Progress Marzo 2012

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irlanda:_mastro Progress 28/02/12 11.02 Pagina 1

ECONOMIA IRLANDA

IRLANDA IN CONTROTENDENZA

di Denise Marianacci

LA TIGRE CELTICA RUGGISCE ANCORA Le misure di austerity intraprese dal paese sembrano aprire qualche spiraglio di ottimismo sulle previsioni per una

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ripresa dell’economia. E così l’Irlanda torna a guardare al futuro con più ottimismo

Parlare di una vera e propria ripresa economica in Irlanda sarebbe sconsiderato, oltremodo ottimistico e al di là di ogni previsione razionale. Ma, i dati lo confermano, quelli che provengono dall’Irlanda sembrerebbero dei segnali di ripresa che, timidamente, ci indurrebbero a pensare che una modalità per uscire da questa crisi finanziaria forse esiste. Ma cosa sta succedendo nel paese? Da un lato il PIL è tornato, anche se impercettibilmente, a crescere e, dall’altro lato, si registrano dei dati di rilancio economico in seguito alle verifiche fatte dagli ispettori dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale Europea, secondo i quali il paese avrebbe fatto grandi progressi nel piano di risanamento dei conti pubblici. I dati rivelano, dunque, uno scenario piuttosto ottimistico: si parla di un deficit che, per il 2012, dovrebbe attestarsi attorno all’8,6% del PIL, a fronte dell’8,8% precedentemente stimato, di un ritorno alla crescita economica stimata attorno all’1% nel 2011 (la prima variazione positiva dal 2007)

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e di un aumento delle esportazioni del 5,5%. La morsa della crisi irlandese inizia nel biennio 2007/2008 in seguito ai circa venti anni di boom che avevano regalato all’isola d’oltremanica un momento di vero splendore economico e avevano fatto guadagnare al paese il titolo di “tigre celtica”. Ma la repentina espansione dell’economia, collegata all’espansione del credito, ha forzato, in qualche modo, anche la crescita degli investimenti - e delle speculazioni – nel campo immobiliare, generando quella bolla speculativa denominata “Irish Property Bubble” che ha poi condotto alla crisi delle banche. Nel periodo di espansione, in effetti, gli istituti di credito non hanno frenato la concessione di prestiti, anche a interessi minimi

e senza garanzie reali, “ingozzando” il sistema economico. Al sopraggiungere delle “ventate” della crisi finanziaria globale, tutto il sistema è stato spazzato via come un fragile castello di carte. La crisi di un paese che, fino a qualche anno fa deteneva il secondo reddito pro-capite dell’Unione Europea e successivamente, invece, il secondo deficit più alto (dopo la Grecia), ha dimostrato all’Europa - la quale, naturalmente, non ha potuto rimanere con le mani in mano e ha dovuto adoperarsi per arginare la caduta libera dell’economia - tutti i limiti di un sistema finanziario troppo spesso soggetto ai vortici speculativi. Per far fronte alla crisi bancaria il governo si è mobilitato su tutti i fronti annunciando, innanzitutto, una ricapitalizzazione delle


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