Preziosa

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n.4 giugno | luglio 

uno



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rimanenze di cassaforte? ora le puoi mettere in vendita alla prima

BORSA delGIOIELLO

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gli affari di Autunno

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I dettaglianti, grossisti e produttori in possesso di lotti di particolare interesse, potranno metterli in vendita o acquistarli nell’ultimo week-end di ottobre presso il centro orafo Oromare.

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Muzzico Gioielli | Il TarĂŹ, mod. 045 Edificio Perla | Marcianise (CE) tel. 0823 513118 | www.muzzicogioielli.it prossima apertura Gem Gioielli | via Vetulonia, 24 | Roma tel. 06 7004852

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Muzzico Muzzico Gioielli


Preziosa compie un anno ed il mio ringraziamento va a tutti i lettori che credendo in noi hanno reso possibile raggiungere questo primo traguardo, ancora troppo piccolo per rivivere la storia del magazine ma fondamentale per proseguire un fruttuoso cammino. Si chiude una prima stagione per affrontarne una nuova, più incerta, forse, ma proprio perché tale più intrigante e spronante. Qualche inevitabile errore, ma tanti i meriti riconosciutici per la qualità dei contenuti articolati tra inchieste, servizi, rubriche ed approfondimenti affrontati tutti senza parsimonia per colmare un vuoto da più parti lamentato. Perché da subito ha scelto di essere un giornale che non si limitasse a raccontare i fatti così come sono. Li analizza, li anticipa, li confronta, li commenta per riportarli arricchiti del sapere di comprovati esperti. Una pubblicazione di grande respiro, a volte provocatoria, ma innegabilmente trasparente perché è nella sua natura dilatare la conoscenza. Nata non per caso, Preziosa si è concretizzata con la velocità di un sogno per farsi in breve un successo. Un successo faticato, sì, ma alleggerito dalla entusiastica e tenace collaborazione di un team altamente propositivo che vive la redazione come un creativo luogo di incontro. Appena un anno, ma tantissime le pagine scritte che, mi auguro, non passino mai indifferenti ma che, anzi, siano sempre capaci di stupire.


Diego & Riccardo Di Gennaro

D.G. preziosi

sede: Via Grande Orefici, 1 - 80133 Napoli / tel. +39 081 200104 / fax +39 081 204335 il TarĂŹ: showroom 243/244 / tel. +39 0823 513011 / fax +39 0823 513013 www.digennarodiamanti.it

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uno

uno Preziosa compie un anno

brand Il Talento di Antonio Sartori

p. 8

Il lusso disorientante dei gioielli de Grisogono

p. 12

Staurino. La complicità di un gioiello

p. 14

Luca Carati. Mille creazioni con il diamante protagonista

p. 16

Raima: diamanti come vivide cascate

p. 20

Amlé. Un mix di ironia e trasgressione de luxe nel nome della seduzione

p. 23

Lebebé, un amore di gioiello

p. 26

breaking news Una collana e sei protagonista

p. 28

eventi Preziosa compie un anno

p. 32

Mario Buccellati, dal 1919 una storia di ieri, oggi e domani. Intervista a Claudia Buccellati

p. 36

fiere The show must go on Vicenza Charm 2009 raccontata da un operatore

p. 40

Un Workshop sulla trasparenza

p. 43

Prima Borsa del gioiello. Affari di Autunno All’evento organizzato dal Consorzio Oromare in vendita i migliori lotti delle produzioni Italiane

p. 45

trend Kinetic Jewels. Complicati meccanismi per preziose microsculture in movimento referenze fotografiche: si ringraziano tutti coloro che hanno gentilmente messo a disposizione il materiale iconografico L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate

p. 46

eventi Gioiello Italiano. Assicor: valori e tradizioni per una strategia di comunicazione della gioielleria made in Italy

p. 48



www.preziosamagazine.com GIUGNO/LUGLIO 2009 / n. 4 Spedizione in abbonamento postale Reg. Tribunale di Napoli n. 77 del 01/10/2008 iscrizione al ROC n. 17658 del 10 ottobre 2008

Golden Agency srl via Generale Orsini, 40 80132 Napoli Giovanni Micera

The Renaissance Link. Il Made in Italy: trasmissione del sapere ed esaltazione della cultura per uscire dalla crisi inchiesta

direttore@preziosamagazine.com

Il tuo negozio è al passo coi tempi? La filosofia che si nasconde dietro la vetrina

Maria Rosaria Petito

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petito@preziosamagazine.com

Martino Belmanto Elisabetta Bowinkel Marco Cantarella Giulia Cusumano Mario Didone Chiara Di Martino Luigi Esposito Giovanni Lepre Federica Longobardi Paolo Minieri Silvia Passalacqua Giulio Posseti Alberto Scarani Lucia Eleonora Venino

p. 49

p. 51

I gioielli e i tessuti rivivono nello splendore della Napoli antica

p. 61

Diademi e gioielli reali alla Reggia di Venaria

p. 63

orologi Vacheron Constantin. Collezione Patrimony Traditionnelle

p. 68

Giollery. Wintex, lo strumento che ferma il tempo

p. 71

Nel cuore di Napoli il must della collezione L.U.C Tourbillon di Chopard

p. 73

Vacheron Constantin. Le maschere Una collezione che attraversa 4000 anni di storia e 4 continenti

p. 74

Speciale Internazionalizzazione: Il futuro è legato alla qualità

p. 78

Luigi Esposito grafici@preziosamagazine.com

Artemisia Comunicazione via Generale Orsini, 40 80132 Napoli telefono 081 0782962 fax 081 2471142 redazione@preziosamagazine.com

gemmologia Il Riscaldamento delle pietre preziose. Riflessioni su uno dei più longevi espedienti per l’abbellimento artificiale delle gemme

p. 83

Centro Stampa Ink Print Pozzuoli (NA)

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Action srl c.so Umberto I, 75 80138 Napoli telefono 081 19542410 fax 081 19542404 email: info@actionnapoli.it

Una Certificazione di Qualità per il Consorzio Antico Borgo Orefici

p. 88

Pile e batterie: come gestirle senza danni per l’ambiente

p. 90

Novità sul lavoro occasionale accessorio Aumentano le opportunità per le imprese

p. 91

Nulli gli accertamenti a domicilio compiuti senza autorizzazione

p. 92

responsabile commerciale: Mila Gambardella ph. +39 346 3824788 m.gambardella@actionnapoli.it

Proprietà letteraria e artistica riservata. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Golden Agency srl garantisce la massima riservatezza delle informazioni custodite nel suo archivio. Gli indirizzi verranno utilizzati, oltre che per l’invio della rivista, anche per l’invio di proposte commerciali. Ai sensi della legge 675/96 è nel diritto degli interessati richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento dei dati. Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori.

rubrica E se in vetrina facesse capolino una pesca? La frutta, scenografia di mezza estate

p. 95


brand

Il Talento di Antonio Sartori 8

di Federica Longobardi

Talento collezione “Ricami�


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Dietro il raggiungimento della semplicità c’è una energica ricerca supportata da una prolifica immaginazione. C’è tanta cultura. E basta poco per capirlo. Decodificando l’essenza dei gioielli Talento nei quali è la pura estetica dei materiali a raccontare storie incantate. Come quelle senza fine della linea Vipera. Ametiste, quarzi fumé e cristalli di rocca come sassi preziosi, inverosimili tane, regali nidi di una creatura tentatrice dalla esuberante sensualità.

collezione “Nastri”

giochi di spire bizzarre circonferenze ed eccezionali architetture

Italiano collezione “Vipera”

Aspide che con il gioco delle sue spire soffoca il concetto di principio e di fine a favore di una più astratta circolarità dell’esistenza. Di una temporalità che rasenta l’eternità. Nel fulgore dell’oro, bianco e giallo, lucido, graffiato o rodiato, si insinua, si attorciglia, si tende e punta all’ignara preda. È una danza lenta che pur tacendo uno scatto assassino racchiude una genuina espressione di vitalità. Confonde la sua eleganza, il suo corpo sottile, liscio o punteggiato di piccoli brillanti, che attraversa le calde sfumature delle pregiate pietre levando un capo che


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collezione “Cerchi”

ha mutato le misere scaglie in un singolare pavé di diamanti. Una sinuosità che si ripropone lungo le maglie della collana, minuta o dai volumi importanti, in una sorta di nodo, un viluppo posto ad infrangere l’uniformità della catena. È la genialità di Antonio Sartori, il designer orafo milanese, cha genera questi splendidi gioielli dalla particolarissima aura. È una impronta vibrante, riconoscibile nelle deliziose volute della collezione Cosmopolitan, nelle bizzarre circonferenze di Cerchi - l’ultima nata della maison - nei colorati satelliti imprigionati nelle strette dell’oro di Dieci, nelle leggere trame di Ricami o nelle slegate unioni di Wings. Così come nelle eccezionali architetture di Nastri in cui la magnificenza dell’oro supera se stessa. Sublimi sperimentazioni divenute gioielli traboccanti di simbologie e di una non comune eleganza.

Talento Italiano srl 20014 Nerviano, Italy Piazza della Vittoria, 13 ph. +39 0331 415632 fax +39 0331 587036 email info@talentogioielli.it web www.talentogioielli.it

Antonio Sartori genius. Spirals, strange circles and wonderful shapes. The simplicity of his creations results from a strong research and a lively imagination. There is a deep culture in it. It is quite simple to understand it . It is necessary to interpret the deep essence of Talento collection jewels, the pure materials of which narrate wonderful stories, such as the ones of Vipera collection. Amethysts, tinted quartz and rock crystals like precious stones, Improbable hideouts, gifts, dens of a temptress and sensual creature. Asp that, through its coils, strangle the start and end idea for a never ending life. An almost eternal time. In the splendour of white and yellow , shiny, scratch or rhodium gold, the asp insinuates itself, coils up, stretches out and directs towards the unaware prey. It is a slow dance expressing energy despite of its murderous impulse. We are overwhelmed by its elegance, its slight body,

plain or studded with small diamonds and gem stones of various nuance, raises its head and the poor scales have turned into a unique diamonds pavé. A sinuosity characterizing also the links of a small or big necklace, like a sort of knot, a tangle breaking the chain evenness. It is about Antonio Sartori genius, the Milanese goldsmith designer who creates these wonderful and special jewels. He gives his creations a vibrant mark such as in the lovely spirals of Cosmopolitan collection, in the strange circles of Cerchi, the new born collection, in the coloured satellites set in gold of Dieci, in the light chains of Ricami or in the untied ones of Wings. Such as in the extraordinary structures of Nastri collection where gold is the protagonist. They are sublime experimentations creating jewels of unique elegance, full of symbolical meanings.



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di Maria Rosaria Petito

C’è un’oasi che si spalanca in tutta la sua grandiosità in posti ancora sconosciuti. Un luogo estremo dove vite diverse generano vite diverse, splendenti e mai uguali. È l’atelier di Fawaz Gruosi, l’infaticabile creatore della de Grisogono, dove prendono forma creature di rara inventiva, all’apice della bellezza. Dove aleggia il coraggio di superare la classicità, di violare un confine già visto.

Qui brillano affascinanti evoluzioni tese tra passato e futuro, concretezza e immaginazione in un paesaggio fantastico davanti al quale il respiro si arresta I suoi gioielli sono grandi migrazioni di colore, essenza di fuggevoli aurore boreali, esemplari che generano luce e calore dall’unione di ametiste, diamanti bianchi, gialli e brown, zaffiri multicolori, tsavoriti, rubellite e smeraldi. È un concer to continuo e ver tiginoso, un simultaneo coinvolgimento dei sensi. Creature di lontane galassie plasmate da tempeste di pietre preziose. Fawaz Gruosi è il protagonista di una

Il lusso disorientante dei


de Grisog performance magicamente folle, è un artista di raro talento ed i suoi gioielli sono simbolo di un lusso disorientante, di grande originalità e di ricercata esecuzione. Come pochi s a disporre all’interno dello spazio s cenico i raffinati elementi modellando gioie meravig liose. È rappresentativo l’anello in oro rosa la cui fede si sviluppa in un fitto pavé di diamanti brown attorniat o da numerosi clus ters di lim pidi sm eraldi che convergono nel centro, dove esplode u n a i mp o n e n t e r u b e l l i t e d i 2 6 . 0 7 car ati, o la immensa purezza della enorme perla che poggia su una tavolozza di incantevoli colori, per quello in oro bianco. Grandi esemplari, due differenti unicum di altissima gioielleria. Una grandiosità che si respira uguale nei deliziosi boucle d’oreille in oro bianco attraversati da una impetuosa cascata di diamanti bianchi e zaffiri ros a dove alegg ia un afflato di femminilit à che s i inter rompe in due purissime gocce di am e t i s t a, o nella composizione di gemme, di diverse dimensioni e nuances, che vanno a combinarne di più grandi per un paio di orecchini, classicamente estrosi come un gioco di matrioske, montati in oro rosa. Creature splendide, perfette nella loro armonica eccentricità.

The amazing luxury of de Grisogono jewels.

There is a place looking like an oasis showing all its grandeur in unknown places. An extreme place where different lives create different, brilliant but never identical lives. It’s Fawaz Gruosi atelier, the untiring creator of de Grisogono brand whose unique creations are of unusual beauty. Jewels following no more the classical rules and that succeed in crossing an already known reality.In this atelier you can see fascinating developments between past and future, concreteness and imagination, in a fantastic sight taking our breath away. His jewels are great mixtures of colours, memory of fleeting aurora borealis, models creating light and warmth by joining amethysts, white, yellow and brown diamonds, multicoloured sapphires, tsavoriti, rubellite and emeralds. It’s a continuous and giddy concerto, a simultaneous involvement of senses. Creatures coming from a distant galaxy and enriched with a tempest of precious stones. Fawaz Gruosi, the protagonist of a magically crazy performance, is an artist of unique talent and his jewels are symbol of an unusual luxury, great originality and elegant performance. He can place in the spectacular context the elegant elements by shaping wonderful and joyful creations. A very typical jewel is the pink gold ring studded with a brown diamonds pavé surrounded with many clusters of bright emeralds placed in the middle, where there is an impressive 26.07 carats rubellite or the white gold ring characterized by the clearness of the big pearl studded with a palette of charming colours. They are two models, two different unicum of the important jeweller’s craft. Another wonderful model are the white gold delightful boucle d’oreille studded with many white diamonds, pink sapphires and two clear drop-shaped amethysts conveying womanhood; or the pink gold earrings studded with gem stones of different and alternating size and nuance, eccentric like a matrioske game. Wonderful and perfect creations, despite their harmonious eccentricity.

de Grisogono SA CH-1228 Plan-Les-Ouates Route de Saint-Juliean, 176 bis ph. +41 22 8178100 fax +41 22 8178188 web www.degrisogono.com

gioielli de Grisogono


Staurino STAURINO 14

la complicità di un gioiello

Creazioni spettacolari prêt-à-porter o da grande soirée Staurino, the complicity of a jewel Extraordinary prêt à porter or grand soirée creations. Afterwards, light becomes suddenly bright, almost blinding. It is a long lasting explosion that human eye is not able to stand. Warmth is high and the rocks crumble in countless small grains floating in the air, raised by a whirlwind. A new star is born, it is the brightest, the warmest. It raises slowly like a queen between vapours and sand blizzards. Its light hypnotizes. It is MIRAGE, a garish charm with irregular rays falling on the earth like thunderbolts. It has the warm colours of a desert at sunset, an universal and unique beauty. Brown diamonds and yellow sapphires are set on a pink gold frame with a big citrine quartz set in the middle. It is one of the masterpieces of the high jewellery’s craft produced by Staurino brothers, Davide and Stefano, the fourth generation of a family who continue astonishing and charming with extraordinary creations. Each jewel shows a long background, a tradition of Valenza lasting more than one hundred years, expressed through a surprisingly creative development. Rings, bracelets, earrings and classical, ton sur ton, prêt-à-porter parure or exclusive models to wear on important occasions. Next classic, Pretty Princess, Rose di Francia, Diva, Magic Snake, Spaghetti, Gothika, Mistral, Renaissance... silent songs in which the harmony of voices spreads through the light of the coloured diamonds and precious stones. The important value of the material is almost put aside by the flighty inlays, by the harmonious and odd joints inserted in now small now big chains where diamonds, sometimes, with no fear to be outclassed, became a simple detail, a mark, an expression of precious and unique jewels.

Poi all’improvviso la luce si fa forte, accecante. È un’esplosione di lunga durata che l’occhio non riesce a sostenere. Il calore è violento e le rocce si sgretolano in una miriade di minutissimi granelli che sembrano galleggiare nell’aria, sollevati da un vento vorticoso.. È la nascita di una nuova stella, la più lucente, la più cocente. Si leva lenta come una regina tra vapori e tormente di sabbia. Il suo fuoco ipnotizza. È Mirage,, un pendente aggressivo i cui raggi irregolari cadono sulla terra come saette. Porta in sé i caldi colori di un deserto al tramonto, una bellezza universale di cui non si ha memoria. Diamanti brown e zaffiri gialli sono montati su oro rosa per incastonare nel mezzo un ciclopico quarzo citrino. È uno dei mostri sacri che costellano l’alta gioielleria prodotta dai fratelli Davide e Stefano Staurino, la quarta generazione di una famiglia che continua a sbalordire e ad incantare con creazioni spettacolari. In ogni loro gioiello è visibile tutto il peso di un background lungo

un secolo, cento e più anni di tradizione valenzana espressa attraverso una evoluzione sorprendentemente estrosa.

Anelli, bracciali, orecchini e parure dalla allure classica ton sur ton, Next classic, Pretty Princess, Rose di Francia, Diva, Magic Snake, Spaghetti, Gothika, Mistral, Renaissance... canti muti dove la melodia delle voci si diffonde attraverso il bagliore di cascate di diamanti e di pietre preziose dai colori indescrivibili. Qui la inestimabile rarità della materia è quasi umiliata dalle capricciose tessiture, dagli incastri armoniosi ed eccentrici che si completano con singolari giochi di catene dalle maglie ora minute ora importanti in cui i diamanti, senza timore di sconfitte, alle volte si prestano ad un raffinato gioco in cui si fanno dettaglio, segno, espressione di pregiate unicité. (M.B.) Staurino Fratelli 15048 Valenza (AL), Italy Via B. Cellini, 23 ph. +39 0131 943137 fax +39 0131 952908 email info@staurinofratelli.com web www.staurinofratelli.com



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Luca Carati

Mille creazioni con il diamante protagonista di Federica Longobardi

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Luce ch e si scompagina in mille abbaglianti riflessi

Luce ch e si scompag in mille abbaglianti ri Dal 1988, a Valenza, il diamante è protagonista nei laboratori orafi di Luca Carati. Un brand in continua espansione che ha saputo imporre la sua immagine oltre confine inaugurando boutique monomarca a Mosca ed in Azerbaijan e corners in Uruguay e in Giappone, giacché la gran parte della sua produzione è destinata al mercato estero. Un successo dovuto, sì, all’impegnativa attività dei suoi manager commerciali ma soprattutto al ricercato design ed all’impiego di pietre rigorosamente naturali e purissime. In ogni suo gioiello c’è una soggettiva declinazione del tempo che vive nel bianco, nel rosa e nel giallo del nobile oro e nei colori delle gemme proposte nei tagli Brillante, Princess, Baguette e Tapered. Alcune creature, come rosoni di misteriose cattedrali gotiche, si sviluppano in

una struttura labirintica dove ogni elemento esercita una forza capace di trasformare, modificare, creare geometrie astruse che alterano la materia in tratti sempre differenti per farla poi rinascere in costellazioni di nuove emozioni. Altre si offrono nella rivisitazione del classico disegno cachemire con pavé di diamanti bianchi, brown e zaffiri rosa che intessono approcci di luce, magnificando le nuance nelle curve morbide come gocce di miele al sole. Strutture lineari ma intricate abbracciano, invece, imponenti diamanti da sogno, abbaglianti come l’energia sprigionata da fulmini nell’oscurità della notte. La tridimensionalità di altri avviluppa i mille riflessi della luce per scompaginarla e liberarla nel gioco di volumi tondeggianti e policentrici. Onice, acquamarina, quarzo e corniola abbandonano la loro indomabile durezza per farsi docile e lasciarsi imbrigliare in sinuosi abbracci di eleganti diamanti.

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Luca Carati 15048 Valenza (AL), Italy Via San Salvatore, 65 ph. +39 0131 954533 fax +39 0131 9224630 web www.lucacarati.it


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Luca Carati

Sospesi nel vuoto come tentacoli di medusa nelle trasparenze marine, come raggi smossi dal vento i diamanti danzano nella perfezione del cerchio. E ancora. Grandi foglie come ricami o minute ramificazioni di delicati fiori, onde trascinanti, volute rinascimentali, girocolli ed eterni solitari. Elementi che si ispirano alla natura, alle geometrie, alla intramontabile classicità per caratterizzare le collezioni Carati.

Mille mondi splendidi per mille diverse femminilità che prediligono l’austerità del prezioso, intramontabile diamante. Un lusso per chi sa veramente scegliere.

Luca Carati: a thousand creations where diamond is the protagonist(takes the spotlight) . Light creating a thousand of dazzling reflections. Since 1998, in Valenza, diamond has been protagonist in Luca Carati goldsmith’s workshops. It is an ever-growing brand succeeding in establishing its image overseas, opening one brand shops in Moscow and Azerbaijan and corners in Uruguay and Japan, since most part of its production is for the foreign market. A success due to its commercial managers activity but, above all, to the elegant design and use of natural and very pure gem stones. Each of his jewels shows a personal interpretation of the flowing of time living in the white, pink and yellow precious gold and in the gem stones colours presented in Brillante, Princess, Baguette and Tapered cuts. Some creations, like rose windows of mysterious gothic cathedrals, become a labyrinth where each element is able to transform, change and create strange geometric shapes modifying the raw material in different aspects, using it to create jewels giving new emotions. Others are the new interpretation of the classical

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cachemire draw with white and brown diamonds pavé, and pink sapphires radiating a bright light and extolling nuance in the soft curves like honey drops under the sun. Linear but tangled structures include important dreamlike diamonds, dazzling like the energy released by flashes in the darkness of the night. The three-dimensional feature of other diamonds envelops the light reflections to break and free it in curved and polycentric volumes. Onyx, acquamarine, quartz and cornelian leave their hardness to become soft so that elegant diamonds can envelop them in sinuous embraces. Hanging in the void, like jellyfish tentacles in the sea clearness, like rays moved by the wind, diamonds twinkle in the circle perfection. And more. Big leaves like embroideries or small ramifications of delicate flowers, charming undulations, Renaissance spirals, necklaces and durable solitaires. Elements inspiring to nature, geometric shapes and the eternal classicality characterizing Carati collections. A thousand wonderful worlds for a thousand different women loving the austerity of the eternal and precious diamond. A luxury made for people really able to choose.


il piacere della seduzione

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Solo mio bijoux srl Centro Orafo “Il Tarì”, Mod. 270 - 81025 Marcianise (CE) - ph. +39 0823 381709 - info@solomiobijoux.com www.solomiobijoux.com


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Raima: diamanti

com e vivide cascate di Martino Belmanto

Un brand di risonanza internazionale, alta gioielleria valenzana di eccellente manifattura dove nuovi codici del lusso tratteggiano esemplari di grande ricchezza e raro pregio. L’uso sovrabbondante dell’egocentrico diamante, in una combinazione variabile di bianco e di nero, scrive storie sempre nuove dalle trame intricate e complesse, con amplessi di luci e di ombre. Quando in alcuni esemplari si apre, poi, la prepotente partecipazione del colore, si

crea una comunanza di linguaggi che suggella la classe con insolito tratteggio. Tante collezioni variamente delineate da forme classiche o più estrosamente geometriche, contaminate dalle molte varianti di colori sprigionate dalla madreperla, dall’agata, dalla corniola, dall’opale screziato e dal corallo. Gemme che come poche sanno integrarsi perfettamente alla nobiltà dell’oro. Ogni gioiello Raima è un sofisticato omaggio alla femminilità, una creatura

dal 1975 un sofisticato omaggio alla femminilità tutto made in Italy Raima srl 15048 Valenza (AL), Italy Via Fratelli di Dio, 25/27 ph. +39 0131 945700 fax +39 0131 955911 web www.raima.it


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che si colloca all’inla; Croci: cedevoarte manipolativa ch e fa terno di uno spazio li avviluppamendella sostanza dove i protagonisti ti di agata bianuna creatura docilissima sono raffinati anelli, ca, nera o cornionelle mani di artista pendenti e orecchini la separati da che all’unisono elevano una coralità ricca incompiute cornici preziose; Cuori: candi dissonanze ed accordi. Un affiatamen- dida agata suggellata da diamanti come in to che arpeggia una melodia di cui diffi- cerca dell’altra metà o concentrici profili cilmente si perde la memoria. legati gli uni agli altri da grappoli di brilStupefacenti disposizioni di vuoti e di lanti; Rosoni: il fascino delle antiche catluce, eccentriche tangenti che infrango- tedrali snellito con grazia ed eleganza; no gli spazi. Combinazioni di nuances Waterfall: impagabili moti fluttuantenuamente appariscenti entrano nel ti di prezioso oro e diamanti che gioco di un’arte manipolativa che fa richiamano l’indomita vitalità deldella sostanza una creatura docilissima l’acqua con lampi improvvisi e gelinelle mani dell’artista. Gioielli splendidi di guizzi, lasciandola scorrere come da ammirare, superbi da indossare. un ruscello, rimbalzare come un Gioielli che hanno il dono di rendere torrente e liberarsi, poi, in una catartica cascata di esuberanti prezioso anche il look più minimalista. Groumette: morbide onde di giallo oro diamanti. Esemplari che si completano avvicinano diamanti white o black; Angeli: piccoli brillanti contornano il nella linea Parure, quel bello che vuoto di graziose silhouette di madreper- sa andare oltre. Raima: Diamonds Like Vivid Cascades. Since 1975, a Made in Italy sophisticated tribute to women’s world. A brand of international importance, a first class high jeweller’s art of Valenza, where luxury creates models of unusual richness and value. The excessive use of the self-centred diamond, in a changeable mix of white and black, creates ever new stories with complicated plots and a richness of lights and shadows. When in some models colours are prevailing, we can see a community of languages underlining the elegance with rare hatching. There are many collections variously characterized by classical or strange geometrical shapes, mixed with lots of nuance of colours deriving from the mother-ofpearl, agate, cornelian, speckled opal and coral. Gem

stones able to mix perfectly with the noble gold. Each Raima jewel is a sophisticated tribute to women’s world, a creature living in a place where the protagonists are refined rings, charms and earrings that show , at the same time, an ensemble of dissonances and harmony. An ensemble which is an unforgettable melody. Astonishing employments of dark and light, odd tangents breaking the spaces. . Softly loud colourways are used by the artist who makes the material easy to work. Wonderful jewels made to be worn and admired. Jewels able to make precious even the simplest look.

Groumette: soft waves of yellow gold together with white or black diamonds; Angeli: small diamonds around pretty mother-of-pearl silhouette; Croci: envelopments of white or black agate or cornelian separated by unfinished precious frames; Cuori: white agate with diamonds as in search for the other half or concentric silhouettes hold together by diamonds clusters; Rosoni: the charm of the old cathedrals made simpler with grace Water fall: invaluable alternaand elegance;W tions be tween precious go ld and diamo nds re calling the wate r energ y with sudden rushes and freezing-cold splashes, letting it flow like a stream and free itself in a pure cas cade o f vivid diamo nds. Models found in the Parure collection where the beauty goes beyond.


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AMLÉ Un mix di ironia e trasgressione de luxe nel nome della seduzione

Gioielli destinati a femminilità esplosive e sofisticate L’inventiva e la passione della designer, ed amministratore unico, Maria Angelucci, per gli amici Marisa, hanno dato vita ad una azienda che oggi vanta una fidelizzata clientela nei suoi 200 punti vendita posti nelle più importanti città italiane ed all’estero, conquistando la lea-

dership sul mercato nazionale ed internazionale della gioielleria-bijoutteria. È uno stile eclettico dal tocco incisivo, quello della Amlé, fatto di suggestive intuizioni con una predilezione per i volumi spettacolari e per i contrasti. La personale interpretazione di linee e spessori, curve e colori, equilibri e

Amlé ph. +39 0823 798939 email info@amle.it web www.amle.it


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Sono m etamorfosi senza controllo dove ogni elem ento diventa fulcro per nuovi incastri e sconosciute soluzioni


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disuguaglianze si manifesta attraverso una perenne trasformazione che inventa e reinventa oggetti complicati e straordinari, autenticamente originali, destinati a temperamenti forti e sofisticati. Le sue sono metamorfosi senza controllo dove ogni elemento, micro e macro, diventa fulcro per nuovi incastri e sconosciute soluzioni. È un gioco di manipolazioni che si fa eccentrica arte nel dare vita a gioielli nella loro accezione più ampia, gioielli che tornano a stupire in ogni nuova collezione. La lavorazione completamente artigianale vivifica la materia a favore di uno strepitoso aspetto estetico. “E alla fine la creatività è diventata la chiave del successo

- racconta la titolare -, in un momento di pesantezza del mercato i nostri modelli sono richiesti da una vasta clientela di fascia medio-alta. Prodotti che si ispirano al libero gioco della fantasia, ma anche alla cultura antica che, con la sua armonia, affina l’occhio e il gusto”.. Nel laboratorio di Amlé, nella opulenta Santa Maria Capua Vetere, ogni giorno mani dall’abilità leggendaria danno forma e colore ad autentiche opere, molte delle quali pezzi esclusivi. Ed è affascinante scoprire come la materia si muti in qualcosa di veramente unico. Pietre dure, preziose e semipreziose, madreperla, corallo, perle, argento, corno di zebù - innovazione vincente

AMLE’, a mix of de luxe irony and unconventionality in the name of seduction. Jew els designed for exuberan t and elegan t women.

The handmade manufacturing livens up the material picking out an extraordinary aesthetic look. “ In short, our creativity has become the key to our success – the holder tells - , in a very difficult moment for the market our models are required by a vast medium-high clientele. They are models inspired by fantasy but also by the ancient culture that, with its harmony, hones eye and taste” . In Amlé workshop located in the wealthy city of Santa Maria Capua Vetere, skilful hands manufacture, every day, real works of art most of all are a one-off. It is wonderful to see how material becomes something really unique. Hard, precious and semiprecious stones, mother-of –pearl, coral, pearls, silver, zebu horn – an innovative material- and onyx, mix themselves to be used in a different way. Bracelets, earrings and necklaces bind and overlap in a peculiar and unmistakable way; they recall emotions becoming symbols of the post-modern custom in perfect tune with the company philosophy whose mission is to convey emotions. Amlé represents a prestigious mix of de luxe irony and unconventionality recalling a finely sinful atmosphere with important and charming details, products attesting the company target, that is to enhance womanhood.

The creativity and passion of Mrs. Maria Angelucci, called Marisa by her friends, designer and sole director, have led to the birth of a company that nowadays boasts regular clients in its 200 sales point located in the most important Italian cities and abroad, by gaining the leadership in the jeweller y and junk jeweller y fields on the National and International market. Amlé style is versatile and expressive, with suggestive intuitions and a taste for great sizes and contrasts. The personal interpretation of shapes and thicknesses, contours and colours, harmony and irregularities, can be seen through a continuous transformation inventing and reinventing complicated, extraordinary and really original items, that are designed for exuberant and elegant women. In its uncontrolled metamorphosis each micro and macro element becomes the fulcrum for new joints and unknown solutions. It is an handling game that becomes eccentric art by creating wonderful jewels for each new collection.

nel settore - e onice, si combinano in una nuova logica di diversificazione per eterogeneo utilizzo. Bracciali, orecchini e collane si sviluppano per addizione e sovrapposizioni attraverso percorsi stravaganti ed inconfondibili che rievocano emozioni, divenendo oggetti da indosso simboli del costume post-moderno, in perfetta sintonia con la filosofia di un’azienda che ha come mission quella di comunicare emozioni. Amlé è un mix prestigioso di ironia e trasgressione de luxe che rimanda ad un’atmosfera sottilmente peccaminosa, con dettagli importanti ed ammiccanti, prodotti che confermano la vocazione aziendale di esaltare la femminilità. (MRP)


Un regalo speciale per u na persona speciale

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Lebebé un amore di gioiello di Martino Belmanto

Orecchini, anelli, ciondoli, bracciali e gemelli, interpreti d’eccezione che raccontano con meravig liosa semplicità l’amore più tenero, quello importante. Infinito come il cuore di una mamma. Ognuno per una storia diversa declinata da dolcissimi pensieri. Bimbi e bimbe come silhouette piene o vuote, cuori intagliati o incisi in oro bianco, giallo e rosa, illuminati da un solo limpido brillantino o da un abbagliante total pavé. Linee sobrie ed armoniose che lanciano un chiaro messaggio di vita

nuova e di gioia, di favole e desideri avverati. Piacciono da subito queste leggere strutture tridimensionali, espressamente delicate, che rimandano ai disegni dell’infanzia. Lebebè è l’ultima moda per mamme e papà, una spensierata metafora di un mondo incantato che celebra la nascita di un bimbo. La piacevolezza di indossare un gioiello strettamente legato a per-

Particolari gli anelli proposti con fede in oro bianco e con cuore snodato in oro giallo ch e ad ogni movim ento della mano fa sentire la sua presenza con bagliori e luccichii


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sonalissime tenerezze, un modo originale, unico e prezioso per avere sempre vicino i propri angioletti. Per comunicare al mondo la contentezza di essere genitori. Forme creative, eleganti, raffinate e personalizzabili. Da regalare, da regalarsi, perché alcuni momenti della nostra esistenza meritano l’eternità. Gioielli che fanno felici perché sembrano pensati proprio per te. E più sono, più sono belli, come divertenti charms che tintinnano gioiose ninnananne. La collezione Lebebè è ormai un trend, è una gaiezza contagiosa, un travolgente successo di gran classe che dilaga a macchia d’olio. Tanti e diversi per dire che è

un legame indissolubile, che è un amore totale ed incontaminato da far scoppiare il cuore, che è proprio quell’amore raro che si dona incondizionatamente. Lebebé è una collezione Lucebianca, un marchio made in Italy in costante sviluppo che ancora una volta ha saputo creare un mondo carico di emozioni. Particolari anche gli anelli proposti con fede in oro bianco mentre è in oro giallo il cuore snodato cha ad ogni movimento della mano fa sentire la sua presenza con bagliori e luccichii. Il cuore: inconfondibile simbolo di bene e icona di questa nuova collezione. La linea Lebebè è distribuita in esclusiva dallo storico gruppo Oroverde.

Lebebé, a lovely jewel A precious gift for someone special Earrings, rings, charms, bracelets and cuffs, exceptional interpreters, with marvellous simplicity, of the most tender love, the important one. Endless like a mother’s heart. Each jewel is made for a different story narrated by sweet words. Boys and girls babies represented with solid or hollow silhouette, hearts carved in white, yellow and pink gold, enlightened by one little bright diamond or by a sparkling total pavé. Plain and shapely lines communicating a clear message of new life and happiness, of fables and fulfilled wishes. People like at once these light and soft three-dimensional shapes recalling childhood draws. Lebebè collection is the latest fashion for mums and dads, a lighthearted metaphor for an enchanting world celebrating a baby birth. The pleasantness of wearing a jewel that is strictly tied to personal feelings, a particular, unique and precious way to have one’s own little angels forever with oneself. In order to communicate to the world the happiness for being parents. Creative, fine and chic shapes that can be also personalized. These jewels can be given someone or oneself as a gift, because some moments of our life deserve to become eternal. Jewels making happiness because they seem to be thought just for you.. The more they are, the more they are beautiful, such as the enjoyable charms tinkling joyous lullabies. Le bebè collection is now a fashion, a contagious happiness, a stylish overwhelming success spreading rapidly. Many and different jewels to mean that it is an indissoluble relationship, an absolute and pure love bursting one’s heart; it is the kind of unique love given unconditionally. Lebebé is a Lucebianca collection, a made in Italy ever-growing brand succeeding, once more, in creating a world full of emotions. Rings too, presented with a white gold wedding ring, are very unique, whereas the jointed sparkling heart, tinkling at every motion of the hand, is of yellow gold. .The heart, unmistakable symbol of love and icon of this new collection. Le bebè collection is an exclusive distributed by the famous group Oroverde. Oroverde srl 81025 Marcianise (CE), Italy Il Tarì, mod. 247/248 ph. +39 0823 513145 fax +39 0823 513148 email info@lebebegioielli.com web www.lebebegioielli.com


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collezione “Jaipur Diamonds www.marcobicego.com

Una collana e Oversize per un gioiello estremamente femminile

Sono tante e diverse. Sospese tra arte e design. Lineari o fastose, lunghe, lunghissime o corte da cingere il collo, di ispirazione barocca, con motivi esotici, etniche, provocatoriamente heavy metal o vintage. Un gioiello decisamente decorativo, fortemente legato alla femminilità. Non sorprende, quindi, il goffo scimmiottare delle bambine che per farsi donne ricorrono a rossetti, tacchi a spillo e ad irrinunciabili collane. Se ne creano di sempre diverse con contaminazioni di mix eccessivi, a volte di intensa ricchezza. Spesso a maglie intricate, talvolta cariche di gemme. Tornano prepotentemente i satoires, avvolti in più giri o lasciati cadere lungo la schiena nuda. Quando si rinuncia a materie

ametista e quarzo rosa www.fiorellagioielli.it

nobili per fare uso di rame, pietre comuni, ossi, acciaio, legno, conchiglie, pvc, vetro, smalti, ceramica, l’effetto pare moltiplicarsi sotto l’estrosità degli accostamenti e dei colori degli elementi costitutivi. Sono complesse composizioni o pattern speculari realizzati con particolari tecniche di lavorazione che creano uno stile-no-stile che si addolcisce con la presenza di raffinati inserti in raso, piume e pizzi o, diversamente, si irrigidisce con la presenza di metalli corrosi, pietre grezze, chiodi o vecchi ritagli di stoffe gros grain. Le suste scompaiono per fare spazio a chiusure a più nodi o a grandi fiocchi. Il mitico corallo, le candide perle ed il

collezione 3 fili Australiana www.liguoricapri.com


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collana “Cleopatra” www.pontevecchiogioielli.it

sei protagonista solare turchese si confermano immancabili must abbinabili ad ogni outfit. Solo le collane di perle rispondono a precisi canoni dai nomi inconfondibili: Collare, Girocollo, Graduata, Matinée, Opera e Treccia, la preferita di Coco Chanel. Designers di arte contemporanea sguinzagliano la loro immaginazione realizzandone di veramente astruse, come l“aiguille” di Bénedicte Mouret dove un ago in argento infilato con semplice filo si trasforma in una collana-spilla; o la surreale scala percorsa dagli

immancabili omini di Dieter Dill; come i fanciulleschi disegni sui ritagli di carta che fanno da charms ad un insolito girocollo di Moschino o il trittico di denti a raggiera incastonato in una struttura di argento di Teresa Milheiro, per citarne alcuni. Oggi l’alta moda propone collane finanche alla sposa, abbandonando i rigidi canoni che la volevano spoglia di ogni orpello. Famosi stilisti disegnano per lei collane importanti con maxi pietre o giganteschi cammei in forte contrasto con il candore dell’abito nuziale. Allegra e frizzante, dunque, anche per il “sì”. La collana è un acces-

sorio che si permette il lusso di seguire una propria strada, perché è la genuina espressione di un capriccio. Tutto le è concesso, anche trasformarsi in un dissacrante rosario, intrecciarsi a fili elettrici, infilare ruvide pomici, incastonare pietre preziose da capogiro, farsi minuta quasi invisibile o enorme, con ciondoli più o meno preziosi che pare si fatichi ad indossarli. Cuori, foto e santini, rami di corallo, bottoni, monete, croci, teschi, amuleti, boules, charms, medaglioni, c’è posto per tutto anche per il proprio nome declinato in pietre preziose o metallo, o per quello della griffe che fa tanto trend. (MRP)

collana “Malibù” oro, pietre multicolor e diamanti www.antonini.it


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www.zanongioielli.it

collana Torchon oro rosa e granati www.annamariacammilli.com

A necklace makes you the protagonist Oversize for a very much feminin jewel Necklaces are many and of different kinds. They are thought as pieces of work between art and design. Simple or rich, long, ver y long or sho rt to twirl around the neck, of baroque inspiration, with exotic and ethnic patterns, provocatively heavy metal o vintage. A definitely ornamental jewel, strictly linked to womanhood. It is quite understandable the funny mimic of girls using lipsticks, spike heels and necklaces in order to seem women. Many and different necklaces are created sometimes through the combination of ver y rich and excessive mixtures, often made of woven links, sometimes rich in gem stones. Satoires, wrapped into many turns or falling on the back, are very fashionable. When noble materials are put aside in order to use copper, common stones, bones, steel, wood, shells, pvc, glass, enamels and ceramic, the effect seems to increase thanks to the mix and colours originality of the elements. They are elaborate compositions or specular patterns made according to particular manufacturing techniques, creating a style-not-style that softens thanks to refined satin inserts, feathers and laces, or, otherwise, it becomes more austere with the use of corroded metals, uncut stones, nails or scraps of gros grain fabrics. Clasps are replaced with knots or big bows. The wonderful coral, the snow-white pearls and the sunny turquoise confirm to be inevitable must that can be matched with ever y outfit. Only the strings of pearls have precise captions with unmistakable names: Collare, Girocollo, Graduata, Matinée, Opera e Treccia, Coco Chanel favourite.

collana “La Karmen” www.robertaporrati.it

Designers of the contemporary art give free rein to their imagination creating really strange necklaces, such as the Bénedicte Mouret “aiguille” where a silver needle strung with a simple thread becomes a necklace-brooch; or the surreal stairs walked by the ever present Dieter Dill little men; such as the children’s draws on the paper used as charms in an unusual necklace by Moschino; or the star-shaped teeth trilogy set in a silver structure by Teresa Milheiro, only to mention someone. Nowadays the haute couture proposes necklaces also to the bride whereas, according to the rigid rules, she had to be stripped of any tinsel. Famous designers design for her important necklaces with maxi stones or big cameos clashing with the simplicity of the wedding dress. Necklace is cheerful and lively for the wedding, too. It is an accessory following no strict rules because it is the natural expression of a whim. All is granted to it, even to be transformed into a desecrating rosar y beads, to intertwine with electric wires, insert coarse pumices, set astonishing precious stones, to be tiny, almost invisible, or enormous, with more or less precious charms almost difficult to wear. Hearts, photos and holy pictures, coral branches, buttons, coins, crosses, skulls, amulets, boules, charms, lockets, ever ything is possible, even inscribe one’s own name or the one of the fashionable griff with precious stones or metal.

Sono complesse composizioni o pattern speculari realizzati con particolari tecnich e di lavorazione ch e creano uno stile-no-stile ch e si addolcisce con la presenza di raffinati inserti



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Il primo anniversario per questo nostro bim estrale, ch e osserva e re-interpreta il mondo dell’oreficeria e delle sue eccellenze, è stata l’occasione per brindare all’entusiasmo della redazione ed al suo aureo futuro

Preziosa compie un anno Edita dalla Golden Agency in collaborazione con la Federazione Nazionale Dettaglianti Orafi, Preziosa è distribuita in oltre 8000 gioiellerie al dettaglio del centro sud Italia, numero destinato a crescere entro i prossimi mesi. Per il suo compleanno lo scenario è stato

il golfo di Napoli, a bordo del veliero Tortuga. La serata, accompagnata dalle note di Rossana de Rogatis al flauto e di Sonia Del Santo all’arpa, ha visto la partecipazione di un elegante parterre. Molti i rappresentanti dei consorzi orafi campani e delle associa-

da sx: Roberto de Laurentiis, presidente Consorzio Antico Borgo Orefici; Sergio Anzovino e signora; in alto: una parure in corallo della maison “Mattia Mazza” indossata da una modella

Ilbim primo anniversario per questo nostro estrale , ch e osserva e re-interpreta il mondo dell’oreficeria e delle sue


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dall’alto: Massimo Caruso, consigliere della Federazione Orafi Campani; Ciro Esposito, presidente del Consorzio Vulcano Promart; l’arrivo in porto del veliero Tortuga; un momento della serata; una parure della linea Abissi di Lunargenti indossata da una modella

zioni di categoria. In prima fila il presidente del consorzio Antico Borgo Orefici Roberto de Laurentiis, Dino Costa, Carlo Torsi, il presidente della Federazione Orafi Campani Giovangiuseppe Lanfreschi ed i vicepresidenti Johnny De Meo e Carmen De Marco, il direttore Marco Cantarella, gli associati Stefania De Marco, Cosimo Caruso, Gerardo Marchetiello, Cosma Anzovino, il direttore generale di Oromare Paolo Improta in compagnia di Vincenza Perreca dell’ufficio marketing, Paolo

Castellano e Gianluca Esposito Cesariello per la ACE Group, Luciano Fusco per Fuoco Capri, Roberto Raiola della Mondial Coral, Romolo Gentile responsabile marketing della Nardelli, Elisabetta Bowinkel, Daria Misso per la Nami Gioielli, Luigi De Simone e Patrick Wehrli responsabile della Chopard Genève, il gemmologo Maurizio Mandile e Dario Boragine. Ed ancora, Ciro Esposito, presidente del Consorzio Vulcano Promart e Fabrizio Monticelli, project manager del


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Consorzio Antico Borgo Orefici, Salvatore e Gino de Laurentiis, Carmine Cossai, direttore della storica ditta Scaturchio. Deliziose modelle hanno accompagnato la traversata vestite con l’eleganza degli abiti della boutique Glamour, arricchiti dai raffinati gioielli in corallo di Mattia Mazza, 1. Stefania De Marco (Gioielleria De Marco) 2. Una parure di Evanueva 3. La redazione di Preziosa 4. Marco Cantarella, GiovaGiuseppe Lanfreschi Dario Boragine, rispettivamente, direttore, presidente e consigliere FOC 5. Giovanni Micera; Patrick Wehrli (Chopard); Luigi De Simone (Gioielleria De Simone)

dalle suggestive trasparenze di Evanueva e dagli originali argenti della de Laurentiis. L’hairstylist Emanuele Sammarruco - by go Coppola, per le mannequin ha proposto complessi ed aristocratici chignon alla francese. Hanno immortalato l’evento le emozionanti foto di Salvatore Pastore. 3

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2 1. Mila Gambardella, responsabile commerciale di Preziosa; Marina Nappa (Nappa Gioielli) 2. Il brindisi con gli ospiti 3. Elisabetta Bowinkel, visual merchandiser 4. Il taglio della torta: Giovanni Micera, Maria Rosaria Petito, Luigi Esposito 5. Carmen De Marco (gioielleria De Marco) 6. Rossana de Rogatis, Sonia Del Santo

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Mario Buccellati dal 1919 una storia di ieri, oggi e domani intervista a Claudia Buccellati di Chiara Di Martino


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I pezzi più significativi della sua storia sono conser vati nel Museo Buccellati, al terzo piano di via Montenapoleone 23, indirizzo della sua storica sede. A Vicenzaoro Charm esposta una selezione La sua storia attraversa tutto il Novecento ma le sue origini si perdono nella seconda metà del 1700: una mostra in esclusiva a Charm-Fiera di Vicenza ha ripercorso le tappe fondamentali della vita e della carriera di Mario Buccellati, fondatore - a Milano, nel 1919 - dell’omonima azienda, da sempre sinonimo di eleganza e ricercatezza. I pezzi più significativi della sua storia sono conservati nel Museo Buccellati, al terzo piano di via Montenapoleone 23, indirizzo della sua storica sede, ed una loro selezione è stata ospitata da Charm, l’edizione primaverile di Vicenzaoro svoltasi dal 16 al 20 maggio. Oggi alla guida dell’azienda ci sono Lorenzo, terzo figlio di Mario, e sua moglie Claudia, intervenuta all’inaugura-

zione di Charm per illustrare al pubblico della fiera “Dal 1919, una storia di ieri, oggi e domani”, la rassegna che per la seconda volta ha portato lontano dal Museo alcune delle creazioni più belle di Mario Buccellati. La mostra, con una selezione di circa il 10% della ricca collezione della galleria, ripercorre 90 anni di storia del costume e l’evoluzione di uno stile che ha reso famosa l’azienda nel mondo. È Claudia Buccellati a raccontarci l’emozione di far conoscere una rassegna di creazioni uniche. Mario Buccellati è stato il primo marchio Made in Italy che ha attraversato l’oceano. Quanto è stato difficile opera-


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Mario Buccellati era profondam ente legato a Gabriele D’Annunzio, oltre 100 lettere testimoniano la loro amicizia N el Settecento pionere del futuro marchio fu Contardo Buccellati. Da allora l’azienda è indissolu bilm ente associata al mondo della gioielleria re una selezione da esporre a Fiera di Vicenza? «Abbiamo imposto un taglio cronologicotematico all’esibizione, che potesse esprimere al meglio l’artigianalità degli oggetti ideati e creati da Mario Buccellati. E per scelta abbiamo deciso di non limitare la selezione ai soli gioielli, ma di testimoniare la storia dell’azienda anche attraverso documenti storici originali di personaggi che hanno segnato la storia d’Italia». Il riferimento è pr incipalmente a Gabriele D’Annunz io. In mostr a a Vicenza è stato esposto anche un libro del Vate dedicato a Mario Buccellati. «Tra loro c’era una profonda amicizia, testi-

moniata anche da più di 100 lettere autografe conservate nel museo aziendale. Non solo: oltre a molti oggetti commissionati dal grande letterato d’inizio secolo, abbiamo voluto mettere in mostra i gioielli e gli accessori creati per moltissimi personaggi noti del ’900, come, per esempio, gli occhiali di Luchino Visconti. Non per vanto, ma perché siamo consapevoli dell’enorme valore storicoartistico di questi oggetti. Anche Orson Welles è stato frequentatore del nostro negozio sulla Quinta Strada a New York». Non soltanto gioielli, ma anche orologi, borse ed accessori da donna decorati con una cura estrema del part icolare. L’azienda è nata nel 1919, ma il nome

Buccellati era già legato al mondo dei preziosi? «Già dalla seconda metà del 1700: Contardo Buccellati aprì un negozio in via Orafi a Milano (oggi, via Orefici, ndr), quindi il nostro nome appare legato indissolubilmente al mondo della gioielleria e dell’argenteria. La gestione moderna è ovviamente arrivata nel XX secolo. Oggi siamo in tre ad offrire al pubblico oggetti che hanno come elemento distintivo l’incisione accurata che rende il metallo prezioso simile ai tessuti più pregiati: mio marito Lorenzo - che ha trascorso molti anni a raccogliere gli oggetti oggi esposti nel museo -, nostro figlio Luca ed io».


reverse collection

artemisiacomunicazione.com

Centro Orafo “Il Tarì” mod. 241 81025 Marcianise (CE) - Zona Asisud tel. fax: 0823 513112 / 513113 | email: gennaronapoletano@tari.it


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Th e show must go on

Vicenza Charm 2009 raccontata da un operatore di Paolo Minieri

Si è celebrata dal 16 al 20 maggio l’edizione 2009 di Vicenza Charm in un clima palesemente dimesso senza tuttavia che il mesto coro delle sventurate Cassandre (siano esse espositori insoddisfatti o visitatori depressi) infici la voglia di guardare il futuro nei mille possibili modi prefigurati dai nuovi scenari. Il Tempio del gioiello, una volta brulicante di visitatori esteri e nazionali, dai corridoi intasati, dalle chilometriche liste d’attesa per accedervi come espositori, si presenta agli occhi del visitatore non molto diverso, in fondo, da come appariva nei tempi ormai andati: 1300 espositori (di cui il 25% esteri, in deciso aumento gli standisti provenienti dall’Italia meridionale), grandi

strutture realizzate da case di prestigio, una nutrita sezione di eventi di livello, una buona accoglienza degli organizzatori. Ma anche questi, in fase di presentazione non abbondavano in ottimismo; il direttore generale Domenico Gilardi ha accennato senza giri di parole alle gravi difficoltà del comparto orafo, agli indicatori negativi e all’evidente defezione di marchi importanti. In effetti l’assenza di Pianegonda è sulla bocca di tutti sin dagli esordi. Cosimo Caruso, esperto gioielliere napoletano del tradizionale Borgo Orefici ci confessava di girare per gli stand non più per generici acquisti, ma proprio per valutare attentamente la reale consistenza di questi famosi “brand”. Fresco di studi sul-

Il visitatore della manifestazione ha un comportam ento piu’ vigile del passato. Non esistono piu’ù santuari inviolabili, tutto e’ m esso in discussione.


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l’argomento, Caruso ci ha confidato che l’uso della parola “brand” gli appare abusato e improprio perché a suo avviso molti marchi del settore gioielleria in Italia sono deboli e la comunicazione promozionale piuttosto carente. Non basta in pratica l’autoproclamazione per ottenere di fatto lo status di marchio di gioielleria. In effetti il visitatore di questa manifestazione ha un comportamento più vigile del passato. Non esistono più i santuari inviolabili, tutto è messo in discussione. Non solo i più smaliziati si rendono conto che qualche nome celebrato del made in Italy esibisce con eccessiva disinvoltura gioielli che tradiscono evidente gusto e fattura orientale. Su questo punto ha insistito Jannelli, produttore storico di semilavorati e montature d’oro a Valenza. Lui è uno di quelli che il lavoro in questa fiera lo ha, grazie a un a presenza pluridecennale ed a un portafoglio clienti ampiamente fidelizzato che ama l’appuntamento fieristico e la classica finitura valenzana. “Ci sono alcune aziende a Valenza che hanno scommesso su un effetto crescita che non poteva manifestarsi nel nuovo contesto della crisi” - ci ha detto Jannelli. “Da ciò si è originato un massiccio ricorso al credito non confortato da vendite significative. Risultato finale: ingresso di partner produttori stranieri, oggetti snaturati, collezioni incerte”. I clienti sembrano accorgersi dello stato di salute degli espositori perché chi osa, chi lavora sul design, chi spe-

rimenta nuovi materiali (abbiamo visto ancora legno, resine, tagli di pietre meno tradizionali) ha registrato - se non vendite rapportabili alle edizione più fortunate - almeno l’interesse tangibile dei visitato-

ri. È indubbio che nei padiglioni più prestigiosi molte vetrine conservino un appeal di grande impatto. Ma il “Made in Italy” esige maggior rigore in tutti i dettagli per potersi collocare come indiscusso segno d’eccellenza. Basilea appare ancora un po’ lontana. Infatti non si possono giudicare collezioni di gran pregio (che si vedono, per fortuna, ancora spesso) quando ci si trovi, magari a distanza di un corridoio, in presenza di molte ambiguità nei criteri di utilizzo e di descrizione delle gemme impiegate. Niente da dire sull’uso ampio di materiali sintetici quando tramite questi si raggiungono effetti di taglio e di colorazioni non ottenibili con gemme

naturali: questo è il sale della creatività nostrana e certo non rende il gioiello meno prezioso. Non può però passare inosser vato il dilagante utilizzo da parte anche di firme insospettabili di rubini riempiti al vetro piombo, non sempre dichiarati per la loro esatta natura e nel loro preciso valore (esiguo). Il padiglione internazionale è un esempio vivente di gran confusione gemmologica. Nella Babele può capitare di ottenere materiale certificato in modo assai discutibile. È da Assogemme, nuovo soggetto associativo costituto da operatori di pietre, che si potrà forse sentire nel prossimo futuro una spinta verso atteggiamenti più rigorosi. Sulla sezione Gem World (promossa proprio in collaborazione con Assogemme) che avrebbe dovuto suggellare l’acquisizione, dalla fiera di Rimini, di un comparto specialistico preciso, le gemme nelle tantissime declinazioni di esse possibili, è opportuno sospendere il giudizio. Troppo pochi erano gli stand, forse frettolosa l’adesione. Ma nelle parole di Paola Pozzato di Paigem si respira un moderato ottimismo. A suo avviso bisognerebbe accorpare l’offerta di pietre (espositori storici e nuovi) in un unico spazio più qualificato e meno dispersivo per il visitatore costretto a inseguire le gemme un po’ dappertutto. Inoltre è avvertita l’esigenza di un laboratorio gemmologico che esprima giudizi immediati durante la manifestazione. Il settore del corallo si è allineato coe-


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rentemente ai diffusi bollettini col segno meno. Crollo degli acquirenti americani solo in parte compensato dall’emergente est europeo, diminuzione radicale dell’affluenza, eccesso di manifestazioni a livello internazionale: questi sono i temi su cui c’e unanime accordo tra i navigati operatori torresi. Tra di loro si è manifestato il rammarico circa i numerosi spazi vuoti visibili passeggiando nei corridoi. Sarebbe stato meglio - dicono - chiudere del tutto un padiglione, senza sacrificare la continuità delle vetrine degli stand. Francesco Del Gatto, storico esportatore ed espositore presente a Vicenza da decenni, ha proposto una vetrina densa di novità, ove il corallo è coniugato con materiali innovativi (spinelli, ametiste africane, zaffiri rosa). Considera ormai Vicenza Charm parte della sua comunicazione aziendale piuttosto che un’occasione di vendite

immediate e ha idee tanto chiare quanto gli accostamenti cromatici dei suoi gioielli. A suo avviso il binomio gioiello-moda è vistosamente esasperato a causa della rincorsa a colmare l’inevitabile vuoto evidenziatosi con la crisi. Il vero binomio, quello connaturato storicamente all’arte del gioiello, associa il pezzo di oreficeria all’atmosfera della cultura che lo produce. Il concetto di “brand”, parimenti, tende a negare il contenuto di valore reale della gioielleria, quella preziosità intrinseca, espressione di natura distinta dal mondo della moda e dell’abbigliamento. L’accento posto sul continuo rinnovamento delle linee da parte delle “griffe” determina una serie di conseguenze operative sull’attività di Abhishek Rawat (Sigi Group, produzione di montature in Tailandia, distribuzione diretta in Italia). “Tecniche di produzione, continua revisione verso il basso dei prezzi e attenzione totale ai nuovi trend: tre pilastri necessari a pilotare il cambiamento” - ha sostenuto l’imprenditore indiano - “ma il tutto non basterà ad annullare gli effetti della contrazione del lavoro. La ripresa non ci sarà se anche Vicenza non ridisegnerà il proprio ruolo tornando ad attrarre visitatori da tutta l’Europa”. A suo avviso l’edizione di maggio ha comportato un calo del 40% delle presenze italiane e una contrazione ancora più marcata degli ospiti esteri. Chi ha ordinato merce dalle sue linee lo ha fatto per migliorare l’assortimento; non si compra certo per investi-

re cifre interessanti come in passato. In effetti stiamo assistendo ad una sorta di polarizzazione dell’offerta e la ripartizione degli spazi in fiera lo dimostra. Da un lato le grandi aziende realizzano stand spettacolari di impostazione faraonica e aspirano a tagliare finalmente l’ultimo diaframma del lungo percorso intrapreso per diventare marchi di grande richiamo, capaci di influenzare il punto vendita con l’appeal ineludibile esercitato dalla promozione mirata al consumatore finale. La loro az ione influenza il mercato fissando stili e tendenze. D’altro lato le piccole (ma spesso ancora flessibili) aziende o si misurano con questi trend o si reinventano facendo leva sulle basi della loro storia. Ma in esse permane spesso cautela circa le parole magiche del marketing, calate dall’alto ormai come uno stanco refrain. Spostamento della distribuzione del lavoro orafo su scala planetaria, crisi economica globale, mutazione dei modelli di consumo alternativi al gioiello, crescita esponenziale di mercati asiatici sensibili al lusso: troppi processi di portata poderosa perché Vicenza Charm di maggio possa, da sola, offrire certezze o mostrare percorsi infallibili. Qualcuno è andato via, altri espositori debuttano con il realismo del momento ma non privi di entusiasmo. Novità si annunciano nei piani dell’Ente fieristico. Più o meno ci siamo ancora tutti. Lo spettacolo, accada quel che accada, può andare avanti.

sioni di un operatore


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Un Workshop sulla trasparenza Il bagliore delle pietre spesso nasconde la violenza e la mancanza dei diritti umani perpetrate nelle terre di estrazione di Maria Rosaria Petito

Vicenzaoro Charm, maggio 2009 - Sala Fogazzaro. Il tema è quello delle pietre conflict-free, ovvero, come dare valore aggiunto al gioiello certificato. Un workshop realizzato in collaborazione con la Learn To Be Free - la onlus di Irene Pivetti votata alla consapevolezza del valore della persona ed al rispetto delle norme e delle regole della comunità sociale -, che continua a fare luce sul percorso delle pietre preziose con un crescente impegno teso alla trasparenza della filiera produttiva del gioiello: dall’estrazione delle pietre e dei metalli preziosi alla commercializzazione del prodotto finito, passando per la raffinazione e la lavorazione. La cooperazione di Assogemme, quest’anno per la prima volta presente a Vicenzaoro Charm con Gem World (manifestazione esclusivamente dedicata alle pietre), mira da sempre ad un preciso codice di condotta professionale. Le parole del suo presidente, Paolo Cesari, hanno inaugurato la tavola rotonda ribadendo il sostegno dell’eticità nel

Irene Pivetti con Dino Menarin, presidente di Fiera di Vicenza

business delle pietre preziose “perché il tema della trasparenza ha un grande valore di marketing e comunicazione per il futuro della produzione e del consumo”. Gaetano Cavalieri, presidente della C.I.B.J.O., sottolinea la difficoltà di questo percorso culturale, di questa importante sfida che coinvolge socialmente. Poco dopo, Antonio Zucchi, presidente della Federorafi, ricorda che “quello tra le pie-

tre e i metalli preziosi è un matrimonio immemorabile, un tema complesso che deve porre maggiore interesse verso tutto ciò che è identificabile come trasparenza del settore. Per conoscere e far capire il made in, infatti, bisogna abbattere le barriere tariffarie, e non solo, in un mercato globalizzato che si presenta sotto molti aspetti anarchico”. In qualità di imprenditore e rappresentante di categoria tiene a sottolineare che c’è un gran bisogno di leale con-


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correnza e di rispetto del consumatore. Perché i dazi e le barriere sviluppano il contrabbando con un conseguente anonimato del prodotto e un prodotto anonimo non può essere valorizzato. “La tracciabilità - sostiene - è business responsabile, giacché favorisce la consapevolezza degli acquisti, ma avrà un futuro solo se a livello internazionale il mercato sarà controllato e libero”. Appare fondamentale, quindi, quanto sia importante certificare il “made in Italy” relativo, ovviamente, al taglio delle pietre. “La trasparenza è una sfida ineludibile ma difficile perché si combatte contro nemici poco visibili. È necessaria - prosegue Zucchi - un’operazione di sistema per potersi incamminare verso una armonizzazione delle legislazioni e della sorveglianza”. Per l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, è un problema da sottoporre alla Commissione Europea. Giacché i costi della tracciabilità non sono riconosciuti, la questione presenta un carattere squisitamente politico. “Sono onorata di esser il presidente di questa associazione che si fa portavoce di autorevoli fonti - spiega - impiegando tanta energia per comunicare le condizioni dell’intera filiera. Le imprese europee si sono dimostrate sensibili al tema chiedendo elevati standard etici, ma non è da tutti. È per questa disomogeneità di vedute che la trasparenza deve diventare elemento di marketing delle imprese corrette. Perché è fondamentale sapere se e perché quel tale gioiello è costato sacrifici. C’è necessità di una cultura della tracciabilità e bisogna sensi-

bilizzare pubblico e politici perché quella orafa è una filiera con un folto indotto”. Il problema è sovranazionale per cui va sensibilizzato con concrete e numerose iniziative per poter ottenere la fiducia dei consumatori, fiducia che si può conquistare solo garantendo la veridicità delle dichiarazioni dei produttori e dei commercianti.

reference guide, inoltre, offre al dettaglio un prodotto con una dettagliata etichetta per segnalare al consumatore ciò che acquista”. Perché il gioiello è la massima espressione del lusso e deve fondare sull’etica, sulla legittimità e legittimazione dei processi di lavorazione. “Un esempio per tutti - prosegue Cavalieri - in Cina, per la prima volta in un Paese comunista, grazie alla nostra associazione due operai sono stati riconosciuti affetti da silicosi e ricompensati”. Difendendo il consumatore si ha la difesa dello sviluppo e dell’impresa ed una conseguente self satisfaction per chi compra. Appare chiaro, quindi, che l’eticità ha un prezzo, e l’attenzione e la partecipazione devono essere forti a tutti i livelli per un futuro sostenibile. Learn To Be Free è un grande collettore di iniziative, che agisce su etica, politica e marketing puntando su due filoni, l’uno tecnico-tecnologico che evidenzia nodi e proponendo soluzioni, l’altro normativo che chiede ai governi italiano ed europei il giusto impegno per intervenire con norme in tutti i campi, dalle frontiere alle produzioni commerciali. Questo meeting carico di aspettative si conclude con le parole di Girardi che ribadisce: “l’eticità è una sfida che si può trasformare in una componente di valorizzazione di ciò che facciamo”. Perché una pietra preziosa è più luminosa se il suo cammino è più limpido.

Perché il gioiello è la massima espressione del lusso e deve fondare sull’etica, sulla legittimità e legittimazione dei processi di lavorazione Cavalieri riprende la parola illustrando il retailers’ reference guide, la guida, già presentata a Istanbul, in cui appare evidente che l’elemento centrale è il consumatore finale, perchè è lui che determina il valore del prodotto, e con orgoglio ribadisce che “la nostra è l’unica organizzazione non governativa scelta dalle Nazioni Unite perché da sempre siamo impegnati a combattere il terrorismo. L’accordo tra governi e filiera del diamante con il certificato Kimberl garantisce il percorso, giustificando il numero di carati dalla estrazione al taglio finale, un processo controllato dalle Nazioni Unite che consente di attestare che il 99% dei diamanti sono esenti da relazioni con conflitti armati. Il retailers’


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Prima Borsa del gioiello Affari di Autunno All’evento organizzato dal Consorzio Oromare in vendita i migliori lotti delle produzioni Italiane Marcianise - Oromare, il centro produttivo di gioielli formato da piccole imprese del settore orafo strategicamente riunite in un unico luogo, per la prima volta al mondo terrà un evento in cui dettaglianti, grossisti e produttori del settore potranno acquistare ma anche vendere rimanenze di cassaforte Prima Borsa di particolare interesse. “P del Gioiello - affari di Autunno”, sarà un evento unico nel suo genere e di grande portata. “Il centro Oromare è

una moderna filiera produttiva che offre molti vantaggi per gli acquirenti, sinergie commerciali per i produttori, affinità distributive e logistiche, garantendo le migliori condizioni operative attraverso un contatto diretto e privilegiato tra committenti e artigiani - dichiara il Presidente Gino Di Luca -. Continuando questa filosofia di collaborazione, abbiamo immaginato questo evento che allargherà il ventaglio di offerte del centro”. Gli operatori interessati potranno proporre un lotto entro il 19 settembre 2009, sarà il consorzio Oromare a valutarne il merito ed i requisiti prima di esporlo in vendita il 24 e 25 ottobre, presso il centro produttivo

BORSA delGIOIELLO

gli affari di Autunno

di Marcianise a Caserta. I lotti saranno esposti in maniera anonima riportando le sole indicazioni della descrizione e del prezzo. Il personale di Oromare offrirà una costante e qualificata assistenza in tutte le fasi, dall’esposizione alle compravendita. A sostegno dell’iniziativa, i responsabili del centro casertano hanno avviato una forte campagna di sensibilizzazione degli operatori italiani. Per questo appuntamento che si presenta molto allettante, gli interessati a partecipare sia come acquirenti che come venditori possono chiedere informazioni allo 0823 1641100 o consultare il sito www.oromare.com.


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Kinetic Jewels

complicati m eccanismi per preziose microsculture in movim ento di Lucia Venino

Michael Berger, RK049-1P RING, anello oro giallo 18kt con elementi mobili e perla di Tahiti, 2006

Dal gioiello d’autore all’alta gioielleria, dalle estrose creazioni di Piaget e Van Cleef and Arpels alla serie Ring di Gabriele de Vecchi: da sempre il movimento esercita sul gioiello un fascino magnetico e una attrazione irresistibile. Orafi e designer si cimentano nella progettazione di complicati meccanismi degni di Leonardo, spinti dalla sfida a superare i limiti imposti dalle dimensioni contenute dei gioielli e dai

vincoli estetici che obbligano a nascondere punti di giunzione e ingranaggi, traducendo le logiche di meccanismi cinetici in oggetti così piccoli. Ne nascono microsculture in movimento, la cui complessità è data dal dover prestare estrema attenzione alle proporzioni e alle qualità estetiche. L’obiettivo, infatti, è quello di creare un gioiello che sorprenda con un meccanismo nascosto, una rotazione inaspettata o una magica trasformazione e non la semplice trasposizione su piccola scala di un ingranaggio meccanico. Le complicazioni introdotte dal movimento cinetico devono necessariamente convivere con la bellezza della creazione, l’armoniosità e il piacere di indossarla. L’interesse per il movimento è trasversale alle tipologie di gioiello e coinvolge indistintamente gli orafi così come artisti


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Michael Berger, RK022-3 RING, anello in acciaio con elementi mobili, 2005 Piaget, anello della collezione Limelight Party

del gioiello, progettisti e architetti. Spesso i kinetic jewels sono guidati dallo stimolo a pensare al gioiello non come ad un decoro prezioso per il proprio corpo ma come ad un oggetto in sé, a liberarsi dall’idea dell’ornamento, della sua destinazione d’uso, dei materiali preziosi, e per questo si distaccano dal mondo della gioielleria tradizionale. Negli anni Ottanta Michele de Lucchi ha trasposto i propri codici stilistici in una serie di anelli per Cleto Munari, interpretando il movimento con microsculture da indossare come totem, a metà tra il readymade e il razionalismo decò. Per Piaget invece il movimento è diventato quasi un obbligo, una sorta di marchio di fabbrica. Che si tratti delle fedine minimal che ruotando mostrano e nascondono i diamanti nella collezione Possession o dei

dischi in onice e pavé della collezione Limelight Party che strizzano l’occhio ai vinili e al luccicante mondo della discoteca, ogni volta che una nuova stravagante creazione della casa svizzera si affaccia sul mercato, è un gioco a scoprire dove si cela il trucco. Anelli che ruotando cambiano faccia, collane che svelano lati nascosti, superfici che si trasformano nel loro opposto: sono gioielli in continuo movimento che diventano par te della gestualità quotidiana, con cui giocare mentre si inganna un’attesa o si parla al telefono, capaci di diventare una sorta di antistress personale, uno strumento di distrazione, un modo per trovare la concentrazione. I kinetic jewels interagiscono col corpo e con chi lo indossa in modo diverso e non convenzionale: se è vero che il gioiello è

quel dettaglio che più di qualunque altro accessorio parla di noi e del nostro essere, questi gioielli raccontano di personalità dinamiche e ironiche, di spiriti ludici pronti al gioco o, al contrario, di persone esigenti, attente ai dettagli. Se è nell’indole del designer rincorrere sempre nuove sfide per mettere alla prova le proprie capacità, i movimenti cinetici rappresentano sicuramente un campo da gioco imperdibile.

Le complicazioni introdotte dal movim ento cinetico devono necessariam ente convivere con la bellezza della creazione, l’armoniosità e il piacere di indossarla. L’interesse per il movim ento è trasversale alle tipologie di gioiello e coinvolge gli orafi così com e artisti del gioiello, progettisti e architetti


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Gioiello Italiano

ASSICOR: Valori e tradizioni per una strategia di comunicazione della gioielleria made in Italy di Silvia Passalacqua

Suscitare “preziose emozioni” attraverso l’eccellenza dell’arte orafa italiana. È questo l’obiettivo a cui mira il progetto “Gioiello Italiano”, appena presentato nell’ambito della prestigiosa Fiera di settore JCK di Las Vegas, dove ha riscosso i primi successi tra i visitatori dell’Italian Pavillion. Nata da un’idea di Assicor (l’Associaizone Italiana delle Camere di Commercio), l’iniziativa è volta all’elaborazione di una strategia unitaria di comuni-

attraverso le sue caratteristiche grafiche, contiene in sé le peculiarità del gioiello italiano, icona nel mondo di raffinatezza e di lusso. La declinazione del pay-off associato al marchio, nelle due diverse versioni dedicate rispettivamente al mercato italiano “preziose emozioni” e a quello estero “Yes, it’s true. Italian Jewellery Culture”, contribuisce, attraverso la suggestione delle parole, alla costruzione del senso propria del mondo dorato del Gioiello Italiano. Struttura por-

l’ambito del mercato americano, realizzata in collaborazione con la sede di Los Angeles dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE), il prossimo appuntamento è previsto per settembre, quando “Gioiello Italiano” sarà proposto per la prima volta in Italia. Questo importante momento è stato preceduto da un lungo lavoro di confronto dei vertici dell’Assicor con i rappresentanti delle principali istituzioni e realtà imprenditoriali del settore. Il Presidente Pietro Faralli e il Segretario Generale Alessandra Vittoria hanno attraversato la penisola con un road show che ha permesso loro di realizzare incontri a livello capillare su tutto il territorio. Nell’ambito di queste manifestazioni itineranti è stato possibile ai

assegnare un vero e proprio “marchio d’origine” alle aziende italiane cazione della gioielleria made in Italy, che ne racchiuda i valori e la tradizione allo scopo di promuoverne l’immagine all’estero e non solo. Questo è solo il primo passo di una più ampia azione di valorizzazione del prodotto orafo italiano così come pensata dall’Assicor, che si è avvalsa per questo della collaborazione di professionalità di primo piano per la cura dei differenti aspetti che concorreranno alla realizzazione complessiva. In primo luogo la creazione di un logo (di Hangar Design Group) che,

tante dell’intera iniziativa di promozione della nostra oreficeria, l’elaborazione di un piano triennale di marketing, frutto del lavoro del Prof. Antonio Catalani, dell’Università Bocconi di Milano. Anche lo studio dei profili giuridico-tributari legati all’implementazione dell’idea ha beneficiato del contributo di personalità di assoluto spessore, grazie al lavoro di un gruppo composito di esperti legali e commercialisti, coordinati da Claudio Tomassini. Dopo la presentazione del progetto nel-

promotori dell’iniziativa riscontrare fin d’ora un feedback positivo da parte degli interlocutori. Tra i possibili sviluppi futuri della creazione di un’immagine unitaria del prodotto orafo italiano, un’interessante opportunità, che è già nei progetti dei promotori, potrebbe essere quella di assegnare un vero e proprio “marchio d’origine” alle aziende italiane che attraverso i propri prodotti incarnino le caratteristiche peculiari dell’autentico Gioiello Italiano.


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Th e Renaissance Link

Il Made in Italy: trasmissione del sapere ed esaltazione della cultura per uscire dalla crisi di Giulia Cusumano

Made in Italy: condividerlo, diffonderlo nel mondo. Questi i grandi imperativi del progetto “The Renaissance Link”, l’Associazione nata il 27 marzo da 15 soci fondatori e pronta a svilupparsi oltreconfine per diventare epicentro di incontro tra visioni talentuose e appassionate presenti nel panorama imprenditoriale italiano. Il fine è quello di costruire nuovi paradigmi italiani dell’arte del fare impresa, riconducibili unicamente al Made in Italy e non contaminati da influenze estere. Renaissance è il terzo rinascimento, l’apprendistato della Bottega Rinascimentale, la capacità di uscire da un momento di crisi. Dieci i punti cardine del Manifesto; dal rapporto tra etica ed estetica alla esaltazione della cultura del fare, dal radicamento dell’impresa nel territorio alla valorizzazione della città come luogo d’incontro, dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie alla spinta per la nascita di un grande movimento internazionale. Quattro le aree di intervento. “Il talento dei Territori”: raccogliere le esperienze di piccoli e medi imprenditori, per valorizzare i punti di forza del loro

successo. Importante è il radicamento nel territorio e la trasmissione del sapere; emblematico l’esempio del gioielliere Raffaele Porta, che ha pensato di coniugare un turismo rilassante in zone lacustri con l’opportunità di partecipare a workshop sulla lavorazione dei metalli. “L’impronta Rinascimentale”: insiste sulla ricerca delle caratteristiche rinascimentali delle aziende italiane. L’Associazione collaborerà con imprenditori e manager nella valorizzazione delle loro eccellenze. La creatività e la passione sono una via d’uscita vincente. Ne è convinta Barbara Santoro, manager della scuola Shenker, che ha ridato vigore all’ azienda. “Testimoni dell’innovazione”: punta sulla raccolta di testimonianze di personalità eccellenti del panorama imprenditoriale italiano, perchè pos-

sano diventare propositivi spunti di riflessione per gli aspiranti leader del mercato di domani. Basti pensare all’intuizione rivoluzionaria di Elio Fiorucci, il Fashion Jeans, il primo pantalone che mette in risalto la figura. L’ultima parte del progetto riguarda la creazione degli “International Linkers”, connettori internazionali con cui scambiare riflessioni attraverso incontri e gemellaggi con le realtà d’oltralpe. Paolo Anselmi, che da anni si occupa della percezione della qualità del prodotto italiano all’estero, sottolinea come l’italianità sia sempre vista come un valore aggiunto. “The Renaissance Link” aspetta l’adesione di coloro che vogliano condividere questo grande progetto per far riecheggiare l’eco vigorosa del Made in Italy nel mondo.


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IL TUO NEGOZIO È AL PASSO COI TEMPI? la filosofia che si nasconde dietro la vetrina di Chiara Di Martino

Cinque esperti si confrontano sulle opportunità di rinnovam ento del punto vendita. Proposte e strategie concrete per comunicare il valore del prodotto gioiello Il negozio, per come è concepito oggi, è in grado di affrontare la complessità di questo momento o ha bisogno di adattar-

si alle nuovi abitudini d’acquisto? La posizione del commerciante - dietro il bancone -, le vetrine classiche - esterne ed inter-

ne, ma piuttosto tradizionali, hanno indebolito la capacità attrattiva di vendere gioielli? Il dilemma riguarda i ventiduemila punti


In un periodo difficile per52 tutti i settori dal punto di vista economico-finanziario, ogni categoria si pone delle domande per trovare una modalità di “resistenza”, per uscire dalla crisi anch e più forti. E il primo ad essere investito dall’esigenza di rinnovam ento è il punto vendita. vendita del dettaglio orafo tra monomarca, negozi storici, rivendite nei centri commerciali ed esercizi commerciali tradizionali. In un periodo difficile per tutti i settori dal punto di vista economicofinanziario, ogni categoria si pone delle domande per trovare una modalità di “resistenza”, per uscire dalla crisi anche più forti. E il primo ad essere investito dall’esigenza di rinnovamento è il punto vendita. Nel comparto orafo, dove questioni di sicurezza non consentono una varietà troppo ampia di modifiche, esperti di comunicazione e consulenti possono fornire spunti interessanti per spingere il consumatore ad entrare e, soprattutto, a comprare. Perché, come suggerisce Daniela Saibene, consulente e docente di tecniche della comunicazione, non tutte le categorie di acquisto hanno subito un calo: le spese di impulso sono aumentate. Ma anche l’autonomia del consumatore deve aumentare, come sostenuto da Fabrizio Valente, fondatore e partner di Kiki Lab. L’oggetto deve essere conosciuto,

l’esperienza in negozio va arricchita con nuovi stimoli e una maggiore vicinanza al prodotto. Sulla stessa lunghezza d’onda, Hangar Design Group, società italiana ma con sedi anche all’estero, concentrata sulla comunicazione aziendale, sulla grafica, il design, il retail e l’inte-

rior design. Per il fondatore e partner Alberto Bovo, qualsiasi connotazione di un punto vendita orafo non può prescindere da un richiamo all’eleganza del prodotto. La vetrina in questo occupa

un ruolo fondamentale: Rodolfo Santero, presidente di Ador (Associazione designer orafi), propone uno schema riutilizzabile ad ogni cambio di vetrina per riuscire a centrare, con l’oggetto più importante, il punto focale dello sguardo dei passanti. E, infine, la rilevanza dei dati di vendita: Leonardo Cilia, consulente e docente di marketing e sviluppo organizzativo nonché consulente della Federdettaglianti, suggerisce di aggiornare le modalità di raccolta informazioni. I dati, se leggibili e ben interpretati, possono costituire un punto di partenza per il rinnovamento del punto vendita in tutte le sue sfumature. Ciò che si evince dalle voci raccolte, è che il consumatore è disposto anche a pagare una cifra alta se, accanto al prodotto, riceve un servizio e, soprattutto, se l’ammontare della cifra che spende gli viene “giustificata”. In questo, i nuovi mezzi di comunicazione e un utilizzo intelligente del pc possono fare molto.


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Alberto Bovo presidente e fondatore, con Sandro Manente, di Hangar Design Group

A partire dalle vetrine, il consumatore deve poter entrare in un mondo in cui ogni singolo dettaglio trova la sua ragione di essere in riferim ento ai valori del brand. Il retail design è divenuto negli ultimi anni oggetto di una continua ricerca da parte delle aziende e dei progettisti in quanto è ormai acquisita la consapevolezza che la presentazione del punto vendita e la sua coerenza con i valori del brand è a tutti gli effetti un importantissimo e imprescindibile strumento di comunicazione. Disegnare lo spazio fisico dell’esperienza di acquisto significa dunque non soltanto delineare il perimetro di uno scambio commerciale ma soprattutto tracciare uno spazio di interrelazione tra il brand, il prodotto e il consumatore di fondamentale importanza. Se i marchi affermati hanno ormai compreso ed assimilato l’importanza del punto vendita all’interno di una strategia di marketing globale, rimane ancora moltissimo spazio per l’innovazione soprattutto in un settore - come quello orafo - dove la gran parte della produzione viene da aziende piccole o medie che faticano a sviluppare forti

strategie di marca. Il processo progettuale del punto vendita o dello spazio espositivo rappresenta spesso così l’occasione di ridefinire il perimetro del brand. Da progettisti, abbiamo sempre pensato che l’obiettivo del design di un punto vendita fosse - oltre che dare le imprescindibili risposte funzionali alle esigenze commerciali dell’azienda - quello di consolidare il brand del prodotto o del retailer, e di suscitare una vera e propria shopping experience ad alto impatto emotivo. A partire dalle vetrine, il consumatore deve poter entrare in un mondo in cui ogni singolo dettaglio trova la sua ragione di essere in riferimento ai valori del brand. Per quanto riguarda il settore del gioiello, è chiaro che qualsiasi connotazione non potrà prescindere da un richiamo all’eleganza del prodotto e ad un’immagine internazionale fatta di gusto e di contemporaneità. Quando abbiamo progettato spazi commerciali o espositivi, abbiamo sempre cercato di orientare la

1. Coerenza tra immagine e valori del brand 2. Realizzare una shopping experience 3. Alto impatto emotivo 4. Eleganza della vetrina in sintonia con i gioielli 5. Studio dei dettagli progettazione di ogni elemento verso la costruzione di un universo di segni coerente e concluso in cui la marca comunica al cliente un’esperienza valoriale insostituibile. Per questo motivo, il layout, i materiali, le soluzioni tecniche, non seguono una ricetta già sperimentata e ripetuta, ma sono strettamente correlati e funzionali alla costruzione dell’esperienza emozionale costruita attorno al cliente finale. È questo il differenziale che renderà più “attraente” il punto vendita al consumatore e gli permetterà di rafforzare l’immagine di marca complessiva.


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Il Punto vendita, anch e se storico, deve seguire i tempi e le regole della comunicazione socio-visiva, ossia il saper comunicare “il progetto di un Gioiello” attraverso il tempo sociale ch e evolve Designer Rodolfo Santero Ador associazione design Cos’è una vetrina? “Uno spazio” espositivo, più o meno circoscritto, “bidimensionale o cubico”, una vetrata tra due muri? Sì, ma è anche “Uno spazio” con “un suo obiettivo”, un suo linguaggio, una sua dimensione, un “suo momento favorevole”, una “luce”, “colore”, proporzione/equilibrio. Dunque, è solo “uno spazio” espositivo? No, è la trappola preferita “dai professionisti della vendita”, è l’immagine diretta e inconscia di “Colui che vende”, persona o brand, titolare, direttore della filiale o dipendente; è lo specchio della sua anima imprenditoriale e della sua conoscenza

1. Riflettere l’immagine e l’anima di chi vende 2. Armonia della vetrina ed esposizione a tema 3. Coerenza e dialogo tra vetrine interne ed esterne 4. Suddivisione dello spazio in quadranti visivi 5. Esaltazione di un “oggetto esca”

professionale, nonché della sua passione. L’oggetto in vetrina è muto, ma ha una storia che va raccontata, perciò bisogna farlo parlare e dialogare con gli altri oggetti. Il Punto vendita, anche se storico, deve seguire i tempi e le regole della comunicazione socio-visiva, ossia il saper comunicare “il progetto di un Gioiello” attraverso il tempo sociale che evolve. È necessario uno svecchiamento, siamo fermi agli anni ’60-’70. Il “Punto Vendita” non è poi così solo un punto e basta, ma è composto da almeno “tre spazi fisico-temporali”: l’esposizione; dell’oggetto; il posto dove “apprezzareprovare-essere informato” sull’oggetto e infine la sua consegna, se è poi comperato. La vetrina è una calamita e deve indurre il cliente, che è la migliore pubblicità esistente (e la meno costosa), a fermarsi: deve perciò essere allo stesso tempo aggressiva, convincente ed intrigante. Una vetrina è bella quando è armonica: meglio se organizzata secondo “un tema”, un soggetto rappresentativo (una stagione,

una ricorrenza). Deve esserci un punto focale, con altri due laterali e/o vicini e/o in contrapposizione, più discreti. Le vetrine interne dovrebbero essere allineate a quella esterna ed enfatizzarne le potenzialità. “Differenziarsi per non estinguersi” è tassativo. Per farlo, suggerisco di usare uno schema geometrico della vetrina: suddividerla in base alla dimensione in vari quadranti, prima quattro e poi ciascuno in quattro ancora. Segnare con una matita la linea dello sguardo dei passanti (una per l’uomo e una per la donna). In mezzo a queste due linee va posizionato l’oggetto-esca, e di contorno gli altri oggetti. Nello schema inserire di volta in volta tutte le informazioni sul contenuto (oggetto, posizione, prezzo) e annotare, ad ogni richiesta, informazioni utili sul cliente. Inserire i dati nel pc e farne venire fuori una sorta di “statistica” interna. Un ultimo consiglio: perché non usare i suggerimenti visivi di chi i gioielli li disegna e li immagina già inseriti in un contesto?


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Il punto vendita deve innovarsi, ma soprattutto deve “riqualificarsi” Un punto vendita di successo deve saper “creare valore” per il consumatore: vantaggi economici, funzionalità-design ed emozionali, che il concorrente non offre. I punti vendita di maggiori dimensioni esprimono meglio tale capacità; tanto più gli spazi sono limitati tanto maggiore è la difficoltà di farsi riconoscere come leader: la situazione è facilitata se il negozio è storico e in centro; ma occorre esserlo anche oggi per non essere superati da operatori di dimensioni-ubicazioniassortimenti migliori. Si possono identificare quattro macro

Leonardo Cilia docente di marketing e sviluppo organizzativo Consulente Federazione Nazionale Dettaglianti Orafi

tipologie di negozi: i negozi storici (generalmente di gamma alta); i negozi nei centri commerciali (prodotti di massa, di primo prezzo); i monomarca (top di gamma). La quarta tipologia è costituita dai negozi tradizionali, con assortimenti similari, stessa presentazione dei prodotti (vetrine anonime e di difficile lettura), stessa dimensione (in genere piccola), stesso layout, stessa modalità di illuminazione delle vetrine e dell’interno. Sono i più critici in quanto non presentano distintività e il valore proposto è lo stesso di quando il mercato era in crescita ed i consumatori entravano in negozio per acquistare spontaneamente. Il punto vendita deve innovarsi, ma soprattutto deve “riqualificarsi” rispetto ai comportamenti “trading-up e tradingdown” dei consumatori. Come? A volte il gestore del punto vendita investe in rinnovamento con un nuovo layout, nuove vetrine, nuovi arredi, ma con la stessa ubicazione, superficie e spesso con gli stessi assortimenti. È un lifting o un cambiamento? Se ci si limita a “cambiare l’involucro” senza intervenire su posizionamento-target consumatoriassortimento, il risultato è un lifting che lascerà inalterate le relazioni del punto vendita con il mercato e con i concorrenti, compromettendo i futuri risultati economico-finanziari.

1. Rilevanza dei dati di vendita 2. Organizzazione delle informzioni sui clienti 3. Rinnovare layout ma anche la sostanza 4. Creare “Valore” per il consumatore 5. Modificare relazioni con il mercato e i concorrenti I dati di riferimento per impostare il cambiamento sono l’analisi della trading area, il tipo di clientela, la spesa media e la frequenza di acquisto, il volume dei pezzi venduti nelle fasce prezzo delle categorie-famiglie di prodotti. Occorre “rivisitare il punto vendita” individuando i nuovi possibili incrementi di valore e verificare le ipotesi di conto economicoredditività a seguito dell’investimento. È un approccio difficile perché “mancano i dati” sia esterni che interni. I primi, se il punto vendita non ne dispone, possono essere raccolti con una apposita ricerca di mercato (capacità che dovrebbe essere nel Dna del commerciante). I dati interni vanno rilevati ed interpretati per impostare ed aggiustare la politica di vendita, d’acquisto, di magazzino e di comunicazione; in molti casi, tali dati non sono raccolti in maniera analitica; si ragiona a valore per marche e/o per categorie anziché per famiglie-fasce prezzo-pezzi.


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Daniela Saibene consulente e docente di tecniche di comunicazione

È evidente ch e la gioielleria intesa com e negozio deve essere “all’altezza” del prodotto gioiello in termine di immagine e di aspettative del cliente, ma in Italia la maggior parte dei punti vendita del dettaglio orafo è sufficientem ente curata. 1. Gioielleria all’altezza del prodotto 2. Adattamento alle nuove priorità di acquisto 3. Valorizzare la comunicazione del gioiello 4. Puntare sulle occasioni importanti 5. Messaggi più moderni e meno antiquati È sicuramente vero che negli ultimi 15 anni i punti di vendita hanno assunto un ruolo strategico importantissimo per le marche e soprattutto per i consumatori. Negli settori diversi da quello orafo è avvenuta una piccola rivoluzione: nascita di concept store (Armani Via Manzoni Milano), megastore (Mondadori), sofisticazioni del prodotto (Princi panetteria). Tutti presentano stimoli forti per i clienti che nel nostro settore non ritrovano: l’unica grande innovazione

degli ultimi 20 anni è la vendita visiva, soprattutto nei centri commerciali. Premesso questo, non credo che sia questo il vero problema. È evidente che la gioielleria intesa come negozio deve essere “all’altezza” del prodotto gioiello in termine di immagine e di aspettative del cliente, ma in Italia la maggior parte dei punti vendita del dettaglio orafo è sufficientemente curata. Le barriere all’acquisto sono da ricercare maggiormente nelle priorità di acquisto che forse sono cambiate e dai desideri che si rivolgono maggiormente a prodotti che lascino esperienze e ricordi (viaggi, spa etc). E qui interviene la comunicazione. Proprio su questo, crredo che il gioiello possa ancora dire qualche cosa. Il gioielliere che ha in mente un progetto valido e intende fortemente realizzarlo anche in momenti come questi ha l’arma vincente: cogliere opportunità lasciate da altri gioiellieri, puntare su prodotti non

curati o comunicati male, è questo che fa notare la differenza. Possono venirci in aiuto le quattro “P” del marketing: prodotto, prezzo, promozione e, naturalmente, punto vendita. Non dobbiamo dimenticare inoltre che oggi il cliente in generale vuole spendere bene i propri denari. Uno studio recente ha dimostrato che sono diminuiti gli acquisti programmati mentre sono in crescita quelli di “impulso”; spesso si sente “poche cose ma belle”. E questo non può essere un desiderio che il gioiello può soddisfare? Un altro aspetto da non sottovalutare sono i sentimenti, le emozioni e le occasioni importanti della vita, che non sentono crisi. Mi potrà essere detto: “ma è una ricetta vecchia come il mondo!” E chi dice che non sia anche attuale se rivisitata con gli equilibri di oggi: messaggi più moderni, meno melensi, più pragmatici ma che fanno brillare gli occhi a chi dona e soprattutto a chi riceve.


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“La crisi è un’opportunità che ci capita una volta sola nella vita: utilizziamola al meglio”. Non c’è una ricetta precisa per innovare il punto vendita: sicuramente, con cadenza annuale è necessario ragionare su nuove idee. È un dato reale quello secondo il quale, in periodi difficili, i migliori riescono a consolidarsi, facendosi trovare pronti al momento della ripresa e a volte addirittura crescendo. Nel settore orafo, forse è più giusto parlare di crisi di idee che di mercato. Se il cliente è cambiato, il punto vendita deve cambiare con lui e puntare sulla differenziazione attraverso il potenziamento dei servizi. Occorre creare un rapporto privilegiato con il cliente. E per farlo bisogna “studiarlo”: conoscere le sue attitudini, le sue esigenze e le sue abitudini d’acquisto. Innovare non significa ristrutturare il negozio, ma “ripensarlo”. Il percorso di innovazione si articola in differenti punti: mettere a fuoco i punti di forza del punto vendita e dell’attività che in esso viene svolta e procedere verso un approfondimento delle

1. Nuovi obiettivi con cadenza annuale 2. Approfittare della crisi per consolidarsi 3. Maggiore apertura verso il cliente 4. Maxi schermi con dettagli del gioiello in video 5. Raccontare la storia dei prodotti

opportunità di mercato. I progetti che il titolare di un punto vendita può sviluppare devono essere realistici ed articolati e, soprattutto, prevedere obiettivi a breve termine. In sintesi, l’analisi del Retail Mix deve coinvolgere: il negozio, l’assortimento, il personale, i servizi e gli eventi. C’è un aspetto che va certamente potenziato ed è l’esperienza del consumatore all’interno del punto vendita: è necessaria una apertura verso il cliente già dal momento del suo ingresso. Per motivi di sicurezza è evidente che non è sempre possibile (anche se i negozi che vendono prodotti tecnologici possono smentire questo assunto), ma si potrebbe scegliere una gamma di prodotti di minor valore che il cliente possa vedere da vicino, magari toccare. E quando questo è davvero irrealizzabile per il valore della merce esposta, allora si possono installare delle microcamere che, proiettando l’immagine in movimento su un grande schermo, possano far osservare tutti i dettagli dell’oggetto: il cliente deve essere il più autonomo possibile. Su quello stesso schermo interno, così come in vetrina, possono trovare spazio delle story telling: raccontare per immagini la storia di un prodotto, di un metallo o di una lavorazione. E perché no? Posizionare all’esterno quello stesso schermo, attivo anche a chiusura negozio, e renderlo realmente interattivo con un touch screen. Può sembrare avveniristico, ma è molto meno difficile (e costoso) di quanto si creda.

Fabrizio Valente fondatore e partner di Kiki Lab

C’è un aspetto ch e va certam ente potenziato ed è l’esperienza del consumatore all’interno del punto vendita: è necessaria una apertura verso il cliente già dal mom ento del suo ingresso.


d’elia Il mito delle perle

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I gioielli e i tessuti

rivivono nello splendore della Napoli antica

di Luigi Esposito ph. Salvatore Pastore

Nel suggestivo scenario dell’Archivio di Stato di Napoli si è svolta la mostra “I borghi e le strade di Napoli. I gioielli e i tessuti d’oro e d’argento dei Maestri dell’Arte”, un evento fortemente voluto dall’amministrazione locale e dagli organizzatori al fine di rafforzare l’immagine della Napoli Bassa, il naturale proscenio di un’area cittadina tutta dedita all’attività artigianale, stratificata e ubicata in quelle strade sin da epoche remote. L’esposizione, accolta tra le storiche sale dell’Archivio e nel prezioso chiostro del Platano, che ancora reca tracce degli affreschi rinascimentali, ha voluto offrire uno spaccato delle preziose manifatture che hanno reso la città di Napoli nei secoli scorsi sede indiscussa di produzioni orafe e tessili. Gioielli e tessuti raffinati d’oro e d’argento (con testimonianze risalenti sin dall’età romana), rappresentano il trascorso storico di un settore della creatività e delle produ-

zioni che ancora oggi Gioielli connotano l’artigianato e tessuti e l’attività imprenditoraffinati d’oro riale delle principali attie d’argento vità cittadine. rappresentano In mostra vi erano manuil trascorso storico fatti orafi quasi del tutto inediti di un settore (provenienti da collezioni private) risalenti della creatività al XIX e al XX secolo, testimonianze delle e delle produzioni pregiate e accurate tecniche di lavorazioch e ancora oggi ne dei sapienti artefici che sin dal connotano Trecento si stabilirono nell’antico l’artigianato Borgo Orefici, prospiciente la linea e l’attività del mare, per favorire il commercio e imprenditoriale gli scambi. I monili storici sono cittadina stati affiancati dalle produzioni moderne degli ar tigiani del Consorzio Antico Borgo Orefici che, ispirati alle fogge e ai modelli dei pezzi antichi, hanno interpretato e realizzato gioielli che nascono ancora oggi dall’uso sapiente delle tradizionali a dx: Collana in corallo fiori e foglie (prima metà del secolo XIX) tecniche aggiornate attraverso i moderni strumenti di lavorazione. in alto: Pendente in oro 12kt (1850 ca.), Napoli


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Un dato impor tante emerso dalla mostra è la forza e la tutela assegnata alla corporazione degli orafi, attraverso la redazione e l’applicazione di Statuti (il primo risale al 1474) che regolamentavano le metodologie per la lavorazione dei metalli preziosi, la cui qualità veniva certificata dall’applicazione di un marchio che ne confermava l’autenticità e la provenienza. Le vetrine dei preziosi, inoltre, sono state arricchite da importanti testimonianze di lavori in corallo, perlopiù provenienti dalle storiche fabbriche di Torre del Greco, leader indiscussa in età borbonica per la produzione del prezioso oro rosso. I tessuti pregiati e gli abiti storici sono

stati protagonisti dell’altra importante sezione della mostra. L’industria tessile che si insediò a Napoli sin dal X secolo ebbe il suo massimo fulgore nel Settecento, rappresentando una delle attività più diffuse nell’economia del tempo. All’archivio soono stati esposti abiti civili e religiosi, testimonianze storiche di un periodo compreso tra il XV e il XIX secolo. Infine, ma non ultima, una selezione di importanti documenti di archivio che hanno confermato l’eccezionalità delle due attività manifatturiere che ancora oggi rappresentano un elemento significativo e fondamentale per lo sviluppo socioeconomico partenopeo.

a dx: Paliotto (fine sec. XVII). S. Domenico Maggiore, Napoli “I borghi e le strade di Napoli. I gioielli e i tessuti d’oro e d’argento dei Maestri dell’Arte” La mostra, che si è svolta all’Archivio di Stato di Napoli dal 15 maggio al 15 giugno 2009, curata da Nicoletta D’Arbitrio, è stata realizzata con il cofinanziamento dell’ Unione Europea (POR FESR Campania 2007-2013 Asse 1 ob. 1.12.) della Regione Campania, Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali. Organizzata dall’ EPT Ente Provinciale per il Turismo di Napoli in collaborazione con l’Archivio di Stato di Napoli, il Consorzio Antico Borgo Orefici, il Consorzio Antiche Botteghe Tessili e il Consorzio Napoli Centro Antico con il patrocinio della Provincia di Napoli e del Comune di Napoli che lo ha inserito nell’ambito del Maggio dei Monumenti. L’evento è stato inoltre possibile grazie alla sinergia instauratasi tra il Ministero dei Beni Culturali, Il Ministero dell’Interno, Il Fondo Edifici di Culto, La Soprintendenza Speciale per il P.S.A.E. e per il Polo Museale Napoletano, La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, La Società di Storia Patria di Napoli, Il Museo Industriale Filangieri di Napoli, La Biblioteca Nazionale di Napoli e tutti i collezionisti privati che hanno reso disponibili le loro collezioni.

a sx: Bracciale in oro sbalzato (prima metà del sec. XX) collezion privata


Diademi e gioielli reali alla Reggia di Venaria I gioielli dei Savoia e i capolavori devozionali del santuario di Oropa


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Fino al 10 gennaio 2009, nell’affascinante cornice della Reggia di Venaria, ch e accoglie i visitatori con il rinnovato Gran Parterre Juvarriano, prestigiosi lavori dell’oreficeria italiana saranno esposti nello “snodo garoviano”, a testimonianza del gusto e della devozione di casa Savoia.

Restituita al pubblico nel 2007, la Venaria Reale* ospiterà per oltre sei mesi splendidi capolavori orafi della corte sabauda. La mostra, curata da Stefano Papi (esperto di gioielli) e Tomaso Ricardi di Netro (storico e responsabile dell’attività espositiva di Venaria Reale), raccoglie le principali testimonianze della gioielleria di corte, nonché alcune delle opere di gioielleria “religiosa” che la devozione del popolo, degli artistocratici e degli stessi sovrani sabaudi donò alla Madonna Nera del santuario di Oropa sulle montagne di Biella. * Reggia dei Savoia, già patrimonio dell’Umanità, nonché nucleo del sistema museale concentrico di Torino che costituirà il palcoscenico naturale delle celebrazioni nel 2011 del centocinquantenario dell’Unità d’Italia.

Nelle antiche sale di parata e di udienza, brillano gli straordinari capolavori realizzati dai gioiellieri di corte, fra tutti quelli del torinese Musy, che in breve con l’aiuto del figlio e delle successive generazioni rappresentò un vero e proprio caposaldo nelle produzioni orafe italiane (ancora oggi in via Po, la storica ditta opera in un negozio la cui facciata risale al 1865). Tra le opere più famose, ci furono i gioielli creati per Margherita, prima regina d’Italia (1878), che amava indossarli in gran quantità per rafforzare la sua aura di regalità. L’estro e la sapienza dei gioiellieri condusse alla realizzazione di veri e propri capolavori dalle fogge e dalle carature veramente straordinarie. Il percorso dei gioielli regali è poi arricchito dai ritrat-

in apertura: Corona del Bambin Gesù Oro, argento, diamanti, ametiste, cristalli di rocca e paste vitree, inizio XIX secolo La corona fu donata da re Vittorio Emanuele I di Savoia nell’agosto del 1820 in occasione della visita dei sovrani per la terza incoronazione della statua della Madonna. Il disegno ricorda quello delle corone dei re di Sardegna, come appare nei loro ritratti settecenteschi. Rimase sul capo del Bambino fino al 1972.

a dx: Pettorina Argento, oro, diamanti, smeraldi, rubini, zaffiri, granato rosalie, 1758. Gioiello ad andamento triangolare costituito da una composizione complessa di ramages, fiori e volute a nastro in lastra di argento e oro. L’opera si può ascrivere alla tipologia del “devant de corsage”, ossia la pettorina derivata dall’ingrandimento delle asole del nodo a fiocco, sviluppatosi nella spilla Sevigné che a fine Settecento si allunga a triangolo verso il basso per seguire il taglio che disegna la scollatura dell’abito sul corsetto. Non solo gioiello civile, la pettorina venne impiegata anche come decorazione per le statue della Vergine.


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la regina Maria José

ti delle regine Margherita e Maria José, veri e propri tableaux vivants, che si illuminano per far brillare le straordinarie e seducenti parures indossate. Accanto ai gioielli della corona sabauda, trovano largo spazio importanti pezzi del Tesoro di Oropa. Il santuario omonimo, che verosimilmente dal XIII secolo ospita una statua della Madonna oggetto di signi-

Spilla a fiocco Oro e diamanti, metà del XVIII secolo Il motivo del fiocco ebbe grande successo nella metà del XVIII sec. ed è conosciuto con il nome di “Sévigné” da Madame de Sévigné che lo rese popolare. Montato su argento, i diamanti di taglio antico sono incastonati nella montatura completamente chiusa sul retro del gioiello. I due ganci sono di epoca posteriore e montati con diamanti a rosa in castoni di argento. Il fiocco viene tradizionalmente chiamato “nodo d’amore”, in quanto primo dono Carlo Alberto di Savoia alla moglie Maria Teresa. Quest’ultima la donò al Santuario nell’agosto del 1852

tificativa venerazione (gli stessi Savoia a partire dal XVII secolo avevano fatto costruire in loco un appartamento per abitarvi durante i periodi di ritiro spirituale), nel corso dei secoli è diventato un vero e proprio scrigno di tesori, testimonianze non solo di fede ma anche di arte e cultura. Tra le tante opere donate ci sono le corone di varia fattura realizzate dai principali orafi

del tempo, per le incoronazioni solenni della statua. A Venaria Reale, i principali manufatti di queste due realtà, quella regale e quella religiosa, ben si fondono in una mostra che costituisce uno spaccato prestigioso e prezioso dei secoli che resero il Regno d’Italia e più circoscrittamente il Piemonte una delle principali realtà storico-artistiche d’Europa. (L.E.)



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Collezione Patrimony Traditionnelle di Mario Didone


Il Salone

dell’alta orologeria di Ginevra 2009 svoltosi per la prima volta a Gennaio in un clima tipicamente invernale e freddo ci ha rivelato non un letargo ma un risveglio da parte di alcune delle marche presenti, ed in particolare secondo un mio - e non solo - parere da parte di Vacheron Constantin, marca da oltre 250 anni attenta custode del tempo. La prestigiosa marca ha regalato agli appassionati e agli addetti ai lavori delle belle realizzazioni, ed in particolare per quel che concerne la linea classica della famiglia Patrimony nata nel 2007 per ribadire, semmai ve ne fosse stato bisogno, tutta la filosofia Vacheron Constantin per contenuti, sobrietà nelle linee e nei tratti delle casse che racchiudono una classicità che ben si adatta a questo millennio. Già coronata da un meritato successo non stento a credere che i neonati modelli della Patrimony Traditionnelle avranno ancor più apprezzamenti e attenzioni da parte di un’ampia platea di clienti. Come non rimanere affascinati dal Cronografo Calendario Perpetuo dotato del mag nifico e ben noto calibro Vacheron Constantin 1141QP meccanico a carica manuale e ruota a colonne, 18.000 alternanze ora, 48 ore di riser va di carica, ben visibile con le belle finiture anglage, perlage e Côte de Genève attraverso il vetro zaffiro del fondello a vite e racchiuso nella robusta cassa in oro rosa da 43 mm, impermeabile a 3 atmosfere.

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Che dire del quadrante argentè - ben protetto da un vetro zaffiro bombato con trattamento antiriflesso -, su cui sono indicate ore e minuti, piccoli secondi a ore 9, contatore 30 minuti a ore 3 lancetta del cronografo centrale, la fase lunare astronomica e il datario a lancetta a ore 6, mese e giorno della settimana attraverso le finestrelle e un po’ decentrata una piccola finestrella - esattamente sopra al contatore a ore 3 - che indica gli anni bisestili, da sottolineare che la luna è incisa su un piccolo disco in oro. Non meno bello e pieno di interessanti contenuti tecnici il Cronografo con 2 contatori a carica manuale calibro 1141 con ruota a colonne, 21 rubini, riserva di carica di 45 ore, inserito nella cassa oro rosa di mm 42, sempre visibile attraverso il vetro zaffiro del fondello a vite con la caratteristica fine zigrinatura, il quadrante argentè con le tradizionali indicazioni ore minuti grande lancetta centrale del crono indicazione dei secondi nel contatore a ore 9 e dei 30 minuti a ore 3. Tutti e due i Cronografi descritti sono dotati di cinturini in alligatore marrone cuciti a mano e fibbie dèployante in oro rosa con la mezza croce di Malta. Ed ecco il “semplice” ed affascinante solo tempo Patrimony Traditionnelle 38 mm cassa in oro rosa, dotato del nuovo calibro 4400 elaborato dall’alta maestria degli orologiai Vacheron Constantin. Questo meccanismo visibile attraverso il vetro zaffiro del fondello a vite ha una

lunga riserva di carica 65 ore, 28.800 alternanze ora, 21 rubini, insignito del Punzone di Ginevra, il quadrante argentè con un contatore a ore 6 per i secondi, la cassa impermeabile a 3 atmosfere. Completano la collezione esecuzioni di alta competenza artigianale, veri capolavori che rendono onore alle centinaia di ore spese alla loro realizzazione, quali il Patrimony Traditionnelle Squelette, con casse in oro bianco da 38 e 30 mm abbellite rispettivamente da 82 e 64 splendidi diamanti e il Patrimony Traditionnelle Joaillerie casse in oro bianco da 38 e 30 mm e quadranti con pavè di brillanti, il modello grande ha ben 473 diamanti sul quadrante e 167 sulla cassa. Ovvio che i movimenti di manifattura per queste ultime 2 collezioni sono insigniti del Punzone di Ginevra -1120 SQ carica automatica, 1003SQ carica manuale, 1400 sempre carica manuale.


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I gioielli applicati all’orologeria, ch e diventano espressione di personalità e vero accessorio di moda

Giollery

Wintex, lo strumento che ferma il tempo di Mariadomenica Santamaria

ce,

e stupis canta n i he per nc g un nuo i s vo concetto di orologeria alternativa. Dal perde n U fetto connubio tra ricerca estetica e arte orologiaia nasce Giollery, un segnatempo gioiello, accessorio di moda ed espressione di personalità. Fautore di tanta originalità è Wintex, rilevato nel 1958 dal gruppo svizzero Montres Rolex Sa per la

società milanese Caldex. Ogni anno l’erede di lusso trova eccellenti consensi nel mercato nazionale ed estero attraverso esclusive collezioni. Pezzi unici definiti da una singolare creatività ed eleganza, da indossare con disinvoltura e grande libertà. In uno stile mai convenzionale, il brand parla il linguaggio della moda, raccoglie le suggestioni più attuali e le tramuta in orologi bijoux da sfoggiare. Preziosi dettagli ideati per la donna che ama giocare con il proprio fascino osando, senza rinunciare alla propria femminilità. Per quest’estate accattivanti proposte in un defilè di seduzioni estetiche. Esuberanza di linee, ricchezza di particolari, sfavillio di cristalli, si uniscono alla pura libertà d’espressione delle nuance dei cinturini. Vario e inimitabile


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design. Ecco Segreto, un gioiello dal fascino misterioso che svela e nasconde la sua duplice anima. Summa bellezza racchiusa in un sofisticato e seducente orologio. Brillantini Swarovski accarezzano la cassa in acciaio bianco, giallo o rosé che si lega a un cinturino in pelle stampa struzzo. Caratteristico il quadrante “c’è e non c’è” che ricorda un arcano orologio da taschino. Della stessa eleganza 1910, icona del tempo di una sensualità brillante e aristocratica. Preziose geometrie si sovrappongono a raffinati dettagli in onice e all’enfatico bottone. Un capolavoro di dolcezza e ultrafemminilità soffia dal mare. È Marine, fluido come le maglie bombate del suo bracciale che lascia spazio al delicato quadrante in madreperla. La cassa in acciaio bianco,

rosé o nero, con movimento a quarzo, diventa unico elemento con il singolare cinturino. Semplice e raffinato come L’Agilis, con l’essenziale cassa integrata ad un bracciale elastico che avvolge il polso della donna più sofisticata, esaltando il suo nsolito ma di autentico valore è charme. In Imperiale con quadrante in madreperla e smalto, supportato da un cinturino in gomma. Impermeabile fino a 5ATM, per vivere la passione estiva in grande stile. La stessa ritrovata nel pregiato Keramix dove unicità e avanguardia si rivelano nel totale utilizzo della ceramica. Linee diverse e ineguagliabili che lasciano spazio alle emozioni di tutti soddisfacendo ogni gusto e circostanza. Vera espressione di un grande equilibrio estetico segnato dall’inconfondibile fascino Wintex.

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Nel cuore di Napoli il must della collezione L.U.C Tourbillon di Chopard Settantotto orologi Chopard e i relativi tourbillon arrivati dalla Svizzera e messi in vetrina nel centro di Napoli: l’iniziativa porta il nome di Luigi De Simone, titolare di De Simone Gioielli, negozio di piazzetta Santa Caterina, nel quartiere di Chiaia. Rivenditore dal 2001 della storica casa svizzera di orologi di alta fattura, Luigi De Simone ha voluto offrire ai propri clienti un servizio davvero “speciale”: oltre ad aver esposto i pezzi più belli della collezione L.U.C Tourbillon di Chopard ed alcuni esemplari del movi-

mento regolatore inventato 200 anni fa per ridurre gli effetti della forza di gravità, ha creato un’occasione di incontro unica tra i propri clienti ed il responsabile tecnico dell’Alta orologeria di Chopard, Patrick Wehrli, giunto a Napoli appositamente per l’iniziativa. Wehrli ha spiegato al pubblico le caratteristiche di questo meccanismo, da qualche anno progettato e messo a punto artigianalmente da un gruppo di 160 addet-

ti specializzati della Chopard. La linea di Alta orologeria che monta i tourbillon si affianca a quella di orologi da uomo abitualmente prodotta dalla società ginevrina, dotati del più classico movimento ETA. «Avere il responsabile tecnico di Chopard a diretto contatto con i nostri clienti è stata una grande soddisfazione ha spiegato De Simone -. Wehrli è sicuramente più preparato di qualsiasi dettagliante e ha fornito delle spiegazioni molto interessanti, che hanno arricchito il bagaglio culturale degli appassionati di orologi». (C.D.M.)


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VACHERON CONSTANTIN

le masch ere di Giulio Posseti


N el 2007 la manufacture horlogère ha sentito il bisogno di rendere omaggio all’umano ch e estende i suoi confini fino al sublim e. Un lungo cammino ch e ha condotto ad un viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca delle radici dell’uomo.

Tre anni di lavoro, 12 maschere, 300 esemplari per una collezione unica e magnifica. Métiers d’Art «Les Masques» rappresenta per la Vacheron Constantin un capolavoro senza paragoni nel panorama mondiale dell’orologeria. Definir li semplicemente orolog i è riduttivo. Sono delle vere e proprie creazioni artistiche, nate dall’estro e dal talento di una manufacture horlogère che nel

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2005 ha festeggiato 250 anni di storia. Allo scadere dell’anniversario, l’azienda ginevrina ha puntato ad obiettivi di eccellenza superando nella manifattura orologiaia i limiti del possibile. Il calibro è stato interamente ripensato per accogliere le maschere; l’idea dei designers infatti, è stata quella di far sparire quasi del tutto il movimento lasciando campo assoluto alle riproduzioni di queste meravigliose opere d’arte. L’ispirazione de « Les Masques» non poteva che nascere a Ginevra, sede di uno dei principali musei di arte primitiva al mondo: le Musée Barbier-Mueller. Dalle sue ricche raccolte si è evoluta l’idea della collezione ginevrina, che ha

per tema la riflessione sul passato e sul presente, sul futuro e sull’eterna continuità del tempo, sull’arte e la cultura, sul viaggio e sulla scoperta. La creazione ha richiesto mesi e mesi di lavoro e studio di tecniche minuziose che alla fine hanno permesso ai Maestri artigiani di riprodurre in oro le miniature con dovizia di particolari. Il prototipo di ogni maschera è stata realizzato manualmente riproducendo finanche le tracce e i segni del tempo, conservando le originali armonie e forme, vincolo fondamentale dettato dagli eredi Barbier-Mueller per l’affidamento delle opere scelte. Dopo la creazione di quattro maschere nate nel 2007 e quattro nel 2008, le ultime


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della linea: Asia, America, Oceania e Africa sono state presentate il 2 giugno alla serata di gala organizzata al Metropolitan Museum per l’inaugurazione della mostra “A legacy of Collecting: African and Oceanic Art from the Barbier-Mueller”. Ogni orologio realizzato in 25 esemplari è dotato del calibro Vacheron

do il quadrante libero di ospitare le maschere che fedelmente riproducono gli originali del museo Barbier-Mueller. Ogni miniatura, sospesa su vetro zaffiro abilmente trattato, sorprendentemente vive di vita propria, evocando sguardi silenziosi di segreti ancestrali, gli stessi che hanno ispirato la realizzazione della collezione.

Gran Galà per “Les Masques” Il 2 giugno, in anteprima mondiale, nella suggestiva cornice della Sala del Tempio di Dendur, del Metropolitan Museum of New York, sono state presentate le ultime quattro creazioni della collezione “Les Masques”. Nell’ambito dell’inaugurazione della mostra “A legacy of Collecting: African and Oceanic Art from the Barbier-Mueller”, un’esposizione dedicata ai capolavori del museo BarbierMueller di Ginevra, fortemente sostenuta dalla Vacheron Constantin, la collezione di orologi è stata protagonista della cena di gala a cui hanno partecipato oltre 250 invitati (clienti, collezionisti, amanti dell’arte e amici della maison ginevrina). Durante la serata abilmente scenografata, è stato presentato anche uno spettacolo di danza della celebre Juilliard School. Amabili padroni di casa sono stati i vertici della maison, Juan-Carlos Torres, direttore generale, Marc Guten, direttore internazionale, Hugues de Pins, presidente per l’area nord americana, contornati inoltre della presenza di Monique BarbierMueller e Laurence Mattet, rispettivamente patron e direttrice del museo ginevrino delle arti primitive.

Constantin 2460G4 a ricarica automatica (certificato dal prestigioso Punzone di Ginevra) con un movimento che permette di leggere il tempo senza le lancette. Con un gioco di ruote e di ingranaggi, le ore, i minuti, il giorno e la data incise su quattro dischi - diventano visibili attraverso apposite aperture, lascian-

Infine, a rendere ulteriormente uniche e preziose «Les Masques» hanno contribuito i versi del poeta francese Michel Butor, che ha arricchito con piccoli poemetti in prosa scritti a lettere d’oro i singoli quadranti, che recano così una sequenza di frasi che si susseguono in spirali infinite.



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Internazionalizzazione: di Chiara Di Martino


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Il futuro è legato alla qualità Parola d’ordine: internazionalizzazione. In quest’ottica la Camera di Commercio di Caserta, presieduta da Mario Farina, ha deciso di puntare sul sostegno alle imprese per consolidare i rapporti della filiera con il mercato internazionale. Forte il legame con il consorzio Oromare di Marcianise (CE), guidato da Gino Di Luca.

L’artigianalità è storicam ente una caratteristica delle aziende locali. L’aum ento dei prezzi dei m etalli preziosi, la riduzione della domanda interna e i nuovi competitor esteri, hanno motivato la Cam era di Comm ercio di Caserta ad avviare una fase di internazionalizzazione: Puntare sul m ercato estero per uscire dalla crisi. Stando ai dati sull’export, le relazioni commerciali della provincia di Caserta con il mercato estero hanno subìto più di altre l’instabilità della domanda, con picchi verso l’aumento e la diminuzione estremamente flessibili. Nello specifico, nel periodo 2000-2008

Internationalization: Future depends on quality Password is: internationalization. With regards to this, the Chamber of Commerce of Caserta, chaired by Mr. Mario Farina, has decided to support companies in order to strengthen the chain relationships with the international market. Relation with Oromare consortium located in Marcianise (Caserta) and chaired by Mr. Gino Di Luca, is very strong. According to export data, commercial relations between the province of Caserta and the foreign market have suffered, more than other companies, the demand fickleness, with very flexible surges towards rise and decrease. In particular, from 2000 to 2008, the reduced production local quotas absorbed by Spain and Germany,

has been balanced by Hong Kong and Malta. By comparing these data with the ones of the other Italian provinces, it is clear that if, on the one hand, the production of the city of Caserta manages to keep high its quality standards, on the other hand it is weakest as for the European exports; in this field, the districts having dropped share on the American market. The proposal of the Chamber of Commerce of Caserta is included in a wide range of actions aimed at boosting internationalization. The chairman Mr. Farina and Mr. Gino Di Luca have positively welcomed the synergy in existence in favour of the goldsmith’s art centre located in the province of Caserta.


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la quota di produzione locale assorbita dalla Spagna e dalla Germania, che si è ridotta, è stata compensata da Hong Kong e Malta. Mettendo in comparazione questi dati con quelli delle altre province italiane, è evidente che se da un lato la produzione casertana continua a tenere alti gli standard di qualità, dall’altro risulta più debole sul fronte delle esportazioni europee, dove invece hanno guadagnato terreno i distretti che hanno perso quota sul mercato americano. L’intervento propositivo della Camera di Commercio di Caserta si inserisce pertanto in un ampio ventaglio di azioni per potenziare l’internazionalizzazione. Il presidente Farina e Gino Di Luca hanno commentato con entusiasmo la sinergia in atto a favore del distretto orafo casertano.

Farina: “Il nostro dovere è utilizzare ogni risorsa disponibile per le imprese orafe” Quali si sono dimostrati, finora, i punti di for za delle produzioni orafe locali nella provincia di Caserta? La realtà imprenditoriale orafa della provincia di Caserta è stata finora incentrata su produzioni di alta qualità in gran parte ad opera di imprese di piccole dimensioni. Anche l’artigianalità è stata storicamente una caratteristiche delle aziende locali. Ora l’aumento dei prezzi dei metalli preziosi, la

Mario Farina, presidente della Camera di Commercio di Caserta dal 2007


81 speciale internazionalizzazione

INTERVIEW Mr. Farina: “Our duty is to use each available resort in favour of the goldsmith’s companies”. Which have been, until now, the strengths of the local goldsmith’s productions in the province of Caserta? The goldsmith’s entrepreneurial activity of the province of Caserta, has been centred, until now, around high quality products mainly manufactured by small companies. The hand-made production too has been an important characteristic of the local companies. Now, the precious metals prices rise, the

riduzione della domanda interna e i nuovi competitor esteri hanno reso necessario un ripensamento: per questo motivo la Camera di Commercio di Caserta ha dato via a questa operazione votata all’internazionalizzazione. Bisogna puntare di nuovo sul mercato estero per uscire a testa alta dalla crisi. Sono in programma a breve altre iniziative che la Camera di Commercio di Caserta intende portare avanti nel settore orafo? È evidente che nostro dovere è quello di utilizzare ogni risorsa di cui disponiamo e che possiamo mettere in campo con lo strumento propedeutico, indispensabile, della programmazione. In questa ottica, il Meeting internazionale dei segretari generali delle Camere di commercio italiane all’estero è un appuntamento a nostro giudizio strategico. In programma per la prima volta a Caserta dal 4 al 9 luglio, è stato l’occasione nella quale pianificare la politica di penetrazione sui mercati esteri di un settore di eccellenza come quello orafo. I produttori hanno avuto la possibilità di colloqui one-to-one con

i vertici camerali all’estero; ricevendo le indicazioni più aggiornate e funzionali con cui progettare le proprie strategie aziendali in funzione dei mercati sui quali si punta. Va da sé, naturalmente, che la CCIAA è impegnata a garantire la presenza nelle manifestazioni più qualificate del comparto, sia a livello nazionale sia internazionale. Nel compar t o orafo, quali sono, secondo Lei, le forme organizzative in grado di perseguire un orientamento verso prodotti di qualità e verso il mercato estero? Come già accennato, il distretto casertano ha saputo ritagliarsi una fetta rilevante del mercato italiano grazie ad una serie di elementi distintivi, tra i quali la capacità di agglomerazione, sarebbe a dire la collaborazione basata su rapporti fiduciari. La forma del consorzio è apparsa vincente: in Campania ne abbiamo più di un esempio. E l’esperienza di Oromare si è mostrata vincente in questo senso, e per questo motivo la Camera di Commercio di Caserta ha ritenuto opportuno promuovere l’espansione sul mercato internazionale.

decrease in the national demand and the new foreign competitors have brought about a rethink; for this reason the Chamber of Commerce of Caserta has started this action turned to internationalization. It is very important to direct again attention to the foreign market in order to come out of crisis holding one’s head up. Does the Chamber of Commerce of Caserta plan on soon other actions to carry out in the goldsmith’s field? It is clear that our duty is to use each available resort by the essential preparatory tool that is the planning. In this point of view, the International Meeting of the general secretaries of the foreign Italian Chambers of Commerce is, in our opinion, of high importance. It is planned for the first time in Caserta from 4th to 9th of July, and it has given the chance to plan the entry policy in the foreign markets of the very important the goldsmith’s field. Producers have had the chance to have one-to-one talks with the managers of the Chamber of Commerce abroad, getting the most up-to-date and useful information in order to formulate their own company strategies in terms of the chosen markets. It is evident that the Chamber of Commerce of Caserta will take part in the most important events of the section, both at National and International level. In the goldsmith’s section which are, in your opinion, the organizations that can aim at manufacturing quality products and towards the foreign market? As already said, the district of Caserta has managed to corner a large share of the Italian market thanks to its capability for agglomeration, that is the collaboration based on trust relations. The consortium seemed to be the best kind of organization and it is very common in Campania: Oromare is a successful exemple and for this reason the Chamber of Commerce of Caserta has decided to promote the growth in the International market.


82 speciale internazionalizzazione

Gino Di Luca: “I soci di Oromare dovranno continuare a puntare su produzioni di qualità” Presidente, quale può essere il primo passo per incrementare le capacità operative del settore nel comparto orafo casertano? Con gli ultimi dati alla mano, è evidente che la risposta più adeguata alle problematiche evidenziate da quelle informazioni è l’internazionalizzazione. Occorre promuovere forme di collaborazione che siano garanzia di una maggiore visibilità sui mercati esteri nel medio termine. Credo che sia di estrema importanza evitare azioni “a intermittenza”: la costanza è un fattore imprescindibile per non rendere vani gli interventi a favore del settore. Quale può essere il modo giusto per radicarsi nel mercato estero? Ce ne sono tanti. Uno può essere l’analisi delle esigenze dei potenziali interlocutori. Ma è ovvio che nella fase successiva bisogna agire in modo attivo: essere presenti sul mercato internazionale e stringere accordi e legami con tutti i livelli della filiera estera, dalla distribuzione al dettaglio. Ma tutto questo non è possibile senza un altissimo livello del prodotto che cerchiamo di posizionare su quei mercati. In questo le aziende consorziate stanno facendo degli sforzi enormi per mantenere standard elevatissimi in una congiuntura economico-finanziaria così sfiancante.

OROMARE

Le cifre - Oltre 75 milioni di euro di investimento - 1.500 addetti occupati - Oltre 150 mila mq di superficie totale - 25 mila mq quella utile complessiva. Le unità produttive sono distribuite in due corpi contrapposti a tre piani; ciascuna di esse ha una superficie utile di 64 mq o multipli, ed è dotata di impianti autonomi - Circa 600 posti auto in parcheggi interrati ed oltre 1.100 nei parcheggi a raso - 3.500 mq destinati ai locali per i servizi comuni

Gino Di Luca, presidente consorzio Oromare

Quale significato assume in questa ottica il sostegno della Camera di Commercio di Caserta? «È una presa di posizione molto positiva che dà il giusto risalto al ruolo di una Camera di Commercio. Le potenzialità del distretto casertano sono enormi e i traguardi raggiunti finora lo testimoniano. È chiaro che la crisi ha colpito tutti i settori produttivi e quindi noi non ne siamo stati esenti. Però abbiamo dalla nostra la consapevolezza di rappresentare una eccellenza del settore e questo non può non avere rilevanza nella ripresa». INTERVIEW Mr. Gino Di Luca: “Oromare members must aim at quality products”. Chairman Di Luca, , what is the first action to foster the field activity in the goldsmith’s section of Caserta? Looking at the last data, it is clear that the best way to face problems underlined by this information is

internationalization. It need foster kind of collaborations providing, in a short time, a greatest visibility in the foreign markets. I think it is very important to avoid “intermittent” actions because constancy is an unavoidable element to not waste actions in favour of the field. What is the best way to put down roots in the foreign market? There are many ways. One of these consists in analysing the requirements of the possible interlocutors, but it is clear that in the following stage it needs to actively act, to be present in the International market and sign commercial agreements and relations with all levels of the foreign chain, from distribution to retail. All this is possible only thanks to the high quality of the product we try to bring in these markets. About that, the syndicated companies are trying to keep high standards in a so wearing economic-financial conjuncture. How much important is the support of the Chamber of Commerce of Caserta? It is a very positive stance giving the right importance to the Chamber of Commerce. The potentials of the district of Caserta are vast and the goals achieved until now attest it. It is evident that crisis has hit all production sectors, ours too. However, we are aware of representing an excellence of the field and this is very important for the economic recovery.


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Il Riscaldam ento delle pietre preziose Riflessioni su uno dei più longevi espedienti per l’abbellimento artificiale delle gemme di Paolo Minieri* e Alberto Scarani** Bibliografia: “L’abbellimento artificiale delle gemme”, Kurt Nassau, ed. IGI - 1989 “Ruby & Sapphire”, Richard W. Hughes, RWH Publishing - 1997

Abbiamo in precedenza visto come l’aggiunta di berillio in associazione con l’aumento di temperatura produca un cambio di colorazione nei corindoni. Similmente, si è cercato di investigare il trattamento per termodiffusione, classificato come perfezionamento per addizione di elementi estranei cromofori del metodo principe utilizzato per l’abbellimento artificiale delle gemme: il trattamento termico. È il caso di evidenziare qui un aspetto fondamentale: il semplice riscaldamento di una gemma produce effetti di miglioramento riconducibili esclusivamente alla modificazione fisica di elementi chimici già preesistenti all’interno della stessa, talvolta combinati con agenti che aiutano il risanamento delle fratture. Tale caratteristica ha conseguenze importantissime nell’analisi e nella certificazione della qualità delle pietre preziose, campi in cui l’intrusione invasiva di sostanze estranee è considerata elemento sempre penalizzante. Una datazione precisa dei primi esperimenti di riscaldamento risulta impossibile.

Già in India nel 2000 A.C. venivano prodotte agate rosse e corniole con evidenze di trattamenti termici, rinvenute tra l’altro in numerose tombe egizie, compresa quella di Tutankhamon (1300 a.c. circa). In più di 4000 anni il procedimento non ha subito sostanziali variazioni, basti dare un’oc-

Il m eccanismo ch e consente le modificazioni viene scatenato dall’aum ento della temperatura ch e, nella maggioranza dei casi, consente scambi chimici a livello atomico tra la gemma e l’atmosfera circostante. chiata a molti dei rudimentali apparati che a tutt’oggi, principalmente nella zona di Chanthaburi in Tailandia, o in Cambogia (foto 1), sfornano a pieno ritmo gemme riscaldate di ottima qualità. Semmai, sino ai primi studi analitici condotti dal Dr.

Foto 1. Tradizionale fornace cambogiana tutt’ora in uso nell’area di Pailin per il riscaldamento degli zaffiri. (Per gentile concessione di Vincent Pardieu. Photo: Len Rummel/www.fieldgemology.org, 2004)

G.O. Wild nel 1932, l’efficacia dell’esposizione delle gemme al calore non poteva che essere valutata, dai pur esperti “burner” che in modo rudimentale, per così dire “a occhio”. L’affinamento dei metodi delle scienze sperimentali sfociò nel diciannovesimo secolo in miglioramenti continui delle risorse tecniche, e si resero disponibili quindi forni capaci di raggiungere e mantenere agilmente temperature superiori ai 1500 ° (foto 2). Ma in cosa consiste il trattamento termico o per riscaldamento? Benché siano numerosissime le gemme interessate come pure le varianti del procedimento, possiamo affermare che gli elementi principali sono fondamentalmente


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Foto 2. Moderna fornace elettrica per trattamenti ad alte temperature (1800° C) realizzata da Ted Themelis (per gentile concessione di Ted Themelis)

Foto 5-6. Tormalina Elbaite di 3 carati provenienza Mozambico, prima e dopo il trattamento termico. (per gentile concessione di Jason Brim)

due: la temperatura e l’ambiente (composizione dell’atmosfera e pressione) in cui questo avviene. Il meccanismo che consente le modificazioni viene scatenato dall’aumento della temperatura che, nella maggioranza dei casi, consente scambi chimici a livello atomico tra la gemma e l’atmosfera circostante. Gli effetti del calore su di

Foto 3-4. Cristalli grezzi di zaffiro proveniente dal Montana, USA, prima e dopo il riscaldamento. (per gentile concessione di Jason Brim)

una gemma possono essere molteplici: si va dall’inscurimento al cambiamento di colore, dalla variazione strutturale alla fratturazione. È chiaro che lo scopo principale di un trattamento consiste nel migliorare l’apparenza di una gemma per cui gli aspetti che maggiormente ci interessano riguarderanno la modificazione del colore e della purezza. Il cambiamento di colore si può avere nel diamante (in associazione ad irraggiamento); nei corindoni varietà zaffiro (aggiunta o riduzione di colore nelle tinte giallo, verde o blu, foto 3 e 4) e rubino (modificazione da bruno o porpora a rosso, da rosso ad arancio, rimozione di compo-

Inclusioni di rutilo (seta) in rubino birmano non scaldato (sin) e sottoposto a trattamento termico(ds). L’alta temperatura ha portato alla dissoluzione delle strutture aciculari. (Foto: A. Scarani)

nenti di colore indesiderate); nell’acquamarina, (modificazione da verde a blu); in altri berilli (da giallo ad incolore, da arancio a rosa); in una sterminata varietà di quarzi (dall’ametista al quarzo affumicato, quarzi microcristallini come corniole, occhio di tigre etc.); in Spodumene e Kunzite (da porpora a blu, da verde a rosa o violetto); nei Topazi e nelle Tormaline (quasi la totalità di esse subiscono il trattamento, Foto 5 e 6); nello Zircone (da bruno a rossastro o blu, da verde a blu o giallo). La Tanzanite (varietà della zoisite) è un caso emblematico: in natura si presenta nella stragrande maggioranza dei casi di un poco attraente color giallo-brunastro e, solo a seguito riscaldamento, ottiene la splendida colorazione blu-porpora che l’ha resa famosissima nel mondo. La modificazione della purezza più conosciuta e apprezzata si può osservare nei corindoni varietà zaffiro e rubino. In questo caso si agisce opportunamente sulla composizione gassosa dell’atmosfera per ottenere un ambiente “ossidante” o “riducente” (maggiore o minore quantità di ossigeno) e ciò consente, per esempio di provocare la dissoluzione delle


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Foto 7. Alone di tensione discoidale concentrico intorno a cristallo incluso in zaffiro sottoposto a riscaldamento (Foto: A. Scarani)

bande di “seta” composte da aghi di rutilo con conseguente miglioramento della trasparenza in gemme lattescenti, biancastre o nebulose. Il procedimento può consentire anche di accentuare la visibilità del fenomeno dell’asterismo, di ridurlo o di eliminarlo del tutto. L’esposizione ad alte temperature provoca molto spesso distinte modificazioni all’interno delle gemme. Le inclusioni (quasi sempre presenti) subiscono alterazioni che in alcuni rari casi possono portare ad irreparabili danneggiamenti. Spesso, all’interno di una pietra sottoposta a riscaldamento si possono osservare inclusioni cristalline che, a causa del differente coefficiente di dilatazione, hanno provocato una frattura discoidale concentrica denominata alone di tensione (foto 7). Un altro inequivocabile indizio viene dalla modificazione esterna dei cristalli inclusi che, se nelle gemme non trattate risultano solitamente ben definiti, con pareti e spigoli netti (foto 8), appariranno invece

Foto 8. Cristallo integro in zaffiro non scaldato. La nettezza degli spigoli e la presenza di inclusioni aciculari di rutilo intatte fanno escludere l’eposizione ad alte temperature (Foto: A. Scarani)

Foto 9. Inclusione di Pirrotite parzialmente fusa in rubino scaldato. Notare l’ammorbidimento degli spigoli (Foto: A. Scarani)

deformati, maggiormente arrotondati e privi di spigoli vivi in quelle scaldate (foto 9) in ragione direttamente proporzionale rispetto alla temperatura raggiunta. Un discorso a parte merita il riscaldamento a bassa temperatura. Dato che i tempi di esposizione e il grado di calore sono inversamente proporzionali a volte può essere vantaggioso prolungare di molto la procedura abbassando notevolmente la temperatura (500-700 gradi). In questo caso gli effetti sulle inclusioni potranno essere drasticamente limitati o annullati e il trattamento sarà di conseguenza rilevabile solo con l’ausilio di apparecchiature molto avanzate (es. spettrofotometro FTIR). Al giorno d’oggi il trattamento per riscaldamento è ampiamente accettato ed, in alcuni casi (Tanzanite, Tormalina, Zircone, Ametista etc) considerato una routine talmente consolidata da non ritenerne rilevante neppure la menzione in

fase di acquisto/vendita. A tale proposito bisogna considerare che, se nei casi appena descritti, solo raramente il trattamento costituisce una discriminante di rilievo dal punto di vista del prezzo, in molti altri (basti pensare a zaffiri e rubini) l’importanza di questo fattore è assolutamente imprescindibile. Al giorno d’oggi molti giacimenti di materiale qualitativamente elevato sono ormai sterili od in via di esaurimento e, a fronte di un’offerta in calo e di una domanda in costante rialzo, si è corsi ai ripari mediante trattamenti vari su gemme che non avrebbero altrimenti trovato immediata commercializzazione a causa della loro minore appetibilità. È il tipico caso degli zaffiri Sri-Lanka denominati Geuda (termine singalese utilizzato per descrivere il materiale grigio azzurrastro di minor pregio) che invasero il mercato nella seconda metà degli anni ‘70 e dei rubini birmani di provenienza Mong Hsu


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Foto 10. Zaffiro Sri-Lanka, 2.55 ct prima e dopo il riscaldamento. Notare la modificazione delle inclusioni. (per gentile concessione di Ted Themelis)

commercializzati a partire dai primi anni ‘90. Gli zaffiri Geuda all’origine mancavano quasi totalmente di colore e la trasparenza era notevolmente compromessa dalla presenza di abbondante rutilo in forma di “nubi” e “bande” di “seta”, cosa che li accomunava ai rubini Mong Hsu nei quali spiccavano inoltre marcate zonature

Foto 11. Zaffiri grezzi di provenienza Ilakaka, Madagascar. In alto materiale non trattato, in basso, a seguito del riscaldamento. (Photos: V. Pardieu www.fieldgemology.org, 2005)

violaceo-bluastre. In entrambi i casi il riscaldamento ha consentito un drastico miglioramento del colore (arricchimento per i Geuda, foto 10-11, e rimozione della componente blu per i Mong Hsu, foto 12) e la dissoluzione della “seta”. Tuttavia, nel caso dei Mong Hsu è stato necessario l’utilizzo di un componente aggiuntivo sotto forma di fondente per consentire il risanamento delle numerose fratture tipiche del materiale. Possiamo senz’altro dire che la maggioranza delle gemme poste oggi in commercio ha subito un trattamento termico di intensità variabile da caso a caso (magari minimo come nel caso delle

acquemarine), senza effetti apprezzabilmente depressivi sul livello dei prezzi. Conseguenze riduttive si devono necessariamente prendere in considerazione a proposito del valore delle pietre che associno ulteriori manipolazioni che prevedano aggiunte di sostanze estranee. Ma, non riscaldate e tagliate da cristalli non manipolati, le gemme quanto costano? In generale la domanda di pietre di questo genere sembra in aumento (negli Stati Uniti, in Giappone, o nei mercati europei più consapevoli e maturi) principalmente a causa della loro rarità, ma anche per la loro incomparabile bellezza. Tanto per dare un’idea, uno zaffiro di provenienza SriLanka può incrementare il proprio valore del 20%, se di circa un carato, del 200%, 300% o più se di dimensioni ragguardevoli ove lo si rapporti a una gemma di pari avvenenza ma trattata termicamente. E in Italia? Come sempre si arriva in ritardo, ma tutto lascia pensare che il trend verrà ripreso e le gemme senza alcun trattamento saranno sempre più richieste. *Consigliere Federazione Orafi Campania **Gemmologo IGI di Anversa

Foto 12. Rubini grezzi di provenienza Mong Hsu, Birmania. Sulla sinistra materiale non trattato, a destra dopo il riscaldamento. (Per gentile concessione di Richard W. Hughes)



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Una Certificazione di Qualità per il Consorzio Antico Borgo Orefici di Chiara Di Martino

È il primo caso di certificazione di qualità rilasciata ad un consorzio ch e attesti anch e la qualità delle singole aziende ch e ne fanno parte: È il traguardo raggiunto dall’Antico Borgo Orefici di Napoli che ha ricevuto attestato ISO 9001:2008 da par te di CSQ, Org anis mo di Certificazione dell’IMQ Istituto Italiano del Marchio di Qualità. La decisione di implementare standard di qualità ha coinvolto le oltre 100 aziende del Consorzio e ha comportato la realizzazione dei quattro step necessari per ottenere la certificazione. Il primo passo è stata la creazione del sistema di gestione della qualità, il che vuol dire che sia il Consorzio sia le singole consorziate hanno dovuto compiere i quattro momenti cruciali consistenti in pianificazione, implementazione, controllo e azio-

ne (Plan, Do, Check, Action, secondo la terminologia formale). Si parte con l’analisi dei processi e lo sviluppo di regole di sistema, definizione delle responsabilità e modalità di circolazione dei dati; il passo successivo prevede la formazione del personale coinvolto e la messa a punto delle regole. Per effettuare il controllo, vengono eseguiti degli audit interni e infine la direzione definisce gli obiettivi e le azioni per migliorare il sistema di gestione della qualità. A questo punto è intervenuta la CSQ-IMQ che, tramite i propri auditor, ha esaminato la documentazione e valutato il grado di efficacia raggiunto dalle regole del sistema di gestione di qualità. Ora che l’organismo di certificazione ha verificato la conformità dei processi e dei servizi, toccherà riscontrare con cadenza annuale la sussistenza dei requisiti con l’ausilio del Consor zio e delle singole consor ziate e, soprattutto, puntare ad un costante miglioramento degli standard sotto diversi punti di vista (gestionali, economico-finanziari, commerciali etc). In

questa direzione, CSQ-IMQ ha proposto la predisposizione di un disciplinare per la creazione e vendita di gioielli a marchio Borgo Orefici che costituirebbe uno strumento innovativo di controllo e valorizzazione del territorio. «È la prima volta che un consorzio riceve una certificazione di qualità che mette in qualità anche tutte le aziende - ha dichiarato il presidente del Consorzio Antico Borgo Orefici Roberto de Laurentiis - e ciò assume ancora maggior valore per il fatto che il Consorzio opera in un distretto urbano del Centro Storico di Napoli dove le aziende orafe sono presenti dal XIII secolo. Attualmente, la certificazione riguarda l’erogazione alle aziende associate di servizi tecni- Roberto de Laurentiis ci, amministrativi, formativi, di promozione e sviluppo e le attività svolte anche attra-


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verso l’ideazione, la realizzazione e la vendita di prodotti di gioielleria, oreficeria, argenteria, orologeria, accessori e complementi, strumentazioni ed affini. Stiamo già lavorando - ha proseguito de Laurentiis affinché il disciplinare contenga anche le norme etiche e di comportamento degli artigiani e dei commercianti».

La certificazione non è un punto di arrivo, ma il rilancio del Consorzio verso il futuro. Alm eno una volta all’anno sia il Consorzio sia CSQIMQ effettu eranno degli audit per valutare il mantenim ento dei requisiti di conformità. Claudio Provetti Direttore CSQ - Organismo di Certificazione dell’IMQ (Istituto Italiano del Marchio di Qualità); Direttore Funzione Sistemi, Agro-alimentare e Sicurezza ICT dell’IMQ S.p.A. Direttore, cosa compor ta la scelta del Consorzio Borgo Orefici di richiedere una certificazione di qualità? «L’atto di implementazione di un Sistema Qualità racchiude una serie di momenti cruciali che richiedono la massima attenzione. Il primo di questi passi è creare il sistema di gestione della qualità del consorzio e dei singoli consorziati, che hanno dovuto superare tutti i singoli step previsti dalla procedu-

ra di certificazione (dal Plan all’Action). Successivamente si è dovuta verificare la corrispondenza tra le regole del SGQ (Sistema di gestione per la qualità) del Consorzio ed i requisiti della ISO 9001, riscontrando nello specifico la conformità ai requisiti specificati nella progettazione, fabbricazione/realizzazione e controllo di gioielli e monili». Quale merito va riconosciuto al Consorzio e quali sono le prossime mosse da compiere? «Questo è il primo di certificazione di una intera filiera produttiva a partire dalla ideazione fino alla realizzazione ed alla vendita di prodotti di gioielleria, nonché servizi a supporto dei consorziati e, soprattutto, del territorio. Questo però comporta un impegno costante nel tempo perché il traguardo futuro è il continuo miglioramento. La certificazione non è un punto di arrivo, ma il rilancio del Consorzio verso il futuro. Almeno una volta all’anno sia il Consorzio sia CSQ-IMQ effettueranno degli audit per valutare il mantenimento dei requisiti di conformità. Un suggerimento per il futuro potrebbe essere la creazione di un disciplinare per la creazione di gioielli a marchio Borgo Orefici; sarebbe uno strumento innovativo di controllo e garanzia: il gioiello come frutto di un sistema di qualità».

Da oggi Borgo Orefici è un vero e proprio marchio di qualità ISO 9001 i cui contenuti sono indicati all’interno di un disciplinare cui tutti i consorziati si devono attenere. Fabrizio Monticelli Project Manager Consorzio Antico Borgo Orefici Quale valore aggiunge una certificazione di qualità ad un consorzio strutturato come il Borgo Orefici? In termini pratici, che significato assume?

«Si inserisce in un più ampio programma di valorizzazione del distretto orafo di Borgo orefici, che rappresenta un distretto naturale monosettoriale in ambito urbano caratterizzato da una componente commerciale, per lo più al dettaglio, una artigiana (microimprese operanti nell’ambito di tutta la filiera: fusione, incastonatura, oreficeria, taglio diamanti etc) e una di servizi (gemmologia): 250 imprese per un totale di 1.100 addetti. Da oggi Borgo Orefici è un vero e proprio marchio di qualità ISO 9001 i cui contenuti sono indicati all’interno di un disciplinare cui tutti i consorziati si devono attenere. Tutte le aziende sono certificate: i commercianti per la qualità del servizio e gli artigiani per la qualità dei processi produttivi e dei prodotti». Come è nata l’idea e perché proprio in questo momento storico? Quale il futuro? «Il rilascio della certificazione è il risultato di un lavoro di quasi due anni. In momenti economici così complessi bisogna puntare sull’innalzamento del livello qualitativo. La qualità dei servizi rappresenta una garanzia di professionalità e serietà. Ci è sembrato giusto qualificare questi livelli professionali all’interno di standard che possano essere percepiti in modo immediato dal consumatore, quali la certificazione di qualità o il nostro artigianato. Stiamo rafforzando da tempo il tessuto imprenditoriale attraverso la realizzazione di linee consortili di identità, la scuola di formazione e l’incubazione di impresa. La nostra attenzione è fortemente rivolta ai giovani, perciò riteniamo giusto che le nuove imprese che nascono al Borgo comprendano immediatamente la necessità di operare all’interno di procedure di qualità».

Il rilascio della certificazione è il risultato di un lavoro di quasi du e anni. In mom enti economici così complessi bisogna puntare sull’innalzam ento del livello qualitativo


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Pile e batterie: come gestirle senza danni per l’ambiente di Marco Cantarella*

Il Decreto legislativo 20 novembre 2008 ha introdotto nuove regole per una gestione rispettosa dell’ambiente delle pile e degli accumulatori esauriti. Alcune di queste regole riguardano anche i dettaglianti orafi, con particolare riferimento alle batterie degli orologi e degli apparecchi elettronici in generale. Innanzitutto sono state messe fuorilegge le batterie con un contenuto eccessivo di sostanze inquinanti, e cioè: a) tutte le pile o accumulatori, anche incorporati in apparecchi, contenenti più di 0,0005 per cento di mercurio in peso. Tale divieto non si applica alle pile a bottone con un tenore di mercurio non superiore al 2 per cento in peso. b) le pile o accumulatori portatili, compresi quelli incorporati in apparecchi, contenenti più dello 0,002 per cento di cadmio in peso. Dal 18 dicembre 2008 queste tipologie di pile non possono più essere immesse sul mercato. Tuttavia, l e p il e n on c on for m i immesse s ul mercato (vale a dire introdotte nel circuit o commerciale) entro il 26 settembre 2008, possono conti-

nuare ad es sere comm ercializ zate. A partire dal 26 settembre 2009, tutte le pile e le batterie dovranno riportare alcuni contrassegni obbligatori e ben visibili, senza i quali non potranno essere commercializzate: a) il simbolo raffigurante il bidone della spazzatura barrato con croce, al fine di ricordare che le pile non devono essere gettate nei rifiuti indifferenziati; se le dimensioni della pila non lo consentono, tale simbolo deve essere riportato sull’imballaggio. b) Il simbolo chimico della sostanza presente nella pila. Obblighi per i dettaglianti: I commercianti che forniscono nuove pile e accum ulat ori por tatili, anche inseriti in apparecchi, devono porre a disposizione del pubblico dei contenitori per il conferimento dei rifiuti di pile e accumulatori nel proprio punto vendita. Tali contenitori costituiscono punti di raccolta e non sono soggetti ai requisiti in materia di registrazione o di autorizzazione di cui alla vigente normativa sui rifiuti. In pra-

tica, per tali contenitori non occorrono le normali autorizzazioni per lo stoccaggio dei rifiuti speciali. Il pubblico potrà depositare gratuitamente presso questi contenitori le pile esauste, senza obbligo di acquisto di pile nuove. Inoltre, i dettaglianti esporranno in evidenza, in prossimità dei banchi di vendita, con caratteri ben leggibili, un avviso al pubblico con indicata la possibilità di lasciare presso i loro punti di vendita i rifiuti di pile o accumulatori portatili. L’avviso dovrà informare anche circa i pericoli e i danni all’ambiente e alla salute umana derivanti dallo smaltimento delle pile e degli accumulatori al di fuori degli appositi contenitori per la raccolta separata e circa il significato dei simboli presenti sulle pile e sugli accumulatori. Attenzione: L’effettività di tali obblighi è comunque legata all’attivazione di un sistema di raccolta differenziata di pile ed accumulatori, la cui organizzazione, secondo la norma, spetta ai produttori ed agli importatori di pile. A tal fine si è costituito il Centro di Coordinamento Pile ed Accumulatori, formato dai principali produttori ed importatori, che dovrà appunto mettere in piedi un sistema di raccolta e smaltimento delle pile esauste. * Direttore Federazione Orafi Campani


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Novità sul lavoro occasionale accessorio Aumentano le opportunità per le imprese

L’art. 7-ter della legge n. 33/2009 (decreto incentivi) ha introdotto interessanti novità in m erito al lavoro occasionale ed accessorio, un importante strum ento di flessibilità delle aziende L’art. 7-ter della legge n. 33/2009 (decreto incentivi) ha introdotto interessanti novità in merito al lavoro occasionale ed accessorio, un importante strumento di flessibilità delle aziende di cui abbiamo sintetizzato gli aspetti fondamentali nel numero di febbraio-marzo di Preziosa. In sostanza, tale strumento era precedentemente limitato agli studenti minori di 25 anni ed ai soli periodi di vacanza. Ora sono state introdotte nuove categorie di lavoratori impiegabili e di occasioni di utilizzo. Ecco le novità più rilevanti: - il lavoro accessorio potrà essere utilizzato nelle manifestazioni fieristiche con soggetti di qualsiasi età; - gli studenti con meno di 25 anni potranno essere utilizzati anche il saba-

to e la domenica e non solo durante i periodi di vacanza; - tutte le prestazioni di lavoro occasionale accessorio sono estese ai pensionati e, in via sperimentale per il 2009, all’attività di soggetti percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito. Ricordiamo che il lavoro occasionale accessorio si presta efficacemente, per costi ridotti e flessibilità di utilizzo, a coprire esigenze aziendali momentanee di incremento dell’organico. Infatti, il compenso viene pattuito direttamente tra le parti e le prestazioni vengono retribuite con un buono (voucher) acquistabile presso le sedi INPS. Ogni singolo buono ha un valore nominale di 10 Euro, di cui 2,5 Euro coprono

i contributi INPS ed INAIL, ed i restanti 7,50 Euro costituiscono il corrispettivo netto della prestazione, esente da imposizione fiscale. Quindi mediante il buono vengono assolti anche gli obblighi contributivi. Inoltre, non è prevista la sottoscrizione di alcun contratto di lavoro, nè vi è l’obbligo di comunicazione preventiva ai servizi per l’impiego. I lavoratori accessori non vanno nemmeno registrati sul Libro unico del lavoro (ex libro matricola). L’unica comunicazione obbligatoria va effettuata all’INAIL prima dell’inizio della prestazione, ai fini antinfortunistici. Per ulteriori dettagli rimandiamo al nostro articolo pubblicato nel numero di febbraio-marzo di Preziosa. (M.C.)


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Nulli gli accertam enti a domicilio compiuti senza autorizzazione

Non è possibile entrare nell’abitazione di un contribuente per effettuare accertamenti tributari senza una autorizzazione giudiziaria. Laddove i controlli siano stati fatti in mancanza di tale fondamentale presupposto, gli atti susseguenti sono nulli

di Giovanni Lepre *

Non è possibile entrare nell’abitazione di un contribuente per effettuare accertamenti tributari senza una autorizzazione giudiziaria. Laddove i controlli siano stati fatti in mancanza di tale fondamentale presupposto, gli atti susseguenti sono nulli. A stabilirlo è stata una sentenza relativamente recente della Corte di Cassazione, la n. 26454 del 4 novembre 2008. La Suprema Corte è intervenuta a fare definitiva chiarezza su un episodio verificatosi nel trevigiano. Qui la titolare di un’impresa familiare si era a suo tempo opposta, con un ricorso alla Commissione tributaria provinciale, contro un avviso di accertamento notificatole dall’Ufficio delle imposte per l’anno

1991. La ricorrente aveva opportunamente evidenziato che la pretesa di rettificare la sua dichiarazione dei redditi, recuperando a tassazione spese non di competenza e acquisti senza fatturazione, si basava su una ispezione irregolare. Gli agenti della Guardia di finanza, senza autorizzazione giudiziaria, erano entrati nel laboratorio dell’impresa e nell’adiacente abitazione, verificando documentazioni inerenti l’imprenditrice e il coniuge, collaboratore familiare. La Commissione aveva annullato l’avviso di accertamento, respingendo le eccezioni di infondatezza del ricorso proposte dall’Ufficio delle imposte, per il quale il processo verbale di constatazione avrebbe potuto essere utilizzato malgrado l’assenza del provvedimento giudiziario. Successivamente, la Commissione tributaria regionale ha respinto l’appello dell’Agenzia delle entrate, che aveva puntato sul fatto che l’ispezione era avvenuta nel laboratorio piuttosto che nella casa dell’imprenditrice. Per la Commissione regionale, poiché uno dei locali in cui si svolgeva l’attività d’impresa faceva parte altresì

dell’abitazione, costituendone pertinenza, il distinguo era impossibile. Di qui la nullità dell’atto di verifica effettuato. La Corte di Cassazione ha confermato le buone r ag ioni dell’imprenditrice, respingendo a sua volta il ricorso proposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia delle entrate. Il ricorrente aveva in questo caso sostenuto che la mancata autorizzazione avrebbe potuto determinare responsabilità penali o disciplinari a carico degli eventuali autori dell’ispezione irregolare, ma non pregiudicare la sostanza oggettiva dell’accertamento effettuato. Per la Corte di Cassazione, al contrario, la violazione di un diritto fondamentale come quello al domicilio, concretatasi con la verifica fatta in assenza del provvedimento giudiz iale, invalida quals iasi effetto. Oltretutto, inquadrandosi l’autorizzazione giudiziaria nell’ambito di una attività amministrativa, è in quella sede che se ne può far valere l’assenza, e dunque dinanzi alla Commissione tributaria. * Commercialista


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E se in vetrina facesse capolino una pesca? La frutta, scenografia di m ezza estate di Elisabetta Bowinkel*

Sabbia, stelle marine e gusci di ricci restano gli eccellenti protagonisti delle vetrine d’estate, di questa bella stagione che chiuderà i battenti a settembre inoltrato. Viene spontaneo, però, immaginare ancora una nuova scenografia in questo periodo assolato, allegro e spensierato, quando le vacanze cancellano il grigiore degli uffici e il caos delle auto nelle vie intasate. Nell’aria c’è gioia, c’è voglia di sole e di musica, di un divertimento senza freni. Ed in questo contesto, chi più di un frutto può fare da cornice a gioielli importanti quanto a tintinnanti catene o a voluminosi anelli ed orecchini. Allora tanti e colorati, esotici e nostrani, dalle tonalità aranciate delle albicocche ai verdi e ai viola delle uve precoci, dai rossi di una succosa fetta d’anguria, ai vellutati rosa delle pesche, senza rinnegare le eleganti ciliegie, lucide e perfette o le solari banane.

Tanti e colorati, esotici e nostrani, dalle tonalità aranciate delle albicocch e ai verdi e ai viola delle uve precoci, dai rossi di una succosa fetta d’anguria, ai vellutati rosa delle pesch e, senza rinnegare le eleganti ciliegie, lucide e perfette o le solari banane Magari in seta o di legno dipinto, di vetro o di ceramica, stilizzate o verosimili da immaginarne il profumo. In gruppo, a grappoli o singoli esemplari. Soluzioni eccentriche e diverse per gioielli diversi. Sparsi sui ripiani si abbinano perfettamente alle tonalità dell’oro e dell’argento così come ai mille bagliori delle pietre preziose e dure o delle perle. Disponendo di ampio spazio, poi, fa bella mostra un eccentrico cesto traboccante di fichi, prugne, nespole e chi più ne ha più ne metta. Da preferire abbinamenti di forte con-

trasto con le nuancs delle gemme o divertenti tono su tono quasi a confonderli con i preziosi. In alternativa grassocce pannocchie o più sottili e delicate spighe di grano potranno essere le protagoniste di una vetrina meno esuberante ma ugualmente ricca e sofisticata. Inutile dirlo, con questo allestimento poco si addicono nastri e sete che invece torneranno utili per la prossima vetrina d’autunno, decisamente più sobria. * visual merchandiser


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ASSEMBLEA GENERALE

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Napoli, 28 settembre 2009

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