Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze

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la sua intensità dipendono dalla lunghezza d’onda (#) utilizzata. Inoltre, non sempre due esemplari di uno stesso minerale hanno lo stesso comportamento agli UV, perché impurità e difetti strutturali possono modificare l’emissione. Spesso vengono utilizzate radiazioni UV a diversa #: 366 nm (lunga), 312 nm (media) e 254 nm (corta). Si possono verificare casi in cui la fluorescenza si osserva per entrambe le lunghezze d’onda (e spesso con colori diversi) o per una sola.

Collezione elbana La collezione elbana fu così battezzata da Federico Millosevich, direttore del Gabinetto di Mineralogia, che nel 1914 pubblicò un catalogo ragionato delle raccolte elbane, dal titolo “I 5000 elbani del Museo di Firenze”. Nell’introduzione Millosevich precisa che la collezione risulta dall’accorpamento di tre diverse raccolte, il materiale antico del Settecento e primo Ottocento, la raccolta Foresi e quella Roster, acquistate rispettivamente nel 1877 e nel 1888. La collezione Foresi è presente con circa 2500 esemplari, la Roster con 1500 e i restanti risalgono alle collezioni preesistenti nei depositi del Museo. Purtroppo solo per la collezione Roster esistono dettagliatissimi cataloghi originali, mentre per la Foresi solo elenchi sommari. Dell’Isola d’Elba si possono ricordare zone di particolare interesse come il Monte Capanne, le pegmatiti di San Piero e Sant’Ilario in Campo, le miniere di Rio ed infine quelle di Calamita. Tutte queste zone sono significativamente rappresentate nella collezione elbana, con particolare evidenza di campioni della zona pegmatitica di San Piero e Sant’Ilario e di quelli delle miniere di mineralogia e litologia

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