superficie possono trovarsi microrganismi adesi, la cui intensità dipende dalle dimensioni e dal peso specifico delle particelle;

- ai processi di risospensione del particolato, causato dai fenomeni termici (forze di galleggiamento; principio di Archimede) e cinetici (velocità dell’aria), imputabili sia alle correnti di aria causate dagli impianti di climatizzazione, sia alle fonti interne, apparecchiature dotate di ventilatori o fonti di calore, che esterne all’ambiente considerato (ad es. irraggiamento solare). In assenza di flussi d’aria e fenomeni di risospensione, il bioaerosol tende,

per sedimentazione gravitazionale, a depositarsi sulle superfici, dove i microrganismi, mediante particolari sistemi di comunicazione (quorum sensing), iniziano a convivere e produrre biofilm, ovvero una matrice di sostanze polimeriche extracellulari (mucillagine), che li difende dagli aggressivi chimici. Il biofilm può svilupparsi su superfici inerti o viventi, tutti i tipi di superficie possono potenzialmente essere colonizzate da biofilm microbici. È stato dimostrato che il sequestramento di molecole e fattori di virulenza, come conseguenza del processo di formazione del biofilm, rendono i batteri presenti in un biofilm molto più resistenti agli antibiotici rispetto allo stesso batterio allo stato libero. I diversi componenti biologici del biofilm, batteri, miceti o virus, possono inoltre resistere maggiormente a condizioni avverse, come l’assenza d’acqua, rimanendo comunque virulenti. È pertanto ben noto il fatto che le superfici rappresentino un serbatoio per i microorganismi e che potrebbero contribuire alla trasmissione dei patogeni ospedalieri, aumentando il rischio di intra-contaminazione attraverso il diretto contatto con il paziente. Importanti patogeni ospedalieri, mantengono la loro capacità infettiva sulle superfici inanimate ed asciutte, per un periodo che varia da giorni a settimane, fino a mesi. Il ricovero di pazienti in stanze condivise o precedentemente occupate da degenti colonizzati aumenta il rischio di acquisire un’infezione da quegli specifici microrganismi.

CONTAMINAZIONE DELL’ARIA

NEGLI AMBIENTI OSPEDALIERI

Negli ultimi decenni, si è avuto un riscontro sempre maggiore di patologie specifiche e di situazioni di disagio sensoriale negli occupanti gli ambienti ospedalieri, tanto da determinare un aumento diffuso della consapevolezza scientifica circa la correlazione esistente tra la qualità dell’aria presente in essi e l’entità delle infezioni nosoco -

miali aerotrasmesse.

Gli impianti di ventilazione (UTA) giocano un ruolo fondamentale rispetto alla qualità dell’aria degli ambienti, infatti oltre a poter veicolare la contaminazione da ambiente ad ambiente, se non adeguatamente manutenuti e sanificati, possono essere essi stessi fonte di inquinamento particellare e microbiologico. Come indicato dalla normativa UNI EN 15780 è pertanto di fondamentale importanza prevedere campagne di ispezione, monitoraggio e pulizia delle reti aerauliche, con frequenze proporzionali al tipo di ambiente servito dalle condotte.

Se da un lato l’apporto di inquinanti imputabile agli impianti di ventilazione è controllabile con la corretta manutenzione dei sistemi filtranti e il monitoraggio delle apparecchiature aerauliche, non altrettanto si può dire dell’apporto di polveri e microrganismi all’ambiente da parte degli individui presenti.

La qualità dell'aria in ospedale, intesa sia come ambiente di lavoro per il personale, sia come luogo di residenza, diagnosi e cura per il degente, è sempre più percepita come uno dei fattori determinanti non solo della qualità della vita, quanto della qualità delle prestazioni sanitarie e professionali offerte. L'attento management e monitoraggio della qualità dell'aria e dei processi di sanificazione è pertanto vitale per ridurre i rischi e migliorare la qualità assistenziale.

La versione completa del “Documento di indirizzo sulla valutazione del processo di sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere e territoriali per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)”, di Gianfranco Finzi, Presidente Nazionale ANMDO, Cristina Sideli, Direttore Sanitario Poliambulatorio S. Camillo - Fondazione Opera San Camillo e Luca Lanzoni, Microbiologo Ricercatore Università degli Studi di Ferrara, è scaricabile dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

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SANIFICAZIONE AMBIENTALE

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Igiene dei pavimenti per combattere le ICA

Le superfici dei pavimenti sono potenzialmente in grado di tornare ai livelli batterici precedenti alla disinfezione entro poche ore dalla pulizia. Nonostante ciò, essi sono spesso trascurati come potenziali vettori di infezioni correlate all’assistenza

Per diverso tempo i pavimenti sono stati trascurati in quanto fonte di infezioni nosocomiali perché raramente vengono toccati dai pazienti. In realtà, le superfici dei pavimenti sono potenzialmente in grado di tornare ai livelli di contaminazione batterica precedenti alla disinfezione entro poche ore dalla pulizia2 . Gli agenti infettivi vengono costantemente introdotti sul pavimento nel corso della giornata da scarpe, attrezzature come sedie a rotelle e letti, dai dispositivi di trattamento o dai carrelli dei computer e dai calzini antiscivolo dei pazienti che attraversano i pavimenti e, non di rado, entrano con essi nel letto.

I pavimenti ospedalieri si caricano velocemente di sporcizia a causa del traffico pedonale e del movimento delle attrezzature dei pazienti. Il risultato è una superficie che ospita molti agenti infettivi e che costituisce un potenziale vettore di diffusione delle infezioni se non viene sottoposta a una manutenzione adeguata. Fino a poco tempo fa, le sfide associate all'igiene dei pavimenti non erano una priorità assoluta a causa della mancanza di prove scientifiche a sostegno di un aumento dei livelli di pulizia. La situazione sta cambiando, in quanto le crescenti prove di contaminazione stanno portando a rivedere la cura e la disinfezione dei pavimenti.

Key Characteristics of High-Performance Cleaning

Questo articolo è stato originariamente pubblicato, e qui riprodotto con autorizzazione, sul numero 1, volume 2, del Cleaning Science Quarterly, la rivista ufficiale di peer-review del Cleaning Industry Research Institute (CIRI)

This article is reprinted with permission from the issue 4, volume 1, of the Cleaning Science Quarterly, the official peer-review journal of the Cleaning Industry Research Institute (CIRI).

The term “high-performance cleaning” describes effective cleaning coupled with a management process designed to protect the environment. High-performance cleaning is the process of removing unwanted matter to the greatest or optimum extent to ensure reduced probability of an adverse effect for humans, valuable materials, and the natural environment. It is characterized by the following:

X Maximum extraction of pollutants from the environment.

X Minimum cleaning-derived chemical, particle and moisture residue.

X Cleaning for health first and appearance second.

Uno studio condotto in cinque ospedali dell'area di Cleveland ha rilevato che i pavimenti delle stanze dei pazienti sono spesso contaminati da patogeni correlati alle ICA, tra cui il Clostridium difficile, riscontrato nel 44% delle stanze sottoposte a coltura dopo la pulizia dei pazienti dimessi e nel 53% dei casi in cui il paziente era ospitato nella stanza. Anche gli enterococchi resistenti alla vancomicina (VRE) e lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) sono stati trovati sui pavimenti, anche se con una frequenza minore. Inoltre, su 100 stanze occupate, il 41% presentava uno o più oggetti ad elevato contatto (HTO) come bracciali per la

X Proper disposal The primary eliminate or wanted substances extent practicable to reduce or lutants that impact human objective is condition achieve these tively when wanted substances of people and cleaning occurs, ed substances reduces the An adverse desirable response mal receptor material. When the environmental “sanitary.”

MAXIMUM OF POLLUTANTS FROM THE

If extraction rious problems sult in adverse to materials,

X Connectedness awareness: cleaning to improve the total environmental X Occupant X Pollution imization.

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RICERCA 2 FEBRUARY 2023

pressione, pulsossimetri, cuscinetti riscaldanti e biancheria da letto a contatto con il pavimento3 . Lo studio riportato in questo articolo dimostra le potenziali fonti di contaminazione presenti sui pavimenti degli ospedali e i semplici modi in cui questi contaminanti possono essere sollevati e portati nella zona di contatto con il paziente, aumentando il rischio di infezione del paziente (HAI). Per ridurre le cadute, soprattutto tra i pazienti anziani, gli ospedali hanno introdotto l'uso di calze antiscivolo.

Uno studio del 2016 ha valutato i calzini antiscivolo insieme a campioni di pavimento. Lo studio ha riportato una contaminazione dell'85% di VRE sui calzini e del 69% dei campioni di pavimento. Lo stafilococco resistente (MRSA) è stato trovato sul 9% dei calzini e sul 17% dei campioni di pavimento 4 . Lo studio ha rilevato che questi organismi multiresistenti, VRE (85%) e MRSA (9%), sono stati trovati sui calzini che i pazienti ambulatoria-

li indossano quando attraversano le loro stanze o camminano nei corridoi. Questi calzini contaminati - ai pazienti viene comunemente fornito un paio di calzini che rimangono ai piedi per tutta la durata della degenza; vengono tolti solo per il bagno e poi rimessi ai piedi - fungono da potenziale meccanismo di circolazione di questi organismi in tutto l'ospedale. Ad aggravare il problema, i pazienti spesso indossano calzini antiscivolo per andare a letto quando tornano nelle loro stanze, contaminando di conseguenza i letti e la biancheria5

IL RUOLO DEI PAVIMENTI

La cura dei pavimenti e lo spazzolamento sono passati attraverso diversi paradigmi e, storicamente, i pavimenti puliti sono stati valutati in base all'aspetto visivo. Un significativo cambiamento commerciale è avvenuto nel giugno del 1893, quando Thomas W. Stewart di Detroit, MI, ha ricevuto un brevetto per il mop a corde6, fornen-

do una tipologia di mop più efficiente utilizzata da una posizione di lavoro eretta. Questa tecnica di pulizia è rimasta in auge per oltre un secolo, fino a quando uno studio ospedaliero sponsorizzato dall'EPA degli Stati Uniti ha riscontrato significativi vantaggi in termini di prestazioni con la microfibra7. Questo ha portato a un nuovo paradigma, con il mop piatto in microfibra che ha sostituito sempre più il mop a corda. Il nuovo standard di utilizzo di un mop in microfibra per ogni stanza, invece di un mop a filo ogni due o tre stanze, ha ridotto il potenziale di contaminazione biologica incrociata, utilizzando meno acqua e prodotti chimici per la pulizia7. È ben documentato che le caratteristiche della microfibra hanno un'efficacia superiore nel rimuovere fisicamente lo sporco e i batteri7. Tuttavia, le proprietà distintive di ritenzione delle particelle che si trovano nei mop in microfibra possono anche avere l'effetto di inibire il processo di lavaggio, con

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conseguente riduzione dell'efficacia del mop quando il lavaggio viene ripetuto e la carica biologica, compresi gli agenti patogeni, si accumula. Le proprietà che rendono buona la microfibra sono le stesse che la rendono così difficile da pulire. La crescente popolarità dei dispositivi medici monouso è stata ampiamente documentata. La rimozione dei contaminanti biologici da un tessuto in microfibra potrebbe creare maggiori problemi rispetto ai dispositivi medici con superficie rigida. Al contrario, le proprietà sterili degli articoli monouso sono riconosciute, soprattutto per prevenire la diffusione di infezioni o la contaminazione incrociata. Il ritrattamento (lavaggio) della microfibra non è un processo semplice e ogni ospedale ha un processo diverso. La microfibra è una struttura complessa, suscettibile di contaminazione chimica e biologica

residua e di degrado del materiale, che può risultare in una riduzione dell'efficacia dovuta a danni impercettibili e a una diminuzione delle prestazioni. I tessuti più facili da pulire, come tende, lenzuola, asciugamani e indumenti chirurgici, sono ora disponibili come articoli monouso a causa delle complessità di lavaggio. Una recente ricerca ha riportato una contaminazione microbica sui panni per la pulizia riutilizzabili8 . Ciò ha portato a pensare che esiste un potenziale significativo di contaminazione incrociata dei mop lavati, a causa della natura della microfibra di rimuovere e trattenere fisicamente lo sporco e i microbi. Questo processo di riflessione ha portato a una ricerca sulla potenziale contaminazione dei mop in microfibra lavati e alla valutazione delle condizioni dei mop in microfibra riutilizzabili. In questo lavoro di ricerca, la prima parte è stata quella di fotografare i mop nuovi e puliti per identificare la contaminazione e i danni strutturali. La seconda parte della ricerca consisteva nel determinare se i mop puliti e lavati contenevano una contaminazione microbica basata sulla ricerca citata da Diab-Elschahawi, che potrebbe potenzialmente portare a una contaminazione incrociata9

OSSERVAZIONI SULLA MICROFIBRA

Un mop piatto in microfibra nuovo, otto lavati e un mop piatto in microfibra nuovo monouso sono stati fotografati a 20x e 40x con un microscopio stereo 3D e a 1.000x con un microscopio elettronico a scansione (SEM) dal laboratorio tessile della North Carolina State University10 11 .

• I mop lavati presentavano una significativa contaminazione e degradazione della microfibra. In alcuni casi, la microfibra non era più efficace perché

risultava completamente fusa e contenente materiale estraneo. La microfibra fusa indicava che il processo di asciugatura utilizzato dalle lavanderie era troppo pesante, causando un danno irreversibile. Inoltre, il processo di lavaggio non ha rimosso il materiale estraneo evidente, oltre all'accumulo di particolato chimico.

• Le osservazioni hanno corroborato le conclusioni secondo cui gli speciali processi di lavaggio adottati per la microfibra non rimuovono adeguatamente lo sporco grossolano e l'accumulo di sostanze chimiche che possono ospitare agenti patogeni microbiologici. Sebbene non siano definitive, forniscono una spiegazione visiva del perché l'efficacia della microfibra si riduca dopo ripetuti lavaggi e confermano uno studio condotto da Diab-Elschalawi et al, secondo cui i panni in microfibra non sono prontamente decontaminati dal lavaggio.

• Sono stati rilevati contaminanti sconosciuti, che possono essere reintrodotti sulla superficie del pavimento al successivo utilizzo del mop e che quindi spingono a considerare la contaminazione microbica.

VALUTAZIONE

MICROBIOLOGICA

DELLA MICROFIBRA

Un precedente studio sull'efficacia del lavaggio dei panni usati per la pulizia e la disinfezione delle stanze dopo la dimissione dei pazienti ha rivelato la presenza di microrganismi vitali sul 93% dei panni dopo il lavaggio12 . I risultati di questo studio hanno stimolato un'indagine analoga per determinare se fosse possibile individuare risultati analoghi per i mop riutilizzabili usati per la pulizia dei pavimenti nelle aree di cura dei pazienti e in tutto l'ospedale.

Gli autori hanno raccolto e sottoposto a valutazione microbiologica i mop piatti in microfibra "puliti" appena lavati provenienti da 11 ospedali. Un totale di 20 campioni di mop per pavi-

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RICERCA
Tab. 1 - Risultati dei test microbiologici

menti in microfibra appena lavati sono stati raccolti dalle aree di stoccaggio utilizzando guanti in lattice, riponendoli immediatamente in sacchetti di plastica sterili, quindi consegnati a un laboratorio microbiologico indipendente accreditato per i test clinici in vivo. L'obiettivo dello studio consiste nel determinare il numero di microrganismi, in particolare Staphylococcus aureus (MRSA), Clostridium difficile, Escherichia coli, lieviti e muffe presenti sui mop ospedalieri in microfibra lavati.

RISULTATI MICROBIOLOGICI

Come mostrato nella Tabella 1, i test microbiologici sui mop appena lavati hanno evidenziato sette mop (35%) con contaminazione microbica. Tre dei mop degli 11 ospedali sono risultati positivi agli agenti patogeni, pari a un tasso di contaminazione del 27,3%, poiché uno degli ospedali è stato analizzato due volte per confermare i risultati.

DISCUSSIONE

I pavimenti, non sempre considerati come uno dei principali fattori di con-

taminazione ambientale che portano a un aumento dei tassi di infezioni nosocomiali, sono in realtà un fattore che contribuisce al problema delle infezioni correlate all’assistenza. Gli agenti patogeni possono essere trasportati attraverso calzini o mop danneggiati dal processo di lavaggio con ridotta capacità di pulire o disinfettare efficacemente il pavimento. Gli ospedali stanno passando a prodotti monouso, tra cui i mop in microfibra, per ridurre il rischio di ICA. I mop monouso eliminano il potenziale di contaminazione incrociata con microfibre vergini ad ogni utilizzo, eliminando al contempo la perdita di efficacia della microfibra dovuta al degrado e alla rottura strutturale e/o alla ritenzione di agenti patogeni come risultato di un processo di lavaggio inadeguato. Alcune pratiche di lavaggio trattano insieme i mop e i panni in microfibra. Questo scenario consente una potenziale contaminazione incrociata tra i mop per la pulizia dei pavimenti e i panni utilizzati per pulire le aree di cura dei pazienti. I contratti di servizio di lavanderia prevedono in genere la fornitura o il noleggio di mop e panni all'ospedale. Ciò

può comportare il lavaggio in blocco di mop e panni da parte di più ospedali, con il potenziale trasferimento di agenti patogeni da un ospedale all'altro, poiché il processo di lavaggio non garantisce la rimozione degli agenti patogeni. Ogni ospedale ha processi di lavanderia diversi per gestire le microfibre. Alcuni eseguono il lavaggio all'interno dell'azienda, mentre altri si affidano a fornitori terzi. Questi processi cambiano con il personale e con i programmi chimici per il lavaggio e la disinfezione, il che comporta una complessità di pulizia che non può garantire in modo affidabile che i mop in microfibra siano puliti e disinfettati. I mop lavati in modo inadeguato possono essere reintrodotti in ospedale con residui di patogeni. Questo studio ha valutato i mop in microfibra lavati di 11 ospedali e ha rilevato che il 27,3% dei mop appena lavati conteneva contaminazione microbica. Per ridurre il rischio di esposizione alle infezioni nosocomiali, è opportuno prendere in considerazione i mop in microfibra monouso. Gli ospedali attenti all'ambiente valuteranno l'uso di mop in microfibra monouso e le relative implicazioni in termini di rifiuti. Sebbene esuli dallo scopo di questo documento, l'impatto ambientale è stato studiato e valutato. Secondo le prime indicazioni, i prodotti monouso possono essere considerati positivi dal punto di vista ambientale quando si utilizza una valutazione Cradle to Grave per confrontare prodotti e processi13 14

CONCLUSIONI

L'avvio di un programma di test microbiologici continui che garantisca la salubrità della microfibra e la protezione dei pazienti e dei lavoratori richiederebbe una supervisione e una competenza che attualmente non esistono in molti, se non in tutti i sistemi sanitari. Un'ulteriore documentazione che attesti l'assenza di agenti patogeni nelle microfibre utilizzate in ambito

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sanitario comporterebbe un ulteriore stress per i programmi di pulizia a ritmo serrato dei dipartimenti dei servizi ambientali, che spesso non dispongono di risorse sufficienti.

La complessità di identificare e quantificare i vettori di trasmissione ha portato a una maggiore adozione di prodotti monouso nel settore sanitario. Questa transizione garantisce che gli strumenti e le attrezzature per la pulizia non rappresentino un rischio di contaminazione incrociata per i pazienti o il personale sanitario. I risultati e la documentazione di questa ricerca hanno portato alla recente transizione di alcuni sistemi sanitari ai mop in microfibra monouso, come salvaguardia per ridurre la diffusione delle infezioni nosocomiali attraverso il pavimento.

Bibliografia

1 Carling PC, Parry MF, Von Beheren SM. “Identifying opportunities to enhance environmental cleaning in 23 acute care hospitals.” Infect Con Hosp Epi 2008; 29:1–7.

2 Ayliffe GAJ, Collins DM, Lowbury EJL. “Cleaning and disinfection of hospital floors.” Br. Med J 1966: 2:442–5.

3 Deshpande A, CadnuJL, Fertelli D, et al. “Are hospital floors an underappreciated reservoir for transmission of health careassociated pathogens?” American Journal of Infection Control 45, 2017: 336–338.

4 Mahida N, Boswell T. “Non-slip socks: a potential reservoir for transmitting multidrug-resistant organisms in hospitals?” J Hosp Infect 2016; 94: 273–5.

5 Vickerey K, “Patient shoe covers: Transferring bacteria from the floor onto surgical bedsheets” American Journal of Infection Control, Nov. 1, 2016 Vol 44: 1417–1419 http://doi.org/10.1016/j.ajic.2016.03.020

6 https://patents.google.com/patent/ US499402A/en

7 US EPA: “Using Microfiber Mops in Hospitals, Environmental Best Practi-

ces for Health Care Facilities,” November 2002: https://archive.epa.gov/region9/waste/archive/web/pdf/mops. pdf

8 Sifuentes LY, Gerba CP, Weart I, Engelbrecht K, Koenig DW. “Microbial contamination of hospital reusable cleaning towels.” American Journal of Infection Control Vol 41 Oct 2013: 912–915.

9 Diab-Elschahawi M, Assadian O, Blackly A, Stadler M, Pericka E, Berger J, et al. “Evaluation of the decontamination efficacy of new and reprocessed microfiber cleaning cloth compared with other commonly used cleaning cloths in the hospital” American Journal of Infection Control May 2010; 38:289–92.

10 Equipment used: Nikon SMZ-1000 Zoom Stereo Microscope at 20x and 40x power; Phenom G1 SEM and Quorum Tech- nologies SC7620 Mini Sputter Coater with a Gold/Palladium Target- SEM at 1000x power.

11 https://www.geerpres.com/micro -

scopic-analysis-of-laundered-microfiber-mops-a-single-use-microfiber-mop-laboratory- report-105-s/ Laboratory 105-S “Microscopic Analysis of Laundered Microfiber Mops & a Single-Use Microfiber Mop”

12 Sifuentes LY, Gerba CP, Weart I, Engelbrecht K, Koenig DW. “Microbial contamination of hospital reusable cleaning towels.” American Journal of Infection Control Oct. 2013: 1–4.

13 Rastogi N, “Wasting Syndrome-How much trash do hospitals produce?” The Green Lantern, Illuminating Answers to Environmental Questions Oct. 19, 2010 (June 15, 2017). http:// www.slate.com/articles/health_and_ science/the_green_lantern/2010/10/ wasting_syndrome.html

14 Dr. Richard Venditti, Elis and Signe Olsson Professor, Department of Forest Biomaterials, North Carolina State University, Raleigh, NC 27695, “Environmental Life Cycle Analysis of Single Use and Reusable Mops,” Oct 16, 2018.

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RICERCA

Mop in microfibra con sistema a strappo

Negli ambienti sanitari sono fondamentali igiene e sicurezza dei pavimenti e delle superfici, ma anche la praticità nelle operazioni di lavaggio e di cambio panno. La linea dei mop in microfibra con sistema a strappo di Essecinque propone vari tipi di soluzioni, con microfibra piatta o a filo continuo. I prodotti con la microfibra piatta si presentano nella versione leggera, adattabile a tutte le superfici, che non lascia aloni, oppure con filato intrecciato a fibra abrasiva, utilizzabile su pavimenti o su piastrelle più ruvidi.

Il mop in microfibra piatta unisce alle caratteristiche proprie di questo prodotto anche la presenza di una spugna interna al panno: la capacità assorbente arriva a quasi 300 ml.

Nella categoria troviamo inoltre il mop a filo continuo, nella versione solo microfibra o microfibra intrecciata al cotone, che trattiene maggiormente lo sporco e la polvere. Nel prodotto misto in microfibra e cotone sono riunite le capacità pulenti delle due fibre ed inoltre il cotone permette al prodotto di conservare la giusta umidi-

tà: rimanendo bagnato più a lungo si possono pulire più metri di superficie. Tutti i mop sono utilizzabili con i telai in alluminio presenti a catalogo.

Per un uso ancora più versatile, rilevante è il telaio con lo snodo centrale scorrevo-

le, che consente l’utilizzo del telaio attraverso qualsiasi passaggio difficile. Con un semplice movimento lo snodo centrale si sgancia e attraverso i binari si sposta di lato, così che l’attrezzatura possa passare sotto ogni mobile od ostacolo.

essecinque.net
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Il bioluminometro EnSure TOUCH per contrastare il rischio biologico

Il Bioluminometro EnSure TOUCH è dotato di un sistema di raccolta e analisi dati basata sulla connettività WiFi.

Verificare il livello igienico delle superfici, degli utensili e degli ambienti è sempre stato molto importante, ma diventa davvero essenziale quando si opera in ambienti ad alto rischio igienico come ospedali, mense e case di cura.

In queste realtà è essenziale verificare l’esito delle procedure di sanificazione, ma altrettanto importante è ottenere subito i risultati! Tutte le strutture sanitarie hanno rigidi protocolli di sanificazione che devono essere applicati correttamente per garantire l’igiene degli ambienti e scongiurare il rischio di infezioni. Tra le procedure da adottare, c’è anche la verifica dell’esito della sanificazione basata

su test oggettivi e la conseguente redazione di report per dare evidenza dei risultati ottenuti.

Negli ultimi anni è infatti aumentata la consapevolezza della necessità di controllare la diffusione di malattie infettive rendendo ancora più importante il monitoraggio dell’efficacia delle procedure di pulizia e disinfezione da parte degli operatori sanitari.

Le recenti sentenze giudiziarie che coinvolgono casi di infezioni nosocomiali hanno stabilito come sia una precisa responsabilità, non solo morale, da parte dei dirigenti delle strutture sanitarie, quella di garantire l’efficacia delle procedure di detersione e disinfezione

dell’ambiente in cui lavorano i propri operatori. Per effettuare dei test di verifica oggettivi generalmente ci si affidava all’esecuzione di tamponi microbiologici sulle superfici da

controllare, per poi inviare i tamponi stessi al laboratorio per la successiva analisi. Questi test forniscono risultati sicuramente precisi ma purtroppo tardivi.

La particolare fragilità dei pazienti e la diffusione di diversi ceppi batterici antibiotico- resistenti, necessita di una risposta estremamente rapida sul livello igienico degli ambienti in cui i pazienti risiedono. È indispensabile che non si continui ad usufruire di un ambiente o di una superficie non correttamente sanificata, per non aumentare il rischio biologico.

Per ottenere un’informazione rapida e precisa sulle condizioni igieniche di una superficie, molte strutture sanitarie hanno adottato una procedura semplice da svolgere ma estremamente veloce nel fornire il risultato (circa 10 sec.). Gli operatori sanitari effettuano il

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Test dell’ATP utilizzando il Bioluminometro e i relativi tamponi monouso. Il test si basa sulla ricerca di ATP (Adenosin Trifosfato), una molecola che si trova in tutte le cellule viventi e quindi è un indicatore di sporco organico. I residui organici, infatti, sono il terreno ideale

per la proliferazione batterica e quindi questo test fornisce indicazioni oggettive sul rispetto degli standard di pulizia.

Tra gli strumenti presenti sul mercato, il Bioluminometro

EnSure TOUCH di Hygiena LTD è indubbiamente il più facile da utilizzare. La sua struttura simile ad un normale smartphone con il menù ad icone e il display touch screen lo rende intuitivo e adatto a tutti gli operatori. Normalmente il Bioluminometro EnSure Touch viene utilizzato con i tamponi UltraSnap per la verifica giornaliera dello stato igienico delle superfici. Ma quando gli ambienti sono particolarmente a rischio (camere operatorie, ferri chirurgici, endoscopi ecc..), Hygiena consiglia l’utilizzo di tamponi SuperSnap ad alta sensibilità in quanto sono dotati di una soglia di

rilevabilità pari a 0,1 fentomoli di ATP.

Tra i punti di forza dell’utilizzo del sistema Bioluminometro – tamponi per la verifica dell’igiene di una superficie, non c’è solo la velocità con cui si ottiene la risposta, ma anche la capacità di registrare e analizzare i dati ottenuti. Il nuovo Bioluminometro EnSure TOUCH è dotato di un sistema di raccolta e analisi dati basata sulla connettività WiFi. Questo sistema permette la registrazione e il salvataggio dei dati in tempo reale quindi, nel momento in cui l’operatore sta effettuando il tampone, il responsabile può collegarsi al cloud e visualizzare il risultato ottenuto da qualsiasi postazione di lavoro. In questo modo i rischi di contaminazione vengono visualizzati e riconosciuti in tempo reale e si

possono così applicare immediatamente le necessarie azioni correttive.

La raccolta sistematica dei dati di monitoraggio offre la possibilità di tracciare e definire l’andamento dei risultati dei test su più posizioni/aree di applicazione per pianificare eventuali azioni a lungo termine e semplificando la gestione generale del rischio biologico.

Alla luce di quanto descritto si può decisamente considerare il Bioluminometro

EnSure TOUCH un valido supporto alle direzioni sanitarie per garantire la sicurezza dei pazienti e tendere ad un miglioramento continuo delle procedure di sanificazione ambientale.

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Il servizio mensa nelle RSA

Il pasto in ospedale e nelle strutture assistenziali è quindi un imprescindibile complemento ai percorsi di prevenzione e cura. Fornire cibo nutriente e sicuro sono obiettivi inscindibili e primari

Francesca De Vecchi

Tecnologa alimentare

S•22 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
RISTORAZIONE SOCIOASSISTENZIALE

Le strutture sanitarie, dagli ospedali alle strutture residenziali territoriali ospitano persone particolarmente vulnerabili, per la loro condizione fisica. Le Infezioni

Correlate all’Assistenza (ICA) cioè quelle che una volta erano chiamate infezioni nosocomiali, con riferimento ai soli ospedali, ma che oggi hanno avuto bisogno di una nuova definizione visto l’ampliarsi delle tipologie dei luoghi di cura, tra cui appunto le RSA (Residenze sanitarie Assistenziali), si definiscono come infezioni dovute a batteri, funghi, virus o altri agenti patogeni meno comuni, contratte durante l’assistenza e che al momento dell’ingresso nella struttura o prima dell’erogazione dell’assistenza non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione. I motivi per cui le ICA sono sempre più diffuse sono diversi; tra questi ci sono la diffusione di microrganismi resistenti agli antibiotici e la progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, anche se una revisione di letteratura condotta su dati 2005-2016 ha rilevato che circa il 35-55% delle ICA sono prevenibili attraverso interventi multidisciplinari (Epicentro.it). Fra i motivi di diffusione di queste infezioni c’è, anche se in misura minoritaria, la trasmissione dell’infezione a più persone attraverso un veicolo comune contaminato come per esempio il cibo.

L’alimentazione, per la popolazione generale, ha un ruolo fondamentale sia in termini di qualità della vita sia di prevenzione delle malattie; quando si parla di persone fragili e ambienti dove queste vengono assistite, anche se autosufficienti, l’assunzione di cibo soddisfa anche altre esigenze primarie, come il giusto supporto alle cure mediche. Nelle residenze assistenziali per anziani, per esempio, la malnutrizione influisce anche sulla ripresa dell’autonomia, aumentando il rischio di ricadute e di complicanze.

Ecco perché nel servizio di ristorazione socioassistenziale fornire cibo nu-

triente e sicuro sono obiettivi inscindibili e primari.

Tornando al pericolo di infezioni, nonostante i notevoli progressi in termini di sicurezza, rimane sempre alta la possibilità che si sviluppino focolai di gastroenterite anche da batteri di origine alimentare, fra i degenti suscettibili a malattie infettive, quando non già in cura con farmaci o malnutriti. È chiaro quindi che, in questi contesti, quando si parla di refezione, vanno presi in uguale considerazione i due aspetti di food security e di food safety anche da un punto di vista organizzativo/gestionale: l’adeguatezza come apporto di energia e nutrienti in rapporto alle esigenze dell’utente e la sicurezza, sia per quanto riguarda l’igiene degli alimenti sia delle strutture.

L’ADEGUATEZZA NUTRIZIONALE

Il pasto in ospedale e nelle strutture assistenziali è quindi un imprescindibile complemento ai percorsi di prevenzione e cura, come ricordano le Linee

di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica (Ministero della Salute, 2021). Senza scendere qui in una disamina approfondita sui principi di alimentazione per i casi in questione, basti dire che il vitto in queste strutture deve essere studiato sulla base di esigenze specifiche e che in generale deve:

- Fare riferimento agli apporti consigliati dai Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), adeguandoli ai fabbisogni (soprattutto proteici) specifici, che possono dipendere dalla malattia e dall’ospedalizzazione, suddivisi opportunamente nella giornata;

- Prevedere che personale esperto (dietista, medico specialista) possa elaborare diete specifiche (per grammature e/o tipologia di alimenti e/o modalità di allestimento) senza esagerare nella varietà degli schemi, per non complicare eccessivamente il lavoro della preparazione e gestione in cucina.

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Andrebbero comunque garantite almeno alcune diete tipo: iposodica, ipocalorica, ipoproteica, senza glutine, a ridotto apporto di fibre e lattosio, ad alta densità nutrizionale, di rialimentazione.

LA SICUREZZA IGIENICO-SANITARIA

Gli aspetti di igiene riguardano soprattutto il pericolo che si sviluppino focolai da agenti zoonotici - Salmonella, Clostridium perfringens, Listeria monocytogenes, Escherichia coli O157 e norovirus - provenienti da cibo contaminato, ma anche dovuti a errori di procedura: cottura inadeguata, temperature di conservazione improprie, attrezzature contaminate, contaminazione ambientale incrociata e scarsa igiene personale.

I principali punti critici da valutare per il controllo e la prevenzione delle contaminazioni riguardano in buona sostanza la manipolazione degli alimenti e sono riassunti in diversi documenti di riferimento destinati agli operatori e redatti dalle autorità sanitarie di riferimento (vedi box con le indicazioni contenute nelle Linee guida per la ristorazione nelle residenze socioassistenziali, ATS Pavia).

Un altro elemento importante è la scelta delle modalità di preparazione e di distribuzione dei pasti. Per quanto riguarda la cottura può avvenire in loco, nella cucina della Residenza o in un centro cottura centralizzato, in base ad una serie di valutazioni, da effettuarsi caso per caso in funzione delle caratteristiche della struttura, dalle tipologie di pasti da servire e dalle risorse a disposizione: tutti elementi che possono orientare verso un servizio interno o una gestione esterna o anche mista. Vediamo brevemente le modalità principali di distribuzione: - Sistema “fresco-caldo”: gli alimenti dopo cottura sono trasportati ai reparti, con carrello riscaldato e refrigerato. Il trasporto, in questa situazione, deve avvenire in tempi brevi al termine della cottura, per evitare un degradamento delle qualità organolettiche e la possibilità, in caso di interruzioni prolungate dei livelli prescritti di temperatura, che si possa verificare una proliferazione batterica incontrollata. Il tempo intercorrente tra preparazione e somministrazione non deve comunque superare le 2 ore se il cibo è conservato in isotermia.

- Sistema cook and chill: il cibo, preparato in maniera convenzionale, viene

rapidamente raffreddato in abbattitore, fino a 10°C al cuore del prodotto, entro 90 minuti circa. Dopo eventuale porzionamento (in locali a temperatura modificata di 12°C e con chiusura in carrelli neutri) viene stoccato e conservato tra 0 e 3°C. Il prodotto può essere conservato per un massimo di 5 giorni (compreso il giorno della preparazione e abbattimento); con un trasporto refrigerato non superiore a 4°C viene trasportato per il consumo dove viene servito, dopo essere stato portato a una temperatura di almeno 70°C.

- Sistema cook and freeze: il cibo cotto in maniera convenzionale, viene rapidamente abbattuto fino a –18°C (3 ore), confezionato in contenitori e poi stoccato a –20°C. Prima della distribuzione, i prodotti vengono fatti rinvenire in maniera corretta.

- Sistema misto: è un sistema che ricorre per le differenti preparazioni alimentari, a diversi sistemi di produzione per ottimizzare gli aspetti sensoriali, insieme a quelli nutrizionali e igienico-sanitario.

LA GESTIONE DEL SERVIZIO

In merito agli aspetti più generali le Linee guida nazionali riassumono le principali priorità del servizio e in particolare:

- L’importanza che in tutte le fasi dalla pianificazione, dalla stesura del capitolato di appalto fino alla gestione del servizio ci sia personale competente e continuamente aggiornato: da medici, specialisti in scienza dell’alimentazione o laureati in dietistica o in scienza della nutrizione, a figure tecniche preparate per la gestione dei processi come tecnologi alimentari (per gli aspetti merceologici, tecnologici, impiantistici e logistici) e cuochi formati nella ristorazione collettiva;

- La riduzione dello spreco che implica un intervento lungo tutta la filiera (Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco

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RISTORAZIONE SOCIOASSISTENZIALE
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LINEE GUIDA IGIENICO-SANITARIE PER LE CUCINE DELLE RSA

Punti critici per la prevenzione delle tossinfezioni nelle cucine:

Gestione Pietanze

- Corretta conservazione degli alimenti con il rispetto della compartimentazione (per evitare cross contaminazioni, per esempio cibi cotti o pesci crudi, verdura e carni) e in particolare per i cibi deperibili, con il rigido rispetto della catena del freddo.

- Permanenza a temperatura ambiente degli alimenti: dovrebbe avvenire solo per il tempo necessario alla loro preparazione e sempre coperti prima fino al momento del servizio.

- Controllo delle temperature di esercizio del frigorifero tramite termometri posizionati internamente (se non è previsto un display di temperatura esterno).

- Nel frigorifero mantenere le pietanze

connesso alla somministrazione degli alimenti, legge 19 agosto 2016, n. 166), partendo da un’attenta pianificazione dei pasti e dell’approvvigionamento delle derrate necessarie, rilevando sistematicamente le eccedenze e i residui e predisponendo una procedura di monitoraggio standardizzata; - Da un punto di vista amministrativo, tutte le attività che caratterizzano il servizio di ristorazione - dall’idoneità dei locali del centro cottura, al piano di autocontrollo secondo il sistema Haccp compresa la formazione del personale - rientrano a pieno titolo nel capitolato, il documento che disciplina nel complesso il piano organizzativo dell’intero processo e garantisce che l’affidamento del servizio sia conforme alle disposizioni del Codice appalti in vigore. Infine, sempre maggior rilievo sta assumendo anche l’aspetto

coperte. Osservare la segregazione fra pietanze cotte (o da consumare crude) e alimenti da cuocere.

- Non scongelare i prodotti surgelati o congelati nel frigorifero: tali prodotti non devono mai essere lasciati scongelare a temperatura ambiente o sotto l'acqua, usarli entro 24 ore dallo scongelamento e non ricongelare gli alimenti già scongelati.

- Utilizzare prima i prodotti da più tempo conservati.

- Conservare i prodotti su scaffali o ripiani sollevati da terra

- Prevenzione da insetti o altri animali infestanti, predisponendo adeguate barriere per proteggere i locali della cucina (per esempio istallare barriere sulle aperture comunicanti con l’esterno)

Personale

- Non lasciare che estranei di entrare in cucina e qualora entrino non

relativo alla verifica della qualità del servizio (e del gradimento verso l’utenza), sia a scopo conoscitivo, sia per l’individuazione delle eventuali carenze e criticità. I controlli a campione dovranno riguardare parametri oggettivi (peso delle porzioni, temperatura degli alimenti al momento della distribuzione, quota di alimenti scartati, rispetto delle procedure igieniche, corrispondenza degli ordini, tempi di distribuzione del vitto) e dovranno essere identificate figure responsabili.

In sintesi, la ristorazione nelle RSA ha un preminente obiettivo di cura. I pasti erogati devono garantire tanto i requisiti di sicurezza igienico-microbiologica quanto un adeguato apporto di energia e nutrienti in relazione alle esigenze dell’utente). Non solo, ribadiscono le Linee di indirizzo, “il servizio

permettere loro di manipolare o toccare il cibo.

- Indossare in cucina sempre un abbigliamento adeguato: un camice chiaro e un copricapo per contenere tutti i capelli; non indossare invece anelli o braccialetti: possono essere fonti di sporcizia.

- Mantenere pulite le mani che possono essere fonte di contaminazione per gli alimenti.

Pulizie

- Non fare le pulizie mentre si sta cucinando

- Non utilizzare strofinacci in stoffa per asciugare le mani o per coprire i ripiani in acciaio inox: l’umidità può favorire la proliferazione dei batteri.

- Quando si cucina accendere sempre la cappa di aspirazione: l’umidità favorisce la formazione di muffe.

- Non conservare in cucina i detersivi o i disinfettanti.

di ristorazione collettiva deve raggiungere un ottimale livello sia in termini di qualità nutrizionale, che di qualità sensoriale, unitamente alla progettazione di un’organizzazione efficiente del servizio”.

Riferimenti

Linee guida per la ristorazione nelle residenze socioassistenziali, ATS Pavia. Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria, Struttura complessa igiene degli alimenti e della nutrizione. Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica – Ministero della Salute, 2021.

Linee guida per una sana alimentazione (Revisione 2018) formulate dal CREA – Centro Ricerca Alimenti e Nutrizione del Ministero delle Politiche agricole.

S•26 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA RISTORAZIONE SOCIOASSISTENZIALE

Industrie Celtex, il monouso si fa alleato delle RSA

Le RSA negli ultimi anni hanno assunto un ruolo centrale nella cura dell’anziano, trasformandosi da semplici centri di accoglienza a realtà specializzate nella gestione di tutti gli aspetti della vita di un anziano. Se la preparazione del personale OSS è diventato un aspetto indispensabile per la corretta gestione del pa-

I lenzuolini medici Celtex, in morbida pura cellulosa

ziente, altrettanto rilevante è il livello di igiene richiesto. Industrie Celtex ben interpreta queste esigenze con una gamma di prodotti professionali che spaziano dai sistemi di dispensazione per l’area bagno agli articoli in tissue e non, per la pulizia degli ambienti comuni e delle persone.

Con Megamini E-Control, l’innovativa linea di sistemi elettronici no-touch per carta asciugamani, saponi, gel igienizzanti mani e per la sanificazione del wc, l’area bagno si trasforma in un’esperienza ancora più igienica. L’utente, infatti, non tocca mai il dispenser, ma entra in contatto solo con il prodotto erogato, che si attiva per mezzo di un sensore al momento del passaggio della mano. L’erogazione controllata consente ai dispenser di rilasciare solo quanto neces-

sario, garantendo minori consumi e maggiori risparmi per la struttura. I dispenser Megamini E-Control alloggiano carta e sapone certificati Ecolabel e dermatologicamente testati, nel rispetto dell’ambiente e della cute. La carta igienica, sviluppata con tecnologia brevettata Flutech®, si dissolve nel vortice d’acqua in soli 9”, contribuendo a prevenire i fastidiosi intasamenti del wc. L’offerta Celtex non si limita all’area bagno, ma si estende ad altre fasi della gestione dell’anziano. I lenzuolini medici Celtex, in morbida pura cellulosa, grazie alla particolare resistenza del pretaglio, garantiscono una perfetta tenuta alle sollecitazioni, per un’ottima copertura del paziente dal contatto diretto con il lettino; una soluzione che previene le contaminazioni crociate. I bavagli politenati con tasca permettono di contenere la perdita

Dispenser Megamini E-Control a tecnologia no-touch

di liquidi e cibo durante la somministrazione dei pasti, proteggendo il busto del paziente e la sua postazione, agevolando le operazioni di pulizia. A completare l’offerta, i prodotti a marchio Temdex composti da manopole e panni, agevolano la detersione della cute dell’anziano da parte degli operatori, garantendo un alto livello di igiene quotidiana, sempre con la massima delicatezza

Manopole prodotte a marchio Temdex

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Evoluzione del reporting

direzionale per il governo di un’azienda sanitaria

L’esperienza dell’ASST Spedali Civili di Brescia

Massimo Lombardo, Davide Zanchi, Gian Luca Fornari, Giovanni Lamberti, Federico Lega, Alberto Giana

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ORGANIZZAZIONE

La schermata “preferiti” ove sono posizionati tutti i report

La trasformazione della reportistica nell’ASST di Brescia con l’adozione di nuovi formati e KPI. Nonostante le sfide legate alla frammentazione dei dati, il risultato è un sistema moderno e informativo che ha migliorato la consapevolezza del personale e potenziato le risorse decisionali del management aziendale

Il governo di un’azienda sanitaria pubblica è attività caratterizzata dalla necessità di presidiare aspetti multidimensionali quali l’attività clinica, scelte di natura organizzativa, le dinamiche contabili e le esigenze di una ampia gamma di stakeholder; la particolare natura di questo tipo di azienda presuppone la necessità di orientare i comportamenti del personale medico, caratterizzato da forte competenza professionale e grande autonomia decisionale, perseguendo parallelamente la necessità di pareggio tra ricavi e costi e la costruzione di una solida struttura di ricavi necessaria per evitare l’eventualità dei Piani di Rientro. L’ASST di Brescia ha, in questo senso, promosso un’attività di sviluppo del sistema di reportistica aziendale al fine di potenziare il livello di informazioni a disposizione delle Unità Operative sanitarie e della Direzione Strategica, con l’obiettivo di fornire moderni strumenti per il controllo degli acca -

dimenti sanitari ed economici, utili a vari livelli nei percorsi decisionali aziendali.

PREMESSE METODOLOGICHE PRELIMINARI ALLA RIPROGETTAZIONE

In via introduttiva, è bene contestualizzare come tale scelta si inserisca all’interno di una linea di pensiero manageriale che caratterizza l’operato organizzativo dell’ASST. Il sistema di reporting infatti è da considerarsi a supporto del sistema di budgeting: l’Azienda effettua un’attività di assegnazione degli obiettivi attraverso un sistema di schede dal contenuto multidimensionale e che contengono item provenienti sia da documenti di programmazione annuale di enti sovraordinati (Regione Lombardia, Ministero, Agenas ecc.), sia obiettivi specifici identificati dalla Direzione Strategica o legati allo sviluppo di progettualità interne, sia infine obiettivi identificati a livello Dipartimentale nelle aree sanitarie e sociosanitarie. Attraverso queste schede l’Azienda assicura l’ingaggio di tutte le articolazioni organizzative al raggiungimento degli obiettivi annuali attraverso un deployment degli stessi formalizzato e guidato dalla Direzione stessa. Appare quindi evidente come, accanto ad un sistema di identificazione ed assegnazione di obiettivi, divenga necessario disporre di un sistema strutturato per il monitoraggio degli stessi e che tale sistema sia in grado di fornire in-

formazioni sia alle strutture aziendali operative, sia alla Direzione Strategica ed ai suoi organi di staff che ne supportano l’attività.

Il mandato della Direzione relativo alla modifica della struttura del sistema gestionale, che mira a promuovere una cultura del management by evidence, si fonda sulla scelta di disporre di indicatori dall’alta potenza descrittiva, in grado di rappresentare le più rilevanti evidenze delle performance dei vari settori erogativi aziendali: al Controllo di Gestione, struttura in staff alla Direzione Generale e titolare dell’espletamento del processo di budgeting, è stata richiesta la riprogettazione del sistema di reportistica ed esso ha sviluppato la propria attività lungo un duplice binario:

1. il potenziamento delle informazioni disponibili all’interno della reportistica;

2. la modifica del formato della reportistica stessa.

Attraverso la prima iniziativa, si è deciso di mettere a disposizione della Direzione informazioni in merito a tutte le linee produttive aziendali, anche relative ad aree del settore socio-sanitario non oggetto di Contratto di produzione con l’ATS di riferimento. Ciò con l’obiettivo di potenziare il patrimonio informativo a disposizione della Direzione (e delle articolazioni organizzative interessate), estendendo di fatto la varietà di elementi oggetto di monitoraggio. Attraverso la seconda iniziativa si è invece deciso di semplificare le modalità di fruizione e di

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Un esempio di report: le informazioni numeriche, grafiche e il segnale dei “semafori”

consultazione della reportistica, adottando formati più moderni, intuitivi e dotati di sistemi per la segnalazione di eventuali disallineamenti dai valori obiettivo (es. semafori).

La conclusione di questo processo sarà costituita dalla costruzione di un cruscotto di sintesi, contenente 1-2 KPI per ogni settore produttivo aziendale, a diretto monitoraggio da parte della Direzione. Ciascuna delle evidenze messe a disposizione dai KPI contenuti nel cruscotto di sintesi potrà poi essere oggetto di approfondimento in uno dei report di dettaglio sviluppati in precedenza.

FASI E CONTENUTI

DEL REENGINEERING

DEL SISTEMA DI REPORTISTICA

Il lavoro di riprogettazione della reportistica ha avuto inizio nel secondo trimestre dell’anno 2022, con la pubblicazione dei primi report Qlik: l’Azienda, beneficiando della disponi-

bilità di fondi provenienti dalle disponibilità del PNRR ha potuto pianificare su un orizzonte triennale lo sviluppo di una serie di interventi con l’obiettivo di disporre prima della fine dell’anno 2024 dei dati di dettaglio della produzione di tutte le articolazioni aziendali anche sprovviste di contratto di produzione (consultori, sert, attività vaccinale) e di dati oggi presenti solo a livello parziale (attività chirurgica di sala operatoria, liste d’attesa operatorie, dettaglio delle ore lavorate del personale dipendente) e di completare entro la fine dell’anno 2025 lo sviluppo di tutta la reportistica idonea alla gestione dei dati a disposizione e in grado di offrire specifiche chiavi di lettura per la Direzione, nel rispetto dei tempi previsti dal PNRR. A livello strutturale, il sistema di reportistica presso l’ASST degli Spedali Civili di Brescia si basa sull’alimentazione di un data warehouse, un sistema di immagazzinamento ordinato e periodico di dati provenienti da diverse fonti informative (il software amministrativo contabile, il gestionale delle risorse umane, i flussi informativi di produzione) e sull’interrogazione

strutturata dello stesso. Le interrogazioni assumono la forma di report in formato excel, Qlik View o Qlik Sense, ed attraverso un sistema di accesso ai dati codificato, consentono la visibilità dei report ad utenti selezionati in base ad una specifica indicazione della Direzione o in base alla gerarchia definita dal piano di organizzazione aziendale vigente. La reportistica è quindi patrimonio aziendale e può essere consultata sia dalle unità operative sanitarie, sia dalla Direzione o dagli staff ad essa afferenti; il sistema di codifica degli accessi regola la visibilità della reportistica: in tal modo vengono messi a disposizione delle diverse articolazioni organizzative le informazioni ad esse pertinenti, evitando ad esempio lo sviluppo di fenomeni di benchmarking interno tra unità operative sanitarie i quali possono invece essere effettuati solo a livello direzionale.

Peraltro, il sistema si pone come riferimento unitario per la reportistica di tutti gli staff a livello aziendale e in questo senso viene utilizzata sia dal Controllo di Gestione sia, ad esempio dalla Gestione Operativa, permet-

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ORGANIZZAZIONE

tendo la contemporanea presenza di report afferenti ad aree gestionali tra loro distinte (i riflessi economici da un lato e quelli organizzativi dall’altro) dell’attività erogata dai reparti, ma di contemporaneo interesse per la managerialità delle aree sanitarie. Inoltre, particolare rilevanza assume il formato dell’output, che ricorrendo a sistemi di pubblicazione dei dati moderni ed intuitivi (reportistica elaborata in Qlik View e Qlik Sense) permette la composizione di forme di rappresentazione intuitive e dinamiche, strutturate in un massimo di 5 aree tematiche distinte in grado di aggiornare i propri contenuti all’aggiornamento di alcune variabili (di tipo temporale o specifico dei dati oggetto di consultazione). Essi, inoltre, contemplano la possibilità di incrocio di un'ampia moltitudine e varietà di dati, consentendo anche lo sviluppo di indicatori multidimensionali.

Ad oggi, il nuovo sistema di reportistica risulta posizionato in un’area del gestionale denominata “preferiti”, immediatamente disponibile agli utenti che accedono ad esso, in modo tale

da consentire un rapido accesso alle informazioni di interesse. Le informazioni che sono disponibili ai reparti sono di seguito indicate:

- prestazioni di ricovero e ambulatoriale;

- prestazioni afferenti all’area della salute mentale (Psichiatria, Neuropsichiatria, Sert);

- cure palliative domiciliari ed assistenza domiciliare integrata;

- attività svolta nei consultori e nei centri vaccinali;

- costi contabilizzati per centro di costo;

- flusso file F e flusso “SDO4”;

- prestazioni per paziente ricoverato (radiologia, laboratorio, consulenze diagnostiche);

- cruscotto di monitoraggio dell’attività chirurgica.

Per ciascuna linea di attività sono presenti informazioni quali il ricavo della produzione, l’evoluzione temporale dei ricavi e la provenienza geografica degli utenti per valutarne la mobilità con tutti i dettagli (unità operativa erogante, centri di costo, codici regionali dei flussi informativi di appartenenza) messi a disposizione dal sistema di contabilità analitica aziendale.

Nei report sono poi proposti anche indicatori “monodimensionali” (basati cioè sul medesimo set di informazioni) quali la degenza media (anche scomposta in pre e post operatoria), il valore medio delle prestazioni erogate e, di grande rilevanza, il rispetto dei tempi di attesa previsti per ciascuna classe di priorità associata alle prestazioni erogate.

I dati presentati possono sempre essere sottoposti a raffinamento o selezione tramite specifiche “finestre” posizionate nel lato destro di ciascun report, contenenti elementi relativi ai dati del report stesso e di potenziale interesse per un utente in consultazione; i dati inoltre sono interrogabili su un orizzonte temporale pluriennale, così da consentire confronti omogenei per contenuti in periodi temporali distinti. Una delle più interessanti potenzialità derivanti da una così ampia varietà di dati a disposizione è la possibilità di incrocio degli stessi: attraverso il legame con attributi comuni a tutti i dati infatti (ad esempio il centro di costo o il periodo di competenza) sono stati costruiti indicatori (KPI) quali il

S•31 DIMENSIONE PULITO | 03/2024

rapporto tra costi e produzione, il numero di prestazioni per interni per paziente dimesso e, in via di produzione, il rapporto tra produzione e FTE del personale dipendente. Altra novità di particolare interesse è la presenza di indicatori di monitoraggio dell’attività chirurgica, in grado di monitorare quotidianamente l’andamento di tutti i tempi chirurgici per ciascun blocco operatorio e ciascuna sala. Per dare, infine, contezza dell’ampiezza delle possibilità di sviluppo del sistema di reportistica, si segnala che sono in fase di produzione indicatori relativi al Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA e indicatori per la definizione delle priorità del posizionamento in lista operatoria dei pazienti in lista d’attesa.

CONCLUSIONI

Come tutti i processi di cambiamento, anche questo progetto non è stato privo di complessità: la principale, è senza dubbio legata all’estrema frammentazione della provenienza dei dati in precedenza non presenti nel data warehouse. Tre sono infatti le dinamiche a cui ricondurre le casistiche affrontate: la presenza di linee di attività con flussi informativi ben codificati, gestiti direttamente dall’azienda, ma non oggetto di importazione nel data warehouse; la presenza di linee di attività con flussi codificati, ma gestiti dall’ATS di riferimento; la presenza linee di attività sprovviste di flussi

La reportistica e un patrimonio aziendale e può essere consultata sia dalle unità operative sanitarie, sia dalla Direzione o dagli staff ad essa afferenti

informativi, rispetto alle quali si è deciso quali dettagli importare e rappresentare. Si segnala come la grande maggioranza di queste dinamiche siano da ricondursi a settori erogativi di provenienza “ex ASL”, divenuti cioè progressivamente di pertinenza delle ASST a partire dall’anno 2016 con la legge regionale di riforma dell’SSR n.23/2015. Inoltre, si segnala come la decisione di potenziare il patrimonio informativo per lo sviluppo della gestione operativa abbia comportato la revisione delle modalità di importazione di alcuni dati o la loro ampiezza (es. liste d’attesa) in quanto divenuti ora di specifico interesse. Appare tuttavia fondamentale ricordare come l’attività di sviluppo della reportistica sia un processo funzionale al governo dell’azienda e che, pertanto, debba essere ragionevolmente oggetto di un periodico potenziamento e rinnovamento, nel rispetto del solco tracciato dall’evoluzione organizzativa del Sistema Sanitario Regionale o delle richieste degli enti sovraordinati alle aziende erogatrici (Regione, Agenas, Ministero). In questo senso, l’ASST di Brescia ha colto tempestivamente l’opportunità messa a disposizione dal PNRR dando avvio ad un processo di potenziamento di uno dei più rilevanti strumenti a disposizione per la gestione delle informazioni necessarie al governo della propria struttura organizzativa. Tra i maggiori benefici riscontrati, si sottolinea un effetto novità sulla curiosità del personale dipendente che ha stimolato la consultazione dei nuovi strumenti messi a disposizione; come conseguenza, ciò ha reso maggiormente consapevoli le linee erogatrici della possibilità di auto-monitoraggio periodico del proprio andamento rispetto agli obiettivi assegnati. È evidente, quindi, una conseguente semplificazione dell’attività di orientamento dei comportamenti alla luce della maggior consapevolezza complessiva di ciascun settore aziendale per quanto attiene alla pro -

pria performance. Da ultimo, come ovvio, la ristrutturazione della reportistica ha portato alla creazione di indicatori in precedenza non presenti (es. i tempi del processo chirurgico richiesti dal Ministero) o l’importazione di informazioni in precedenza non presenti (es. il raggruppamento delle prestazioni ambulatoriali per “agenda” o per classificazione “Fa-Re”) con un evidente miglioramento della varietà e della profondità, delle informazioni a disposizione del management. Alla luce, pertanto, dei primi riscontri ottenuti e delle importanti ed estese potenzialità di sviluppo ancora in potenza, la scelta adottata dall’ASST risulta estremamente positiva e flessibile, in grado di favorire l’attività di creazione di strumenti di monitoraggio moderni e dall’alto potere informativo.

GLI AUTORI

Massimo Lombardo, Direttore Generale ASST

Spedali Civili di Brescia

Davide Zanchi, Direttore SC Pianificazione e Controllo di Gestione ASST Spedali Civili Brescia

Gian Luca Fornari, Direttore Ammnistrativo Aziendale ASST Spedali Civili di Brescia

Giovanni Lamberti, Consulente di Direzione, Presidente NVP ASST

Spedali Civili di Brescia

Federico Lega, Professore Universitario UNIMI, componente NVP ASST

Spedali Civili di Brescia

Alberto Giana, Funzionario Regione Lombardia, componente NVP ASST

Spedali Civili di Brescia

S•32 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
ORGANIZZAZIONE

Ambienti più sicuri con HYGENIA

Negli ultimi anni, l’attenzione verso l’igiene e la sanità è cresciuta in modo esponenziale, spinta principalmente dalla consapevolezza dei rischi per la salute pubblica e individuale. In questo contesto, i dispenser e le innovazioni di Hygenia si sono rivelati utili e necessari, offrendo soluzioni innovative per la promozione dell’igiene e la prevenzione delle infezioni.

Le innovazioni targate Hygenia, sono frutto del reparto R&D di Hygenia, HygeniaLab, la società di Hygenia che raccoglie le indicazioni del mercato, le elabora e le trasforma prima in progetti e poi in soluzioni concrete, pensate appositamente per i clienti di Hygenia Healthcare.

La presenza di dispositivi quale Hygenio o Area Control è fondamentale in ambienti ad alto rischio

di contaminazione, come ospedali, cliniche, centri sanitari. La loro efficacia nel migliorare l’area di interesse e l’efficienza del pulito, contribuisce significativamente alla sicurezza degli utenti e del personale, e grazie alla possibilità di essere installati in diverse configurazioni e di essere integrati con sistemi di monitoraggio remoto, offrono una soluzione su misura per ogni esigenza. Inoltre, la disponibilità di dati in tempo reale sull’utilizzo consente un controllo accurato sull’efficacia delle misure igieniche adottate e un intervento tempestivo in caso di necessità.

Hygenia Area Control monitora costantemente la qualità dell’ambiente sanitario. Attraverso il monitoraggio in tempo reale di una serie di parametri, invia avvisi agli operatori quando gli standard di pulizia non vengo-

no rispettati, consentendo un intervento tempestivo per mantenere la sicurezza dell’ambiente.

E anche Hygenio è un elemento chiave in questo contesto. Trasformando un Mop tradizionale in un sofisticato sistema di rilevamento,

Hygenio utilizza sensori e algoritmi specializzati per fornire analisi in tempo reale sull’efficacia della pulizia. Questo contribuisce a mantenere gli ambienti sanitari igienicamente sicuri, proteggendo la salute di pazienti e operatori. L’integrazione di questi dispositivi all’avanguardia nell’ambiente sanitario promette di alzare ulteriormente gli standard di igiene e di contribuire in modo significativo alla prevenzione delle infezioni. Con un’igiene migliorata e un ambiente più sicuro, sia pazienti che operatori possono affrontare le sfide della sanità con maggiore fiducia e tranquillità.

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Hygenio Hygenia Area Control

Makita, settori diversi, soluzioni diverse

Makita Corporation fu fondata a Nagoya City in Giappone nel 1915 con il nome di “Makita Denski Seisakusho”. L’attività era la vendita e la riparazione di apparecchi di illuminazione, motori e trasformatori. Dopo anni di sviluppo e test, Makita si specializzò in motori elettrici e iniziò ad esportarli nel mondo nel 1935. Makita: a Global Brand. La Multinazionale oggi è leader nel mercato mondiale degli elettroutensili professionali ed è presente in oltre 170 paesi in tutto il mondo con ben 10 stabilimenti produttivi di proprietà. Da 50 anni la qualità Makita è presente in Italia con Utensili di altissimo livello. Ed è fornitore ufficiale delle più importanti industrie.

In quest’intervista, Luca Gilardi - Direttore Commerciale di Makita S.p.A.-, parla dell’impegno di Makita nei confronti del mercato con attenzione particolare al mondo del cleaning.

Quali sono i punti forza?

Oltre alla qualità elevata dei prodotti che mantiene la brand identity di leader del mercato, l’Azienda possiede magazzino, compresi i ricambi, in Italia e questo consente tempi e costi di interventi di manu-

tenzione o riparazione molto contenuti oltre che di forniture di merce in tempi ridotti subito dopo l’ordine. Sul territorio si avvale dell’attività di 30 salesman e di 10 van attrezzati con tecnici dimostratori che possono presentare l’intera gamma di prodotti in uso in collaborazione con la rete di dealers professionali in ogni regione.

Qual è il vostro impegno nei confronti del mercato del Cleaning?

Da alcuni anni la Casa Madre giapponese ha intrapreso la strada di diversificare il prodotto inserendosi in nuovi canali e dirottato investimenti anche su progetti relativi a macchine per il mercato del cleaning professionale. Le competenze tecnologiche utilizzate da tempo per costruire aspiratori atti alla gestione delle polveri in ambienti di lavoro, hanno rappresentato la base di partenza per lo sviluppo di un’intera gamma che ad oggi vanta più di 40 articoli tra cui aspiratori a traino, a zaino, scope elettriche e battitappeto, robot aspiratori tra cui il modello DRC300Z vincitore del riconoscimento Product of the Year durante l’ultima edizione di ISSA Pulire, tutti alimentati da batterie a ioni di litio di ultima generazione e muniti di filtri Hepa, a completamento di gamma aspiratori elettrici con filtri con classificazione M, L e H. Nel biennio 2024/2025 vi saranno numerose novità tra cui due nuovi inserimenti: la spazzatrice e una lavasciuga a batteria.

Qual è ad oggi il segmento dove riscontrate maggiore potenzialità di sviluppo?

Certamente il cleaning è un segmento che ci mostra ampi margini di penetrazione, proprio grazie ai nuovi progetti che Casa Madre sta sviluppando, ma anche grazie a prodotti già commer-

cializzati che proponiamo per la pulizia e la sanificazione degli ambienti esterni. Il settore turistico di cui fanno parte agriturismi, camping ed hotel assieme a quello del tempo libero (palestre, cinema teatri) stanno dando riscontri elevati ed assieme a quello dei trasporti e degli alimentari risultano essere oggi gli sbocchi preferenziali dove inseriamo il prodotto. Inoltre gli spazi esterni di tutte le principali strutture ricettive, possono essere manutenuti dai prodotti per la cura del verde; soprattutto sanificati attraverso l’irrorazione di insetticidi con pompe irroratrici o atomizzatori anch’essi alimentati da batterie quindi estremamente silenziosi e perciò adatti per essere usati anche nei pressi di strutture sensibili come RSA, ospedali o scuole.

Qual è la soluzione Makita per la pulizia nelle strutture ricettive?

La gamma offre possibilità di scelta di prodotti adeguati per diverse tipologie di esigenze e necessità; dalle scope elettriche ai battitappeto, dagli spalleggiati agli stessi robot. Ognuno di questi prodotti viene fatto testare prima del suo inserimento condividendo con il personale addetto la comodità e l’ergonomia di utilizzo e l’efficacia degli interventi di pulizia. È chiaro che la trasversalità dei prodotti che utilizzano le medesime batterie delle piattaforme già utilizzate da tutti gli oltre 300 articoli in gamma, spesso favorisce la scelta da parte degli utilizzatori finali. Questo aspetto è più evidente presso le imprese di pulizia che operano in strutture ricettive che hanno attivi anche accordi per la gestione della manutenzione del verde.

Luca Gilardi, Direttore Commerciale di Makita

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CLEANERS

Cambiare il “mindset” per il futuro della Sanità

I vantaggi derivanti dall’impiego di tecnologie digitali all’interno dell’ospedale 4.0 sono certamente innegabili. Ciononostante, è necessario un rapido cambiamento di mentalità nella gestione e progettazione delle strutture sanitarie

Sebbene nel breve e nel lungo periodo, siano chiari i vantaggi di un approccio olistico alla digitalizzazione in ambito ospedaliero, permane la necessità di modificare il “mindset” di chi pianifica, progetta e gestisce le strutture sanitarie. Ma come?

GESTIRE IL CAMBIAMENTO

In prima battuta, se è vero che attraverso la digitalizzazione dei nuovi edifici ne sarà possibile verificare in tempo reale le performance energetiche e logistiche consentendo così, a chi saprà interpretarle, di tracciare nuovi percorsi e nuovi profili di utilizzo, è altresì vero che applicare queste tecnologie agli edifici esistenti, anche prima della loro dismissione in favore

di nuove strutture, potrebbe guidare i pianificatori e aiutarli nella definizione di nuovi programmi funzionali d’avanguardia, di matrici di relazione innovative e in sintesi, di nuove efficienti strutture, ospitali e per tutti. In seconda battuta è pur sempre necessario ricordare che, da progettisti, abbiamo la possibilità di coordinare le esigenze e gli obiettivi di Utenti, Tecnici e Pianificatori, traducendo e ricucendo le richieste di ciascuno in un programma unitario e coerente.

Questo perché ovviamente, nonostante gli sforzi profusi nella progettazione di edifici totalmente flessibili e riconfigurabili, capaci di adattarsi ai riordini sanitari e garantire sempre la più alta qualità e tecnologia di cura, è

indispensabile partire a monte da un dato reale discretizzato e “ottimizzato”, per raggiungere più rapidamente ed economicamente il risultato.

L’ESPERIENZA DEI NOSTRI

PROGETTI: DAL BIM

AL DIALOGO DIGITALE

Nell’esperienza di progettisti in nord Europa, lo studio ha vissuto il cambiamento del “mindset” di chi pianifica e di chi utilizzerà gli ospedali di domani, avvalendosi di strumenti avanzati e gettando le basi per la gestione informatizzata di edificio – impianti – persone. Fino ad oggi il faro tecnologico ha illuminato il processo di progettazione in ambiente BIM, esaltando i profili della modellazione, del control-

S•36 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
OSPEDALI 4.0

lo dei tempi, dei costi e del cantiere, rendendo chiari i vantaggi di uno sviluppo digitale della progettazione in relazione alla fase di costruzione. È passato solo un anno dal progetto dell’ospedale Nyt OUH a Odense e la sua completa gestione in ambiente BIM, da quella informativa a quella operativa sui modelli, cominciata passando da un preliminare di 400 mila oggetti all’interno di 115 modelli a una fase di construction che vede oltre 10 milioni di oggetti in più di 750 modelli. Oggi vogliamo raccontare questo cambiamento di mentalità di cui siamo stati protagonisti anche nella fase preliminare di pianificazione. Una rivoluzione, quella del “dialogo” avanzato nel mondo digitale che, avvalendosi di strumenti di coordinamento e database informativi interoperabili, ha favorito l’interazione di tutti i soggetti coinvolti, diventando un organizzato e fruttuoso scambio di input a molteplici livelli di complessità.

Nella pratica comune della progettazione ospedaliera abbiamo sempre gestito, indipendentemente dalla dimensione dell’opera, la redazione di documenti preliminari come l’RDS (Room Data Sheet) e l’RBR (Room By Room), fino alla definizione delle matrici di relazione tra i reparti e gli ambienti. Questa documentazione è il core degli input progettuali, capace di definire dettagliatamente sulla carta la silhouette del futuro ospedale, la complessità, i requisiti minimi delle stanze e quelli specifici di ogni attrezzatura. Mentre l’RBR associa a ogni oggetto la sua posizione nell’ospedale, dall’arredo all’attrezzatura medicale, sia fissi che mobili, insieme ai loro coefficienti di utilizzo, l’RDS definisce i requisiti di ogni stanza: il numero di persone, di pazienti, i requisiti normativi e i profili orari di utilizzo. In un progetto come quello di Odense, dove la superficie dell’opera supera i 250 mila m2 e le stanze le 10 mila unità, questa documentazione ha bisogno di un supporto nettamente più efficace di semplici tabelle e fogli di calcolo, capace di tenere traccia e in-

tegrare le modifiche in corso d’opera: in sostanza, un database e nel caso specifico, dRofus.

Ma ricorrere a un database in sé non rappresenterebbe un cambiamento di mentalità da parte dei pianificatori a meno che non fossero proprio loro, gli utenti e i tecnici, a compilarlo, unitamente alla verifica e alla validazione dei progettisti. Ed è qui che si innesca il dialogo digitale. In questo progetto, per esempio, esistono 3800 tipi di “articoli” di riferimento, dalle prese dati agli acceleratori, dai cestini dei rifiuti alle macchine di logistica, che si declinano in più di 230 mila combinazioni all’interno dell’ospedale. Ogni articolo ha requisiti che la stanza in cui si trova deve garantire, sia a livello di impianto che a livello di layout, generando quindi una sequenza di interconnessioni e conseguenze che devono essere verificate dai progettisti, alla ricerca dell’efficienza tecnica dell’opera.

Per inciso, non si tratta di un processo semplice né esente da vizi di forma, ma è limpido, basato sulla condivisione del dato e delle conoscenze tra professionisti provenienti da settori distanti. A valle di una prima compilazione di dRofus da parte della Stazione Appaltante, nei tavoli di coordinamento con gli utenti dell’area laboratoristica, ad esempio, di persona nella sede dell’ospedale “vecchio” OUH, abbiamo passato in rassegna le attrezzature presenti nei laboratori in uso, dai reparti di anatomia patologica, microbiologia, ematologia a quello di procreazione assistita, andando a rivedere le “entries” elencate nel database e valutando le dotazioni e i requisiti necessari per il loro funzionamento, la posizione nella stanza, la posizione di questa rispetto alle altre e nel progetto generale e i conseguenti requisiti (RDS). Ogni passaggio di questo percorso aveva l’intento di rendere il database finale coordinato e univoco, coerente in ogni sua connessione, ottimizzare la distribuzione

S•37 DIMENSIONE PULITO | 03/2024
Ingresso principale del nuovo ospedale di Tallin

dei locali rispetto al progetto e garantire la necessaria flessibilità a una struttura decisamente proiettata nel futuro. I tavoli tecnici poi, a valle di questo processo di “surveys”, complice anche la pandemia mondiale, sono diventati tavoli tecnici virtuali, svolti sulla piattaforma B360: una definitiva transizione digitale dei processi. Da quel momento in poi, ogni stanza sul modello mostra le informazioni a lei destinate e archiviate su dRofus, così come ogni oggetto presente al suo interno. Il processo di interconnessione, tramite plugin dedicato, ha infatti consentito la lettura dei requisiti, permettendo una istantanea traduzione di questi in condizioni di progetto per tutte le discipline.

Se questo processo è valido sulle stanze “unique”, una ad una, è senz’altro valido nelle stanze “standard”, dove il dialogo digitale preliminare ha il potere di semplificare e velocizzare il processo decisionale e quindi la progettazione dell’intera opera.

Anche nel progetto di Tallinn, ambizioso polo ospedaliero che supera i 260.000 m2 e composto da quasi 6000 locali nella capitale estone, sin

dai primi passi abbiamo impostato il dialogo con la Stazione Appaltante, su piattaforme di condivisione in cloud. Uno degli strumenti chiave di questo processo è stato Revitzo, software di condivisione molto potente e versatile, adottabile in tutte le fasi, dalla preliminare alla costruzione, costantemente aggiornato poiché legato alla pubblicazione quotidiana e/o settimanale dei modelli Revit. Anche in questo caso il dialogo digitale ha visto il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder, grazie al suo svolgimento su piattaforme di facile e intuitiva consultazione e compilazione. I modelli pubblicati contengono difatti il progetto di 320 stanze standard e unique, suddivise in 205 tavole, in cui i locali appaiono arredati e attrezzati, visualizzati con assonometrie fotorealistiche, piante dei pavimenti, dei controsoffitti, prospetti delle pareti e close up sulle finiture. Insieme a questi dati grafici anche quelli informativi di attrezzature e stanze sono stati resi disponibili sulla piattaforma, aggiornati in tempo reale, dando la possibilità a tutti gli attori coinvolti di vedere e studiare, in un ambiente user friendly, le stanze vere e proprie, lasciare commenti o proporre modifiche, in attesa della revisione settimanale, organizzata dai nostri design

manager.

Questo processo di avanzamento, condiviso con i “decision makers” dell’ospedale, consente inoltre il costante monitoraggio dei costi globali, potendo in tal modo verificare in tempo reale l’impatto dei cambiamenti richiesti.

CONCLUSIONI

Nell’ultimo decennio, le tecnologie BIM cloud hanno reso possibile e immediato lo sviluppo di un nuovo modello di progettazione integrata, consentendo a tutti i progettisti delle varie discipline di collaborare a migliaia di chilometri di distanza, come un’unica entità.

Oggi, nell’epoca dell’iper-specializzazione e dello sviluppo tecnologico e digitale, diventa imperativo quanto sfidante, orientare la progettazione verso una capillare condivisione delle conoscenze tra professionisti provenienti da molteplici settori, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per facilitare il processo e ottimizzare l’out come. Così il dialogo digitale diventa il filo conduttore che permette di tessere insieme le conoscenze e le competenze, creando un quadro compiuto e funzionale che riflette l’essenza stessa dell’innovazione nel settore sanitario.

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OSPEDALI 4.0
Home page dRofus per il nuovo ospedale di Tallinn

Igiene e sicurezza in corsia

La pulizia degli ambienti sanitari richiede l’utilizzo di attrezzatura idonea in grado di favorire un alto livello di igiene e garantire la massima sicurezza.

I carrelli Alpha A-B Plus sono ideali per la pulizia di sale operatorie e stanze di degenza in quanto trattati con piritione zinco per inibire la proliferazione di batteri, funghi e muffe

Il test eseguito da un laboratorio esterno indipendente secondo lo standard ISO 22196:2011 ha rilevato una riduzione del 99,9% della contaminazione di Escherichia coli e una ri-

duzione fino al 99,99% di Staphylococcus Aureus

L’ azione antibatterica dei materiali plastici è garantita per l’intero ciclo di vita e impedisce che il carrello diventi una pericolosa fonte di diffusione batterica. Filmop presta un’attenzione particolare anche alla pulizia delle aree destinate alla risonanza magnetica , la presenza di materiale magnetizzabile può infatti compromettere severamente il funzionamento delle strumentazioni presenti. Il carrello Alpha Metal Free permette di accedervi liberamente e in

totale sicurezza in quanto totalmente privo di parti metalliche , comprese le ruote, i sostegni e la componentistica più minuta come viti e perni.

I carrelli Alpha A-B Plus e Alpha Metal Free sono realizzati in parte con componenti in plastica certificati

PSV - Plastica Seconda Vita , tra cui i secchi forniti in codice colore che li rendono conformi ai CAM

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La risposta alle esigenze della

IA nella Sanità l’OMS indica le sei aree di regolamentazione

L'Organizzazione Mondiale della Sanità richiede particolare attenzione per alcuni temi, dalla validazione dei dati alla chiarezza sugli utilizzi, fino alle integrazioni con le principali norme sulla privacy e data protection

S•40 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
DIGITAL WORLD

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha pubblicato un nuovo documento che elenca le principali considerazioni normative sull’intelligenza artificiale (IA) per la salute. La pubblicazione sottolinea l’importanza di stabilire la sicurezza e l’efficacia dei sistemi di IA, di rendere rapidamente disponibili i sistemi appropriati a chi ne ha bisogno e di promuovere il dialogo tra le parti interessate, compresi sviluppatori, autorità di regolamentazione, produttori, operatori sanitari e pazienti.

Con la crescente disponibilità di dati sanitari e il rapido progresso delle tecniche analitiche - che si tratti di apprendimento automatico, logico o statistico - gli strumenti di IA potrebbero trasformare il settore sanitario. L’Oms riconosce il potenziale dell’IA nel migliorare i risultati sanitari, rafforzando gli studi clinici, migliorando la diagnosi medica, il trattamento, l’autocura e l’assistenza incentrata sulla persona e integrando le conoscenze, le abilità e le competenze degli operatori sanitari. Ad esempio, l’IA potrebbe essere utile in contesti in cui mancano medici specialisti, a cominciare dall’interpretazione di scansioni della retina e immagini radiologiche.

I rischi per pazienti e operatori sanitari Un dato di fatto è che le tecnologie di IA - compresi i modelli linguistici di grandi dimensioni - sono in rapida diffusione, a volte senza una piena comprensione dei loro impatti, che

potrebbero essere vantaggiosi o dannosi per gli utenti finali, compresi gli operatori sanitari e i pazienti. Quando utilizzano i dati sanitari, i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero avere accesso a informazioni personali sensibili, rendendo necessari solidi quadri giuridici e normativi per la salvaguardia della privacy, della sicurezza e dell’integrità.

“L’intelligenza artificiale è molto promettente per la salute, ma comporta anche serie sfide, tra cui la raccolta di dati non etici, le minacce alla sicurezza informatica e l’amplificazione dei pregiudizi o della disinformazione“, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Oms. “Questa nuova guida aiuterà i Paesi a regolamentare l’IA in modo efficace, per sfruttarne il potenziale, che si tratti di curare il cancro o di individuare la tubercolosi, riducendo al minimo i rischi“.

LE 6 AREE DI

REGOLAMENTAZIONE DELL’IA PER LA SANITÀ SECONDO L’OMS

Il documento delinea sei aree di regolamentazione dell’IA per la salute: trasparenza e documentazione, risk management, validazione esterna dei dati e chiarezza sugli utilizzi, qualità dei dati, privacy e data protection, collaborazione tra gli stakeholder. Per promuoverne la fiducia, l’OMS sottolinea l’importanza della trasparenza e della documentazione, ad

esempio documentando l’intero ciclo di vita del prodotto e tracciando i processi di sviluppo. Per la gestione del rischio, devono essere affrontate in modo esaustivo questioni come l’uso previsto, l’apprendimento continuo, gli interventi umani, i modelli di formazione e le minacce alla sicurezza informatica, rendendo i modelli il più semplici possibile. La convalida esterna dei dati e la chiarezza sull’uso previsto dell’IA contribuiscono a garantire la sicurezza e a facilitare la regolamentazione.

L’impegno per la qualità dei dati, ad esempio attraverso una rigorosa valutazione dei sistemi prima del rilascio, è fondamentale per garantire che i sistemi non amplifichino pregiudizi ed errori. Le sfide poste da normative importanti e complesse, come il Gdpr in Europa e l’Health Insurance Portability And Accountability Act (Hipaa) negli Stati Uniti, vengono affrontate ponendo l’accento sulla comprensione dell’ambito di competenza e dei requisiti di consenso, al servizio della privacy e della protezione dei dati.

IL RISCHIO DI AMPLIFICAZIONE DEI BIAS

I sistemi di intelligenza artificiale sono complessi e dipendono non solo dal codice con cui sono costruiti, ma anche dai dati su cui vengono addestrati, che provengono ad esempio da contesti clinici e interazioni degli utenti. Una migliore regolamentazione,

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SEMPLIFICARE LA NORMATIVA

Più complessa è invece la questione della quale si è occupato il convegno Open Privacy, svoltosi a fine febbraio a Roma, nel quale una serie di associazioni (Aiom, Anmdo, Cipomo, Cittadinanzattiva, Fiaso, Fondazione Periplo, Associazione Periplo, Fondazione ReS , Siiam, Sibioc, Sin) hanno sottoscritto il decalogo stilato dalla SIMM (Società Italiana di Leadership e Management in Medicina) con la collaborazione dell’Istituto Italiano per la Privacy per rivedere in chiave di accountability la normativa che regola il consenso del cittadino/ paziente, indispensabile per il trattamento e la condivisione dei dati e la collaborazione tra i ricercatori.

Al convegno hanno partecipato numerosi esperti che hanno sottolineato la necessità di un regime più snello per la normativa.

Mattia Altini, direttore Assistenza ospedaliera Regione EmiliaRomagna e presidente SIMM ha

spiega l’OMS, può aiutare a gestire il rischio che l’IA amplifichi i pregiudizi nei dati di addestramento.

Ad esempio, può essere difficile per i modelli di IA rappresentare accuratamente la diversità delle popolazioni, con conseguenti pregiudizi, imprecisioni o addirittura fallimenti. Per contribuire a mitigare questi rischi, è possibile utilizzare le normative per garantire che gli attributi - come sesso, razza ed etnia - delle persone presenti nei dati di addestramento siano riportati e che i set di dati siano intenzionalmente resi rappresentativi. La nuova pubblicazione dell’OMS mira a delineare i principi chiave che i governi e le autorità di regolamentazione possono seguire per sviluppare nuove

sottolineato che “non possiamo parlare di attuazione del DM77 se non abbattiamo i silos che contraddistinguono i comparti della sanità italiana, entità non comunicanti la cui struttura ermetica blocca l’ammodernamento del SSN, la territorializzazione e l’introduzione della tanto auspicata innovazione tecnologica. Lo scambio di dati sanitari è il vero elemento connettivo che può garantire al paziente un’aspettativa di cura elevata, la riduzione di costi dovuti alla duplicazione dei dati e l’avvio di progetti di ricerca finalmente liberi dai lacci e lacciuoli che pongono l’Italia in controtendenza rispetto alla direzione Ue”.

Per Altini è necessario quindi rivedere l’approccio alla normativa privacy e permettere finalmente al SSN “di decollare in una vera ottica di bene comune”.

Una SCIA anche per la privacy

Secondo Luca Bolognini, presidente

linee guida o adattare quelle esistenti sull’IA a livello nazionale o regionale. Il documento dell’OMS, che non vuole essere una guida ma ha più l’aspetto di una base di discussione per il settore IA e gli utilizzatori nella sanità, è frutto di una collaborazione con l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (Uit) con la quale è stato istituito un gruppo di lavoro sull’IA per la salute (Fg-AI4H). Per supportare il suo lavoro, Fg-AI4H ha creato diversi altri gruppi tra cui uno sulle considerazioni normative (Working Group on Regulatory Considerations, Wg-Rc).

Il Wg-Rc è composto da membri che rappresentano molteplici parti interessate, tra cui autorità regolatorie, responsabili politici, università e in-

Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei dati, “la disciplina privacy italiana va migliorata e allineata al resto della UE: va superata l’autorizzazione preventiva del Garante per l’uso secondario di dati sulla salute per la ricerca osservazionale retrospettiva. Si può passare a una sorta di SCIA privacy. È una questione di sostenibilità, serve un bilanciamento tra protezione e valorizzazione dei dati per il bene comune”.

La SCIA, ricordiamo, è la Segnalazione Certificata di Inizio Attività: una dichiarazione amministrativa in regime di autocertificazione per iniziare, modificare o cessare un’attività produttiva artigianale, commerciale o industriale.

Un altro aspetto è stato evidenziato da Pierfranco Conte, presidente Fondazione Periplo, che sostiene come “la medicina basata sull’evidenza derivante dagli studi clinici randomizzati, è insufficiente

dustria, che hanno esplorato concetti normativi e di valutazione delle tecnologie sanitarie e le best practices emergenti per lo sviluppo e l’uso dell’IA nell’assistenza sanitaria e nello sviluppo terapeutico.

COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE SULLE NORMATIVE

Il documento conclude affermando che l’OMS riconosce il potenziale dell’intelligenza artificiale nel migliorare i risultati sanitari attraverso il miglioramento degli studi clinici, della diagnosi medica, del trattamento, dell’autogestione delle cure e dell’assistenza alla persona, trattamento, l’autogestione delle cure e l’assisten-

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DIGITAL WORLD

per garantire una corretta valutazione del rapporto rischio/ beneficio dei farmaci innovativi per una serie di motivi: gli studi condotti a livello internazionale spesso poco rappresentativi delle singole realtà nazionali, gli studi che escludono pazienti anziani con comorbidità o che assumono altri farmaci e gli studi con follow-up molto brevi. L’unica soluzione è quindi integrare le informazioni ottenute tramite gli studi clinici, con le migliaia di dati ottenibili dalla pratica clinica”. “Uno dei principali ostacoli ad accedere a questi dati, anche quando disponibili, sono i limiti dettati dalle norme sulla privacy. È fondamentale che il valore clinico e sociale di questi dati venga riconosciuto semplificando le norme sulla privacy”, ha aggiunto Conte. La revisione della normativa riguarda anche l’oncologia come ha ricordato Luisa Fioretto, presidente Cipomo, “Il Collegio dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo) è fortemente convinto che la proposta di revisione della normativa privacy cui ha aderito, possa assumere per l’Oncologia, uno dei settori

za incentrata sulla persona, nonché la creazione di conoscenze, abilità e competenze più basate sulle evidenze conoscenze, abilità e competenze dei professionisti a supporto dell’assistenza sanitaria.

Inoltre, con la crescente disponibilità di dati sanitari e il rapido progresso delle tecniche di analisi, l’IA ha il potenziale di trasformare il settore sanitario per soddisfare le esigenze di diversi stakeholder nell’assistenza sanitaria e nello sviluppo terapeutico. Fondamentale è la collaborazione internazionale che permette la condivisione delle conoscenze e delle migliori pratiche relative all’evoluzione delle considerazioni normative. In questo modo sarebbe possibile aumentare la

a più alta velocità innovativa, un carattere strategico, sia in termini di governo clinico complessivo (programmazione, prevenzione e cura) sia per lo sviluppo di una ricerca sempre più integrata alla pratica clinica, libera dai vincoli della burocrazia e di leggi e regolamentazioni troppo restrittive, una ricerca davvero ‘utile’ e al servizio del cittadino”.

Le difficoltà in Italia

La difficoltà della situazione italiana è stata sottolineata da Raffaella Gaggeri, coordinatrice segreteria tecnico-scientifica comitato etico Romagna (Cerom), Irst Irccs ‘Dino Amadori – Meldola’, “Mentre l’Ue sta compiendo sforzi innegabili in materia di regolamentazione dei dati sanitari, che convergono verso la volontà di sfruttare il loro potenziale in linea con il Regolamento sullo spazio europeo dei dati sanitari (Ehds) e la promozione dell’uso di nuove tecnologie, l’Italia rimane ancorata a una interpretazione rigida del nuovo Gdpr e a un quadro normativo di non facile ricostruzione. Sul territorio

nazionale la circolazione dei dati sanitari per finalità di prevenzione e programmazione sanitaria - oltre che di cura - risulta ancora difficoltosa”. Loreto Gesualdo, presidente Fism, ha chiesto “la modifica dell’art. 110 del Codice privacy, allineandosi alla Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sullo spazio europeo dei dati sanitari”, mentre per Nello Martini, presidente Res, “Le attuali normative rendono impraticabile l’integrazione tra dati sanitari e dati non sanitari (es. dati socioeconomici), indispensabile per attuare una reale presa in carico socio-sanitaria dell’assistito e per la programmazione sanitaria che tenga conto dei bisogni socioassistenziali”.

Anche Cittadinanzattiva, che da anni si occupa di diritti dei cittadini in ambito sanitario, ha aderito all’iniziativa promossa da SIMM “poiché ha l’obiettivo di garantire, da un lato, il rispetto dei diritti e delle preferenze dei cittadini e, dall’altro, di promuovere la salute e l’innovazione nel segno della sostenibilità”.

velocità di sviluppo del panorama normativo e ridurre il divario tra l’avanzamento della tecnologia e la regolamentazione, visto che molti strumenti sono destinati ad attraversare le frontiere. La coerenza delle considerazioni normative per i sistemi e le

tecnologie di IA, inoltre, potrebbe migliorare gli standard e consentirne una diffusione più rapida sostenendo anche paesi con minore capacità normativa, garantendo che anche loro possano utilizzare strumenti con standard elevati.

S•43 DIMENSIONE PULITO | 03/2024

Adiatek X la pulizia sostenibile: brevetto d’invenzione per il Sistema Ozono

Da più di dieci anni, le lavasciuga Adiatek possono essere equipaggiate con l’Ozono: questa molecola, mescolata all’acqua, garantisce una pulizia efficace, senza l’utilizzo di chemicals.

Adiatek ha utilizzato l’O3 soprattutto per scopi di sostenibilità, limitando l’uso di detergenti e la dispersione delle relative particelle nei diversi ambienti.

Grazie al mix tra esperienza e innovazione, il team Adiatek ha realizzato un sistema per cui la combinazione a terra di H2O e O3 avviene all’interno del tubo d’uscita dell’acqua, sanificando la spazzola e limitando la dispersione di O3: questo sistema ha ottenuto il brevetto europeo di invenzione (EP3 903 657 B1).

VANTAGGI

Tra i vantaggi dell’Ozono, vi

è la sanificazione. Secondo gli studi, per una sanificazione efficace è necessaria una percentuale di Ozono nell’acqua con indice-ossidoriduzione superiore a 650mV: le lavasciuga Adiatek lavorano con un indice medio tra 750 e 850 mV. Questa proprietà sanificante rende la lavasciuga particolarmente adatta ad ambienti in cui la pulizia profonda è una necessità, come ospedali, cucine, RSA, scuole.

Inoltre, questo Sistema, non utilizzando chemicals, permette una riduzione dell’impatto ambientale: oltre a diminuire la quantità di confezioni dei detergenti in plastica da smaltire, viene ridotto l’inquinamento delle acque.

RISULTATI

Questa molecola naturale, a terra, si divide in Ossigeno

e Radicale libero: questo, combinandosi con i batteri, uccide i virus, garantendo una sanificazione completa. Per avvalorare l’efficacia, Adiatek ha eseguito prove di disinfezione coinvolgendo un laboratorio specializzato. Questo studio, oltre a confermare l’efficacia della disinfezione (inf.50ufc/25cm2) del Sistema-Adiatek, ha evidenziato una lenta crescita batterica nelle ore successive al trattamento di pulizia con la lavasciuga.

SISTEMA

Il generatore, a bordo macchina, produce Ozono quando necessario, cioè quando l’acqua scende sulle spazzole: se la macchina si ferma, la produzione di Ozono si ferma, senza causare una dispersione di O3 nell’ambiente. Nelle lavasciuga Adiatek, l’Ozono incontra l’acqua appena sopra

la spazzola: quest’ultima sarà costantemente sanificata (garantendo spostamenti sicuri tra diversi ambienti, senza contaminarli con batteri e virus).

Inoltre, il Sistema è certificato come sicuro: la produzione istantanea è di 50μg/m3, inferiore al limite dell’ OMS di 120μg/m3

L’Ozono viene installato su tutta la gamma Adiatek: lavasciuga uomo a terra, a bordo, lavanti-spazzanti, piccoli modelli. Inoltre, questo Sistema viene combinato con un altro optional Eco-green: il 3SD. L’O3, incontrando l’H2O e il detergente prima della spazzola, garantisce un serbatoio di acqua pulita non contaminata, nemmeno dall’O3 Queste lavasciuga permettono un risparmio di tempo, soddisfacendo necessità diverse per la pulizia di ambienti differenti.

adiatek.com informazione pubblicitaria

Il sistema MONORAPID di Falpi: lotta alle ICA in ospedale

Dopo l’esperienza della pandemia da Covid19 i prodotti monouso hanno assunto una particolare rilevanza in ambito sanitario ospedaliero per la loro intrinseca igiene e sicurezza.

Un sistema di pulizia ospedaliero che impiega prodotti tessili monouso (usa e getta), se in microfibra, rappresenta quindi un’opzione efficace e sicura per diverse ragioni.

In primo luogo, l’utilizzo della microfibra, oltre che richiesto nei CAM, consente di ottenere una elevata efficacia pulente dei tessili. La microfibra infatti, grazie

alla sua particolare struttura, è in grado di catturare efficacemente lo sporco e i microrganismi che vi proliferano, garantendo una pulizia profonda e accurata: un primo passo essenziale verso la migliore igienizzazione possibile delle superfici.

Dal punto di vista della sicurezza poi, l’adozione di prodotti tessili usa e getta offre una sicurezza igienica significativa poiché questi tessili sono utilizzati una sola volta e poi eliminati. Con i tessili monouso non vi è alcun rischio di contaminazione incrociata o di

trasporto di agenti patogeni da una superficie all’altra. Questo è particolarmente importante in ambienti ospedalieri, dove la prevenzione delle infezioni (ICA) è fondamentale per la sicurezza dei pazienti e del personale.

Tuttavia, l’aspetto più sorprendente riguarda l’impatto ambientale di un sistema di pulizia ospedaliero che impiega prodotti tessili usa e getta, a condizione che sia gestito correttamente. Infatti contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in determinate condizioni, questo tipo di sistema

può essere più vantaggioso dal punto di vista ambientale rispetto a uno che utilizza tessili riutilizzabili.

Studi condotti da Falpi, ben conosciuta nel settore sanitario, hanno dimostrato che con il sistema di pulizia MONORAPID, grazie ai moderni processi di lavorazione dei materiali impiegati nei tessili usa e getta, e ai più aggiornati protocolli di impiego, è possibile garantire oltre alla qualità del livello microbiologico anche un considerevole vantaggio dal punto di vista del relativo bilancio ambientale.

In ultimo, ma non meno importante, eliminando la necessità di lavare e asciugare i tessili riutilizzabili, si azzera la dispersione di microplastiche nell’ambiente acquatico. In conclusione, un sistema di pulizia ospedaliero che utilizza prodotti tessili usa e getta in microfibra, si rivela oggi efficace, sicuro e nelle giuste condizioni, ambientalmente vantaggioso.

falpi.com informazione pubblicitaria

OGGI SUL MERCATO

Alcuni dei prodotti di riferimento del panorama industriale

PAREDES

PAREDES PER LA SANITA’

Paredes Italia, leader nella sanità per il lavaggio ed asciugatura monouso professionale delle mani, in ottica di semplificare il lavoro e ridurre i consumi, con un occhio di riguardo all’ambiente e all’inquinamento, ha proposto in esclusiva con Decitex – innovatore nel campo delle microfibre – un sistema che permette di ottenere un’azione battericida sui pavimenti e le superfici verticali senza l’utilizzo di prodotti chimici. La soluzione per eliminare le principali fonti di inquinamento prodotte dalle sostanze chimiche nei luoghi al chiuso. Un'importante collaborazione quella con Decitex, atta a portare in Italia i suoi successi come quelli degli Ospedali di Grenoble e Gueret e rispondere alle esigenze d'igiene dei responsabili delle infezioni nosocomiali oltre a portare benefici al personale grazie all’avanzata ergonomia del sistema.

paredes.it

PAPERDI

Lenzuolini Paperdi, massima igiene

La linea dei lenzuolini Paperdi, super assorbenti e resistenti, è sempre più completa con un’offerta di referenze in pura cellulosa o carta ecologica di differenti metrature e dimensioni. Per le più svariate richieste e per ogni ambiente di lavoro ed esigenza Paperdi si propone quindi di offrire il giusto rotolo garantendo qualità certificata fino all’ultimo strappo e massima igiene grazie al confezionamento singolo di ogni rotolo. paperdi.it

TTS

Ci pensa Pockety a fare un lavoro pulito

TTS ha progettato un sistema innovativo per lo sgancio touch-free dei ricambi usati: grazie a Pockety l’operatore non è più costretto a toccare le fibre sporche, correndo il rischio di entrare in contatto con sporco, virus e batteri. Inoltre, non deve piegarsi in continuazione per raccogliere i ricambi dismessi, aumentando la probabilità di incorrere in dolori muscolo-scheletrici. Pockety è compatibile con l’intera gamma di ricambi con tasche TTS, l’operatore può così utilizzare il ricambio più adeguato al tipo di superficie da pulire e al grado di sporco presente. ttsystem.com

S•46 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA VETRINA a cura di Loredana Vitulano

RUBINO CHEM

PROTECTION 24H, protezione prolungata

Nella pulizia degli ambienti, la scelta del prodotto giusto è essenziale. Rubino Chem, con oltre 60 anni di esperienza, si impegna nella creazione di prodotti innovativi per rispondere alle esigenze di efficacia e cura delle superfici. La linea HiMiX Professional rappresenta un'ulteriore dimostrazione di questo impegno, con il suo nuovo prodotto: Protection 24H, un detergente multiuso con sali d'ammonio quaternario. La sua formula pronta all'uso, che evapora rapidamente senza lasciare aloni e non richiede risciacquo, rimuove germi e batteri assicurando una protezione prolungata fino a 24 ore su tutte le superfici, anche dopo continue manipolazioni. È certificato per l'uso in ambienti conformi agli standard HACCP e può essere impiegato in vari contesti, tra cui mezzi di trasporto, industria alimentare e ristorazione. rubinochem.it

ARCO CHIMICA

Blu RTU Plus disinfettante ad azione sgrassante

In ogni ambiente dove sono presenti molte persone è sempre necessario porre attenzione a tutte le attività di pulizia e disinfezione al fine di ridurre al minimo eventuali infezioni, contagi, allergie. A venire incontro a queste esigenze di protezione è ARCO con il disinfettante Blu RTU Plus, PMC N°20826. Blu RTU Plus è un disinfettante inodore pronto all’uso ad azione sgrassante per la pulizia di tutte le superfici. È attivo contro batteri, virus e funghi. Può essere impiegato in molteplici situazioni e nei più svariati ambiti: Sanitario, Luoghi di comunità, Mezzi di trasporto di persone o merci, Industria alimentare, Piccola e grande ristorazione; Ideale per i piani H.A.C.C.P e per la disinfezione di prese e griglie di ventilazione dei condizionatori. Blu Rtu Plus è disponibile nel formato trigger da 750ml con spruzzino. arcochimica.it

Con Magic risparmi dal 19 al 36% di tempo rispetto a un carrello standard

Impregna on demand regolando la soluzione detergente

Sgancia i ricambi senza contatto con sporco, virus e batteri

| 03/2024
www.ttsystem.com | TTS Cleaning S.R.L. - E-mail: info@ttsystem.com

Disinfezione al primo posto con la linea FULCRON dedicata

Gli operatori che si muovono e lavorano ogni giorno negli ospedali, negli ambulatori, nelle RSA e, in generale, in tutte le strutture legate alla sanità hanno l’obbligo di mantenere un ambiente pulito e sanificato per ridurre tutti i potenziali rischi per la salute. Per evitare che microbi e agenti patogeni si diffondano nell’ambiente, Fulcron, storico marchio italiano che da oltre 30 anni si occupa di detergenza professionale, ha pensato a due soluzioni specifiche per questa esigenza: il Disinfettante Super Concentrato e il Disinfettante Multisuperfici, in grado di garantire una profonda azione disinfettante di tutti gli ambienti presenti all’interno delle strutture.

Fulcron Disinfettante Super Concentrato è un disinfettante concentrato, ad azione microbicida, virucida, battericida e fungicida ad ampio spettro. La sua formulazione, a base di sali quaternari d’ammonio, è in grado di pulire e sgrassare sia le grandi che le piccole superfici lavabili. Il Disinfettante Super Concentrato è indispensabile in tutti gli ambiti (PT2 e PT4), compreso quello sanitario, professionale e Ho.Re.Ca. ed è utilizzabile anche nelle cucine delle strutture perché idoneo nei piani HACCP. Il prodotto, disponibile nel

flacone da 1 litro, si diluisce in acqua per ottenere fino a 40 litri di soluzione pronto uso.

Fulcron Disinfettante Multisuperfici è disponibile in due formati diversi: il formato trigger da 750 ml e la tanica da 5 litri. La sua formulazione, priva di odore e pronta all’uso, è a base di sali quaternari di ammonio ed elimina il 99,9% di virus, funghi e batteri da tutte le superfici lavabili.

Il Disinfettante Multisuperfici, come il Disinfettante Super Concentrato, è indispensabile in tutti gli ambiti (PT2 e PT4), compreso quello sanitario, Ho.Re.Ca. e professionale ed è idoneo nei piani HACCP.

Gli esperti Fulcron indicano, per un’azione battericida e fungicida, di lasciare agire per almeno 15 minuti i prodotti dopo averli applicati direttamente sulla superficie da trattare. Per un’azio-

ne virucida, il tempo di azione raddoppia.

In caso i prodotti vengano utilizzati in ambienti a contatto con sostanze alimentari, è necessario risciacqua-

re abbondantemente con acqua potabile al termine del trattamento.

Entrambi i prodotti sono registrati come Presidio Medico Chirurgico.

fulcron.it informazione pubblicitaria

L’innovazione sostenibile al servizio della pulizia in ambito sanitario: scopri i carrelli IPC

La pulizia in ambienti sanitari è essenziale per proteggere i pazienti da ulteriori infezioni. Ogni aspetto dell’attrezzatura professionale per la pulizia, dai panni ai disinfettanti, è di vitale importanza. È fondamentale che i carrelli per la pulizia possano trasportare questi articoli senza diffondere germi. Per questo motivo, i carrelli destinati alla pulizia in ambienti sanitari devono rispettare standard più rigorosi. IPC ha progettato i carrelli di pulizia PT01 e PT03 appositamente per questo scopo, garantendo maggiore efficienza e sicurezza. Nel contesto sanitario, i carrelli devono soddisfare criteri specifici tra cui:

• Silenziosità: i carrelli devono essere dotati di caratteristiche silenziose, come ruote in plastica e meccanismi

di chiusura dei secchi che riducono al minimo il rumore.

• Sicurezza: è essenziale che i carrelli siano dotati di chiusure di sicurezza per evitare manomissioni e utilizzi impropri delle attrezzature durante le operazioni di pulizia.

• Organizzazione interna: devono includere scomparti separati per i vari prodotti chimici, panni, mop e altro ancora.

IPC progetta carrelli per la pulizia sanitaria con queste specifiche e continua ad innovare per migliorare il design, garantendo un’esperienza di pulizia rapida, silenziosa, facile e sicura.

Carrelli per la pulizia sanitaria PT01 e PT03 di IPC

I carrelli PT01 e PT03 aiutano il personale addetto a pulire in modo efficace ed efficiente secondo gli elevati stan-

dard di ospedali e cliniche. Il PT01 è ideale per spazi ristretti, compatto e con ruote silenziose. Il carrello è dotato di due pratici secchi girevoli che consentono un facile accesso da entrambi i lati del carrello, comodi supporti per agganciare diversi tipi di accessori e di due secchi con coperchio ermetico. Il PT03, invece, è dotato di una struttura più robusta per ospedali e cliniche più grandi, con uno sportello con chiave di sicurezza, due cassetti e secchi con coperchio ermetico per evitare fuoriuscite. La linea di carrelli PT (Pre-Trattati) è stata pensata per essere utilizzata in modalità pre-impregnazione, sia con panni monouso che con mop piatti in microfibra, come i Loop certificati Ecolabel. I secchi inoltre sono dotati di maniglie blu o rosse, rispettivamente per i mop puliti e per quelli usati. Recentemente, grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo, entrambi i modelli possono essere equipaggiati con il sistema di impregnazione istantanea EKOS, che permette al personale di ottimizzare i tempi, risparmiare detergente e garantire la sicurezza nell’uso dei prodotti chimici. I carrelli PT sono realizzati con plastica rigenerata che

offre caratteristiche meccaniche e di resistenza equivalenti alle plastiche vergini. I carrelli IPC vantano una base e altri componenti strutturali realizzati in plastica riciclata, estendendo il riciclaggio oltre i soli secchi. Inoltre, la struttura è certificata Remade in Italy®, garantendo la conformità del carrello agli standard del GPP (Green Public Procurement) e consentendo la partecipazione agli appalti pubblici.

ipcworldwide.com/it informazione pubblicitaria
Il carello PT03 PT01 è ideale per spazi ristretti PT01 e PT03 possono essere equipaggiati con il sistema di impregnazione istantanea EKOS

Una rondine non fa primavera ma...

Nell’universo di resoconti di disinfestazioni dagli ottimi risultati propongo un problema di cui non riesco a trovare una soluzione ottimale anche dal punto di vista organizzativo ed economico

Graziano Dassi

Una rondine non fa primavera ma…. una zanzara fa infestazione! Così recitava un funzionario delle terme euganee decenni or sono. E in una situazione assai particolare pochi giorni or sono ne ho avuto conferma.

Tutto è cominciato una mattina piovosa in cui un camion della raccolta differenziata del biologico, alla cui guida c’era un pilota quanto mai estroso, avendo scordato di raccogliere un sacchetto di umido, in retromarcia contromano in un senso unico, mi ha letteralmente travolto. Il risultato è stato che nella collisione ho avuto la peggio, con ricovero in codice rosso in un ospedale ove la lega dei Comuni lombardi sconfisse il Barbarossa il 29 maggio 1176. Aggiungo che durante la manifestazione bolognese (PestNet) qualche collega avanzò il dubbio che mi avesse scambiato per un residuo organico da rottamare, i soliti “amici” burloni.

L’INFESTAZIONE

Ma torniamo all’ars disinfestandi: dopo tre giorni dal ricovero esattamente il

28 febbraio 2024 il mio compagno di stanza ed io fummo disturbati da un fastidioso ronzio e, la mattina dopo, osservammo tre zanzare appoggiate alle pareti che beatamente stavano riposando. Mentre sulla nostra epidermide facevano bella mostra i classici piccoli ponfi del “pasto di sangue”. Aggiungo che quelle “bestiacce” avevano preso di mira i miei padiglioni auricolari che protestavano con un fastidioso prurito.

OSSERVAZIONI

Essendo praticamente immobilizzato in un letto (sia pure ultra tecnologico) le poche osservazioni che ho potuto fare erano:

- Attività pungente dalle 21 in poi (quindi si tratta di zanzare del genere Culex e con buona probabilità di C. pipiens molestus

- Posizione di riposo tipicamente da culicide (corpo parallelo alla superficie di appoggio e, data l’ora di attività è da escludere trattarsi di Aedes sp.). Una cosa mi ha colpito: pensando che le “maledette” dopo il loro pasto di

sangue ci avrebbero lasciato in pace dedicandosi alla maturazione degli embrioni e alla successiva ovideposizione, invece no! Per tre sere le maledette si ripresentarono più arzille che mai. Mi sono anche chiesto dove si fosse svolto il volo nuziale oppure si trattava di femmine diapausanti risvegliate dall’approssimarsi della primavera? Ma in tal caso non avrebbero dovuto già essere in fase di ovo-deposizione, o no? Sia come sia il problema si è ripresentato per tre sere per poi scomparire.

L’AMBIENTE

Le stanze erano e sono condizionate per cui le finestre risultano a chiusura ermetica. Alle nostre domande le infermiere allargavano le braccia rassegnate dicendo che il problema era circoscritto inspiegabilmente a solo alcuni ambienti. Certo la struttura non è a chiusura ermetica per cui non si possono escludere incursioni dall’esterno, ma vi sono aspetti non facili da interpretare, primo fra tutti che il fenomeno non è generalizzato.

S•50 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
DISINFESTAZIONE

La struttura ospedaliera in sintesi (tanto per renderci conto delle “dimensioni” della realtà di cui parlo)

I parametri che riporto non sono esaustivi, vogliono dare un’idea, in prima approssimazione, delle dimensioni di un presidio ospedaliero; naturalmente è possibile, a livello metodologico, adattarla a qualsiasi contesto di cui l’ars disinfestandi dovrà occuparsi.

Posti letto ≈ 550-600

Numero dei ricoveri annui ≈ 25.000 ≥ 30.000 (come se l’intera popolazione di una città, ad es. Aosta, fosse ospitata dalla struttura sanitaria nell’arco dell’anno!)

Numero di impiegati ≤ 2.000 (in Italia non pochi comuni hanno una popolazione inferiore al numero di addetti alla struttura che mi ha ospitato).

Curiosità: Verso la fine del 1800 il risultato della sottoscrizione

RIASSUMENDO

Evitando di analizzare i rischi igienici-sanitari legati alle punture delle zanzare dandoli per noti sia dal punto di vista del “pericolo” sia del “rischio” e cerco di riassumere i dati salienti, per lo meno quelli che sono riuscito a raccogliere nei giorni della mia degenza:

1) Le zanzare si notano in genere solo in alcuni ambienti

2) la presenza si limita a qualche sera

3) gli orari di attività e la posizione di riposo le identificano nel genere Culex

4) nel mio andare per corridoi verso il reparto di radiologia non ho notato aree di ovo-deposizione

5) parlando con il personale e con altri degenti non ho raccolto lamentazioni di particolare intensità

6) non ho notizie sulla lotta larvicida in essere, ma che do per scontata

IPOTESI PER CERCARE DI RISOLVERE IL PROBLEMA

L’unica esperienza al mio attivo che ha qualche analogia con quanto ho descritto risale a molti anni fa. Tanto per capirci prima dell’avvento della zanzara tigre. Riguarda un ospedale in fase di ristrutturazione privo di aria condizionata e con ampi spazi a verde e in un ambiente con una forte pressione di infestazione zanzarifera. In quel contesto le zanzare furono clas-

pubblica per la realizzazione della struttura fu di 1.000 lire, somma ancora molto bassa rispetto a quella necessaria, ma sufficiente per aprire un libretto presso la Cassa di Risparmio.

NB: date le mie condizioni non ho potuto valutare la pressione di infestazione a cui il presidio ospedaliero fosse soggetto, ma la sensazione del grado di igiene è stata positiva.

Ringraziamenti: ascoltando uno sfogo di una infermiera che sottolineava il fatto che le critiche sono all’ordine del giorno mentre i ringraziamenti sono assai rari credo giusto sottolineare che la mia esperienza è stata davvero positiva, in effetti sono stato assistito con garbo e professionalità. E quando non ti puoi muovere e ogni movimento è una stilettata la cosa è decisamente apprezzata.

sificate come Culex pipiens molestus (≈ 90%), C. modestus [classificazione incerta, che avrebbe dovuto essere confermata, ma che poi non fu fatta (≈ 5%)], Aedes caspius [specie censita anche da altre indagini territoriali; da notare che non vi erano segnalazioni di punture pomeridiane (≈ 5%)].

Inoltre la presenza di zanzare era generalizzata e continua da maggio a settembre.

Il problema è stato attenuato in modo ritenuto soddisfacente su 4 linee di interventi:

A) revisionando tutte le zanzariere (il 60% risultarono strappate, non a tenuta e quindi inefficaci);

B) cercando di tenere le porte di accesso chiuse e applicando para spifferi;

C) censendo con scrupolo tutta la rete idrica rendendo così più efficace la lotta larvicida;

D) utilizzando 4 trappole: due elettro luminose ad aspirazione e due a CO2 e posizionandole a rotazione nei vari reparti.

CONCLUSIONI

Pur consapevole che i dati forniti sono inadeguati alla bisogna è possibile avanzare delle ipotesi con un ragionevole rapporto costo/beneficio/sicurezza? Personalmente, a livello metodologico, proporrei di rivedere la lotta larvicida in atto, di usare, a rotazione, qualche trappola delle ultime generazioni e valutare criticamente quanto viene realizzato nella lotta alle zanzare nel territorio comunale circostante. Mi sento inoltre di suggerire la lettura del supplemento di Dimensione Pulito di gennaio/febbraio 2024 Servizi Ambientali da cui ricavare spunti operativi e notizie sulle ultime risorse tecniche offerte dalle industrie del settore nella lotta alle zanzare.

Mi è stato anche suggerito di consultare, data la complessità entomologica della materia, le seguenti pubblicazioni (cosa che farò in un prossimo futuro, ma nulla osta di consultarle ai cultori dell’Ars disinfestandi che mi leggono): The Culex pipiens complex in Germany e The investigation of hibernating members   from  Culex pipiens complex in Germany.

S•51 DIMENSIONE PULITO | 03/2024

Controllo roditori un caso di studio

L’intervento sul campo illustrato in questo articolo è stato condotto presso un nosocomio di Roma adiacente ad una zona degradata dove si riscontrava una grossa infestazione di popolazione murina fuori controllo

S•52 DIMENSIONE PULITO | 03/2024 SANITÀ & RSA
Francesco Gullo
DISINFESTAZIONE

Secondo le procedure aziendali solitamente adottate, le operazioni di derattizzazione sono state divise nelle seguenti fasi:

• Sopralluogo in fase diurna e notturna;

• progettazione;

• intervento.

La fase di sopralluogo ha comportato un’ispezione diurna dove sono stati individuati escrementi, tane, danni da rosicchiamento, presenza di peli e camminamenti.

Sempre in questa fase sono stati intervistati gli addetti alla vigilanza e gli addetti alla manutenzione. Il sopralluogo ha quindi evidenziato l’esistenza di tane nel terreno alla base degli alberi ad alto fusto e cespugli, camminamenti nelle aree verdi e rosura dei cassonetti nel zona di stoccaggio rifiuti.

È stato anche possibile avvistare direttamente i ratti in tutte le zone perimetrali, giardini, pronto soccorso e guardiola dei custodi che arrecavano grosso disagio alle persone in queste zone. Dopo la fase di progettazione dell’intervento si è proceduto al posizionamento di circa 100 contenitori di esca biocida contenenti come principio attivo Bromadiolone e Flocoumafen e al trattamento delle tane e

pozzetti con Schiume Rodenticide a base di Cumatetralil. Sono stati inoltre posizionati dei cavetti di acciaio con esche da calare nelle tane, vincolate a paletti di ferro opportunamente segnalati e in sicurezza per poter essere ricontrollati il giorno dopo per verificare i consumi e il ripristino. Ogni cavetto conteneva 10 blocchi di biocida a base di Flocoumafen per tana.

L’andamento dell’intervento per abbattere l’infestazione è stato il seguente:

Prima settimana: monitoraggio giornaliero a causa dell’elevato consumo di esca (circa 15 Kg di biocida). Seconda settimana: consumo di esca di circa 6,0 Kg e monitoraggio ogni 2 giorni.

Terza settimana: consumo di esca di circa 3,0 Kg di esca e 2 monitoraggi. Quarta settimana: consumo di esca di 3,0 Kg di esca e 1 monitoraggio. Dopo 1 mese il consumo di esca si è ridotto del 90%.

CONTROLLO E RISULTATI

Per il controllo dell’infestazione l’anno seguente è stato introdotto l’uso di Selontra®, formulato commerciale a base di Colecalciferolo. Grazie a questo prodotto, a distanza di due anni

CONTROLLO RAPIDO DELLE INFESTAZIONI

Selontra® è un’esca rodenticida, non anticoagulante, ad alte prestazioni per un controllo più rapido delle infestazioni di roditori. L’esca è a base di colecalciferolo, principio attivo che altera il meccanismo di accumulo del calcio negli organi molli del roditore e non può dare luogo a fenomeni di resistenza, per l'impossibilità all'assuefazione al calcio. Con Selontra®, la velocità di controllo è fino a tre volte più rapida rispetto ai rodenticidi

anticoagulanti, grazie all'effetto stopfeeding, generato dal rapido accumulo di calcio. Ottenere il controllo più rapidamente grazie all'impiego di Selontra® significa contenere i danni e la contaminazione da roditori infestanti. Inoltre, la nuova esca sviluppata da BASF consente di raggiungere un perfetto equilibrio fra prestazioni e impatto ambientale. Il colecalciferolo non persiste nell'ambiente né presenta un effetto di bioaccumulo.

dall’inizio dell’intervento è possibile controllare l’infestazione con un solo intervento mensile di derattizzazione associato al monitoraggio delle trappole meccaniche. Se non si registrano consumi, le esche vengono sostituite ogni quattro mesi. Il prodotto non si deteriora in quanto resistente alle basse e alte temperature, caratteristica che è stata confermata da centinaia di esperienze certificate dai dati raccolti e registrati durante gli interventi svolti.

Il controllo avviene con 1,8/2,0 Kg di prodotto Selontra® ad intervento, con una riduzione sensibile nell’utilizzo di altri rodenticidi rispetto all’inizio, tenendo presente che la Direzione del nosocomio non ha fatto nessuna azione di miglioramento nella gestione dei rifiuti. Il monitoraggio delle trappole meccaniche non ha evidenziato la presenza di ratti e gli avvistamenti sono molto rari.

L’IMPRESA

Romana Ambiente S.r.l. è un’impresa di Pest Control (derattizzazione, disinfestazione, allontanamento volatili, trasporto rifiuti pericolosi, disinfezione e sanificazione) che opera da decenni nel mercato nazionale. I suoi principali clienti appartengono a Industrie Farmaceutiche, Industrie Alimentari, Strutture Ospedaliere, Allevamenti, Grande Distribuzione Organizzata, Facility Management e Enti Pubblici e Privati. La politica della società è sempre stata quella di garantire al cliente una fornitura "full service" dei servizi, al tempo stesso è sempre stata impegnata nell’introduzione di nuove tecnologie e nuovi prodotti al fine di aumentare l’efficienza gestionale, operativa e la qualità dei servizi prestati. Romana Ambiente possiede numerose certificazioni, è socio AIDPI (Associazione Imprese di Disinfestazione Professionali Italiane) ed è iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali in diverse categorie.

S•53 DIMENSIONE PULITO | 03/2024

IL CONVEGNO SUL PULITO PROFESSIONALE

SAVE THE NEW DATE 9 - 10 OTTOBRE 2024

IL CONV EGNO SUL PULITO PROFE S SION ALE

TORNA IL CONVEGNO DIGITALE

DEDICATO ALLA CULTURA DEL PULITO

Il 9 e 10 ottobre 2024 i massimi protagonisti di un settore in rapida evoluzione - professionisti, aziende e stakeholder - sotto la spinta dell’innovazione digitale, del green e delle tecnologie 4.0 si incontreranno per un confronto aperto e stimolante sulle principali sfide che attendono il mondo del Professional Cleaning

SAVE THE DATE 18 - 19 SE TTEMBRE 2024

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