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L'ISOLA FELICE

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L’AFRICA DI LIZ

L’AFRICA DI LIZ

FOCUS - DI ALICE PEDRAZZI

UN VIAGGIO NELLA STORIA DELLA PALLACANESTRO SICILIANA ORIENTALE, TRA VITTORIE E MERAVIGLIE, RESILIENZA E RINASCITA. TUTTE LEGATE DA UN UNICO GRANDE FILO CONDUTTORE: L’AMORE PER LA PALLACANESTRO. IL NOSTRO RACCONTO,TRA SQUADRE E GRANDI INTERPRETI, DI UNA TERRA MAGNIFICA

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“Nessuna isola erge sull’orizzonte della nostra civiltà una fronte più radiosa della Sicilia. Essa punta verso tre continenti e ne sintetizza le caratteristiche. Tre volte, nel corso dei secoli, fu il più fulgido centro del mondo mediterraneo” (Roger Peyrefitte). Ed almeno un paio di volte è stata (e forse sarà di nuovo) centro del nostro piccolo, ma meraviglioso, mondo della pallacanestro femminile.

Benvenuti in Sicilia, l’isola delle meraviglie, anche cestistiche. Restringendo il campo dell’inquadratura e puntando la nostra lente d’ingrandimento, che diventa prospettica e basket-centrica, nella zona orientale, troviamo tra passato presente e futuro, un “centro del mondo cestistico” d’eccellenza. Terra dalle mille bellezze e forti contraddizioni, la Sicilia ha una fortissima vocazione per il basket, anche femminile. Forse soprattutto femminile.

Passato. C’era un tempo, nemmeno molto lontano (tra la fine degli anni Novanta ed i primi anni Duemila), in cui nei 147 km che separano Messina da Priolo Gargallo, alle porte di Siracusa, si incontravano tre squadre nella massima serie del nostro campionato: erano gli anni delle “due Messina” (Pcr e Rescifina) e della Trogylos Priolo, dell’istrionico Santino Coppa e dell’infinito talento di Susanna Bonfiglio, capaci di far meravigliare anche l’isola delle meraviglie, con i due scudetti (1989 e 2000) ed una straordinaria Coppa dei Campioni (1990).

Un risultato strabiliante. Sportivamente parlando, enorme, soprattutto alla luce della carestia non solo di vittorie, ma anche di partecipazioni, che si è poi abbattuta sul basket nostrano a livello continentale: un club italiano manca da una Final Four di Coppa dei Campioni-oggi Eurolega dal 2002 (l’ultima fu quella di Parma della stella Yolanda Griffith) e non la alza al cielo del 1995 (l’ultima fu quella della Comense di Fullin e Pollini). Santino Coppa, nomen omen, riuscì a portarla in Sicilia, trasformando la piccola cittadina siciliana di poco più di 10.000 abitanti, appiccicata alla meravigliosa e ben più famosa Siracusa, in una bellissima signora del basket femminile, capace di festeggiare, nel 2011, 25 anni consecutivi di Serie A1 e dando vita per tanti anni a “derby” tutti siciliani, tanto con la Rescifina Messina, in A1 dal 1996 fino ai primi anni Duemila, e la Pcr Messina, nel massimo campionato dal 1994 al 2001.

E quando il terreno è buono e fertile, si sa, nascono frutti importanti: le terre priolesi hanno dato al nostro basket anche Manuel Attard, arbitro per passione e professione, cresciuto come lui stesso racconta. “Col fischietto in bocca ed il pallone da basket in mano. Mio padre è un ex arbitro e mia madre una ex giocatrice ed allenatrice. Ho iniziato come giocatore fin da bambino e a 13 anni ho partecipato al corso arbitri, per poi cominciare a fischiare davvero. La passione per il fischietto crescendo ha superato quella del diventare giocatore. Ho giocato e arbitrato fino a che sono stato promosso come arbitro nazionale: il regolamento mi imponeva di scegliere e, nonostante avessi la possibilità di giocare in B2 con Ribera, ho scelto l’arbitraggio”.

Fortissima per Attard l’influenza di una eccellenza come la Trogylos nel suo territorio: “Ho avuto la fortuna di poter allenarmi con Priolo per tanti anni, ho imparato molto da Santino Coppa: per un arbitro è fondamentale poter andare in campo durante la settimana, poter giocare e allenarmi con Susanna Bonfiglio che per me è e resta la giocatrice con l’arresto e tiro più bello e forte di sempre in campo femminile, è stato un onore”. Attard (che ha arbitrato anche la finale scudetto maschile tra Venezia e Sassari e il Torneo Pre Mondiale Cinese), al mondo della femminile deve molto, avendo diretto gli Europei Femminili di Riga nel 2019 e, nello stesso anno, i Mondiali Under 19 di Bangkok (dove ritrovò, in un gioco del destino che spesso supera l’immaginazione, proprio Santino Coppa, all’epoca Direttore Tecnico delle Nazionali Femminili della Thailandia) e, dal mondo del femminile non si distacca, non ancora: sarà, infatti, l’unico fischietto italiano presente alle Final 4 di Eurolega di Istanbul.

Presente. La Sicilia, terra dalle mille risorse, come un’Araba Fenice, simbolo del potere della resilienza, pur con la fine di molte delle sue favole cestistiche (Priolo ha rinunciato nel 2014 all’iscrizione alla serie A1, Rescifina e Pcr agli inizi degli anni Duemila), ne ha sapute costruire altre: è il caso soprattutto della Passalacqua Ragusa. Ancora Sicilia, ancora parte orientale, ancora grande basket. Ragusa ha in qualche modo raccolto una sorta di testimone molto simbolico proprio da Priolo, diventando dal 2013 grande protagonista d’eccellenza del nostro basket femminile, con 4 finali scudetto disputate (2014, 2015, 2018 e 2019) e vincendo due Coppa Italia (2016 e 2019), grazie al contributo di allenatori come Nino Molino, Gianni Lambruschi e Gianni Recupido e alla presenza di giocatrici di spessore quali Rebekkah Brunson, Dearica Hamby, Jillian Harmon, Giulia Gatti, Sabrina Cinili, Chiara Consolini e molte altre, sempre con il solido sostegno della Passalacqua Spedizioni. Un “present continuous”, perché la realtà ragusana intende continuare sulla strada dell’eccellenza ancora a lungo.

Futuro. Terra dalle radici antichissime, culla di un immenso patrimonio storico e culturale, patria della cultura occidentale, la Sicilia del basket femminile, sa guardare avanti e sognare. E ricostruire. Così, ancora una volta senza spostare il compasso dell’indagine dalla costa orientale, si incontra la nuova Pcr Messina, rifondata nel 2016 da Cristina Correnti, già giocatrice della stessa Pcr degli anni Novanta ed oggi presidente del Comitato Regionale siciliano della FIP, che si sta dedicando ad una intensa e di buone prospettive attività giovanile. Il serbatoio, dunque, di cui tanto il basket nostrano ha bisogno. La passione che nasce dal basso. Il territorio che dà i suoi migliori frutti.

Di belle speranze è anche l’avventura nata recentemente a Siracusa, “la più grande e la più bella tra le città greche”, come la definiva Cicerone e la più vicina geograficamente a Priolo (meno di 15 km), indiscutibile regina della storia del basket siciliano (resta, ad oggi, l’unica realtà ad aver portato due scudetti ed una Coppa dei Campioni sull’isola: ad oggi, nessun altro club, né femminile né maschile, è riuscito ad uguagliare l’impresa). Alla Cittadella dello Sport della città aretusea si allena, gioca (Covid-19 permettendo…) e soprattutto sogna la Asd Siracusa Basket, con un progetto che guarda al futuro e a più di 200 bambini, voluto fortemente dai fratelli Giovanni e Giuseppe Bonaiuto, una vita da e per il basket, che dal 2020 ha cambiato assetto societario, portando alla presidenza un giovane medico con la passione per lo sport, Elisabetta Caracò, che racconta di aver avuto un bell’esempio: “Sono cresciuta sui campi di pallamano della Cittadella dello Sport, guidata da una grande presidentessa donna che con passione e tenacia ha portato la nostra squadra in serie A.

Lo sport è stato il mio interesse principale, stoppato dall’inizio degli studi di medicina. Ma negli ultimi anni la pallacanestro è stata per me una meravigliosa scoperta. Oggi è un sogno che, partendo da lontano, ha trovato finalmente le condizioni per muovere il primo passo a canestro”. Con le istruttrici Anna Guagenti, Maria Ucciardo e Mimma Pistidda, il responsabile degli istruttori Fabrizio Pistritto e con la collaborazione del preparatore atletico Adriano Pistritto ed il coordinamento della segreteria gestita da Giulia Ragusa, la Asd Siracusa Basket ha lanciato, nel 2019, un nuovo progetto di basket femminile, in una terra che – come visto – parla la lingua della pallacanestro rosa da sempre. Partendo dalle scuole, dal reclutamento, cercando i passi giusti e le prospettive corrette (prima che il Covid-19 bloccasse tutto, o molto, la società guidata da Elisabetta Caracò aveva stretto un gemellaggio con la Passalacqua Ragusa), la ASD Siracusa Basket vuole guardare lontano: “Abbiamo sognato e sperato di creare un nostro sodalizio sportivo – racconta la presidentessa siracusana -.

Sarà che lo sguardo che cade sul mare punta dritto all’infinito, ma pare davvero che la Sicilia, in questo caso orientale, tra passato presente e futuro, sia una meravigliosa terra di basket.

La scommessa più grande? Ovviamente la squadra femminile, con un progetto ampio che tramite lo sport sappia insegnare alle ragazze fiducia, indipendenza e consapevolezza, perché domani possano, sul parquet e nella vita, essere donne nella loro unicità”. E magari anche campionesse, in una terra che non può essere che beneaugurante. Sarà che lo sguardo che cade sul mare punta dritto all’infinito, ma pare davvero che la Sicilia, in questo caso orientale, tra passato presente e futuro, sia una meravigliosa terra di basket. Un’isola (cestisticamente) felice.

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