Giancarlo MARCHESE

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Note biografiche

a cura di Elena Rizzi

Giancarlo Marchese nasce a Parma nel 1931. La famiglia è originaria di Tortona, città dove lo stesso artista si trasferisce nel dopoguerra e dove soggiorna fino agli anni ‘60. Frequenta il Liceo Artistico a Milano e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera; tra i suoi maestri sono da ricordare Luciano Minguzzi e Marino Marini. Nel 1956, scelto da Pericle Fazzini, espone alcune opere alla Biennale di Venezia. L’anno successivo tiene la sua prima mostra personale, presentata da Guido Ballo, presso la Galleria L’Ariete di Milano; la ripropone poi presso il Centro Culturale di Bologna. Negli anni ‘60 Marchese si concentra su forme astratte e dinamiche che pongono però le basi per un superamento della scultura informale. Insieme a Giacomo Benevelli, Floriano Bodini e Nino Cassani, l’artista partecipa alla mostra Giovane scultura milanese, curata da Giorgio Kaisserlian e organizzata presso il Circolo San Fedele di Milano nel 1960. Nel 1964 viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia e partecipa al simposio Forma Viva a Ravne, in Jugoslavia. Marchese è presente anche alla Mostra Internazionale di Scultura organizzata dal Museo Middelheim di Anversa e alla IX Quadriennale d’Arte a Roma. Dal 1967 le sue opere presentano forme più strutturate, di gusto quasi industriale; sono prive di titoli e caratterizzate dalla sigla “SN” seguita da un numero. L’artista, inoltre, cerca di creare una scultura interagente con lo spazio urbano.

Negli anni ‘70 la scultura di Marchese si fa più matura ed è pervasa da contrapposizioni di forze interne che sembrano far esplodere il nucleo della forma. Nel 1973, insieme agli architetti Emilio Colombo e Mirko Ravanne, realizza una grande installazione per la XV Triennale di Milano. Due anni dopo l’Amministrazione Comunale di Alessandria organizza per lui una mostra antologica nel Palazzo del Comune. Marchese partecipa anche al Concorso Nazionale per l’insegnamento della scultura nelle Accademie e nel 1974 ottiene la cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze; nel 1976 chiede il trasferimento all’Accademia di Brera, dove continua ad insegnare fino al 2000. Negli anni ‘80 la produzione dell’artista è caratterizzata dalle ‘scatole della memoria’ (come le ha definite Vanni Scheiwiller): si tratta di composizioni aperte di foglio di acciaio specchiante che riflettono il paesaggio circostante. Nel 1984 Guido Ballo cura una mostra antologica dello scultore a Palazzo Cuttica, ad Alessandria. Tre anni dopo Marchese è impegnato in Libano, a Beirut, dove realizza un monumento dedicato allo statista Pierre Gemayel. L’artista realizza anche progetti scultori adattabili all’arte sacra: ne sono esempi il grande intervento nella chiesa parrocchiale di San Giuliano Milanese, la Tomba Giampieri nel Cimitero Monumentale di Milano e l’altare per il Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa. 23


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