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3.5.2011
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mia personale. Per la prima volta diventavo cliente di me stesso. E per la prima volta mi sentii smarrito. Non sapevo come rappresentare me stesso. Usai di nuovo il fotogramma della biglia tra le dita della mano perché quella mano è la mia mano. E, da allora, l’ho sempre usato sui manifesti per le mie mostre personali e sulle copertine delle monografie sul mio lavoro. Ma ogni volta riesci a variare il contesto, introducendo nuovi elementi iconici o tipografici relativi a quello specifico scopo. Nel manifesto per Chaumont alludi alla bandiera francese e per contrapporti ai campi colorati usi il fotogramma in verticale, rafforzando così “l’occhio” che sta al centro. Tre anni fa, per la tua retrospettiva a Cieszyn, in un sensibile omaggio, hai invece strizzato l’occhio alla tipografia di Strzeminski e di Szcuka. Per tornare al fotogramma, nella copertina della tua ultima monografia, risulta sdoppiato. Mi piace molto che tu abbia definito “occhio” il disco al centro del fotogramma, è proprio questo aspetto 18, 19 surrealista che mi aveva affascinato. Per il mio manifesto polacco, è vero, avevo guardato ai due capolavori del loro costruttivismo, Europa 20, 21, 22 e Z Ponad, del 1929 e 1930, perché pubblicati aVarsavia e Cieszyn, le due città che mi ospitavano. La mia ultima monografia è pubblicata in occasione del quinto anniversario della morte di Morteza Momayez, il padre della grafica moderna iraniana e grande educatore. La lingua farsi si legge da destra a sinistra. I loro libri iniziano dove i nostri finiscono, e naturalmente la nostra quarta di copertina è per loro la prima. È per questo che ho sdoppiato il fotogramma.A marcare i due sensi di lettura ho introdotto, nella nostra prima doppia pagina, il ritratto di quattro giovanissimi Monguzzi che guardano verso destra, dall’altra parte, nella loro prima doppia pagina, ancora noi di profilo, ma in un’immagine di oggi, che guardiamo a sinistra. Ovviamente i miei lavori, che, come in questo libro, avevo ordinato in senso sostanzialmente cronologico, stanno nel mezzo.
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So che hai anche lavorato con Serge Libis. Per i lavori difficili. È così bravo. Sfortunatamente non vuole più fare fotografia. Preferisce fare il suo vino. Per il catalogo RSt set ha fatto la parte difficile, tutti gli oggetti disegnati da Roberto Sambonet, io ho fatto la parte semplice, tutte le immagini stampate in viola. 23
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Ricordo ancora le continue sorprese quando per la prima volta sfogliai queste trentadue pagine nell’ufficio di Rudy de Harak a NewYork. Il pollo, gli spaghetti, la melanzana, il branzino, poi improvvisamente il divertimento tipografico dei sei logotipi. Un viaggio essenziale attraverso il disegno della lettera. Parliamo un po’ di caratteri tipografici. Lou Danziger ha definito Gene Federico “il principe del Lightline Gothic”. È difficile associarti a uno specifico carattere. Il confronto tra passato e presente ricorre spesso nelle tue scelte tipografiche. Nel mio lavoro per il museo ho sovente usato il carattere tipografico come significativa testimonianza culturale del momento storico. I casi di Les Noces e di Lyonel Feininger sono emblematici. 122, 139 Schlemmer lavorò nel 1927 con il direttore d’orchestra Hermann Scherchen sul progetto delle scene per il balletto Les Noces, l’ultimo lavoro del cosiddetto periodo russo di Igor Strawinskij. Al Bauhaus dal 1920, Schlemmer aveva tentato in questo caso di sviluppare uno specifico linguaggio che integrasse, come Strawinskij aveva già fatto nella musica, memorie dalla tradizione popolare russa. Il lasso temporale che interessava la mostra era molto breve. Strawinskij aveva lavorato sulle Noces dal 1914 al 1923, Schlemmer, come detto, nel 1927. Nel caso di Feininger, anche lui chiamato da Gropius al Bauhaus, ma nel 1919, quando aveva già quarantotto anni, il lasso temporale coperto dall’esposizione era molto più lungo: da fine secolo alla morte di Feininger nel 1956. In entrambi i casi la tipografia del Bauhaus, nel suo ricco sviluppo, costituiva una fonte preziosa, ma in nessun caso un approccio elementare o strettamente funzionale sarebbe stato appropriato: in Schlem-
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