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HUMAN: AL PICCOLO TEATRO STREHLER, UNO SPETTACOLO DI LELLA COSTA E MARCO BALIANI

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HUMAN: AL PICCOLO TEATRO STREHLER, UNO SPETTACOLO DI LELLA COSTA E MARCO BALIANI Scritto da A n n a A l e m a n n o on 0 7 / 1 0 / 2 0 1 6. Postato in A p p u n t a m e n t i

HUMAN, “ODISSEA RIBALTATA”. UN VIAGGIO LUNGO LA LINEA CHE SEPARA UMANO E DISUMANO. UNO SPETTACOLO DI LELLA COSTA E MARCO BALIANI, MUSICHE ORIGINALI DI PAOLO FRESU, SCENE E COSTUMI DI ANTONIO MARRAS IN SCENA AL PICCOLO TEATRO STREHLER DAL 7 AL AL 14 OTTOBRE. Milano, Italia. Non si tratta solo di raccontare la storia di chi arriva, sono le storie di questi immigrati a far sì che arrivi a noi la memoria di ciò che “noi stessi” siamo. Questo è per Lella Costa lo spirito di HUMAN, “odissea ribaltata”, lo spettacolo in scena dal 7 ottobre al Teatro Strehler, scritto e interpretato dalla stessa Lella Costa e Marco Baliani.

Lo spettacolo nasce dalla volontà di raccontare il dramma dei migranti scandagliando le emozioni di un “noi” collettivo che pare spesso anestetizzato difronte a delle evidenti e tragiche negazioni della dignità umana e del corpo stesso nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità. Da qui il titolo HUMAN sbarrato da una linea nera che l’attraversa come a significare appunto la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione.

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“Noi a che punto siamo, che cosa ci inquieta e ci irrita davanti allo straniero che arriva in Italia? Dove finisce l’umanità? Quando e dove l’essere umano perde la sua connotazione universale di “umano”? Questo è il nostro interrogativo“, continua Lella Costa. “Con HUMAN vogliamo andare oltre la cronaca e cercare l’umanità, creare quelle fiaccole di luce alla base del nostro lavoro di attori. E quindi non commuoverci ma muoverci. Il teatro è questo”.

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Una storia di migrazioni, partenze e arrivi, di dolori e strazi, di spostamenti e viaggi “disumani” appunto, imprese impossibili, al limite tra la vita e la morte, all’insegna della disperazione e della speranza. E la scenografia, disegnata dallo stilista Antonio Marras ben riflette questo senso della distruzione, dell’annientamento umano, fisico e psicologico. Fondale e pavimento color rosso sangue, sono il risultato di cumuli ed accumuli di abiti incastrati, intessuti, stratificati, incrostati, assemblati e sovrapposti. Come queste orde di popoli in fuga. I resti scomposti e consumati di qualcosa di indefinito.

“Per me, nato e cresciuto in Sardegna, un’isola al centro del Mediterraneo, in una posizione che nei secoli l’ha resa teatro di guerre e massacri e pure crocevia di scambi e incontri e confronti con altre genti, era naturale sentire il mare e sentire di popoli che emigrano. La storia attuale è stata la nostra storia. Racconta Marras. “Per la scena ho utilizzato abiti usati, rifiutati, scartati, abiti portatori di frammentidi identità, di storie personali e collettive”. Dove: Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza)

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Scritto da Marco Baliani e Lella Costa. Collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone. Scene e costumi di Antonio Marras. Musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella. Regia di Marco Baliani. Con Marco Baliani e Lella Costa e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu. Produzione Mismaonda, Sardega Teatro e Marche Teatro

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Quando: dal 7 al 14 ottobre 2016


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A cura di Anna C. Alemanno anna@agendaviaggi.com www.alamerciduvoyageblog.com Trackback dal tuo sito.

ANNA ALEMANNO Anna C. Alemanno “La vie est un rendez-vous… Et un rendez-vous est un voyage”. Scrisse qualcuno. E per una reggina di nascita, palermitana d’adozione, milanese per necessità che ora vive a Parigi dove ha trovato il suo posto dell’anima a Montmartre (sarà un caso che è il quartiere degli artisti?) il viaggio è nel suo Dna. Giornalista (e sì, anche un po’ scrittrice), si è occupata di moda, beauty e cultura per diverse testate cartacee e ora collabora come free-lance per magazine on line e uffici stampa.

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Milano, Piccolo Teatro: HUMAN, odissea ribaltata 07/10/2016

Dal 7 al 14 ottobre al Teatro Strehler va in scena HUMAN, “odissea ribaltata”, Viaggio lungo la linea che separa umano e disumano, uno spettacolo di Lella Costa e Marco Baliani, con le musiche originali di Paolo Fresu, le scene e i costumi di Antonio Marras Ma noi, come potremmo noi cantare. Per dire cosa? Che in fondo siamo brave persone? Che di sicuro non proviamo odio? Che la loro tragedia ci coinvolge, ci sconvolge davvero, solo non sappiamo se siamo autorizzati alla pietà, dove ci porta questa fratellanza forzata, nuova, inquieta … HUMAN nasce dall'urgenza di interrogarsi e interrogarci sul significato profondo del concetto di umanità, riflettendo su migrazione e integrazione. La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell'aula magna dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l'incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto. Al centro della riflessione lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra. Così Lella Costa e Marco Baliani raccontano HUMAN, “odissea ribaltata”: Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità. Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano. Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti. Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto ­ con dolore, con smarrimento ­ che non lo sono. La storia del nostro novecento e ancora le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti,

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continuano a perpetrarsi senza sosta. Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio. Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere. E per riuscirci andremo a indagare teatralmente proprio quel segno di annullamento, quella linea che sancisce e recide: esplorare (e forse espugnare?) la soglia fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci con le parole, svelare contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare conflitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili. Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura riguardo alla dicotomia umano/disumano. Senza rinunciare all’ironia, e perfino all’umorismo: perché forse solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, la forza della poesia. Antonio Marras: costumi come brandelli d’identità ­ Ho accettato senza riflettere un secondo! Seppure con terrore e spaesamento, ho immediatamente accettato l’invito di Marco Baliani ad occuparmi delle scene e dei costumi dello spettacolo. Per me, nato e cresciuto in Sardegna, un’isola al centro del Mediterraneo, in una posizione che nei secoli l’ha resa teatro di guerre e massacri, violenze e sopraffazioni e pure crocevia di scambi, incontri e confronti con tante genti, era naturale sentire il mare e sentire di popoli che emigrano. La storia attuale è stata la nostra storia. Una storia di migrazioni, di strazi, di partenze e arrivi, traversate e viaggi, spostamenti solitari e ricongiungimenti familiari. Imprese impossibili all’insegna della disperazione e della speranza, alla spasmodica ricerca di un altrove migliore, una storia di interi paesi abbandonati per forza e per necessità. Ho pensato a costumi che riflettessero un’immagine dell’identità molto vicina a quella “a brandelli”, a “stracci e toppe” citati dall’antropologo Francesco Remotti. Ho utilizzato abiti usati, rifiutati, scartati che, come materiale di base, ben sintetizzano il tema della memoria e delle sovrapposizioni culturali, nate dall’incontro con la diversità e con nuovi contesti. Abiti portatori di frammenti di identità, di storie personali e collettive. Storie da riscrivere, reinventare, raccontare attraverso effimeri indumenti. Il colore che domina è il rosso in due tonalità, più calde, più fredde, dal mattone al bordeaux, dal più acceso al più cupo. Sono tonalità che fanno riferimento al mio “ligazzo rubio”, un vero e proprio oggetto­simbolo per me, carico di significati, di suggestioni, di fascino; il mio filo d’Arianna che guida attraverso il labirinto del mondo e indica la strada; un filo che unisce saldamente, annoda affetti, sentimenti, emozioni, resiste al tempo e all’usura, tiene radicato ciò che parte a ciò che resta. Il colore rosso richiama il sangue, inteso come forza vitale, purificazione, rigenerazione, scorrere di esperienze, movimento, cuore, affetti, sentimenti, calore, protezione, passione. Così anche la scena è vestita con la stessa modalità dei costumi. Fondale e pavimento sono il risultato di cumuli e accumuli di abiti incastrati, intessuti, stratificati, incrostati, assemblati e sovrapposti. Orde di popoli in fuga, il nuovo medioevo è di nuovo fra noi. Mercoledì 12 ottobre, alle ore 17.00, nel Chiostro Nina Vinchi (via Rovello 2), in occasione dello spettacolo, si terrà un incontro aperto al pubblico con Lella Costa, organizzato in collaborazione con Mani Tese. Ingresso gratuito con prenotazione a comunicazione@piccoloteatromilano.it Info, prenotazioni: HUMAN, scritto da Marco Baliani e Lella Costa, scene e costumi di Antonio Marras, musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella, regia di Marco Baliani, con Marco Baliani e Lella Costa ­ Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi ­ M2 Lanza) ­ dal 7 al 14 ottobre 2016 ­ martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e

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venerdì 20.30; domenica 16; lunedì riposo ­ 100 minuti senza intervallo ­ platea 33 euro, balconata 26 euro ­ tel 0242411889 ­ www.piccoloteatro.org

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Al Piccolo Teatro Strehler dal 7 al 14 ottobre sarà in scena "Human", scritto e

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Partendo da una considerazione dettata dall’urgenza di interrogarsi e interrogarci sul significato profondo del concetto di umanità, per riflettere su migrazione e integrazione, su umano e disumano viene lecito porsi domande come quelle che seguono:

“Ma noi, come potremmo noi cantare. Per dire cosa? Che in fondo siamo brave persone? Che di sicuro non proviamo odio? Che la loro tragedia ci coinvolge, ci sconvolge davvero, solo non sappiamo se siamo

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Le vicissitudini quotidiane con le quali ognuno di noi è portato a confrontarsi sin dall’antichità, lo sgomento per gli atti insani commesssi in nome della normalità, la violenza verbale e non che acceca gli animi, quel senso di vuoto e di impotenza che attanaglia i nostri cuori quando vediamo che non tutto è possibile comprendere sono gli argomenti che hanno dato spunto per portare a teatro quanto ognuno di noi va dicendo, sussurrando, urlando, scrivendo ogni giorno. Lella Costa e Marco Baliani hanno ascoltato, introitato, riflettuto e tradotto in testo teatrale tutto ciò in HUMAN, “odissea ribaltata”. “Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio.” Con questo lavoro teatrale vogliono che lo spettatore esca dal teatro più consapevole di quanto gli accade intorno e nello stesso tempo vogliono “spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere.” E ci riescono egregiamente.

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HUMAN, “odissea ribaltata” in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano “DI GUSTO” Showcooking by Lorenzo Vinci da Presso Giuseppe Viola Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia Beethoven e Schumann con laVerdi diretta da Claus Peter Flor METRO Academy Milano Nazionale Italiana Cuochi OLIMPIADI 2016 FABIO MAURI ARTE PER LEGITTIMA DIFESA GAMEC BERGAMO MICHELANGELO PISTOLETTO GAMeC Bergamo Piccolo Teatro Grassi Toni Servillo incontra Louis Jouvet in “Elvira” Milano Teatro Libero “Gl’innamorati” da Carlo Goldoni Azienda LA SCOLCA Versace

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Ci riesce anche Marras con i suoi costumi,ove predomina il rosso, il colore del sangue, e abiti usati, sistemati uno sugli altri per dare il senso della stratificazione degli accadimenti della storia.Lui che viene da una terra, la Sardegna, che ha visto nel tempo le sue genti andare e

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venire dal “continente” e ben sa cosa si prova in quei viaggi. Cosi pure Fresu, che dall’analisi di fatti a lui accaduti, ha saputo con la sua musica far vivere

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lo strazio o il dolore o lo stupore di quanto si andava raccontando In un’ora e quaranta minuti una serie di quadri induce lo spettatore ad essere attento e a chiedersi cosa viene dopo. Quadri scenici che partono dalla storia di Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto costretti a vedersi di nascosto e solo quando il mare lo permette; alla carretta con i migranti che nel mar di Sicilia sono in balia delle onde che li travolgono, li annegano, li sprofondano negli abissi sotto gli occhi di chi impotente vorrebbe salvarli tutti o deve tapparsi le orecchie per non sentire le loro voci; ad Ettore che porta sulle sue spalle Anchise e per mano il figlioletto che fuggono da Troia per approdare in luoghi lontani dalla terra natia; a Giuseppe e Maria costretti a fuggire per sottrarsi alla persecuzione:cosi come, oggi come ieri, coloro che per lavoro, ricerca di cibo, per guerre sono costretti a migrare verso l’incognito. Lella Costa, Marco Baliani e quattro giovani attori (David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu) con la loro interpretazione, “senza rinunciare all’ironia, perché solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, l’irriducibilità della poesia.”, fanno si che lo spettatore esca, sì consapevole,ma anche divertito, come avviene nei due quadri della casalinga veneta, che pur essendo figlia di una regione che ha avuto più di una generazione di migranti, fa delle riflessioni sul fenomeno attuale così come fan moltissimi, indipententemente dalla loro estrazione sociale. Una casalinga magistralmente interpretata da Lella Costa. Lo spettacolo è in scena sino al 14 ottobre al Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi, Milano La redazione

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Dal 7 al 14 ottobre al Piccolo Teatro Strehler HUMAN, “odissea ribaltata” Viaggio lungo la linea che separa umano e disumano Uno spettacolo di Lella Costa e Marco Baliani, musiche originali di Paolo Fresu, scene e costumi di Antonio Marras "Ma noi, come potremmo noi cantare. Per dire cosa? Che in fondo siamo brave persone? Che di sicuro non proviamo odio? Che la loro tragedia ci coinvolge, ci sconvolge davvero, solo non sappiamo se siamo autorizzati alla pietà, dove ci porta questa fratellanza forzata, nuova, inquieta…". HUMAN, in scena dal 7 al 14 ottobre al Teatro Strehler, nasce dall'urgenza di interrogarsi e interrogarci sul signi᠀ꠄcato profondo del concetto di umanità, riⴀ밄ettendo su migrazione e integrazione. La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell'aula magna dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l'incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti https://plus.google.com/110300130978451974095

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Piccolo Teatro: “Human” Posted on 24 settembre 2016 da Redazione in Spettacoli // Nessun commento

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Cos’è l’Europa? Cosa hanno signiñcato, nel corso dei millenni e dei secoli, le migrazioni? Uno spettacolo in forma di oratorio, tra negazione e aöermazione del concetto di umanità, in scena dal 7 al 14 ottobre al Teatro Strehler. La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l’incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del ñume Ellesponto. Dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne l’ “odissea ribaltata”, prende avvio HUMAN. “Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a signiñcare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Umano è il corpo nella sua integrità ñsica e psichica, nella sua individualità. Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano.

Articoli recenti Franco Parenti: "Workshop del teatro en plein air" settembre 24th, 2016 [...]

Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti. Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto – con dolore, con smarrimento – che non lo sono. La storia del nostro novecento, e ancora le vicende di questo primo millennio, ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta. Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geograñca, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio. Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere. E per riuscirci andremo a indagare teatralmente proprio quel segno di annullamento, quella linea che sancisce e recide: esplorare (e forse espugnare?) la soglia

Franco Parenti: "Per strada" settembre 24th, 2016 [...]

Con gli occhi di Alì settembre 21st, 2016 [...]

Nuovo Teatro Ariberto: "Portrait" settembre 21st, 2016 [...]

fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci con le parole, svelare contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare conòitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili.

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26/9/2016

Piccolo Teatro: "Human" ­ MilanoTeatri Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura

riguardo alla dicotomia umano/disumano. Senza rinunciare all’ironia, e perñno

all’umorismo: perché forse solo il teatro sa toccare nodi conòittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, la forza della poesia.” Marco Baliani e Lella Costa

HUMAN di Marco Baliani e Lella Costa con Marco Baliani, Lella Costa, David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu regia di Marco Baliani DOVE? Piccolo Teatro Strehler QUANDO? Dal 7 al 14 ottobre PREZZI: Platea 33€, Balconata 26€ Mi piace

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Uno spettacolo che nasce dall´urgenza di interrogarsi sul concetto di umanità, per riflettere con testa e cuore su migrazione ed integrazione. La fonte dell´ispirazione risale all´Eneide, Virgilio celebrava infatti la nascita dell´impero romano da un popolo di profughi. E poi ancora un altro mito, quello di Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto. L´argomento insomma è tanto vecchio quanto il genere umano stesso, ma si ripropone oggi in un´emergenza più angosciante, senza spazio per progetti o evoluzioni positive. La parola HUMAN, sbarrata, ci parla nello stesso tempo della presenza dell´umano e della sua possibile negazione. Una linea nera che, con la medesima immediatezza della violenza, nega la possibilità di esistenza vera. UMANO infatti è il corpo quando viene rispettata la sua integrità fisica e psichica, ma se tale integrità viene soppressa e annullata con la violenza, si precipita nel DISUMANO. A Lella Costa e Marco Baliani, non basta portare lo spettatore fino a percepire la differenza tra i due Stati dell ´essere, fino alla consapevolezza di ciò che sta succedendo alla vecchia Europa, quella delle grandi democrazie e dei grandi valori. I due attori non si accontentano di nutrire la coscienza del pubblico circa i muri che stanno sorgendo e le urla che si stanno facendo assordanti, ma vogliono andare oltre, vogliono riuscire a costruire un Teatro in grado di mettere il dito nella piaga, di guardare ove converrebbe abbassare lo sguardo, per far giungere ognuno, nudo e spoglio di ogni preconcetto, davanti alla dicotomia UMANO/DISUMANO. Uno spettacolo da provare, che riuscirà ad incantare e divertire, perché solo il Teatro, con la leggerezza del sorriso e con l´incanto della Poesia, può toccare senza traumi, le corde più profonde e conflittuali del nostro animo.

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HUMAN, di e con Lella Costa e Marco Baliani, dal 7 al 14 ottobre al Teatro Strehler.

GL´INNAMORATI AL TEATRO LIBERO DUE GIORNI DA “PROMESSI SPOSI”, A MILANO TORNA LA MARATONA MANZONI Data pubblicazione : 05/10/2016 Autore : Silvia De Bernardi

“ENIGMA”, IL MURO DI BERLINO http://www.montenapoleoneweb.com/cultura/teatroHUMAN_AL_TEATRO_STREHLER­01763.html

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RE LEAR AL TEATRO PARENTI DUE GIORNI DA “PROMESSI SPOSI”, A MILANO TORNA LA MARATONA MANZONI

DORMO POCO, SOGNO TANTO

Data pubblicazione : 05/10/2016 Autore : Silvia De Bernardi

A Milano un nuovo flagship store http://www.montenapoleoneweb.com/cultura/teatro/HUMAN_AL_TEATRO_STREHLER­01763.html

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Scritto da Emanuela Mugliarisi Domenica, 09 Ottobre 2016 Aggiungi un commento

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Dal 7 al 14 ottobre in scena al Piccolo Teatro Strehler, “Human” di e con Lella Costa e Marco Baliani. Due grandi della scena italiana che cercano di comprendere cosa sia oggi l'Europa, cosa significhi migrare in un mondo sempre più connesso e sempre meno definito. Uno spettacolo in forma di oratorio che ha come centro di ogni riflessione il concetto di umanità. HUMAN scritto da Marco Baliani e Lella Costa collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone scene e costumi di Antonio Marras musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella scenografo associato Marco Velli costumista associato Gianluca Sbicca disegno luci di Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu assistenti alla produzione Agnese Fois e Leonardo Tomasi regia di Marco Baliani con Marco Baliani e Lella Costa e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu produzione Mismaonda, Sardegna Teatro e Marche Teatro

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"Fare del disagio di noi europei, sorriso e poesia", questa la dichiarazione http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli­teatrali/human­lella­costa­marco­baliani­piccolo­teatro­strehler­milano­recensione­spettacolo.html

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Human ­ Piccolo Teatro Strehler (Milano) | SaltinAria.it ­ Teatro, Musica, Libri, Cultura, News

"Fare del disagio di noi europei, sorriso e poesia", questa la dichiarazione poetica del manifesto che Lella Costa e Marco Baliani hanno scritto come presentazione di “Human”, che non si limita ad essere "solo" uno spettacolo in tournée ma un vero e proprio progetto ricco di approfondimenti, incontri e iniziative che sono reperibili sul sito www.progettohuman.it. A Milano lo spettacolo sarà in scena dal 7 al 14 ottobre presso il Piccolo Teatro Strehler: un testo scritto a quattro mani dai due grandi della scena italiana e di cui Baliani è anche regista. Una sorta di oratorio diviso in quadri autonomi e interconnessi al tempo stesso che, partendo dall'Eneide, passando per il mito ovidiano di Ero e Leandro, giunge fino ai giorni nostri per capire il senso profondo del migrare: tra chi emigra per lavoro, come facevano tanti nostri avi indigenti tra '800 e '900 e chi emigra per scappare dalle guerre e dai genocidi, i vari passaggi dello spettacolo riescono ad evidenziare le paure di chi scappa dalla propria terra e le ipocrisie di chi si trova ad accogliere. A condividere la scena con Lella Costa e Marco Baliani, quattro giovani attori (David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu) che con grande abilità e sensibilità danno voce alle paure di entrambe le parti: in alcuni momenti viene raccontata la tragedia e le motivazioni di chi si trova a scappare sui barconi e l'attimo dopo la stessa vicenda viene commentata (con ipocrisia e smarrimento) da quattro amici che, ritrovatisi a cena, saltano con estrema nonchalance da un commento sul vino che berranno al dispiacere per le scene tragiche che vedono in tv. Ma forse i momenti che meglio rappresentano quello che Lella Costa ha affermato in un’intervista ("loro sono in fuga ma noi siamo smarriti") sono sintetizzati nel personaggio della tipica sciuretta veneta benestante che commenta queste vicende con le argomentazioni banali che spesso ci ritroviamo a sentire, per poi rendersi conto che dietro a qualsiasi luogo comune ed egoistica riflessione in realtà si parla di esseri umani e non di personaggi di una fiction. E' infatti l'importanza del dato umano quello che rende questo spettacolo un lavoro semplice e pregiato al tempo stesso, uno sguardo lucido, oggettivo e intelligente che non scade mai nella totalitaria presa di posizione politica, nella rischiosa china dell'ipocrita pulizia di coscienza o in una vana speculazione intellettuale. La potenza della sceneggiatura viene impreziosita e resa ancora più efficace dal felice connubio di due eccellenze sarde, grazie alle scenografie e ai costumi di Antonio Marras e alle musiche di Paolo Fresu. "Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo" questa la citazione dall'Antigone di Sofocle che fa da perno a tutto lo spettacolo e che, non a caso, viene citata in un momento delicatissimo e poetico, durante un passaggio che, forse più di ogni altro, rappresenta tutte insieme le contraddizioni, le paure, le ragioni di entrambe le parti della barricata.

Piccolo Teatro Strehler ‐ Largo Greppi 2, Milano Per informazioni e prenotazioni: servizio telefonico 848.800.304, mail info@piccoloteatro.org Orario spettacoli: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16; lunedì riposo Biglietti: platea 33 euro, balconata 26 euro Durata: 100 minuti senza intervallo Articolo di: Emanuela Mugliarisi Grazie a: Valentina Cravino, Ufficio stampa Piccolo Teatro di Milano Sul web: www.piccoloteatro.org http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli­teatrali/human­lella­costa­marco­baliani­piccolo­teatro­strehler­milano­recensione­spettacolo.html

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Human ­ Piccolo Teatro Strehler (Milano) | SaltinAria.it ­ Teatro, Musica, Libri, Cultura, News

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Emanuela Mugliarisi

Ultimi da Emanuela Mugliarisi Footloose, il Musical ‐ Teatro Nazionale Che Banca! (Milano) Cinemalteatro ‐ Teatro Elfo Puccini (Milano) Eleganzissima ‐ Teatro Franco Parenti (Milano) BAD and Breakfast ‐ Teatro Franco Parenti (Milano) L’opera da tre soldi ‐ Piccolo Teatro Strehler (Milano)

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HUMAN ­ regia Marco Baliani

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HUMAN ­ regia Marco Baliani Venerdì, 14 Ottobre 2016

Scritto da Wanda Castelnuovo

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"Human", regia Marci Baliani. Foto Zani Casadio

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HUMAN scritto da Marco Baliani e Lella Costa

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regia: Marco Baliani con Marco Baliani e Lella Costa

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e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu collaborazione alla drammaturgia: Ilenia Carrone scene e costumi: Antonio Marras musiche originali: Paolo Fresu con Gianluca Petrella scenografo associato: Marco Velli costumista associato: Gianluca Sbicca disegno luci: Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu assistenti alla produzione: Agnese Fois e Leonardo Tomasi produzione: Mismaonda, Sardegna Teatro e Marche Teatro Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 7 al 14 ottobre 2016

HUMAN è un titolo di per sé complesso e contradditorio per quella riga che cancella il termine e che appare come un chiaro riferimento a un venir meno e a una deminutio fino alla sparizione dell'umanità: interpretazione suffragata dal sottotitolo Viaggio lungo la linea che separa umano e disumano, icastica sintesi di finalità e intenti degli studi preparatori dello spettacolo che racconta aspettative, speranze, paure e soprattutto strappi, dolori e disperazioni delle migrazioni e integrazioni. Il fatto che gli autori del testo, i seri e impegnati Lella Costa e Marco Baliani (due personaggi di rilievo del nostro mondo teatrale) ­ anche interpreti insieme ad altri quattro validi attori della pièce con l'attenta, puntuale ed equilibrata regia dello stesso Baliani ­ abbiano ambientato i vari quadri nel nostro Occidente riferendosi a vicende di ieri e di oggi verificatesi nel Mare Nostrum è significativo del volere fornire una fotografia di fatti specificamente 'nostri' allo scopo di scuotere le coscienze di tutti liberandole dal velo dell'abitudine che obnubila i fatti quotidiani e fa muovere come automi indifferenti al male e al bene. Purtroppo tali eventi non sono limitati a questa frazione di mondo, ma lo riguardano tutto da sempre. Che fare allora se non 'raccontare' estrapolando alcuni episodi che nel mito e nella storia hanno visto migrazioni forzate e dolorose decise dagli stessi emigranti per cause di forza maggiore o imposte a fini politici? Durante l'impero romano, infatti, e poi nell'epoca bizantina per esempio succedeva spesso che per sedare popoli tenaci nella rivolta e non facili a piegarsi alla dominazione altrui li si deportasse in blocco sostituendoli con quelli dei territori destinati ad accogliere gli indomabili di turno, soluzione forse meno traumatica che divenire schiavi. Pescando nell'infinita casistica disponibile, i due autori dell'encomiabile fatica si sono riferiti all'Eneide che letta con l'ottica nostra non è altro che la migrazione di alcuni profughi troiani alla ricerca di una nuova patria: Enea è profugo per necessità, così come lo è per amore Leandro nel mito ovidiano di Ero e Leandro in cui i due amanti sono separati dallo stretto di mare a volte tempestoso dell'Ellesponto e dall'ostilità delle rispettive genti. Questo toccante racconto egregiamente interpretato da Marco Baliani e Lella Costa viene tuttavia frammentato a svantaggio di pathos e tensione. Man mano si arriva all'oggi con il continuo giungere in Europa di migranti disagiati e dolenti che generano situazioni reattive non sempre molto umane, anzi connotate da superficialità, presunzione, ignoranza e ipocrisia esattamente simili a quelle vissute dagli emigrati italiani, e non solo, nel secolo scorso e poco prima: corsi e ricorsi storici senza fine...

http://www.sipario.it/recensioniprosah/item/10179­human­regia­marco­baliani.html

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17/10/2016

HUMAN ­ regia Marco Baliani

Colpisce il fatto che secoli di eventi analoghi non abbiano portato almeno a uno scemare di intolleranze, persecuzioni, violenze... individuali o di massa che invece a periodi alterni riprendono con la virulenza di una lava compressa: vividi esempi dell'incapacità dell'uomo di modificarsi. Allora a chi giova metterli in scena? Al di là di inevitabili pessimismi, resta il ruolo del Teatro che porta avanti da sempre un'azione positiva verso il sociale inducendo alla riflessione e facendo nascere a volte risposte costruttive: in questo caso non si tratta solo della pièce in sé, ma anche di un progetto con confronti, incontri e azioni che coinvolgono scuole facendo leva sulle giovani generazioni, speranza del futuro. Al riguardo occorre mettere in evidenza la bravura dei quattro giovani attori (David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu) che insieme a due pilastri del nostro teatro disegnano in modo lieve e ironico il qualunquismo odierno che disturba più di ieri non solo perché lo viviamo, ma anche perché sembra paradossale essendo il grado di istruzione notevolmente migliorato. Bisogna tuttavia notare che l'analfabetismo di ritorno finisce con l'essere una nuova piaga aggravata dal venire meno dell'umanità a vantaggio di un egoismo dilagante fondato su falsi e fragili miti che inducono a confondere e mischiare realtà e finzione. Eccellenti le scenografie e i costumi attraverso cui Antonio Marras, sardo quindi isolano sensibile e attento al tema del partire, evidenzia il dramma di un'umanità a brandelli in senso reale e metaforico con il rosso quale colore dominante con tutti i suoi significati e accezioni. Non a caso Marras ha come icona il "ligazzo rubio" ­ fettuccia di colore rosso carminio che ricorda i lacci con cui chi partiva legava i propri bagagli ­ simbolo importante della sintonia di sentimenti, emozioni e affetti e dono che Marras fa a chi gli è caro e fidato. Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Venerdì, 14 Ottobre 2016 05:40 PUBBLICATO IN RECENSIONI PROSA H­I­J­K TAGS

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Dal 7 al 14 ottobre al Piccolo Teatro Strehler, Milano

Foto di Zani­Casadio scritto da Marco Baliani e Lella Costa collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone scene e costumi di Antonio Marras musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella scenografo associato Marco Velli costumista associato Gianluca Sbicca disegno luci di Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu assistenti alla produzione Agnese Fois e Leonardo Tomasi regia di Marco Baliani con Marco Baliani e Lella Costa e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu produzione Mismaonda, Sardegna Teatro e Marche Teatro ———­ HUMAN, in scena dal 7 al 14 ottobre al Teatro Strehler, nasce dall’urgenza di interrogarsi e interrogarci sul significato profondo del concetto di umanità, riflettendo su migrazione e integrazione. La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l’incontro con Lella Costa e la reminescenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto. Al centro della riflessione lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra. ———­ Così Lella Costa e Marco Baliani raccontano HUMAN, “odissea ribaltata”: “Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità. Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano. Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti. Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto – con dolore, con smarrimento – che non lo sono. La storia del nostro novecento e ancora le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta. Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema

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“occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio. Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere. E per riuscirci andremo a indagare teatralmente proprio quel segno di annullamento, quella linea che sancisce e recide: esplorare (e forse espugnare?) la soglia fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci con le parole, svelare contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare conflitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili. Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura riguardo alla dicotomia umano/disumano. Senza rinunciare all’ironia, e perfino all’umorismo: perché forse solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, la forza della poesia.” ———­ Antonio Marras: costumi come brandelli d’identità Ho accettato senza riflettere un secondo! Seppure con terrore e spaesamento, ho immediatamente accettato l’invito di Marco Baliani ad occuparmi delle scene e dei costumi dello spettacolo. Per me, nato e cresciuto in Sardegna, un’isola al centro del Mediterraneo, in una posizione che nei secoli l’ha resa teatro di guerre e massacri, violenze e sopraffazioni e pure crocevia di scambi, incontri e confronti con tante genti, era naturale sentire il mare e sentire di popoli che emigrano. La storia attuale è stata la nostra storia. Una storia di migrazioni, di strazi, di partenze e arrivi, traversate e viaggi, spostamenti solitari e ricongiungimenti familiari. Imprese impossibili all’insegna della disperazione e della speranza, alla spasmodica ricerca di un altrove migliore, una storia di interi paesi abbandonati per forza e per necessità. Ho pensato a costumi che riflettessero un’immagine dell’identità molto vicina a quella “a brandelli”, a “stracci e toppe” citati dall’antropologo Francesco Remotti. Ho utilizzato abiti usati, rifiutati, scartati che, come materiale di base, ben sintetizzano il tema della memoria e delle sovrapposizioni culturali, nate dall’incontro con la diversità e con nuovi contesti. Abiti portatori di frammenti di identità, di storie personali e collettive. Storie da riscrivere, reinventare, raccontare attraverso effimeri indumenti. Il colore che domina è il rosso in due tonalità, più calde, più fredde, dal mattone al bordeaux, dal più acceso al più cupo. Sono tonalità che fanno riferimento al mio “ligazzo rubio”, un vero e proprio oggetto­simbolo per me, carico di significati, di suggestioni, di fascino; il mio filo d’Arianna che guida attraverso il labirinto del mondo e indica la strada; un filo che unisce saldamente, annoda affetti, sentimenti, emozioni, resiste al tempo e all’usura, tiene radicato ciò che parte a ciò che resta. Il colore rosso richiama il sangue, inteso come forza vitale, purificazione, rigenerazione, scorrere di esperienze, movimento, cuore, affetti, sentimenti, calore, protezione, passione. Così anche la scena è vestita con la stessa modalità dei costumi. Fondale e pavimento sono il risultato di cumuli e accumuli di abiti incastrati, intessuti, stratificati, incrostati, assemblati e sovrapposti. Orde di popoli in fuga, il nuovo medioevo è di nuovo fra noi. ———­ Paolo Fresu: HUMAN in tre movimenti I. Ai primi di aprile un piccolo codirosso ha deciso di fare il nido nell’intercapedine tra la finestra e lo scuro in legno del mio studio bolognese. Con tutta la famiglia abbiamo assistito alla certosina e per noi emozionante costruzione del nido fino alla deposizione di sei uova tra il verde e l’azzurro e la lunga cova che ha dato la vita a sei piccoli. Crediamo che la mamma sia morta perché qualche giorno fa, dopo un forte temporale, non è più venuta e anche due dei suoi piccoli sono morti. Gli altri quattro li abbiamo portati in casa e messi dentro una scatola di cartone con tutto il nido che è un capolavoro d’ingegneria. Abbiamo provato a tenerli in vita inventandoci un “day hospital” creativo. Il primo giorno bisognava aprirgli il becco per alimentarli con una pinzetta mentre ora non fanno altro che stare con il becco aperto in attesa di cibo. Non tutti riusciranno a sopravvivere purtroppo. Lo sappiamo e per questo Andrea, mio figlio, ha costruito nel giardino un piccolo cimitero degli uccelli dove per ora ha sepolto quelli che, senza mamma e senza cibo, non ce l’hanno fatta. Ognuno ha un nome e una data di nascita e di morte che è ben riportata sulla croce come in qualsiasi camposanto che si rispetti. II. Sono a Parigi a pranzo nella Pizzeria Botteli proprio sotto casa, davanti all’arco della Porte Saint Martin. Ordino una napoletana. Mentre sono intento a tagliarla vedo al di là del vetro una famiglia di migranti. I due bambini riescono a sorridere tra loro, la madre ha uno sguardo assente e il padre ha la morte negli occhi. Mi si chiude lo stomaco e non riesco a mangiare. Penso ai nostri codirossi con il becco perennemente aperto in attesa di cibo. Chiedo il conto e domando al cameriere di avvolgermi la pizza ancora calda per portarla via. Esco e la metto nelle mani del padre dei due bambini aggiungendo una banconota nel bicchiere di carta con scritto ‘Starbucks’ che la madre tiene in mano. Salgo a casa e li osservo dalla finestra come fossero i miei codirossi posti nella scatola di cartone. Solo i due bambini mangiano la pizza visibilmente contenti. Provo a fare una foto da lontano e dieci minuti dopo riguardo dalla finestra ma non ci sono più. Andati chissà sotto quale altro platano. Apro il quaderno degli appunti e deposito sul pentagramma la melodia del Requiem di “Human”, lo spettacolo di Marco Baliani e Lella Costa sul tema delle migrazioni nel Mare Nostrum per il quale sto scrivendo le musiche… III. Alle sette un Taxi Bleu attende me e Omar Sosa sotto casa. A due metri dal platano che guarda la Pizzeria Botteli. Direzione Gare du Nord per prendere un treno Thalys per la Germania. Eravamo a Parigi per la promozione del nostro EROS e oggi abbiamo un concerto a Colonia in trio con Trilok Gurtu. In stazione entriamo in uno Starbucks per fare colazione. Io ordino un cappuccino imbevibile da 3,50 euro e Omar chiede giusto un bicchiere di acqua calda. Il signore che sta dietro il banco gliene dà uno piccolo e Omar chiede con gentilezza se può averlo più grande. L’altro risponde che non può darglielo. Lo guardo male e chiedo quanto costa un bicchiere di acqua calda. Mi dice non è contemplato nella lista dei prodotti. Anche stavolta vado via senza bere il mio cappuccino ma non so a chi darlo e lo lascio sul tavolo. Intanto penso ai due bambini africani che, con un po’ di fortuna, forse troveranno cibo anche oggi e penso alla madre con un bicchiere sponsorizzato ‘Starbucks’ ma vuoto. E penso anche ai codirossi che domani forse spiccheranno il volo per attraversare quel Mediterraneo libero che è stato la culla dell’intelligenza, della conoscenza e dello scambio. ———­ L’incontro: Lella Costa e Mani Tese

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Mercoledì 12 ottobre, alle ore 17, nel Chiostro Nina Vinchi (via Rovello 2), in occasione dello spettacolo, si terrà un incontro aperto al pubblico con Lella Costa, organizzato in collaborazione con Mani Tese. Ingresso gratuito con prenotazione a comunicazione@piccoloteatromilano.it ———­ Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza) dal 7 al 14 ottobre 2016 Orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16. Lunedì riposo. Durata: 100 minuti senza intervallo Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro ———– Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org News, trailer, interviste ai protagonisti su www.piccoloteatro.tv http://bit.ly/HumanWebTv Mi piace Di' che ti piace prima di tutti i tuoi amici.

Redazione 4/10/16 | 11:53 | 0

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Andato in scena al Piccolo Teatro Strehler, Milano

Foto di Zani Casadio Testo coraggioso quello portato (con grande successo) allo Strehler di Milano in prima nazionale da Marco Baliani e Lella Costa non tanto per il tema di attualità (i movimenti migratori) quanto per aver proposto – in anni in cui sui palcoscenici abbondano (e in certi casi imperversano) spettacoli di puro intrattenimento o pièce di consolidata notorietà – un lavoro che esprime una delle funzioni più alte del Teatro: stimolare la riflessione dello spettatore e disturbarlo nei suoi convincimenti radicati a volte solo per inerzia intellettuale. Il titolo Human sintetizza in modo icastico spirito e filo conduttore dello spettacolo: l’umanità appare cancellata da egoismi e timori che generano una mancanza di solidarietà indegna degli esseri umani. Finalità dei due autori non è la denuncia (che peraltro c’è ed è forte) della meschinità che porta a trincerarsi dietro l’ipocrisia di presunte impossibilità come nello splendido e drammatico episodio del mancato soccorso al barcone degli immigrati in grave pericolo, ma cercare di capire ciò che sta accadendo sotto gli occhi spesso troppo indifferenti di tutti noi. L’emigrazione è un fenomeno antico come l’uomo e la causa è sempre la stessa: salvare la vita propria e della propria famiglia o dalla miseria che annulla ogni prospettiva o da eventi, generalmente guerre o pulizie etniche, che tendono ad annullare la vita di chi è identificato come ‘nemico’. La pièce è centrata sul Mediterraneo (il ‘mare nostrum’ dei Romani, divenuto ‘cimitero nostrum’ per il gran numero di esseri umani che con terribile frequenza vi perdono la vita) da sempre teatro di migrazioni come racconta Baliani citando i versi dell’Eneide che narrano come il ‘profugo’ Enea con la famiglia e i compagni cerchi una terra dove poter vivere in pace e libertà e come dalla contaminazione tra popolazioni locali e immigrati troiani sia nata Roma. L’altro episodio mitologico (reso drammaticamente affascinante dall’intensa interpretazione di Lella Costa) è quello dell’amore contrastato di Ero e Leandro separati dalle acque dell’Ellesponto, lo stretto acqueo esempio di come l’uomo con i suoi odi irrazionali possa trasformare in elemento di divisione ciò che è nato per unire. Lo sguardo degli autori dalla mitologia passa all’oggi ponendo in risalto in modo ora drammatico ora lieve, ma mai didascalico e dogmatico, la miseria mentale e culturale di chi (spesso ‘in buona fede’) su questi temi segue slogan e frasi fatte costruite e lanciate da chi ‘in buona fede’ non è, ma specula sull’innata paura umana per il nuovo e il ‘diverso’ al fine di conseguire personali finalità di potere. E che dire di coloro che da un lato urlano per costruire muri contro l’immigrazione e dall’altro accrescono i propri guadagni sfruttando gli immigrati come manodopera sottopagata e priva di diritti? Spesso chi si agita dimentica che in poco più di un secolo decine di milioni di nostri connazionali sono stati costretti ad abbandonare famiglia, amici, abitudini e paesi natii per cercare un futuro tra genti di cui ignoravano usi, leggi e linguaggio (ancora oggi migliaia di giovani laureati, diplomati, ricercatori… emigrano per costruirsi un futuro che il nostro Paese non sa assicurare). Commovente e drammatica nella sua levità è la scena dell’emigrante con la valigia di cartone legata con i lacci che racchiudono poche cose e molti ricordi. Gli autori con questo bel testo si propongono – e ci sono riusciti perfettamente – di far riflettere sul perché all’inizio di questo terzo millennio quei diritti (nati dalla Rivoluzione Francese e dalla Guerra di Secessione Americana) fondanti la civiltà e cultura occidentali e che si pensava definitivi (salvo qualche temporanea e drammatica eccezione nel Novecento) appaiono oggi messi in discussione se non in pericolo da forti rigurgiti di egoismo e dalla paura verso gli ‘altri’ (gli immigrati) visti come nemici e non come fratelli da integrare. Il problema delle migrazioni dai Paesi poveri o tormentati da guerre infinite esiste e occorre affrontarlo da un lato con politiche d’integrazione sociale, economica e culturale pur nel rispetto delle diversità e delle Fedi, dall’altro operando per estirparne le cause nei Paesi di origine, mai costruendo muri fisici e mentali dietro cui nascondere il proprio egoismo. Human è uno spettacolo pienamente riuscito il cui ottimo testo è sostenuto oltre che dalle coinvolgenti interpretazioni di Lella Costa e Marco Baliani (anche equilibrato e attento regista) dalle performances dei quattro giovani attori che completano il cast (David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pisceddu). Arricchiscono uno spettacolo di rara efficacia la bella colonna sonora composta da Paolo Fresu che sottolinea con la consueta bravura i caratteri delle singole scene e le scenografie e i costumi creati da Antonio Marras che con un gioco di varianti sul rosso (colore del sangue come forza vitale) sottolinea questa millenaria storia di migrazioni, di abbandoni dolorosi e forzati e di viaggi scanditi dalla disperazione, ma anche dalla speranza di un futuro migliore o a volte semplicemente di un futuro.

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Salvatore Longo 16/10/16 | 12:04 | 0

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