Periodico italiano magazine n. 64

Page 28

giurisprudenza

L’utilizzo della ‘predizione robotica’ dev’essere limitata a sem

dall’utilizzo di algoritmi di Intelligenza artificiale come moltiplicatori di qualità e strumento di supporto al nostro ordinamento giuridico. Anche in questo caso, una giustizi umanista deve ‘accompagnare’ lo sviluppo, allo scopo di favorire una riduzione dei tempi decisionali e processuali. La giustizia ‘predittiva’ deve insomma consistere nella capacità delle macchine di mobilizzare rapidamente in linguaggio naturale il diritto pertinente per trattare un affare, porlo nel contesto e in funzione delle sue caratteristiche proprie (luogo, personalità dei giudici, degli studi legali) e saper anticipare una probabilità di decisioni che potrebbero essere prese. Ciò significa una delimitazione precisa del

campo di applicazione. E l’utilizzo della ‘predizione robotica’ dev’essere limitata a strumento informatico fondato su basi e dati giurisprudenziali, che con l’aiuto di algoritmi di ‘cernita/smistamento’ e di funzionali ‘reti neuronali’ sia in grado di anticipare quali saranno le probabilità statistiche di successo in una controversia. La giustizia predittiva non deve ‘predire’, insomma, ma determinare le probabilità di ogni possibile esito di una controversia. In tal senso, riusciremo a limitare il campo applicativo degli algoritmi nel semplice perimetro probabilistico tipico della statistica, applicato soprattutto in sede civilistica o amministrativa, modificando anche la locuzione: non più giustizia ‘predittiva, ma ‘quantitativa’, al fine di limitarla in un alveo virtuale e unicamente probabilistico, la cui attuazione e applicabilità sia lasciata all’interpretazione giuridica degli utilizzatori, i quali faranno sì che la previsione resti ‘una’ delle soluzioni e non quella da adottare sistematicamente. Attenzione ai pericoli di dominio del virtuale e di ‘transumanesimo’, che finirebbe col mascherare difetti ed errori del diritto, imponendo rigidità normative e standardizzazione delle decisioni giuridiche. Ovvero: la fine dell’evoluzione giurisprudenziale. Un rischio che non possiamo certamente permetterci di correre. Anche in difesa dell’autonomia professionale e di giudizio dei magistrati, che potrebbero correre il rischio di essere condizionati dalla ‘macchina’. Valentina Spagnolo

Michela Zanarella

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