Popolis - Febbraio 2010

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Periodico di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa anno 8 • n. 1 febbraio 2010

Cassa Padana e Bcc Camuna verso la fusione La crisi e le imprese Via crucis d’alta quota: Pasqua a Cerveno, in Valle Camonica 1


La crisi economica che stiamo affrontando ci aiuta a ricordare quanto noi si debba considerare un bene prezioso quello di avere una società nella quale, nonostante tutte le imperfezioni, la capacità di iniziativa degli individui nella piccola dimensione sia stata preservata, sopravviva ed abbia nella cooperazione, anche di credito, una delle sue manifestazioni. L’esperienza delle cooperative è oggi sempre più di attualità, quale veicolo di un nuovo modo di concepire l’economia sociale. Ma il successo della cooperazione non può essere misurato solo dai risultati di crescita economica. Attraverso gli sforzi cooperativistici occorre innanzitutto che venga riconosciuta ed avvalorata la persona, in ogni sua dimensione. In effetti l’associarsi dei lavoratori in strutture di cooperazione, pur scaturendo dalla necessità di combattere gli effetti negativi di una società industriale ed economica protesa in modo preminente al profitto, ha sempre avuto come scopo quello di soddisfare una esigenza di unità e solidarietà. La cooperazione suppone la valorizzazione del ruolo di ciascuno nella comunità, salvaguardando i legittimi interessi della persona, e la valorizzazione della socialità che si esplica anche nell’impegno a favore del gruppo e della comunità di appartenenza. Questo si manifesta anche orientando concretamente la propria azione verso quelle aree di servizi e prestazioni generalizzate che ricadono in un settore intermedio tra il cittadino e lo Stato, alimentando un settore dell’economia, il cosiddetto privato-sociale, che è un comparto a metà tra il mercato e le istituzioni. Lo sviluppo reale della cooperazione deve essere quindi non solo una questione di puro aumento quantitativo del peso della cooperazione nel sistema economico, ma un problema a più variabili: da una parte la coerenza con i principi ispiratori della propria azione e con le finalità proprie dell’istituto cooperativo; dall’altra la posizione della cooperativa verso la società e quindi il collegamento con le sue aree di vitalità. Vittorio Biemmi

Presidente di Cassa Padana

sommario

editoriali

Cari Soci,

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4-5 Primavera biologica a Leno I mercatini di Villa Badia Il Corriere dei piccoli va in scena Chiesa dei Ss. Nazaro e Celso, un convegno il 5 giugno Giovani artisti per una giovane esposizione Cuore Amico: un aiuto ai bambini di Haiti


Una fusione “differente” per spirito e obiettivi L’anno si è chiuso e il 2010 è iniziato con un nuovo progetto di valore. Dopo le delibere dei due consigli di amministrazione è infatti iniziato il percorso che porterà alla fusione di Cassa Padana con la Bcc Camuna. Il momento centrale sarà la sottoposizione del piano all’approvazione dell’assemblea dei soci delle due banche, una volta ricevuta l’autorizzazione da parte della Banca d’Italia. L’obiettivo principale della fusione è quello di salvaguardare l’identità e il valore complessivo della comunità camuna, dandole la possibilità di avere una banca di credito cooperativo con una migliore copertura di servizi di intermediazione finanziaria, ma anche con una maggiore opportunità di una valorizzazione più completa. La Valle Camonica è una comunità locale con una forte e precisa identità e la Bcc Camuna ha un radicamento storico di oltre cento anni. Crediamo quindi che ci siano le condizioni per sviluppare il modello di banca territoriale sperimentato con successo dalla nostra Cassa. Nei progetti sviluppati in questi anni, Cassa Padana ha constatato sul campo come spesso ci sia del valore proprio nelle realtà più piccole e come nelle relazioni di reciprocità ben impostate si riceve molto di più di quello che si dà. Sono occasioni per crescere e migliorare tutti. Sappiamo che sarà così anche per questa esperienza impegnativa che ci accingiamo a vivere.

luigi pettinati

Direttore generale di Cassa Padana

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Cassa Padana e la Bcc Camuna verso la fusione

Pescarolo, culla di tradizioni

Valle Camonica, un popolo e una storia millenaria

Spazio alla scrittura: bando “Filippo Ivaldi”

Un cucciolo da accarezzare: la cura del neonato pretermine L’aiuto del counseling e dell’educazione alla famiglia

8-9-10 La crisi e le imprese Accordo di collaborazione fra Cassa Padana e la società di consulenza strategico-economica ed organizzativa Vitale – Novello – Zane & Co

11 Energia, la Lombardia finanzia il check up delle PMI: sostegno a risparmio energetico e fonti alternative Dal Fondo di Rotazione incentivi allo sviluppo

Il Museo del Lino

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14-15 ArteCremona... mostre in città targate Dominato Leonense Il fascino della sperimentazione: Davide Dattola in mostra con “Presentandosi 2002-2009”

Perù, l’avventura continua: si chiudono i primi due anni di lavoro e un nuovo progetto è già all’orizzonte

20-21 Sull’antica via Valeriana, fra emozione e fatica

L’educazione al risparmio in Fiera dei Santi Faustino e Giovita Spruzzi di Spirito, esordio ad alta gradazione

16 Le Stanze del Tempo, storiche atmosfere di una collezione privata Padernello, un anno di gastronomia doc a castello

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Via crucis d’alta quota: Pasqua a Cerveno, in Valle Camonica

22 Una partnership di valore per costruire “Eubiosia” e realizzare mutualità


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Primavera biologica a Leno

di Valerio Gardoni

valerio.gardoni@popolis.it

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rare la qualità della nostra vita e di riflesso quella di altri. Nel prodotto viene confezionato anche il rispetto per la natura, la terra, l’acqua e soprattutto l’uomo. Entrare nella filosofia del mondo della cultura del biologico è un viaggio affascinante alla conoscenza di prodotti altamente sani e dell’animo dei produttori, genuino come la loro merce. Aggirarsi tra le bancarelle, rigorosamente di legno in stile provenzale, nella primavera di San Benedetto è l’occasione per conoscere il mondo del biologico e la cortesia degli espositori. Sin dal primo mattino devi trattenere la tentazione, mentre ti assalgono appetitosi profumi di squisitezze che scioglierebbero il più astruso palato. Non smetteresti mai di osservare in controluce le variazioni ambrate del colore del miele, mentre t’avvolge la fragranza del pane miracolato del fuoco di legna e per un momento non puoi sottrarti dall’inebriante profumo di mille essenze di fiori che esala seducente, da una catasta di saponi naturali. Tra i tanti prodotti esposti, il miele è uno dei simboli dell’agricoltura biologica. Le piccole api da millenni donano un alimento importante e nascondono nel rilucente colore ambrato una storia antica come il mondo. L’anno scorso, tra le bancarelle di Leno c’erano anche Angela e Piero, apicoltori. “La mia passione per le api si è sviluppata all’interno di una tradizione familiare che viene tramandata da quattro

21 marzo, giorno della primavera e di San Benedetto, il novello tappeto d’erba di villa Badia a Leno sarà invaso dalle colorate bancarelle dei prodotti biologici e tradizionali del territorio padano. Il mercato dei prodotti biologici, voluto da Cassa Padana e Fondazione Dominato Leonense, va ben oltre la semplice esposizione o l’atto puramente commerciale. Può ed è un’occasione per sapere e riflettere su tutto ciò che giornalmente può miglioomenica

21 marzo, appuntamento con i mercatini di Villa Badia In una società dove il grande centro commerciale è il protagonista dei nostri acquisti quotidiani, un’alternativa c’è. Il Mercato dei Produttori Locali è un modo per far incontrare i piccoli produttori con i consumatori, uno spazio dove confrontarsi sul consumo critico, permettendo l’acquisto diretto di prodotti freschi e di stagione dall’agricoltore, valorizzando così il prodotto tipico locale. Domenica 21 marzo, primo giorno di primavera e giornata in cui si ricorda San Benedetto, la Fondazione Dominato Leonense - con la collaborazione della locale ProLoco e di Cassa Padana, e con il Patrocinio del Comune di Leno – apre le porte di Villa Badia, sito archeologico del monastero dedicato proprio a San Benedetto, per ospitare Il Mercato dei Produttori Locali, abbinato alla Sagra del Pà e Formai, tradizionale manifestazione lenese organizzata dalla ProLoco. Un ricco programma vi aspetta, fra degustazioni, spettacoli e momenti ludici per i nostri bambini. d.i. Tutte le informazioni su www.popolis.it.

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generazioni – racconta Angela – nel 2001 con l’aiuto di mio marito Piero ho pensato di trasformare la mia passione in un’attività artigianale, per poter condividere con altri il piacere del miele delle mie api”. L’azienda di Angela e Piero ha sede a Verolanuova nella bassa pianura Bresciana e pratica il nomadismo: gli apiari vengono spostati sul territorio, dopo accurata ricerca di luoghi non contaminati e dove viene praticata agricoltura biologica. Il miele è prodotto totalmente negli alveari di loro proprietà che vengono posti nei parchi protetti della Bassa Bresciana, in aziende agricole a conduzione biologica, sulle colline nei castagneti della Val Trompia, fino ai boschi dell’alta Val Camonica a 1800 metri d’altitudine. Il miele è sottoposto a un processo di lavorazione artigianale, l’estrazione dai favi avviene tramite centrifugazione a freddo, previa disopercolazione a mano fatta con forchetta e coltello, e viene messo in vasi di vetro dopo decantazione totalmente naturale. Nel miele prodotto con procedimento tradizionale sono totalmente assenti trattamenti chimici e termici e filtraggi industriali ed è quindi possibile rintracciare il luogo di produzione del miele analizzando i pollini, cosa impossibile con lavorazioni industriali. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che rispetta e tutela il territorio perché non utilizza sostanze chimiche, lo migliora perché incentiva a piantare specie di alberi, arbusti, fiori ed erbe autoctoni che ricreano ambienti naturali, ideali per la vita di piccoli animali, insetti, uccelli, e tutto l’universo vegetale. Scegliere di passare al biologico comporta uno sforzo notevole, è una decisione che costa fatica e mette in discussione metodi di lavorazione consolidati. Eppure nonostante le difficoltà, il settore del bio è in crescita e nuove aziende scelgono di convertirsi contribuendo a migliorare la qualità della vita di tutti. ¬

Chiesa dei Ss. Nazaro e Celso, un convegno il 5 giugno A tutti gli appassionati di storia e di archeologia e a tutti coloro che da anni seguono le vicende della Chiesa dei Ss. Nazaro e Celso di Leno, farà piacere sapere che la Fondazione Dominato Leonense sta organizzando un convegno riassuntivo degli studi realizzati fino ad ora. Infatti, la scoperta dei resti archeologici presso la pieve lenese ha dato importanti spunti per approfondire il tema della prima cristianizzazione nel nord Italia e in particolare nel territorio bresciano. Durante questo convegno, che si terrà nei prossimi mesi, al quale parteciperanno esperti di rilievo, si affronterà quindi Il Corriere dei piccoli va non solo la storia del sito in scena archeologico: lo sguardo si La Compagnia CaraMella amplierà anche al territorio ripercorre la storia del circostante. L’appuntamento leggendario “Corrierino” è programmato per il 5 giugno quando i lavori di Il 27 dicembre 1908 usciva il primo pavimentazione della Chiesa saranno portati a termine. numero de IL CORRIERE dei PICCOLI, d.i. l’inserto illustrato del Corriere della Sera dedicato ai bambini. È la data di nascita ufficiale del fumetto in Italia e l’inizio di una pubblicazione che non avrà eguali nella storia della letteratura per l’infanzia. Il Teatro CaraMella, con la regia di Piero Forlani, ripropone in un divertente spettacolo adatto a tutti, storie e personaggi indimenticabili di autori italiani e statunitensi. Questo spettacolo è inserito all’interno della X edizione della rassegna TUTTIATEATRO. L’appuntamento è per domenica 18 aprile, alle 16, in Villa Badia a Leno (ingresso gratuito). d.i.

Cuore Amico: un aiuto ai bambini di Haiti L’Associazione bresciana Cuore Amico Onlus, che dal 1980 sostiene l’attività dei missionari nel mondo, ha deciso di donare un aiuto concreto ai bambini di Haiti colpiti dal terremoto. In questa prima fase di emergenza viene chiesto per due anni un contributo di 2 € al giorno oppure un sostegno a distanza di 300 € all’anno per nutrire, curare fisicamente e psicologicamente un bambino. L’obiettivo della seconda fase di aiuto è quello di costruire 6 case famiglia in cui ospitare i bambini che nel frattempo non hanno più rintracciato alcun parente. L’impegno di Cuore Amico e dei suoi benefattori è quello di sostenere le spese di realizzazione delle case. La previsione di spesa per ogni casa famiglia è di 125.000 €. Per contribuire, offerte a: Cuore Amico - Fraternità Onlus Viale Stazione, 63 25122 Brescia Conto corrente postale N. 10855252 IBAN IT 27 K 08340 11200 000000952288 Causale: Emergenza Haiti

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Giovani artisti per una giovane esposizione

Sarà inaugurata domenica 21 marzo in Villa Badia, in concomitanza con il Mercato dei Produttori Locali, la mostra d’arte contemporanea dal titolo “Gratis”. Promossa dal Centro Oratori Bresciani e da Fondazione Dominato Leonense, dopo essere stata presentata al Castello di Brescia lo scorso anno, questa esposizione viene allestita nelle sale lenesi. Un’occasione di visibilità che gli organizzatori vogliono dare ai 16 giovani artisti che partecipano a questa collettiva. Artisti di grande talento – hanno tutti vinto le passate edizioni del concorso indetto da PuntoArt – che si sono accostati allo scottante tema delle problematiche legate al lavoro tra i giovani, trovando ognuno forme e aspetti diversi di interpretazione. La mostra, con ingresso libero, rimarrà aperta fino al 25 aprile (dal Lunedì al Venerdì 15-17, Domenica 15-18. Sabato chiuso). d.i.


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a preso avvio alla fine di dicembre 2009 il percorso che, in caso di esito positivo, porterà alla fusione fra Cassa Padana e la Bcc Camuna. Al di là dei dati attuali e prospettici delle banche, del loro profilo organizzativo e gestionale, ecco in breve il contesto in cui è maturato il progetto e gli obiettivi di fondo. Partiamo dalla Bcc Camuna. È una delle più antiche Banche di Credito Cooperativo della Lombardia, costituita nel lontano 1895 grazie a 24 coraggiosi fondatori che diedero vita alla “Cassa Rurale di depositi e prestiti di Esine”. La Bcc Camuna è fortemente radicata in Valle Camonica ed è sentita dalla propria comunità di famiglie e piccole imprese come banca di riferimento e fondamentale volano autoctono di sviluppo economico della Valle che ne ha accompagnato tutta la storia moderna.

Cassa Padana e la Bcc Camuna verso la fusione Contesto di riferimento e obiettivi di fondo

Rappresenta oggi l’unica espressione di realtà creditizia locale non appartenente a gruppi, capace di rispondere alle esigenze creditizie della popolazione camuna, anche in funzione di contrasto all’ancora presente fenomeno dell’usura che la crisi economica tende ad aggravare. Tuttavia è anche una Banca di piccole dimensioni e con forze patrimoniali e organizzative limitate che non le consentono un progetto di sviluppo finalizzato a un rafforzamento e a una estensione del proprio presidio della Valle. Veniamo ora a Cassa Padana. È una Bcc di grandi dimensioni e ben strutturata che negli ultimi dieci anni ha sviluppato un modello di banca locale proattivo a 360 gradi verso i bisogni che la comunità locale esprime, in coerenza con l’articolo 2 dello Statuto Sociale. Ritiene che questo sia un modello valido e che si possa applicare

di luigi pettinati

direttore generale di Cassa Padana

Bcc Camuna dati al 30 giugno 2009 Raccolta diretta

118.756.000

Raccolta indiretta

23.979.000

Impieghi

96.809.000

Montante

215.565.000

Patrimonio Numero filiali Dipendenti Soci Clienti Presidente Direttore generale

12.284.000 4 33 2.392 5.140 Mirko Cominini Fabrizio Molinari

Valle Camonica, un popolo e una storia millenaria La Valle Camonica è una delle valli più estese delle Alpi centrali, nella Lombardia orientale, lunga circa 90 km. Inizia dal Passo del Tonale, a 1883 metri di altitudine e termina alla Corna Trentapassi vicino a Pisogne, sul lago d’Iseo. Ha una superficie di circa 1335 km quadrati e conta 118.323 abitanti. È attraversata in tutta la sua lunghezza dall’alto corso del fiume Oglio, che nasce a Ponte di Legno. La quasi totalità della Valle è compresa nel territorio amministrativo della Provincia di Brescia, esclusi i comuni di Lovere, Rogno, Costa Volpino e la Val di Scalve che fanno parte della provincia di Bergamo. È possibile suddividere il territorio della Valle Camonica in tre macro-settori: • Bassa Val Camonica: è una zona pianeggiante, ricca di prati e campi, che inizia dalle sponde del lago d’Iseo e giunge fino alla cresta trasversale di Bienno; • Media Val Camonica: dalla Soglia di Breno giunge fino ai comuni di Sonico-Edolo;

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a nuovi territori e realtà locali, in particolare in Valle Camonica, dove vi è una comunità con forte identità e coesione sociale. Ha una presenza articolata su tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) e su otto diverse province (Brescia, Cremona, Mantova, Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Parma e Verona). Ciò dimostra la capacità della Banca di rapportarsi con successo a comunità e territori diversificati. Con le proprie risorse ed esperienze, Cassa Padana è in grado di sviluppare in Valle Camonica una Banca di Credito Cooperativo con una maggiore copertura nei servizi di intermediazione finanziaria così come con una maggiore opportunità di valorizzazione territoriale completa di un’area con peculiarità storiche, sociali, culturali specifiche. Date queste premesse di partenza, possiamo indicare gli obiettivi di fondo precisati nel piano di fusione, oggetto di valutazione prima da parte della Banca d’Italia e successivamente delle assemblee soci delle due banche: • potenziare in termini dimensionali e di presenza territoriale l’operatività di Cas-

sa Padana, estendendola nella parte a Nord della provincia di Brescia; • preservare la presenza del Credito Cooperativo in Valle Camonica, prevedendo la creazione di una Area territoriale “Camuna” esclusivamente dedicata all’attività commerciale e sociale a favore della comunità locale; • avviare fin da subito un significativo progetto bancario di sviluppo nel territorio camuno; • proporre in parallelo progettualità in Valle Camonica finalizzate a una sempre più integrale realizzazione dei principi dell’art. 2, avvalendosi delle risorse patrimoniali, umane, organizzative e di esperienza sviluppate in questi anni dalla Cassa Padana. Volendo sintetizzare ulteriormente: con l’operazione di fusione con la Bcc Camuna Cassa Padana intende cogliere anche l’opportunità di sperimentare soluzioni organizzative, già in parte avviate. Vuole essere sempre più banca di diversi territori, caratterizzata da ampia autonomia alla singola area territoriale, sia sotto il profilo bancario, sia sotto il profilo sociale e cooperativo, in applicazione piena del principio di sussidiarietà.¬

Le tappe della fusione È in fase di realizzazione un numero speciale di “Popolis – La Camuna” dedicato alla fusione fra Cassa Padana e Bcc Camuna, nel quale verranno presentati in modo completo gli estremi del piano.“La Camuna” è la rivista rivolta ai soci della Bcc Camuna. Il progetto di fusione prevede un percorso complesso e articolato che sintetizziamo nei suoi passaggi fondamentali: • I due consigli di amministrazione redigono e approvano il piano di fusione; • Cassa Padana inoltra alla Banca d’Italia il piano di fusione e ne richiede l’approvazione; • In caso di esito positivo da parte di Banca d’Italia, il progetto di fusione deve essere depositato per l’iscrizione

presso l’ufficio del registro delle imprese; • A seguire i due consigli di amministrazione redigono e approvano la situazione patrimoniale e la relazione che illustra il piano di fusione, convocando l’assemblea straordinaria dei soci; • Durante i trenta giorni che precedono l’assemblea, presso la sede delle Bcc restano depositati i documenti relativi alla fusione; • La fusione è sottoposta alle assemblee straordinarie dei soci; • In caso di esito positivo le delibere assembleari sono depositate entro 30 giorni per l’iscrizione nel registro delle imprese; A seguire l’atto di fusione.

La zona di competenza

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• Alta Val Camonica: questo settore della vallata segue un orientamento est-ovest. Inizia dalla Val di Corteno e prosegue fino al comune di Ponte di Legno, posto in testata. La Valle Camonica deve il suo nome al latino Vallis Camunnorum, ovvero la Valle dei Camuni (che i romani chiamavano Camunni). I Camuni erano un popolo dell’Italia antica stanziato nell’Età del ferro (I millennio a.C.) in Val Camonica. Il loro nome è legato alle celebri incisioni rupestri che costituiscono oggi una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo (sono oltre 140 mila, concentrati nei comuni di Capo di Ponte, Nardo, Cimbergo e Paspardo) e sono state il primo Patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco in Italia nel 1979.

Zone di competenza della Bcc Camuna

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La Bcc Camuna ha una storia pluricentenaria e ha sede ad Esine, nella Bassa Valle Camonica. Nel corso della sua storia ha assorbito la Cassa Rurale ed artigiana di Ceto. Attualmente ha quattro filiali, situate nei comuni di Esine, Ceto, Darfo Boario Terme, Malonno, oltre a diversi punti di tesorerie. La zona di competenza territoriale comprende 25 comuni. Il progetto di fusione prevede la possibilità di realizzare in tempi brevi una maggiore copertura, in termini di presenza di sportelli, della Valle Camonica.


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La crisi e le imprese bilità l’ammontare dei titoli tossici e delle presunte perdite ancora presenti nel sistema (siamo a due terzi del cammino ma, Dubai, insegna!, restano aree oscure e pericolose e la dissennata politica prevalentemente americana di assicurare alle banche capitale a tasso zero sta portando a nuove ondate di irresponsabilità); se non si crea un nuovo quadro di riferimento internazionale. Tutti gli equilibri (che chiamammo equilibrio di squilibri) si sono rotti. Vanno ricreati dei nuovi equilibri, ed innanzi tutto si tratta di stabilire un nuovo patto tra Usa e Cina (paese detentore delle maggiori riserve mondiali), nel quadro di un più ampio patto di stabilizzazione che veda accanto a Usa e Cina, la presenza incisiva di Europa, India, Russia, Brasile (trecento miliardi di dollari di riserve valutarie); se non si smette di affrontare la crisi con concetti, metodi e rimedi congiunturali; se non si capisce che siamo di fronte ad una svolta strutturale fondamentale e non ad una crisi congiunturale; se non cambiano alcune concezioni di fondo dell’economia e del management. La prima cosa da abbandonare è l’utilizzo del Pil come praticamente unico parametro di buona economia; la seconda è di abbandonare il principio affermatosi negli ultimi venti anni che il management deve solo creare valore per gli azionisti e ritornare, invece, all’antico principio che il management deve creare valore per l’impresa e quindi per tutti gli interessati alla stessa; la terza è di riportare i poteri neofeudali del top management e delle grandi banche alla ragione democratica (è in questa prospettiva che mi preoccupa molto constatare che il presidente Obama si sia circondato di esponenti del neofeudalesimo bancario); la quarta è di cancellare la memoria dell’ultracapitalismo d’assalto degli ultimi venti anni di matrice americana e di riconoscere esplicitamente che l’unica concezione economica sopravvissuta con onore allo tsunami è l’economia sociale di mercato di matrice tedesca ed europea. Per ora la maggioranza degli economisti accademici rifugge da questa riflessione critica; se non torniamo a lavorare insieme, soprattutto in Europa, come quando abbiamo insieme costruito la nuova Europa dopo il disastro bellico, rinunciando ad affrontare la crisi in ordine sparso sia tra nazioni che tra settori produttivi; (vincente e necessario il progetto di fare una grande emissione di obbligazioni europee, ma su questo punto siamo all’anno zero e la leadership europea è penosa); se non sconfiggiamo, in modo particolare, il partito degli “agevolisti” che alimentano l’illusione che i governi abbiano la bacchetta magica per risolvere la crisi a colpi di agevolazioni a questo o a quel settore e che, quando hanno successo, indeboliscono e disperdono l’azione dei governi; se non ci convinciamo che gli scarsi mezzi dei governi non devono andare a sostenere i produttori ma i salari, i disoccupati, i precari, i piccoli operatori, tutte le fasce più deboli del tessuto sociale, che sono destinati ad aumentare; se si affronta la crisi con la falsità. E la falsità più grande è di

di Marco Vitale

www.marcovitale.it

Bad companies are destroyed by crises. Good companies survive them. Great companies are improved by them.

(Andrew Grove)

Le cattive imprese sono distrutte dalla crisi. Le buone società riescono a sopravvivere. Le imprese di qualità ne escono rafforzate e migliorate.

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uesta è una eccellente sintesi di quello che io vedo sul campo. Siamo nel mezzo di una selezione darwiniana, a livello mondiale, di intensità tale che io non ho mai visto. Ma in che fase ci troviamo della crisi? “Fragile stabilizzazione” è la corretta lettura che forniscono gli enti di analisi economica più responsabili. La caduta si è arrestata, cauti segnali di ripresa si percepiscono in certi settori ed in certi mercati, ma la fragilità del sistema ed i pericoli restano molto alti e la via verso una solida situazione di equilibrio e di sviluppo rimane lunga e disseminata di trabocchetti e di mine. “Long way to Tipperary”, come cantavano i soldati inglesi. Ma quanto è lunga questa via a Tipperary? Non lo so e nessuno lo sa. Ma le cose che devono succedere per raggiungere un nuovo assetto economico equilibrato e ragionevolmente stabilizzato non sono oscure. Non raggiungeremo Tipperary se non si determinano con chiarezza ed affida-

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far finta che i tassi nominali degli interessi siano prossimi allo zero, mentre il credito necessariamente scarseggia (le gigantesche perdite bancarie sono risorse distrutte e che non esistono più) e quando lo si trova è (e deve essere) sempre più caro. La politica dei tassi nominali prossimi allo zero, soprattutto americana, è una nuova truffa, dannosissima al sistema, una espropriazione dei risparmiatori a favore delle banche; se non si capisce che quello che stiamo facendo porta con sé il rischio di una nuova inflazione storica. L’eccesso di debiti non sostenibili non è sparito. È solo spostato dalle spalle deboli degli operatori a quelle più solide degli Stati. Ma è ancora tra noi. Non abbiamo fatto un concordato preventivo. Abbiamo solo spostato il livello e la durata del debito, operazione corretta e utilissima, ma che non cancella il debito. Il rientro dall’eccesso di debito assunto degli stati può rientrare o con nuove tasse, o con un grande aumento della produttività e della crescita o con l’inflazione o con un mix di tutti e tre questi strumenti. Le cose da fare dunque per uscire, in modo solido, dalla crisi non sono misteriose. Sono però un po’ difficili da fare. Giudicate voi il tempo necessario perché tutto questo si realizzi. A me sembra che la questione sarà lunghetta. Nel frattempo le imprese non devono illudersi e perdere tempo ma devono agire con la massima determinazione. Le ricette sono diverse per singolo settore e singola impresa. Ma alcuni temi sono abbastanza generali. I punti principali sembrano a me i seguenti. Innovare su prodotti e processi. Perché come molto bene ha detto un piccolo imprenditore bresciano: “ricerca e sviluppo è qualche cosa di valido per tutte le stagioni”; c’è il rischio di intendere la pressione per la riduzione dei costi, di cui di-

rò, come un tirare i remi in barca, un appiattirsi sul fondo della barca. E invece questo conflitto tra riduzione dei costi e spinta all’innovazione non esiste, perché anzi la crisi chiama ad un’intensificazione della innovazione. Viviamo, infatti, in anni in cui tecnologie molto sofisticate, nate ai piani alti della ricerca, stanno scendendo in basso, nelle applicazioni più diffuse. Stanno mutando il sistema di illuminazione delle nostre case, il modo di utilizzarne lo spazio, il modo di progettare una casa o una cucina, il modo e la misura di consumare energia e molte altre cose. Entro pochi anni il mestiere di falegname, muratore, sarto, i nostri mestieri tradizionali, saranno profondamente mutati, come mutate, saranno le imprese che su questi mestieri antichi basano il loro know how. Perciò l’innovazione resta la risposta vera sia per fronteggiare la crisi che per innestare nuovi filoni di sviluppo. La ripresa come tale non ci sarà. Ci saranno solo nuovi sviluppi. E questi passano attraverso l’innovazione che deve abbattere i costi (secondo Joseph Schumpeter, importante economista austriaco della prima metà del 900, questa è la funzione primaria dell’innovazione), trasformare la maggior parte dei beni in servizi, favorire una produzione sempre più decentrata e a raggiera, aumentare la flessibilità, aumentare la personalizzazione dell’offerta al cliente. Abbassare il punto di pareggio dal 20 percento in su.

La crisi che stiamo attraversando è lunga, difficile e pericolosa. Il pericolo maggiore è che non si riesca a tenere la rotta tra le onde che premono in diverse e contrastanti direzioni, che si resti culturalmente confusi, impauriti e chiusi all’interno della barca. Vi sono molte imprese che ancora sperano nella “ripresa”. Ma quando ci sono cadute del fatturato del 30-40-50%, co9


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tori di beni strumentali. Capire e interpretare correttamente le tendenze dei consumi e dei comportamenti del consumatore e come la crisi le sta cambiando è compito difficile ma ineludibile. E insieme a ciò bisogna inventare un nuovo linguaggio per parlare al consumatore. Il tradizionale linguaggio delle agenzie di pubblicità, a base di tette e culi al vento e di inverosimili suggestioni, è diventato vecchio, vecchissimo, come il linguaggio politico.

Accordo di collaborazione fra Cassa Padana e la società di consulenza strategicoeconomica ed organizzativa Vitale-Novello -Zane & Co Marco Vitale, bresciano ed economista d’impresa ha svolto intensa attività professionale e didattica presso le Università di Pavia, Bocconi, Libera Università Carlo Cattaneo di Castellanza (Va) e Scuola di Management Istao di Ancona. È presidente onorario dell’ Associazione Italiana delle Società di Merchant Banking, che ha presieduto per diciassette anni; è stato vice presidente e membro del comitato esecutivo della Banca Popolare di Milano ed è stato presidente di Bipiemme Gestioni SGR. È autore di vari libri e collabora attivamente con numerosi giornali e riviste. È presidente della Vitale – Novello – Zane & Co, società di consulenza strategico-economica ed organizzativa. Un anno fa, Cassa Padana è entrata nel capitale di questa società con una partecipazione del 19% e al tempo stesso stipulando un accordo strategico di collaborazione. Obiettivi dell’accordo sono la possibilità/opportunità di: • offrire alle imprese, soprattutto medio-piccole dell’area in cui opera Cassa Padana, servizi di consulenza qualificata volti ad affrontare i problemi legati alla crisi economica e accompagnarle in progetti di sviluppo; • arricchire le reciproche conoscenze tecniche allo scopo di migliorare operatività e qualità dei servizi offerti; • sviluppare in sinergia temi e attività di interesse e utilità per l’evoluzione socio economica dei territori di competenza della Cassa Padana.

Potenziare il mercato interno. Le imprese che più hanno sofferto sono quelle troppo esposte all’esportazione per la caduta dei consumi di grandi clienti tradizionali (USA, Giappone, Inghilterra, Spagna). Chi ha resistito meglio è chi serve prevalentemente il mercato interno, come, ad esempio le imprese alimentari. Bisogna, per quanto possibile, aumentare la presenza sul mercato interno. Esserci nei nuovi grandi mercati. Ma al contempo chi può deve puntare sui nuovi mercati, anche se ciò per le imprese minori è molto difficile. Questa crisi porta anche alcune buone notizie. La migliore è che il mondo è diventato veramente grande. Non si concentra più solo sull’America e sull’Europa, ma comprende nuovi grandi paesi come Cina, India, Brasile e, quando riuscirà a mettere un po’ di ordine nel suo sciagurato sistema finanziario, la Russia. È anche grazie a loro se questa crisi non è diventata catastrofica. In questi paesi un’impresa seria, che voglia giocare un ruolo importante nel proprio settore, non può non esserci. Se nei grassi anni che abbiamo alle spalle si fossero pagati meno dividendi per le ville e le barche dei signori azionisti, ma si fosse investito in questi paesi, ora molte imprese potrebbero affrontare la crisi in migliori condizioni. Ma si è sempre in tempo per incominciare. Ulteriori consolidamenti a livello europeo servono a poco. Bisogna cercare unioni, fusioni, alleanze strategiche in questi paesi, dove i mercati cresceranno nei prossimi anni, dove ci sono dei bisogni non soddisfatti.

Per informazioni Ufficio Consulenza impresa Cassa Padana Bcc Tel. 030 9040213-316

me è il caso nei settori dell’edilizia, del tessile abbigliamento, della meccanica (conosco un’impresa concentrata sul mercato Usa per la quale la caduta del fatturato è stata del 60%), puntare sulla ripresa è un suicidio. Ci vorranno anni e anni, diciamo dieci, per riportare l’attività ai livelli precrisi, non attraverso una generica ripresa ma attraverso nuovi sviluppi. Le imprese che si trovano in questa situazione devono semplicemente ridisegnare l’impresa, ricercare e trovare un nuovo assetto di volo, gestire il ridimensionamento. Nella ricerca di un nuovo assetto di volo, il taglio dei costi è fondamentale; così come la riduzione del capitale circolante. Ma l’operazione è difficilissima, perché bisogna tagliare i costi, senza tagliare il valore, cioè il motore e le possibilità di sviluppo. E bisogna tagliare i costi soprattutto attraverso l’innovazione (tecnologica, organizzativa, distributiva, della struttura, di governance) e attraverso innovative forme di flessibilità sul lavoro. Bisogna saper chiamare il sindacato al tavolo della responsabilità. L’esperienza dice che, in questa fase, il livello minimo del taglio dei costi si aggira intorno al 20%, ma per chi ha cadute del fatturato dell’ordine del 40-50%, bisogna salire a non meno del 30%, pensando ad un parziale recupero del mercato che però ritornerà ai livelli pre-crisi se non, come già detto, in tempi molto lunghi.

Puntare sul flusso di cassa, ridurre il circolante, ridurre i debiti finanziari derivanti dall’attivo investito. Infatti

con la finanza si devono fronteggiare le perdite e non si possono sommare i debiti derivanti dall’attivo investito a quelli da perdite. Ricercare e stringere alleanze strategiche e operative, a livello nazionale e internazionale. Bisogna fare sinergie e col-

laborare, anche nella ricerca e nelle piattaforme comuni (vedi lungimirante e ardita, al limite della spericolatezza, ottima strategia di Marchionne – Fiat). Si dice che le piccole imprese devono consolidarsi e dar vita a soggetti meno deboli. È un suggerimento corretto ma con dei precisi limiti. Più che consolidare imprese minori (quando ne ho messe insieme due o tre piccole che cosa ho ottenuto?) bisogna sviluppare nuove forme di cooperazione territoriale. Riammodernare i distretti esistenti, rafforzando grandemente i servizi comuni; organizzare nuovi distretti; potenziare i consorzi export; collaborare di più e meglio con centri di ricerca e banche del territorio; unire le forze senza perdere identità; essere consapevoli della profondità della crisi ma anche della forza intrinseca dell’imprenditoria diffusa del nostro Paese. Ed, infine, è necessario avere un po’ di fortuna. ¬

Capire le nuove tendenze dei consumi. La crisi sta cambiando profondamente anche le tendenze dei consumatori, e ciò finisce per riflettersi, indirettamente, anche sui produt10


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Energia, la Lombardia

finanzia il check up delle Pmi Sostegno a risparmio energetico e fonti alternative di Marco Bortoli

Gruppo Impresa

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nei prossimi mesi i bandi per l’attuazione del progetto TREND - Tecnologia ed innovazione per il Risparmio energetico e l’efficienza Energetica Diffusa - dedicati alle piccole e medie imprese della Lombardia e ai fornitori di tecnologia. Il progetto mira da un lato a favorire lo sviluppo della competitività del sistema produttivo lombardo e dall’altro alla diminuzione degli impatti ambientali delle attività produttive. In tal senso TREND si inserisce nel quadro di riferimento europeo denominato «Pacpriranno

chetto Clima» (20-20-20), nel quale si definiscono gli obiettivi da raggiungere nel 2020: riduzione dei gas effetto serra, riduzione dei consumi energetici nei diversi settori d’uso finali, incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’intervento intende innanzitutto facilitare ed incentivare l’accesso delle PMI ad un servizio di check-up energetico sui propri processi e sulle strutture aziendali. La Regione stima di finanziare fino ad un massimo di 500 imprese. Con un successivo bando la Regione offrirà invece il sostegno per la realizzazione di interventi, definiti in sede di check-up aziendale, finalizzati alla produzione di energia da fonti rinnovabili o all’efficientamento energetico.

L’intervento prevede un contributo di 5 mila euro per la realizzazione di check up aziendali e un contributo a fondo perduto fino a 50 mila euro per la realizzazione di progetti di efficientamento energetico. Fra le spese ammesse all’agevolazione vi sono quelle sostenute per le opere murarie e l’impiantistica; i macchinari, gli impianti specifici e le attrezzature; i sistemi gestionali integrati (software e hardware) e le consulenze. Dall’altra parte i fornitori di servizi di check-up aziendali e i fornitori di tecnologie potranno rispondere ad appositi inviti per essere inseriti in cataloghi esemplificativi dei servizi e delle soluzioni tecnologiche a disposizione delle PMI. Sul territorio lombardo sono stati stanziati 7,5 milioni di euro, le modalità di presentazione della domanda saranno stabilite con avviso pubblico sul sito internet della Regione Lombardia. ¬

Dal Fondo di Rotazione incentivi allo sviluppo Sono aperte a sportello le misure del Fondo di Rotazione per l’Imprenditorialità per lo sviluppo aziendale, la crescita dimensionale e il trasferimento d’impresa. Possono presentare domanda le micro, piccole e medie imprese industriali lombarde operanti nel settore manifatturiero. In particolare, la prima misura sostiene progetti di investimento per lo sviluppo aziendale basati su programmi di ammodernamento e ampliamento produttivo. La spesa d’investimento ammissibile all’intervento finanziario è compresa tra 150 mila euro e 1,5 milioni di euro. La seconda misura invece supporta la crescita dimensionale dell’impresa perseguita mediante acquisizione di altra impresa di capitale; la terza misura supporta il trasferimento della proprietà aziendale di imprese economicamente e finanziariamente sane, attraverso operazioni di acquisizione da parte di nuove società costituite da persone fisiche. Per le ultime due misure la spesa d’investimento ammissibile all’intervento finanziario è compresa tra 300 mila euro e 1,5 milioni di euro. Le agevolazioni sono concesse tramite co-finanziamento a medio termine e prestito partecipativo fino al 70% dei costi ammessi. PER SAPERNE DI PIÙ Gruppo Impresa Tel 030 23.069.04 info@gruppoimpresa.it www.gruppoimpresa.it http://www.regione.lombardia.it http://www.cestec.it/ambiente/trend http://www.finlombarda.it/ - Bandi/ Impreseindustriali/Frim

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Pescarolo, di Benedetta Cherubini

benedetta.cherubini@cassapadana.it

culla di tradizioni ho lavorato per diversi anni, un periodo che ricordo con fierezza e soddisfazione. E così è stato con i clienti, alcuni dei quali risento ancora oggi con molto piacere.

Laura Zacco è la responsabile della filiale Cassa Padana di Pescarolo, in provincia di Cremona. Quarantatreenne, abita a Gottolengo – nella Bassa bresciana – con il marito Giorgio ed il figlio Gianluca (diciottenne neopatentato!). Laura adora prendersi cura di piante e fiori, soprattutto delle sue orchidee per le quali si impegna moltissimo. E ama trascorrere il tempo libero visitando mostre e mercatini di antiquariato assieme al marito, alla ricerca di oggetti particolari e piccole cose dal sapore antico.

Dopo quasi 15 anni ad Isorella, nel 2006 ti è stata proposta dalla direzione una nuova esperienza. Ce ne parli? Verso la fine del 2006 ho avuto l’incarico di responsabile della filiale di Pescarolo, uno degli sportelli storici della Cassa Padana, in un piccolo paese della campagna cremonese che conta circa 1.500 abitanti. Ho iniziato da subito a entrare nell’ottica ‘cremonese’ di vedere e dare importanza alle cose, non solo bancarie, modo molto diverso da quello bresciano. Sono stata accolta da validi collaboratori; Fabio e Giancarlo sono, loro malgrado, in minoranza numerica, visto che oltre a me ci sono altre tre donne: Viviana, Monica e Jenny. Il ‘mio’ è un gruppo affiatato, e lo dimostra anche nella collaborazione con il Capo Area, Nicola Ferrari, che già anni fa lavorò proprio qui. Gestiamo quattro tesorerie comunali ed è nei paesi limitrofi a Pescarolo quali Pessina Cremonese, Cappella dè Picenardi e Gabbioneta, che entriamo ancor più a contatto con gli abitanti che possono contare sulla nostra presenza capillare in un territorio in cui non esistono altre servizi bancari.

Laura, ci racconti il tuo percorso in Cassa Padana? Lavoro in Cassa Padana dal luglio 1990, prima con mansioni di cassiera presso la sede di Leno e poi, al rientro dalla maternità, ho collaborato per un breve periodo di tempo presso l’Ufficio Mutui, sempre a Leno. Ma chi mi conosce lo capisce: la mia indole è nel rapporto diretto con la clientela. Così, nel febbraio 1992, fui di nuovo trasferita in filiale, a Isorella, dove ho avuto la possibilità di fare un percorso formativo a 360 gradi, grazie alla collaborazione dei colleghi che ho avuto la fortuna di affiancare. La mia prima esperienza nel ruolo di responsabile di filiale è stata proprio a Isorella. Con Luigi, Mario, Julia, Manuele e Pierangelo

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In piedi, da sinistra, Monica Corini, Giancarlo Maiocchi e Fabio Ardigò. Sedute, da sinistra, Viviana Pedroni, Jenny Anelli e Laura Zacco

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La chiesa Parrocchiale di Pescarolo. Sotto, la filiale Cassa Padana.

Spazio alla scrittura: bando “Filippo Ivaldi” Domande entro il 30 settembre 2010 La Biblioteca Comunale e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gadesco Pieve Delmona, piccolo paese alle porte di Cremona, con il patrocinio della Fondazione Dominato Leonense, bandiscono la 4a edizione del premio letterario di narrativa dedicato alla memoria di “Filippo Ivaldi”, giornalista e scrittore. Ivaldi, dopo una vita spesa in una brillante carriera, si è ritirato a San Marino, una frazione del Comune di Gadesco Pieve Delmona, paese della moglie Alba Arisi, dove è scomparso nel 1994. Il Premio letterario in sua memoria è stato istituito nel 2001 a seguito di una generosa donazione della famiglia Arisi – Ivaldi.

Da bresciana, come vedi questo territorio? Ad occhi disinteressati e frettolosi Pescarolo appare un paese sopito e statico per certi versi, introverso e passivo. Ritengo invece sia un paese di campagna che indossa vecchi abiti per confondere i passanti, per rimarcare l’importanza delle tradizioni e della cultura paesana, volutamente, in quanto le radici sono importanti e devono essere valorizzate. Qui tutti conoscono la storia di Cassa Padana, i soci soprattutto, legati alla nostra Banca, in modo sincero, aperto, disponibile. Condividono quanto di buono abbiamo fatto e stiamo facendo per tenere alto l’interesse verso questa filiale storica che raccoglie nomi, storie e vite di persone vere da decenni. Sotto quelle vesti pulsa il cuore e l’energia di gente operosa, di gente che ama la sua terra e qui investe e risparmia, preoccupata del proprio futuro, ma mai impaurita nei momenti bui. ¬

Il tema di quest’anno è: “L’uomo fra realtà e sogno”. Il concorso è aperto a tutti gli scrittori dal 18° anno di età, che possono inviare un romanzo breve. I testi a tema devono essere in lingua italiana inediti. Non sono ammessi testi già premiati o segnalati in altri concorsi nonché candidati che si siano già classificati al primo o al secondo posto nelle precedenti edizioni del Premio “Filippo Ivaldi”. d.i.

QUOTA DI ISCRIZIONE

Il Museo del Lino

€ 15,00, con versamento sul Conto Corrente postale n. 12922266 intestato a “Comune di Gadesco Pieve

Il Museo del Lino è un museo etnografico che fa parte del ricco Sistema Museale di Cremona. Aperto al pubblico nel 1975 sulla base di una consistente attività di ricerca e indagine sulle culture locali, viene gestito dall’Associazione Museo del Lino che si è fatta carico di raccogliere e conservare i materiali che costituiscono ora le collezioni del Museo. L’organizzazione è tuttora intenta a valorizzare la ricerca in campo etnografico, antropologico e della cultura popolare, attraverso gli oggetti d’uso, i corredi personali, i reperti ritrovati dai ricercatori del Museo e quelli donati da privati cittadini. Le sezioni più significative sono rappresentate dalla raccolta di attrezzi – dalla semina alla tessitura – per la lavorazione artigianale del lino e dalla Sezione Tessuti che, con oltre duemila manufatti (dal XVIII secolo ai primi anni del XX), prevalentemente in lino e per la quasi totalità prodotti dalla cultura padana, testimonia l’importanza della coltivazione del lino nell’economia del mondo contadino. Il Museo espone anche sezioni che riguardano la coltura del baco da seta e oggetti di uso quotidiano. Lavori, coltivazioni, organizzazione sociale, modi di vita, immutati per secoli, ora scomparsi, vengono restituiti alla memoria dal Museo del Lino attraverso le sue collezioni. Per informazioni Museo del Lino, Via Mazzini 73, Pescarolo (Cremona); tel. 0372 836193 MuseoDelLino@popolis.it www1.popolis.it/MuseoDelLino/ Ingresso gratuito; orari di apertura: dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30 . Chiusura il lunedì ed i festivi. Per le visite di gruppo è necessaria la prenotazione.

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Delmona (CR)”, indicando la causale: “Iscrizione Premio Letterario “Filippo Ivaldi” 4a edizione”. PREMI: Al 1° classificato: € 1.000,00 e pubblicazione in volume dell’opera di cui riceverà 100 copie gratuite. Al 2° classificato: € 500,00 e pubblicazione in volume dell’opera di cui riceverà 100 copie gratuite. Al 3° classificato: Pubblicazione in volume dell’opera di cui riceverà 100 copie gratuite. Info: Biblioteca Comunale di Gadesco Pieve Delmona Tel. 0372/83.82.92 Comune di Gadesco Pieve Delmona – Tel. 0372/83.84.63 Bando completo su: www.comune.gadesco.cr.it www.popolis.it www.fondazionedominatoleonense.it


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Artecremona…

In questa pagina, due opere di Giorgio Chiesi

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...mostre in città targate Dominato Leonense di Daniela Iazzi

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

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13 al 15 febbraio è stata ospitata nel quartiere fieristico di Cremona ArteCremona, mostra mercato dedicata all’arte contemporanea e moderna, un appuntamento importante per la città e per tutta l’area emiliano-lombarda. L’occasione giusta per ammirare e acquistare opere d’arte di assoluto valore, proposte da alcune delle Gallerie più importanti del Paese. Per coinvolgere e rendere ancora più partecipe proprio la città, la Fondazione Dominato Leonense ha collaborato con gli organizzatori di Arte Cremona per l’allestimento di alcune mostre in diverse sedi espositive del centro città. In particolare, fino a fine febbraio presso la Sala dei Decurioni nel Palazzo Comunale, sarà esposta una selezione di opere dal titolo “Costellazioni” della cremonese Gabriella Benedini. Scrive il critico d’arte Claudio Cerritelli: “Il viaggio dell’artista ha radici lontane, nasce dall’amore verso gli stupori segreti della natura e i mutevoli stati d’animo del paesaggio, fa oscillare il pendolo della visione tra terre lontane e geologie interiori, si muove quindi dalle metamorfosi fuggevoli del colore per approdare alla terza dimensione e alla presenza attiva della materia, autentica ossessione degli ultimi vent’anni di ricerca, filo conduttore di un cammino labirintico che non ha certezze.” Un omaggio che l’artista vuole dedicare alla sua città natale. Ingresso libero dal martedì al sabato ore 9-18; domenica 10-18. Altra mostra, sempre con ingresso libero, è stata allestita presso la Galleria Project Room Dellearti – all’interno del Dellearti Design Hotel, in Via Bonomelli. L’artista presentato è il reggiano, milanese di adozione, Giorgio Chiesi. La sua arte è caratterizzata dalla presenza di omini allampanati, grotteschi e stranulati. Con Chiesi pare che l’arte sia alla portata di tutti, per la facilità con cui si può stabilire un contatto visivo, per l’approccio istintivo che le sue opere consentono. Il suo è un processo affabulatorio, che partendo da una concezione ludica concepisce immagini fantasiose, trattate come se fossero giochi espressivi di una creatività lieve. La mostra sarà aperta fino al 28 febbraio, dalle 11 alle 23. ¬ al

Per saperne di più www.artecremona.it Fondazione Dominato Leonense tel. 030.9038463

La chiesa dei Ss. Faustino e Giovita a Brescia

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L’educazione al risparmio in Fiera dei Santi Faustino e Giovita di Paola Zani

paola.zani@cassapadana.it Faustino e Giovita erano due nobili bresciani, vissuti nel II secolo, che intrapresero la carriera militare e divennero cavalieri. In seguito furono convertiti al cristianesimo dal vescovo Apollonio e subirono il martirio per non aver voluto compiere sacrifici sull’altare di dei pagani. Sono venerati dalla Chiesa cattolica, si festeggiano il 15 febbraio e sono patroni della città di Brescia. Da molti anni, la ricorrenza dei santi patroni è divenuta l’occasione per festeggiare con eventi e iniziative. In particolar modo, negli ultimi tre anni partendo dal motto di San Benedetto “Ora, lege et labora” i temi attorno ai quali si sono


Spruzzi di Spirito, esordio ad alta gradazione »

Momenti della manifestazione Spruzzi di Spirito; in basso, Villa Pace a Gussago

Il fascino della sperimentazione Davide Dattola in mostra con “Presentandosi 2002-2009”

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a marzo a fine aprile, la Galleria Project Room Dellearti – all’interno del Dellearti Design Hotel, in Via Bonomelli a Cremona – ospita la rassegna “Presentandosi 2002-2009” di Davide Dattola in cui l’artista fa il punto sulla sua produzione artistica degli ultimi anni. Nato a Brescia nel 1975, l’iter formativo di Dattola lo vede frequentare istituti d’arte quali il Liceo artistico Calini di Brescia e Liceo artistico Maffeo Olivieri di Sarezzo fino a conseguire con lode, il titolo di Maestro nell’arte della Decorazione presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera, a Milano, nel 1999. Dattola ha vinto numerosi riconoscimenti e partecipato a mostre collettive in tutta Italia dopo aver esordito nella selezione “Absolut Brera” esponendo le proprie opere a fianco di quelle di artisti quali Warhol, Arman, Britto, Echo, Haring, Kosolapov, Ruscha, Spinazzola, Watchel. Dal 2000 l’artista lavora allo sviluppo di un modo pittorico polimaterico che possa rendere più efficace la narrazione dell’immagine. Inizialmente approda ad un proprio linguaggio, del tutto originale, armonizzando l’arte pittori-

sviluppati i programmi sono quelli del lavoro, della preghiera e quest’anno è stato il turno della formazione e dell’educazione. Cassa Padana, che da tempo collabora con Don Armando Nolli, parrocco della Chiesa di S. Faustino a Brescia e presidente di Cuore Amico onlus, ha partecipato agli eventi con un progetto sull’educazione al risparmio che già aveva proposto alle scuole: lezioni in aula in cui, partendo da una storia, trasferiscono ai bambini concetti quali l’uso

ca alla sottile ed incisiva Forza del monile aureo, muovendosi con leggerezza tra il valore evocativo del segno e la plasticità poetica della microscultura. La sua ricerca in quest’ambito si propone di riportare il metallo Nobile al suo antico valore, elevandolo oltre il ruolo attribuitogli dal circuito industriale e rendendolo nuovamente contenitore di significati in una narrazione non più subordinata allo scorrere del Tempo. Nelle sue opere Dattola non utilizza solo l’oro, ma anche il catrame e l’argilla, inventando così una nuova tecnica da lui definita “Catrargilla”, dove il contrasto tra le differenti materie evoca simboli e suggestioni “arcaici” spesso legati allo spirituale ed ai suoi problemi. L’artista vede in questi mezzi un modo ottimale per evocare le vicende “della terra” raccontando il proprio rapporto col quotidiano attraverso le opacità e le difficoltà della materia biblica su un supporto che la respinge, il catrame appunto. d.i. ¬ Per saperne di più Fondazione Dominato Leonense tel. 030.9038463 info@fondazionedominatoleonense.it

consapevole del denaro, il risparmio, lo spreco, il debito... Per divulgare l’iniziativa è stata anche organizzata una conferenza stampa – lunedì 8 febbraio in Palazzo della Loggia – a cui hanno partecipato l’assessore alle politiche di valorizzazione e promozione del territorio e della città di Brescia Andrea Arcai, Don Armando Nolli, il responsabile di Federconsumatori Brescia Fausto Filippini e i rappresentanti delle quattro BCC che hanno

aderito al progetto: Cassa Padana, BCC Pompiano e Franciacorta, BCC Agrobresciano e BCC del Garda.

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Successo per la prima edizione della manifestazione di Gussago di Barbara Ponzoni

barbara.ponzoni@cassapadana.it Grande successo nella bresciana Gussago – lo scorso 30 e 31 gennaio – per Spruzzi di Spirito, prima edizione di una manifestazione dedicata alla grappa e a tutti i distillati voluta dal Comune di Gussago, Provincia di Brescia, Associazione Degustatori Italiani Grappe e Distillati, con la collaborazione della Fondazione Dominato Leonense. L’affluenza di pubblico in onore del famoso distillato italiano, è stata molto buona, soprattutto domenica, quando frotte di gente si sono accalcate agli stand degli espositori, curiose di degustare gli otre 100 distillati presenti. Il pubblico ha avuto la possibilità, grazie ai tagliandi consegnati all’entrata, di assaggiare un piatto di tortelli con un ripieno aromatizzato alla grappa, “inventati” per l’occasione, dell’ottimo cioccolato e torrone da assaporare abbinato alle diverse grappe e, per finire in bellezza, il classico caffè corretto. Grappa e prelibatezze sono state accompagnate dal tango di Sara Parnigoni e Damian Marino, campioni mondiali metropolitani di Tango Salon 2009. Grazie a questo evento, e al successo riscosso, il pubblico ha conosciuto le diverse distillerie bresciane, lombarde, ma anche di tutto il territorio nazionale che hanno partecipato a Spruzzi. È stata anche l’occasione per riflettere sul bere responsabile – grazie all’innovativa formula degli “spruzzi” – e un’opportunità per conoscere le varie tipologie di grappe derivate da diverse filosofie di produzione. La curiosità: sono stati utilizzati 10mila bicchierini per la degustazione delle grappe. Un numero non indifferente che dà agli organizzatori lo stimolo per rendere ancora più interessante la prossima edizione del 2011. Per saperne di più www.spruzzidispirito.it


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Le Stanze del Tempo Storiche atmosfere di una collezione privata di Gianluca Bono

referente Castello di Padernello

» Anonimo, Ritratto di fanciulla, 1800, collezione privata; a destra: uno stand del Mercato gastronomico di Padernello

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erminata la mostra “La via delle Spezie”, organizzata con la Fondazione Dominato Leonense e l’Asl provinciale di Brescia, continua al Castello di Padernello il viaggio nel tempo, nella storia e nello spazio. Una nuova mostra ci accompagnerà alla conoscenza degli uomini, dei loro volti e degli ambienti in cui hanno vissuto. Ci accoglieranno nelle “Stanze del Tempo”. Cinque secoli di storia e di umanità trasmessaci su tela dai grandi artisti del passato: Moretto, Scuola del Romanino, Ceruti e altri. Le tele, tutte provenienti da collezione privata, saranno al centro della mostra allestita nelle stanze del castello ed immerse nel tempo in cui i personaggi ritratti hanno vissuto fra mobili, oggetti, suoni e profumi. Un’esplorazione sensoriale ed emo-

tiva che porterà lo spettatore, proiettato dall’incontro con il dipinto, a “vivere” le emozioni dell’epoca. Dal Cinquecento al Novecento, passaggi di epoche segnate sia nell’arte, ma anche dagli oggetti che l’uomo aveva accanto a sé, ogni stanza sarà arredata e corredata dal mondo evocato dal dipinto, sarà il personaggio dell’opera a essere “a suo agio” ed ad accogliere il visitatore “nel suo mondo”. Una scelta suggestiva, del curatore della mostra Gianmario Andrico, coadiuvato dalla Direzione Artistica della Fondazione Castello di Padernello che porterà il pubblico in una dimensione temporale estraniata dalla realtà del “hic et nunc” per proiettarsi in tempi e spazi lontani.

Le stanze del castello accoglieranno quindi due o più quadri, sospesi nel buio e circondati soffusamente dai beni, dagli utensili, dagli arnesi dei protagonisti; ecco allora dame del settecento che ci accompagneranno nella loro toeletta, con splendidi letti a baldacchino, o militari cinquecenteschi che

ci faranno sentire la confusione chiassosa delle armi, fino ad arrivare al volto etereo ed introspettivo di una fanciulla ottocentesca che sembra anticipare la nascente psicanalisi. La mostra aprirà al pubblico a fine marzo, chiudendo a fine giugno. Il biglietto d’ingresso è 5,00 euro. Sarà aperta al pubblico il sabato e la domenica, durante la settimana solo su prenotazione, maggiori dettagli saranno pubblicati sul sito www.castellodipadernello.it. ¬ Informazioni e prenotazioni Fondazione Castello di Padernello info@castellodipadernello.it 030 9408766

Padernello, un anno di gastronomia doc a castello di Giulio Napolitano

giulio.napolitano@cassapadana.it Se il 2009 è stato un anno ricco di appuntamenti per il progetto eno-gastronomico sviluppato dalla Fondazione Castello di Padernello, il 2010 non sarà da meno. Il progetto del mercato, dove il consumatore incontra il produttore certificato e garantito, continua con altri appuntamenti : 7 marzo, 18 aprile, 23 maggio, 27 giugno, 19 settembre, 24 ottobre, 21 novembre e 12 dicembre. Partner principale è SlowFood, attraverso la propria condotta Bassa Bresciana, conosciuto per l’approccio culturale e sociale dei saperi gastronomici italiani. La collaborazione si avvale del contributo della Fondazione Cariplo, Fondazione della Pianura Bresciana e Fondazione Dominato Leonense: realtà significative per l’attenzione e sensibilità da sempre dimostrate a questa terra e alla sua cultura. Gli appuntamenti a Padernello rientrano nel circuito dei mercati che Slow Food organizza sul nostro territorio, una distribuzione diffusa nella zona e nel tempo che vuole portare alla buona abitudine di una spesa garantita, genuina, portando il produttore direttamente a contatto col consumatore. Un rapporto di fiducia e di certificazione di provenienza di ciò che si acquista, un sistema di rintracciabilità diretta a chilometro zero; prodotti che non coinvolgono trasporti, concimi chimici, sementi modificate e tutto ciò che può danneggiare l’ambiente ma anche il sapore e il gusto. Puro diritto al piacere a tavola e non solo, contrapposto alla filosofia dei fast food ed alla frenesia della “fast life”. Ingresso libero, apertura del mercato dalle 9:30 alle 18:30. Per saperne di più Fondazione Castello di Padernello; 030 9408766; info@castellodipadernello.it; www.castellodipadernello.it

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Un cucciolo da accarezzare La cura del neonato pretermine: l’aiuto del counseling e dell’educazione alla famiglia A cura della dottoressa Rossella Bonelli,

Responsabile del Servizio Riabilitativo del D.L. Sanità

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e mi tocchi con dolcezza e tenerezza, se mi guardi e sorridi, se qualche volta prima di parlare mi ascolti, io crescerò, crescerò veramente”. Questa è la frase che introduce la presentazione del progetto: ‘La cura del neonato pretermine (fra la 32a e la 35a settimana di gravidanza) centrata sul counseling riabilitativo e sull’educazione della famiglia’ che si è classificato fra i progetti finalisti del concorso “Daniela Sardella” - edizione 2009, che si è concluso all’ospedale Bosisio Parini di Lecco il 13 novembre 2009. Il progetto è stato presentato dalla dottoressa Rossella Bonelli, responsabile del Servizio di Riabilitazione della Dominato Leonense Sanità, che lo segue dal giugno 2008 in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda. Il premio è intitolato a Daniela Sardella: giovane psicologa molisana, schiva, semplice e dolcissima, che ha dimostrato che si può essere grandi nella normalità di una vita troppo breve. Le finalità del progetto della Dominato Leonense sono quelle di promuovere la salute del bambino e del nucleo familiare sostenendo iniziative per rendere più umane e migliorare la qualità delle strutture sanitarie e ria-

della nascita prematura del loro bambino. Hanno inoltre dichiarato di aver proseguito il programma riabilitativo anche a casa. I successivi passi e controlli (al 3°, 6°, 9° e 12° mese di età) avvengono in regime ambulatoriale presso il Servizio di Riabilitazione della Dominato Leonense Sanità dell’Ospedale di Leno. In caso venisse riscontrato un ritardo psicomotorio, viene impostato un trattamento riabilitativo semplice o un trattamento combinato in collaborazione con il servizio di neuropsichiatria infantile. L’assistenza al neonato pretermine coinvolge molti professionisti della salute. Ognuno di loro, per le proprie competenze, agisce con l’esperienza e le migliori evidenze scientifiche disponibili. Il progetto è seguito infatti da una equipe medica composta dalla dottoressa Rossella Bonelli (medico fisiatra), il dottor Mario Prosdocimo, (medico fisiatra), due fisioterapisti, Dario Rannisi e Stefania Savoldi del Servizio di Fisioterapia della Dominato, nonché il

bilitative, ospedaliere e territoriali, in area pediatrica. Il progetto è strutturato in fasi. Per prima cosa il medico fisiatra valuta il bambino prematuro alla nascita su richiesta del medico del reparto di neonatologia e imposta il programma riabilitativo. Quindi arriva il terapista che, seguendo le indicazioni del fisiatra, insegna ai genitori, in collaborazione con gli infermieri del reparto di neonatologia, le funzioni principali per le cure riabilitative. Alla dimissione del neonato vengono rilasciati ai genitori alcuni opuscoli informativi. Lo scopo è quello di promuovere la salute del bambino e la qualità del suo sviluppo psico-motorio grazie alla partecipazione attiva della famiglia al programma di riabilitazione. Da parte loro, i genitori hanno espresso il “gradimento” su questa esperienza tramite questionari mirati rivelando che il percorso li ha rassicurati, evitando loro preoccupazioni ingiustificate sugli effetti 17

primario e la responsabile infermieristica della Unità Pediatria e neonatologia dell’ Azienda Ospedaliera Desenzano dottor Mario Colombo e dottoressa Orietta Meneghetti e il Responsabile della Neuropsichiatria infantile Azienda Ospedaliera Desenzano Dott. Carlo Benvenuti. Durante il 2009 i bimbi valutati e trattati in neonatologia con intervento abilitativo-riabilitativo sono stati 34; di questi, ai successivi followup, 3 hanno evidenziato un ritardo sul piano delle abilità neuro motorie tali da indurre a impostare un programma riabilitativo presso il Servizio. Sembra significativo che, nonostante la moderata prematurità, ben 3 fossero meritevoli di un programma riabilitativo per un ritardo di competenze motorie. L’équipe ritiene quindi rilevante che si siano creati i presupposti per un intervento precocissimo tramite questa modalità organizzativa e questo progetto specifico. Ma per trarre conclusioni definitive più significative, sarà necessario attendere un tempo più lungo di osservazione. ¬ Info Dominato Leonense Sanità Tel. 030.9040525


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Perù, l’avventura continua Si chiudono i primi due anni di lavoro e un nuovo progetto è già all’orizzonte

di Elisabetta Berto

elisabetta.berto@cassapadana.it

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l progetto pilota “Organizzazione di nuove cooperative di risparmio e credito e apertura di nuovi punti vendita”, iniziato in Perù a settembre 2007, volge al termine. E un altro accordo si sta aprendo con l’impegno di ulteriori due anni di lavoro in un nuovo progetto legato alla promozione dei servizi finanziari cooperativi nelle aree rurali del Paese andino. Nato dalla collaborazione tra Cassa Padana e Fenacrep, la Federazione Nazionale delle Cooperative di Risparmio e Credito, con l’obiettivo di promuovere la diffusione dei servizi finanziari nelle località più remote del Perú, i primi due anni di progetto si sono concentrati sul rafforzamento del sistema di Cooperative di Risparmio e Credito (Coopac) nelle zone rurali del paese, sia tramite la costituzione di nuove entità che attraverso l’apertura di succursali di istituzioni giá esistenti. Da settembre 2007 a fine 2009 sono stati portati a termine studi di mercato volti a verificare la sostenibilità finanziaria dell’apertura di nuove cooperative o succursali e i risultati ottenuti hanno mantenuto fede alle aspettative. Sono nate, infatti, quattro nuove cooperative: la Alto Andina nella regione di Junín, la Rete di Únicas a Lambayeque, la Coopac Perla del Valle Chicama nella regione di La Libertad e la Coopac Progresa a Piura. Tre sono invece le nuove succursali costituite: ad Ancash con Finansol, ad Apurimac con la Cooperativa Los Andes e a Junín con la Cooperativa La Florida. Ma l’assiduo lavoro di studio e di relazioni svolto nei due anni ha posto le basi per la costituzione e l’apertura in futuro di più entità rispetto a quelle di fatto inaugurate durante il biennio 2007-2009. Le nuove cooperative sono in parte frutto dell’impegno e della collaborazione del team del Progetto Pilota con alcune Organizzazioni non governative impegnate, da anni, in esperienze pre-cooperative in contesti rurali. Ad esempio, la Coopac Alto Andina nasce grazie all’esperienza istituzionale di Fodesa, una Ong attiva nella gestione di crediti con fondi donati da agenzie di cooperazione straniere, che ha sentito la necessità di adottare una forma cooperativa per rendere i propri progetti di sviluppo rurale sostenibili nel tempo in forma autonoma dalla Ong. Per questo motivo, nel novembre 2008, 32 soci si sono uniti per costituire una Coopac con un capitale iniziale di 3200 nuovi Soles. La zona di competenza della cooperativa è l’area che si sviluppa attorno al lago Chinchaycocha, a circa 4000 metri sul livello del mare. L’economia locale si basa prevalentemente sull’al-

levamento di mucche, camelidi sudamericani, ovini e animali minori e sull’agricoltura d’altitudine, dove i prodotti principalmente coltivati sono le patate, la quinoa, un cereale ricco di proprietà nutritive e alla base da secoli della dieta delle popolazioni andine, e la maca, una radice giá coltivata in epoca pre-incaica. I soci fondatori della Coopac sono principalmente leader campesinos delle comunità e delle organizzazioni di produttori delle localitá di Junín e Pasco. Il contributo della Ong non si limita a fornire il capitale. Di fatto, la nuova Coopac può operare nei locali prestati dall’istituzione a Junín e parte delle mansioni dirigenziali saranno svolte da personale della Ong per un periodo di 12 mesi. Anche la Coopac Rete di Únicas di Lambayeque nasce grazie all’iniziativa di una Ong, Funder Perù. Funder aiuta la popolazione rurale ad organizzarsi in gruppi di 20/25 famiglie che prendono il nome di Unioni di Credito e Risparmio (Únicas). I soci delle Únicas si impegnano a risparmiare mensilmente una quota prestabilita e utilizzano il quantitativo raccolto per concedere prestiti ai membri ad un tasso del 4-5% mensile, un terzo rispetto a quanto pagavano precedentemente ai prestatori di credito locali. In poco più di due anni di promozione di questi gruppi di auto-aiuto, Funder è riuscita a organizzare circa 300 Unioni che rappresentano circa 6000 famiglie per un totale di un milione di Soles di capitale. Gli indici di morosità rasentano lo zero grazie alla garanzia morale e al controllo sociale tipici di Unioni di Credito e Risparmio di questo tipo. È da sottolineare il 18


» Cartina delle nuove cooperative e succursali aperte in Perù

un contributo iniziale al capitale di 1200 nuovi Soles. Anche in questo caso, Funder si è impegnata a sostenere la neonata cooperativa mettendo a disposizione parte dei locali dell’associazione a Chiclayo e 2 professionisti, che svolgeranno mansioni dirigenziali nella Coopac. Le cooperative Perla del Valle Chicama e Progresa nascono invece per iniziativa della popolazione locale. Nel primo caso, furono gli abitanti di Ascope, una località a due ore di cammino dalla città di Trujillo, nella regione di La Libertad, a prendere i contatti con la Fenacrep e a organizzare il primo seminario informativo sulla costituzione di una cooperativa di risparmio e credito. Le attività economiche della zona sono di tipo agricolo e alla produzione di riso, canna da zucchero, asparagi e frutta si accompagna in minor misura l’allevamento. Nonostante nella zona esista anche un’industria di trasformazione di prodotti agricoli finalizzata all’esportazione, ad Ascope e nelle località limitrofe non esiste offerta finanziaria. Nel secondo caso, la Coopac Progresa nasce per iniziativa degli abitanti di Llicuar e Rinconada, nella provincia di Sechura, regione di Piura, grazie alla collaborazione del team del Progetto Pilota con un promotore locale. L’esperienza di questo progetto è quanto mai fondamentale per tracciare un profilo della popolazione rurale peruviana e delle sue abitudini finanziarie e costituisce un background di informazioni utilissimo per futuri interventi in contesti rurali. Vale forse la pena sottolineare che gli abitanti delle zone rurali hanno un’alta propensione al risparmio, praticato spesso in casa vista la distanza molte volte incolmabile rispetto al più vicino centro con offerta finanziaria. Di fatto, le cooperative che hanno preso la decisione di offrire servizi finanziari in queste aree stanno ottenendo ottimi risultati tanto in termini di volumi dei risparmi raccolti come di tassi di morosità dei prestiti. Le rimesse, poi, sono una componente importante dell’economia di molte famiglie agricole, le quali, però, per almeno un 50% dei propri ingressi, vivono di attività non afferenti all’agricoltura o all’allevamento. Infine, elemento distintivo della finanza rurale rispetto a quella urbana è il coinvolgimento di tutta la famiglia: di fatto, in contesti urbani il prestito è prevalentemente dato al singolo, mentre in ambito rurale è necessario valutare la famiglia estesa, dato che sono i vari componenti del nucleo familiare che contribuiscono all’economia del focolare e assumono un impegno collettivo. Risulta quindi sempre più evidente che cercare di adottare tecniche di finanza urbana in contesti rurali è una strategia fallimentare e che la specificità della finanza rurale non potrà essere ignorata ancora a lungo dal contesto normativo peruviano. L’esperienza del Progetto Pilota mostra a riguardo una ricchezza di soluzioni pratiche che potranno servire da modello per futuri miglioramenti legislativi. ¬

fatto che le Únicas in oggetto sono formate da famiglie che abitano in piccole comunità vicine ad una città importante come Chiclayo, dove l’offerta finanziaria è si ampia ma non arriva a questi settori della popolazione. Funder ha sviluppato negli anni una metodologia di inclusione finanziaria che si accompagna allo sviluppo imprenditoriale, nella convinzione che l’integrazione sostenibile e competitiva delle famiglie di agricoltori nel mercato sia la via più praticabile verso il superamento della condizione di povertà. La metodologia Funder trova il suo fondamento nella rottura della cultura di sussistenza anche attraverso il trasferimento di conoscenze economico imprenditoriali: ciò permette alle famiglie rurali di gestire in modo più efficiente le risorse nell’ottica della generazione delle eccedenze, dando loro la possibilità di produrre per la vendita e non solamente per l’autoconsumo e di iniziare a risparmiare. I risparmi così generati possono quindi innescare un circolo virtuoso che converte le risorse risparmiate in investimenti che aumentano la produttività, consentono di generare sempre più eccedenze e, di conseguenza, più risparmi. Nel momento, poi, in cui esperienze di questo tipo iniziano a costellare il territorio e ad essere numerose, si manifesta anche la necessità di trasferire le risorse economiche dalle Unioni in surplus a quelle in deficit, oltre che l’esigenza di poter instaurare relazioni con altre istituzioni finanziarie: da qui l’obbligo morale di trasformare queste istituzioni informali in entità finanziarie formali come le cooperative di risparmio e credito. Per questo motivo, ad aprile 2009, 12 Únicas hanno fondato la cooperativa Rete di Únicas di Lambayeque, con 19


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Valerio Gardoni

Via Valeriana, da Pisogne a Iseo Carta escursionistica: Antica via Valeriana - scala 1:25.000 Percorso: 35 chilometri Dislivello: 1.135 metri Ore: 4,30-6 (anche più senza allenamento) Difficoltà: faticoso in salita – punti scoscesi e sconnessi in discesa Mezzo: mountain bike in buono stato: freni, copertura delle gomme, kit per riparazioni Da portare: acqua e cibo moderati (ci sono fonti e punti d’appoggio lungo il tracciato); Kway, pronto soccorso e telefono cellulare (c’è campo su tutto il percorso). In bicicletta: casco, scarpe buone, occhiali e maglietta di ricambio. Info: APT – tel. 030.980209 www.bresciaholiday.com

Sull’antica via Valeriana, fra emozione e fatica

estrema bellezza, con spettacolari paesaggi. Un percorso sospeso tra la montagna e il lago, dai forti contrasti, in una natura incontaminata, con angoli dove trasuda l’animo lacustre-montanaro. Di molta fatica, fascino e suggestione. L’avventura non inizia a Pisogne, alla partenza della via Valeriana, ma alla stazione di Iseo dove imbarco la mia bicicletta sul treno, un convoglio di una sola carrozza che assomiglia a una diligenza. Eppure treno lo è per davvero perché percorre da Brescia tutto il Sebino e la Valle Camonica sino a Edolo, con più corse giornaliere di cui parecchie trasportano biciclette (sono contrassegnate dalla sigla 38). Dal finestrino sfilano via scenari di lago e angoli nascosti dei borghi, vecchie case con brolo e orto. Sferraglia il vagone, cigola, corre a moderata velocità, sosta a tutte le fermate, in mezz’ora di viaggio si arriva a Pisogne, punto di partenza. Uscito dalla stazione inforco la bicicletta e seguo le segnalazioni per la pieve campestre della Madonna della Neve, quattrocentesca chiesa internamente impreziosita dal ciclo di affreschi del Romanino. Da qui, dinnanzi alla pieve, si vuole che l’antica via abbia inizio, cammino di viandanti, mercanti e anche di pellegrini. La via principale ci porta al centro di Pisogne. Sotto l’arco, in direzione sud, imbocco

di Valerio Gardoni

valerio.gardoni@popolis.it

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l nome dell’antichissima strada

che percorre le pendici affacciate a balcone sul lago d’Iseo, “via Valeriana”, vien fatto risalire al console romano Publio Valerio. Ma la “via Valeriana” è assai più antica e per secoli ha rappresentato l’unica strada per raggiungere la Valle Camonica. È stata percorsa fin dai tempi preistorici. Ed è rimasta un’attiva via commerciale e di comunicazione sino a metà dell’Ottocento, fino all’arrivo della strada litoranea. La storia del cammino s’accompagna con quella degli uomini che hanno vissuto aggrappati alle pendici del monte “Gölem” o Guglielmo. Metà pescatori e metà contadini, metà lacustri e metà montanari; schivi e caparbi, semplicemente civili, ma che non fondarono civiltà. La “via Valeriana”, ora totalmente recuperata a fini storico-turistici, ci offre l’opportunità di intraprendere un itinerario faticoso, difficile se percorso in mountain bike, ma di

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la stretta viuzza che ci conduce diritti a un altro romitorio: la Chiesa della Natività, ove un cartello indica l’inizio della “via Valeriana”. Una V gialla e marrone, dipinta su rocce, alberi e angoli delle case mi guiderà lungo l’itinerario (per chi non si fida: nelle edicole è in vendita la carta escursionistica “antica via Valeriana”, scala 1:25.000). Sin dai primi metri ho la misura della fatica che mi aspetta. La salita ripida e il fondo a tratti sconnesso mi costringono a scendere più volte dalla bicicletta e proseguire a piedi. Avevo scelto di percorrere l’itinerario da nord a sud (da Pisogne a Pilzone d’Iseo) perché essendo in mountain bike, mi dava modo di salire nei primi 6 chilometri sino alla quota massima dell’itinerario – i 903 metri del passo Croce di Zone – mentre nella ventina di chilometri successivi avrei sfruttato una lunga discesa e alcuni moderati saliscendi. Comunque, pronostici a parte, la salita è come sempre faticosa se per di più hai la bicicletta da spingere o da portarti in spalla. La via da seguire, unica e ben segnalata, guadagna in fretta quota e si apre in scenari meravigliosi sul lago e sui monti. Altre volte il sentiero si fa piccolo piccolo ingoiato dalla folta vegetazione, con le ortiche che mordono come uno sciame d’api. Ma, se percorso d’estate, dona un poco di respiro all’ansimare della salita. Al romitorio dedicato a San Bartolomeo, preceduto da una generosa fonte d’acqua fresca, sono a 550 metri di altitudine. Ora devo prestare molta attenzione ai segnali perché dipartono altre mulattiere che portano agli alpeggi, usati per la transumanza e per la raccolta delle castagne. Mentre lo sguardo cerca angoli del lago, il clima e l’armonia del paesaggio, con pascoli, malghe, profumi intensi e resinosi, danno la dimensione d’essere in montagna. Dalla chiesa rupestre di San Bartolomeo al passo Croce di Zone la salita è erta e faticosa. Mi fa desistere dal pedalare. Devo spingere la bicicletta e alcune volte caricarmela in spalla, ma quando raggiungo il passo e salto in sella per fiondarmi a capofitto nella lunga discesa, vengo ripagato dalla faticata. Ora la via lastricata precipita verso Zone, interessante borgo aggrappato alle pendici del monte Guglielmo e nota località di villeggiatura, dove mi posso rifocillare. Nel tratto successivo, la via Valeriana si mescola a tratti con la statale sino al borgo di Colpiano. Durante il tragitto mi fermo a Cislano, per addentrarmi a piedi nel sentiero delle “Piramidi di Zone”, bizzarri pinnacoli formatisi in particolari condizioni morfologiche di erosione. A Colpiano la nuova tangenziale scombina paesaggio e idee, ma la Valeriana prosegue ben segnalata lungo il torrente Opolo. Un centinaio di metri d’altitudine separa l’antico tracciato dalla sponda del lago che appare e scompare con lo scenario di Monte Isola e i due isolotti satelliti di Loreto e San Paolo al Lago. L’itinerario si snoda in una serie di saliscendi che mettono alla prova le mie gambe affaticate. Si viaggia a mezza costa, tra antichi borghi, architetture rurali, muretti a secco che sostengono terrazzamenti di nodosi ulivi, in un’atmosfera meravigliosa che mitiga lo sforzo. A Pilzone d’Iseo sbuco sulla statale. È come uscire da un sogno. Lascio la pace e l’armonia dell’antico cammino e pedalo gli ultimi chilometri sino a Iseo. Il contachilometri segna 35 chilometri, le mie gambe di più! ¬ Una stazione della “Santa Crus” di Beniamino Simoni a Cerveno

Via Crucis d’alta quota Pasqua a Cerveno, in Valle Camonica La Valle Camonica racchiude come pochi luoghi dell’arco alpino un insieme di ambienti montani differenti, vallate dai dolci pendii con villaggetti usciti dalle favole. L’imponente massiccio della Concarena, vista dal fondo della Valle, assume una dimensione quasi himalaiana, con i roccaforti rocciosi incrostati di neve anche a tarda primavera. Adagiato sul catino glaciale della Concarena, Cerveno è un paese museo. I suoi abitanti erano chiamati nel dialetto camuno “Giüdé” (Giudei) o “brüsa crus” (brucia croci) perché quassù si custodisce uno dei monumenti più affascinanti della Valle: il Santuario della Via Crucis. Qui, ogni dieci anni, si svolge l’antico rito della “Santa Crus”, una processione scenica interpretata dai paesani di Cerveno che rinnova la passione di Cristo nella salita al Calvario e la crocifissione. La prossima sarà nel maggio 2012. Il “Sacro Monte Camuno” del santuario della Via Crucis, che quassù chiamano “Le Capéle”, è un’appendice adiacente alla parrocchiale che allude la salita al monte Calvario, racchiude ai lati di un lungo corridoio a gradoni in salita le stazioni della Via Crucis con quattordici espressivi gruppi scultorei, cappelle animate da 198 statue di legno e gesso colorati che incarnano il sacro rito cristiano della Pasqua. È l’espressione materiale della fede incastonata nei monti della valle, un omaggio delle genti camune di Cerveno per rendere grazie della buona sorte che rese prospera la vita dei montanari agli inizi del 1700. Forni fusori, miniere, viti e il “marmo di Dò” o marmo occhialino strappato dalla Concarena e usato principalmente per impreziosire i luoghi sacri, diedero al paese di Cerveno un’agiatezza economica. Di grande impatto emotivo per l’espressione dei visi e la cruenza scenica dei personaggi, la Via Crucis di Cerveno è un complesso artistico unico che ha dato il via alla rappresentazione vivente della Passione di Cristo, la “Santa Crus”, che coinvolge tutto il paese con personaggi, costumi e atteggiamenti. I complessi statuari delle “Capèle” furono realizzati in gran parte da Beniamino Simoni, artista camuno, e terminate negli anni successivi dagli scultori bergamaschi Donato e Grazioso Fantoni. Visitando il complesso della Via Crucis si rimane attoniti dinnanzi all’espressione di volgare realismo delle statue, dai veri e crudi volti “dei suoi stessi compagni di osteria e, chissà, d’insulto, d’infelicità, di sobillazione e di bestemmia...” come scrive Giovanni Testori che rese famoso il compianto camuno. Quasi al finale del paese un’antica abitazione di Cerveno è stata trasformata in Casa Museo. Il museo, curato da Carlo Simoni, ospita la testimonianza della cultura, delle tradizioni, della fede. Al piano superiore, la storia della rappresentazione della “Santa Crus”. Storie di “casari e malghesi” sono invece da poco custodite nel vecchio caseificio sociale di Cerveno, divenuto anch’esso museo. Assieme al mulino, che si trova al centro della piazza, Cerveno è oggi un polo museale di grande interesse. v.g.

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3.000 Sofferenti di tumore al giorno su tutto il territorio italiano. Emil Banca, riconoscendo l’enorme valenza sociale dell’opera della Fondazione ANT, ha iniziato nel 2008 con essa una vera e propria partnership. È nata una progettualità comune che vede la Banca impegnarsi a sostenere finanziariamente la Fondazione, garantendole una entrata fissa importante, pari a 200.000 euro, per almeno cinque anni. È evidente che per ANT, che vive di lasciti ed erogazioni liberali, tale contributo è determinante oltre che strategico, perché permette di programmare con certezza determinate attività. Ma la collaborazione non si esaurisce al piano finanziario: la banca ha attivato infatti iniziative di sensibilizzazione fra i suoi soci e clienti e più in generale verso le comunità in cui opera, finalizzate a diffondere il messaggio dell’eubiosia e a raccogliere ulteriori risorse per svilupparne l’attività con un effetto di vera “contaminazione”. Anche l’obiettivo che la Banca si è impegnata a raggiungere sotto il profilo finanziario non vuole conseguirlo da sola ma con il contributo dei suoi Soci, in primis, concretizzando dal piano teorico a quello pratico quel principio di mutualità che le sta tanto a cuore. Per questo ha promosso la campagna “Dai valore alle tue azioni!” attraverso la quale propone di devolvere totalmente o in parte, a favore dell’iniziativa, il dividendo conseguito sulle proprie azioni Emil Banca. Inoltre propone ai propri Soci attività di screening gratuito che investono il campo della salute effettuate da medici specialisti di ANT che effettuano gli ac-

Una partnership di valore per costruire “Eubiosia” e realizzare mutualità di Giuliana Braido

giuliana.braido@emilbanca.it

» Il Direttore di Emil Banca Daniele Ravaglia ritira il premio dal Presidente ANT Prof. Franco Pannuti

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ubiosia deriva dal greco e significa buona vita. Questo è il principio che ispira l’attività della Fondazione ANT Italia (Associazione Nazionale Tumori con sede a Bologna) la cui opera è finalizzata a tutelare la dignità della vita dei sofferenti di tumore con un intervento globale di assistenza non solo sanitaria ma anche sociale. Il tutto gratuitamente e, fatto assolutamente determinante, proponendo una “ospedalizzazione domiciliare”. Ciò significa che il malato può ricevere tutte le cure necessarie, con le stesse prerogative dell’ospedale tradizionale nella sua abitazione, circondato dai propri affetti e dalle proprie cose senza rinunciare ad essere curato ed assistito da personale medico e paramedico con cure palliative e terapia del dolore oltrechè ricevere

tutto il sostegno sul piano psicologico necessario per sé e per i propri famigliari. Un vero e proprio accompagnamento, fatto di grande rispetto e professionalità, con l’aggiunta di quell’ingrediente fondamentale che è l’amore. Tutto questo assicura prima di tutto dignità alla persona sofferente e garantisce di trascorrere con maggiore serenità e speranza le ultime tappe della propria vita. La Fondazione Ant Italia oggi rappresenta la più vasta esperienza di ospedalizzazione domiciliare per malati di tumore a livello mondiale assistendo circa

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certamenti periodicamente presso le sedi di Emil Banca (mantenendo la filosofia dell’assistenza domiciliare, il Socio può recarsi presso la sua banca) dove viene allestito all’uopo un ambulatorio in area riservata. Oltre 600 socie hanno già effettuato lo screening dermatologico e quest’anno viene proposto in aggiunta anche quello per il tumore della tiroide. Per queste attività poste in essere che hanno mostrato una particolare sensibilità all’attività sociale promossa dalla Fondazione ed hanno contribuito alla crescita dei suoi progetti, Emil Banca ha ricevuto il premio Eubiosia 2009. ¬

Popolis, periodico bimestrale di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it

Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@cassapadana.it

Armando Rossi, immagini armando.rossi@popolis.it

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel.030-9040270, rivista@popolis.it

Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Barbara Ponzoni, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada, Paola Zani Hanno collaborato a questo numero: Elisabetta Berto, Rossella Bonelli, Gianluca Bono, Marco Bortoli, Giuliana Braido, Benedetta Cherubini, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Giulio Napolitano, Barbara Ponzoni, Marco Vitale, Paola Zani Fotografie: Archivio Bcc Camuna, Archivio Fotolia, Fabio Ardigò, Annalisa Bazzana, Elisabetta Berto, Gianluca Bono, Giuliana Braido, Angelo Cartella, Giorgio Chiesi, Valerio Gardoni, Museo del Lino In copertina: Valle Camonica, foto di Valerio Gardoni Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs)


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