Formazione & Lavoro 2013 - 2

Page 7

Formazione&Lavoro

Primo piano

Gianni Bottalico Presidente Nazionale ACLI

numeri è una slavina apparentemente inarrestabile e destinata ad allargarsi e a prolungarsi nelle generazioni. Pochi giovani entrano nel mondo del lavoro attraverso vere esperienze professionali e avviano la costruzione di una carriera, anche se non nella forma dell’ormai antico riferimento del “posto fisso”. Altri diventano “disoccupati nativi” già al momento dell’uscita dai circuiti formativi, destinati a restare lontani dal lavoro, nonostante qualche saltuario “lavoretto”. Per loro la transizione scuola-lavoro si è allungata fino quasi a perdere lo statuto di transizione, per divenire un limbo senza limiti prevedibili, un indeterminato e immobile vuoto di opportunità e risorse. Altri ancora vivono una lunghissima iniziazione al mondo del lavoro in un percorso accidentato di alternanza tra vuoti periodi di disoccupazione e lavori precari, svolti in una giungla di occasioni frammentate, sottopagate e squalificanti. Molti giovani tra i 18 e i 35 anni conoscono il mondo del lavoro solo attraverso questi percorsi, che tendono ad annullare il valore del lavoro professionale e a ostacolare la costruzione di una carriera professionale e, spesso, determinano anche la sterilizzazione,

talvolta definitiva, della loro iniziale dote di qualificazione e competenze. Un crescente numero di giovani se ne va dall’Italia, tornata a essere Paese di emigrazione: nel 2012, si sono registrate 132 mila iscrizioni all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE), alle quali vanno aggiunte molte decine di migliaia di emigrati non cancellati dall’anagrafe dei residenti. In prevalenza sono giovani, molti con una laurea, apparentemente più apprezzata in Germania e in Svizzera che in Italia. Cresce anche il numero di giovani che va a studiare all’estero o, almeno, a finire gli studi universitari, anche se non mancano in Italia le eccellenze universitarie. Con queste scelte i giovani denunciano che saperi e competenze non sono riconosciuti in Italia. Alcune delle cause di questa situazione sono contingenti, ma provocano una strutturale ridistribuzione dei posti di lavoro disponibili a svantaggio dei giovani, almeno di quelli di oggi. Tra queste c’è la riforma delle pensioni, che ritarda il fisiologico ricambio generazionale nel mercato del lavoro, tanto che il tasso di occupazione nella fascia tra i 55 e i 64 anni è passato negli ultimi tre anni dal 36,6% al 42,1%. È improbabile che un’ordinaria ripresa del ricambio possa smaltire l’accumulo di

La disoccupazione giovanile non è solo una delle tante emergenze della crisi: è la rappresentazione più evidente del carattere strutturale della crisi occupazionale e del lavoro. C’è di più dell’emergenza solitamente evocata!

giovani disoccupati. C’è anche il blocco del turnover nella pubblica amministrazione, annuncio di permanente contenimento dell’impiego pubblico. Come concausa della disoccupazione giovanile viene talvolta indicata anche la distanza che separerebbe i sistemi educativi dal mondo del lavoro. Sicuramente non sono contingenti gli effetti più generali della crisi che hanno scardinato i dispositivi più fragili dei nostri sistemi – nazionali ed europei - economici, sociali e politici, mettendo in evidenza ritardi e inadeguatezze di quei sistemi e l’assenza di

2/2013

7


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.