Cassandra - Maggio 2012

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13 nessuno osa ormai mettere in discussione: e proprio perchè l’informazione ha per oggetto la formazione di un’opinione pubblica che ha il compito di esercitare un certo controllo sul funzionamento dei pubblici poteri. Ecco perché la stampa è chiamata il “quarto potete”; per il suo controllo morale sui tre poteri costitutivi dello stato: il legislativo, l’esecutivo, il giudiziario. È ovvio che dove l’opinione pubblica non ha nessun peso – cioè dove la ragione unica dello stato è il tiranno o il partito unico o la concentrazione degli interessi economici di un gruppo – l’informazione non esiste o non le è permesso di esistere… […] Di per sé, l’informazione dovrebbe essere un fenomeno di conoscenza e, direi quasi, di “fotografia” della realtà […]”. Giulia Testa, I B

Un Grande Pensatore Classico

maggio 2012 Nel 1848 è stato pubblicato un piccolo libro che all'epoca contava appena ventitrè pagine. In apparenza un piccolo libro inoffensivo che, tuttavia, ha in realtà cambiato radicalmente la storia del mondo. Pubblicato in molti milioni di copie e in quasi tutte le lingue del mondo, negli ultimi centocinquant'anni è stato il testo che ha goduto della maggior fortuna editoriale secondo solo alla Bibbia. Sto parlando del Manifesto del Partito Comunista, un testo che la Lega dei comunisti commissiona a Marx ed Engels come il manifesto di questo partito. Di questo testo così influente e decisivo per la storia del mondo, Lenin disse :"Questo piccolo libretto pesa quanto interi volumi. Il suo spirito anima e muove tutto il proletariato organizzato e in lotta del mondo civile". Ma cosa c'è di tanto esplosivo in questo testo così breve? Lo si capisce già dall'incipit: tutta la storia è storia di lotta di

attualità classi; secondo Marx ed Engels a metà dell'Ottocento la lotta di classe si esprime nel conflitto aperto ed insanabile tra borghesia e proletariato. È la prima volta nella storia che qualcuno la interpreta come conflitto originario (prima tra liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba ecc.) che si ripropone anche se attraverso forme diverse. Inoltre Marx inizia già ad abbozzare un'interpretazione del capitalismo: egli infatti vi indica un soggetto storico che ha avuto la forza e - perchè non dirlo? anche il merito di aver permesso il superamento di quel periodo d'ombra rappresentato dal Medioevo e per aver posto la condizioni per ipotizzare l'avvento del proletariato al potere e, con esso e dopo esso, la cancellazione delle classi sociali. In qualche misura già qui Marx, anche se meno rispetto ai testi della maturità più completa, indica nel capitalismo una forza intimamente contraddittoria. Successivamente, negli anni cinquanta dell'Ottocento, Marx affronterà uno dei temi di più grande rilievo filosofico ed economico che vengono affrontati in un testo molto importante del filosofo tedesco, i Manoscritti del 1844: la teoria dell'alienazione. Marx sostiene cioè che, poiché il prodotto del lavoro dell'operaio è un prodotto che gli viene confiscato perché è proprietà del capitalista, quanto più l'operaio lavora, tanto più s'impoverisce, tanto più perde della sua essenza, tanto più viene alleggerito di ciò che invece ne rappresenta la grande potenzialità. Marx poi qui istituisce un paragone piuttosto significati-


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