27 minute read

PLASTICA & AMBIENTE

Next Article
MARKETING

MARKETING

ASSOCIAZIONE NAZIONALE RICICLATORI E RIGENERATORI DI MATERIE PLASTICHE

A CURA DI WALTER REGIS E MARILENA DI BRINO

NOTIZIARIO ASSORIMAP

L’OPINIONE DI ASSORIMAP

Con percorsi semplificati per il riciclo chimico è a rischio l’economia circolare

In una nota del 15 luglio scorso, Assorimap ha esternato le recenti preoccupazioni per il decreto in via di emanazione in materia di End of Waste sulle plastiche miste, il quale ha aperto a scenari che mettono a rischio lo sviluppo del riciclo meccanico delle plastiche e, di conseguenza, il raggiungimento degli obiettivi comunitari, nonché la sostenibilità ambientale. Con la finalità di massimizzare il computo di riciclo effettivo in relazione ai nuovi obiettivi europei, la norma così delineata consente la cessazione della qualifica di rifiuto per alcuni materiali che necessitano invece di attività di recupero a cura di soggetti autorizzati. Vengono così poste le basi per gravi disparità tra le imprese che si occupano di riciclo meccanico delle plastiche - gravate da autorizzazioni, costi e controlli - e le attività del riciclo chimico, che sono completamente sollevate dagli stessi vincoli amministrativi ed economici. “Per sostenere lo sviluppo dell’economia circolare”, afferma Assorimap, “occorre puntare con forza sul riciclo meccanico della plastica. Non si possono condividere agevolazioni normative pro riciclo chimico, che costituisce un’attività per il recupero dei rifiuti certamente non performante per l’ambiente. Si tratta infatti di agevolazioni che genererebbero disparità di trattamento e quindi di concorrenza tra i due settori. È necessario perseguire gli obiettivi del riciclo agevolando le produzioni ecosostenibili di beni e imballaggi e non, al contrario, creando percorsi semplificati per forme di recupero chimico. Tali iniziative si collocano al di fuori delle politiche che l’Unione Europea ha tracciato e che legano la sostenibilità al riciclo meccanico della plastica, come indicato anche recentemente nell’Atto delegato sul clima, nell’ambito del Regolamento europeo sulla Tassonomia verde per la finanza sostenibile”. Walter Regis, presidente di Assorimap, ricorda a tal proposito che: “Per ogni tonnellata

Il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani

di materia plastica riciclata si risparmiano 1,9 tonnellate di petrolio, si evitano emissioni di CO2 pari a 1,4 tonnellate e si risparmiano anche quantità ingenti di energia elettrica. Il riciclo chimico deve essere quindi inteso, senza equivoci, solo come sussidiario al riciclo meccanico, per le sole quote non riciclabili meccanicamente dei materiali generati dai processi di selezione e riciclo”.

DIRETTIVA SUP: IL DECRETO NAZIONALE DI RECEPIMENTO TARDA AD ARRIVARE

Entro il 3 luglio scorso il nostro Paese avrebbe dovuto recepire la Direttiva europea 2019/904 “Single use plastics” (SUP) che, tra le varie misure, vieta l’immissione sul mercato di alcune categorie di beni e imballaggi monouso in plastica. Usiamo il condizionale perché, ad oggi (in fase di redazione di questa rivista), l’Italia non ha ancora emanato il decreto di recepimento della Direttiva, nonostante la bozza ministeriale fosse circolata tra gli stakeholder in tempi utili per poter rispettare la scadenza prefissata. Poi qualcosa si è arenato. Ciononostante, dal 3 luglio scorso non sono più in vendita posate, piatti, cannucce, palette per bevande in plastica e gli altri prodotti elencati alla Parte B dell’allegato alla Direttiva comunitaria. Questi stessi prodotti si trovano però di sovente realizzati in plastica biodegradabile e compostabile, oppure in cartone. La sostituzione tout court del materiale in cui sono realizzati i manufatti, e non piuttosto del fine di questi ultimi - per esempio, il riutilizzo che sostituisce la pratica dell’usa e getta - rischia però di portare l’Italia a subire una procedura d’infrazione da parte dell’UE. Dallo scorso maggio, infatti, il Governo italiano ha evidenziato a più riprese alcune perplessità riguardanti gli ambiti d’applicazione della Direttiva, dapprima con il Ministro MiSE Giancarlo Giorgetti e poi con il Ministro per la Transizione

Pascal Canfin, presidente della Commissione ENVI del Parlamento europeo Ecologica Roberto Cingolani. A giudizio di questi ultimi, attraverso una definizione di plastica “particolarmente stringente”, la Direttiva comunitaria potrebbe mettere in crisi un intero settore industriale italiano, quello delle plastiche biodegradabili e compostabili, leader nel panorama europeo. A nulla sono valse le Linee Guida pubblicate a fine maggio dalla Commissione Europea per garantire il recepimento armonizzato della Direttiva, in cui si specificava che le uniche materie plastiche esentate dall’applicazione della Direttiva dovessero essere le “plastiche realizzate con polimeri naturali non modificati chimicamente”, intese come quelle plastiche i cui polimeri risultano da un processo di polimerizzazione che ha avuto luogo in natura, e confermando così che le plastiche a base biologica e biodegradabile, indipendentemente dal fatto che siano derivate da biomasse o destinate a biodegradarsi nel tempo, sono soggette agli obblighi della Direttiva. In risposta a questi chiarimenti “dall’alto”, il Ministro Cingolani ha fatto sapere attraverso i media di aver trovato un accordo con il vicepresidente della Commissione Europea, Franz Timmermans, “affinché si rivedano continuamente le linee guida alla luce delle nuove soluzioni tecnologiche”. Ma, in un’intervista al quotidiano “Domani”, è arrivata prontamente una risposta all’Italia dal presidente della Commissione ENVI del Parlamento europeo, Pascal Canfin: “Il problema delle bioplastiche è questo: se non riciclate correttamente, sono solo plastica, non sono biodegradabili nell’ambiente. Sono consapevole che in Italia siano stati fatti degli investimenti, ma noi dobbiamo essere certi che questa tecnologia non porti allo stesso impatto che vediamo oggi. È un rischio che la Commissione non vuole correre. Dobbiamo ricordarci che quella plastica, in mare, si comporta ecologicamente come qualsiasi plastica. Anche se va contro l’Italia, la posizione dell’Europa rimane questa”. Intanto, pur in assenza del decreto, quattro organizzazioni ambientaliste (Greenpeace Italia, ClientEarth, Ecos e Rethink Plastic) hanno presentato una denuncia ufficiale alla CE in merito alle previsioni contenute nella Legge di delegazione europea 2019, approvata dal Parlamento italiano lo scorso aprile in attuazione della Direttiva. Il serio rischio, nel caso il nostro Paese non revochi le eccezioni, è l’avvio di una procedura di infrazione.

ASSORIMAP-MITE: PROSEGUE IL CONFRONTO SULLE PRIORITÀ PER LE IMPRESE DEL RICICLO

Dopo le interlocuzioni degli ultimi mesi per attenzionare i “temi caldi” del PNRR e del recepi-

mtm plastics

mento della Direttiva SUP, Assorimap continua a confrontarsi con il Ministero della Transizione Ecologica sulle principali questioni che coinvolgono il comparto rappresentato. In particolare, alla luce dei tre rinvii, resta il nodo sulla plastic tax italiana, il cui avvio effettivo, fissato ormai al primo gennaio 2022, non è più così certo. In relazione alla proposta emergente di alcuni esponenti governativi di costituire un tavolo istituzionale con le rappresentanze della filiera, Assorimap si è dichiarata disponibile, precisando che sarebbe auspicabile prevedere: impegno da parte della produzione per beni e imballaggi ecosostenibili, sensibilizzazione dei consumatori sulla gestione del fine vita dei prodotti, premialità per il riciclo meccanico delle plastiche, sul quale la UE sta puntando chiaramente. A tal riguardo, Assorimap ha evidenziato come alcuni stati europei, anche in risposta alla plastic tax europea in vigore dal primo gennaio u.s. (800 euro/t sugli imballaggi in plastica non riciclati), abbiano previsto misure incentivanti e premianti per il riciclo (si veda per esempio la Francia, con il sistema “bonus/malus” per gli imballaggi e con un contributo eccezionale per i riciclatori sulla vendita di MPS - Materia Prima Secondaria - dallo scorso anno e fino a settembre 2021). Tra gli altri temi sul tavolo: l’eccessiva burocrazia autorizzativa e i controlli privi di un’efficiente regia centrale, sovente a discapito delle imprese serie e organizzate. Infine, la necessità di presidiare gli sviluppi sulle progettualità per l’economia circolare e, in particolare, quelle che riguardano la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, con il rischio che le PMI vengano escluse dall’allocazione delle risorse per via di condizioni d’accesso al credito troppo stringenti, a tutto vantaggio dei big player.

ASSORIMAP - Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche Via Tagliamento, 25 - 00198 Roma Tel.: +39 06 83772547 E-mail: info@assorimap.it www.assorimap.it

DIRETTIVA SULLE PLASTICHE MONOUSO

LINEE GUIDA UE: LA PLASTICA AL GUINZAGLIO

LE BIOPLASTICHE NON RAPPRESENTERANNO UNA “SCAPPATOIA” PER USCIRE DALLA SUP

DI GIROLAMO DAGOSTINO

L’ entrata in vigore della direttiva 2019/904 sulle plastiche monouso, avvenuta il 3 luglio scorso, ha riportato all’attenzione del pubblico i malumori di un settore che aveva espresso le sue rimostranze già dal giugno 2019, quando veniva pubblicata la meglio conosciuta direttiva SUP (Single-Use Plastics), che ha imposto agli Stati membri importanti limiti alla produzione di articoli in plastica con singolo impiego. La successiva diffusione delle Linee Guida sulla corretta comprensione e uniforme applicazione della direttiva, pubblicate il 31 maggio 2021 dalla Commissione Europea, hanno messo in luce importanti discordanze fra la legge di recepimento italiana e la direttiva europea. In particolare, il documento interpretativo risulta in contrasto con l’esclusione prevista dalla legge italiana di alcune tipologie di imballaggi e articoli monouso, accendendo un dibattito ancora vivo, che ha coinvolto anche l’attuale Ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani. A complicare uno scenario già problematico, si aggiunge un tributo tutto italiano (ormai noto come “plastic tax”), introdotto con la legge 160/2019 su impulso della stessa direttiva 2019/904, che andrà a colpire la produzione di MACSI (MAnufatti con Singolo Impiego), già oggetto della citata direttiva SUP. Questi saranno tassati di 0,45 euro/t a partire dal primo gennaio 2022, alimentando ulteriormente lo scontento di un settore che teme di non saper incassare il duro colpo che le nuove norme europee e la “plastic tax” avranno sui conti delle imprese. Infine, altre ombre oscurano questo scenario di preannunciata crisi, generate dalle prime riflessioni sull’efficacia della “plastic tax” che, con riferimento al suo meccanismo di prelievo, offrirebbe il fianco alla tristemente nota pratica delle “frodi carosello”.

MA PARTIAMO DALLE NUOVE LINEE GUIDA…

Le Linee Guida della Commissione Europea fanno chiarezza su molti aspetti che sono tuttora oggetto di accese discussioni sui tavoli europei e lasciano poco spazio a ipotesi alternative. Primo fra tutti, l’aspetto riguardante la definizione di plastica, che rientra nell’ambito d’applicazione della direttiva. In particolare, la definizione di plastica che viene richiamata nella direttiva ripropone quella utilizzata nel Regolamento REACH e recita: “material consisting of a polymer as defined in point (5) of Article 3 of Regulation (EC) No 1907/2006, to which additives or other substances may have been added, and which can function as a main structural component of final products, with the exception of natural polymers that have not been chemically modified”. Ai sensi della direttiva, la definizione di plastica comprende quindi: i materiali costituiti da un polimero a cui possono essere stati aggiunti additivi o altre sostanze, e che possono funzionare come componenti strutturali principali dei prodotti finiti, ad eccezione dei polimeri naturali che non sono stati modificati chimicamente.

Saranno così esenti dall’applicazione delle restrizioni previste dalla direttiva SUP i polimeri presenti tal quali in natura e quelli che non sono stati modificati chimicamente. Riguardo a questo aspetto, la direttiva precisa infatti che: “Unmodified natural polymers… should not be covered by this Directive as they occur naturally in the environment”. Invece, poiché non presenti in natura, “Plastics manufactured with modified natural polymers, or plastics manufactured from biobased, fossil or synthetic starting substances are not naturally occurring and should therefore be addressed by this Directive. The adapted definition of plastics should therefore cover polymer-based rubber items and bio-based and biodegradable plastics regardless of whether they are derived from biomass or are intended to biodegrade over time”. L’interpretazione fornita dalla Commissione UE è quindi lapidaria: i. Si “salvano” i polimeri naturali e non modificati, ossia quelli che derivano da un processo di polimerizzazione che ha avuto luogo in natura, quali, per esempio: la cellulosa e la lignina, estratte dal legno, e l’amido di mais ottenuto mediante macinazione a umido. Diversamente, i polimeri prodotti tramite un processo di fermentazione industriale, come il PHA, non devono essere considerati naturali, poiché la polimerizzazione non ha avuto luogo in natura. ii. Ai sensi della direttiva, molte delle plastiche biodegradabili e compostabili vengono in pratica assimilate a quelle oxodegradabili, in quanto non risultano essere polimeri naturali non modificati chimicamente. Per essere identificato come polimero “non modificato chimicamente”, la struttura chimica deve essere inalterata, “anche se ha subito un processo o un trattamento chimico, o una trasformazione fisica, ad esempio per rimuovere le impurità”. Così, la cellulosa rigenerata, sotto forma di viscosa, lyocell e film cellulosico, non è considerata un polimero chimicamente modificato (in quanto il polimero ottenuto non risulta chimicamente modificato rispetto a quello d’origine), mentre lo è l’acetato di cel-

Sabic

lulosa, in quanto la modifica chimica della cellulosa permane anche dopo il processo produttivo. La carta è esclusa, purché l’articolo finale non presenti un rivestimento in plastica. Devono quindi sottostare ai dettami della direttiva anche molti polimeri biodegradabili e compostabili, poiché costituiti da polimeri naturali modificati chimicamente.

NORMATIVA EUROPEA VS. NORMATIVA ITALIANA

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’interpretazione UE determina una forte incongruenza con le disposizioni della Legge italiana di recepimento, che hanno escluso le plastiche biodegradabili e compostabili dai divieti europei. L’interpretazione fornita dalle Linee Guida risulta infatti in contrasto con la Legge n. 53 del 22 aprile 2021, che prevede la delega al Governo per recepire nell’ordinamento italiano la direttiva SUP e che ammette l’impiego di articoli monouso in plastica biodegradabile qualora “non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati a entrare in contatto con alimenti elencati nella parte B dell’allegato… consentendone l’immissione nel mercato qualora realizzati in plastica biodegradabile e compostabile certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile” (articolo 22, lettera C). Al contrario, anche nella sezione online della Commissione UE dedicata alle “Questions & Answers” viene ribadito che le bioplastiche sono incluse nella direttiva: “La plastica biodegradabile/a base organica è considerata plastica. Attualmente non esistono norme tecniche ampiamente condivise per certificare che un determinato prodotto in plastica sia adeguatamente biodegradabile nell’ambiente marino in un breve lasso di tempo e senza causare danni all’ambiente”. Costituiscono però un’apertura all’impiego delle plastiche biodegradabili e compostabili le ipotesi di revisione della direttiva previste per il 2027: “Trattandosi di un settore in rapida evoluzione, la revisione della direttiva nel 2027 comprenderà una valutazione dei progressi tecnici e scientifici compiuti sul versante della biodegradabilità in ambiente marino dei prodotti di plastica monouso”. Quanto ai prodotti in carta che presentino percentuali variabili di plastica al loro interno (es.: poliaccoppiati), già nel 2019, quando la direttiva fu approvata, questi erano stati considerati alla stregua dei prodotti in plastica. Le recenti Linee Guida non sono intervenute al riguardo. Altre ipotesi d’innovazione sul futuro impiego delle plastiche biodegradabili sono previste dal nuovo piano d’azione per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan). La Commissione ha in programma di sviluppare, già nel 2022, un quadro di riferimento aggiornato sull’uso delle plastiche biodegradabili, valutando quando l’impiego di queste ultime possa risultare vantaggioso per l’ambiente. Un altro punto controverso riguardava il contenuto minimo di plastica negli articoli finali. Per quanto concerne questo aspetto, nel documento interpretativo della Commissione non vi sono riferimenti ad alcun limite minimo consentito al di sotto del quale l’articolo non rientrerebbe nello scopo della direttiva. Vengono citati, non a caso, i bicchieri di carta dotati di rivestimento in plastica con funzioni barriera o i poliaccoppiati per bevande (tipo Tetra Pak), tutti ricadenti negli articoli oggetto di vincolo. Differentemente, l’eventuale presenza di additivi, leganti o coadiuvanti di processo aggiunti in materiali non plastici non viene considerata ai fini dell’ambito d’applicazione della direttiva. Quanto al concetto di “monouso”, la Commissione chiarisce che, al fine di non essere considerato “monouso”, non debba esserci alcun dubbio (anche nella percezione del consumatore) che l’articolo in questione sia stato progettato e prodotto per prevedere usi multipli e ripetuti. Per essere riutilizzabile, l’articolo non deve perdere funzionalità o capacità fisiche in funzione dei molteplici usi. Deve essere lavabile e riparabile e la composizione del materiale deve essere tale da consentire più utilizzi per lo stesso scopo per il quale l’articolo è stato originariamente concepito. Per gli imballaggi, la natura riutilizzabile può essere determinata dal fatto che l’articolo risulta conforme ai requisiti previsti dalla direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. Le Linee Guida chiariscono anche altri aspetti non meno importanti, come: la giusta collocazione dei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine e guanti monouso, che non rientrano nella direttiva; esempi delle tipologie di contenitori per uso alimentare, che rientrano o meno nell’ambito d’applicazione delle restrizioni alla messa in commercio; la precisazione che, in caso di contrasto, la direttiva SUP prevale sulla direttiva imballaggi.

Un momento della conferenza stampa di presentazione della fiera Greenplast, tenutasi il 7 luglio presso il Centro Direzionale Milanofiori di Assago

PROCESSI DI TRASFORMAZIONE SEMPRE PIÙ “VERDI”

PRESENTATO L’ABC DI GREENPLAST 2022

A COME “AMBIENTE”, B COME “BUSINESS”, C COME “CULTURA”. SONO QUESTE LE TRE LINEE GUIDA DELLA MOSTRA-CONVEGNO PENSATA E ORGANIZZATA DA PROMAPLAST PER RISPONDERE AL BISOGNO DI RACCONTARE E DI PROMUOVERE LA SOSTENIBILITÀ DI UN MATERIALE, LA PLASTICA, TANTO VERSATILE QUANTO CENTRALE NEI CONSUMI QUOTIDIANI

DI ERMANNO PEDROTTI E RICCARDO AMPOLLINI

Si è tenuta lo scorso 7 luglio, in modalità “vis-à-vis” ma anche via web, la conferenza stampa milanese per la presentazione di Greenplast, la nuova mostra-convegno che si terrà presso Fiera Milano dal 3 al 6 maggio 2022, organizzata da Promaplast e incentrata su materiali, tecnologie e processi di trasformazione di plastica e gomma, ma con focus principale su sostenibilità, recupero, riciclo, economia circolare ed efficientamento energetico. In concomitanza con la conferenza stampa, l’ente organizzatore ha quindi attivato il sito web greenplast.org, dove è già possibile trovare informazioni dettagliate su finalità dell’evento, organizzazione, costi, sinergie ecc.

A COME “AMBIENTE”

“Per molto tempo le materie plastiche sono state legate a due soli fattori: costo e performance”, ha esordito durante l’incontro stampa Dario Previero, che, oltre a essere il presidente di Amaplast, è anche direttore commerciale dell’azienda di famiglia Previero-Sorema, nata all’inizio degli Anni Venti come rappresentanza di macchine per l’industria tessile e del legno, ma che già nel 1950, con grandissima lungimiranza, si era convertita alla progettazione e alla costruzione di impianti per il riciclo delle materie plastiche. Ergo: se c’è una persona che ben conosce le logiche del riciclo è proprio Previero, che infatti ha così proseguito: “In tutti i settori, in virtù di una non banale progressione tecnologica, sono subentrati fattori quali l’alleggerimento dei componenti in materiale plastico - e fin qui non v’era nessun problema per l’ambiente - ma anche i performanti materiali multistrato, purtroppo più difficili da riciclare. Come se ciò non bastasse, a rendere arduo il districarsi in tale contesto, sono recentemente entrate in campo altre variabili, quali la velocità con cui i consumatori cambiano il loro orientamento - se un tempo si parlava di anni, ora si parla di mesi - e l’azione legislativa, che, più sensibile all’opinione o all’emotività dei consumatori, sta introducendo nuove regole sulla gestione degli imballi a fine vita, non facili da metabolizzare nei tempi concessi dalle normative. Serve quindi più confronto e una corretta informazione divulgativa che, partendo dai dati scientifici, permetta di prendere decisioni che abbiano lo scopo di raggiungere gli obiettivi ambientali senza creare danno all’industria delle materie plastiche. Ed è sulla scia di questi bisogni pratici, e anche per scrollarci di dosso l’impatto nefasto del Covid-19, che in seno alla nostra associazione s’è via via rafforzata l’idea di creare un evento d’aggregazione e riflessione “ad hoc”: Greenplast, appunto, una mostra-convegno pensata per rispondere soprattutto al bisogno di raccontare le materie plastiche dal punto di vista delle “best practice” a favore dell’ambiente”. Ed ecco che, dal 3 al 6 maggio 2022, presso il polo di Rho-Pero, la struttura di Fiera Milano ospiterà l’intera filiera delle materie plastiche e della gomma per questa nuova esposizione dedicata alle soluzioni innovative elaborate

dalle aziende su più livelli: sostenibilità ambientale, efficientamento energetico, “reduce-reuse-recycle”, economia circolare. Macroaree sulle quali - come vissuto in prima persona dal presidente di Amaplast quand’opera nell’azienda di famiglia - le imprese investono, dimostrando dinamismo, competitività e sano pragmatismo.

B COME “BUSINESS”

“La mostra-convegno Greenplast consentirà d’apprezzare l’offerta tecnologica del settore anche in chiave di Industria 4.0, con particolare riferimento al nostro Made in Italy che, da anni, spicca in tutto il mondo per l’elevato profilo hi-tech”, ha poi spiegato Mario Maggiani, direttore di Amaplast, prima d’entrare nel dettaglio dello spettro di voci/categorie che comporranno la filiera espositiva, ovvero: • materie prime vergini a basso impatto e con limitata impronta di carbonio, materie prime seconde (MPS), biopolimeri, additivi; • semilavorati e prodotti finiti ottenuti con materiali innovativi, riciclati e a base biologica; • macchine, attrezzature, impianti a basso consumo energetico e performanti, progettati per svolgere processi produttivi efficienti anche con l’uso di materiali riciclati, innovativi o a base biologica (bio-based); • impianti e macchinari per la selezione, il trattamento e il riciclo di scarti in plastica e gomma, sia industriali che post consumo; • servizi e consulenza per il settore della trasformazione nel suo complesso; • enti, consorzi e organizzazioni varie, operanti in particolare nel segmento del riciclo di materie plastiche ed elastomeri.

“Il progetto è anche pensato per favorire le occasioni di contatto e di sviluppo”, ha poi aggiunto Fabrizio Vanzan, responsabile fiere di Promaplast, società di servizi di Amaplast (Associazione nazionale dei costruttori di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma). “Non è quindi un caso se la nostra mostra-convegno si svolgerà in contemporanea con altri saloni tematici dedicati alla meccanica strumentale. Innanzitutto Ipack-Ima, salone internazionale dedicato alle soluzioni di processing & packaging, tenendo conto che l’affinità tra i due settori è confermata dai numeri (circa il 50% degli imballaggi viene realizzato in materiali plastici) e dal fatto che proprio dal mondo del packaging - e in particolare dai consumatori pocanzi citati da Previero - provenga una forte domanda di prodotti sostenibili. Inoltre, la concomitanza tra Greenplast e le fiere Print4All, dedicata alle tecnologie per il printing, e Intralogistica Italia, con le soluzioni di movimentazione e per la supply chain, non potrà che innalzare la complementarietà di cultura d’impresa e di know-how che si respirerà dal 3 al 6 maggio 2022 in quel di Fiera Milano”.

Il presidente di Amaplast, Dario Previero

Il dialogo con l’intera filiera delle materie plastiche riprenderà con la fiera internazionale Plast, definitivamente riprogrammata dal 5 all’8 settembre 2023 Mario Maggiani, direttore di Amaplast e amministratore delegato di Promaplast, società organizzatrice della mostra-convegno Greenplast e di Plast 2023

C COME “CULTURA”

Proprio partendo dalla contemporaneità tra Greenplast e i saloni in programma il prossimo maggio a Milano, ben spiegata da Vanzan, risulta lampante quale sarà il livello di culture d’impresa e/o di travaso d’esperienza manifatturiera che saturerà i padiglioni di Fiera Milano. Simbiosi che, per chi ha vissuto l’ultima fiera Plast del 2018, va in parte a ricostruire il progetto The Innovation Alliance, che ha riscontrato positivi ritorni per visitatori ed espositori. Ma in Amaplast, per il 2022, si è voluto fare ancora di più. “Confesso che, quando in associazione si è pensato a questa mostra-convegno, la si è voluta strutturare in modo simile alla statunitense APR o all’olandese Plastics Recycling Show Europe, forse più nota come PRSE”, ha concluso Dario Previero. “Ecco quindi che, nell’ambito di Greenplast, verrà ospitato anche un convegno internazionale di un giorno e mezzo, per il quale stiamo definendo gli ultimi dettagli… sebbene possa già confermare che alcuni relatori saranno di fama mondiale. Il convegno sarà ovviamente dedicato alle tematiche della vetrina fieristica, con particolare e naturale declinazione verso il comparto degli imballaggi e dei prodotti in plastica”. In chiusura di conferenza stampa, il direttore di Amaplast, Mario Maggiani, ha ricordato che, dopo lo stravolgimento dovuto alla pandemia, la filiera della plastica riprenderà anche con la propria fiera triennale di riferimento, Plast, definitivamente riprogrammata dal 5 all’8 settembre 2023. “Sono già trentamila i metri quadrati riconfermati dagli espositori che, sin da ora, hanno voluto assicurare la propria partecipazione a Plast 2023”, ha infine chiosato Maggiani con soddisfazione.

NEWS

Il neoeletto presidente di Assobioplastiche Luca Bianconi

Nuove nomine e settimo rapporto annuale di Assobioplastiche Il monouso traina la crescita italiana delle bioplastiche

Nel corso della sua assemblea annuale, svoltasi l’11 giugno, Assobioplastiche ha festeggiato il proprio decennale e ha rinnovato i propri vertici, a partire dal nuovo direttore generale, Elisabetta Bottazzoli, e dal neoeletto presidente Luca Bianconi. Bottazzoli, 49 anni, esperta di misurazione e rendicontazione, di sostenibilità e innovazione, sostituisce Carmine Pagnozzi, ora direttore tecnico del neonato consorzio Biorepack; mentre Bianconi, 46 anni, amministratore delegato dell’azienda Polycart, subentra a Massimo Versari, passato alla guida di Biorepack. Nuovo anche il consiglio direttivo, di cui fanno ora parte: Walter Ganapini, Mario Maggiani, Armido Marana, Emilio Mazza, Aldo Reguzzoni, Marco Versari e Maria Giovanna Vetere. Nel corso dell’assemblea, l’associazione ha presentato anche il settimo rapporto annuale di settore, redatto da Plastic Consult e illustrato dal suo direttore, Paolo Arcelli. Dal rapporto emerge che, nonostante la crisi economica dovuta al coronavirus, nel 2020 il fatturato del settore italiano delle bioplastiche è cresciuto del 9,4% rispetto all’anno precedente, con un incremento pure dei volumi prodotti (+9,6%) e degli occupati (+4,7%). A trainare la crescita sono stati soprattutto gli articoli monouso compostabili (piatti, stoviglie, capsule per il caffè), cresciuti addirittura del 116%, sebbene tutti i settori applicativi abbiano visto un incremento dei consumi nel 2020, eccetto i sacchetti ultraleggeri per frutta e verdura: -2,9%. Gli shopper hanno raggiunto le 58000 t, crescendo solo del 2,7% sul 2019 a causa dei sacchetti fuori norma in polietilene, che sono ancora uno su quattro. Il film per imballaggio (alimentare e non) ha fatto registrare un incremento dei volumi pari al 20% rispetto al 2019, mentre il film per agricoltura è cresciuto del 5%, superando le 2000 t. Positivo anche il comparto dei sacchetti per l’umido: +3,5%. Dal 2012 al 2020 la filiera delle bioplastiche compostabili ha registrato volumi produttivi in crescita del 182% (oggi oltre 110 mila t), con circa 280 aziende attive a livello nazionale (+94%) e 2800 addetti (+117%), che generano un fatturato pari a 815 milioni di euro nel 2020, con una crescita del 122% rispetto al 2012, quando era di circa 367 milioni di euro. Per l’anno in corso, Plastic Consult prevede un trend stabile delle vendite o un leggero calo (al massimo del 2%) per shopper, sacchetti per l’umido e ultraleggeri per l’ortofrutta, una crescita moderata (dal 2 al 5%) per il film agricolo e un’ulteriore forte crescita del monouso (in particolare per le capsule per caffè) e degli imballaggi (+10%).

Il potere innovativo delle collaborazioni interdisciplinari Nuovi materiali sostenibili dai rifiuti industriali

Grazie al progetto “What Matter_s 2.0”, sei designer sono stati abbinati ad altrettante aziende produttrici con l’obiettivo di dimostrare il potere innovativo delle collaborazioni interdisciplinari nello sviluppo di nuovi materiali e applicazioni sostenibili ricavati da scarti industriali. Uno dei team coinvolti nel progetto, quello dello studio svedese di design Henriksson & Lindgren, è stato abbinato al produttore svedese di succhi di frutta Kiviks Musteri. Ai fini del progetto, Henriksson & Lindgren ha deciso di lavorare con due tipi di rifiuti: i residui di pressatura e i fanghi dalle acque reflue scaricate da Kiviks. Trasformare tali fanghi in bioplastica si è rivelato da subito un compito piuttosto arduo, così lo studio di design ha chiesto aiuto al mondo dell’industria. Grazie ai precedenti lavori e all’esperienza di Perstorp nell’ambito di termoplastici, bioplastiche e stampa 3D, il suo Innovation Team ha avuto l’opportunità di supportare i designer dello studio e dimostrare direttamente il potere innovativo delle collaborazioni interdisciplinari. Già nel gennaio del 2020, i designer avevano visitato l’Innovation Team di Perstorp per saperne di più su come le materie prime possano essere formulate per produrre resine con proprietà specifiche, da trasformare poi in filamenti di plastica da utilizzare nella stampa 3D. Una scelta azzeccata per i designer di Henriksson & Lindgren, che sono così riusciti a creare “Slam!”, un polimero biodegradabile che, a differenza di molti altri, non si trasforma in microplastiche se finisce in mare. Nel corso del progetto, Perstorp ha supportato i designer con le proprie conoscenze e competenze specifiche, oltre a consentire la realizzazione di prototipi con le stampanti 3D dell’azienda. “È stato davvero emozionante contribuire e vedere come i nostri materiali possano essere applicati nei prodotti per l’utente finale e come i rifiuti possano essere trasformati in materiale prezioso. I designer hanno fatto un eccellente lavoro creativo e soprattutto ottimo per l’ambiente”, ha dichiarato Martin Olofsson, ingegnere chimico di sviluppo di Perstorp, il quale ha svolto un ruolo attivo in “What Matter_s 2.0”, supportando il team di progettazione con la sua esperienza e le sue competenze nell’ambito della stampa 3D.

I vasi biodegradabili e le clip per piante di Henriksson & Lindgren sono stati esposti alla mostra “Metabolic Processes for Leftovers”, presso il Form/Design Center (4 febbraio - 14 marzo 2021), e alla prima edizione dei “Southern Sweden Design Days” (27-30 maggio 2021), a Malmö, in Svezia

Daniel Engvall

Collaborazione tra Dow e Mura Technology, partner di igus Riciclo idrotermico per convertire la plastica in petrolio… e in nuovi imballaggi

Grazie alla rivoluzionaria tecnologia di riciclo idrotermico HydroPRS, messa a punto da Mura Technology, la start-up inglese propone di riconvertire la plastica in petrolio in soli 25 minuti, mediante un processo che sfrutta acqua, calore e pressione. L’obiettivo è quello di favorire la transizione verso un’economia circolare sostenibile per diversi polimeri, riducendo così l’inquinamento da rifiuti plastici. Alcune grandi multinazionali stanno già contribuendo allo sviluppo di questa tecnologia e, in particolare, Mura Technology ha già stretto importanti collaborazioni con KBR, nota società di servizi d’ingegneria, e con igus, lo specialista delle “motion plastics”. A fine 2019, igus era stata la prima azienda a credere e a investire nel progetto e, all’inizio di quest’anno, l’investimento è stato addirittura aumentato, per un totale di 5 milioni di euro. Ora anche Dow Chemical, colosso della chimica e dei polimeri, ha deciso di unirsi all’impresa e questa collaborazione permetterà di promuovere ulteriormente l’espansione del processo di riciclo idrotermico di Mura. A Teesside, nel Regno Unito, è in corso la costruzione del primo stabilimento che utilizzerà la tecnologia HydroPRS su larga scala. L’attivazione della prima linea, con una capacità di 20 mila tonnellate all’anno, è prevista per il 2022. Una volta messe in funzione le quattro linee previste, Mura sarà in grado di riciclare fino a 80 mila tonnellate di rifiuti plastici all’anno, rifornendo così Dow con le materie prime ricavate dal processo. Dal canto suo, Dow prevede di utilizzare le nuove materie prime per la produzione di imballaggi alimentari e altri prodotti del settore packaging, che torneranno nelle catene di distribuzione globali. Con il suo contributo, Dow vuole dimostrare anche la conformità della soluzione di Mura sia ai requisiti di sostenibilità sia a quelli dell’industria, nonché l’idoneità della tecnologia HydroPRS per la produzione su larga scala di prodotti in plastica. Frank Blase, CEO di igus, accoglie con entusiasmo questa collaborazione: “Per una reale svolta della tecnologia HydroPRS e per determinare un effetto reale e apprezzabile sull’ambiente sono necessarie partnership solide, proprio come quella tra Mura e Dow, per la quale esprimiamo la nostra soddisfazione”.

La tecnologia HydroPRS potrà essere utilizzata potenzialmente per il riciclo di qualsiasi tipo di plastica e per la sua riconversione in petrolio

80MICRONLASER

non dire che non te lo avevamo detto

Prossima fiera: 12-16/10 Stand A6-620 Friedrichshafen Germania

www.fimic.it

This article is from: