Conegliano Valdobbiadene Magazine #4 Dicembre 2019

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Conegliano Valdobbiadene

INCONTRI

dicembre /2019

“In attesa di partire con il piano di gestione – ha dichiarato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia – oggi è stata l’occasione per fare il punto della situazione, ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per questo ambito traguardo, che vede le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene inserite nella lista dei Patrimoni dell’Umanità, e dare avvio ad un nuovo percorso identitario sotto l’egida dell’Unesco”. A seguito dei saluti del sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan, Luciano Ferraro, capo redattore del Corriere della Sera, ha introdotto gli ospiti all’ampia platea dove figuravano autorità regionali, provinciali, comunali, enti volti alla tutela di interessi professionali collettivi, produttori della denominazione e cittadini.

Prosecco nel diventare uno spumante, fino alla creazione del Consorzio di Tutela nel 1962 per la promozione e la difesa del Prosecco che esattamente 50 anni ottenne la Denominazione di Origine Controllata”. “In questo percorso di successi – ha proseguito il presidente Nardi – si inserisce la candidatura Unesco, partita dal basso e fortemente voluta dal territorio, in particolare dai produttori, dagli operatori del settore e dal mondo accademico. L’obiettivo era valorizzare il nostro patrimonio culturale e paesaggistico evidenziandone gli elementi distintivi che a chi vive

Il primo intervento è stato di Franco Bernabè, presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, che ha ripercorso le tappe che hanno portato al riconoscimento a Patrimonio per l’Umanità a livello istituzionale, ed ha evidenziato la grande responsabilità che spetta al territorio nel conciliare la promozione e valorizzazione assicurandone la tutela e la salvaguardia del territorio stesso. È stata poi la volta di Innocente Nardi, presidente dell’ATS, che ha ricordato come il territorio di Conegliano Valdobbiadene ha creato un modello di sviluppo legato alla viticoltura: “La nostra comunità ha dimostrato di trovare soluzioni geniali a partire dalla costituzione della prima Scuola enologica d’Italia nel 1876, grazie all’intuizione di Antonio Carpené nel saper cogliere la potenzialità del vino

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