Popolis - Febbraio 2014

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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

IN QUESTO NUMERO

Il nuovo centro polifunzionale di Leno Fondi europei 2014-2020: un’occasione per i nostri territori L’orto di tutti, un rinnovato patto sociale con la terra

Anno 13

02 febbraio 2014


s om m a r i o

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Il nuovo centro polifunzionale di Leno

6-7 Fondi europei 2014-2020: un’occasione anche per i nostri territori?

8-9

Ospedale di Leno, oltre la sperimentazione

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L’orto di tutti, un nuovo patto sociale con la terra

Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

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Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

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Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@ cassapadana.it Armando Rossi e Debora Zanini, immagini armando.rossi@popolis.it debora.zanini@ popolis.it Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel. 030 9040270 rivista@ popolis.it Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada Hanno collaborato a questo numero: Fiorenzo Abbadati, Fabio Ardigò, Elisabetta Berto, Valentina Bragazzi, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Barbara Ponzoni, Macri Puricelli, Flavia Vighini, Paola Zani

Un raggio di luce su Rovigo

La forza dell’unione: a Rubiera contro la crisi

16-17 Ghana: 10 cose da conoscere su un piccolo miracolo africano

18-19

Carnevale in arrivo!

20-21 Trentapassi sotto il cielo: passeggiata con vista sul lago d’Iseo

Fotografie: Valerio Gardoni, Maria Lodi, Flavia Vighini In copertina: il nuovo Centro Polifunzionale di Cassa Padana Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs)

22 A g e n d a

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ed i t o r i ale

passato e futuro, tradizione e modernità

I

nizierà a essere operativo a marzo il nuovo centro polifunzionale di Leno. Diventa realtà un altro progetto voluto con tenacia e seguito con intensità e passione nella sua fase realizzativa.

Come del resto ogni iniziativa che la Cassa porta avanti. Il nuovo centro polifunzionale, per come è costruito e per il momento in cui è stato realizzato, rappresenta concretamente la tensione rivolta verso il futuro, il ruolo proattivo che intendiamo continuare a svolgere nelle comunità locali dove operiamo. Siamo consci a pieno delle incertezze e delle difficoltà dell’oggi. Questo però è un segnale tangibile della visione ottimista di cui siamo portatori. È una visione che poggia su valori solidi che ci hanno permesso di arrivare fino a qui. Oggi, per mantenerli vivi e fecondi, questi valori vanno continuamente reinterpretati alla luce di esigenze e contesti nuovi. Passato e futuro, tradizione e modernità, si fondono e diventano un tutt’uno. Questa interpretazione mette in stretta relazione, coniugandole in modo armonico, la nuova struttura – che identifica l’innovazione – con Villa Seccamani, che idealmente rappresenta la storia da cui veniamo. Non è solo un simbolismo che dà un significato unitario alle due costruzioni, rendendole un unico complesso architettonico originale di rara bellezza e funzionalità. È una chiave di lettura molto concreta. Spiega quello che la Cassa ogni giorno fa, perché e soprattutto come lo fa.

Vittorio Biemmi presidente Cassa Padana Bcc

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I N P RIMO P I A N O

Il nuovo centro polifunzionale di Cassa Padana a Leno è realtà. Sono ora visibili i frutti di due anni di intenso lavoro, anni impegnativi e difficili per tutti. È un investimento importante, come del resto in passato lo fu la sede di Villa Seccamani. La Cassa ha voluto dare un segno forte della visione ottimista che ha del futuro, del ruolo che intende continuare a svolgere nei territori. Inaugurazione ufficiale il 23 marzo.

Il nuovo centro polifunzionale di Leno Le caratteristiche, ma soprattutto “l’anima” di Fiorenzo Abbadati Responsabile ufficio tecnico Cassa Padana fiorenzo.abbadati@cassapadana.it

P

iù che tante parole, sono le immagini, ma ancor di più è la visita “fisica” a rendere a pieno l’idea di quanto realizzato. In primo luogo, in modo sintetico, credo sia utile fornire alcune informazioni base sulle caratteristiche della nuova struttura. Si sviluppa su due/tre piani ed è inserita in una piazza, intitolata al Dominato Leonense, con ampie zone di verde. Ha la forma di due braccia che si protendono, in un delicato equilibrio fra aree completamente trasparenti e grandi superfici a sbalzo in 4

pietra massiccia e che complessivamente trasmettono un senso di trasparenza e solidità. Il piano terra, lato est, ospita la filiale. Sempre al piano terra e al primo piano si trovano le divisioni aziende, credito, risparmio, amministrazione soci e territorio. Il “forum”, costituito da un auditorium di 300 posti mobili e dal “foyer”, utilizzabile anche per mostre temporanee ed eventi, si trova nel lato sud ovest. È a disposizione per le attività dei soci e in generale della comunità lenese.


Perché piazza Dominato Leonense

L

eno è conosciuta per la sua millenaria abbazia benedettina, figlia primogenita di Montecassino e fondata nel 758 dc da Desiderio, ultimo re dei Longobardi. L’abbazia fu per secoli centro religioso, politico, economico e uno dei motori di sviluppo dell’alta Italia. Esercitava la sua benefica influenza su una vasta zona che giungeva fino alle valli di Comacchio, detta “Dominato Leonense”. Dominato Leonense erano quindi i territori dove l’abbazia “Ad Leones” di Leno aveva il suo dominio. I benedettini nel corso dei secoli hanno bonificato, coltivato terre, inventato prodotti, come il grana padano, che sono alla base della nostra vocazione agroalimentare. Oggi la zona di competenza della Cassa, in cui esercita la sua “influenza”, è in gran parte sovrapponibile a quella dell’antica abbazia benedettina di Leno. Da molti anni poi la Cassa si è posta come “in scia” di questa tradizione millenaria, sia per l’attività operosa e variegata che svolge all’interno delle varie comunità locali, il modo e la finalità con cui la compie, sia per l’impegno profuso nel recupero e valorizzazione del glorioso passato dell’abbazia, che sembrava relegato solo alla stretta sfera degli studiosi. Di fondo, il richiamo ai valori benedettini ha alla base un valore ideale simbolico molto forte per la Cassa. Il monaco non è una persona che sta da “sola”, ma, dal greco monòs, è colui che nel suo modo di agire riesce a rendere “unico”, cioè a tenere insieme le esigenze di spiritualità, la solidarietà verso la comunità e la gestione dell’economia, degli affari. Questa visione integrata, che non tiene su piani separati queste diverse esigenze, rappresenta anche la chiave di lettura a cui la Cassa si ispira nell’agire di tutti i giorni, per essere coerente rispetto agli obiettivi previsti nel proprio statuto, cioè per essere realmente “differente”.

Il fabbricato ha la categoria energetica più alta per immobili con vetrate e i locali sono riscaldati da un impianto idraulico geotermico. È dotato di comfort acustico, sia nelle sale aperte al pubblico che negli uffici e di impianti con le più innovative tecniche di risparmio energetico. Diamo, anche, qualche numero: la superficie totale è di quasi 10mila metri quadri, che comprendono la filiale (oltre 800), gli uffici (circa 5.000), la sala polifunzionale e forum (600). Lo spazio interrato adibito a parcheggio ha oltre cento posti macchina. In secondo luogo, ritengo sia importante richiamare l’idea di fondo sottesa all’opera che ne ha guidato la progettazione e la fase realizzativa. La struttura è certamente funzionale, ma in primo luogo bella. Il nuovo centro polifunzionale e Villa Seccamani si rapportano in modo armonico. Il primo rappresenta metaforicamente il futuro della banca e dei territori. Villa Seccamani rappresenta il passato, ancorato a solide radici, da cui trarre ispirazione. È per questa ragione che il muro di cinta di Villa Seccamani a nord è stato demolito. I due luoghi sono stati uniti da un passaggio pedonale che, durante fiere ed eventi particolari, metterà in diretto contatto il forum con gli spazi della Villa. Divengono, così, un unico complesso verde, attraversato al centro da un corso d’acqua, il Fresule. Visto dall’alto, richiama in grande il logo di Cassa Padana e, in scala ridotta, il territorio dove è radicata, la Pianura Padana con il Fresule che rappresenta il Po. E da nord la costruzione parte dal terzo piano degradando, dando l’immagine delle montagne. A questo progetto, come in ogni iniziativa della Cassa, si è cercato di attribuire un’anima coerente con la sua mission e il modo di agire differente. Il risultato complessivo è originale e credo renda l’idea di quello che oggi siamo e vorremmo sempre di più essere in futuro. ● 5


l a b a n ca a l t u o s e r v i z i o

Fondi europei 2014-2020: un’occasione anche per i nostri territori?

Mille miliardi a disposizione dei Paesi UE per crescita e occupazione

di Fabio Ardigò e Elisabetta Berto fabio.ardigo.cassapadana.it elisabetta.berto@cassapadana.it

Il 2 dicembre 2013 il Consiglio Europeo ha dato il via libera al quadro finanziario pluriennale, precedentemente approvato dal Parlamento su proposta della Commissione, che stabilisce i plafonds di ogni grande categoria di spesa per il settennio 2014-2020. Il tutto finalizzato a una strategia di crescita intelligente, sostenibile e solidale, in linea con le priorità stabilite dall’UE. Cassa Padana si sta attrezzando per poter supportare efficacemente soci e clienti nella partecipazione ai bandi. 6


I

l quadro finanziario pluriennale ha definito le aree in cui la UE investirà nei prossimi sette anni per promuovere politiche comuni in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati. In prima linea occupazione (con un aumento al 75% per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni), ricerca e sviluppo (tramite un incremento degli investimenti fino al 3% del PIL dell’UE), cambiamenti climatici ed energia (grazie a una riduzione di emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990, alla copertura del 20% del fabbi-

sogno energetico con fonti rinnovabili e all’aumento del 20% dell’efficienza energetica), istruzione (con abbandoni scolastici al di sotto del 10% e aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria) e povertà (puntando ad avere 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno). L’ammontare totale delle risorse è importante e di sicuro impatto: 960 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti il fondo europeo di sviluppo e gli strumenti per circostanze impreviste, per ulteriori 36,8 miliardi di euro. L’occupazione è un’emergenza e molteplici sono gli interventi a suo favore. Il Fondo Sociale Europeo destinerà almeno 10 miliardi l’anno alla creazione di posti di lavoro. Oltre quattro milioni di giovani potranno usufruire di possibilità di studio, formazione, lavoro e volontariato all’estero grazie al nuovo programma Erasmus+. Anche la cultura trova spazio in Europa: il programma Europa creativa avrà a disposizione 1,5 miliardi di euro per cinema, televisione, musica, letteratura, arti dello spettacolo e patrimonio. Per rendere la UE più competitiva sulla scena mondiale, il programma di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 sarà orientato al sostegno di ricercatori e imprese dando impulso a centri di ricerca, investendo in tecnologie fondamentali, rendendo meno care le energie rinnovabili. A favore delle piccole e medie imprese, per la prima volta, verrà varato

un programma specifico, il Cosme, con l’obiettivo di favorirne l’ingresso nel mercato, promuovendo un accesso agevolato al credito. Oltre 33 miliardi di euro sono destinati a investimenti in infrastrutture, per colmare lacune in termini di collegamenti tra le reti strutturali europee, troppo spesso grave ostacolo per crescita e occupazione. Il tema è caldo, l’interesse generale grande, soprattutto perchè le ristrettezze finanziarie imposte dal trend economico attuale e dalle conseguenti manovre finanziarie di emergenza, invitano ad allargare gli orizzonti oltre i confini nazionali. Ma come avviene l’erogazione degli importi stanziati? Attraverso fondi a gestione indiretta (i cosiddetti fondi strutturali), per i quali i compiti di definire le linee di intervento, emanare i bandi, selezionare e valutare i progetti pervenuti ed erogare le rispettive risorse sono delegati ai Paesi membri, e i fondi a gestione diretta, per i quali l’intero processo è gestito direttamente dalla Commissione Europea. I beneficiari devono rispondere a delle chiamate (calls for proposals) effettuate attraverso bandi specifici pubblicizzati sulla gazzetta ufficiale della UE e sul sito. Purtroppo la capacità del nostro Paese di attrarre tali fondi è stata, finora, assai limitata e in una situazione economica come quella attuale non ci si può permettere di perdere ulteriori opportunità nel settennio a venire. Introducendo centoventi misure di semplificazione, il nuovo quadro finanziario pluriennale mira a regole di finanziamento più semplici e comprensibili; ma resta il fatto che avere le competenze necessarie per partecipare efficacemente ai bandi non è alla portata di tutti ed esperienza, relazioni con partner europei e barriere linguistiche possono costituire ostacoli insormontabili per molti. ● 7


I n o s t ri pr o g e t t i A b r e scia

Ospedale di Leno, oltre la sperimentazione di Macri Puricelli |

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macri.puricelli@popolis.it


Ancora un anno di sperimentazione per il progetto sanitario di riabilitazione che dal 2006 vede insieme Cassa Padana con la casa di cura Villa Gemma di Gardone Riviera e, in qualità di associata, l’azienda ospedaliera di Desenzano del Garda. Si attendono i risultati della verifica che la Regione Lombardia ha affidato al Centro ricerche della Bocconi sulle 13 sperimentazioni lombarde. Quella di Leno è l’unica che vede coinvolta una banca.

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e manine accarezzano i giocattoli e si muovono veloci nell’acqua. Gli occhi si aprono e si chiudono fra stupore e felicità. I movimenti sono più coordinati. Il respiro si fa via via più regolare e sereno. Tutto sembra più facile nell’acqua. Anche per quei bambini che sono meno fortunati degli altri, che soffrono di patologie rare spesso caratterizzate da deficit motori importanti e da rigidità muscolari. Quell’assenza di gravità regalata dall’acqua, la temperatura che rilassa, le mani esperte e materne che li guidano, permette loro di fare dei movimenti che fuori dalla piscina sarebbero dolorosi e quasi impossibili. Sono 41 oggi i bambini in trattamento in questo centro di eccellenza per la riabilitazione neuromotoria per l’infanzia dell’ospedale di Leno, nella Bassa bresciana. Vengono inviati qui dalle divisioni di pediatria e neuropsichiatria dell’azienda ospedaliera di Desenzano, da neuropsichiatria infantile di Brescia, dal centro oftalmologico e dai pediatri di base. Fondamentale per aiutarli non è solo la precocità dell’intervento di riabilitazione, ma anche il sostegno alle loro famiglie. Perché, come spiega la fisiatra responsabile del servizio, Rossella Bonelli, spinti dal dolore i genitori possono diventare facili prede di terapie inutili quando non dannose. Questo piccolo esercito di speranza è la punta di diamante della sperimentazione che interessa l’ospedale di Leno. Una struttura che dal 1996 al 2006 è stata spogliata dei suoi reparti e abbandonata al suo destino. A farlo rinascere, ormai otto anni fa, con l’obiettivo di creare un punto di riferimento nella Bassa bresciana per la riabilitazione, è stata un’iniziativa pubblico-privata che vede insieme Cassa Padana con la casa di cura Villa Gemma di Gardone Riviera e, in qualità di associata, l’azienda ospedaliera di Desenzano del Garda. Dopo le numerose proroghe della sperimentazione – l’ultima ottenuta fino al 31 dicembre 2014 – l’obiettivo, posto nel progetto regionale, può dirsi raggiunto. Non solo per il supporto di qualità ai bambini colpiti da malattie rare, avviato nel 2011, ma anche per quelle 650 persone che ogni anno qui vengono curate e ricoverate (con una degenza media di 22 giorni e un tasso di occupazione dei 50 posti letto superiore all’80 per cento), i 92 addetti che vi lavorano e un territorio vasto che preme per servizi aggiuntivi, anche di tipo ambulatoriale che oggi non possono, tuttavia, essere proposti. Luigi Bersi, direttore di progetto, è un professionista che di battaglie ne ha fatte tante. E che non intende mettere da parte il sogno di uscire finalmente dalla sperimentazione, di ottenere il riconoscimento a regime nel servizio sanitario e di rilanciare in bello stile l’ospedale lenese. “Dopo otto anni di attività”, spiega, “credo che tutti converranno che sarebbe dannoso e deleterio togliere questo servizio ormai radicato sul territorio con ottimi risultati. Anzi. Oggi più che mai è necessario andare oltre la sperimentazione. Proprio per dare un futuro certo a questa struttura, ai pazienti e ai dipendenti. Uscire dalla sperimentazione significherebbe, fra l’altro, mettere mano alla struttura. L’ospedale ne ha bisogno. L’ultimo colpo, il terremoto che nel gennaio 2012 ha colpito il Bresciano, ha lasciato segni profondi. “Ma significherebbe anche progettare per investire in tecnologia e professionalità”, aggiunge Bersi, “e quindi mettere le basi per poter fare quel salto di qualità di cui, oggi, otto anni dopo l’avvio, si sente davvero il bisogno”. Forse il 2014 potrebbe essere davvero l’anno della svolta. Qualche mese fa la Regione Lombardia ha affidato al Cercas, il Centro ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’università Bocconi, una verifica sulla qualità delle sperimentazioni in atto (quella di Leno è l’unica in collaborazione con una banca). Gli esperti sono già venuti, per le visite del caso, mentre la Giunta Regionale, nel frattempo, ha previsto (con il D.G.R. 1185 del 20.12.2013) che dopo le procedure di valutazione degli indicatori raccolti, si stabilirà, nel corso del 2014, l’eventuale cessazione o messa a regime delle sperimentazioni gestionali pubblico-privato già attive. ●

Luigi Bersi

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I n o s t ri pr o g e t t i A b r e scia

di Daniela Iazzi e di Valerio Gardoni daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it valerio.gardoni@popolis.it

L’orto di tutti, un nuovo patto sociale con la terra Nuove esperienze a Cigole e a Leno

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Da passatempo per gli anziani, l’orto sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di appassionati. Sono 2,7 milioni gli italiani che hanno riscoperto zappa e badile. Forse complice la crisi, i nuovi ortolani sono in ogni ceto sociale: 47% sono pensionati, mentre il rimanente 53% è ripartito tra casalinghe (14%), impiegati (12%), operai (10%), lavoratori autonomi, commercianti e imprenditori (8%), insegnanti (4%). Le esperienze nella Bassa Bresciana, Cremona, Ferrara, Parma, Reggio Emilia, Rovigo, Verona.

C’

è un orto anche nei giardini della Casa Bianca, voluto, zappato e curato dalla first lady Michelle Obama in persona, per fornire cibo fresco e sano al presidente degli Stati Uniti e alle proprie figlie. Il fenomeno crescente degli orti sociali racconta un nuovo patto con la terra, migrato dalle campagne alle periferie delle città, dov’era relegato da sempre come vocazione contadina. Ora diviene luogo condiviso di socializzazione per un variegato esercito di cittadini ortolani. L’orto sociale arriva ora anche nella Bassa Bresciana. Grazie a una convenzione stipulata tra Fondazione Dominato Leonense, associazione Il Fauno - Gruppo cultura e ambiente Bassa Bresciana e Legambiente Lombardia Onlus, l’esperienza del vivaio didattico di Ponte del Mella di Cigole sta infatti per ampliarsi. Su terreni di proprietà dei comuni di Cigole e Pavone Mella, dal 1995 i volontari del Fauno hanno creato un vivaio-semenzaio didattico, che attira in visita ogni anno sia scolaresche che gruppi di adulti. La Fondazione Dominato Leonense ha acquistato il terreno agricolo adiacente al vivaio, concedendolo in comodato d’uso gratuito al Fauno e a Legambiente Lombardia per dieci anni rinnovabili. L’obiettivo delle associazioni è quello di estendere l’attuale vivaio, inserendo porzioni di orti sociali, un frutteto naturale e un bosco da legna. L’area diventerà, quindi, un luogo dove poter svolgere attività didattiche ricreative e culturali di varia natura, integrate alla già esistente attività del vivaio didattico. Inoltre, l’iniziativa si potrà inserire in un più ampio progetto futuro, come i sistemi verdi multifunzionali della Regione Lombardia, i Contratti di fiume e il Parco Regionale del Mella. La convenzione, stipula il 6 dicembre 2013, prevede, anche, che le due associazioni collaborino con la Fondazione Dominato Leonense nella realizzazione e nella manutenzione del “Giardino dei semplici”, che nascerà presto nel parco di Villa Badia di Leno, sede della Fondazione. Qui, dove sorgeva il grande monastero benedettino, fon-

dato dal re longobardo Desiderio nel 758, era usanza che ci fosse un orto botanico chiamato appunto “Giardino dei semplici”, dove si coltivavano essenze aromatiche, erbe medicali ed officinali. Qui, oggi, sarà riporta alla mente la sapienza dell’antica arte officinale e medica tramandata nei monasteri benedettini. Qui, ci saranno visite guidate e laboratori didattici per studenti ed adulti. Per imparare a rispettrare l’ambiente, per dare stimoli culturali volti all’approfondimento delle conoscenze sulla flora locale e per far crescere in ognuno di noi una maggiore sensibilizzazione nei confronti della natura. Sono sempre più numerose le esperienze di orto sociale in Italia. A partire da “Orto in condotta” lanciato da Slow Food, che oggi conta 435 orti e quasi 100 condotte Slow Food coinvolte. Proseguendo a Rovigo dove, al parco Langer, è stato realizzato un orto sociale che sta dando i propri prodotti bio a chilometro zero. A Parma il progetto orti sociali ha più di trent’anni, mentre a Verona cresce giorno dopo giorno la filosofia di OrtiChe Crescono in città: coloro che hanno un angolo di giardino incolto o un piccolo terreno, ma non hanno voglia o tempo di lavorarlo, lo possono prestare in comodato d’uso per un anno al gruppo di ortolani dell’associazione. A Ferrara, Terraviva è un grande orto nel centro della città dove si ritrova un gruppo di persone di tutte le età per lavorare a un progetto comune, che è quello di dare vita ad un orto-giardino e condividere momenti di vita insieme divertendosi e lavorando. A Reggio Emilia, il centro sociale Orti-Montenero mette a disposizione appezzamenti di terreno per coltivare ortaggi, purché i prodotti non vengano destinati alla vendita. Cremona va oltre l’orto sociale: attraverso la coltivazione di un terreno comune si vuole far sperimentare ai soggetti portatori di disagio psichico una maggiore opportunità d’integrazione. Pensato per gli utenti della psichiatria di Cremona e promosso dall’Azienda ospedaliera. ●

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I n o s t ri pr o g e t t i A rovigo

Un raggio di luce su Rovigo di Fabio Ardigò |

fabio.ardigo@cassapadana.it

“Prendi una banca o, meglio, un credito cooperativo. Prendi una cooperativa sociale e tre associazioni di volontariato e anziani. Prendi la collaborazione di un comune e di una provincia. Aggiungi una catena di supermercati, una scuola di inglese, un centro di educazione motoria ed un centro di ottica. Il risultato? I venerdì di BenEssereAnziani!”. 12

È

con queste parole che Stefano De Stefani, direttore della cooperativa sociale Il Raggio Verde, ha annunciato il varo dell’iniziativa “I venerdì di BenEssereAnziani”, la prima di un percorso da compiere accanto ai concittadini dai capelli d’argento. È bello che sia stato annunciato a mo’ di ricetta, perché così rende perfettamente l’idea che mescolando sapientemente gli ingredienti, ossia creando un nuovo rapporto tra imprese, enti locali e terzo


settore, si possa proporre un interessante e innovativo laboratorio di nuovo welfare. Ma si sa che la buona riuscita di una ricetta dipende soprattutto dalla qualità degli ingredienti. È un fenomeno raro, ma è straordinario quando un raggio verde, scaturito dalla scomposizione della luce solare al tramonto, illumina gli ultimi istanti del giorno; allo stesso modo può accadere che altri raggi si fondano con quello verde per ricomporre luce e calore, così necessari per chi ha già vissuto una parte importante della propria esistenza. Il raggio verde è fornito dall’omonima cooperativa sociale che dal 1996 opera a Rovigo nel campo dei servizi a favore di minori, ambiente, disabili e disagio sociale e che a fine 2012 ha ideato un progetto a favore degli anziani, fondato sulla

cooperazione come via per integrare, in modo sinergico, forze già presenti sul territorio. Il feeling con Cassa Padana è stato immediato e naturale, come accade sempre quando finalità e metodo sono condivisi. La partnership si è poi allargata a tre storiche associazioni di volontariato che si occupano di anziani (Auser, Anteas e Ancescao) e a Comune e Provincia di Rovigo, fondamentali per legittimare l’azione del progetto e per veicolarne le informazioni tramite i propri sportelli e le sedi istituzionali. Grazie al sito si possono reperire moltissime informazioni utili sui servizi già offerti dal territorio e spesso non sfruttati in quanto non conosciuti. Avvalendosi anche di uno sportello territoriale verranno poi attivati i nuovi servizi: “l’autonomia è d’argento”, per le più svariate esigenze di spostamento, “il collaboratore di famiglia”, con una persona che aiuti, per esempio, nell’assunzione di farmaci o nella gestione delle scadenze, e “nonni digitali”, per fornire assistenza nell’utilizzo delle nuove tecnologie. La scelta di tali servizi è stata fatta grazie ai risultati di uno studio effettuato dalla cooperativa con la collaborazione di farmacisti, medici di base, responsabili di circoli ricreativi, parroci e referenti di patronati. In attesa che tutto ciò vada a pieno regime nel corso del 2014, c’è già l’opportunità di avere degli assaggi del progetto grazie al desiderio, riscontrato in molti sostenitori, di divenirne parte attiva. Diversi artigiani, commercianti e aziende hanno iniziato a offrire competenze, luoghi, energie, contatti e risorse per organizzare eventi durante i quali proporre servizi gratuiti. Proprio in questo contesto si inserisce l’ iniziativa “I venerdì di BenEssereAnziani”, durante la quale, lo scorso dicembre, i partecipanti hanno potuto usufruire di controlli della vista (presso il circolo Auser), fare un divertente viaggio attraverso le più diffuse parole inglesi (con insegnanti madrelingua) e trascorrere una giornata di giochi e movimento con i nipoti, organizzata dalla cooperativa stessa. Questi incontri saranno una piacevole abitudine del venerdì almeno fino a Pasqua, con iniziative sempre nuove e collaborazioni molteplici. Ogni buona ricetta va però divulgata, in questo caso senza segreto alcuno sugli ingredienti, anzi. Il Raggio Verde sarà felice di condividere questa esperienza con chiunque fosse interessato. ●

Info www.benessereanziani.it info@benessereanziani.it tel. 392 8724105

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I n o s t ri pr o g e t t i A R EGG I O E M I L I A

La forza dell’unione: a Rubiera contro la crisi

di Paola Zani paola.zani@cassapadana.it

N

el 2013 il termine più gettonato è stato crisi e mentre pensavo a come impostare questo articolo mi sono chiesta cosa voglia dire questo termine e quale sia la sua etimologia. Detto, fatto. Dopo la trascrizione fonetica leggo che l’etimologia è greca e sinceramente mi colpisce la definizione e la superficialità con cui usiamo questo sostantivo. “Crisi” la troviamo dal decorso di una malattia, alla vita di un governo, dal turbamento davanti a certi problemi ad una ciclica patologia dell’assetto economico, di certo non è una parola simpatica. Rappresenta un momento difficile, duro, spiacevole e ne faremmo volentieri a meno ma quello che l’etimologia ci racconta è che la crisi altro non è che un momento

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di scelta, di decisione. Se provassimo a “ripulirla” dal connotato pessimista che si concentra sul dolore o su un venturo esito funesto, ci renderemmo conto che la parola crisi ha insito in sé il pericolo e l’opportunità di una scelta che siamo chiamati a fare. Ed è proprio da qui che bisogna partire, dall’opportunità che un gruppo di persone sta cercando di concretizzare per sviluppare un progetto ambizioso e di grande valore. È la rete d’impresa del “Canale Zimella”, prima rete d’imprese agricole in Emilia Romagna e tra le prime a livello nazionale. Un progetto che interessa un territorio compreso tra Rubiera, Reggio Emilia, Scandiano e Correggio, dove anticamente scorreva il Canale Zimella. Chi ci racconta la storia di questo

progetto è il presidente della rete d’impresa, Flavio Bursi. Nel 2009, ben 22 imprenditori agricoli della zona si riunirono spontaneamente per trovare risposte alle difficoltà quotidiane nell’ambito agricolo. Così decisero di aderire al progetto della Provincia di Reggio Emilia nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007/2013 per “l’acquisizione di competenze e animazione”, che permettesse loro di iniziare con uno studio approfondito del territorio partendo da fonti storiche e, allo stesso tempo, di partecipare a corsi di formazione sul marketing territoriale, organizzati da Dinamica, società consortile specialista nel settore agroalimentare. Il Canale Zimella correva lungo questa zona e proprio sulle sue sponde sorge-


La crisi può essere anche una grande opportunità. Per reinvertarsi, trovare nuove strade, stringere alleanze impensate e solidali. Nasce da questi presupposti la rete d’impresa del “Canale Zimella”, prima rete d’imprese agricole in Emilia Romagna e tra le prime a livello nazionale. Un progetto che interessa un territorio compreso tra Rubiera, Reggio Emilia, Scandiano e Correggio, dove anticamente scorreva il Canale Zimella.

va il primo di 7 mulini che ha lasciato a questi imprenditori, in eredità, sia i vecchi usi e le vecchie consuetudini agricole, che l’arte di macinazione di raccolto e di produzione, sapientemente tramandate e “protette” per far arrivare sulle nostre tavole prodotti di qualità che con i profumi, i colori e i sapori ci parlano di un territorio che può offrire tanto, anche dal punto di vista paesaggistico, culturale e storico. Flavio continua il suo racconto mostrandomi la brochure, frutto di questo programma provinciale: ci sarebbero voluti due lunghi anni prima di capire quale formula di aggregazione avrebbe potuto essere più idonea a dar voce alle necessità di collaborazione, di identificazione col territorio, di coesione fra i

vari partner e di adesione a progetti e a fondi regionali, nazionali ed europei. Nel frattempo molte aziende si sono ritirate, scoraggiate davanti alle prime difficoltà e responsabilità di scelta. Quando, finalmente, va delineandosi la forma della rete d’impresa agricola, i partner presenti sono 5: Agriturismo La Prateria, Aziende agricole Fontanesi Valter, Bononi Gianluca, Guglielmi Paolo e Daniel, Corte Aperta Vaje. “Una bella scrematura”, affermo e Flavio subito mi risponde: “L’esiguo numero non ci ha spaventati, anzi ci ha incoraggiati a proseguire”. Allora incalzo chiedendogli cosa sia esattamente questa formula e lui mi spiega che una rete d’imprese è un accordo, o meglio, un contratto, che consente alle imprese

di mettere in comune delle attività e delle risorse allo scopo di migliorare il funzionamento di quelle attività, il tutto nell’ottica di rafforzare la competitività dell’attività imprenditoriale. La grande innovazione è, in effetti, la possibilità di coniugare indipendenza e autonomia imprenditoriale con la capacità di acquisire una massa critica di risorse finanziarie, tecniche e umane, o di know how, in grado di consentire il raggiungimento di obiettivi strategici, altrimenti fuori portata per una piccola impresa. Un po’ la logica delle banche di credito cooperativo come Cassa Padana. Autonome e locali che fanno capo alla Federazione. Qui, nella culla della cooperazione, non potevo che aspettarmi un progetto del genere. ● 15


I n o s t ri pr o g e t t i nel mondo

Ghana

10 cose da conoscere su un piccolo miracolo africano Forte dell’esperienza internazionale maturata in otto Paesi del mondo, Cassa Padana supporta da alcuni anni un’istituzione di microfinanza fondata da Samia Nkrumah, che vede tra i suoi obiettivi l’inclusione finanziaria degli strati più deboli della popolazione, rappresentati in primo luogo dalle donne. Il rapporto si è poi intensificato grazie a un patto di collaborazione con il KNAC (Kwame Nkrumah PanAfrican Center) nel quale è stato introdotto, con lungimiranza, anche un aspetto di collaborazione sul fronte commerciale. di Flavia Vighini |

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flavia.vighini@cassapadana.it

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l rapporto tra Cassa Padana e il Ghana nasce nel 2010 dall’incontro con l’onorevole Samia Nkrumah, figlia di Kwame Nkrumah, il primo presidente del Ghana che nel 1957 liberò la patria dal colonialismo inglese e portò nel paese africano la democrazia.

Del padre, Samia ha ereditato il carattere e una vision politica orientata a uno sviluppo economico sano e, soprattutto, che vada a beneficio di tutti gli strati della popolazione. A novembre 2013 sono stata in Ghana con Maria Lodi, responsabile della


Da sinistra: Danaa Nantogmah, Responsabile del Kwame Nkrumah Pan-African Center, Maria Lodi, Flavia Vighini e Daniel Arizie, Direttore di Quick One Microfinance mo fra tutti i paesi africani. Del colonialismo inglese conserva la lingua, il sistema giudiziario e societario, la religione (il 63% della popolazione è cristiana), ma, a differenza degli inglesi, possiede il senso di marcia-guida a destra. 3. Il PIL del Ghana, nel 2012, è cresciuto del 7,1%, mentre il tasso medio di inflazione nel corso del 2012 è stato dell’8,9%. Il bilancio 2012 si è chiuso con un deficit del 12,1% rispetto al PIL, mentre il debito ha raggiunto il 49,4% del PIL. Il Governo prevede di ridurre il defict al 9% del PIL per il 2013 ed al 6% per il 2014. Le principali istituzioni finanziarie internazionali ritengono comunque che i fondamentali del Paese siano solidi (fonte: Ministero degli Affari Esteri Italia).

filiale di Cremona, con la finalità di dare il via ad una collaborazione concreta che vada a favore dell’internazionalizzazione delle nostre imprese. Abbiamo incontrato ministri, centri per la promozione degli investimenti, imprenditori. Insomma, ci siamo fatte un’idea del Ghana di oggi e di domani. Ecco quindi dieci cose da sapere su un coriandolo d’Africa che sta attirando l’attenzione dei grandi Paesi del mondo.

4. Le principali risorse naturali del Paese sono il petrolio, i minerali e il legno. Dal 2010 ad oggi le importazioni dal Ghana verso l’Italia sono aumentate in modo considerevole: greggio e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, prodotti di colture permanenti, pesce, metalli e legno sono i principali prodotti che importiamo (fonte: elaborazione ICE su dati ISTAT).

1. Il Ghana è un paese democratico e stabile. Dal 1992, ogni quattro anni, si succedono libere elezioni.

5. Le esportazioni dall’Italia verso il Ghana sono costanti: esportiamo principalmente macchinari, frutta e ortaggi lavorati e conservati, autoveicoli, carne lavorata e conservata, motori, generatori e prodotti chimici.

2. È stato una colonia inglese dal 1874 al 1957, quando, grazie a Kwame Nkrumah, ottenne l’indipendenza, pri-

6. Il Governo del Ghana sta incentivando gli investimenti esteri, soprattutto nelle zone più svantaggiate. Per

esempio, esiste un programma chiamato Free Zone Board che prevede, per le imprese che vi si registrano esportando il 70% della loro produzione, un’esenzione totale dalle tasse per 10 anni. 7. Il Ghana è un Paese caldo e umido. La stagione delle piogge va dai 3 ai 5 mesi all’anno, a seconda delle zone. Il settore del turismo sta crescendo, tuttavia non bastano le palme da cocco per puntare al turismo balneare. La costa è poco curata (non esiste un sistema di gestione dei rifiuti) e l’acqua dell’oceano non è certo cristallina. 8. La viabilità in Ghana è disordinata e caotica. Alcune strade, poi, sono dissestate o, addirittura, incomplete. Il settore delle infrastrutture e quello dell’edilizia sono in crescita costante. Per quello delle infrastrutture, gli imprenditori cinesi hanno già stipulato importanti accordi col Governo. 9. Cosa si mangia in Ghana? Pesce, riso, cibi pepati, frutta (ananas e papaia sono deliziosi). Il fufu è un alimento base dell’etnia Ashante ed è una purea a base di cassava, manioca o altri cibi amidacei. Si mangia con le mani prendendone una pallina e immergendola in una salsa o in una zuppa di accompagnamento. 10. In Ghana persistono problemi di acqua ed elettricità nelle abitazioni e negli alberghi di fascia bassa. Il Governo sta incentivando gli investimenti nelle energie rinnovabili (solare ed eolico soprattutto) per colmare il deficit interno e diventare, entro il 2025, un esportatore d’energia. ● 17


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t e rri t o ri o

Carnevale in arrivo! Batte i suoi colpi il Carnevale. Il mondo impazza e si prepara al gran finale del martedì grasso. Gli appuntamenti sono moltissimi. Ne abbiamo scelti tre particolari: il falò propiziatorio di Pescarolo, nelle campagne cremonesi; il gnocco di Verona fra sfilate di carri mascherati e abbuffate gnoccolare; una mostra sulle maschere, strette fra ambiguità e fascino, ospitata nella sede veronese di Cassa Padana.

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Il falò portafortuna di Pescarolo di Barbara Ponzoni

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| barbara.ponzoni@cassapadana.it

Pescarolo bruciare la catasta di legna e la pianta in piazza non è solo un divertente modo per festeggiare il carnevale, ma molto di più. Pare infatti che la tradizione del falò nasca nel 1630, all’epoca della peste. C’è chi sostiene che il rogo fosse stato fatto per bruciare tutte le cose infette, chi invece pensa sia stato un modo per celebrare lo scampato pericolo da parte dei sopravvissuti all’epidemia. Poco importa, quel che è certo è che questo momento affonda radici profonde nella storia del paese. La preparazione all’evento parte dal sabato prima, quando i volontari si trovano per revisionare il trattore Landini che trasporterà il carro con la pianta. La domenica mattina è dedicata all’albero che viene sradicato, messo sul carretto e portato in uno spiazzo in zona Borgo di Fuori, pronto per il giorno dopo. Lunedì alle 14 una gran folla di gente - chi a piedi, chi in bici, chi in macchina, chi nel passeggino - parte dalla piazza per raggiungere la pianta ed accompagnarla in corteo fino al centro del paese, dove nel frattempo è già stato predisposto il falò. Il tragitto è molto particolare: fino agli anni 50-60 era-


no i bambini, tramite una fune, a trascinare il carretto. Ora c’è il fido Landini, ma una corda, anche se puramente simbolica, viene attaccata al carretto in modo che i più piccoli possano tenerla in mano e portare così avanti la tradizione. Non mancano, anche in questo caso, diverse tappe ai bar del paese e presso i privati che offrono dolciumi, panini col salame, vin brulé ed ogni leccornia possibile. Dopo questo tour de force culinario, la pianta e i suoi accompagnatori arrivano in piazza, accolti dal suono della campana a martello (che di solito viene fatta suonare quando ci sono gli incendi). I volontari, dopo avere predisposto sui rami ombrelli vecchi e diverse decorazioni, mettono l’albero in posizione, grazie all’aiuto di mezzi meccanici e tre funi direzionali. Si ricomincia martedì mattina con il giro dei vari carri che vanno a raccogliere la legna – scarto della potatura stagionale – e si predispone la catasta intorno al fusto della pianta. Al rintocco dell’Ave Maria, martedì 4 marzo alle 20, con le torce viene acceso il falò, celebrato ed attorniato da tantissima gente. La tradizione vuole che i partecipanti facciano tre giri in senso antiorario, cantando intorno al fuoco, come gesto benaugurale, rendendo ancora più affascinante e magico questo momento. Per ridare alla natura quello che con questo falò è stato tolto, grazie ad un’iniziativa del Museo del Lino, ogni anno viene fatta una “festa dell’albero” con i bambini della scuola, per piantare 2 o 3 roveri nuovi. ●

Bacanàl del gnoco a Verona

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e vogliamo parlare di carnevale, di certo è d’obbligo menzionare il “Bacanàl del gnoco” a Verona. Dalle origini antichissime (può essere considerato il più antico d’Europa), il Carnevale del gnocco vede le sue radici nel 1500, quando una terribile carestia colpì la città, causando un aumento del prezzo del pane. Il popolo affamato insorse, assaltando i forni. Un gruppo di cittadini fece cessare la tremenda rivolta distribuendo pane, farina, patate e altri viveri agli abitanti più poveri. Nel tempo, questi ingredienti diventarono la base per la preparazione dei gustosi gnocchi veronesi. Questa la storia, ma oggi? Oggi la manifestazione consiste in una grandiosa e variopinta sfilata di più di 80 carri, lungo le vie della città, preceduta da un complesso rituale di investitura e culminante nella “Funzione dei Gnocchi”. Officiante è il “Papà del Gnoco” un pancione con una gran barba bianca, vestito di broccato e con un mantello rosso, ma soprattutto brandisce a mo’ di scettro un’enorme forchetta dorata sulla quale è infilzato un gigantesco gnocco di patata. È lui che, a conclusione della sfilata, in Piazza San Zeno distribuisce piatti di gnocchi fumanti a tutti i presenti, aiutato dai “gobeti” altri pancioni di minor profilo, muniti di gobba e probabilmente derivati dalle cariatidi della basilica dominante la piazza. Nel giorno del Venàrdi Gnocolàr è usanza in tutta la provincia di Verona mangiare a pranzo un piatto di gnocchi fatti in casa. Quest’anno il venerdì in onore del gnocco sarà il 28 febbraio.

Info www.carnevalediverona.it

La maschera è il volto

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a maschera è mistero. È l’altra parte di te”. Così riassume Etta Scotti, artista vicentina, il suo lungo e appassionato rapporto con il mondo delle maschere, di cui porta in esposizione una selezione presso la sede veronese di Cassa Padana Bcc, nella ex chiesa di San Silvestro, durante il periodo dedicato alle manifestazioni del carnevale. Le maschere escono dai canoni del tempo: sono contemporaneamente passato, presente e futuro. Sono oggetti-opere d’arte che portano in sé un messaggio universale di libertà, dalle etichette sociali, dal dover essere, per lasciare spazio all’immaginazione, allo sdoppiamento della psiche e della personalità individuali, a quegli angoli dell’io nei quali ci si rispecchia forse, alla fine, più sinceramente. Ed è in tutto questo che consiste il loro fascino. La mostra sarà aperta dal 7 febbraio al 4 marzo ed è curata dalla critica d’arte Lorena Zanusso.

Info tel. 030 9038463 19


I T I NE R A R I O

Trentapassi sotto il cielo Passeggiata con vista sul lago d’Iseo

di Valerio Gardoni | valerio.gardoni@popolis.it

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cegliete una giornata dal cielo blu per salire la cima della Corna Trentapassi. Una di quelle mattinate limpide che regala febbraio. La camminata si sviluppa lungo un bellissimo itinerario dai panorami mozzafiato, una scarpinata facile, anche con la neve, di 600 metri circa di salita. Il Corno Trentapassi fa parte del massiccio del monte Guglielmo, il più bresciano delle Prealpi. È una grossa fetta di roccia dolomitica che parte dalle profondità scure del lago d’Iseo e si alza a spalti rocciosi verticali sino ai 1249 metri della vetta. È il più grande blocco dolomitico delle Prealpi lombarde. Il punto di partenza per la camminata è la piccola frazione di Cusato, appena dopo Zone, interessante borgo aggrappato alle pendici del monte Guglielmo e nota località di villeggiatura che si raggiunge da Marone, sul lago d’Iseo. Dalla vecchia strada che costeggia il lago, a Marone, l’indicazione per Zone è a metà paese, dove parte una stretta strada. Oppure, se si imbocca la superstrada per la Valle Camonica, l’indicazione Marone – Zone è ben visibile. Prima di arrivare a Zone è obbligo una sosta alle cosidette “piramidi”, bizzarri pinnacoli di agglomerato sabbioso compatto con il sasso a cappello in testa, formatisi in particolari condizioni morfologiche di erosione, sull’origina-

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rio deposito morenico. Conosciute a valle come “le fate di pietra” sono un curioso e raro fenomeno naturale. A Cusato (590 m) c’è un parcheggio dove lasciare l’automobile. Zaino in spalla, si attraversa la piccola frazione e subito a sinistra, segnalata da un cartello, parte la mulattiera per Corna Trentapassi: dopo un breve tratto d’asfalto ritrova il selciato sassoso originale, abbandona le case e si infila in una vallata incorniciata dal gorgogliare d’un minuscolo torrente. Poco dopo una costruzione in pietra, c’è la presa dell’acquedotto con fontanella: qui è possibile bere acqua potabile. La mulattiera prosegue in modica salita sino ad un cascinale (Coloreto), dove si addentra nel bosco e aumenta la pendenza. La via è ben segnalata da cartelli, quando incrocia altri sentieri, e sale costantemente sotto castagni, noccioli, roverelle, faggi e un fitto sottobosco sino alla sella. “Sella Trentapassi” è un punto di sosta con tanto di tavoli e panche in legno. Il sentiero di salita, a sinistra, zigzaga nel bosco basso e meno fitto sino a sbucare sulla spalla della bastionata dolomitica sino alla Forcella del Zuf, a 1050 metri di quota. Qui lo sguardo precipita sulle acque del lago d’Iseo. Il panorama è spettacolare man mano la salita avanza verso la vetta.


Camminata alla Corna Trentapassi Monte Guglielmo, Brescia • Difficoltà: facile anche per famiglie (prestare attenzione all’ultimo tratto ripido sia per l’andata che per il ritorno) • Dislivello: 600 metri circa • Tempo di percorrenza: ore 1,30 circa • Partenza: Cusato, frazione di Zone (Marone, lago d’Iseo) • Segnavia: ben segnalato • Rifornimenti: acqua nel primo tratto • Carta: Kompass n°103 “Le tre valli bresciane”

Montisola e l’isolotto di Loreto sembrano galleggiare nel suggestivo paesaggio liquido. Il fiume Oglio entra limaccioso alla testa del lago. Il colpo d’occhio rimbalza sulle cime dei monti sino all’orizzonte, come un sasso piatto lanciato sull’acqua. Oltre la Concarena si scorgono le severe vette dell’Adamello, il candido ghiacciaio che salta verso valle dalla vedretta del Pisgana. Alle spalle, l’imponente presenza del Guglielmo, le morbide vallate punteggiate dai casolari. In basso l’antropizzata Valle Camonica, la Val Cavallina, più a sud, oltre le torbiere, dove s’impaludano le acque del Sebino, la Franciacorta e la Bassa. Nell’ultimo tratto, l’erta salita pare arrampicarsi in uno spazio libero, un grande balcone sull’orizzonte. Il piccolo sentiero scavato sul crinale raggira a sinistra l’anticima, con l’immancabile croce, si placa sulla selletta che divide le cime, e ricomincia a salire ripido verso la vetta che raggiungiamo dopo poco. È una vera vetta, con una croce di ferro sproporzionata. Siamo a soli 1248 metri di altitudine, ma il panorama che si stacca dai ripidissimi versanti è meraviglioso. C’è posto e tempo per rifocillarsi in vetta e ammirare con calma il panorama: il ritorno sulla stessa via richiederà pressappoco lo stesso tempo della salita. ●

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ag e n d a > musica

a cura di Valentina Bragazzi valentina.bragazzi@popolis.it

Orchestra della Toscana Michele Campanella, pianoforte e direttore

> MOSTRE

8 febbraio – ore 20.45 Teatro Sociale – Mantova

I Cervi, una storia che resiste. Arte per un museo della coscienza

Info: 0376 360476

Fino al 25 aprile Museo Cervi – Gattatico (Reggio Emilia)

Madama DoRe “Ninnenanne e tarantelle”

Info: www.fratellicervi.it

16 febbraio – ore 11.00 Teatro Bibiena – Mantova

The Raft. L’arte di Bill Viola Fino al 20 febbraio Palazzo Te – Mantova

Info: 0376 360476

Info: 0376 323266

From Manhattan with Love: geografia musicale di Woody Allen 13 febbraio – ore 18.00 Casa della Musica – Parma

Info: www.parlaredimusica.it

Felice Tosalli. Disegni per sculture

> teatro

Fino al 16 febbraio Galleria dell’Incisione – Brescia

Teatri di pianura: Vaghe Supposizioni

Info: www.incisione.com

8 febbraio – ore 21.15 Teatro Piccolo Parallelo Romanengo (Cremona)

Info: www.piccoloparallelo.net

70/80 ritorno al futuro Antonello Venditti 28 febbraio – ore 21.00 Teatro Ponchielli - Cremona

Info: www.teatroponchielli.it

1724-1725. La Pietà di Gabiano di Federico Bencovich Fino al 23 febbraio Castello di Padernello Borgo San Giacomo (Brescia)

Teatri di pianura: #DELLALLUVIONE 12.11.12 – Elena Guerrini

Info: www.castellodipadernello.it

22 febbraio Teatro Piccolo Parallelo Romanengo (Cremona)

Visite e laboratori per le famiglie 9 febbraio Museo Archeologico – Cremona

Info: www.piccoloparallelo.net

Info: http://musei.comune.cremona.it

Sulle tracce di Ermoaldo

Vado al museo... vieni con me

> eventi

l FAI di Brescia ha organizzato un ciclo di dieci incontri formativi sui temi scelti per la XXII edizione della Giornata di Primavera. Gli incontri, aperti a tutti i cittadini e gratuiti, sono anche approfondimenti utili alla preparazione delle guide volontarie che durante l’evento accompagneranno i visitatori alla scoperta dei luoghi aperti in occasione della Giornata FAI. Fra gli ospiti, ci sarà il nostro Valerio Gardoni che presenterà il viaggio a piedi del monaco benedettino Ermoaldo: mille chilometri da Leno a Montecassino che Gardoni ha percorso qualche anno fa sulle tracce di Ermoaldo, fondatore dell’Abbazia di Leno, nella Bassa Bresciana. Mercoledì 5 febbraio, Salone Ferramola del Monastero di Santa Croce Suore Ancelle della Carità, Via Moretto 16, Brescia, ore 20,30.

Golositalia - 3a edizione

Info www.popolis.it/Ermoaldo

Info: 030 2754175

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8-11 febbraio BrixiaExpo – Brescia

Info: www.golositalia.it

Massaggi neonatali 6, 13, 20, 27 febbraio Consultorio familiare Concesio (Brescia)


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