Il Minotauro Dicembre 2019

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Il Minotauro Problemi e ricerche di psicologia del profondo

ISSN 2037-4216 Anno XLVI - n.2 Dicembre 2019



Anno xlvi – Vol. n. 2 DICEMBRE 2019

IL MINOTAURO PROBLEMI E RICERCHE DI PSICOLOGIA DEL PROFONDO


IL MINOTAURO Rivista fondata in Roma nel 1973 da Francesco Paolo Ranzato www.rivistailminotauro.it ORGANO UFFICIALE DELLA SCUOLA DI PSICOTERAPIA ANALITICA AIÓN Via Palestro, 6, 40123, Bologna Tel: 348.2683688

GRUPPO PERSIANI EDITORE Piazza San Martino, 9/C - 40126 Bologna - Italy Tel. (+39) 051 99.13.920 - Fax (+39) 051 19.90.12.29 info@persianieditore.com

www.persianieditore.com Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 24236 Testata registrata al Tribunale di Bologna, aut. n. 8034 del 28 Gennaio 2010 DIRETTORE RESPONSABILE LUCA VALERIO FABJ COMITATO SCIENTIFICO Luca Valerio Fabj, Angelo Gabriele Gabriele Aiello, Elena Acquarini, Antonio Grassi, Francisco Javier Fiz Pérez, Roberto Filippini REDAZIONE Sara Barabani, Loris Di Bella, Silvia Paglia STAMPA: PressUP s.r.l. SERVIZIO ARRETRATI E ABBONAMENTI TEL. 051-99.13.920 - FAX 051-19.90.12.29 Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 10:00 alle13:30 e dalle 15:00 alle 18:30 Abbonamento Annuale - 2 numeri: € 15 Abbonamento Biennale - 4 numeri: € 28 Modalità di pagamento: Con carta di credito seguendo la procedura su www.rivistailminotauro.it Oppure con Bonifico su c/c bancario IBAN: IT 11 Y 05387 02419 000002119149 intestato a Gruppo Persiani Editore Srls, specificando nella causale nome, cognome, e “abbonamento alla rivista Il Minotauro”. Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/BO.


Sommario Articoli: Editoriale di Luca Valerio Fabj ............................................................................................... 5 Inconsci e coscienza: un confronto tra distinte prospettive psicologiche di Benedetto Tangocci ........................................................................................... 15 Mente dinamica versus mente cognitiva. I processi di simbolizzazione spiegati con un modello cognitivista alternativo al mito della censura freudiana. di Alessandra Signorile .......................................................................................... 33 Le pietà di Michelangelo: percorso di espressione dell’anima di Maria Ortolano ............................................................................................... 47 Prometeo incatenato: la speranza estinta di Giuseppe Capone .............................................................................................. 61 Il coaching all’interno delle dinamiche di gruppo. Risvolti applicativi nell’ambito aziendale di Javier Fiz Perez e Ludovico Margio ................................................................... 69 Personal branding: progettazione di un piano di Self Marketing e di “accreditamento” nel contesto lavorativo di Javier Fiz Perez e Diana Musacchio ................................................................ 107 Mosse estetiche tra Presenza e sguardo. Mindfulness come esercizio di riconoscimento simbolico di Ivan Paterlini ................................................................................................. 155

Recensioni ....................................................................................................... 166



LA PSICOANALISI COME SCIENZA CLINICA Editoriale di Luca Valerio Fabj

In un’epoca di riduzionismo nella società in generale e nella medicina in particolare, ho cercato di mantenere viva la vita della mente…Siamo pertanto guardiani di una «fiamma» che ci ricorda che siamo molto di più del nostro genoma o dei nostri circuiti neurali

Glen O. Gabbard , 2015, p. xx

Ellenberger ci ricorda nei suoi scritti come Hitler e i nazisti dal 1934 – data della loro presa di potere – al 1938, dopo l’occupazione di Vienna «[…] soppressero le società di psicoanalisi e di psicologia individuale e distrussero tutti i libri di Freud e Adler, come già avevano fatto in Germania» (Ellenberger 1970).1 Gli stessi libri furono fra quelli utilizzati come combustibile del rogo della civiltà occidentale che alimentò la famigerata “Notte dei Cristalli”, quando, contemporaneamente, in Germania, Austria e Cecoslovacchia fra il 9 e il 10 novembre 1938, tutti i testi considerati contrari alla scienza, politica e visione dell’uomo del regime nazista vennero dati alle fiamme e inceneriti. Da lì il fuoco della barbarie si estese a tutta l’Europa, sostenuto dal fanatismo della scienza, cultura e sociologia del pensiero unico di Adolf Hitler e dei suoi accoliti. Per uno strano scherzo del destino (o forse no?) proprio nelle medesime date del mese di novembre di quest’anno il nuovo “Nazismo Scientifico” – nascosto sotto l’accattivante termine di “Bio Etica” – sferra il suo nuovo attacco contro la psicoanalisi dalle testate di La Repubblica e L’Espresso, ad opera di un Accademico a capo della nuova commissione di epurazione della “razza impura” delle teorie da essa considerate come pseudo o anti scientifiche, ovvero non “ariane” e come tali inutili e pericolose all’interesse del nuovo ordine mondiale del “Reichstag” indiscutibile e supremo della certezza scientifica. Secondo queste nuove “camicie brune” dello scientismo supremo, la psicoanalisi sarebbe una pseudoscienza paragonabile all’omeopatia, del tutto inefficace nella 1 Henri F. Ellenberger, La scoperta dell’Inconscio, Bollati Boringhieri, Torino 1976.

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INCONSCI E COSCIENZA: UN CONFRONTO TRA DISTINTE PROSPETTIVE PSICOLOGICHE Benedetto Tangocci la plus belle ruse du diable est de vous persuader qu’il n’existe pas.

Charles Baudelaire

INTRODUZIONE Lo sappiamo, la psicologia non è una disciplina monolitica bensì un variegato insieme di modelli, teorie e orientamenti solo parzialmente sovrapponibili, quando non in aperta contraddizione. Un aspetto fonte di grandi divergenze è stato – e troppo spesso ancora è – il concetto di inconscio: essenziale per tutta la Psicoanalisi; relegato nella famosa “scatola nera” dal Comportamentismo; ribattezzato con termini come “implicito”, “tacito”, “non consapevole”; o addirittura negato. A tutt’oggi non è inconsueto leggere due articoli che citando le scoperte delle neuroscienze affermano, l’uno che non essendone stata trovata in alcun luogo la sede l’inconscio non esisterebbe, l’altro che i processi sottocorticali ne proverebbero l’esistenza. D’altronde la Scienza è ben lungi dall’avere trovato anche solo una definizione condivisa di “coscienza”, meno che mai la sua sede, non può pertanto stupire che relativamente al concetto di inconscio le sue scoperte si prestino ad interpretazioni contraddittorie. Inevitabilmente, cercando di comprendere noi stessi intraprendiamo un complicato lavoro di “reverse engineering”, ci costruiamo rappresentazioni di come pensiamo che siamo fatti e con esse operiamo, poi le sottoponiamo sì (o almeno dovremmo) a verifica sperimentale, tuttavia la rappresentazione stessa determina tanto la prospettiva da cui osserviamo, quanto l’interpretazione delle osservazioni. Troppo facilmente dimentichiamo che «a map is not the territory it represents» (Korzybski, 1933, p. 58). Lo stesso territorio può essere rappresentato da mappe più o meno conformi ad esso, ma anche da mappe basate su aspetti diversi (cartine politiche, idrogeologiche, climatiche, altimetriche, ecc...), ovvero tra loro incommensurabili (Kuhn, 1970), e poiché in psicologia lavoriamo con costrutti non univocamente definiti, come “coscienza” o “inconscio”, è facilmente comprensibile l’esistenza di opinioni, studi ed interpretazioni differenti, giacché probabilmente essi non stanno neppure parlando della stessa cosa. Ecco perché ritengo sia utile esplorare i significati dei lemmi, probabilmente non per giungere in questa sede ad un’univoca definizione, ma quantomeno per avere consapevolezza dell’esistenza di linguaggi diversi e tentare di arricchirsi comprendendone le reciproche sfumature. 15


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MENTE DINAMICA VERSUS MENTE COGNITIVA I PROCESSI DI SIMBOLIZZAZIONE SPIEGATI CON UN MODELLO COGNITIVISTA ALTERNATIVO AL MITO DELLA CENSURA FREUDIANA Alessandra Signorile* *Dottoressa in Filosofia analitica con un forte interesse per la psicologia cognitiva. Università Cattolica del Sacro Cuore. Via Giappone 54 g Termoli CB 86039, e-mail: alessandra.s1985@libero.it.

SIMBOLIZZAZIONE E INCONSCIO: PREMESSE TEORICHE Se un secolo fa il paradigma psicoanalitico era quasi l’esclusiva colonna portante delle scienze mentali, dagli anni cinquanta, il metodo di Allan Mellis (sviluppatosi proprio in seno alla psicoanalisi) avrà un’eco altrettanto forte per la psicologia moderna e contemporanea, non più univocamente incentrata su concetti edipici, pulsioni e principio di realtà, cioè non solo sui contenuti mentali ma anche piuttosto, sulle modalità, gli schemi attraverso cui la mente elabora le informazioni. Attualmente i vari paradigmi psicologici convivono gli uni accanto agli altri spartendosi compiti e risposte a seconda delle esigenze teoriche, ma in casi come questo, la distanza metodica rischia di impedire una reale sistematicità scientifica, in quanto le nuove scoperte e i nuovi approcci, spesso, sono nettamente distanti se non addirittura contrapposti alle premesse teoriche passate e queste ultime continuano ad assurgere al ruolo di assiomi e di pilastri fondanti, prive realmente di riscontri empirici; vanno a condizionare l’intero sistema disciplinare con la stessa forza di un mito che condiziona la storia. In questo caso particolare colpisce la distanza tra inconscio dinamico e inconscio cognitivo, che riflette una perdurante disconnessione tra coloro che affermano di osservare il fenomeno o i suoi effetti e coloro che ribadiscono la necessità di precisare e valutare questo costrutto con il massimo rigore. Si vuole avanzare una proposta d’ipotesi: trovare un modello cognitivo ed evoluzionistico, esplicativo, che riesca a mettere in luce le cause sottostanti ai processi di simbolizzazione (sogni, lingua, arte, mito e in genere ogni comportamento propriamente simbolico) mettendo in dubbio la teoria freudiana della rimozione per mezzo di un approccio logico e verificabile. Un dizionario attuale di psicologia definisce il simbolo in questo modo: Termine derivante dal greco synballein, che significa mettere insieme. In origine, designava le due metà di un oggetto spezzato, un anello o una moneta, ad esempio, ricomponibile attraverso il loro avvicinamento: in

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LE PIETÀ DI MICHELANGELO: PERCORSO DI ESPRESSIONE DELL’ANIMA Maria Ortolano Un’opera d’arte ha un autore, e tuttavia, se essa è perfetta, possiede qualcosa di essenzialmente anonimo. Essa imita l’anonimato dell’arte divina.

Simone Weil, Quaderni.

«La nostra vita è psicologica, e lo scopo della vita è quello di far di essa psiche, di trovare nessi tra vita e anima» (J. Hillman, Re-visione della psicologia, p. 14). Il nesso tra vita e anima è il filo conduttore di questo lavoro che origina dal pensiero di Hillman e percorre le vie straordinarie dell’arte. Secondo la psicologia hillmaniana “Anima” si riferisce «all’approfondirsi degli eventi in esperienze e la densità di significato che essa rende possibile [...] deriva dal suo speciale rapporto con la morte» (ibidem, p. 15). La dimensione dell’anima è la profondità e per poter farne esperienza occorre procedere verso il basso. L’Anima si esprime per immagini, è il luogo della fantasia, dei colori, della creatività. Ma è anche il regno dell’oscuro, del mistero: nell’anima L’io incontra il non-io e si apre all’infinito, a strade magnifiche, inesplorate e spaventose tracciando percorsi che Jung definisce “processi di individuazione” e Hillman “fare anima”. Le immagini, respiro e nutrimento del mondo interiore, si presentano a noi nel sogno e in tutto ciò che è attività creatrice libera e profonda. Ciò fa dell’arte, figlia del sogno, un’altra via regia che porta all’Anima. L’artista, secondo Hillman, è colui che rivela lo straordinario nell’ordinario, che guarda l’ordinario con l’occhio straordinario dell’intensificazione divina (J. Hillman, Politica della bellezza, p. 93). L’artista è portatore d’anima alla vita, è colui che più di tutti manifesta, con la sua essenza, la «mentalità istintiva dell’inconscio» (Cfr. C.G. Jung, L’io e l’inconscio, p. 96) facendole spazio nel mondo con una ricchezza immaginale fuori da ogni pensiero letteralizzato. Michelangelo Buonarroti, il Sublime, uno dei più grandi Maestri di tutti i tempi, così lontano cronologicamente dalle teorie hillmaniane, le racchiude con semplicità e armonia nella sua Opera e, primariamente, nella sua vita. La conoscenza dell’Anima è un percorso, è un cammino, lei stessa è in perenne movimento. Origina dalle profondità più sconosciute della psiche e preme per essere contemplata anche dalla finitezza della vita cosciente, “di sopra”. La psicologia dell’Io, nel senso di una fede incondizionata nella logica e nel ragionamento, nella misura e nell’equilibrio, è sempre esistita e ha generato e continua a generare illusioni d’onnipotenza. Ma quando l’Io, deposte le armi, si avventura nella profondità dell’inconscio si sprigiona una primavera nuova di possibilità. Le Pietà di Michelangelo seguono questo percorso verticale verso il basso fino 47


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PROMETEO INCATENATO: LA SPERANZA ESTINTA Giuseppe Capone Oltre che nella Teogonia di Esiodo la tradizione del mito di Prometeo è affidata alla tragedia di Eschilo Prometeo Incatenato, che faceva parte di una trilogia andata perduta. Nella tragedia di Eschilo il mito di Prometeo ci viene proposto come un maestoso e significativo racconto, che si apre con una scena terribile di punizione e si chiude con un’analoga scena di sventura. Efesto, nella terra più lontana e inaccessibile agli uomini, deve incatenare ad una rupe Prometeo per il furto del fuoco donato agli uomini e origine di ogni arte. Si tratta di una terribile punizione, che Efesto compie a malincuore, perchè Prometeo è divino al pari di lui e perchè si tratta di un supplizio perenne, lontano da ogni possibilità di consolazione e liberazione. Prometeo ha ignorato gli ordini del padre, non ha temuto l’ira degli dèi, ha dato agli uomini ingiusti privilegi. Solo la tracotanza, la smisurata superbia ha fatto dimenticare a Prometeo che l’unico vero potere, l’unica vera libertà è quella di Zeus. I ceppi che Efesto costruisce penetrano profondamente e avvolgono come una rete l’intero corpo di Prometeo; questo richiede l’ordine di Zeus, questo è costretto a fare il riluttante Efesto. Ad assistere alla scena stanno la silente Bia, la violenza e l’incalzante Krtos, la forza, che prima di allontanarsi dal luogo del supplizio irride a Prometeo, che nonostante la sua preveggenza, non è stato in grado di prevedere la sua sorte. A questo punto il protagonista del dramma entra in scena, chiamando a testimoni della sua pena le grandi potenze cosmiche, Terra, Sole, Etere e Venti, il suo è soprattutto un grido di protesta, un urlo di ribellione. Cosa accadeva agli uomini mentre Prometeo era incatenato alla roccia? E dove si trovavano gli uomini mentre Prometeo soffriva per il danno arrecato agli dèi? Prometeo incatenato alla roccia vive la propria agonia e alle sue spalle, proprio dietro la pietra, gli uomini con il capo chino forgiano un pezzo di metallo. Quest’immagine che interpreta il mito al di là delle sue maglie narrative ci riferisce un’umanità distaccata da Prometeo, intenta solo a forgiare il metallo grazie al dono ricevuto dal Titano, ma disinteressata alla sua sorte. Prometeo appare solo, tutte le figure che gli si avvicinano per compatirlo non appartengono al mondo degli uomini, e gli stessi uomini sono lontani dal mondo dei Titani. 61


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IL COACHING ALL’INTERNO DELLE DINAMICHE DI GRUPPO RISVOLTI APPLICATIVI NELL’AMBITO AZIENDALE Javier Fiz Perez e Ludovico Margio

INTRODUZIONE Lo sviluppo del coaching nell’ultimo decennio è sintomo di quanta importanza ci sia nei rapporti interpersonali, nell’accoglienza e nel potenziale umano. Una cultura di coaching cambierebbe radicalmente ciò che viviamo oggi nella sfera sociale e, visti i risultati a livello individuale, aziendale e di team, avremmo solo aspetti positivi. Il coaching nasce dalla richiesta di supporto degli individui nel raggiungimento di diversi obiettivi. Nella pratica del coaching ci sono due attori: il coach, che funge da strumento e usa le sue competenze per co-creare il miglior percorso con il cliente, e il coachee, che può essere un singolo o un gruppo e rappresenta chi necessita di questo tipo di supporto per raggiungere un obiettivo specifico. L’International Coaching Federation ha sviluppato undici competenze chiave per fornire una maggiore comprensione delle capacità e dell’approccio di coaching; sono divise in quattro categorie: stabilire le basi, co-creare la relazione, comunicare con efficacia, facilitare apprendimenti e risultati. Il coaching porta ad una crescita personale e a uno sviluppo ulteriore dell’intelligenza emotiva ed è molto richiesto nelle aziende visto che la sua applicazione ha fatto registrare dati interessanti nell’incremento del roi, nella riduzione di conflitti, lamentele, stress e problematiche di varia natura. Considerando le numerose e insidiose dinamiche che vanno a crearsi nel gruppo, analizzeremo il tipo di intervento e gli strumenti che il coach può adoperare. Vengono approfonditi diversi modelli, tra cui gli stadi dello sviluppo del team di Whitmore, il modello grow e il modello di sviluppo del team del professor Bruce Tuckman. In tutti i modelli, il ruolo del coach è quello di coltivare resilienza, autonomia, forza e co-responsabiltà del gruppo. Le differenze tra gruppo e team si distinguono a seconda di una serie di criteri: la costituzione, l’atmosfera, l’impegno, la collaborazione, ecc. Chi fa squadra risulta più forte di chi non la fa, di chi, con egoismo e indifferenza, rema da solo verso i propri obiettivi. Per questo la condivisione è la forza dei team vincenti e fa la differenza nei team aziendali e sportivi. Il team working è una strategia che deve essere presente nel bagaglio del team coach, tanto quanto l’empatia nel caso del coach verso il singolo. Il processo di 69


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PERSONAL BRANDING: PROGETTAZIONE DI UN PIANO DI SELF-MARKETING E DI “ACCREDITAMENTO” NEL CONTESTO LAVORATIVO Javier Fiz Perez e Diana Musacchio 1. REALIZZAZIONE DI UN BUSINESS PLAN PER CREARE IL PROPRIO BRAND 1.1 Definizione del Personal Branding e del Self Marketing Il Personal Branding è l’attività con cui il singolo riesce a consapevolizzare e, poi, strutturare il proprio brand, ovvero la propria marca personale, e si può tradurre in un linguaggio più consono al mondo aziendale con “Self Marketing”. Il marketing di se stessi comprende tutte quelle azioni che ognuno di noi compie quotidianamente in ambito lavorativo e privato. Questo processo può essere classificato come ciò che viene detto, sentito e pensato a livello collettivo dalle persone riguardo l’immagine del singolo e sul ruolo che questo occupa. Il riferimento è, dunque, un contesto molto ampio ed è necessario riuscire a bilanciare in modo equilibrato il lavoro, inteso come mix di carriera e ambizione, e la propria vita privata. Costruire il proprio brand consiste nel creare una buona immagine di sé, riuscendo a comunicarla con le strategie comunicative più adatte. Attualmente, il mondo del lavoro sta cambiando profondamente e si parla di un futuro che vedrà un mercato fortemente polarizzato: le occupazioni tradizionali, che richiedono un livello di competenze medio e, dunque, la maggior parte dei posti di lavoro (da quelli d’ufficio a quelli di fabbrica) si sta progressivamente riducendo; è quindi in atto questa polarizzazione del mercato verso gli estremi, ad alta e bassa specializzazione. Proprio l’affermazione di un mondo più digitale e automatizzato, in cui software, algoritmi e quant’altro prescindono e precedono le nostre azioni quotidiane, ne è causa determinante. Questo quadro emerge dalla lettura dei dati raccolti nell’ultimo Outlook sull’occupazione dell’Ocse,1 in cui si analizza la dinamica del lavoro nel periodo 1995-2015 e si evince come sia proprio l’adozione della tecnologia a produrre il cambiamento.

1 Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

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MOSSE ESTETICHE TRA PRESENZA E SGUARDO MINDFULNESS COME ESERCIZIO DI RICONOSCIMENTO SIMBOLICO Ivan Paterlini 1. L’EPIDERMIDE DEL MONDO James Turrell è un artista legato all’Arte ambientale e uno dei maggiori esponenti di Light and Space. Le opere di Turrell coinvolgono esplorazioni di luce e di spazio e molte delle sue ricerche si basano sulla deprivazione sensoriale. Lo spettatore, attraverso lo smarrimento, viene indotto in uno stato di visione riflessiva che l’artista chiama “vedere voi stessi vedere”, rendendolo consapevole della funzione dei suoi sensi e della luce come sostanza tangibile. Divenire coscienti della nostra esperienza senza cercare di forzarla e modificarla. Ciò che l’autore ci induce a provare davanti alle sue creazioni si avvicina ad una percezione di assenza e, nello stesso istante, di intensa presenza, di stabilità e instabilità; è una percezione del tempo e dello spazio molto vicina alla sensazione di vuoto e di invisibile. Dentro questa forma, si può percepire il silenzio come origine e matrice di parole e di suoni.

James Turrell, Perspectives Academy art

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RECENSIONI

Michel Pastoureau

Blu. Storia di un colore Ponte alle Grazie, Milano 2018 Pagine: 216 Prezzo: € 32

50 (?) sfumature di Blu L’attuale etimologia più accreditata riconnette il termine color al verbo celare, rendendo così quel senso dell’inganno e della dissimulazione che allontana gli amanti della verità, pertanto cromofobi, oltre che magari iconoclasti. L’altra derivazione, meno probabile, lo riporta all’elemento fuoco, al calore della luce, in cui avrebbe il suo culmine. Ed il blu, si dà il caso, viene generalmente considerato un colore “freddo”, anche se alcune sue tonalità lo sarebbero ben più di altre. Il ceruleo (con una gran quantità di giallo verdastro) e il blu di Prussia (molto più scuro e profondo) paiono “glaciali”, specie se posizionati dopo un “oltremare”, o un meno “tiepido” blu rossastro, in quanto la nostra percezione risulta notevolmente influenzata dal contesto. Cosicché, su di uno sfondo blu chiaro si fanno risaltare le tinte tenui; il nero fa emergere ciò che sta in primo piano, mentre il grigio ne attenua parecchio l’impatto visivo; su d’un orizzonte dalla gradazione arancione il soggetto balza agli occhi con immediatezza, anche se poi invece il giallo lo smorza, pur offrendo un’accentuazione quasi solare. Ricorrere alla “temperatura” giusta è ciò che fa la differenza in un’opera pittorica, poiché significa creare profondità e naturalezza al soggetto. I colori bollenti tendono ad andare incontro al punto di vista di chi osserva e quelli frigidi, al contrario, ne allontanano l’attenzione. Naturalmente tutto viene modificato dalla luce, e un paesaggio al mattino non sarà mai il medesimo che al tramonto. E questo in base all’atmosfera che si interpone tra il punto d’osservazione e l’oggetto. Questo stesso, in lontananza, avrà un tono più spento, e tendente quasi a quell’azzurrognolo, che conferisce un’illusione di prospettiva aerea tipicamente leonardesca. Di conseguenza il colore per antonomasia dovrebbe essere il ceruleo, caeluleus, dal latino caelum, e greco koilos, incavo, quasi ad accentuarne l’effetto speculare dell’aria e del mare. L’etimo rimanda pure al rigonfiamento della gravidanza, alla sofficità di kaynos, come all’aspetto livido, kianòs. Qualcosa di approssimativamente più cupo, laddove glaukòs offre un’idea di pallore o di più debole concentrazione d’una tintura perfettamente definita. Molto

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Maya Deren

I cavalieri divini del vudù ilSaggiatore, Milano 2018 Pagine: 400 Prezzo: € 35

I grandi spiriti non possono montare piccoli quadrupedi Ananda K. Coomaraswamy riteneva metafisico il contenuto del folklore, almeno finché il suo materiale venisse trasmesso in seno a una sovrastruttura accogliente e di “piena comprensione iniziatica”. Da questo punto di vista, le istituzioni africane tradizionali (vodoun) furono, senza alcun dubbio, perfettamente mantenute nel nuovo continente d’approdo. Ma, non essendo il Nañiguismo una religione centralizzata, gli houngan (sacerdoti) avrebbero scelto quale luogo d’incontro l’organismo massonico; pass grip e token sono divenuti comuni quali gesti di saluto all’interno degli hounfor (templi degli spiriti) e con essi pure altri segni, come la cosiddetta battérie, il ripetersi d’un triplice battito. Una volta, il vever (disegno emblema) di Ogoun (incarnazione del potere del fuoco e della guerra) venne presentato insieme con quello composto da una grande mano aperta. Gli abiti a coda di rondine, come la marsina, sarebbero il risultato dell’evoluzione della pelle d’animale, tipo leontè di Eracle, riproposta poi nel sudario in cui avvolgere il faraone durante il cerimoniale osiriaco. E, per via dell’appellativo Khensou (Khonsu), Louis Maximilien deduceva che retaggio di quell’arcaico culto egizio fosse Ghede (morte e fertilità), chiamato “giudice celeste” da Harold Courlander. L’attribuzione della bilancia per pesare l’anima deriverebbe dalla concezione dell’uomo a mo’ di bastone, da un lato buono e dall’altro cattivo, in equilibrio al momento di trarre il “giudizio” definitivo; se la bacchetta diritta, sulla quale neanche lo spirito mediatore Legba s’appoggia, potrebbe essere interpretata quale simbolo fallico, non significa che esprima una carica di tipo erotico per degli individui privi di qualsiasi inibizione circa l’attività sessuale. Persino il baldacchino deriverebbe dai riti egizi di resurrezione, nonostante l’associazione con il tabù che proibisce ai re africani d’essere “bruciati” dai raggi solari. Ciononostante, Horsemen non rende forse il vero senso della metafora, poiché non è proprio un vero Cheval a venire posseduto da un “potere” consistente nel manifestarsi sotto forma vivente. I Mystères (divinità) occupano il posto del gros-bon-ange (doppio metafisico), sostituendolo quale forza animatrice del corpo. “Gagnin loa” equivale, infatti, a ospitarne

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Reidar Müller

Il richiamo del lupo Sonzogno, Venezia 2019 Pagine: 303 Prezzo: € 18

La salvezza del mondo si trova nella natura selvaggia Nonostante fosse un cacciatore, Aldo Leopold avvertiva nell’ululato del lupo quella visione nascosta che le montagne riconoscono, poiché partecipano a un insieme più ampio da non compromettere. Che un deficit di natura induca malattie psicosomatiche è risaputo fin da quando si scoprì che, già da sola, l’elioterapia poteva efficacemente contrastare vaiolo, ittero neonatale, rachitismo, tubercolosi e soprattutto disturbi dell’umore. La vita all’aria aperta consente una sorta di bagno salutare e i giapponesi, che per primi hanno apprezzato le conseguenze estremamente benefiche di tale pratica, l’hanno definita Shinrin-yoku. Questo modo di “inspirare l’atmosfera del bosco” s’è addirittura costituito quale branca specialistica di “medicina forestale”, la quale riconosce l’importanza eziologica dei fattori immunologici per molti morbi dell’era moderna. I terpeni emessi dalle piante, entrando in relazione con i meccanismi difensivi del nostro organismo, svolgono su di esso un’influenza molto utile nello stimolare alcune specifiche funzioni, aumentando il numero delle proteine anti-degenerative e delle cosiddette cellule killer, che si dimostreranno anche molto più attive. In particolar modo, limonene, linalolo e fitolo hanno effetti ansiolitici e rilassanti, mentre fragranze e profumi degli oli essenziali legnosi, emanati dalle conifere (fitoncidi), agiscono nel ridurre gli ormoni dello stress, come il cortisolo, e quest’effetto biofilia si ripercuote nell’immediato a livello psichico. Il potenziale terapeutico delle piante si può sfruttare in termini di prevenzione, essendo sufficiente passeggiare in una foresta, o intrattenersi in una zona boschiva per qualche giorno, allo scopo d’impedire d’ammalarci per un periodo abbastanza prolungato, fin dopo il rientro alla quotidianità domestica. Più che un “rapimento estatico”, una vera fascinazione che accentua l’attenzione spontanea verso particolari aspetti della Natura, dalla contemplazione dei tramonti, del sole che sorge sul mare, o dell’arcobaleno dopo una burrasca estiva. Lo spettacolo dei panorami, più di opere dell’arte o dell’ingegno dell’uomo, rigenera i sensi e il cervello, e lo ricarica dell’energia necessaria alla concentra-

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Simona Vinci

Mai più sola nel bosco Marsilio, Venezia 2019 Pagine: 155 Prezzo: € 12

Di cattiva c’è solo la strega? La canzone A dream is a wish your heart makes (in italiano “I sogni son desideri”), nei critici anni del dopoguerra, decretò il successo del classico disneyano, basato sulla versione di Charles Perrault (Cendrillon) d’una fiaba assai popolare, in estremo oriente come nell’antico Egitto. In Mai più sola nel bosco (Marsilio, Venezia 2019), Simona Vinci focalizza le differenze tra quanto, nell’adattamento cinematografico, appare come una banale “ghianda” freudiana (o daimon hillmaniano: il piacere del ballo!) e le redazioni precedenti, in particolare quella dei Grimm. Nei racconti della prima edizione dei Kinder- und Hausmärchen (1812), i fratelli di Hanau non nascondono dettagli cruenti, né simbologie pagane, limitandosi a epurare i contenuti sessualmente espliciti. La Zezolla di Basile non è di buon cuore, né ubbidiente, anzi un’assassina. L’intento didattico fu sicuramente posteriore, lasciando trapelare quell’intraprendenza da portoghese che s’imbuca a feste a cui non è stata invitata, eppure si procura quell’imperdibile occasione di divertimento o di relazione con perentoria scadenza. Il rametto di nocciolo appartiene all’ambito misterioso, degli alberi che collegano con l’aldilà, il mondo sotterraneo con il cielo, come altri aiutanti magici. Ma la mutilazione del piede per costringerlo in una scarpina non sua non rimanda solo al mito di Procuste, ma è certo un’eredità cinese. Al IX secolo risale infatti la raccolta Youyang Zazu di Tuan Ch’ing-Shih, in cui si racconta dello stretto rapporto tra Ye Xian (limite delle foglie) e un bellissimo pesce, in cui s’incarnava la di lei madre defunta. La matrigna gelosa se lo cucina e l’affranta orfanella ne seppellisce le lische in dei vasi di ceramica, in cui poi trova vestiti, gioielli e calzari dorati da indossare alla festa di primavera, dove appunto ne dimentica uno. Affascinato dalle piccole dimensioni del malizioso sandalo, il re emette un bando per rintracciare quel piedino tanto attraente. Questo particolare della vicenda sa proprio di podofilia, la parafilia in cui i punti d’attrazione includono sia la forma e le dimensioni della base anatomica d’appoggio che la calzatura feticcio, tipo i moderni tacchi a spillo,

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Inconsci e coscienza: un confronto tra distinte prospettive psicologiche di Benedetto Tangocci Mente dinamica versus mente cognitiva. I processi di simbolizzazione spiegati con un modello cognitivista alternativo al mito della censura freudiana di Alessandra Signorile Le pietà di Michelangelo: percorso di espressione dell’anima di Maria Ortolano Prometeo incatenato: la speranza estinta di Giuseppe Capone Il coaching all’interno delle dinamiche di gruppo. Risvolti applicativi nell’ambito aziendale di Javier Fiz Pérez e Ludovico Margio Personal branding: progettazione di un piano di Self Marketing e di “accreditamento” nel contesto lavorativo di Javier Fiz Pérez e Diana Musacchio Mosse estetiche tra Presenza e sguardo. Mindfulness come esercizio di riconoscimento simbolico di Ivan Paterlini

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