Hi-Tech Ambiente n. 3/2017

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re le tracce della tintura. Si tratta però di un metodo che richiede diversi giorni. In ogni caso, lo spostamento del punto di immissione è solo un palliativo, e dopo qualche tempo il problema si ripresenta; per cui è importante definire le condizioni ottimali per ottenere bacini di fitodepurazione che possano funzionare a lungo senza bisogno di interventi. IL PROGETTO ARBI

Il progetto ArBI (Autonomous reed Bed Installation) è un progetto europeo diretto a sviluppare e ottimizzare sistemi di trattamento dei reflui, con particolare attenzione alla riduzione dei fenomeni di intasamento, allo scopo di rendere i bacini in grado di operare senza intervento umano per un tempo più lungo del normale. Il progetto è giunto attualmente alla fase sperimentale. Ogni modulo Arbi costituisce un’unità completamente autosufficiente, dotata di una rete avanzata di sensori che controllano in tempo reale i parametri del processo depurativo. tra essi vi è un

sensore che controlla il sistema di aerazione, mantenendo le pompe in funzione fino al raggiungimento della concentrazione di ossigeno ottimale per la conservazione dei microrganismi (e non oltre), in modo da risparmiare energia. C’è poi un sistema di riscaldamento autonomo, che mantiene la temperatura sopra la soglia necessaria per assicurare la fitodepurazione in ogni periodo dell’anno nei paesi a clima tem-

perato; infine, i sensori a risonanza magnetica segnalano la presenza di intasamenti, suggerendo un cambiamento dei punti di alimentazione del letto in funzione della distribuzione degli intasamenti, e informano quando la situazione di intasamento raggiunge il livello critico. Un’area cruciale per l’attività di ricerca è stata la determinazione dei parametri preferenziali per il sistema di aerazione, tra cui la

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giusta dimensione delle bolle d’aria per una distribuzione uniforme all’interno del letto, e in particolare la determinazione del livello ottimale di ossigeno disciolto all’interno del letto in grado di consentire la massima rimozione dei contaminanti (ossia il “punto di equilibrio”, che coniuga la massima rimozione degli inquinanti con l’efficienza energetica): infatti, sebbene un elevato livello di aerazione porti la massima resa in termini di efficacia depurativa, quando si supera una certa soglia la resa della depurazione non è sufficiente a giustificare il maggior dispendio energetico. Un altro punto cruciale della ricerca è stato l’approfondimento delle potenzialità della risonanza magnetica per l’individuazione degli intasamenti. Nel corso del progetto Arbi sono state sperimentate vari tipi di sonde a risonanza magnetica, e la scelta finale si è orientata verso una sonda costituita da magneti permanenti al neodimio, posti all’interno di un involucro completamente impermeabile, adatto Continua a pag. 17


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