Periodico italiano magazine aprile 2018

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mostre

Liu Bolin è il maestro del ‘camouflage’ >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

di prodotti, ci si imbatta in storie di povertà, disperazione e solitudine. Tale distanza lacerante può essere colmata con il ricorso all’espressione artistica, quale racconto di tanti volti, in particolare degli ultimi. È questo l’unico caso in cui i protagonisti del camouflage sono i corpi dei migranti stessi, come rappresentazione visiva delle loro dolorose esperienze di viaggio e del loro status perenne di rifugiati. L’arte del camouflage è dunque una tecnica diffusa nel mondo della moda, dell’arte e dell’architettura dove, in particolare, l’obiettivo è quello di celare le parti mancanti e mimetizzare l’intervento dell’uomo sull’ambiente. Un’impresa stravolta da Bolin con una cifra stilistica personale ma che ha delle radici molto profonde nella tradizione artistica del passato e del presente. Dalla prima guerra mondiale arrivano le soluzioni cubiste di Braque, Camoin, Dufresne, Marcoussis, Duchamp-Villon, allo scopo di camuffare le attrezzature e veicoli bellici con rocce e alberi. Tanti sono gli artisti contemporanei che si sono affidati nel corso degli anni ai diversi tipi di travestimento: dal body camouflage e l’interior camouflage dell’olandese Desirée Palmen, passando all’esibizionismo delle tante identità di Cindy Sherman fino alla fascinosa modella, l’artista giapponese Shigeki Matsuyama nella“Dazzle Room”. SILVIA MATTINA

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