Popolis - Speciale Fusione

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa anno 9 speciale

Costruiamo oggi un futuro con più opportunità per i nostri territori

Fusione Banca Veneta 1896 Cassa Padana

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Costruire oggi il cambiamento Intervista ad antonio masin, presidente di banca veneta 1896 di IVANO TAROCCO

ivano.tarocco@bancaveneta1896.it

modo efficace la funzione di volano economico del nostro Territorio. Il tema dell’aggregazione, ben approfondito nel corso dell’ultima assemblea dei Soci, non è nuovo per la nostra Banca. Già in passato abbiamo sempre chiarito che le dimensioni di un’azienda bancaria non possono continuare a rimanere limitate, consapevoli della indispensabile necessità di riunire le forze tra consorelle. Oggi il mondo del credito cooperativo in Italia e soprattutto nel Veneto, sta registrando molteplici processi di aggregazioni fra banche di piccole, medie e grandi dimensioni. Noi abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare persone che, pur diverse per origini, cultura ed esperienze pregresse, condividono con la stessa integrità e genuinità gli ideali mutualistici fondanti della Cooperazione di Credito. Animata dallo stesso nostro spirito, Cassa Padana, con la sua eccellente dotazione patrimoniale ed efficiente struttura organizzativa, ci permetterà di essere ancora più presenti ed efficaci a servizio e sostegno di Soci e Clienti.

antonio masin, cooperatore da sempre Il Presidente di Banca Veneta 1896, Antonio Masin, è nato il 19 novembre 1941 a Carpi di Villa Bartolomea, in provincia di Verona, dove ha sempre vissuto e risiede tutt’ora. È sposato e ha due figli, una femmina e un maschio. Diplomato come perito agrario ha svolto attività di libero professionista ed insegnante di scuola media inferiore per oltre 35 anni. Dal 1999 è pensionato. Antonio Masin è entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione dell’allora Cassa Rurale di Carpi di Villa Bartolomea nel maggio del 1967. Nel 1972 ha assunto la Presidenza della Cassa e la detiene ininterrottamente da allora. Antonio Masin riveste, inoltre, numerosi incarichi in seno al Movimento del Credito Cooperativo veneto e nazionale. Oltre ad essere vice presidente vicario della Federazione Veneta delle BCC, è presidente della Commissione sindacale regionale e componente della Commissione sindacale nazionale. Ricopre anche la carica di sindaco effettivo della Cassa Mutua Nazionale.

Presidente, perché Cassa Padana?

Cosa

risponderebbe a un socio che preferisse mante-

nere l’autonomia?

Intanto mi piace ripetere una frase del compianto Franco Caleffi, già direttore generale di Federcasse: “Non esisterà domani per la Banca di Credito Cooperativo che non abbia saputo costruire oggi il cambiamento”. Poi direi che non è più tempo per le traversate in solitaria nel mare in tempesta, specie quando la barca è piccola. Le sfide che il mercato ci impone di affrontare quotidianamente rendono indispensabile una dimensione tale da poter fronteggiare qualsiasi genere di imprevisto. All’idea di “crescere per continuare ad essere Banca del Territorio” si deve affiancare il concetto che è necessario “essere uniti per affrontare meglio le difficoltà”.

una fusione e perché proprio con

Quando, nel 2007, abbiamo intrapreso il cammino di crescita che ci ha portati ad essere ciò che siamo oggi e cioè una Banca con dodici sportelli operativi su tre province e due regioni e una compagine sociale che conta oltre 2.500 soci, eravamo animati dall’idea di “crescere per continuare ad essere Banca del Territorio” perché, in quel momento, quella era l’unica scelta possibile. In questi anni abbiamo profuso enormi sforzi per portare a compimento il progetto che avevamo disegnato, condividendo con i nostri Soci le soddisfazioni derivanti dal percorso di crescita che stavamo intraprendendo. Oggi è evidente a tutti quanto la crisi economica globale abbia colpito pesantemente, generando molta incertezza per ciò che riguarda le prospettive economiche future. Anche per questo il Consiglio di Amministrazione che rappresento, dimostrando un atteggiamento cauto e volto a preservare il lavoro fin qui fatto, ha anticipato la decisione riguardo l’opportunità di effettuare quella aggregazione che ci rafforzasse e che ci permettesse di continuare a svolgere in

Ritiene quindi che la fusione con Cassa Padana rappresenti la soluzione migliore?

L’aggregazione con Cassa Padana soddisfa tutti i requisiti necessari a garantirci di continuare ad operare con sempre maggiore efficacia al servizio della nostra gente: dimensione che garantisce economie di scala, solidità patrimoniale che mette al riparo da rischi di ogni genere, efficienza che consente di erogare sempre servizi di alto livello, attenzione al Territorio che permette alla Banca di mantenere sempre un legame stretto con i propri Soci e le loro esigenze. 2


Pensiamo oggi a ciò che sarà fra 5-10 anni Intervista a Vittorio Biemmi, presidente di Cassa Padana Con Vittorio Biemmi, presidente di Cassa Padana, una vita nel credito cooperativo e nella cooperazione in generale, parliamo del progetto di fusione fra Cassa Padana e Banca Veneta 1896, degli obiettivi di fondo e delle prospettive che apre. di barbara ponzoni

barbara.ponzoni@cassapadana.it

Vittorio Biemmi, dal 1996 al vertice di Cassa Padana Vittorio Biemmi ha 70 anni. È sposato con due figli. Commercialista, consulente del lavoro e revisore contabile è Presidente di Cassa Padana dal 1996. Attivo nel mondo della cooperazione dai primi anni ’70 è anche vicepresidente della cooperativa sociale Collaboriamo. Fra gli altri incarichi ricordiamo che è Presidente del Dominato Leonense Sanità, che gestisce l’ospedale di Leno, e della Fondazione Dominato Leonense.

Presidente, qual è la comune utilità nel medio periodo della fusione fra le due bcc?

e lavorando con passione ed entusiasmo. Si tratta di costruire una banca di territori diversi che fra di loro si integrano, ognuno con le proprie caratteristiche, identità e autonomie. Sono necessarie soluzioni organizzative che da un lato mantengano la vicinanza rispetto alle diverse comunità locali e alle esigenze di ogni tipo che queste manifestano e dall’altro garantiscano una unitarietà di azione della banca. Questa banca si rivolgerà particolarmente alla clientela vicina per dimensioni e caratteristiche al mondo delle banche di credito cooperativo. Sarà in grado di investire continuamente nelle risorse umane. Soprattutto poi svilupperà relazioni con i soci e i territori, perché la cooperazione fra i diversi attori che vi insistono è indispensabile per affrontare i problemi. È un modello che sperimentiamo per primi e su cui stiamo accelerando la fase attuativa. In futuro potrebbe tornare utile anche ad altri contesti e banche di credito cooperativo.

Raggiungiamo una massa critica idonea per consolidare un modello di banca che ha prospettive di svolgere bene e in modo autonomo la sua missione, oggi e in futuro. È un’autonomia vera e piena. La nuova banca avrà gli equilibri tecnici, i presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, le risorse economiche. Ci sono poi le persone. Abbiamo internamente tutte le competenze per dare attuazione alle decisioni prese. Il modello di banca locale che stiamo sviluppando è proattivo verso i bisogni che le comunità locali esprimono, in coerenza con l’articolo 2 dello statuto sociale. Su questo tra i due consigli di amministrazione si è instaurata da subito una profonda sintonia strategica, che è alla base del progetto di fusione

Sarebbe

una bcc grande, la seconda per numero di

Immagino lo sforzo del processo di integrazione…

sportelli in Italia…

Certamente. Il modello Cassa Padana è però accogliente, integrante. Da noi tutti i soci sono uguali, hanno pari dignità, vecchi e nuovi soci, provenienti da questa o quell’area. Ad esempio, dopo un anno dalla fusione con la BCC Camuna siamo soddisfatti per il comune senso di identità e appartenenza instauratosi.

Ho sempre pensato che il valore non risiede in sé nel montante, nella dimensione, soprattutto se questa diviene il fine. Più importante dei numeri sono le idee che ci stanno dietro, cioè cosa “servono a fare” i numeri, la visione che si ha del futuro. È la capacità di svolgere un’azione sempre più utile per i territori, per le comunità che hanno bisogno di crescere sotto tanti punti di vista, a dare il senso, ad essere il metro di giudizio dei “numeri”. La nuova banca sarà certamente più attrezzata e in grado – oggi e in futuro – di svolgere a pieno le funzioni per le quali siamo nati oltre cento anni fa.

La nuova banca sarà in grado nei prossimi anni di sostenere questo progetto ambizioso? Abbiamo un’organizzazione ormai rodata, sia nell’operatività classica di intermediazione bancaria e nei servizi, sia nella dimensione più progettuale e di sostegno alla comunità locale. Siamo pronti alla sfida che affrontiamo con passione, competenza e su basi solide.

Con queste dimensioni non si rischia di perdere un po’ di contatto diretto con le singole realtà territoriali? Chiaramente è la sfida centrale su cui stiamo investendo 3


Una banca per il territorio Intervista a Gabriele Meneghello, direttore di Banca Veneta 1896 di SILVIA ALTAFINI

silvia.altafini@bancaveneta1896.it

Direttore, qual è la storia recente di Banca Veneta 1896? Dopo 110 anni vissuti nel territorio del Basso Veronese, tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 la Banca ha dato avvio ad un percorso di crescita ritenuto ormai indispensabile per mantenere il suo ruolo di banca del territorio. Si è partiti, quindi, dal cambio della denominazione sociale: la BCC del Basso Veronese diventava Banca Veneta 1896 – Credito Cooperativo delle Province di Verona e Rovigo. Il nome stesso chiariva gli obiet-

tivi di espansione territoriale (province di Verona e Rovigo) senza, però, dimenticare le proprie origini (1896). Sono state individuate le piazze in cui fosse interessante insediarsi e si è provveduto a reperire il personale idoneo a tale compito, selezionando operatori bancari di elevato profilo professionale e con consolidata conoscenza delle rispettive piazze di riferimento. Tutto ciò ha consentito una eccezionale crescita che ha portato la Banca a raddoppiare le sue masse in quattro anni (2007-2010). Oggi, vuoi per la crisi economica, vuoi per la stagnazione e lo “tsunami” normativo che ha investito il sistema bancario, abbiamo capito che bisogna cambiare immediatamente rotta. Bisogna mettere da parte i progetti di espansione e valorizzare il capitale umano, tecnico e logistico acquisiti, anche e soprattutto attraverso un processo di aggregazione.

In

virtù dei mutati scenari di mercato,

quale futuro intravede per il

Cooperativo? La

Credito

connotazione locale è

ancora un valore fondamentale?

gabriele meneghello, DAL 1996 DIRETTORE GENERALE BANCA VENETA 1896

Indubbiamente il momento economico è quanto mai difficile e l’intero sistema

Il Direttore Generale di Banca Veneta 1896, Gabriele Meneghello, è nato il 17 novembre 1954 a Villa Bartolomea, nel veronese, dove risiede con la moglie e i due figli, un maschio e una femmina. Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1980 si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Padova. Si è formato professionalmente alla scuola della Banca Commerciale Italiana, presso la quale ha prestato servizio dal 1981 al 1987. Giunto in Cassa Rurale del Basso Veronese nel 1987 con la qualifica di funzionario, ha ricoperto fin da subito ruolo di responsabile di sede. È Direttore Generale della Banca dal 1996.

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bancario, Credito Cooperativo incluso, è scosso da una crisi che non ha uguali a memoria d’uomo. Bisogna ricordarsi che le Banche Cooperative non si sono sottratte dal dare sostegno alle imprese e alle famiglie nei momenti più acuti della crisi. Ora è giunto il momento di riformulare il nostro modello di Banche, acquisendo una dimensione strutturale e patrimoniale tale da poter reggere gli urti del mercato ma restando sufficientemente snelle da poter dare in tempi rapidi ai nostri Soci e ed ai nostri Clienti tutte le risposte di cui hanno bisogno.

Quali prospettive porterà la fusione con Cassa Padana? Con Cassa Padana daremo vita ad una BCC che incarna appieno il modello di Banca di cui parlavo prima. Con una dimensione adeguata (seconda BCC d’Italia per numero di sportelli) e una divisione in aree territoriali con ampie deleghe operative, riusciremo a sfruttare le economie di scala proprie di una aggregazione, mantenendo un elevato livello decisionale periferico che consenta sempre di dare risposte celeri. Quello che i nostri Soci e Clienti alla fine pretendono.


La storia di banca veneta 1896 in pillole 21 giugno 1896: viene costituita la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di Carpi di Villa Bartolomea – Società Cooperativa in nome collettivo. Diversamente a quanto accadeva in quel periodo, la matrice della Cassa è laica ed il principale fautore, tra i 52 soci fondatori, è l’ingegner Giovanni Vicentini che, già presidente dell’Associazione Agraria del Basso Veronese, assume la carica di sindaco-capo della Cassa e la manterrà sino alla sua morte nel 1911.

Luglio 2003: è operativa la filiale di Badia Polesine. Novembre 2004: è operativa la Filiale di Legnago-Vigo (dal 2011 ATM). 27 maggio 2007: quale punto di partenza del piano di espansione avviato in quell’anno, l’Assemblea dei Soci delibera il cambio di denominazione sociale in Banca Veneta 1896 – Credito Cooperativo delle province di Verona e Rovigo – Società Cooperativa.

1910: assume la carica di segretario-cassiere della Cassa il maestro comunale Luigi Bianchini. Carica, quest’ultima, che ricoprirà fino al 1960.

Settembre 2007: è operativa la filiale di Legnago-Centro.

1943-1972: alla Presidenza della Cassa si succedono due figure di grande rilievo nella storia della Cassa stessa e della Frazione di Carpi: il dottor Guido Casara ed il cavaliere Giovanni Masin.

Aprile 2008: è operativa la filiale di Lendinara.

11 maggio 1963: viene costituita la Cassa Rurale ed Artigiana di Menà di Castagnaro – Società Cooperativa a responsabilità limitata. Principale fautore della nascita della Cassa fu il Parroco del paese don Guido Zardin che, in quegli anni, si impegna a fondo per creare i presupposti occupazionali atti a fermare l’esodo di massa della popolazione verso le città industriali.

Marzo 2008: è operativo l’ATM presso il Centro Polifunzionale “La Bussola” di Crocetta di Badia Polesine. Giugno 2008: è operativa la filiale di Sanguinetto. Giugno 2009: è operativa la sede staccata di Rovigo. Febbraio 2010: è operativa la sede staccata di Ferrara. Maggio 2011: è operativa la filiale di Bovolone. Gennaio 2011: è operativa la nuova sede amministrativa di Villa Stopazzolo a Legnago.

1972: assume la Presidenza un giovane ma determinato insegnante e professionista di Carpi: il professor Antonio Masin. Già consigliere dal 1967, succede al padre alla guida della Cassa ed è tuttora il presidente del Consiglio di Amministrazione.

La nuova sede di Legnago Dal 24 gennaio 2011 è operativa la nuova sede amministrativa di Banca Veneta 1896 nello storico palazzo nel centro di Legnago conosciuto con il nome di Villa Stopazzolo. Il trasferimento è giunto a conclusione di un lungo e paziente lavoro di restauro e adeguamento della struttura alle esigenze operative proprie di un istituto di credito. L’imponente sforzo operativo ed economico trova la sua principale motivazione nella missione propria di una Banca di Credito Cooperativo. Era infatti necessario che qualcuno intervenisse per non lasciar degradare questo meraviglioso pezzo di storia legnaghese, uno dei pochi edifici storici sopravvissuti al feroce bombardamento alleato che ha raso al suolo la città nel 1945. Ogni intervento effettuato è stato ispirato alla sobrietà, evitando eccessi e cercando di recuperare lo stile originario, modificato dalle precedenti ristrutturazioni. Sempre ispirandosi ai principi fondanti della Cooperazione di Credito, si è fatto ricorso a professionisti e maestranze del territorio. Un altro importante aspetto è rappresentato dall’intenzione di rendere questo gioiello fruibile da tutti i legnaghesi. È stato quindi realizzato un passaggio pedonale aperto al pubblico che collega via Duomo a via Marsala. L’auspicio è che Villa Stopazzolo diventi presto luogo di aggregazione sociale ed economica nonché fucina di nuove iniziative per lo sviluppo del territorio.

20 dicembre 1972: allo scopo di soddisfare esigenze complementari di raccolta ed impiego delle due Casse, si perfeziona la fusione dando vita alla Cassa Rurale ed Artigiana del Basso Veronese – Società Cooperativa a responsabilità limitata. Ottobre 1990: è operativa la filiale di Villa Bartolomea. 1 maggio 1994: in ottemperanza al nuovo Testo Unico Bancario del 1993, la Cassa prende la denominazione di Banca di Credito Cooperativo del Basso Veronese – Società Cooperativa a responsabilità limitata. Maggio 1998: è operativa la filiale di Legnago – ZAI S. Pietro. Luglio 2000: è operativa la filiale di Cerea. Agosto 2001: è operativa la filiale di Sustinenza di Casaleone (dal 2008, ATM).

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Il futuro del Credito cooperativo, fra autodeterminazione e sussidiarietà Intervista a luigi pettinati, direttore di Cassa Padana di barbara ponzoni

barbara.ponzoni@cassapadana.it

Quanta strada dai tempi della cassa rurale di Seniga dei primi anni ’70… Siamo cresciuti, in dimensioni, competenze, accompagnando e orientando la crescita economica e civile dei nostri territori. Sono passati 40 anni da quella mia prima esperienza come direttore di una BCC, ma la passione per questo lavoro è sempre la stessa.

Che banca è oggi Cassa Padana? Una banca di credito cooperativo che cerca di orientare il suo operato in modo coerente con gli obiettivi statutari in ogni campo del suo agire, dalle politiche commerciali allo sviluppo delle tre mutualità (ndr mutualità interna verso i soci, esterna rivolta al territorio e internazionale), mantenendo un idoneo quadro tecnico che dà prospettive per il futuro. Più delle parole, a parlare sono i fatti, le iniziative, i progetti, le tante battaglie combattute in questi anni (vedi box in queste pagine).

Cassa Padana

È

nazionale.

certamente una visione più completa

e articolata del ruolo che una

BCC

è

chiamata a svolgere, una missione difficile in tempo di crisi.

Luigi Pettinati, una vita nel credito cooperativo Luigi Pettinati ha 63 anni, è sposato e ha una figlia. Ha iniziato come cassiere alla Cassa Rurale ed Artigiana di Alfianello, nel 1971 diviene direttore della Cassa Rurale ed Artigiana di Seniga e Pescarolo. Dall’83 diventa direttore della Filiale di Seniga della Cassa Rurale ed Artigiana della Bassa Bresciana. Dal 1983 al 1986 è direttore della Filiale di Gottolengo. Nel 1989 diventa vice direttore – e dal ’92 direttore generale – della Cassa Rurale ed Artigiana della Bassa Bresciana, dal ’93 Cassa Padana. Attualmente è anche consigliere delle società Net People, BCC Multimedia SpA, BIT Finanziaria per l’investimento sul territorio. È poi consigliere della Fondazione Terzio Millennio, di Archenatura e del Dominato Leonense Sanità.

La situazione di crisi economica dei nostri territori e l’incertezza sul futuro pesano. Nelle nostre comunità lo scenario di fondo, caratterizzato da bisogni crescenti in un contesto di minori risorse a disposizione, rischia di intaccare il livello dei servizi presenti e in definitiva la coesione sociale. La fase di crisi è un banco di prova, un’occasione per crescere nella coerenza verso i valori di cui il nostro tipo di banche è portatore. La Cassa ha obiettivi aziendali più complessi dell’ottenimento del semplice risultato economico e del mantenimento di un idoneo quadro tecnico. È necessario, ma per noi non sufficiente. L’articolo 2 del nostro statuto ci indica obiettivi più ampi di bene comune, coesione sociale, crescita sostenibile che implicano scelte organizzative, investimenti, progetti, necessità di realizzare partnership di rete, rischi diversi e in generale necessità di affrontare spesso campi nuovi e inesplorati. La maggior parte delle progettualità sviluppate da Cassa Padana è sperimentale. 6

E anche l’attività bancaria più tradizionale deve essere coerente e aderire a questa missione “differente”. Ciò genera inevitabilmente un maggior impegno, coinvolgimento diretto e quindi stress. I risultati avuti certo aiutano. È però la consapevolezza condivisa di lavorare per obiettivi importanti, di grande spessore e profondità per i nostri territori, a dare un senso allo stress. A gestirlo e considerarlo alla fine come un fattore positivo. è stata pioniera nel cre-

dito cooperativo nella mutualità inter-

Qual è il senso profondo dei

tanti progetti sviluppati a livello internazionale?

Immagino una banca fortemente radicata nelle sue comunità locali, dal punto di vista organizzativo articolata in aree territoriali, ma aperta a dare e ricevere dall’esterno. Viviamo in un mondo globalizzato e dobbiamo coglierne le opportunità, non solo subirne i rischi. Senza queste esperienze – Ecuador, Argentina, Perù, Messico, Ghana, Palestina, Cina – oggi la banca non sarebbe così come oggi si presenta, con le sue caratteristiche, la sua formula organizzativa, la sua cultura aziendale.

È ottimista verso il futuro? C’è grande spazio per il credito cooperativo e la cooperazione in generale. Sempre di più nel futuro sarà necessario mettersi insieme per affrontare i problemi. I principi di autodeterminazione e di sussidiarietà rimangono centrali. Lo sforzo di questi anni sarà di adattare in modo flessibile le organizzazioni affinché l’autonomia si coniughi con adeguate competenze, risorse economiche, perché resti effettiva nella sostanza e possa mantenere prospettive nel futuro.


Microfinanza campesina in Ecuador

Dominato Leonense Sanità

Si tratta di una collaborazione nata per sostenere lo sviluppo di una nascente rete di casse rurali in Ecuador. Avviata da Cassa Padana nel 2001, al progetto ora partecipano 180 Banche di Credito Cooperativo e numerose realtà istituzionali italiane. Il volume delle risorse stanziate, a titolo di finanziamento e di donazione, è superiore ai 30 milioni di dollari a cui si aggiunge l’affiancamento in termini di trasmissione di know how e assistenza tecnica. Da più parti è considerato come l’inizio di una nuova via della cooperazione allo sviluppo. www.popolis.it/ecuador

2010), come presenza in nuovi territori (Bassa Parmense 1995, Cremona città 1996, Brescia città 1998, Parma città 2001, provincia di Reggio Emilia 2002, provincia di Mantova 2003, provincia di Verona 2007, Valle Camonica 2010).

La storia di cassa padana in quattro “mosse” Fase dimensionale L’ossatura di ciò che è Cassa Padana oggi è rappresentata da due fusioni, quella fra tre Casse (Leno, Seniga e Pescarolo, Gambara) del 1975 che ha dato luogo alla Cassa Rurale e Artigiana della Bassa Bresciana e quella fra la Cassa di Gussola e la Bassa Bresciana del 1993, da cui è nata la Cassa Padana. Da qui è iniziata un’importante fase di espansione quantitativa nei volumi (con una crescita molto più contenuta però negli ultimi anni), nel numero degli sportelli (9 nel 1992, 22 nel 2000, fino ai 49 del

1970

1980

Fase dimensionale

il portale a 360 gradi dei territori dove la bcc opera) attraverso cui Cassa Padana realizza la chiave di volta per una maturazione progressiva del ruolo che la banca è chiamata a svolgere nella comunità locale. La conoscenza del territorio, dei problemi e delle potenzialità, l’instaurazione di relazioni positive con soggetti profit/ no profit, pubblico/privato hanno favorito il percorso. Negli ultimi anni la creazione dell’ufficio formazione e del master biennale esperto di credito cooperativo glocale rivolto ai neoassunti sono state iniziative rilevanti, volte a consolidare la cultura aziendale interna.

Fase organizzativa Parallelamente ad uno sviluppo quantitativo si è strutturata l’organizzazione aziendale, sia dal punto di vista dell’articolazione territoriale (creazione delle aree e dei comitati di area, 1994) che interna e in termini di capacità di fornire nuovi servizi. In questo campo, punto di snodo è stato il cambio del sistema informatico (il passaggio a Cedacri è del 1998) che ha permesso di cogliere a pieno numerose opportunità operative.

1990

2000

2005 Mantova

di idee progettuali e generatrice di soluzioni, la cui concretizzazione prevede una politica di alleanze sul territorio stesso. Da Popolis nascono Microfinanza campesina in Ecuador (2001), E-Cremona.it (2002), Dominato Leonense (2002) e da qui ancora il Progetto Bit (2003), il Dominato Leonense Sanità (2003) e altri ancora (ad esempio progetto onoterapia 2008, casa alloggio per anziani 2010). Ad una fase iniziale destrutturata, in corrispondenza del raggiungimento della maturità dei vari progetti si consolidano le attività e si realizzano presidi permanenti (Net People 2002, ArchèNatura e Fondazione Dominato Leonense 2004, Fondazione Castello di Padernello 2006).

Fase progettuale Popolis è stato anche il primo progetto di intervento e coinvolgimento territoriale di Cassa Padana. La Cassa gradualmente ha acquisito un ruolo di incubatrice

Fase culturale Nel 1999 inizia il progetto di Popolis, (www.popolis.it,

Fusione con Gussola

La Fondazione Dominato Leonense è un’istituzione culturale volta alla ricerca, alla documentazione e allo studio della storia, delle tradizioni e del patrimonio culturale della vasta zona del Dominato Leonense che per secoli ha beneficiato dell’influenza politico-economico e culturale del monastero benedettino di Leno e che comprende una vasta area posta al centro della Pianura Padana a cavallo delle province di Brescia, Cremona, Parma, Mantova e Reggio Emilia. www.fondazionedominatoleonense.it

2007

2008

2011 Fusione con BCC Camuna

Verona ▲

nuovi sportelli Creazione aree

Fase organizzativa

Cambio sistema informativo

Creazione Divisione

Rafforzamento Aree

nuovi uffici e servizi Ufficio Formazione

Popolis

Fase culturale

Master Glocale ▲

conoscenza e relazioni Ecuador

D.L. Sanità D.L. Fondo Chiuso

Onoterapia ▲

Fase progettuale-attuativa ▲

E-Cremona.it B.I.T

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Fondazione Padernello

CUS

▲ ▲ ▲ ▲

Bassa Bresciana

Fondazione Dominato Leonense

Cassa Padana, attraverso la società Dominato Leonense Sanità, gestisce da 4 anni un reparto di riabilitazione di 50 posti letto accreditato dalla Regione Lombardia, fornendo un servizio qualificato per un bacino di utenza di oltre 100 mila persone che altrimenti ne sarebbe sprovvisto. Nel corso di questi anni il progetto è stato implementato di una serie di servizi e attività ulteriori, come la piscina e l’ospedale di comunità. www.dominatoleonensesanita.it

Casa di riposo Gottolengo ▲

Banca del territorio


Il progetto di fusione

fra Banca Veneta 1896 e Cassa Padana Gli obiettivi di fondo del piano industriale

di Stefano Boffini

stefano.boffini@cassapadana.it

Le tappe della fusione Il progetto di fusione prevede un percorso complesso e articolato che sintetizziamo nei suoi passaggi fondamentali: • i due consigli di amministrazione redigono e approvano il piano di fusione; • Cassa Padana inoltra alla Banca d’Italia il piano di fusione e ne richiede l’approvazione;

• a seguire i due consigli di amministrazione redigono e approvano la situazione patrimoniale e la relazione che illustra il piano di fusione, convocando l’assemblea straordinaria dei soci; • durante i trenta giorni che precedono l’assemblea, presso la sede delle BCC restano depositati i documenti relativi alla fusione; • la fusione è sottoposta alle assemblee straordinarie dei soci; • in caso di esito positivo le delibere assembleari sono depositate entro 30 giorni per l’iscrizione nel registro delle imprese. A seguire l’atto di fusione.

da parte dei due consigli di amministrazione del piano industriale di fusione è iniziato l’iter procedurale che prevede l’autorizzazione prima da parte della Banca d’Italia e poi la successiva sottoposizione del progetto alle rispettive assemblee dei soci. L’obiettivo principale dell’aggregazione è quello di costituire una banca di credito cooperativo ancora più forte, attrezzata nelle risorse umane e patrimoniali, dimensionalmente più grande e diversificata nei territori, con migliori prospettive future di svolgere in modo autonomo, nelle condizioni ottimali e nel modo più efficace, la propria funzione a favore delle comunità locali nelle quali opera. Il progetto, in particolare, prevede la trasformazione dell’attuale Banca Veneta 1896 in un’area territoriale della nuova

banca, dotata di ampia autonomia, in grado di esprimere un presidio rafforzato sul proprio territorio, con riferimento sia all’attività di intermediazione finanziaria sia allo sviluppo delle mutualità, che possa contare sui solidi supporti patrimoniali, organizzativi, di risorse e di esperienza messi a disposizione da Cassa Padana. Tra i due consigli di amministrazione si è in-

»

• in caso di esito positivo da parte di Banca d’Italia, il progetto di fusione deve essere depositato per l’iscrizione presso l’ufficio del registro delle imprese;

C

on l’approvazione

staurata una profonda sintonia strategica che è alla base del progetto di fusione: una condivisione sul ruolo che una bcc è chiamata a svolgere nei territori, oggi e ancor di più in futuro. È un modello di banca locale proattivo verso i bisogni che le comunità locali esprimono, in coerenza con l’articolo 2 dello statuto sociale. Nel caso in cui l’iter

Villa Stopazzolo a Legnago, sede di Banca Veneta 1896

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I numeri della fusione al 31.12.2010

Cassa Padana

I macro-obiettivi della fusione Banca Veneta

BCC “somma”

Raccolta diretta (in milioni)

1.419

327

1.746

Impieghi (in milioni)

1.306

329

1.635

Montante totale

2.725

657

3.382

Titoli di terzi in dep. FV (comprese obbligazioni bcc)

985

254

1.329

Patrimonio vigilanza (in milioni)

207

34

241

Dipendenti

333

89

422

7.247

2.511

9.758

Soci

procedurale della fusione si concluda favorevolmente, si sperimenterà in modo più compiuto un modello di banca di territori diversi, che fra di loro dialogano, ognuno con le proprie caratteristiche, identità e autonomie, attraverso soluzioni organizzative efficienti che realizzano una migliore prossimità rispetto alle diverse comunità locali e alle esigenze di tipo economico e non che

queste oggi esprimono – o esprimeranno in futuro. Con la fusione si consolida la massa critica necessaria. Ci sono le risorse patrimoniali e umane, il know how e le esperienze positive maturate negli anni dai due istituti, a rendere possibile l’obiettivo. Si tratta di una banca che sarà in grado di investire continuamente in qualità: qualità nella clientela, più vicina per dimensioni e

»

Villa Seccamani a Leno, sede di Cassa Padana

caratteristiche al mondo delle banche di credito cooperativo; qualità nelle risorse umane, perché emerge sempre di più la necessità di capire, di essere flessibili, adattarsi velocemente, cogliere i problemi e le prospettive in modo più ampio e completo; qualità nelle relazioni con i soci e i territori, perché la cooperazione fra i diversi attori che vi insistono è indispensabile per affrontare i problemi. L’obiettivo strategico maturato dai due Cda è quindi lavorare per realizzare una banca attrezzata su ogni fronte (del personale, degli equilibri tecnici, dei presidi organizzativi e di sviluppo delle mutualità, dei sistemi di controlli interni, ecc…) per essere aderente all’articolo 2 dello statuto e raccogliere al meglio l’eredità centenaria e i valori originari dei padri fondatori, adattati e reinterpretati in chiave ventunesimo secolo. 9

Le ragioni di fondo sottese al piano di fusione possono essere così sintetizzate: 1. Dare più profondità alle prospettive di Banca Veneta 1896, delle sue risorse umane e dei suoi soci e clienti, facendo compartecipare tutti questi stakeholders al progetto di sviluppo complessivo di Cassa Padana teso a fornire il proprio sostegno sociale, culturale ed economico ad un numero sempre più ampio di persone e piccole imprese in una logica di piena realizzazione della mission, che accomuna sotto il punto di vista dei valori le due realtà del Credito Cooperativo. Operativamente, quindi, ciò si traduce in migliori condizioni per i soci che hanno più servizi, più vantaggi, più iniziative a loro favore, più coinvolgimento; i clienti che possono contare su più prodotti, servizi e proposte; i territori in generale perché potranno ricevere più iniziative, più progetti sociali, economici e culturali, più vicinanza; per i dipendenti che hanno più stabilità del posto di lavoro e più prospettive di carriera. 2. Rafforzare la presenza del Credito Cooperativo nei nuovi territori veneti ed emiliani prevedendo la creazione di una Area Territoriale “Banca Veneta” esclusivamente dedicata all’attività commerciale e sociale a favore delle comunità locali di riferimento e supportata dalla Direzione centrale e dalla solida struttura di Cassa Padana; in prospettiva in tale Area è previsto possano confluire anche le attuali filiali veronesi di Cassa Padana in una logica di razionalizzazione complessiva della struttura territoriale. 3. Consolidare con la fusione, evitando che vadano dispersi, i significativi investimenti promossi nell’ultimo triennio da Banca Veneta 1896 in termini di nuovi insediamenti ad alto potenziale e risorse umane esperte, promuovendo un potenziamento della capacità commerciale dell’Area grazie anche al rafforzamento delle attuali filiali e al supporto di una rete di promotori. 4. Proporre a favore dei nuovi territori progettualità finalizzate ad una sempre più integrale realizzazione dei principi dell’art. 2, avvalendosi delle risorse patrimoniali, umane, organizzative e di esperienza di Cassa Padana, e dando segno concreto e immediato che con la fusione si possono fare cose che prima non si potevano fare.


La nuova area veneta Cassa Padana intende sperimentare sulla nuova area acquisita, come più volte richiamato e sulla scorta di quanto già ha trovato di recente realizzazione nell’Area Camuna, una struttura diversa rispetto alle preesistenti aree territoriali. In particolare, usufruendo delle competenze esistenti presso Banca Veneta 1896, si intende fornire maggiore supporto alla funzione del capo area affinché possa espletare in maniera più organica ed efficiente le attività di gestione dell’area, di presidio delle funzioni di controllo e di raggiungimento degli obiettivi di promozione del territorio, nell’ambito dell’attività progettuale della Cassa. Tali modifiche funzionali, se di esito positivo, potranno essere trasferite come nuovo modello alle altre aree territoriali di Cassa Padana.

Le caratteristiche delle due zone di competenza

L’ipotesi di fusione tra Cassa Padana e la consorella Banca Veneta 1896 genererebbe, a livello di ambiti di pertinenza territoriale, gli effetti complessivi evidenziati nella tabella sottostante.

La Banca post aggregazione disporrebbe di un’area di competenza territoriale costituita da 286 comuni, di cui 53 direttamente presidiati, ospitanti l’operatività di 61 sportelli distribuiti

Cassa Padana

Banca Veneta

BCC “somma”

217

69

286

Comuni di insediamento diretto

43

10

53

Sportelli

49

12

61

Comuni di competenza territoriale

nessuna sovrapposizione territoriale

10


Cassa Padana come segue: 22 presidi in provincia di Brescia, 12 dipendenze in provincia di Verona ed 8 filiali in territorio cremonese. La rete commerciale si compone inoltre di 5 sportelli in ciascuna delle province di Mantova e Parma, 4 in provincia di Reggio Emilia, 3 dipendenze in provincia di Rovigo ed un solo presidio, rispettivamente nei territori di Bergamo e Ferrara. Le due Consorelle non presentano sovrapposizioni territoriali, ma evidenziano contiguità delle aree operative in territorio veronese; l’unione dei loro ambiti di competenza darebbe dunque origine ad una vera e propria Banca “somma” che, utilizzando al meglio la propria rete commerciale e nella continuità della Mission che contraddistingue entrambi gli attori, renderà ancora più vivo lo stretto legame con il territorio, caratterizzato anche dalla presenza di importanti snodi geografici ed economici, ne supporterà la crescita imprenditoriale e sociale, sino a diventare, all’interno del panorama Cooperativo locale, la Banca di primario riferimento per le comunità insediate. L’intensità demografica che caratterizzerebbe i 286 comuni dell’area operativa aggregata, sarebbe di circa 3 milioni di abitanti, ripartiti principalmente nella fascia d’età 30-64 anni, a fronte di un’incidenza del 28 per cento della sezione “giovani” (sino a 29 anni). Il totale dei nuclei familiari insediati corrisponderebbe a quasi 1 milione e 254 mila presenze, con una dimensione media di 2,4 componenti a famiglia. Le potenzialità del mercato di riferimento di tale area allargata di competenza e di presenza diretta sono evidenziate dalle caratteristiche produttive che ne connotano il territorio. Il numero complessivo delle Unità Locali censite ammonterebbe a 331.895; di queste la metà risulterebbe ubicata nella sola zona di presidio. Le Unità Artigiane operanti nell’Industria, attive nel territorio della Banca post aggregazione, sono oltre 64 mila, mentre si contano 40.555 aziende agricole. Analizzando la composizione percentuale per branche di attività economica delle Unità Locali totali, sarebbe confermata, anche a seguito della fusione, la vocazione Commerciale del territorio, cui seguono i comparti delle Costruzioni, dei Servizi alle Imprese e delle attività Manifatturiere. s.b.

Banca Veneta

BCC “Somma”

CARATTERISTICHE socio-demografiche Popolazione 2009

2.355.868

544.239

2.900.107

Popolazione maschile 2009

1.144.952

262.323

1.407.275

Popolazione femminile 2009

1.210.916

281.916

1.492.832

< 18 anni

388.718

74.017

462.735

18-29 anni

287.416

62.043

349.459

30-44 anni

591.323

128.440

719.763

45-64 anni

607.814

151.298

759.112

> 65 anni

482.953

128.440

611.393

1.022.606

231.355

1.253.961

2,3

2,4

2,4

Artigiani operanti nell'Industria 2008

52.806

11.369

64.175

Agricoltura 2008

27.069

13.486

40.555

279

37

316

38.141

8.684

46.825

376

81

457

Costruzioni 2008

42.663

8.008

50.671

Commercio 2008

78.939

16.989

95.928

Trasporti 2008

10.114

2.215

12.329

8.346

1.547

9.893

Servizi alle Imprese 2008

38.583

9.231

47.814

Totale Unità Locali 2008

269.192

62.703

331.895

Valore Aggiunto 2008 (euro)

62.085.124.000

12.616.907.000

74.702.031.000

Reddito disponibile totale 2006 (euro)

46.317.028.000

10.282.375.000

56.599.403.000

179.192.129.000

25.930.232.000

205.122.361.000

Prodotto bancario pro capite 2009 (euro)

76.062

47.645

70.729

Prodotto bancario pro capite 2008 (euro)

77.277

68.324

76.967

49

12

61

182

65

247

Sportelli altre Banche (dicembre 2010)

1.716

302

2.018

Totale Sportelli bancari

1.947

379

2.326

453

170

623

2.400

549

2.949

Famiglie 2009 Componenti per famiglia (media) 2009

CARATTERISTICHE PRODUTTIVE

Industria estrattiva 2008 Attività Manufatturiere 2008 Energia, Gas, Acqua 2008

Credito 2008

CARATTERISTICHE FINANZIARIE

Prodotto bancario 2009 (euro)

CONCORRENZA BANCARIA Sportelli BCC in analisi (dicembre 2010) Sportelli altre BCC (dicembre 2010)

Sportelli postali (settembre 2009) Totale Sportelli presenti Fonte. S.I.T. - Sistema Informativo Territoriale; Banca d’Italia

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La logica progettuale operare a stessi valori, modalità e logiche d’azione, vanno avanti insieme perché sono parte di un obiettivo più complesso individuato dall’articolo 2. Riteniamo che ci siano le condizioni per poter realizzare l’obiettivo di fondo di una banca cooperativa proattiva a tutto tondo nella comunità locale dove è radicata, così come sperimentato in questi anni da Cassa Padana, anche nei nuovi territori della BCC che viene aggregata per diverse ragioni:

Un aspetto qualificante del progetto di fusione con la consorella Banca Veneta 1896 è la trasposizione e la realizzazione congiunta a favore delle Comunità da essa servite, del modello sviluppato in questi anni da Cassa Padana, di banca territoriale che si adatta alle diverse esigenze espresse dai mercati locali e che promuove a 360 gradi il territorio dove è radicata, non solo negli aspetti economici, ma in quelli sociali, civili, culturali che fanno la qualità di vita complessiva di una comunità locale. Bene comune, coesione sociale, sviluppo sostenibile, indicati come obiettivi per il nostro tipo di banche, sono stati declinati in progetti in cui in modo proattivo la banca si è fatta carico dei problemi e dei bisogni espressi dal territorio. Cassa Padana ha coerentemente sviluppato, come previsto nei piani strategici realizzati, una struttura organizzativa, un sistema di monitoraggio che permette di inserire questa politica e di contemperarla nell’azione più completa svolta, sia dal punto di vista del quadro tecnico aziendale che da quello degli effetti complessivi sul territorio. La Banca non si muove con una testa “imprenditoriale pura” mitigata da una funzione sociale vista come secondaria, laterale e residuale, che nemmeno contamina la parte imprenditoriale che procede con logiche sue. Funzione imprenditoriale e sociale fanno riferimento per il loro comune

• Banca Veneta 1896 ha uno storico radicamento di oltre 100 anni, fatto di conoscenza dei bisogni, di relazioni importanti con il tessuto socio-economico dei propri territori che troverà in questo approccio la sua massima valorizzazione; • Cassa Padana ha sviluppato nel corso degli anni un idoneo supporto organizzativo per perseguire questa linea strategica adattandola dinamicamente nello spazio e nel tempo. Questo modello di banca è il più adatto a servire al meglio le comunità; ci sono le condizioni di fondo per poterlo realizzare a pieno anche nell’area attualmente coperta da Banca Veneta 1896. Su tutti i territori, soprattutto nell’attuale fase recessiva perdurante, c’è grande bisogno di Credito Cooperativo in questa forma più articolata e che ci sia un grande spazio di azione. s.b.

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Breve storia di Cassa Padana

Il consiglio di amministrazione di Cassa Padana Presidente: Vittorio Biemmi Vice Presidente: Giancarlo Voltini Consiglieri: • Alberto Barbarini • Angelo Chiesa • Mirko Cominini • Valerio Costa • Alessandro Gelmi • Claudio Iseppi • Oreste Ramponi • Ermelina Ravelli • Giuliano Spinelli

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Il Collegio Sindacale Presidente: Giambattista Quaranta • Andrea Peri • Lorenzo Saldi

Villa Seccamani a Leno, sede di Cassa Padana

Direttore generale: Luigi Pettinati Vice direttori: Andrea Lusenti (vicario) e Franco Aliprandi

di Lidia Sbarbada

lidia.sbarbada@cassapadana.it Fra i soci fondatori della Cassa Rurale di Leno si contavano 14 proprietari agricoli,

La rete degli sportelli Cassa Padana

due fittavoli, un maniscalco, due calzolai, un sarto, un sacerdote e un professionista. Era il

Area Bassa Bresciana Leno Gambara Seniga Gottolengo Isorella Castelletto di Leno Leno Centro

1893. Un paio d’anni prima nasceva anche la Cassa Rurale di Gambara, un piccolo paese a 13 km da Leno: alla fondazione parteciparono 61 soci, in maggior parte agricoltori, piccoli commercianti ed artigiani. Contemporaneamente, a Seniga nasceva nel 1897, dall’impegno illimitato e solidaristico di altri 20 soci, la Cassa Rurale di Seniga e Pescarolo. Le tre casse rurali citate attraversarono con fatica il periodo fascista e la ripresa dopo la seconda guerra mondiale fu lenta e difficile. Finché, a metà degli anni ’70 avviene la fusione delle tre casse che danno vita alla “Cassa Rurale ed Artigiana della Bassa Bresciana” – la banchina, come ancora oggi ricordano i soci più anziani – con sede a Leno. La denominazione “Cassa Padana” risale al 1993, in occasione della fusione con la Cassa Rurale ed Artigiana di Gussola, una Banca di Credito Cooperativo – denominazione voluta dal nuovo testo unico bancario entrato in vigore nello stesso anno – che in poco più di 10 anni avrebbe esteso la propria presenza a 7 province (Verona, Cremona, Parma, Brescia, Mantova, Reggio Emilia, Bergamo), sostenuta da una rete capillare e diffusa di quasi 50 sportelli. I numeri in sintesi al 31/12/2010 Dipendenti Soci Clienti Sportelli Impieghi Raccolta Raccolta indiretta Patrimonio

336 7.300 52.000 49 1.304* 1.414* 311* 206*

*milioni di euro

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Area Mella Cigole Bagnolo Mella Manerbio Fenili Belasi Brescia - Via Stazione Brescia - Via Valle Camonica Pavone Mella Cignano di Offlaga Area Cremona – Casalasco Pescarolo Gadesco Pieve Delmona Gussola Martignana Po Cella Dati Torre de’ Picenardi Cremona Cremona Porta Po

Area Parma-Reggio Emilia Sissa Viarolo di Trecasali Vicofertile Taneto di Gattatico Parma – Viale Piacenza Caprara di Campegine Reggio Emilia Parma – Via Mantova Rubiera Area Mantova – Verona Goito Gazoldo degli Ippoliti Volta Mantovana Valeggio sul Mincio Alpo di Villafranca San Giorgio in Salici Castellucchio Curtatone Verona Area Camuna Edolo Breno Darfo Boario Terme Esine Artogne Rogno Ceto Malonno


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Castione d. Presolana (BG) Costa Volpino (BG) Rogno (BG) Songavazzo (BG) Alfianello (BS) Angolo Terme (BS) Artogne (BS) Azzano Mella (BS) Bagnolo Mella (BS) Bagolino (BS) Barbariga (BS) Bassano Bresciano (BS) Berzo Demo (BS) Berzo Inferiore (BS) Bienno (BS) Borgosatollo (BS) Borno (BS) Botticino (BS) Bovegno (BS) Bovezzo (BS) Braone (BS) Breno (BS) Brescia V.le Stazione (BS) Calvisano (BS)

Capo di Ponte (BS) Capriano del Colle (BS) Castel Mella (BS) Castenedolo (BS) Cellatica (BS) Cerveno (BS) Ceto (BS) Cevo (BS) Cigole (BS) Cimbergo (BS) Cividate Camuno (BS) Collebeato (BS) Concesio (BS) Corteno Golgi (BS) Darfo Boario T. (BS) Dello (BS) Edolo (BS) Esine (BS) Fiesse (BS) Flero (BS) Gambara (BS) Ghedi (BS) Gianico (BS) Gottolengo (BS) Gussago (BS) Incudine (BS) Isorella (BS) Leno - V. XXV Aprile (BS) Losine (BS) Malegno (BS) Malonno (BS) Manerbio (BS) Milzano (BS) Monno (BS)

Montirone (BS) Nave (BS) Niardo (BS) Offlaga (BS) Ono San Pietro (BS) Paisco Loveno (BS) Pavone del Mella (BS) Pezzaze (BS) Pian Camuno (BS) Piancogno (BS) Pisogne (BS) Poncarale (BS) Ponte di Legno (BS) Pralboino (BS) Prestine (BS) Remedello (BS) Rezzato (BS) Roncadelle (BS) S. Gervasio Bresciano (BS) San Paolo (BS) San Zeno Naviglio (BS) Saviore dell’Adamello (BS) Seniga (BS) Sonico (BS) Temù (BS) Verolanuova (BS) Vezza d’Oglio (BS) Vione (BS) Visano (BS) Bonemerse (CR) Ca’ d’Andrea (CR) Cappella de’ Picenardi (CR) Casalmaggiore (CR) Castelverde (CR) Cella Dati (CR) Cicognolo (CR) Cingia de’ Botti (CR) Cremona - Via Dante (CR) Derovere (CR) Drizzona (CR) Gabbioneta-Binanuova (CR) Gadesco-Pieve Delmona (CR) Gerre de’ Caprioli (CR) Grontardo (CR) Gussola (CR) Isola Dovarese (CR) Malagnino (CR) Martignana di Po (CR) Motta Baluffi (CR) Ostiano (CR) Persico Dosimo (CR) Pescarolo ed Uniti (CR) Pessina Cremonese (CR) Pieve San Giacomo (CR) San Daniele Po (CR) San Giovanni in Croce (CR) Scandolara Ravara (CR) Scandolara Ripa d’Oglio (CR) Sesto ed Uniti (CR) Solarolo Rainerio (CR) Sospiro (CR) Spinadesco (CR) Stagno Lombardo (CR) Torre de’ Picenardi (CR) Torricella del Pizzo (CR) Vescovato (CR) Volongo (CR) Voltido (CR) Asola (MN) Borgoforte (MN) Castellucchio (MN) Cavriana (MN) Ceresara (MN) Curtatone (MN) Gazoldo d. Ippoliti (MN) Goito (MN) Guidizzolo (MN) Mantova (MN) Marcaria (MN) Marmirolo (MN) Monzambano (MN) Piubega (MN) Ponti sul Mincio (MN)

Porto Mantovano (MN) Redondesco (MN) Rodigo (MN) Roverbella (MN) Virgilio (MN) Volta Mantovana (MN) Campogalliano (MO) Modena (MO) Castelvetro Piacentino (PC) Monticelli d’Ongina (PC) Collecchio (PR) Colorno (PR) Felino (PR) Fontanellato (PR) Fontevivo (PR) Langhirano (PR) Lesignano de’ Bagni (PR) Mezzani (PR) Montechiarugolo (PR) Noceto (PR) Parma - Piazza Terramare (PR) Roccabianca (PR) Sala Baganza (PR) San Secondo Parmense (PR) Sissa (PR) Sorbolo (PR) Torrile (PR) Traversetolo (PR) Trecasali (PR) Albinea (RE)

Bagnolo in Piano (RE) Bibbiano (RE) Brescello (RE) Cadelbosco di Sopra (RE) Campegine (RE) Casalgrande (RE) Castelnovo di Sotto (RE) Cavriago (RE) Correggio (RE) Gattatico (RE) Montecchio Emilia (RE) Poviglio (RE) Quattro Castella (RE) Reggio nell’Emilia (RE) Rubiera (RE) San Martino in Rio (RE) Sant’Ilario d’Enza (RE) Scandiano (RE) Lovero (SO) Sernio (SO) Tovo di Sant’Agata (SO) Condino (TN) Daone (TN) Bussolengo (VR) Buttapietra (VR) Castel d’Azzano (VR) Castelnuovo del Garda (VR) Grezzana (VR) Mezzane di Sotto (VR) Mozzecane (VR) Negrar (VR) Pescantina (VR) Peschiera del Garda (VR) Povegliano Veronese (VR) Roverè Veronese (VR) San Giovanni Lupatoto (VR) San Mauro di Saline (VR) San Martino Buon Albergo (VR) San Pietro in Cariano (VR) Sommacampagna (VR) Sona (VR) Tregnago (VR) Valeggio sul Mincio (VR) Verona (VR) Vigasio (VR) Villafranca di Verona (VR)


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Ostiglia (MN) Angiari (VR) Bonavigo (VR) Boschi Sant’Anna (VR) Bovolone (VR) Casaleone (VR) Castagnaro (VR) Cerea (VR) Concamarise (VR) Gazzo Veronese (VR) Isola della Scala (VR) Isola Rizza (VR) Legnago (VR) Minerbe (VR) Nogara (VR) Oppeano (VR) Salizzole (VR) Sanguinetto (VR) San Pietro di Morubio (VR) Terrazzo (VR) Villa Bartolomea (VR) Anguillara Veneta (PD) Barbona (PD) Boara Pisani (PD) Castelbaldo (PD) Masi (PD) Piacenza d’Adige (PD) Sant’Urbano (PD) Vescovana (PD) Arquà Polesine (RO) Badia Polesine (RO) Bergantino (RO) Bosaro (RO) Canaro (RO) Canda (RO) Castelguglielmo (RO) Castelnovo Bariano (RO) Ceregnano (RO) Costa di Rovigo (RO) Crespino (RO) Ficarolo (RO) Fratta Polesine (RO) Gaiba (RO) Giacciano con Baruchella (RO)

Lendinara (RO) Lusia (RO) Melara (RO) Occhiobello (RO) Pontecchio Polesine (RO) Rovigo (RO) San Bellino (RO) San Martino di Venezze (RO) Stienta (RO) Trecenta (RO) Villadose (RO) Villanova del Ghebbo (RO) Baricella (BO) Argenta FE Bondeno (FE) Copparo (FE) Ferrara (FE) Formignana (FE) Masi Torello (FE) Ostellato (FE) Poggio Renatico (FE) Ro (FE) Vigarano Mainarda (FE) Voghiera (FE) Tresigallo (FE)

Zona complessiva delle 2 BCC

Filiali Banca Veneta 1896

Filiali Cassa Padana

LEGENDA


Breve storia di Banca Veneta 1896

Il consiglio di amministrazione di Banca Veneta 1896 Presidente: Antonio Masin Vice Presidente: Tiziano Daccordo

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di MARCO BOSCOLO

Interno di Villa Stopazzolo – Legnago

marco.boscolo@bancaveneta1896.it

negli ultimi decenni dell’800, per rispondere ad una pressante esigenza di accesso al credito da parte di molte comunità rurali del Veneto, nacquero – per lo più all’ombra dei campanili – le prime Casse Rurali ed Artigiane. Queste piccolissime realtà, animate dai principi di cooperazione e mutua assistenza, si prefiggevano lo scopo di sostenere le famiglie, gli agricoltori ed i piccoli artigiani e commercianti, cercando di affrancarli dalla miseria che imperversava nelle campagne venete in quegli anni. Proprio per rispondere a tali pressanti esigenze, un gruppo di illuminati capeggiati dall’ingegner Giovanni Vicentini (già presidente del Consorzio Agrario del Basso Veronese) costituì dinnanzi al notaio, il 21 giugno 1896, la “Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di Carpi di Villa Bartolomea – Società Cooperativa in nome collettivo”. La Cassa, di matrice laica ma sempre molto attenta ai principi etici di stampo cattolico, proseguì ininterrottamente la sua attività nei decenni seguenti, attraversando indenne i due conflitti mondiali. Nel 1972, allo scopo di riequilibrare raccolta ed impieghi, venne realizzata la fusione con la “Cassa Rurale ed Artigiana di Menà Vallestrema” (fondata nel 1963 nel vicino paese di Menà di Castagnaro - Verona) per opera del Parroco del paese don Guido Zardin), prendendo una nuova denominazione: Banca di Credito Cooperativo del Basso Veronese – soc. coop. a r.l.. Allo scopo di dare un chiaro segnale del percorso di espansione intrapreso, l’istituto nel 2007 ha assunto l’attuale denominazione di “Banca Veneta 1896 – Credito Cooperativo delle Province di Verona e Rovigo – soc. coop”. I numeri in sintesi al 31/12/2010 Il menzionato percorso di espansioFiliali 12 ne, è passato attraverso l’apertura di Comuni di competenza 61 alcune filiali e di due sedi distaccate: VR, RO, FE Rovigo (2009) e Ferrara (2010). Da Province di operatività (per competenza, gennaio 2011, è operativa la nuova PD, MN e BO) Sede Amministrativa di Legnago (VR), Dipendenti 89 presso cui sono stati trasferiti gli uffiSoci 2.511 ci di Presidenza e Direzione, nonché Clienti 8.400 Impieghi 330* le Aree Crediti, Finanza, Contabilità, Raccolta 323* Commerciale, Organizzazione e Raccolta indiretta 109* Controlli. Il piano terra della Villa ospiPatrimonio vigilanza 34* ta, inoltre, la Filiale di Legnago centro. *milioni di euro

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Consiglieri: • Daniele Bellinazzo • Loris Betta • Danilo Campesan • Remo De Togni • Ermenegildo Gambalonga • Dario Montagnin • Gianni Rodin Il Collegio Sindacale Presidente: Susanna Giusti • Luigi Buchi • Diego Ranzani Direttore generale: Gabriele Meneghello Condirettore: Loris Rossignoli Vice direttore: Francesco Ferrari

Le filiali di Banca Veneta 1896 Sede Legale: Carpi di Villa Bartolomea (Verona) Sede Amministrativa: Legnago (Verona) Sede Staccata: Rovigo Sede Staccata: Ferrara Sportelli Provincia di Verona Bovolone Carpi di Villa Bartolomea Cerea Legnago centro Menà di Castegnaro Sanguinetto San Pietro di Legnago Villa Bartolomea Provincia di Rovigo Badia Polesine Lendinara Rovigo Provincia di Ferrara Ferrara


M

dai maestosi archi dell’Arena di Verona in direzione sud-sudest, una ventina di chilometri fuori città, incontriamo la cittadina di Bovolone, le cui prime notizie ufficiali risalgono all’813 d.C. quale feudo del Vescovo di Verona. Piazza che gode, nonostante la crisi, di una effervescente iniziativa imprenditoriale, è un Comune con circa 16.000 abitanti situato al confine settentrionale della Pianura Veronese. Da sempre, Bovolone è crocevia degli scambi tra la città di Verona e la Bassa Veronese. Questa cittadina fa parte a pieno titolo del distretto produttivo del “mobile d’arte” che ha il suo fulcro nella vicina cittadina di Cerea. Con i suoi circa 15.000 abitanti, il comune di Cerea annovera più di 1.000 aziende attive, per lo più micro imprese artigianali e commerciali. Nell’ultimo decennio, però, la perdurante crisi del settore del mobile, a cui si è aggiunta la grande crisi economica mondiale degli ultimi anni, ha spinto molti imprenditori ad operare radicali cambi di attività, rendendo più variegato il panorama economico locale. A pochi chilometri da Cerea, in direzione Mantova, incontriamo Sanguinetto nel cui cuore si erge il meraviglioso castello del XIV secolo che ospita, uovendo

tra l’altro, gli uffici del Municipio. Paese di circa 5.000 abitanti a vocazione agricola ed artigianale, è parte integrante del distretto del mobile che, come detto, ha il suo centro nella vicina Cerea. Nei territori dei Comuni di Sanguinetto, Cerea, Bovolone e limitrofi, è caratteristica la coltivazione del tabacco di varietà “bright”. Riprendendo il percorso verso sudest, a pochi chilometri da Cerea, incontriamo la città di Legnago. Comune con circa 27.000 abitanti, di origine etrusca (XIII sec. a.C.) ma balzato agli onori della cronaca per aver fatto parte dello storico “Quadrilatero” asburgico Verona-Peschiera-Mantova-Le-

La zona di competenza di Banca Veneta 1896 Attività produttive: Fasolin Mobili snc, Verdenergy soc. cons. a r.l. e Frigomec spa

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di MARCO BOSCOLO

marco.boscolo@bancaveneta1896.it


quale storico crocevia da e per Verona, Padova, Rovigo e Ferrara. Ad accentuare tale situazione, ha contribuito, negli ultimi anni, anche la realizzazione di grandi opere stradali che rendono Badia Polesine un vero e proprio snodo viario della pianura

gnago, è l’ideale capoluogo della Pianura Veronese. L’attività economica Legnaghese risulta molto variegata: ad un apprezzabile distretto meccanico e termotecnico, si affiancano molteplici attività di artigianato, commercio e servizi. Rilevante è anche l’attività agricola, specialmente per la produzione frutticola ed orticola. Di notevole importanza economica per il Comune di Legnago è la presenza della ASL20 e del relativo Ospedale civile (il più grande della Provincia dopo quelli di Verona). Proseguendo in direzione del Polesine, incontriamo i paesi di Villa Bartolomea e Castagnaro. Comuni con circa 5.000 abitanti ciascuno, rappresentano la “culla storica” di Banca Veneta 1896 poiché nelle rispettive frazioni di Carpi e Menà furono costituite le Casse Rurali che diedero, in seguito, vita a Banca Veneta 1896. Essi rappresentano l’estrema propaggine meridionale della Provincia di Verona al confine con quella di Rovigo. L’attività economica prevalente è quella agricola con coltura, per lo più, a mais e frumento. Da segnalare che Banca Veneta 1896 sostiene stabilmente due locali Con-

Veneta. Uscendo dal centro abitato, si imbocca un lungo rettilineo alberato che porta a Rovigo. Dopo una decina di chilometri, si giunge a Lendinara, meravigliosa cittadina di origine romana il cui centro storico è un concentrato di stupendi palazzi di epoca tardo medioevale e rinascimentale. Essa, infatti, fu scelta quale residenza di campagna da numerose famiglie nobili veneziane che avevano possedimenti terrieri nella zona. Da segnalare, la presenza del Santuario della “Madonna del Pilastrello“ e l’annesso monastero degli Olivetani. Alle antiche vestigia fa, però, da contraltare una sorta di torpore che avvolge oggi la cittadina: pur essendo una piazza ricca, infatti, a Lendinara sono ben poche le attività imprenditoriali di una certa rilevanza. Prevalentemente, l’economia locale è basata su agricol-

sorzi di Tutela: le DOP del “Fagiolo gnocco di Spinimbecco di Villa Bartolomea” e del “Cavolo cappuccio di Castagnaro”. Ancora pochi chilometri e si raggiunge il Polesine. Il primo centro di una certa dimensione è quello di Badia Polesine, il cui abitato originario è nato attorno alla stupenda Abbazia della Vangadizza, fondata dai monaci benedettini intorno all’800 d.C. Degno di nota è il trecentesco Palazzo degli Estensi, segno tangibile della presenza di tale dinastia in Badia Polesine. Il Comune conta circa 11.000 abitanti e gode di una notevole vivacità imprenditoriale e commerciale. Ciò anche grazie alla sua posizione strategica 18

tura, commercio e servizi. Lasciando Lendinara in direzione del capoluogo, si lambiscono due paesi noti per le rispettive produzioni caratteristiche: Lusia con la coltivazione ortofrutticola estensiva ed il relativo commercio all’ingrosso, e Villanova del Ghebbo con il proprio distretto calzaturiero. Percorsa un’altra decina di chilometri, si giunge al capoluogo del Polesine: Rovigo, di origine pre-romana, conserva grandi tracce della sua storia medioevale e rinascimentale. Le torri Donà e Mozza sono ciò che resta dell’antica fortificazione fatta erigere dal Vescovo di Adria nel 920 d.C. per difendersi dagli Ungari. Degno di nota il Tempio della Beata Vergine del Soccorso, conosciuto ai più come “Chiesa della Rotonda”: si tratta di una chiesa a pianta ottagonale fatta costruire nel 1594 per dare adeguata collocazione ad un’immagine religiosa ritenuta miracolosa. Rovigo, con i suoi 53.000 abitanti, è una città che ha dovuto affrontare la tragica alluvione che nel 1951 ha distrutto quasi completamente la città e tutti i centri abitati che la separano dal fiume Po. Dopo tale sciagura, molti Polesani sono stati costretti ad emigrare verso le grandi città del nord Italia in cerca di lavoro. Quelli che sono rimasti, invece, si sono rimboccati le maniche ed hanno cercato di ricostruirsi un futuro. Tale esperienza, però, ha segnato tanto profondamente questa gente che si è dovuto attendere una intera generazione per assistere ad un concreto sviluppo economico della città


e del territorio circostante. Oggi, Rovigo è una città ricca di attività economiche votate principalmente al terziario: commercio e servizi. Poche sono le realtà industriali di un certo rilievo. Non marginale l’attività agricola e quella artigiana. Città che, per la relativa vicinanza, gode di un legame forte con Rovigo ed il Polesine, è la nobile Ferrara. Comune di 136.000 abitanti, trova anch’esso le proprie origini in epoca romana. Ma è tra il medioevo ed il rinascimento che Ferrara raggiunge il suo massimo splendore grazie soprattutto alla dinastia degli Estensi che dominarono la città per circa tre secoli. L’impressionante concentrazione di tesori architettonici di quelle due epoche, fanno ancora oggi del centro di Ferrara uno spettacolo da godere tutto il tempo dell’anno, tanto da meritare di essere classificata dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’umanità. Innumerevoli sono le mostre, i concerti e gli spettacoli che vengono costantemente organizzati in città e che rispondono alle molteplici richieste di un pubblico colto ed esigente. Con questi presupposti, l’economia ferrarese non poteva che essere votata, oltre che alla tradizionale attività agricola, ad un sistema economico im-

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Orchestra Filarmonica Veneta

perniato sul turismo culturale e sulla moltitudine di servizi ad esso collegati. Scarsa è, anche a Ferrara, la presenza di industrie di grosso rilievo mentre molto dinamiche sono le attività artigianali e commerciali.

Da questa veloce panoramica, si evince come, al di là delle specificità locali, le Genti che vivono e lavorano nel Territorio di Banca Veneta 1896 abbiano in comune le stesse origini storiche, culturali ed ambientali. Risulta,

quindi, facilmente intuibile come sia stato possibile per Banca Veneta 1896 ampliare il proprio raggio d’azione e insediarsi in modo efficace su queste piazze, sempre ispirati dai principi fondanti la Cooperazione di Credito.

L’attività a favore del territorio Mantenendosi sempre fedeli ai principi che hanno ispirato i padri fondatori nel lontano 1896, amministratori e personale dipendente di Banca Veneta 1896 svolgono le rispettive mansioni aziendali prestando la massima attenzione alle esigenze del proprio territorio e facendosi spesso portavoce delle istanze provenienti da soci, clienti e società civile. È proprio da questa costante attività di “ascolto” che nascono le più rilevanti iniziative di sostegno del territorio. Infatti, solo conoscendo da vicino le reali esigenze delle persone che vivono ed operano in loco, è possibile porre in atto tutte le attività idonee a soddisfare tali necessità, soprattutto in un momento di grandi difficoltà economiche quale quello attuale. Sempre sapendo “ascoltare”, è possibile individuare e favorire quelle iniziative sociali e culturali che meritano maggiore attenzione per la loro capacità di migliorare la qualità di vita delle proprie genti. Oltre a sostenere le consuete iniziative locali (Onlus ed associazioni di volontariato, Proloco, Comitati festeggiamenti, Associazioni sportive ed Associazioni Culturali, Parrocchie, Case di Riposo, Scuole, Comuni), Banca Veneta 1896, negli ultimi anni, ha partecipato alla realizzazione di due importanti progetti culturali e sociali. Il primo è quello relativo all’Orchestra Filarmonica Veneta che parte dal disegno del suo ideatore e Direttore Artistico prof. Massimo Santaniello che, una mattina di novembre del 2007, si presentò in Banca Veneta 1896 con un progetto che parve, in un primo momento, pura follia: la creazione di un’orchestra filarmonica stabile, costituita in parte da musicisti professionisti ed in parte da studenti degli ultimi anni di conservatorio, che fosse pronta alla sua prima esibizione per il giorno dell’Epifania del 2008. La Banca sposò il progetto poiché la finalità sociale era quella di rendere fruibile da tutti un genere di musica da sempre ritenuta “colta” e riservata ad un pubblico d’elite. Il concerto dell’Epifania si realizzò presso il teatro Sociale di Villa Bartolomea e fu il primo di una lunga serie di successi culminati con lo storico concerto di Ferrara dal titolo “Omaggio ad Andrea Bocelli” (giugno 2010). Oggi, l’Orchestra Filarmonica Veneta è una realtà consolidata, conosciuta ed apprezzata in tutta la Provincia di Verona e nelle Province limitrofe ma, come conferma didascalia che campeggia sulla homepage del sito internet dell’orchestra (www. associazionefilarmonici.it), il legame forte che esiste tra Banca Veneta 1896 ed Orchestra Filarmonica Veneta resterà per sempre. Altro progetto in cui Banca Veneta 1896 ha fermamente creduto è quello che porta il nome di “Boschi di pianura – Legno di qualità”. Esso consiste in un esperimento “pilota” realizzato dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Legnago in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, la Coldiretti Provinciale ed una impresa agricola legnaghese che ha accettato di fungere da “laboratorio sperimentale”. Tale esperimento prevede che una qualsiasi azienda (nella fattispecie, Banca Veneta 1896) che realizzi un nuovo insediamento produttivo (la nuova Sede Amministrativa di Legnago) che provochi la produzione ed immissione in atmosfera di nuova CO2, provveda ad acquistare da un’azienda agricola i cosiddetti “certificati carbonio” con i quali compensare la nuova CO2 prodotta. Questi certificati vengono generati e ceduti dall’azienda agricola in conseguenza della “forestazione” di un appezzamento di terreno che, per effetto della fotosintesi, ripulisce l’aria dalla nuova CO2 prodotta. Gli alberi in questione, dopo un ciclo di vita di una ventina d’anni, potranno essere abbattuti e, quanto ai tronchi, venduti alle aziende del vicino “distretto del mobile” quale materia prima di produzione, quanto alle ramaglie, utilizzate quale combustibile per caldaie a biomassa. È facilmente intuibile come un progetto di tale portata possa dare soluzione a molteplici problemi: ottenere un controllo dell’inquinamento prodotto, consentire ai locali mobilifici un approvvigionarsi di materia prima di qualità a “km zero” e, ultimo ma non meno importante, offrire alle imprese agricole una nuova opportunità di reddito a lungo termine.

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Cremona, il Torrazzo. A destra, Mantova al tramonto.

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La zona di competenza

di Cassa Padana

il Dominato leonense

Barbara Ponzoni

barbara.ponzoni@cassapadana.it La storia ufficiale di Cassa Padana è una storia comune a tante realtà cooperative nate sul finire dell’800. Ma Cassa Padana, intuitivamente e all’inizio quasi inconsapevolmente, si è posta in scia di una storia millenaria che risale al tempo di Desiderio e dei benedettini. Nel 758 d.C., proprio per volere dell’ultimo re Longobardo nasce l’abbazia “Ad Leones” di Leno. Nel 2002 Cassa Padana, consapevole dell’importanza simbolica di questo passato glorioso, acquista una parte di villa Badia, costruita sui resti dell’abbazia, e nel 2003 inizia uno scavo estensivo. Da allora ad oggi sono stati fatti convegni, pubblicazioni, eventi. Figlia primogenita di Montecassino, l’abbazia nel 1200 circa contava più di 100 presenze fra i monaci e per secoli fu centro importante di potere economico-politico dell’Italia settentrionale. Ed è proprio sulle fondamenta di questa storia e di questo importante passato che è cresciuto e si è sviluppato, dal punto di vista culturale e dei valori, ma anche economico e geografico il concetto del “Dominato Leonense”, cioè dell’area in cui l’abbazia operava e che tuttora è in larga parte coincidente con la zona di operatività della Cassa Padana. L’influenza è stata forte, ha determinato il carattere e la vocazione di questo territorio. L’abbazia aveva possedimenti che a nord arrivavano al lago di Garda e Verona, a sud lungo la via Francigena fino a Pontremoli e ad est fino alle valli di Comacchio. I benedettini, con il loro incessante lavoro e dedizione, hanno reso la Pianura Padana quella che è oggi: un territorio dalla forte vocazione agricola, dai radicati valori cristiani, con ricchezze e potenzialità incredibili. L’obiettivo primo della Cassa è quindi promuovere e sviluppare un forte senso di appartenenza e di coesione sociale fra i diversi attori del territorio, recuperando tradizioni, storia e valori che rappresentano una ricca specificità da valorizzare. Cassa Padana si è sviluppata nei territori che furono del “Dominato Leonense”, con l’intento di valorizzarli nelle loro peculiarità e specificità, caratteristica che era dei benedettini. Sette provincie, sette realtà differenti, ma accomunate da medesimi valori. Vediamole in questo piccolo affresco.

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Veduta di Brescia.

Brescia Cassa Padana nasce qui, nel cuore della Bassa Bresciana. Qui ci sono le filali “storiche” e i soci trentennali e oltre. Qui è la sede, il cuore pulsante della nostra realtà. L’appuntamento più sentito e rappresentativo del lavoro della Fondazione Dominato

Leonense è a Leno: la Fiera di San Benedetto a metà luglio, una mostra mercato dell’agro-alimentale biologico e del commercio equo solidale che rappresenta un vero e proprio momento di valorizzazione dei prodotti e della cultura del territorio. Il parco di villa Badia -in

questo fine settimana- si veste di bancarelle colorate, rievocazioni storiche in costume, giochi per bambini e proposte alimentari per tutti. In quell’occasione si tiene anche l’annuale assemblea dei soci della Fondazione, che conta 800 iscritti, composti da privati, scuole, comuni ed altre associazioni e istituzioni pubbliche che operano sul territorio. Ha un proprio Consiglio di Amministrazione formato dal Presidente Vittorio Biemmi e da nove consiglieri. Nel 2010 la zona di operatività della provincia di Brescia si è arricchita della Valle Camonica, un territorio e popolo antichissimo, come testimoniano le millenarie incisioni rupestri, patrimonio mondiale dell’umanità. 20

Cremona La prima sfida “cittadina” è a Cremona. Nel 1996 nasce la prima filiale in città di Cassa Padana. Cremona è famosa per i suoi violini e per il dolce tipico natalizio, il torrone. Settecento camper, 100 pullman, migliaia di auto in movimento, persone in bicicletta, in passeggino e soprattutto a piedi, per un totale che spesso supera ampiamente le 100 mila presenze, questi i numeri della Festa del Torrone, un grande evento gastronomico-culturale, incentrato sul prodotto tipico che rende Cremona famosa nel mondo, ma anche la kermesse capace di valorizzare l’intero territorio nel quale questa specialità nasce e viene prodotta, coniugando l’offerta della miglior produzione di torrone e di dolci affini, con un ricco programma di iniziative parallele. Cassa Padana, sempre attenta alle peculiarità del territorio, ogni anno contribuisce alla realizzazione di eventi ad hoc per arricchire il ricco programma della manifestazione. Mantova L’avventura Mantovana di Cassa Padana parte con le filiali di Gazoldo degli Ippoliti e Goito, acquisite dalla BCC di Castelgoffredo. Il territorio mantovano, molto simile per numeri e valori al tessuto cremonese, vanta tradizioni molto antiche. Una di queste è la Fiera delle Grazie, un evento che si ripete dal 1425 quando il marchese


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Reggio Emilia Dopo le filiali di Gattatico (dicembre del 2002) e Caprara di Campegine (ottobre 2007) Cassa Padana nel 2008 rafforza la propria operatività nell’area con una nuova presenza cittadina a Reggio Emilia, in uno dei luoghi più rappresentativi ed artistici della città, la meravigliosa Sala degli Angeli all’interno di Palazzo Caffari, edificio le cui fondamenta

Reggio Emilia, piazza della Vittoria

furono gettate nel 1.400 da parte della famiglia dei Caffari, tessitori e tintori di seta. In occasione dell’apertura la Fondazione ha organizzato, con la supervisione di Maurizio Bernardelli Curuz direttore della rivista Stile Arte, una mostra personale dell’artista di Campegine Alfonso Borghi. La personale, intitolata “Sotto l’epidermide delle apparenze”, raccoglieva diverse opere dell’artista reggiano, che ha dedicato gli anni giovanili a dipingere paesaggi e figure, attratto dai grandi del Quattrocento italiano.

Verona Dopo le filiali di Alpo di Villafranca, San Giorgio in Salici e Valeggio sul Mincio, è stata inaugurata anche la filiale di Verona. Durante gli interventi per la preparazione

Parma Parma, fra i migliori capoluoghi “Ecosistema urbano”, vede la presenza di Cassa Padana, in città, dal 21

dello stabile, su segnalazione dell’ingegnere che segue i lavori, siamo venuti a conoscenza di un’antica cripta, ancora intatta, costruita dai benedettini lenesi, sicuramente molto simile, se non identica, a quella dell’abbazia di Leno.

bergamo A seguito della fusione con la BCC camuna del 2010 e la conseguente operatività in Valle Camonica, Cassa Padana ha aperto una filiale a Rogno, paese della bassa valle in provincia di Bergamo che dà la possibilità di scendere verso il lago d’Iseo.

Veduta della media Valle Camonica. Sotto, Verona.

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Gian Francesco Gonzaga decretò l’inizio del “libero mercato di merci” sul sagrato di fronte al Santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie che dal 1406, anno della sua inaugurazione, domina la frazione di Curtatone. Una fiera non solo dei mantovani ma di tanta gente che ogni anno arriva da ogni parte d’Italia nel borgo per rendere omaggio alla Madonna. La Fondazione Dominato Leonense, in collaborazione con Anima Media, Associazione della Diocesi di Cracovia, in una delle edizioni della fiera, aveva allestito una mostra fotografica, un viaggio attraverso foto inedite non tanto sul Santo Padre quanto su Don Karol, quel parroco giovane che nel 1948 ritorna da Roma in Polonia, che fa il coadiutore nella parrocchia di San Floriano a Cracovia e fino al 1951 è cappellano degli universitari.

dicembre 2006. La filiale, in viale Piacenza, si dedica spesso all’arte: come la mostra di opere di Gabriel Morvay, concesse in prestito da un privato collezionista, allestita nelle sale espositive della bella sede. Un connubio che prosegue fruttuoso fra Cassa Padana e le tele di Morvay, già esposte per un breve periodo all’interno della Filiale di Cremona. Negli spazi delle proprie Filiali Cassa Padana non vuole quindi solo svolgere attività istituzionali, ma offrire alle persone che vivono nel territorio la possibilità di avvicinarsi alle opere d’arte.

Il Duomo e il battistero di Parma.


Il ristorno,

per una relazione più stretta fra socio e BCC C

ome recita l’art. 2 dello Statuto Sociale “la BCC ispira la propria attività ai principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata” e quindi, come previsto nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo. Il conseguimento di un equo risultato, e non la distribuzione del profitto, è la meta che guida la gestione del Credito Cooperativo. “La BCC ha lo scopo di favorire i soci nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera”. La BCC persegue altresì il miglio-

ramento continuo della qualità e della convenienza dei prodotti e dei servizi offerti e promuove la partecipazione dei soci alla vita della cooperativa. “I soci”, a loro volta, “hanno l’obbligo di collaborare al buon andamento della BCC, contribuendo allo sviluppo e lavorando intensamente con essa e hanno diritto di fruire dei servizi e dei vantaggi offerti dalla BCC nei modi e nei limiti fissati dai regolamenti e dalle deliberazioni sociali”, come indicato dall’Art. 9 dello Statuto Sociale. Con l’introduzione del ristorno ciascun socio di Cassa Padana ha ottenuto la restituzione di una somma parametrata al lavoro effettuato con la banca. La

di ????

?????

22

di Lidia Sbarbada

lidia.sbarbada@cassapadana.it

Cassa ha introdotto il ristorno nel 2003, con apposita delibera dell’Assemblea ordinaria dei soci, che ha approvato anche il relativo Regolamento di distribuzione. Cos’è il ristorno?

È una quota di utile conseguito dalla Banca che viene ripartita tra i soci, mediante incremento della quota sociale detenuta da ciascun socio, tenendo conto del suo margine di contribuzione. In altri termini, il ristorno rappresenta la restituzione di una parte e quindi la riduzione del prezzo pagato per i servizi resi dalla banca (commissioni ed interessi passivi) e la restituzione di una parte e quindi la maggior remunerazione dei depositi sottoscritti presso la banca (interessi attivi). Distribuito in proporzione all’operatività di ciascun socio con la Cassa, quindi è irrilevante il numero di azioni possedute, il ristorno premia la fedeltà del Socio-Cliente.


In che forma viene distribuito ai soci?

Il ristorno viene distribuito ai soci mediante incremento della partecipa-

Il cosiddetto “ristorno figurativo”

2008 su utili 2007

2009 su utili 2008

2010 su utili 2009

1.600.000

1.000.000 800.000 600.000 400.000

€ 408.442,67

1.200.000

€ 432.619,60

1.400.000

€ 552.630,78

2007 su utili 2006

€ 1.480.115,96

2006 su utili 2005

€ 621.995,75

Ammontare del ristorno figurativo diviso in migliori condizioni ai soci sui tassi e sul costo dei servizi

2005 su utili 2004

€ 382.442,67

2003 2004 su utili su utili 2002 2003

€ 434.659,37

0

€ 662.065,12

200.000

€ 446.437,97

400.000

€ 536.641,46

600.000

€ 443.782,29

800.000

€ 1.031.086,48

1.000.000

Per “ristorno figurativo” si intende l’importo cui la Banca rinuncia (con una diminuzione del margine di intermediazione) a seguito dell’applicazione di condizioni di favore ai soci nell’operatività bancaria, in termini di tassi sulla raccolta, tassi sugli impieghi, prezzo dei servizi. Il ristorno figurativo presenta elementi di aleatorietà e variabilità indipendenti da politiche effettivamente poste in essere verso la compagine sociale e dallo stesso “status” di socio. Cassa Padana regolarmente lo rileva, ma utilizza questo tipo di informazioni conscia dei limiti che hanno e senza che ciò influenzi lo sviluppo di politiche di mutualità interna.

€ 500.000

€ 1.200.000

1.200.000

€ 1.100.000

1.400.000

€ 1.050.000

1.600.000

€ 1.033.000

Ammontare del ristorno distribuito ai soci di Cassa Padana a partire dal 2003

€ 900.000

Per determinare l’utile di esercizio ristornabile occorre diminuire l’utile stesso delle quote da destinare obbligatoriamente a riserva legale e ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. La parte rimanente dell’utile di esercizio, nei limiti della quota del margine di intermediazione lordo imputabili - in base alla contabilità analitico/gestionale in essere presso la banca - all’operatività svolta con i singoli soci, rappresenta l’utile di esercizio ristornabile. L’utile ristornabile non può co-

zione sociale, ossia con l’attribuzione di azioni gratuite. Il ristorno non può essere inferiore al corrente valore nominale dell’azione (attualmente pari a euro 25,82). In caso contrario la relativa differenza è imputata in un apposito fondo fino a che la quota di pertinenza del socio non raggiunga il predetto valore grazie ai successivi ristorni. Il ristorno riconoscibile a ciascun socio non può essere superiore a cento volte il corrente valore nominale dell’azione. Il ristorno eccedente tale limite è destinato a fini di beneficenza o mutualità. Ad ogni socio, dopo l’assemblea, viene spedita una lettera nella quale si comunica la misura del ristorno spettante e il riepilogo delle azioni possedute da ciascuno.

€ 1.500.000

Quali sono le modalità per stabilire l’ammontare di utile da destinare a ristorno?

munque eccedere il limite del cinquanta per cento dell’utile residuo dopo le destinazioni obbligatorie. Durante l’Assemblea dei soci il Consiglio di Amministrazione, nel rispetto della sana e prudente gestione della Banca, può proporre all’Assemblea la quota di utile da riconoscere ai soci a titolo di ristorno. Su tale proposta l’Assemblea è chiamata a deliberare. Inoltre il Consiglio di Amministrazione sottopone all’approvazione dell’Assemblea l’elenco dei contratti rispetto ai quali è calcolato il ristorno. I rapporti contrattuali tenuti in considerazione per la determinazione del ristorno sono il margine finanziario e il margine da servizi.

€ 1.400.000

Il ristorno è un istituto tipico della cooperazione. È intrinsecamente diverso dalla distribuzione degli utili che viene effettuata sulla base del capitale conferito.

200.000 0 benefit benefit tasso servizi 2005 2005

benefit benefit tasso servizi 2006 2006

23

benefit benefit tasso servizi 2007 2007

benefit benefit tasso servizi 2008 2008

benefit benefit tasso servizi 2009 2009

benefit benefit tasso servizi 2010 2010


Vicini al socio in caso di malattia

di Lidia Sbarbada

lidia.sbarbada@cassapadana.it

24

T

ra gli ambiti in cui si articola lo scambio mutualistico fra banca e soci, sicuramente quello della salute è fra i più importanti. Cassa Padana offre, gratuitamente, ai suoi soci un’assicurazione che prevede la corresponsione di una diaria giornaliera in caso di ricovero in una struttura ospedaliera del socio o di un suo familiare (inteso come coniuge o convivente more uxorio e figli, così come risulta dallo stato di famiglia anagrafico). Nel caso in cui ad essere socio della Cassa Padana fosse una società, il beneficiario della polizza sarebbe, a seconda della tipologia societaria:


Prestazioni A. Degenza ospedaliera Corresponsione, in caso di ricovero reso necessario da infortunio o malattia, di una diaria giornaliera di euro 46,50 con un massimo di 100 pernottamenti per anno assicurativo e per nucleo familiare. B. Ricovero con intervento di alta chirurgia (specificati in apposita appendice) • Soluzione 1 Se l’intervento è stato effettuato a pagamento. Rimborso delle spese sostenute fino al 90%, con un massimale di euro 310.000,00 per anno assicurativo, per socio e relativo nucleo familiare. Oltre alla spese sostenute per l’intervento (medicinali, onorari dell’équipe che effettua l’intervento chirurgico, materiale di intervento, diritti di sala operatoria, rette di degenza), sono rimborsabili anche le spese sostenute 60 giorni prima del ricovero e nei 120 giorni successivi relativamente a visite e trattamenti specialistici, accertamenti diagnostici, esami di laboratorio tutti pertinenti la patologia considerata, assistenza medica e infermieristica, trattamenti fisioterapici e rieducativi. • Soluzione 2 Se l’intervento è avvenuto a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Sarà corrisposta una diaria giornaliera di euro 130,00 per ciascun pernottamento in Istituto di Cura, con un massimo di 100 pernottamenti per anno assicurativo e per nucleo familiare.

Limiti di età Degenza ospedaliera: anni 80 Ricovero con interventi di alta chirurgia: anni 75 Indennità sostitutiva del rimborso spese per interventi di alta chirurgia: anni 75 Dal 76° all’80° anno la diaria è corrisposta con il massimo di 30 giorni per ricovero e di 60 giorni per anno assicurativo e nucleo familiare. 500.000

250.000

• Spa e Soc.Coop. a r.l.: l’assicurazione è prestata a favore del presidente (e relativo nucleo familiare); • Srl: l’assicurazione è prestata pro quota in favore di ciascun socio amministratore (e relativo nucleo familiare) così come risulta dalle certificazioni societarie. Nei box riepiloghiamo le principali prestazioni offerte dalla Polizza.

n. 533 n. 560

2009

2010

200.000

€ 333.908

300.000

n. 512 € 382.000

350.000

n. 426 € 368.000

400.000

• Società semplici e di persone (sas, snc): l’assicurazione è prestata pro-quota in favore di ciascun socio (e relativo nucleo familiare);

€ 351.000

450.000

€ 469.000

n. 420

150.000 100.000

Numero sinistri inviati e liquidati, per anno.

50.000 0 2006

25

2007

2008


Bassa bresciana. Oggi è un giorno buono per partire. Il fiume s’è gonfiato d’acqua, l’aria è colma di frescura e carica di profumi. Le acque scorrono quiete, frusciano, gorgogliano, cantano come le sirene d’Ulisse. Ma l’orizzonte è lontano. Soprattutto se ti imbarchi su una piccola canoa e a colpi di pagaia devi percorrere il fiume Oglio sino all’abbraccio con il grande fiume Po, una lunga strada liquida che porta inesorabilmente al Delta. E da qui al mare. Le voci delle genti camune, quelle che abitano ai bordi delle acque scure e profonde del Sebino, si mescolano qui, nella Bassa, con quelle della civiltà contadina. Lassù, a Edolo, si uniscono le vene d’acqua dell’Adamello e scorrono impetuose, con la smania d’un purosangue. Hanno sballottato la mia canoa tra macigni di granito e vortici che corrono veloci tra le pareti di roccia incise dagli antichi Camuni.

Comincia a quietarsi più a valle l’Oglio. Dopo Breno, dopo i magli di Bienno e la acque pregiate di Boario. Si dovrebbe trovare il tempo per fermarsi dinnanzi agli affreschi di Pietro da Cemmo a Esine, del Romanino a Pisogne o salire al santuario della via Crucis di Cerveno con i suoi grotteschi personaggi. Ma le acque del fiume si ingozzano solo nel lago d’Iseo. Abbracciano Monte Isola con la sua centenaria tradizione di cordai e tessitori di reti, e per la mia canoa è una lunga e piacevole navigazione a colpi di pagaia. Dal lago d’Iseo alla Bassa il fiume sembra in cerca di una identità. Se lo scendi in canoa devi caricarti sulle spalle l’imbarcazione per una dozzina di volte per superare dighe e sbarramenti. Salassi d’acqua che colmano la sete perenne degli infiniti campi di mais. La distanza sul fiume non si può calcolare in chilometri, ma in ore a colpi di remo che divengono giorni di fatica e luce naturale da sfruttare senza perderne una goccia. Così, all’alba, quando il fiume si materializza d’improvviso dalla foschia, mi ritrovo a stivare in canoa tenda, sacco letto, fornellino, una tanica per

Verso oriente,

l’acqua, cibo e qualche ricambio asciutto, tutto centellinato con parsimonia. Persino un libro che ho strappato a metà per sgravare il peso dalla parte già letta. Alle spalle il ponte tra Orzinuovi e Soncino, le loro centenarie storie e centenarie liti. Davanti a me l’Oglio che domina il paesaggio della Bassa, prende a vagare fra i campi custoditi e coltivati, immobilizza i simboli della collaborazione fra gente laboriosa e acqua generosa. Forma ampi meandri ombrati da boschi verdissimi, nasconde atmosfere fatate o si impaluda in lanche morte dove galleggiano i fiori delle ninfee. Raccoglie nello scorrere il carattere della pianura. Dietro le fronde sono celati i castelli che si fronteggiano da sponda a sponda e ti ricordano che il fiume è stato linea di confine. E poi lo sguardo sbatte contro i contrafforti del castello di Pontevico. Da ponte a ponte, come da casello a casello, ma su una via d’acqua. Su quello di Seniga ci passeggiò Karol Wojtyla nel 1947. Villa Fenaroli a Ostiano, affacciata a balcone sul fiume, mi indica che sono entrato nel parco Oglio sud. Il fiume Mella poco

sul Grande Fiume

di Valerio Gardoni

valerio.gardoni@popolis.it

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prima ha finito nell’Oglio la sua corsa dalla Val Trompia. Il sole è ancora alto: basta non dar retta all’acido lattico nelle braccia e raggiungere Isola Dovarese, con la bellissima piazza e linee incise sulle lapidi di marmo sull’angolo d’una casa con la data delle piene e delle inondazioni. Dopo Canneto e le sue lanche, dopo l’ingresso del fiume Chiese, trovo posto per il bivacco. L’alba è buia di nuvole nere, basse sull’orizzonte: chiudono il tunnel verde e scuriscono l’acqua di grigio verde. Veloce come un luccio a stivar roba e tornare a scivolare sull’acqua, anticipando il frastuono del temporale schiamazzante di tuoni e saette, passo sotto il ponte di Marcaria e Guidizzolo. Dura poco e al ponte di barche di Torre d’Oglio il sole asciuga l’orizzonte. In questo lembo di confine tracciato dagli ultimi colpi di coda delle anse dell’Oglio, gli abitanti hanno nell’idioma uno strascico di dialetto bresciano con la cantilena cremonese e l’accento mantovano. È una terra bassa, di zolle aperte dalla fatica delle schiene piegate, di campi carichi di grano e sanguinanti del rosso dei papaveri, di fatiche raccolte nel silenzio contadino, schivo, gagliardo, legato alle tradizioni.

e allo scorrere delle stagioni, fatto di lavoro caparbio, aggrappato alla semplicità della vita. Un’umanità che racconta rosari, nozze e balli sull’aia, ante e porte socchiuse e timorosi segni della croce al passaggio dei funerali. Eccolo finalmente il grande fiume. Il Po intimorisce la mia canoa che si fa minuta e sembra perdere l’equilibrio, mentre penetra nell’acqua color caffelatte, limacciosa e larga da sponda a sponda. “Il grande fiume, l’unico fiume rispettabile che esista in Italia: e i fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è fatta per rimanere orizzontale e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conosce tutta la sua naturale dignità” scriveva Giovannino Guareschi, grande interprete delle storie delle genti del Po. Qui cambia tutto. Le dimensioni si amplificano, le distanze pure, le acque sono ferme e i muscoli delle braccia stridono. I paesi, Borgoforte il primo, sono oltre l’argine maestro e sembrano lontani villaggi difesi da possenti mura da cui spuntano i campanili. Il Mincio fa fluire le acque e le regali vestigia dei Gonzaga da Mantova. Sulla sponda

Supplememento a Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n.43/2000 dell’8 agosto 2000 Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Hanno collaborato: Silvia Altafini, Stefano Boffini, Marco Boscolo, Barbara Ponzoni, Lidia Sbarbada, Ivano Tarocco, Debora Zanini (coordinamento immagini) Fotografie: Archivio Banca Veneta 1896, Archivio Cassa Padana, Valerio Gardoni In copertina: Il Po, foto di Valerio Gardoni

opposta il Secchia chiude la terra della grande abbazia di San Benedetto Po in Polirone e racconta delle mani benedettine che hanno drenato nel fiume l’acqua di palude, scavato canali, bonificando e cambiando l’aspetto delle campagne e acceso lo stimolo alla cultura e all’arte. Bivacco sopra un’isola di sabbia nel centro del fiume. Al mattino inondato dal sole passo tra Ostiglia e Revere che paiono sfidarsi a duello, affiancate dall’Isola Boschina, frammento delle antiche foreste padane. Oltre i pioppeti di golena si susseguono i profili dei campanili. Borgofranco, Castelnovo, Sermide. Grandi città e piccole borgate, separate da vicende della storia e frammentate dalla topografia, ma unite dal fiume, comune matrice di cultura e tradizioni. Sulla grande ansa che curva a sud sino a lambire la splendida Ferrara, respiro una notte grondante di stelle. Il giorno successivo, l’alba è umida. Poco dopo, sul fiume, il sole è violento. Penetro lento nel Polesine, stretto tra Po e Adige. Solcano paralleli i due fiumi in un luogo antico e difficile. L’hanno costruita loro questa terra, sasso dopo sasso, in mille e mille

anni. Hanno voluto nascondere qua e là piccoli tesori ancora intatti. È stata plasmata e modellata dal sudore, dalla fatica, dall’ingegno e dall’arte di uomini che hanno calpestato il loro greto, lasciando angoli di fascino irresistibile da scoprire e da riscoprire. Al centro c’è Rovigo “la terra, il cui produr di rose le dié piacevol nome in greche voci” si canta nell’Orlando Furioso. E l’antica Andria fondata dai Greci. Qui il fiume sembra ancora più lento, quasi fermo. Avanzo poco o forse è la stanchezza dei giorni. Sulle sponde, pescatori su piccole barche di legno sembrano usciti da film di Bertolucci o di Mario Soldati. Superato Crespino le acque si frammentano: sono arrivato al delta. Po di Goro, Po di Levante, Po di Maistra, Po di Volano, Po di Gnocca. Corrono a nord verso la laguna di Venezia mentre a sud formano le valli di Comacchio e di Bertuzzi. Al centro continua, lento e sgravato dal delta, il Po di Venezia che si divide nel Po di Pila e nel Po delle Tolle. Rimango sulla via d’acqua principale. Bisogna superare Taglio di Po e il ponte che collega a Contarina per entrare nel cuore del delta. Il camino della centrale di Porto Tolle, piantata nel delta, funge da macabro faro per un viaggiatore audace che è arrivato sin qui da casa a colpi di fatica. Ultimo tratto nel Po di Pila e sbuco nell’Adriatico. Bivacco sopra un isolotto tra fiume, mare e cielo.


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