Popolis - Febbraio 2011

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Periodico di attualità , economia, informazione e cultura cooperativa anno 9 • n. 1 febbraio 2011

Il piano strategico di Cassa Padana Memorie in cammino MartedĂŹ grasso a Bagolino 1


editoriali

Una banca per lo sviluppo del territorio

Cari soci, la pianificazione rappresenta un processo organizzativo che serve a razionalizzare il comportamento di una impresa, dando alle diverse articolazioni aziendali – amministratori, personale, soci – degli indirizzi da seguire per raggiungere obiettivi definiti. Come tre anni fa, il consiglio di amministrazione della nostra Bcc ha discusso ed approvato il piano strategico definendo dunque quei ragionevoli obiettivi da raggiungere nel prossimo triennio. La strategia che il piano indica nasce prima di tutto dal nostro statuto e quindi dall’essere noi una impresa cooperativa. E come tale un’impresa che deve perseguire da un lato l’efficienza senza cadere in una logica operativa pura da società per azioni, ma nel contempo essere efficace, ossia promuovere valore per i soci e bene comune , coesione sociale e sviluppo sostenibile. Lo spirito che ci anima è quello di contribuire a creare cultura rispetto al modo di essere “banca differente” delle nostre Bcc che devono proporsi quali agenti di sviluppo del territorio in cui operano. La nostra BCC ha ben chiaro che l’obiettivo finale della sua azione è lo sviluppo del territorio dove opera. E non solo. Un quadro tecnico equilibrato e solido rappresenta lo strumento per essere sempre più efficaci in questo obiettivo. Ricordiamoci che in qualsiasi impresa la forza che incide in maniera decisiva nell’azione quotidiana è il valore netto del patrimonio. Più consistente è questo valore, meglio si muove l’organizzazione e più facilmente si raggiungono gli obiettivi statutari. Vittorio Biemmi

sommario

presidente Cassa Padana

QRCode, nuovi contenuti multimediali su Popolis Se sfogliando la rivista trovate questo “disegno”

avrete scoperto un QRCode che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web.

4-5 Memorie in cammino “Non chiedo vendetta, ma giustizia…” Istituto Alcide Cervi al servizio dei valori della Costituzione

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Ma come si fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR App e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per Android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto. Il nome QR è l’acronimo dell’inglese Quick Response (risposta rapida) poiché il codice fu sviluppato per permettere una rapida decodifica del suo contenuto.

Cassa Padana, strategie per il futuro Lo scenario esterno

8 I ricordi delle fatiche rurali rimangono vivi a Rogno

9 Ad Artogne con una forte attenzione ai valori 2


Cassa Padana: forte, solida e che pensa al futuro Un nuovo piano strategico è principalmente occasione di riflessione sul futuro. In un contesto così pesantemente dominato dall’incertezza, è difficile individuare esattamente numeri, azioni e loro scansione temporale. Ciò che si può fare è definire – o confermare – gli orientamenti strategici di fondo, tracciare cioè la rotta che si intende percorrere, adattando la navigazione nel durante, in base alle condizioni meteorologiche e del mare incontrate. Rimandiamo alla rivista per l’approfondimento sul piano strategico. Sintetizzando, Cassa Padana intende consolidare il modello di banca sperimentato in questi dieci anni, con l’obiettivo centrale di conservare un livello ottimale di patrimonializzazione in rapporto ai rischi assunti. Cioè continuare ad essere una banca forte, solida, che pensa al futuro. Come? Puntando su una maggiore qualità. Qualità della sua clientela, per dimensioni e caratteristiche più vicina al mondo del credito cooperativo; qualità del personale dipendente e qualità nella capacità di relazione con il territorio. Ci confrontiamo con uno scenario non facile, caratterizzato da bisogni crescenti e minori risorse pubbliche e private a disposizione, che sta intaccando la coesione sociale dei territori. La cooperazione funziona quando i cooperatori o sono poveri o sono lungimiranti. L’impegno di tutti – banca, imprese, soci, realtà territoriali – deve essere rivolto sempre di più a considerare il proprio legittimo interesse come parte di un interesse generale più ampio. Così si creano nuove prospettive, nuove soluzioni e soprattutto si genera nuovo valore. Luigi Pettinati

direttore generale Cassa Padana

10 Nuovi fondi al commercio

11 Il trattamento riabilitativo nella terapia fisica

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Castello di Padernello, appunti per un laboratorio di idee

Lubes, mercoledì da leoni

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L’avventura di Johannes da Volpino, pittore trecentesco

I fiori riprendono il volo: nuovi corsi a Villa Badia

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Spruzzi di spirito Primavera in Villa con i mercatini Madri di Dio

12-13 In Cina con Cassa Padana

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Diario dal Ghana: l’inversione delle prospettive

A Bagolino, fra danze e suoni di Carnevale

17 L’arte contemporanea ritorna a Cremona

22 Oltre la crisi, si ritorna in gioco 3


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Memorie in cammino di Macri Puricelli

macri.puricelli@popolis.it

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i-menticare vuol dire letteralmente far uscire dalla mente. Cancellare ciò che è ancora parte dei nostri pensieri. S-cordare ha a che fare con il cuore: significa eliminare un qualcosa da quel luogo dell’anima dove vivono i nostri sentimenti. Dimenticare è legato all’intelletto. Scordare al sentimento. In entrambi i casi la memoria si eclissa. Per avere un senso compiuto, per costruire davvero uno spazio in cui la memoria possa trovare casa, questi due aspetti devono camminare insieme. Dobbiamo non dimenticare e non scordare allo stesso tempo. Con la mente e con il cuore. È da questa unione di intelletto ed emozione che sta muovendo i suoi primi passi uno dei progetti più entusiasmanti di questi anni per Cassa Padana e la redazione di Popolis: la costruzione di un percorso su internet che raccoglierà le memorie di uno dei periodi più duri della storia d’Italia. Dal fascismo alla seconda guerra mondiale, fino alla Resistenza e alla Liberazione. Attraverso documenti, immagini, video, intervisteincontri con i protagonisti di quegli anni. Su e giù per l’Italia. Seguendo un itinerario scandito dalla presenza e dalla memoria dei numerosi soci dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico, in provincia di Reggio Emilia. La volontà di creare uno spazio virtuale dove custodire e valorizzare queste memorie è nata in seno all’Istituto Cervi ed è stata da subito compresa e fatta propria da Cassa Padana e Fondazione Dominato Leonense come elemento fondante di un progetto comune. Le fonti, i documenti, i video, le immagini di una memoria più vasta, tra i numerosi enti locali e comunità che costituiscono la base sociale dell’istituto, comporranno un vero e proprio “museo virtuale”, che potrà vivere al fianco del museo convenzionale e della memoria statutaria di cui il Cervi è custode. L’esperienza maturata da parte di Cassa Padana, nel rapporto con la propria base sociale (molto diffusa nel territorio), insieme ad una spiccata vocazione tecnologica e telematica cresciuta in un decennio di lavoro nella redazione di Popolis, hanno reso possibile l’incontro tra queste due realtà. Il sito sarà online, con una prima versione, entro giugno 2011: www.memorieincammino.it. ¬

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Istituto Alcide Cervi, al servizio dei valori della Costituzione L’Istituto dedicato a papà Cervi custodisce la memoria dei sette fratelli Cervi e del loro sacrifico. Da più di trent’anni è in prima fila con la ricerca scientifica e la promozione culturale, nel campo della storia delle campagne, delle lotte democratiche e dei valori antifascisti alla base della nostra Repubblica. L’Istituto “Alcide Cervi” è stato costituito il 24 aprile del 1972 a Reggio Emilia per iniziativa dell’Alleanza Nazionale dei Contadini (oggi Confederazione Italiana Agricoltori), dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, della Provincia di Reggio Emilia, e del Comune di Gattatico. Ha conseguito il riconoscimento di Personalità Giuridica di valenza nazionale dalla Presidenza della Repubblica, con D.P.R. n.533 del 18 luglio 1975. Nasce con lo scopo di promuovere e realizzare attività scientifiche e culturali nell’ambito degli studi e delle elaborazioni delle materie che interessano l’agricoltura e il mondo rurale, indagati sotto il profilo storico, economico, sociale, giuridico, letterario e artistico. In particolare, promuove ricerche, studi e iniziative in relazione alle esigenze dello sviluppo civile e sociale delle campagne e in rapporto ai movimenti popolari per il progresso dei lavoratori della terra e “ancora” in relazione alla partecipazione dei contadini alla lotta antifascista e alla Resistenza. Il valore simbolico e storico di Casa Cervi, insieme al nome di questa famiglia straordinaria, emblema di tante altre vicende umili e generose della rinascita democratica italiana, ha fatto sì che attorno all’Istituto, custode di questa memoria, si stringesse una vasta comunità di cittadini ed istituzioni. Così come la casa di Alcide è stata punto di riferimento nel dopoguerra per tanti italiani, allo stesso modo l’ente che porta il suo nome raccoglie adesioni su tutto il territorio nazionale. A tutt’oggi l’Istituto Cervi conta oltre 148 soci ordinari: grandi città, piccoli comuni, province, consigli regionali di tutta Italia che hanno voluto essere parte di questo patrimonio di memoria nazionale, costituendone non solo la base sociale, ma il sostegno ideale ad un luogo di memoria che è anche polo di ricerca sulla resistenza e sulla storia delle campagne nel ’900.

“Non chiedo vendetta, ma giustizia…” L

Cervi comincia nel 1899, quando Alcide sposa Genoeffa Cocconi. Tra il 1901 e il 1921 nascono nove figli, sette maschi e due femmine: Gelindo, Antenore, Diomira, Aldo, Ferdinando, Rina, Agostino, Ovidio ed Ettore. Nel 1920 Alcide Cervi esce dalla famiglia patriarcale del padre Agostino per formare la propria: la loro condizione di mezzadri li porterà a trasferirsi in varie tenute tra il comune di Campegine e Gattatico, nella provincia reggiana. Nel 1934 Alcide Cervi e i figli decidono di prendere un podere in affitto in località Campi Rossi, nel comune di Gattatico, passando da mezzadri ad affittuari. Fu un grande salto di qualità: la famiglia lavorò la terra e governò gli animali muovendo dalle proprie idee. In autonomia. Una rivoluzione per quell’epoca. I Cervi precorrono i tempi della meccanizzazione nelle campagne. Nel 1939 acquistano un trattore “Balilla”, uno dei primi della zona, simbolo della scommessa sulla modernità, della voglia di progresso ed emancipazione. Non a caso il trattore è divenuto l’emblema del Museo. Assieme al mappamondo di Aldo che incarna la grande apertura mentale e la curiosità intellettuale. La storia della famiglia Cervi non può essere disgiunta da quella del Novecento italiano e della propria terra, la provincia rurale emiliana. Qui, a cavallo tra Ottocento e Novecento si sviluppa una fitta rete di associazionismo e solidarietà, guidata dall’esperienza politica socialista. Alcide Cervi nel 1921 è iscritto al Partito Popolare, di ispirazione cattolica. Pochi mesi prima dell’avvento della dittatura fascista. Sotto il fascismo alcuni dei ragazzi Cervi finiscono in carcere. Chi per ingiusta condanna – Aldo, che in galera conosce intellettuali antifascisti – chi come Gelindo e Ferdinando per aver ostacolato l’ammasso della produzione agricola. L’amore per i libri e la cultura li convince a istituire una biblioteca popolare, per poter diffondere liberamente libri e riviste. Contro le direttive di Mussolini. La seconda guerra mondiale porta morte, miseria e prostrazione. E quando nel 1943 Mussolini viene arrestato, sembra la fine dei lunghi anni di violenze ed ingiustizie. Anche a Casa Cervi si brinda. Ma la guerra non è ancora finita. Le truppe tedesche occupano il suolo italiano e i Cervi sanno che bisognerà combattere per la libertà. La loro casa diventa un posto sicuro per rifugiati e rifornimenti ai partigiani. La Resistenza dei Cervi è intensa ma breve. Dopo le prime azioni, i fascisti cercano lo scontro e il 25 novembre incendiano fienile e stalla di casa. La famiglia si arrende e i sette fratelli vengono trascinati via. In carcere a Reggio Emilia rimangono sino al 28 dicembre: quel giorno i fascisti decidono di fucilarli, come rappresaglia ad un attentato dei partigiani. L’estremo sacrificio dei sette fratelli Cervi e del loro compagno Quarto Camurri, consumato all’alba del 28 dicembre 1943 al poligono di Reggio Emilia, rappresenta uno spartiacque per la Resistenza reggiana. Dapprima scompaginato dall’uccisione di quella che era la sua punta avanzata, il movimento partigiano si riorganizza, facendo di quel martirio un simbolo per gli altri resistenti. Per papà Cervi e il resto della famiglia sarà possibile riavere le spoglie dei sette figli soltanto molti mesi dopo. Davanti alla folla silenziosa che il 25 ottobre 1945 si raduna a Campegine per l’ultimo saluto ai sette fratelli, Alcide trova la forza di prendere la parola: “Non chiedo vendetta, ma giustizia… Dopo un raccolto ne viene un altro. Andiamo avanti”. Alcide muore il 27 marzo 1970 a 95 anni. Oltre 200mila persone arriveranno a Reggio Emilia per l’ultimo saluto al grande vecchio. ¬ a storia della famiglia

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Strategie per il futuro La rotta di Cassa Padana per il triennio 2011-2013

di Luigi Pettinati

direttore generale di Cassa Padana luigi.pettinati@cassapadana.it

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completo. Sono le persone che fanno e vincono la partita; • qualità nelle relazioni con il territorio, perché la cooperazione fra i diversi attori che vi insistono è indispensabile per affrontare i problemi della comunità. Questi due fattori, patrimonio e qualità, permetteranno a Cassa Padana nel futuro di svolgere in modo efficace il suo ruolo di costruttore di bene comune delle comunità locali dove opera. La banca deve essere quindi ben attrezzata su ogni fronte (sul fronte del personale, degli equilibri tecnici, dei presidi organizzativi, dei sistemi di controlli interni, ecc…) che sappia salvaguardare il proprio patrimonio: • c’è un patrimonio quantitativo: la banca in questi anni, con una politica fondata sulla prudente gestione, lo ha salvaguardato ed intende mantenere anche nel prossimo triennio indici di patrimonializzazione di assoluto rilievo (tier one sopra il 20%); • c’è un patrimonio intangibile, altrettanto importante, fatto dalle persone, da relazioni positive, dalle conoscenze, dalla fiducia, dall’identità, dal modo di essere e di agire. I due elementi non sono separati, interagiscono profondamente, soprattutto se si ha una visione non di breve periodo. In questo ambito il fattore primo da cui partire, decisivo per il raggiungimento del piano è rappresentato dal personale. Vi è peraltro la consapevolezza da parte del Consiglio di Amministrazione che i prossimi tre anni saranno anni di crisi. La buona struttura organizzativa, flessibile e ben articolata, permetterà alla Cassa di sostenere anche per i prossimi anni le nostre comunità con la stessa intensità, la stessa convinzione e

le linee guida del nuovo piano strategico 2011-2013. Bepi Tonello, presidente di Codesarrollo, le chiamerebbe “orientaciones estratégicas”, cioè non declinazioni di attività da svolgere, ma princìpi di fondo che guideranno poi le azioni concrete, flessibili e dipendenti dal contesto in cui la Banca si muoverà nel corso del triennio. Partiamo dall’obiettivo centrale dichiarato. resentiamo

La Cassa intende continuare nel modello di banca consolidato in questi anni, mantenendo, dal punto di vista del quadro tecnico, l’attuale livello di patrimonializzazione di assoluto rilievo, in rapporto ai rischi assunti.

Si intende quindi mantenere la forza e la solidità della banca, in modo che sia in grado di continuare a svolgere nel futuro la sua funzione a favore delle comunità locali. Il modello di sviluppo basato su una crescita quantitativa dei volumi – e sulla valutazione delle performance, delle prospettive future delle banche solo con questo tipo di dati – mostra la corda. La Cassa presenta oggi una situazione patrimoniale ottimale. Il patrimonio è la sintesi quantitativa della storia di un’azienda, della sua capacità di stare sul mercato nel tempo, dell’attenzione, della cura nei suoi confronti da parte degli amministratori, dei dipendenti e dei soci. In rapporto ai rischi assunti è un indicatore di sintesi della capacità dell’impresa di affrontare il futuro. In una banca di credito cooperativo ha una funzione collettiva. È un bene della comunità, indirizzato al perseguimento degli obiettivi previsti dall’art. 2 dello statuto. L’accumulazione patrimoniale non può diventare fine a se stessa. Se si perde la ragione profonda del perché si fanno le cose, rinchiudendosi perversamente nella veduta corta della crescita – solo per crescere – e dell’utile di breve periodo, senza vederne gli effetti che determina sul futuro, alla fine si rischia di intaccare la solidità stessa della banca. La Cassa nel triennio investirà in “qualità”: • qualità nella clientela, più vicina per dimensioni e caratteristiche al mondo delle banche di credito cooperativo; • qualità nelle risorse umane, perché emerge sempre di più la necessità di capire, di essere flessibili, adattarsi velocemente, cogliere i problemi e le prospettive in modo più ampio e

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la stessa progettualità con cui le ha accompagnate fino ad oggi, in modo sostenibile e secondo il principio di sussidiarietà. Il target di clientela continuerà ad essere il micro e il medio piccolo. Questa scelta, fortemente focalizzata sui segmenti tipici di una banca di credito cooperativo, comporta processi di crescita più lenti, ma sicuramente molto meno rischiosi e più stabili nel tempo. Per gestire in modo omogeneo ed uniforme una realtà come la nostra, estesa su più territori, la Cassa continuerà quel percorso, già in parte intrapreso, di strategie diversificate sui centri urbani, sui territori storici e sulle piazze di nuovo insediamento e di potenziamento organizzativo delle aree. Infine, dal punto di vista dell’espansione territoriale, si terrà presente l’obiettivo di medio-lungo periodo – indicato nel piano di fusione con la Bcc Camuna – di ricongiungimento con l’area della Valle Camonica, che nei mesi di novembre/dicembre scorsi ha visto l’apertura di quattro nuove filiali. ¬

Il modello di Cassa Padana Cassa Padana intende continuare a sviluppare e perfezionare, nei suoi aspetti organizzativi, di pianificazione e di controllo, il modello di banca locale impegnata a 360 gradi verso il territorio. L’assunto centrale della nostra impostazione è che gli obiettivi sanciti nell’articolo 2 dello Statuto devono essere fondanti del modo di agire di Cassa Padana in ogni sua azione verso i propri interlocutori: dall’operatività bancaria tradizionale ai servizi di assistenza alle attività produttive, dalla tipologia di prodotti commerciali che propone, alle azioni realizzate nel campo delle mutualità e dello sviluppo dei territori. Per Cassa Padana, “vicinanza al territorio” non vuol dire solo far beneficenza. Nella sua formula imprenditoriale la banca ha il bene del territorio come obiettivo finale della sua azione, e ciò la porta ad affrontare direttamente problemi a tutto campo, legati non solo alla pura dimensione economica: e questo rientra nella parte ordinaria della sua attività. In quest’ottica la funzione tradizionale di intermediazione finanziaria e la funzione sociale sono aspetti che vanno considerati insieme in ogni azione della banca perché sono parte di un’unica visione. Un’impostazione di questo tipo, oltre ad aver avuto impatto significativo sulla funzione sociale svolta dalla banca, sviluppatasi fortemente in questi anni, ha avuto in passato – e manterrà in futuro – conseguenti riflessi anche sui fondamenti delle politiche commerciali poste in essere, orientate alla trasparenza e alle necessità del cliente.

Lo scenario esterno di Marco Corbellini

corbellinim@fedlo.bcc.it La situazione macro-economica permane fortemente incerta con una congiuntura che, pur dando segni di miglioramento, si presenta ancora debole e altamente esposta a rischi di ricadute recessive. Di ciò continuano a risentire le economie locali il cui tessuto produttivo è interessato da una dura selezione delle piccole e piccolissime imprese, che costituiscono assieme alle famiglie la nostra clientela tipica, con espulsione dal mercato delle imprese marginali. Nel prossimo triennio si prevedono miglioramenti solo modesti delle condizioni esterne di mercato. Il 2011 dovrebbe vedere, in base alle previsioni dei principali centri, solo una lieve ripresa del PIL italiano che potrebbe poi consolidarsi nel successivo biennio 2012/2013. Questa ripresa non produrrà tuttavia una domanda di lavoro tale da riassorbire la disoccupazione che è prevista invece aumentare con un fenomeno che graverà su un numero sempre più ampio di famiglie italiane, e soprattutto sulle prospettive dell’occupazione giovanile, con un conseguente innalzamento della disoccupazione strutturale che sembra farsi sempre più concreta. Nel 2013 l’economia italiana potrebbe non aver ancora recuperato il Pil che precedeva la crisi e quindi sarebbe ancora al livello del 2005. In un contesto di domanda per beni di consumo debole anche gli investimenti seguiranno una dinamica moderata. Il saldo tra nascite di nuove imprese e chiusure anche di imprese storiche rischia anch’esso di evolvere su traiettorie sfavorevoli. In questo contesto di sostanziale stagnazione economica mondiale, rispetto alla quale faranno eccezione solo alcuni grandi paesi emergenti, e che invece caratterizzerà l’Europa ed in particolare l’Italia, la politica monetaria della BCE manterrà inoltre con ogni probabilità un’intonazione eccezionalmente espansiva con tassi d’interesse solo in lieve rialzo rispetto agli attuali livelli di minimo storico. In Italia la politica fiscale risulterà poco efficace, stante l’elevato debito pubblico che imporrà, prima o poi, politiche restrittive anche a seguito del previsto inasprimento dei parametri di stabilità fissati per i paesi dell’euro. L’impatto dell’aumento del prezzo del rischio Paese sui debiti sovrani potrebbe determinare effetti distorsivi e pesanti per il costo della raccolta.

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I ricordi delle fatiche rurali rimangono vivi a Rogno

di Benedetta Cherubini

benedetta.cherubini@cassapadana.it

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ricorda con istintivo piacere il suo primo giorno di lavoro quando nella primavera del 2004, dopo la Laurea in Economia a Brescia, inizia uno stage formativo presso la sede di Esine della BCC Camuna. Inizia così con grande ottimismo il percorso lavorativo del responsabile della filiale di Rogno. uca

Lasciamo la parola a Luca.

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Luca Bardoni è nato a Milano nel 1978 ma dall’infanzia vive ad Ossimo, un piccolo comune presso Borno, nell’abitazione un tempo dei nonni materni, in centro storico. È socio fondatore della Pro Loco e collabora con la Parrocchia per il progetto di recupero conservativo dell’organo settecentesco della Chiesa Parrocchiale. Nel tempo libero adora giocare a tennis o sciare, e non trascura nemmeno una buona camminata in montagna!

Dopo gli studi avevo messo in conto che sarebbe stato difficile lavorare vicino a casa. Così senza troppa speranza mi sono presentato alla BCC Camuna con la mia tesi impostata su quella che emergeva come una grossa problematica nell’ambito dell’analisi del credito: la Centrale Rischi. Devo dire di essere arrivato al posto giusto nel momento giusto, visto che fui da subito assunto per uno stage di supporto per l’istruttoria delle pratiche di fido presso l’ufficio Crediti. In quegli anni la BCC Camuna stava vivendo un momento di forte sviluppo, con l’apertura della filiale di Montecchio e con una crescita sostenuta delle principali variabili aziendali. Un’esperienza molto coinvolgente e da subito impegnativa la mia, culminata nel 2009 con l’incarico di affiancare la Direzione Generale nelle adunanze del Consiglio di Amministrazione per la presentazione delle pratiche di fido. Nel novembre 2010 a seguito della fusione della BCC Camuna con Cassa Padana BCC è stato inaugurato il nuovo sportello di Rogno e inizia la

mia prima esperienza come responsabile di filiale, dopo un anno come cassiere e addetto fidi a Esine. Con questa nuova apertura e con le prossime programmate sempre nell’Area Camuna, Cassa Padana vuole proseguire così nella mission di sostegno al territorio, per creare un percorso condiviso di obiettivi e sviluppo con imprese e famiglie nell’ottica di lungo periodo. Sto conoscendo giorno per giorno la realtà di questa comunità operosa che si trova a cavallo tra le provincie di Brescia e di Bergamo, all’imbocco della Valle Camonica, in cui sono insediate numerose microimprese e anche aziende più strutturate. Nella gestione della filiale mi affianca Federica Bettonte, che dopo la Laurea in Economia è entrata nel mondo del credito nel 2001; in particolare del Credito Cooperativo nel 2007 presso l’ufficio Amministrazione della BCC Camuna. Entrambi abbiamo accolto l’opportunità di collaborare a stretto contatto per la nascita della nuova filiale di Rogno con l’ambizione di diffondere anche ai giovani un sano modello di banca locale.» ¬

Rogno, paese di confine

» da sinistra: Federica Bettonte e Luca Bardoni

La collocazione strategica ha permesso aal comune di Rogno di coltivare un elevato indice di industrializzazione, che convive con importanti contesti ambientali e storici, tra cui una singolare pista ciclo-pedonale sugli argini del fiume Oglio. Il territorio comunale di Rogno si divide tra il capoluogo e le frazioni di Rondinera, dov’è situata la filiale di Cassa Padana; Castelfranco; San Vigilio e Monti, quest’ultime caratterizzate da sentieri di epoca Romana immersi nei boschi a 800 metri d’altezza. A Rogno si incontra un tessuto sociale operoso, tipico dei piccoli paesi della Valle Camonica. Con sfumature diverse: nelle frazioni montane sono più vivi i ricordi delle fatiche della vita rurale, contro il frenetico operare delle zone a valle caratterizzate dall’elevata industrializzazione. Non mancano nel territorio attive associazioni culturali, tra cui il Circolo Scacchistico animato da Sabino Brunello, che vanta il riconoscimento di Grande Maestro Internazionale, il più alto attribuito ad un giocatore di scacchi dalla Federazione Internazionale di Scacchi.

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Ad Artogne con una forte attenzione ai valori

Artogne, fra economia e cultura

Alessandro Federici è nato a Breno trentotto anni fa, è il terzogenito di una famiglia molto unita, con discendenza nobiliare, che da sempre vive a Esine. Dal profondo amore per sua moglie Liala, con cui ama passare il suo tempo libero, è nato nel 2008 il piccolo Luigi ed è previsto l’arrivo di un altro maschietto per la prossima primavera. I suoi hobbies sono tutti di natura sportiva: è un tifoso dell’Inter sin dalla nascita, adora sfrecciare con la sua mountain-bike e naturalmente è un grande camminatore in montagna!

Il paese di Artogne è situato nella media-bassa Valle Camonica con una popolazione di circa 3.500 persone comprese le frazioni. Nel territorio si trovano diverse aree artigianali e industriali nelle quali confluisce la grande operosità di aziende che pur apparendo piccole operano su scala mondiale nei settori più diversificati. I settori metallurgico e di carpenteria hanno da sempre avuto un ruolo primario sul territorio, anche se negli ultimi anni si testimonia l’attenzione verso nuovi mercati, spesso legati ad innovazioni tecnologiche, che hanno dato vita a grandi prospettive occupazionali. Nel comune di Artogne operano molteplici associazioni dedicate alla promozione della cultura locale e al volontariato, finalizzate a sostenere la sana coesione ed il gusto di fare le cose assieme. Non dimentichiamo che Artogne per configurazione territoriale è anche una località turistica, in quanto le montagne e gli impianti sciistici della rinomata stazione alpina ‘Montecampione’ sono di proprietà di questo Comune.

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lessandro dopo essersi laureato in Economia e Commercio a Brescia e aver assolto ai doveri militari di Stato, è stato assunto nel marzo 2003 dalla BCC Camuna, con un primo incarico presso l’ufficio Fidi proprio nel bel mezzo di un’ispezione di Banca d’Italia. Qui inizia il suo percorso lavorativo nel mondo del Credito Cooperativo che l’ha portato nel 2010 ad essere il responsabile della filiale di Artogne.

Lasciamo la parola ad Alessandro.

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Ricordo benissimo le parole di grande stimolo del Direttore Generale della BCC Camuna quando fui assunto: “L’ufficio fidi è il cuore della Banca, tu parti dal centro!”. Dopo questa prima esperienza mi è stata assegnata la funzione di ‘pellegrino del credito’, con la grande opportunità di vivere le diverse filiali della banca per coadiuvare i colleghi nella qualità del credito come primo filtro per le pratiche di fido.

di Benedetta Cherubini

benedetta.cherubini@cassapadana.it

ti che hanno apprezzato la nostra disponibilità e la nostra gentilezza, con una forte attenzione ai valori che ruotano attorno alla famiglia e alla consapevolezza del risparmio. Ho il piacere di condividere la gestione della filiale con Rosanna Fettolini, assunta in BCC Camuna nel 2006 dopo un anno di stage presso la sede centrale. Rosanna si è laureata in Giurisprudenza a Pavia e, dopo aver operato per alcuni anni nell’ufficio dei Controlli Interni, ha preso con entusiasmo il nuovo ruolo in filiale. La nostra è una coppia giovane, ma ben motivata. Non abbiamo fretta di crescere e di ‘fare numeri’. Miriamo più a un graduale consolidamento dei rapporti, soprattutto umani, che permettano di affrontare con serietà e costanza le sfide che il territorio lancia.» ¬

È datato invece 2007 il mio approdo in filiale a Montecchio dove ho ricoperto il ruolo di vice responsabile sino al novembre 2010 quando, a seguito dei progetti strategici post-fusione, mi fu affidata la gestione di una filiale tutta nuova con la quale diffondere il nostro modello di crescita sostenibile locale. Nasce così la filiale di Artogne, la numero 47 di Cassa Padana. Un presidio a lungo atteso dai soci del territorio! Non nascondo la chiusura e il radicato tradizionalismo che si respira qui nella Media Valle. Ma sono fiero di poter dimostrare che anche in questa realtà il sapore genuino del nostro fare banca, senza strafare con prodotti di richiamo e tassi spropositati che generano solo confusione nella gente, ha fatto avvicinare da subito clien9

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da sinistra:

Rosanna Fettolini e Alessandro Federici


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Nuovi fondi al commercio La Regione Lombardia punta a valorizzare gli spazi urbani e alla riqualificazione dei negozi

di Marco tabladini

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’è grande attesa per la riapertura del bando della Regione Lombardia finalizzato a promuovere interventi di riqualificazione urbana e commerciale, noto come “Distretti del Commercio”. L’iniziativa, avviata nel 2008, è giunta alla sua 4° edizione ed ha già visto il riconoscimento di 147 distretti sul territorio regionale. Le domande devono essere presentate da un Comune con più di 15 mila abitanti o da un’aggregazione di almeno 3 Comuni, e contare sul supporto di almeno una delle associazioni imprenditoriali maggiormente rappresentative del settore. Accanto agli enti locali sono chiamate a partecipare attivamente le imprese com-

merciali con sede legale o operativa nel distretto, compresi i bar, i ristoranti e le pasticcerie, nonché gli operatori del turismo e dei servizi. Per partecipare è necessario presentare un programma di intervento che preveda la realizzazione di azioni comuni nelle seguenti aree: Comunicazione e marketing, Promozione e animazione, Interventi strutturali di qualificazione urbana, Accessibilità e mobilità, Sicurezza, Gestione di servizi in comune, Sostenibilità energetica ed ambientale. Da quest’anno è prevista inoltre una nuova misura dedicata allo sviluppo e al sostegno dell’imprenditoria, con specifico riferimento al tema della formazione degli operatori privati. Per la presentazione della domanda di agevolazione gli enti locali e i commercianti

sono chiamati a firmare un accordo di distretto a conferma del proprio impegno. A titolo indicativo potranno essere finanziati i costi sostenuti dai Comuni per le attrezzature di arredo urbano e l’illuminazione pubblica, la realizzazione di pannelli informativi e di segnaletica, i lavori e le opere edili per la risistemazione di facciate, i servizi e le infrastrutture a servizio della mobilità, nonché la realizzazione di iniziative di animazione, eventi e manifestazioni, e di materiale promozionale del Distretto al fine di soddisfare le esigenze degli acquirenti, dei turisti e dei cittadini residenti. L’opportunità per i privati è invece di ottenere un contributo a fronte di interventi di riqualificazione strutturale e tecnologica, e di sicurezza. Fra le spese ammesse vi sono la sistemazione di facciate,

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insegne, dehors, l’acquisto di tavoli e sedie da esterno, di sistemi di videosorveglianza, di allarmi elettronici, nonché la realizzazione di impiantistica multimediale. I progetti selezionati riceveranno, per il tramite del Capofila, un contributo a fondo perduto fino al 50% delle spese ritenute ammissibili. La Regione ha stanziato sul bando 2011 complessivamente 14,4 milioni di euro: metà delle risorse andranno ai distretti di nuova costituzione e l’altra metà sarà assegnata alla qualificazione e allo sviluppo dei distretti già approvati. L’apertura del bando è attesa per la fine del mese di febbraio. ¬ PER SAPERNE DI PIÙ Gruppo Impresa Tel 030 23.069.04 info@gruppoimpresa.it www.gruppoimpresa.it http://www.regione.lombardia.it http://www.agenziaentrate.it/


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Il trattamento riabilitativo nella

terapia fisica Di Michela Bertolazzi

Coordinatrice amministrativa Ufficio Accettazione Ambulatori D.L. Sanità

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a terapia fisica è la branca della medicina che utilizza a scopo terapeutico le energie fisiche. Queste attraverso specifiche modificazioni biologiche determinano effetti terapeutici (analgesia, riduzione della contrattura muscolare, miglioramento del trofismo dei tessuti), che vengono sfruttati nel trattamento di numerose patologie. Come ogni altra terapia richiede una specifica indicazione da parte del medico ed una corretta esecuzione. Spesso il trattamento con mezzi fisici integra e completa un progetto riabilitativo che comprende altre tecniche cinesiterapiche. Le energie fisiche, di cui si avvale la terapia fisica, sono l’energia elettrica, l’energia

calorica, l’energia radiante, l’energia vibratoria e l’energia magnetica. Nel Servizio di riabilitazione della Dominato Leonense Sanità, presso l’Ospedale di Leno nella Bassa Bresciana, vengono utilizzate tutte queste forme di energia. In elettroterapia si utilizzano diversi tipi si corrente per generare le energie che di seguito elenchiamo. La corrente elettrica: provoca importanti effetti terapeutici tra i quali l’effetto chimico, la vasodilatazione, l’effetto eccitatorio, l’effetto antalgico e termico.

mo terapia esogena:

rappresenta la forma più antica di elettroterapia e consiste in uno scambio di energia termica fra ambiente e superficie corporea. Gli effetti sono: vasodilatazione, azione antalgica, decontratturante, antiedemigena. Energia radiante: produce onde elettromagnetiche. A seconda della lunghezza d’onda trova applicazione in varie patologie. Onde corte (marconi), onde centimetriche o microonde (radarterapia) raggi infrarossi, raggi ultravioletti, laser terapia. La laser terapia è una sorgente di radiazione elettromagnetica che produce energia sottoforma di onda luminosa. Può essere continua e/o pulsata. L’indicazione terapeutica è

L’energia calorica o ter-

Per accedere al servizio di fisioterapia è necessario prenotare una visita fisiatrica al Centro Unico prenotazioni al numero 0365 298118. Il medico fisiatra associa alla valutazione medica un piano terapeutico idoneo alla patologia del paziente, il quale può accedere alla segreteria per la programmazione delle terapie, della durata minima di due settimane.

molto ampia: azione antalgica, azione antinfiammatoria, effetto termico, biostimolante ed antiedemigeno. Energia vibratoria: sono ultrasuoni che determinano nei tessuti effetti termici, meccanici e chimici. Vengono utilizzati in patologie del sistema muscolo-scheletrico (calcificazioni, tendiniti, tendinosi della cuffia dei rotatori, cicatrici, sindrome da impigment, patologie muscolari).

Energia magnetica, magnetoterapia, biorisonanza magnetica. Questi apparec-

chi generano campi magnetici pulsati a bassa e media frequenza e a bassa intensità dove trovano indicazione in patologie osteomioarticolari con particolare indicazione nei ritardi di consolidazione, pseudoartrosi, artrosi e osteoporosi grazie all’effetto antalgico, antiedemigeno trofico e biostimolante. Viene utilizzata anche un’apparecchiatura per la trazione vertebrale cervicale e lombare in patologie come cervicobrachialgie e lombosciatalgie. Importante sottolineare che nel servizio viene inoltre utilizzata la tecnica del linfodrenaggio manuale in linfedemi agli arti superiori (post mastectomia) e inferiori. Nel servizio di fisioterapia dell’ospedale di Leno operano due masso fisioterapisti a tempo pieno e un fisioterapista part-time. Gli orari di apertura per i trattamenti sono dalle 8 alle 16 dal lunedì al venerdì. ¬

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da sinistra: i terapisti Roberto Stoppani e Mara Castelli con la Dottoressa Rossella Bonelli, responsabile del servizio.

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In Cina con Cassa Padana Seconda missione fra Shanghai e Ningbo Sempre più Cina all’orizzonte delle aziende italiane. Nel 2010 il trend delle esportazioni dei nostri prodotti è cresciuto e le prospettive per il 2011 sono ancora migliori. Nel suo complesso, il progetto fra Italia e Cina è ambizioso e mira a raggiungere gli 80, 100 miliardi di dollari di interscambio fra i due Paesi nel giro di 5 anni. D’altra parte, sebbene la Cina sia ancora considerata un pericoloso concorrente per la produzione, costituisce anche un crescente mercato per le nostre imprese. Basti pensare che negli ultimi 4 anni la spesa per consumi delle famiglie cinesi è cresciuta in termini reali del 40%, e nel 2009 il numero delle persone abbienti in Cina ha superato quello del Regno Unito. E che le merci italiane vendute in Cina sono cresciute del 21% (in valore) nel 2010. La stessa leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha più volte rilevato come la Cina rappresenti oggi – e ancora di più nel futuro – un mercato di enormi opportunità.Alcune aziende italiane, anche nel settore alimentare, se ne stanno accorgendo. È in questo panorama che si inseriscono i nuovi progetti commerciali di Cassa Padana. Proprio con la Cina. Dopo la prima missione di autunno 2010, la banca torna a Shanghai e Ningbo dal 27 febbraio al 5 marzo. Questa volta alla guida di oltre trenta aziende delle province di Brescia, Cremona, Parma, Verona, Reggio Emilia, di Elisabetta Berto Mantova. Tutte imprese del comparto elisabetta.berto@cassapadana.it agroalimentare che in Cina portano i prodotti di punta della nostra produzione: dall’olio d’oliva del lago di Garda al domenica mattina , il Grana Padano e al Parmigiano Reggiano. Ghana si ferma per la Dai formaggi della Valcamonica al messa domenicale. Siamo qui provolone cremonese, dalle mostarde alle da una settimana, come delemarmellate, dal caffè ai salumi, dalle birre gazione di Cassa Padana, sulle ai succhi di frutta fino ai dolci, in prima fila orme di Kwame Nkrumah, su torrone e croccanti. Per non dimenticare invito della figlia Samia. Neli casoncelli e tutta la pasta fresca. E ovviamente il vino. Dalla Franciacorta al la memoria europea si è persa Garda passando per le colline moreniche. traccia delle azioni e dell’imPerché se è vero che – come dicono gli portanza nei movimenti di ultimi dati Cia, la confederazione italiana auto-determinazione degli agricoltori – il vino italiano nel 2010 ha africani e degli afro-americani raddoppiato le esportazioni, la Cina è di questo grande leader, tandiventata una meta irrinunciabile per le to che vennero a “studiare” uve di casa nostra. La spedizione di Cassa in Ghana personaggi del caliPadana ha riunito insieme le migliori forze bro di Martin Luther King e del territorio per un’azione di business Malcom X, ma qui tutto parcomune che vede non solo incontri, presentazioni commerciali, visite a centri la di lui attraverso le sue opecommerciali e market dove viene esposta e re: l’indipendenza, le strade, messa in vendita merce italiana, ma anche la ferrovia che collegava tutdegustazioni con prodotti doc del territorio. to il paese e successivamente Quelli che i ristoratori e i consumatori dismessa per una campagna cinesi sono pronti ad accogliere a braccia di recupero dell’acciaio, perfiaperte.

L’inversione delle prospettive

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Diario dal Ghana al centro della vita. Lungo le strade, enormi cartelloni con immagini di persone sorridenti ne annunciano il proprio funerale, celebrato in media 6-7 mesi dopo il decesso. I familiari, così, hanno il tempo di ritornare in patria e racimolare i soldi per festeggiare degnamente con danze e banchetti uno degli eventi cardine della vita, forse anche più importante del matrimonio. Sull’aereo di andata, uno dei tanti ghanesi conosciuti tornava proprio per il funerale della madre e il suo segno di amicizia più profondo e sentito è stato invitarci alle celebrazioni. Non nascondo quindi un certo senso di smarrimento, un misto di cattivo gusto e invidia per la capacità di accettare e benedire l’evento al quale forse tengo meno nella vita.

no la birra. Il paese è il nostro primo impatto con il continente africano e ci colpisce profondamente quanto la prospettiva dalla quale si guarda alla vita da qui sia invertita rispetto alla nostra. Innanzitutto, la morte è

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L’Africa mi fa anche capire che l’idea tipicamente occidentale che tutto è possibile, basta volerlo e rimboccarsi le maniche, idea che inevitabilmente anche se nolenti ci portiamo dietro ogni volta che ci imbarchiamo per una nuova meta lavorativa, forse naufraga su queste coste. Un esempio fra tutti, gli asini: gli inglesi provarono ad introdurli come bestie da tiro. A tutt’oggi, però, i carretti usati per trasportare materiale vengono spinti dall’uomo perché gli animali non resistettero alla malaria. Andare quindi in Africa è anche un viaggio alla scoperta della banale inconsistenza delle proprie certezze. Per capire quali veramente hanno il diritto di considerarsi tali. E quali invece no. Fallito però il tentativo


La nostra prima volta in Africa Dal 29 novembre al 7 dicembre 2010 Cassa Padana è stata in missione in Ghana, su invito di Samia Nkrumah. Onorevole ghanese dal 2008 e figlia di Kwame Nkrumah, che portò il Ghana all’inidipendenza, Samia aveva incontrato Cassa Padana a Roma a luglio dello scorso anno, per chiedere l’aiuto della banca a favore di un’istituzione finanziaria informale della regione di Jomoro. Samia ha accompagnato la missione bresciana a conoscere la geografia e il fardello storico del paese africano, oltre agli usi e costumi di Jomoro, una delle regioni più povere del paese al confine con la Costa d’Avorio. Scopo della missione è approfondire la conoscenza del sistema finanziario ghanese, attraverso l’incontro con Quick One Financial, un Susu (cioè un’istituzione che raccoglie risparmi grazie ad una rete di banchieri ambulanti), l’ufficio regionale dell’associazione che la controlla (Ghana cooperative Susu collectors’ association) ed espondenti del mondo bancario ghanese.

di incidere in modo positivo sulla vita delle popolazioni locali con gli asini, gli europei lasciarono altre tracce, queste sì indelebili, nella dignità e nell’identità dei popoli africani. In Ghana, ad Elmina, venne costruita la prima testa di ponte per la tratta degli schiavi, alla quale si aggiunsero poi altre roccaforti nel paese e in quelli limitrofi. Si calcola che, dal XV secolo al 1870 quando la tratta fu abolita, furono una ventina i milioni di africani catturati e ridotti in schiavitù per essere trasportati nelle Americhe, dei quali la metà circa morirono durante il viaggio su navi sovraffollate e in pessime condizioni igieniche. Frutto dell’inventiva europea fu anche la definizione dei confini degli attuali paesi africani, tracciati

a tavolino a fine ottocento: quasi tutti gli africani di queste zone si dichiarano maliani o nigeriani, a testimonianza del fatto che gli europei tranciarono vincoli etnici ancora molto saldi. L’inversione delle prospettive non risparmia nemmeno l’ambito finanziario: nell’Africa subsahariana si sovverte la sacralità del principio alla base dei sistemi bancari a cui siamo abituati, secondo il quale il risparmio che si trasforma in deposito in un’istituzione finanziaria dà diritto a percepire un interesse sul denaro depositato. In quest’angolo d’Africa prevale invece l’esigenza di sicurezza, quindi il banchiere ambulante che raccoglie i risparmi dei più lo fa a fronte del pagamento di una commissione per il servizio di custodia offerto. L’inversione delle prospettive, però, non può spingersi molto oltre: Quick One Financial, l’istituzione finanziaria della regione di Jomoro che visitiamo e per aiutare la quale eravamo stati invitati nel paese, è una rete di banchieri ambulanti di recente costituzione che deve chiarirsi ancora le idee su quali debbano essere gli sco13

pi di una potenziale banca del territorio. Le esigenze della popolazione rurale della regione di Jomoro sono molte e urgenti, ma il primo obiettivo di un’istituzione finanziaria in qualsiasi parte del mondo deve essere la propria sostenibilità, altrimenti l’istituzione non sarà in grado di aiutare nessuno. Salutiamo il paese non prima di aver visitato il Mausoleo di Kwame Nkrumah, costruito nel posto in cui il leader africano dichiarò l’indipendenza nel 1957, evento per il quale egli scelse il campo da polo dell’epoca della colonia inglese, proprio perché i neri non vi potevano accedere. L’inversione delle prospettive è costata a tutti un po’ di fatica, ma è stato un passo obbligato, un’esigenza mutua per avvicinare culture e permettere uno scambio di esperienze. Sull’aereo di ritorno ringraziamo chi ci ha costretto a fare i conti con le nostre secolari certezze. Senza il Ghana ed il suo storico leader non ci sarebbe stata data questa possibilità. ¬


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Castello di Padernello,

appunti per un laboratorio di idee di Domenico Pedroni

vice presidente Fondazione Padernello info@castellodipadernello.it

2011-2015, i prossimi 5 anni di impegno Rafforzamento della Governarce: l’operazione prioritaria è il completamento dell’acquisto delle quote di proprietà. Rafforzamento della gestione: creazione di figure ad hoc come il direttore della Fondazione, il responsabile delle iniziative, il responsabile per ricerca fondi e bandi, il responsabile tecnico delle manifestazioni. Rafforzamento del volontariato: l’ipotesi al momento più valida è di sondare personale proveniente dal mondo delle Banche di Credito Cooperativo, con personale già sensibile o prossimo alla pensione.

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glia Salvadego Molin Ugoni. Eppure non sono bastati sette secoli di storia per questo piccolo gioiello, questo monumento nazionale dal 1912, che avrebbe potuto non esserci più, inghiottito dall’incuria degli uomini, dai danni del tempo, dalla mancanza di memoria.

quello che non ti aspetti! Un possente castello che si staglia nel verde della Bassa, circondato da un fossato pieno d’acqua, con il suo ponte levatoio tutt’ora funzionante. Una sorpresa che ti lascia con il fiato sospeso e gli occhi luccicanti. La casa torre trecentesca; la prima recinzione agli inizi del 1400; tra il 1550 ed il 1600 la costruzione del secondo piano ed il completamento del lato sud del Castello. La trasformazione da fortezza a residenza signorile, con la costruzione dello scalone d’onore a metà del 1700, grande opera dell’arch. Marchetti. Poi, nel 1861, il definitivo passaggio del Castello alla famicco

Assunzioni: In previsione di grandi mostre o eventi si ricorrerà ad assunzioni a progetto. Registrazione del marchio “Padernello” e “Castello di Padernello”. Completamento del progetto scuola con la creazione di laboratori. Creazione di un centro studi.

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Dopo la morte del Conte Filippo Salvadego (1965), il Castello rimase disabitato. Il suo destino sembrava già scritto. Il crollo del 2002 era l’ultimo avvertimento. E poi invece… Dopo tanto tempo, un miracolo! Tanti progetti, molti studi, alla fine l’operazione che


sembra meglio garantire la riuscita dell’operazione è l’acquisto del Castello come bene indiviso, con una operazione pubblico-privato, dove il Comune di Borgo San Giacomo avrà il 51%, ed i privati il 49% (con la Società Castelli & Casali srl). Contestualmente verrà avviata la costituzione di una Fondazione di partecipazione, anch’essa con soci pubblici e privati. L’atto di acquisto viene effettuato il 31 maggio 2005 per il prezzo di € 1.430.000,00. Sistemata la parte dell’ac-

quisto affrontiamo la ricerca dei possibili Soci Fondatori. Il 15 Dicembre 2005 le Banche di Credito Cooperativo di Pompiano e della Franciacorta, Verolavecchia, Agro Bresciano, Borgo San Giacomo e Cassa Padana si rendono disponibili a diventare soci Fondatori. Ad essi si unisce la Cogeme Spa di Rovato, società costituita da 70 Comuni e naturalmente il Comune di Borgo San Giacomo, la Società Castelli & Casali Srl ed a titolo personale Ignazio Parini, Natale Gallia e Virginio Gilberti. Oltre alla costituzione

della Fondazione avevamo anche lavorato sulla formazione della Direzione Artistica di un Gruppo Volontari, tutt’oggi fondamentali, che sviluppano da una parte i valori ideali e i progetti e dall’altro sostengono una incredibile mole di lavoro di programmazione e realizzazione di progetti e iniziative. A quasi sei anni di distanza, possiamo affermare che l’operazione di acquisto pubblico-privato – al tempo operazione nuova ed innovativa e apparsa ad alcuni azzardata e non pienamente condivisa – si è rivelata per il Castello di Padernello, soluzione intelligente, senza la quale scarse o nulle sarebbero state le speranze di successo per l’intera operazione. Così come di assoluta e vitale importanza è stato l’utilizzo della Fondazione di partecipazione: da una parte ha velocizzato i tempi di recupero e restauro del Castello, dall’altra ha fatto di Padernello un motore di rinascita culturale, un laboratorio di idee, un sistema culturale, che potesse interagire con tutte le Istituzioni ed associazioni del territorio. La Fondazione è sempre stata convinta che il Castello dovesse essere immediatamente aperto al pubblico. Le prime due aperture – 19 marzo e 12 maggio 2006 – portarono a Padernello più di cinquemila persone. Tutti venuti a rivedere il Castello finalmente aperto, visitabile, restituito alla comunità. Questo fu solo l’inizio del viaggio. Da allora, senza sosta, è proseguita la ricerca fondi per continuare i restauri. Oggi la grande sfida è l’acquisto delle quote di proprietà da parte della Fondazione, o degli Enti Soci Fondatori, che permetterebbe di

2011-2015, i progetti TEATRO: studio e realizzazione Teatro all’Italiana, stile Farnese in legno e modulabile. CINEMA: realizzazione filmati sul territorio, sul paesaggio e personalità del territorio in collaborazione con Popolis Cinema. ARTE-QUADRI-MOSTRE: sistemazione dell’area dedicata alle mostre; mostra di 20 quadri del Ceruti detto il Pitocchetto; mostra a carattere Nazionale per il ferro, le armature, gli eroi. ARCHIVI STORICI: realizzazione di archivi di nicchia. TURISMO LOCALE: creazione di un punto informazioni; adesione e sviluppo del progetto di turismo “Incoming”. PROGETTO CULTURALE: inserimento sul sito della Fondazione

di database con tutti i volumi della Biblioteca-mediateca della Bassa. Microeditoria per editori sul turismo locale-paesaggio. PROGETTO ENOGASTRONOMICO: rafforzamento mercato dei produttori; inserimento dell’enogastronomia nei progetti cinema e culturale. PROGETTO AMBIENTE CASTELLANO: restauro zona preposta – lato sud-ovest castello – con ristrutturazione di stanze storiche per pernottamenti, in diretta valutazione con Expo 2015. PROGETTO AMBIENTE: adesione alla Carta della Terra e creazione della Carta di Padernello; piantumazione delle strade che portano a Padernello e delle zone inutilizzate; creazione di orto di erbe spontanee e medicinali nel Castello; creazione di scuola per il restauro del paesaggio.

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acquisire in cinque anni l’intero 49% detenuto dai privati. Anche questa è una operazione nuova, ma che è la chiave di volta per il futuro della Fondazione. Il 24 Giugno 2010 è stato fatto un primo significativo passo con l’acquisto del 23% delle quote, grazie alla collaborazione della Banca di Credito Cooperativo di Pompiano e della Franciacorta che ha acquistato direttamente il 10% dell’immobile. Mentre la nostra Fondazione ha acquisito il 13%, accollandosi un mutuo, parte del quale è sostenuto da Cassa Padana che mai ha fatto mancare il suo appoggio ideale e finanziario. Grande disponibilità e collaborazione anche finanziaria è arrivata anche dalle banche di Credito Cooperativo di Verolavecchia, Agro Bresciano e della Cogeme Spa, che anche in questa fase si sono attivate per sostenere l’iniziativa. In questi cinque anni abbiamo avuto la capacità di sostenere la gestione ordinaria della Fondazione grazie al gratuito lavoro dei volontari, alla capacità di ottenere fondi anche attraverso bandi, al coinvolgimento di privati e ditte, in particolare il Gruppo Bossoni, il Gruppo Foresti e le Ditte Casa 95 e Dario Piperi, che mai hanno fatto mancare il loro appoggio. Il 15 Dicembre 2010, nel Castello di Padernello, di fronte ai soci fondatori, alla Direzione artistica, ai volontari, ai più di 300 soci sostenitori si è tenuta una giornata intera per riflettere sul lavoro effettuato, ma soprattutto per definire il piano strategico quinquennale 2011-2015. Un giusto modo per fare il punto su quanto fatto e per mettere in cantiere il prossimo futuro, con forza, impegno, entusiasmo e lungimiranza. ¬


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L’avventura di Johannes da Volpino, pittore trecentesco

Fra Valcamonica e veronese

di Giancarlo Maculotti

sindaco di Cerveno

Johannes in Valcamonica Pezzo (Ponte di Legno) chiesa di Sant’Apollonio: Teoria di apostoli, Cristo in Maestà e tetramorfo, lacerti di Madonna del latte. Sellero, chiesa di San Desiderio: lacerti di Ultima Cena. Branico (Costa Volpino) chiesa dei santi Bartolomeo e Gottardo: Crocifissione, Ultima cena, Teoria di Santi, Madonna del latte, Battesimo di Cristo. Cambianica (Tavernola) chiesa di San Michele: all’esterno, resti di San Cristoforo, Madonna del latte, San Giorgio e la principessa; interno: Cristo in Maestà e tetramorfo, Madonna col Bambino, Teoria di santi.

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n nome, due nomi, cen-

tomila. Quello che si chiamava Maestro di Cambianica, Maestro di Sommacampagna, Maestro di S. Apollonio, Maestro di Cles oggi ha un nome, seppure incerto: Johannes da Volpino. Di lui non sappiamo quasi nulla se non che era un pittore, che visse nella seconda metà del 1300, che ebbe un figlio che si chiamava Pecino e che nel 1389 era già morto. Gli affreschi a lui attribuiti non sono firmati. Ma ci sono delle buone probabilità che fossero suoi a detta di alcuni studiosi tra i quali spicca Roberta Bonomelli che ha dedicato la propria tesi di laurea alla pittura della Valcamonica nel Trecento e che per prima mise in relazione un documento citato

Sant’Antonio, la Madonna del latte (Sommacampagna, Levico), l’Ultima cena (Branico e Cles), il Cristo Pantocrator con i quattro evangelisti (Pezzo e Cambianica), gli apostoli e i profeti. Johannes dipinge con modalità tipiche del 1200. In lui le influenze giottesche non sono ancora penetrate e viene considerato dai critici un po’ in ritardo rispetto alle nuove tecniche che si diffondono nel XIV secolo. Le figure sono quasi sempre viste di fronte in modo abbastanza piatto, con contorni marcati, con prevalenza di colori terrosi, senza particolare cura dell’espressione del viso. I vestiti riprendono pedissequamente i contorni perlati ed i panneggi sono privi di decorazioni e abbellimenti. Ciò che colpisce, in ogni

dallo storico Romolo Putelli con gli affreschi di Cambianica, frazione di Tavernola, sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo, quelli di Branico, quelli di Pezzo in S. Apollonio e quelli di Sommacampagna vicino a Verona. Della pittura del 1300 ci è rimasto ben poco e soprattutto ciò che è giunto fino a noi non è firmato, scoprire quindi il nome di un pittore del ’300 non è affare di poco conto per la storia dell’arte in un’area vasta come quella che va dal Sebino alla Val di Sole, alla Val di Non e infine al veronese e alla bassa gardesana. I motivi che Johannes ripete costantemente con uno stile che negli anni si conserva quasi inalterato sono quasi sempre gli stessi: figure di Santi come S. Cristoforo e 16

caso, – come sostiene Alberto Zaina – è che in una vasta area geografica dove si conoscevano quasi solo Pietro da Cemmo (fine ’400) e Gerolamo Romanino (inizio ’500) ora si possa aggiungere un altro tassello sulla pittura precedente completando un quadro storico che riesce a chiarire qualche elemento anche della pittura trecentesca nel Bresciano, in Trentino e nel Veronese. Ma come mai il pittore camuno-sebino varca il To-


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nale e trova ampia committenza, come ha dimostrato Nicola Zanotti nella sua tesi di laurea, nelle valli trentine e poi nel Veronese? Alessandra Mazzucchelli – docente, studiosa di storia locale e di storia dell’arte, collaboratrice dell’Accademia Tadini di Lovere – ha chiarito quali erano i rapporti nel medioevo tra Vallecamonica e Trentino: la zona di Castelfranco di Rogno era infeudata al vescovo di Trento. Anche la chiesa intitolata a S. Vigilio ne è una testimonianza ed una conferma. Ecco allora che la committenza per il pittore poteva provenire proprio dalla curia di Trento o da ambienti a lei vicini. Fausta Piccoli, collaboratrice dell’università di Verona, preferendo alla precisa identificazione del pittore in Johannes il vecchio nome di Maestro di Sommacampagna, mette in relazione i dipinti della Vallecamonica con quelli della Val di Non e dell’area veronese-gardesana (Montichiari) evidenziando una unitarietà di stili, motivi, tecniche adottate. Nel corso di un convegno, i principali studiosi italiani del pittore trecentesco hanno messo a confronto le proprie ricerche delineando un quadro più completo dell’itinerario seguito dall’ipotetico Johannes nel suo peregrinare. Non sono mancate le sorprese: due ricercatori all’insaputa uno dell’altro hanno letto la data apposta dal pittore sul libro tenuto in mano dal Cristo Pantocrator a S. Apollonio di Pezzo: 1362. La scoperta sconvolge le prime ipotesi sul viaggio del pittore attraverso la valle. Non dipinse prima le chiese a lui vicine (Cambianica: 1366) o Branico. Forse divenne famoso prima “all’estero”. Nulla di nuovo su questo fronte: nemo propheta in patria. ¬

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L’arte contemporanea ritorna a Cremona di Daniela Iazzi

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

Dopo il crescente successo delle prime due edizioni, ritorna a fine febbraio Arte Cremona, fiera d’arte moderna e contemporanea. L’edizione 2011 ripropone la formula vincente degli anni precedenti: un allestimento semplice ed un ambiente studiato ad hoc, in cui una cinquantina di selezionate gallerie d’arte esporranno i loro pezzi migliori. Aprirà la manifestazione un vernissage venerdì 25 febbraio mentre la fiera proseguirà per tutto il fine settimana, per chiudersi lunedì 28. Nelle scorse edizioni, la manifestazione ha visto aumentare il successo di pubblico e di critica, raddoppiando nel 2010 il numero delle opere vendute. Nel padiglione 1 del quartiere fieristico cremonese sarà possibile visitare gli stand di numerose gallerie d’arte tra le più importanti d’Italia, alcune tra queste diventate insostituibili punti di riferimento culturale e centri d’interesse per il commercio delle opere d’arte. Non mancheranno i galleristi che sono soliti esporre in fiere di altissimo livello, quali Art First a Bologna e il MiArt a Milano. La selezione delle gallerie d’arte è stata fatta cercando di garantire la presenza di opere dei più vari generi: numerose le tele, ma anche sculture, disegni e schizzi dalle firme prestigiose, squisite opere informali, un assaggio di espressionismo e tutto ciò che serve per immergersi nel clima artistico e culturale del Novecento e delle avanguardie che lo hanno attraversato. All’ingresso del quartiere fieristico saranno esposte 5 grandi sculture a forma di violino, decorate lo scorso anno (in occasione di Mondomusica) da 5 diversi artisti. In parallelo, saranno esposte 4 viole di dimensioni standard, che alcuni artisti hanno voluto arricchire e decorare seguendo il loro genio. Queste originali opere saranno donate al nascente Museo del Violino. Come nelle passate edizioni, la Fondazione Dominato Leonense seguirà l’organizzazione delle iniziative collaterali che vedranno Cremona arricchita di mostre, installazioni ed eventi. A partire dall’inizio della settimana in cui avrà luogo la fiera, il centro città si arricchirà di opere d’arte esposte nelle vetrine dei negozi e in alcuni spazi e sale pubbliche e private della città. Altri curiosi eventi contribuiranno a creare il clima culturale adatto, come un aperitivo in stile anni ’20, il tour alla scoperta della città, performance ecc… La Fiera, con la sua cornice di eventi collaterali, fornirà quindi numerose occasioni di arricchimento culturale, oltre alla possibilità di ammirare e acquistare opere di grandissimo valore. Tutto il territorio cremonese si aprirà ad ogni tipo di forma d’arte, pronto ad accogliere pubblico di tutti i tipi: esperti del settore, docenti e ricercatori, mercanti d’arte e collezionisti. Ma anche La Fondazione Dominato turisti e semplici curiosi avranno la possibilità di Leonense è a Arte Cremona ammirare opere molto conosciute e pezzi d’arte di rilievo 2011 con: nel panorama artistico del ’900 italiano e non. Mariangela De Maria Per una maggiore sinergia con il territorio, Arte Cremona DelleArti Design Hotel, via Bonomelli 8 ha cercato la collaborazione di istituzioni e associazioni Inaugurazione: 24 febbraio ore 19 di categoria cremonesi: si fregia infatti del patrocinio Fino al 25 aprile. e della collaborazione organizzativa del Comune e Andrea Mariconti della Provincia di Cremona, nonché dell’Associazione Sala Alabardieri – Comune di Cremona Industriali di Cremona e della Libera Associazione 25 febbraio-3 marzo Agricoltori Cremonesi con le quali verranno realizzate Info:www.fondazionedominatoleonense.it sinergie rivolte agli associati.

Arte Cremona 26-28 febbraio 2011 CREMONA FIERE Piazza Zelioli Lanzini, 1, Cremona ORARI: sab. 26 e dom. 27 febbraio: ore 10-20; lunedì 28 febbraio: ore 10-14 Per info: www.artecremona.it info@artecremona.it

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Lubes, mercoledì da leoni

Libera Università dei Santi Benedetto e Scolastica

Incontri senza confini dal 9 febbraio al 4 maggio

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Libera Università dei Santi Benedetto e Scolastica di Leno riprende la sua attività dopo la pausa natalizia con un nuovo ciclo di incontri in calendario da febbraio a maggio 2011, proponendo argomenti di varia natura. Si parlerà di storia, arte, psicologia, geografia, astrologia, salute e quant’altro di attualità. La Lubes è aggregazione, produce incontri, un motore per incentivare la cultura e, sopratutto, impegnare il tempo libero di tutti gli iscritti, ormai arrivati a quota 100. Le lezioni si tengono in Villa Badia, il mercoledì dalle 15 alle 16.30. Ricordiamo che per chi non si fosse iscritto lo scorso anno – iscrizione valida per il I e per il II trimestre – c’è la possibilità di iscriversi al solo II trimestre versando una quota di 20 € anziché 30 €. Per informazioni e iscrizioni: tel. 030 9038463.

u m pro bono p u l c hr

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I fiori riprendono il volo: Benedetto nuovi corsi a Scolastica Villa Badia Libera Università dei Santi e

L’associazione culturale di Gottolengo “I Fiori Conversatio ad pulchrum pro bono prendono il volo” propone per la primavera 2011 un calendario di stimolanti corsi serali, rivolti agli adulti, che si terranno in Villa Badia a Leno. I corsi, a pagamento, avranno un costo ridotto per i soci della Fondazione Dominato Leonense. Corso di dizione e lettura espressiva martedì 5-22-29 marzo; 5-12-19 aprile Gli incontri si articoleranno in tre fasi: scrittura, lettura e azione per arrivare a raccontare una storia, leggere un articolo interessante, sussurrare una poesia o semplicemente… ascoltare la nostra voce.

Il programma Mercoledì 9 febbraio OMEOPATIA E BENESSERE Fabio Leone, medico di base e omeopata Mercoledì 16 febbraio CHI SONO I LONGOBARDI? Angelo Baronio, storico del medioevo - Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia Mercoledì 23 febbraio LA CINA È VICINA: L’ESPERIENZA DI UN IMPRENDITORE Wolfango Cozzi, Cons. Del. Gruppo COBO LA LINGUA CINESE: QUESTA SCONOSCIUTA Vanessa Ticozzi, interprete di lingua cinese Mercoledì 2 marzo COME COMUNICA IL CORPO: IL LINGUAGGIO NON VERBALE Paola Conti, psicologo e psicoterapeuta Giovedì 10 marzo I LONGOBARDI A LENO Caterina Giostra, archeologo Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano

Mercoledì 30 marzo ERBE, FIORI E PIANTE DELLA BASSA: IMPARIAMO A CONOSCERLE Eugenio Zanotti, botanico - Centro Studi Naturalistici Bresciani

Le avanguardie artistiche del ’900. La storia e le tecniche 15-22-29 marzo; 5-12-19-26 aprile; 3 maggio Durante il corso saranno approfondite le correnti artistiche del ‘900, ponendo lo sguardo su pittura, architettura, cinema, teatro e letteratura. Si studieranno alcune delle opere più significative e si conosceranno i grandi eventi (triennali e biennali) di oggi.

Mercoledì 6 aprile ALLERGIE: NELL’ARIA E NEL PIATTO Lorenzo Bettoni, medico - Referente del servizio ambulatoriale e del Day Hospital di immunologia clinica, allergologia e reumatologia dell’ospedale di Manerbio

Migliorare la memoria 14-21-28 marzo; 4-11-18 aprile; 2-9-16-23 maggio Il corso è rivolto a tutti coloro che desiderano trovare delle strategie per prevenire e consolidare le proprie capacità mnemoniche.

Mercoledì 27 aprile 2011 MATISSE. LA SEDUZIONE DI MICHELANGELO Maurizio Bernardelli Curuz – Direttore della Fondazione Brescia Musei

Fotografia 15-22-29 marzo; 5-12-19-26 aprile; 3-10-17 maggio Questo corso è rivolto agli studenti, agli amatori e agli appassionati di fotografia in possesso di una conoscenza base di tecnica fotografica che vogliono approfondire le tematiche di alcuni specifici ambiti lavorativi ed imparare i “trucchi del mestiere” dei fotografi professionisti.

Mercoledì 4 maggio VISITA ALLA MOSTRA “MATISSE. LA SEDUZIONE DI MICHELANGELO” (Da confermare)

Corso di lingua e cultura orientale lunedì 11-18 aprile; 2-9-16-23-30 maggio; 6-13-20 giugno In 10 lezioni i corsisti si avvicineranno alla lingua cinese, apprendendo i fondamenti della scrittura, della grammatica e della pronuncia.

Mercoledì 23 marzo ASTRONOMIA: UNA VITA DA STAR Claudio Elidoro, astronomo

Per informazioni sui costi e per le iscrizioni contattare: Alessandra 339 6215157 /Monica 380 3660053 www.ifioriprendonoilvolo.it

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Spruzzi di Spirito Da Gussago alla Mille Miglia: appuntamento dal 25 al 27 marzo di Giulio Napolitano

giulio.napolitano@cassapadana.it

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del 2010 a Gussago, nuova e rinnovata edizione per “Spruzzi di Spirito”, l’evento dedicato ai distillati, organizzato dalla Fondazione Dominato Leonense. Per rendere l’evento più accattivante, e per confrontarsi con la tradizione della città, quest’anno “Spruzzi di Spirito” propone importanti novità. Dopo un’anteprima a Gussago, il 25 marzo, l’evento si sposterà nella prestigiosa location del Museo Mille Miglia a Brescia, il 26 e 27 marzo. L’obiettivo è quello di creare una sempre più stretta collaborazione tra Brescia e Gussago, utulizzando la cassa di risonanza della città in favore dei paesi della provincia come Gussago. Ma anche per abbinare il corretto modo di avvicinarsi a prodotti con alto contenuto alcolico, come i distillati, al mondo delle auto. Non è un caso che saremo al Museo Mille Miglia: una prestigiosa manifestazione internazionale, non di velocità ma di regolarità, che può veicolare un messaggio importante, ovvero la giusta attenzione nel bere soprattutto se poi si è alla guida. Altra nota storica che lega i distillati di Gussago, dove c’è la maggior produzione della provincia bresciana, alla nuova location dell’evento, la si ritrova in un testo del 1859 firmato dallo storico Carlo Cocchetti dove si parla della importante e variegata produzione di distillati nella provincia di Brescia e non solo. opo il successo

“La distillazione dell’acquavite dalle vinacce era comune a tutta la regione vinifera” – scrive Cocchetti e prosegue: “Pel raffinamento dell’acquavite e per la preparazione dei liquori esistono in provincia dodici fabbriche. Il curassau di Landi di Salò può competere con quello d’Olanda. Buon mistrà si fabbrica anche a Rovato; ed è giustamente rinomato l’anesone triduo della ditta Rossi, succeduta al Reboldi degli Orzinuovi che ne fu l’inventore. Quel nome deriva dalla triplice distillazione. A Salò, Gargnano, Limone e Toscolano si fabbrica da oltre un secolo l’acqua di tutto cedro; abbiamo anche sette fabbriche d’aceto. […] In Brescia quattro birrerie fabbricano circa 1500 quintali di birra all’anno, con orzo provveduto in Lombardia e nell’arciducato d’Austria, e con luppoli, che si tirano dalla Boemia...”. Una di queste era la Wührer che ancora oggi dà il nome al borgo di fronte al Museo Mille Miglia. Non bisogna poi dimenticare che l’origine della produzione della grappa

va collegata all’attività del gesuita bresciano Francesco Terzi Lana al quale si deve la primogenitura tecnica e il diritto all’internazionalità della grappa. Infine c’è da ricordare che il Museo Mille Miglia è ospitato nell’antico Monastero benedettino di Sant’Eufemia, luogo perfetto per valorizzare i distillati di Gussago. Squadra che vince non si cambia e quindi il programma dell’edizione 2011 riproporrà le attività più apprezzate dell’edizione precedente. Ci saranno degustazioni dagli abbinamenti molto particolari. Spirito di Tango, titolo dato al momento pomeridiano della domenica, la Milonga de la tarde, dedicato all’affascinante ballo argentino che in sé incorpora lo spirito forte e appassionato dei distillati. Ci sarà inoltre l’opportunità di visitare gratuitamente il Museo Mille Miglia: nel biglietto d’ingresso alla manifestazione, che manterrà il costo di 10 €, sarà infatti compreso anche l’ingresso al Museo. Per dipendenti, soci e clienti di Cassa Padana la domenica il biglietto sarà ridotto a 5 €. ¬ Per saperne di più www.spruzzidispirito.com info@spruzzidispirito.com Tel 030 9040334

Primavera in Villa con i mercatini Domenica 27 marzo, in Villa Badia a Leno si festeggia l’arrivo della primavera. La stagione forse più attesa, che ci riscalda dopo il lungo grigiore invernale e ci proietta verso la calda estate e le sospirate vacanze. Quella in cui rifiorisce la vita e tutto si risveglia dal letargo, anche la nostra voglia di uscire e di stare in giro all’aria aperta. In queste giornate, niente di meglio che respirare l’euforia del mercato, aggirarsi tra le bancarelle, togliersi qualche sfizio e preparare le papille a un meritato manicaretto. Se poi il mercato è quello di produttori del luogo, che offrono prodotti freschi, locali e tradizionali,il gioco è fatto. Lo splendido parco di Villa Badia, situato al centro del paese, sarà il palcoscenico di questo incontro di prodotti, curiosità, mostre, intrattenimenti ed animazione dedicata a tutta la famiglia, organizzato dalla Fondazione Dominato Leonense, con la collaborazione di Cassa Padana. Appuntamento domenica 27 marzo, dalle 10 alle 18 in Villa Badia - Via Marconi 28 a Leno - con ingresso libero. Per info: Tel. 030 9038463/030 9040334 info@fondazionedominatoleonense.it www.fondazionedominatoleonense.it

Madri di Dio Sabato 26 Marzo ore 21, Chiesa Ss. Nazaro e Celso, Leno (Brescia) Ingresso libero La maternità e la religione sono strettamente collegate: fin dalle prime comunità umane la capacità generativa della donna è sempre stata equiparata all’attività creatrice della divinità. Questo è stato il punto di partenza per un percorso di ricerca che vuole esplorare il rapporto fra la maternità e la religione utilizzando come mezzo privilegiato il teatro. L’obiettivo non è quello di una trattazione sistematica di un argomento così vasto e profondo, ma di fornire al pubblico suggestioni poetiche che stimolino un momento di riflessione e di raccoglimento. Lo spettacolo è composto anche da una nutrita performance musicale dal vivo che integra, accompagna, sottolinea tutti i momenti dello spettacolo. Spettacolo dell’Associazione CaraMella & Gruppo Blue Flute. Regia di Piero Forlani

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l ’ i t in e r a ri o

A Bagolino,

fra danze e suoni di Carnevale di Valerio Gardoni

valerio.gardoni@popolis.it

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ono le 5,30 del mattino, il cielo è punteggiato da mille stelle, il profilo dei monti disegna l’orizzonte. Più giù dai comignoli delle case, addossate una a spalla all’altra, sale un filo di fumo che si disperde nell’aria gelida, fioche luci si affacciano dalle strette finestre. Il silenzio domina la valle di Bagolino, estremità settentrionale della Val Sabbia, abbracciata dalle sue montagne che nel tempo hanno fermato e difeso il paese da pericolosi invasori in armi e ora sembrano difenderlo dall’impeto prorompente del progresso cullandolo nella ninna nanna delle millenarie tradizioni. Lo scricchiolio del ghiaccio sotto gli scarponi mi accompagna mentre salgo le scale di pietra, il borgo dorme. Dalle stressate viuzze rimbalza il richiamo della trombetta. È uno dei ca-

pi dei “balarì”, il primo ad abbandonare le coperte di buon’ora. Percorre le strade suonando la sveglia sino a metà paese, gli fa eco l’altro capo sul lato opposto. Poco dopo “balarì”, “mascher” e gente del paese in religioso silenzio si incamminano, salendo alla parrocchiale di San Giorgio che domina la borgata. I banchi della chiesa si riempiono in fretta, i cappelli colorati e le maschere sono adagiati nelle cappelle laterali. La messa prima apre e in un qual modo redime il rito profano del carnevale di Bagolino. Quando sale l’alba lo scuolabus se ne ritorna vuoto, sconsolato e solo, lasciando le impronte dei pneumatici sulla neve. Nessun alunno o studente ci è salito da due giorni. Da quando i personaggi che animano il carnevale, inginocchiati,

hanno ricevuto la benedizione a messa prima e dato inizio all’antico carnevale dei “Bagossi”. Comincia il lunedì mattino e coinvolge da sempre tutta la comunità di Bagolino, chiusa e isolata fra le montagne bresciane con le sue saghe, leggende e tradizioni che ostinatamente vivono e si ripetono con ritualità religiosa. Dopo poco gli stretti viottoli del paese che si arrampicano sulle spalle dei monti, si riempiono del frastuono del battere degli “sgalbér” dei “mascher”, una delle due figure del carnevale; ragazzi e ragazze travestiti da vecchio e da vecchia che indossano gli zoccoli chiusi e dalla suola chiodata, battono, saltano con passo di leggera corsa che si mescola a grida e voci, creando una colonna sonora rumorosa e particolarmente suggestiva a cui fa seguito la “palpata”

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alle donne, estremamente scherzosa, ma esplicita nella simbologia erotica. Quella dei “mascher” è una parodia del mondo agricolo povero e duro, legato alla natura, ai suoi cicli che hanno caratterizzato lo zoccolo della vita chiusa nei monti. Si racconta che in tempi passati si scendeva a valle a comperare il pane solo quando c’era un malato in casa, in paese non si panificava, quel lusso era riservato agli infermi, mentre il cibo unico era latte e polenta. L’altra figura del carnevale, con vestiti di straordinaria bellezza, è quella dei “balarì” accompagnati dalle musiche dei “sonadur”. Queste figure sono probabilmente la parodia degli antichi mercanti, noboli o signori che salivano dalla città in epoca medioevale; eleganti e composti


rendere omaggio del prestito dell’oro che ogni “balarì” chiede per vestire il cappello, ininterrottamente per due giorni. Quassù a Bagolino non esistono le maschere solite. Nessun Arlecchino o Pulcinella, nessuna veneziana fantasia nella ricerca di raso e velluto, pur in clima di festa. La goliardia del carnevale assume un aspetto rituale con due figure diverse, ma indissolubilmente legate fra loro: la classe borghese e il mondo rurale. Quando agli inizi degli anni Settanta l’etnologo Italo Sordi salì a Bagolino, rimase sbalordito dalla ritualità dell’evento che quassù si trascina da secoli intatto e unico in Europa. Incominciò una campagna di studi su questo “monumento del folclore europeo” senza poche difficoltà, i Bagossi per alcune volte cacciarono i “forester” con le loro cineprese e curiosità. Scrive Italo Sordi ne “I riti di carnevale a Bagolino”: «Il momento di massimo interesse del carnevale di Bagolino è dato dalle danze che vengono eseguite nelle vie del paese con assoluta fedeltà a una tradizione esclusivamente orale da un gruppo di suonatori e di ballerini in costume. Il complesso di queste musiche e di queste danze, di straordinaria bellezza, costituisce già di per sé un fenomeno unico in Italia e con pochi equivalenti in tutta Europa e fornisce un esempio impressionante del livello di complessità cui può giungere una civiltà musicale popolare». È sempre Sordi ad analizzare nei suoi studi etnografici i costumi dei balarì: «… l’elemento più caratterizzante del costume dei ballerini è costituito dal loro copricapo. Si tratta di cappelli di feltro a cupola bassa, sui quali vengono cuciti, ripiegandoli su se stessi, molti metri di nastro rosso di seta che

da sapere Carnevale 2011: domenica 6, lunedì 7 e martedì 8 marzo. Il carnevale di Bagolino è stato “scoperto” dagli studiosi nel 1972 classificandolo fra le più significative scoperte etnologiche degli ultimi due secoli. Per quanto riguarda le musiche e le danze, le origini risalgono al XVI secolo. Più antica la storia dei mascher. Le musiche che accompagnano i ballerini nelle danze vengono eseguite in pubblico solo gli ultimi due giorni di Carnevale, il lunedì e il martedì grasso. Info: Proloco Bagolino 0365 99904

sembrano usciti da una festa a palazzo. Sta in loro la sconcertante originalità del carnevale bagosso. I “balarì” sono di un’eleganza meticolosa, vestono un abito nero con i pantaloni al ginocchio decorato da passa-

maneria colorata, con uno scialle fluttuante variopinto sulle spalle, il cappello è ricoperto da un minuzioso lavoro di raso rosso arricciato ornato da oggetti preziosi, un velo nero nasconde la capigliatura, sul viso la maschera bianca con bautta nera, uguale per tutti in una ricercatissima signorilità. Nasconde per due giorni l’identità di chi magari solo qualche ora prima era in stalla a mungere le vacche. I “balarì” e i “sonadur” seguono un preciso rituale: appuntamento all’osteria del paese, dopo la messa quando il sole ancora è nascosto dai monti, si beve un brodo caldo e via al carnevale con musica e danze. Ballando davanti alle case dei parenti e delle fidanzate per 21

vengono a ricoprirli completamente. Su tale nastro vengono solidamente cuciti gioielli d’ogni genere: orecchini, spille, fermagli, anelli, medaglie, collane, che si ha cura di disporre in modo che vengano a formare dei disegni geometrici. Il lavoro di “vestire il cappello”, come si dice, viene compiuto dalle donne della famiglia del ballerino o dalla sua fidanzata: lungo e delicato, comincia un paio di settimane prima del ballo. Finito il carnevale, il cappello viene “svestito”; i nastri sono avvolti su rocchetti, per evitare che si sciupino, e i gioielli vengono restituiti alle famiglie proprietarie. Sul volto i ballerini di Bagolino portano vecchie e belle maschere di tela dipinta; si dà molta importanza all’effetto di spersonalizzazione che risulta dal loro impiego. La maschera è tenuta a posto da un foulard che fascia tutta la testa. Alcuni usano spalmare l’interno della maschera con cera fusa, per evitare che la tela si impregni di sudore». Quando arriva, il velo della neve rende magica l’armonia. Il vapore del brodo bollente avvolge l’elegante abito dei “balarì” e si disperde nell’aria gelida del mattino che arrossa il naso. Un attimo dopo il ritmo cantilenante delle note di violini, bassi e chitarre risuona, il “capo-balarì” dà l’ordine con la trombetta e l’ancestrale rito ha inizio. I “balarì” danzano con gli scialli fluttuanti di colori, i “mascher” battono gli “sgalbér”, frastuono e musica si mescolano, danze raffinate e goliardiche grida si confondono con “palpate” rituali. Nobiltà e miseria, eleganza e sberleffo insieme a scongiurare l’inverno rigido e duro, a cacciare gli spiriti e la malasorte. Un’esplosione di gioia che per certi versi è parodia di tristezza e miseria del duro vivere fra i monti. ¬


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Oltre la crisi, si ritorna in gioco cooperazione di credito, formula economica che la crisi ha permesso di riscoprire grazie ai valori che porta con sé. Ma è anche occasione per ampliare la nostra visione dell’economia e della finanza globale, ad esempio scoprendo ed approfondendo i caratteri originali della finanza islamica, che mostra trend di crescita e gradimento sconosciuti fino a pochi anni fa e che, nella sua profonda essenza, mostra caratteri solidali e valoriali incredibilmente “prossimi” alla cooperazione di credito di matrice europea. Game Over. Play Again – il cui sottotitolo recita “Dalla crisi finanziaria alla crisi energetica ed ambientale. Guardando oltre” – è un libro scritto in maniera non convenzionale, andando alla fine a ragionare anche sulle implicazioni che l’attuale situazione mondiale ha sui temi dell’energia e dell’ambiente, vero crocevia di un futuro possibile e migliore. È, in buona sostanza, una sorta di reportage giornalistico che attinge a fonti diverse, volendo collegare fra loro eventi apparentemente lontani e non avendo timore di parlare di valori, collante indispensabile delle relazioni umane. La prefazione è stata scritta da Vinicio Albanesi, responsabile della Comunità di Capodarco, una delle maggiori organizzazioni non profit italiane, mentre Sergio Gatti (Direttore Generale di Federcasse) ha redatto una post fazione con il compito di presentare uno scritto che vuole essere didattico e informativo al tempo stesso. Ri-

Marco Reggio Game Over. Play Again. Dalla crisi finanziaria alla crisi energetica ed ambientale. Guardando oltre. Prefazione di Vinicio Albanesi Ecra – Edizioni del Credito Cooperativo Collana “Strumenti Pocket” Pagine 132, euro 13,50

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finanziaria che da due anni soffoca il mondo globalizzato non è nata per caso. Ma trova la sua origine più profonda nei comportamenti irrazionali che seguirono l’11 settembre, amplificati dall’interconnessione delle economie e dall’ingordigia di finanzieri senza scrupoli. È una tesi controcorrente e poco conosciuta quella che apre il libro “Game Over. Play Again” (la partita è finita, gioca di nuovo) scritto da Marco Reggio – responsabile dell’Ufficio Stampa e Rapporti Istituzionali di Federcasse, la Federazione italiana delle banche di credito cooperativo, e pubblicato dalla casa editrice ECRA. Un libro dedicato in modo particolare, ma non solo, ai ragazzi impegnati nel percorso di studi superiori, nella volontà di individuare gli antidoti possibili a una deriva priva di senso. a crisi

Antidoti che si chiamano di volta in volta solidarietà, partecipazione, cooperazione, economia di comunione, microcredito. Fenomeni che hanno il compito di riportare l’economia alla sua matrice originale: quella della ricerca della felicità individuale e collettiva, patrimonio di quel pensiero civile nato nella Napoli di fine ’700 e che oggi varrebbe la pena riscoprire. Marco Reggio ha scritto questo libro sulla scorta della sua esperienza di prossimità, soprattutto come padre, al mondo degli adolescenti. Molti di loro incontrati anche nei licei romani per parlare di fenomeni poco conosciuti, per non dire ignorati, come la cooperazione e la 22

volto a quei ragazzi nei quali gli adulti non possono che riporre la speranza per un domani migliore. Senza rinunciare, per questo, a spiegare ed educare. Il libro è stato presentato a Roma lo scorso dicembre nell’ambito della manifestazione “Più libri, più liberi” al Palazzo dei Congressi, con il contributo di Sergio Gatti, Manuela Tulli (Agenzia Ansa) e Marco Panara (La Repubblica). ¬

Popolis, periodico bimestrale di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it

Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@cassapadana.it

Armando Rossi, immagini armando.rossi@popolis.it

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel.030-9040270, rivista@popolis.it

Comitato di redazione Franco Aliprandi, Elisabetta Berto, Stefano Boffini, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni,Daniela Iazzi, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Barbara Ponzoni, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada, Paola Zani Hanno collaborato a questo numero: Elisabetta Berto, Michela Bertolazzi, Stefano Boffini, Benedetta Cherubini, Marco Corbellini, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Giancarlo Maculotti Giulio Napolitano, Domenico Pedroni, Marco Tabladini, Silvano Treccani. Fotografie: Archivio Istituto Alcide Cervi, Luca Bardoni, Federica Bettonte, Elisabetta Berto, Roberta Bonomelli, Alessandro Federici, Virginio Gilberti, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Studio D’Angerio Paola Zani; foto di Arte Cremona: Elga Lodi In copertina: Carnevale a Bagolino (di Valerio Gardoni) Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs)


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