Via Buonarroti 41

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via Michelangelo Buonarroti scultore architetto 1475-15644

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Albero genealogico

Vittorio e Maria

Paolo e Anna

Pierpaolo, Alessandra, Francesco

Agostino, Domenico

Guido, Marco, Margherita

James, Lisa, Giulia, Daniele, Francesco, Elena, Pietro, Marta

Carla e Franco

Pierfranco e Elisa

Nicoletta, Paolo

Francesca, Paola, Daniela, Luca

Leone, Diletta, Caterina, Nicola

Riccardo, Sara, Matteo, Emilia, Filippo, Cecilia

Nicoletta

Matilde e Giovanni

Emanuele Viola

Leone e Cesarina

Cesarina e Agostino

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Atto di acquisto del terreno, giugno 1900

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Prima casa costruita, poi abbattuta nel 1961

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Casa che venne costruita in seguito, terminata nel 1965

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www.comune.milano.it/graficheincomune La biblioteca virtuale della grafica e dell'illustrazione libraria del Comune di Milano in un "clic"

1. Mappa di Milano, 1884

Vol. EE 28, tav. 4

risorsa graficheincomune.comune.milano.it/GraficheInComune/immagine/Vol.+EE+28,+tav.+4/Vol. EE 28, tav. 4

cazione une di Milano olta delle Stampe "Achille Bertarelli"

rtenze

ere sono tutelate dal diritto d'autore (legge 22 aprile 1941, n. 633 e integrazioni). zo di immagini riproducenti opere di artisti viventi o morti da meno di 70 anni, quindi non ancora di Pubblico Dominio 10 izzazione dell'avente diritto o della SIAE, sezione OLAF, se quest'ultima lo rappresenta.


Via Buonarroti 41, Milano

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2. Cesarina, 6 luglio 1906

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Foglia di Tilia

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3. Leone con la piccola Cesarina, 6 luglio 1906

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Laurus Nobilis

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4. Leone e Nicola, 18 ottobre 1904

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Agropyrum repens

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5. Nicola, Cesarina e la piccola Cesarina, 6 luglio 1900

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Leucanthemum vulgare

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6. Olga, 2 marzo 1903

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Cedrus libani

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7. Cesarina e Cesarina, 11 maggio 1911

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Prunus avium

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8. Nicoletta, Pierfranco, Maria e Carla, 27 giugno 1955

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Laurus cerasa

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9. 15 giugno 1975

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Rosa chinensis

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10. 20 Ottobre 1975

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Quercus

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Cronistoria della proprietà (appunti di Giovanni)

Il terreno che oggi appartiene alla mia famiglia faceva parte, in un tempo ormai lontano, di un appezzamento più vasto, messo insieme dalle Suore che l’avevano acquistato in epoche successive. Più esattamente, con rogito del dr. Allocchio Stefano, le Suore suddette entravano in possesso con cuore d’umiltà ripieno del primo vasto appezzamento di terreno. Convinte dalla buona opera, convertivano rapidamente le restanti elemosine vitaminizzate da un sano mutuo di 100.000 lire della Cassa di Risparmio in altrettanti metri quadrati il 28.6.1895, a rogito del sempre pio dr. Allocchio Stefano, che trafficando in beni ecclesiastici era riuscito, con l’aggiunta di due brevi lettere (una h e una i) a sottrarre il suo cognome ad un pesante retaggio. In quel tempo felice che da poco si era staccato dalla cornucopia divina, la parola detta era duro impegno e gli atti legali nella chiara trasparenza delle formule rivelavano appunto la fiduciosa certezza di una vita sorridente. Al calare del secolo gli occhi cerulei di un giovane paterfamilias fecero breccia nel cuore maturo di Poma Rosa, sorella a Dio votata e con rogito del dr. Bianchi Carlo il giovane felice, mio nonno, poté misurare a lenti passi la sua terra. A settentrione un lungo muro delle pie donne lo protegge dal vento gelido dell’inverno; a levante il primo raggio è suo, perchè niun ostacolo oppone l’ampia via cittadina che ad uno scultore pietoso si nomina; a mezzodì il dio termine è dalla parte sua che giustamente le spalle al sicuro volle e ad occidente, come si conviene, accoglie il giorno che morendo va l’ampia preghiera delle pie sorelle. Generazioni future ricordate: l’atto d’acquisto è nelle mani nostre: 1927 di Catasto urbano porta il numero; è indicato sulla pubblica via al n. 37. Ma passati furono soltanto pochi giorni che il giovin signore dal ceruleo sguardo acquistare volle là dove il sole più caldamente

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brucio (intendo a mezzogiorno, o ottuso discendente), ed il solerte dr. Bianchi il 15.7.1898 con atto notarile gli diede con legge pienezza di possesso. Venditrice è la Soc. Fondiaria Milanese, che di palanche ne tiene assai e di terreni non manca mai. Questa Società l’aveva prima acquistato in due fiate, il 22 febbraio 1887 e il 18 maggio 1888 dietro pressione del notaro Allocchio, che sull’affare aveva posato l’occhio. Non ci sono vincoli, nè legami; tutto era facile in quei dì lontani. Passano i giorni, passano gli anni, ahimè si affacciano i duri affanni: siamo nel 1906 al suo finire e di soldini c’è da svenire: ma in dicembre Gesù Bambino è per fortuna assai vicino: così per l’inverno arriva non della lana ma un acquirente con tanta grana. E’ l’ingegner dottor Ballerio, grave nel fisico e nel volto serio: egli desidera presto acquistare e subito l’atto legalizzare: perciò il Gallavresi, senza una lagna, prende il trentotto e viene in campagna. D’un balzo eccoci al 1908, quando il progresso non va più al trotto, ma esso avanza con il motore, tra puzzo, polvere e molto rumore. Il biondo signore vive felice fra pezzi e ruote che san di vernice e per il suo mostro un riparo vuol fare, laggiù nell’orto senza scavare.Chiede il permesso di costruzione, con volto aperto senza finzione; le povere donne non sanno che fare e pregan Casati di voler consigliare. Poi con un atto sistemano tutto ed il giovin signore può goderne il frutto. Ma nell’ottobre del 1908 vien per le Suore un gran quarantotto; mancano i soldi per il mutuo agrario, prima pagato con perfetto orario; perciò esse vendono un ampio terreno a Galimberti di mezzi pieno: questi dichiara di fare suoi gli atti prima dal nonno assai ben redatti. Galimberti compra il terreno che guarda su via Buonarroti e interessa noi; dice genericamente che assume le servitù e gli obblighi derivanti dagli atti del nonno (Leone) di cui conosce il tenore. Poi nel ‘12 ei pone mente di acquistare verso occidente e le pie


donne gli vendon terreno che egli cinta con muro pieno. Ma nel ‘18 i grossi guai coinvolgon tutti, anche chi sai, e Galimberti dai debiti stretto vende terreno a un prezzo netto: ma avanzerĂ soldi, o meglio milioni: vuole un pacchetto di buone azioni.

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Note di Paolo alle fotografie

1. “Mappa di Milano che raffigura il piano regolatore del 1884 fatto da Cesare Beruto. Il piano era stato pensato per risolvere i problemi di circolazione in varie zone della città, tra cui la piazza d’armi, situata vicino a casa nostra. Esso prevedeva un ampliamento e un riordino della città, limitando le piccole vie strette e favorendo grandi viali e piazze ampie. E’ in questo contesto che Via Buonarroti viene considerata per la prima volta all’ interno del circondario cittadino, sebbene in una zona ancora periferica.” 2.“Quando la casa è stata costruita, nei primi anni del 1900, si trovava in quella che all’epoca era la periferia di Milano. Era una zona molto verde. Dietro la casa c’era un piccolo fiume e davanti un grande viale, troppo grande per le poche macchine che passavano in quegli anni. La signora nella foto è Cesarina, mia nonna. La fiera universale arriverà nel 1906. La foto, quindi, ritrae una situazione in forte evoluzione e spiega la costruzione della villa proprio in via Buonarroti, che qui si mostra ampia, con gli ipocastani ancora “giovani”. Questa ampiezza sono riuscito a vederla anch’io fino alla costruzione della via tranviaria che poi è diventata un parcheggio. Buonarroti era ampia per fare passare i cortei del capo dello stato o di famosi personaggi esteri in arrivo alla Fiera Campionaria che si svolgeva annualmente. Oggi di quanto ritratto in questa fotografia sono rimasti solo gli alberi, molto più grandi, e la chiesa: la nostra casa ora ha quattro piani in più, il viale è sempre intasato di macchine e sullo sfondo, al posto delle Alpi, svettano tre grattacieli.” 3. “Il nonno Leone era molto legato alla sua unica figlia Cesarina. Quando le giornate diventavano calde abbastanza passava molto tempo nel giardino di casa nostra a giocare con lei e con i cani. Al battesimo di sua figlia fece piantare lungo tutto il muro che delimitava la nostra proprietà delle piante di

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alloro, così che, nel giro di qualche anno, crescesse una folta siepe. L’ alloro, infatti, è una pianta con una forte simbologia. Essendo una sempreverde è simbolo di immortalità e, secondo credenze popolari, l’alloro non è mai colpito da fulmini, proteggendo anche le case vicine ad essa. Questo spiega anche perchè il nonno abbia deciso di delimitare tutto il perimetro con questo tipo di pianta.” 4. “I due fratelli Leone e Agostino, il primo seduto e l’altro in piedi, davanti alla casa. La casa era stata spartita equamente: la parte sinistra è di Leone quella destra con scala che porta all’ammezzato è di Nicola. Si vede una delimitazione nei pressi della villa che fa il recinto attorno alla casa per i cani che erano liberi di scorazzare e difendere la casa che si trovava in periferia. Il giardino è composto da grosse aiuole delimitate da vialetti ad andamento quasi casuale. La vegetazione non appare chiaramente, sembra omogenea, ma è fatta da di diverse essenze.” 5. “Questa foto è stata scattata appena terminati gli ultimi lavori della casa. Ritrae Nicola con mia mamma e mia nonna. La foto è sicuramente stata scattata da Leone, che era molto appassionato di fotografia. La villa inizialmente era stata divisa in due, ma successivamente Nicola con sua moglie tornarono in Svizzera, lasciando la villa a Leone e alla sua famiglia.” 6. “La foto mostra il giardino visto voltando le spalle alla casa e guardando in diagonale verso il cedro in fondo a destra. Il vialetto, come già visto, gira in tondo tra aiuole strutturate come al solito con piantine di rose sul bordo insieme a piante da frutto. La donna è una violinista amica di casa con cui mia nonna faceva concerti nel salone della villa, essendo diplomata in piano al conservatorio. Si diceva


che la nonna eseguisse concerti a quattro mani con la collega. Erano molto apprezzati soprattutto dalle cameriere che facevano i lavori a ritmo di musica.” 7. “Gli anni passano e in fondo a destra compare il garage, si notano diverse piante da frutto, tra cui spicca il ciliegio in fiore. Il ciliegio ci scandiva le stagioni, quando ancora l’aria era fredda cominciavano a sbocciare le prime gemme e allora sapevi che da lì a poche settimane, con l’arrivo del caldo, avremmo visto i primi fiori del giardino. Quando oramai le giornate erano lunghe e l’estate era alle porte si potevano cogliere i primi frutti, già rossi e succosi. Per tanti anni l’hanno fatto insieme mia nonna e mia mamma, con Faust che, accucciato, le guardava.” 8. “Abbiamo scattato questa foto nel 1955, ritrae i quattro fratelli più grandi, io, il più piccolo, sono stato rilegato a fotografo. In quegli anni si cominciavano a sentire sempre di più i rumori delle automobili che passavano davanti a casa. Noi avevamo una Dodge, che all’epoca era una macchina molto tecnologica: aveva già i lampeggianti, mentre le altre macchine avevano ancora delle piccole frecce che venivano usate per indicare la direzione di svolta. La composizione della foto non è casuale, infatti si voleva inquadrare, oltre ai miei fratelli, anche la casa, che da lì a pochi anni sarebbe stata rasa al suolo. Si vede anche il tiglio, ancora piccolo. Negli anni successivi è diventato il simbolo della casa essendo molto alto e parecchio vicino alla casa. Faceva in modo che anche dai piani più alti comunque si avesse la sensazione di essere all’interno del giardino.”

Intorno ci sono i miei fratelli con le rispettive mogli. La festa è fatta in fondo al giardino sulla sinistra presso un vecchio Acer negundo che morirà non molto dopo. Oltre la cancellata si intravvede un giardino con poche piante, ora è un bosco che ci salva dalla costruzione di una casa di fronte alla nostra.” 10. Si può vedere un momento importante per il giardino: la messa a dimora della quercia bifida che sostituisce il vecchio cedro piantato da mio nonno Leone all’inizio del 1900. Venne scelto proprio questo tipo di pianta perchè si voleva rappresentare la famiglia, che finalmente si era trasferita tutta nella nuova casa oramai pronta da quasi dieci anni. Tuttavia non si era pensato che la biforcazione indebolisse molto la struttura dell’albero, in quanto i due rami tendono ad allontanarsi sempre di più fino a spezzarsi.

9. “La foto è stata scattata in giardino durante una festa pomeridiana, probabilmente per il compleanno di mio papà Agostino.

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Libera UniversitĂ di Bolzano FacoltĂ di Design e Arte Laurea in Design e Arte - Curriculum Design Progetto C3: Things That Talk Workshop tenuto da Luca Capuano. Supervisione: Mauro Bubbico, Gianluca Camillini, Elisabetta Rattalino. Progetto di Pietro Coda.

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