In cammino con un saggio pellerossa

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che le credenze e la filosofia dei nostri antenati, che definiamo “bizzarre” o “arcaiche”, proprio come facciamo con le loro capacità manuali e tecnologiche. La visione spirituale di alcune tribù delle Pianure settentrionali secondo cui dalla morte nasce la vita è un esempio calzante a riguardo. In molte culture primitive di tutto il mondo si crede che al momento della morte lo spirito (o anima) si separi dal corpo e che spirito e corpo siano poi destinati a scopi differenti. In molte società indigene dell’America del Nord si celebrava una cerimonia speciale per liberare lo spirito di un defunto, affinché potesse incamminarsi verso la successiva esistenza. Contemporaneamente, le pratiche della sepoltura permettevano al corpo di ritornare alla Terra in senso materiale. Tra le tribù delle Pianure settentrionali, il defunto veniva avvolto in una pelle conciata e posizionato su un’impalcatura di legno (una piattaforma sorretta da pali) o, talvolta, su un grosso albero. Dopo diversi anni, quando era ormai certo che il corpo si fosse decomposto fino a ritirarsi dentro la pelle che lo rivestiva, lo si tirava giù e lo si seppelliva nel terreno. Il processo di decomposizione era quindi completo e i resti divenivano parte della Terra. Adesso le nostre conoscenze biologiche ci dicono che, con la decomposizione, la materia organica si riduce alle sue componenti fondamentali come il carbonio e che tali componenti diventano

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