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seconda della funzione che svolgono. Infine, particolare risalto viene data ai paesaggi umidi, evidenziando anche la presenza dei palù. Il Censo provvisorio verrà ripreso successivamente nella realizzazione del Censo stabile, più noto nelle denominazioni improprie di Catasto Napoleonico, Catasto Austriaco e Catasto Austro-Italiano. I tre fondi appartengono a un’unica operazione, che si susseguì attraverso le diverse amministrazioni politiche, dal 1807 al 1852, e che consistette nella realizzazione del Censo stabile attivato. La parte più interessante di questi fondi è rappresentata dalle informazioni descrittive il territorio: ve ne sono di più generali inerenti le unità di misura, i contratti agrari, le diverse tipologie di uso del suolo, la classificazione degli appezzamenti per calcolarne il valore economico e ve ne sono di più puntuali corrispondenti ai “Sommarioni”. Ogni Sommarione contiene il registro dei numeri di mappa, che associa ad ogni numero l’indicazione del proprietario, della qualità colturale, della classe di produttività, della contrada e della superficie del mappale. Leggendo i documenti descrittivi riguardanti l’area del coneglianese, si possono ottenere informazioni molto interessanti sulla tipologia, denominata “vigna ad albero”, molto diffusa nel territorio. In particolare, la forma della piantagione è così descritta:
Kriegskarte, alcuni simboli.
e viticola di queste aree non risulta poi così difficile, soprattutto se si intendono descrivere le tecniche colturali. Più difficile è, invece, avere un riscontro statistico certo e dettagliato sulle tipologie di colture. Prima dell’istutizione dei moderni catasti, per poter tracciare un quadro sullo stato dell’agricoltura trevigiana, possono essere consultati i dati presenti in Dieci savi alle decime in Rialto e in Sopraintendenti alle decime del clero. I primi rappresentano il sistema di tassazione, composto dalla decima e dal campatico, e fotografono la situazione territoriale trevigiana dalla seconda metà del XVI secolo alla fine del Settecento attraverso dei documenti descrittivi. I secondi riguardano, invece, le imposizioni sui benefici e sui beni ecclesiastici di qualsiasi appartenenzae natura. Si dovranno, però attendere, i primi catasti per poter tracciare un quadro più “statistico” sulla campagna dell’Alta Marca. Il primo tentativo di censimento del territorio venne fatto dagli austriaci a partire dal 1804 attraverso il cossiddetto Censo provvisorio. In realtà, gli austriaci operaro già ad una rappresentazione sullo stato di fatto del territorio trevigiano,
anche se con scopi diversi. Si tratta della Topographisch-geometrische Kriegskarte von dem Herzogthum Venedig (Carta militare topografico-geometrica del ducato di Venezia), realizzata tra il 1798 e il 1805 sotto la direzione del generale Anton Freyherrn von Zach. Questa carta, illustrante tutto l’ex dominio veneziano in sinistra Adige fino ai confini friulani con l’impero austriaco, rappresenta una pregevole rappresentazione topografica del territorio, che ci permette di avere dati puntuali sullo stato delle infrastrutture e su diversi aspetti paesaggistici. In particolare, vi è una rappresentazione puntuale delle diverse modalità colturali: nel nostro territorio, si nota, in tal modo una diffusione di coltura mista, in cui la vite è piuttosto diffusa in tutto il territorio del coneglianese. Questa rappresentazione nella carta, varia a seconda il vigneto sia più o meno fitto: in gran parte dei casi vi è più vite laddove le proprietà terriere sono meno estese e la pendenza è più accentuata. Il dettaglio del rilievo, purtroppo, non ci permette di visualizzare al meglio la tipologia coltura presente in ambito collinare. Anche i prati presentano modalità diverse di rappresentazione a
«Gli alberi cui stanno appoggiate le viti sono tra le piccole portate relativamente a tutta la provincia. Questi alberi consistono in frascini, olmi e per la maggiore estensione in oppi. In istato di ordinaria vegetazione e di mediocre prodotto, gli alberi sostengono una vite soltanto. La vite viene sostenuta dal rispettivo albero e pende ordinariamente dai rami del medesimo. Rari sono i ronchi nei quali le viti vengono tese da un albero all’altro in linea della piantata; il modo trasversale poi da piantata a piantata non si sonosce ed è innatendibile attesa l’insufficienza della forza del fondo. La distanza da un albero all’altro è comunemente di metri 3,00 ai metri 3,50. Rispetto poi alla distanza tra una fila d’alberi e l’altra non può stabilirsi precisa. Tali distanze variano grandemente ed a tenore della diversa pendenza dei colli. Egualmente non si può stabilire quantità precisa di alberi con viti in una data misura agraria, ma soltanto una minore e maggiore a norma […]»5. Le classificazioni dei tipi di coltura in cui viene praticata la viticoltura nel territorio dell’Alta Marca Trevigiana sono “aratori arborati vitati” e “prato arborato vitato”: a conferma, ancora una volta, che la vite maritata è la pratica più diffusa. Ciò viene ribadito nelle note descrittive, dove si afferma che le classi “vigne a legna-
me secco a canne” e “aratori vitati” non sono presenti in questo territorio. Si specifica, inoltre, come nelle pendenze collinari più impervie fosse più diffuso il “ronco arborato vitato”, proprio perché queste aree sono di difficilissima lavorazione e pertanto non era possibile seminare tra un filare e l’altro. Questo sistema era soprattutto diffuso nelle zone di Valdobbiadene. L’impianto prevalente, fino agli inizi del Novecento, fu il filare alberato a frassini, ciliegi, aceri, orni e pioppi, in cui ogni pianta sosteneva una vite o al massimo due, senza l’impiego di filo di ferro per legarle. Nelle zone di pianura era diffuso lasciare più tralci fruttiferi, che venivano attorcigliati tra loro a coppie o a gruppi di tre e poi legati a quelli di una vite vicina in modo da formare dei festoni6. Nelle note descrittive del Censo Stabile si fa accenno anche alla durata e manutenzione dei sostegni vivi; leggendo si può rilevare come essi necessitassero una certa cura costante sino a una loro sostituzione: «La durata di un albero colla sua vite considerata isolatamente e dall’epoca in cui comincia a dare un frutto valutabile sino a quella in cui essendo esso deperiente il frutto è di poca o nulla entità, si calcola in generale di anni quindeci. Siccome la posizione di questi nostri colli non è la più felice, anzi bersagliata sovente da forti brine e grandini decisive in conseguenza soggetta a mortalità di viti, così non è continua l’esistenza delle piantaggioni nei ronchi quantunque nei primi anni di allevamento si mantengono colla sostituzione di alberi e viti ed in seguito si usi il refilamento. Quindi a capo di anni trenta si rende indispensabile per intiero la rinnovazione della piantaggione.
Particolare della KriegsKarte sul comune di Conegliano [Fonte: Kriegskarte 1798-1805. Il Ducato di Venezia nella carta di Anton von Zach. Das Herzogtum Venedig auf der Karte Antons von Zach, Fondazione Benetton Studi Ricerche/Grafiche, Treviso - Pieve di Soligo, 2005].