Rapporto dell'Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Monza e Brianza - Anno 2021

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Conclusioni La crescita economica registrata nell’anno 2021 e prospettata per l’anno in corso potrà contribuire in modo rilevante a limitare significativamente le ripercussioni sul tessuto economico e sociale del Paese della caduta del PIL registrata nell’anno 2020. Questo anche a fronte della eliminazione o della riduzione dei provvedimenti congiunturali di natura eccezionale che nel corso del tempo sono stati adottati per limitare gli effetti della diffusione del virus SARS-COV2 e delle misure restrittive disposte per contenerne la circolazione. Sembra tuttavia importante evidenziare che verosimilmente il recupero dei livelli pre-pandemici del PIL non si tradurrà in un ritorno allo status quo ante. Accanto agli effetti congiunturali, sembra infatti verosimile ipotizzare che quanto è accaduto negli ultimi due anni tenderà a produrre cambiamenti strutturali in molti fenomeni socioeconomici. In alcuni casi si tratta di cambiamenti prodotti dagli accadimenti dell’ultimo biennio, in altri casi la diffusione del virus SARS-COV-2 e le misure adottate per contenerne la circolazione hanno determinato una accelerazione di alcuni processi che presumibilmente, in assenza di tali fenomeni eccezionali, avrebbero richiesto più tempo per dispiegare i propri effetti. Tali cambiamenti, per la loro profondità e pervasività, si configurano come elementi di rottura rispetto agli scenari che si sono andati configurando finora. L’esempio delle nuove tecnologie rappresenta un caso paradigmatico. Particolarmente significativi, per gli effetti che potenzialmente possono produrre per esempio sulle preferenze dei consumatori e sui servizi richiesti alle istituzioni, sono tuttavia anche le dinamiche demografiche che caratterizzano il nostro paese e i cambiamenti climatici globali. Per affrontare con successo tali cambiamenti, non sono sufficienti dei semplici aggiustamenti nelle azioni di imprese ed istituzioni. È necessario, invece, che si definiscano strategie e si intraprendano percorsi di sviluppo caratterizzati da forti elementi di novità e di discontinuità rispetto al passato. Ibridazione fra manifattura e servizi, integrazione di conoscenze codificate sempre più specializzate nel set di competenze locali anche grazie a più strette relazioni con università e centri di ricerca, combinazione delle specificità storiche, culturali, produttive e ambientali del territorio con le dinamiche internazionali e globali, gestione degli impatti sociali dei fenomeni locali e dei riflessi territoriali di fenomeni globali in modo da valorizzarne le opportunità e limitarne le conseguenze negative, rafforzamento del senso di appartenenza alla collettività e ridefinizione, ove e per quanto necessario dell’identità della comunità stessa, sono alcuni dei principali temi che le imprese e le istituzioni locali non possono eludere se si intende affrontare con successo gli scenari che si stanno delineando. Nel lungo periodo, peraltro, nei paesi ad alto costo dei fattori produttivi come l’Italia, solo la competitività di imprese e di territori basata su di una ‘via alta’ incentrata sui processi sopra ricordati può contribuire alla creazione di ‘good job’1 caratterizzato da stabilità, livelli salariali dignitosi e tutela dei diritti delle persone coinvolte. Un ‘good job’ che garantisca ai lavoratori un buon standard di vita ed un soddisfacimento delle proprie aspirazioni. In assenza di tali azioni di lungo periodo, le azioni congiunturali, per quanto importanti, rischiano di rivelarsi solo temporanee e di corto respiro. La ripresa che – a livello nazionale – ha caratterizzato il 2021 (tutte le stime convergono verso una crescita del PIL superiore al 6,5%) sembra riflettersi pienamente sul mercato del lavoro della provincia di Monza Brianza: la contrazione dei livelli occupazionali registrata fra il 2019 e il 2020 (-1,6%) è stata quasi interamente riassorbita nel 2021: infatti, fra il 2020 e il 2021 l’aumento degli occupati è stato di oltre 8 mila unità. Le dinamiche occupazionali appaiono, tuttavia, particolarmente complesse: infatti, se prendiamo in considerazione l’ultimo anno pre-pandemico (il 2019) e il primo anno (parzialmente) post-pandemico (il 2021), si registra un aumento dell’occupazione dipendente del +6,5% (pari ad un incremento di oltre 19 mila lavoratori). Il dato, però, è controbilanciato da una diminuzione netta dei lavoratori indipendenti che – fra il 2019 e il 2021 – calano del -27,8% (pari a quasi 24 mila persone). Il fenomeno appena descritto rivela non solo un’indubbia sofferenza dell’occupazione autonoma, ma anche la capacità di riassorbimento del sistema economico produttivo – seppur parziale – delle professionalità espulse fra la schiera dei lavoratori dipendenti.

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Rodrik D, Sabel C. Building a Good Jobs Economy. Working Paper. Copy at https://tinyurl.com/ybgpblpp

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