Il testo e il problema - La Divina Commedia

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Eravamo da soli, e senza alcun presentimento di colpa (sospetto)». La vicenda di Lancillotto era oggetto di diverse opere narrative medievali, tra cui la più famosa è quella di Chrétien de Troyes. Il testo cui fa riferimento Francesca potrebbe essere però una versione meno nota della storia (nel Lancillotto di Chrétien, infatti, è la donna a baciare il cavaliere; cfr. nota 21). Lancillotto, vassallo di Re Artù, è innamorato della regina Ginevra. Consigliati dal siniscalco Galehaut, i due finiscono per baciarsi tradendo dunque il vincolo matrimoniale e la fedeltà al sovrano. La lettura del racconto induce Paolo a identificarsi con Lancillotto e Francesca con Ginevra. 20 Per pi ù fi ate… ci vi nse: «Più

volte (fi ate) quella lettura ci indusse a guardarci negli occhi (l i occhi ci sospi nse) e ci fece impallidire (scol orocci i l vi so); ma solo un momento (punto) fu quello che vinse ogni nostra resistenza». Il gioco di sguardi e lo scolorarsi del viso contengono un richiamo alla regola XV di Cappellano («Omnis consuevit amans in coamantis aspectu pallescere» [«Ogni amante è solito impallidire alla vista dell’altro amante»]; De amore, II, viii, 46). 21 Quando l eggemmo… tremante:

«Quando leggemmo che la desiderata bocca (ri so, metonimia) <di Ginevra> venne baciata da un simile (cotanto) amante, questi (Paolo), che non sarà mai diviso da me, mi baciò la bocca tutto tremante». Paolo e Francesca commettono il loro peccato imitando i personaggi del romanzo cortese; questa ricostruzione

il Testo

letteratura italiana libro aperto

Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse20. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante21. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante»22.

Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangea; sì che di pietade io venni men così com’io morisse. E caddi come corpo morto cade23.

costituisce un implicito atto d’accusa nei confronti della letteratura amorosa e del suo potere di fascinazione. 22 Gal eotto… avante: Il libro e il suo

autore ebbero lo stesso ruolo di Galeotto (il personaggio che convince Lancillotto e Ginevra all’amore adulterino). Quel giorno non vi leggemmo più oltre (avante). La preterizione contenuta in quest’ultimo verso lascia imprecisati i fatti successivi al bacio tra i due cognati. Qualcuno ritiene che Paolo e Francesca siano stati uccisi immediatamente dopo l’episodio qui narrato. Per altri, invece, l’uccisione sarebbe avvenuta solo in un momento più tardo, e il riserbo della pre-

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terizione coprirebbe il completo abbandono dei due amanti alla passione. 23 Mentre che l ’uno spi rto… come

corpo morto cade: Mentre una delle due anime (Francesca) diceva questo, l’altra (Paolo) piangeva, in modo tale (sì ) che io mi sentii mancare (venni men) per il turbamento (di pi etade), quasi come se stessi morendo. E caddi come cade un corpo morto. L’ultimo verso è segnato dall’allitterazione (quattro delle sei parole che lo costituiscono iniziano con il suono c); la ripetizione di due voci del verbo “cadere” costituisce poliptoto, mentre «corpo» e «morto» sono legati da assonanza e parziale consonanza.

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Premessa: Francesca innocente? La storia di un classico della letteratura è anche, in parte, la storia del modo in cui lettori vissuti in epoche diverse ne hanno variamente interpretato il significato. Tra le pagine della Commedia, quella di Francesca è una delle più popolari e delle più discusse dalla critica. Nella sezione Il testo di quest’approfondimento ne proporremo una lettura in linea con le acquisizioni prevalenti degli studi novecenteschi. Nella sezione Il problema torneremo, invece, sulle più significative letture che di questo canto sono state date tra il XIX secolo e la prima metà del XX. Come abbiamo già accennato nelle note, è questa la prima volta che, nell’Inferno, un dannato prende la parola per narrare la propria vicenda. Il racconto dell’amore tra Paolo e Francesca è focalizzato sulla protagonista. Quest’ultima difende con forza le ragioni del proprio sentimento: vuol convincere chi la ascolta dell’ineluttabilità della passione che l’ha condotta all’adulterio, e di conseguenza dell’innocenza propria e del suo amante. Non è certo difficile, soprattutto alla luce di una sensibilità lontana da quella del Medioevo, prendere con decisione le parti di Francesca. Lo stesso poeta sembra autorizzarci ad attenuare la severità del giudizio morale che la condanna all’Inferno: il sentimento di «pietà» che lo porta allo svenimento potrebbe anzi apparire come un’implicita protesta contro l’eccessiva durezza della punizione divina. La questione ha implicazioni importanti. Si tratta di capire se, in Dante, poesia e teologia siano due momenti separati o addirittura conflittuali; o se essi invece convergano a costituire l’unità inscindibile della Commedia.


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