PASQUA CELEBRATA IN FAMIGLIA

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Rupnik, La Risurrezione, Sala Capitolare, Cattedrale di Madrid

Diocesi di Teggiano-Policastro

PASQUA

celebrata in famiglia


«Gesù le disse: “Non mi trattenere…”» Il racconto del mattino di Pasqua, tratto dal Vangelo di Giovanni (20,1-18), si apre con la vista di una tomba violata ed il pianto e lo smarrimento di chi va al sepolcro per ultimare i prescritti riti di sepoltura. Accanto al dolore per la morte atroce, anche la desolazione nel non poter onorare il corpo di Cristo. Lo sconforto occlude i ricordi, la memoria è annebbiata; nessuno si sovviene dei discorsi, delle promesse, delle anticipazioni che Gesù ha fatto. C’è solo il lancinante dolore per la sua ‘assenza’. Maria Maddalena è chiusa in un cerchio di angosciante tristezza, che progressivamente si aprirà allo stupore e alla gioia quando ascolterà le parole del ‘misterioso personaggio’: «perché piangi? Chi cerchi?»; ed infine: «non mi trattenere ... ma va da miei fratelli…». Gesù, il Risorto, si rivela: ha vinto la morte ed ha introdotto l’intera umanità nella possibilità-certezza di una vita senza fine. Questo diventa possibile, anche per noi, se rispondiamo all’imperativo «non mi trattenere» del Cristo Risorto. «Non mi trattenere», può significare non cercare di chiudermi nei ragionamenti asfittici di calcoli ideologici; non compromettermi con quesiti che sanno più di ragionamenti interessati che di fiducia; non coinvolgermi in vicissitudini che sono il frutto di ossessivi pronostici umani. «Non mi trattenere» è una rivendicazione di libertà; è un’ultima uscita di sicurezza, se si vuole seguire il Maestro morto e risorto. Andare con Lui diventa possibile e l’approdo è sicuro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17). «Non mi trattenere», non è un rifiuto radicale né una disistima da parte di Gesù, al contrario, mostra alla Maddalena tutta la sua fiducia, affidando a lei, ed in lei anche a noi, l’annuncio fondamentale da portare ai fratelli. Nel mattino di Pasqua c’è la vera consegna della fede che è abbandono, speranza e certezza di non essere lasciati soli anche quando «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio» (Papa Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27 marzo 2020). In questa terribile prova, che getta ombre di tristezza, Gesù ci chiede di non legarlo alle nostre paure, ma di incamminarci con Lui sulla via pasquale


di una nuova imminente Resurrezione, di una sicura guarigione del corpo e dello spirito. È vero, ci sentiamo privati della gioia più bella delle nostre comunità che è la Pasqua, ma non possiamo avvertire la mancanza del Risorto: anche nella sofferenza e nella prova Egli ci raggiunge e, benché non ci sottragga al dolore e alla sofferenza, ci dà la forza per imprimervi un senso nuovo attraverso il quale arrivare alla gioia della Resurrezione. La sua ‘misteriosa presenza’ è percepibile nelle domande che ci rivolge: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Sono per noi domande ridondanti ed attuali. Gesù non vuole risposte nozionistiche, non chiede teoremi, vuole solo trasfigurare il nostro pianto in gioia, perché aver ritrovato Lui e la sua comunità ci permette ancora di continuare insieme a proclamare la sua morte e la sua resurrezione nell’attesa della sua venuta. Santa Pasqua di Resurrezione, carissimi amici! Per intercessione di Maria, Regina dei cieli, nel nome della Trinità, di cuore vi benedico. Pasqua 2020

+ p. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro


DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ascoltiamo il Vangelo (Mt 21,1-2.6-9) Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

Riflettiamo Con questa Domenica, detta delle Palme, ha inizio la Grande e Santa Settimana. Si chiama così perché è la settimana più importante dell’anno liturgico nella quale si ricorda il dono di amore di Gesù per noi. La liturgia ci fa vivere due momenti importanti della vita di Gesù: il suo ingresso in Gerusalemme e la sua passione e morte. Gesù si era incamminato come pellegrino verso Gerusalemme per le festività della Pasqua. Egli sa che lo aspetta una nuova Pasqua in cui offrirà se stesso sulla Croce. Sa che, nel pane e nel vino, si donerà per sempre ai suoi, e trasformerà la morte in vita senza fine, la sofferenza in gioia per sempre.

Preghiamo Insieme si prega il «Padre nostro». Poi il capo famiglia dice:

Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.


GIOVEDÌ SANTO NELLA CENA DEL SIGNORE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ascoltiamo il Vangelo (Gv 13,4-5.12-15) Durante la cena, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Riflettiamo Come l’ultima cena del Signore segnò l’inizio della passione, così la Messa della sera del giovedì santo apre il Triduo Pasquale. Triduo non significa tre giorni di preparazione alla Pasqua, ma celebrare la Pasqua in tre giorni, la Pasqua nella sua totalità, quale passaggio dalla passione e morte alla risurrezione. Durante l’ultima Cena, Gesù manifesta l’amore infinito che ha per i suoi discepoli istituendo l’Eucaristia, donando il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per tutti gli uomini di tutti i tempi. Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi: “vi ho dato un esempio perché voi facciate come io ho fatto a voi”. Sarà veramente Pasqua quando sapremo accogliere e vivere l’esempio donato da Gesù.

Preghiamo Insieme si prega il «Padre nostro». Poi il capo famiglia dice:

O Dio, che ci hai riuniti nel ricordo della santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione alla Celebrazione Eucaristica attingiamo pienezza di carità e di vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.


VENERDÌ SANTO PASSIONE DEL SIGNORE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ascoltiamo il Vangelo (Gv 19,25-30) Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Riflettiamo Oggi al centro della liturgia sta il racconto della passione e della morte in Croce, culmine di tutta la storia della salvezza. Dall’alto della Croce Cristo vince e inaugura il suo regno di amore. La Croce, illuminata dai raggi della risurrezione, diventa trono di gloria e strumento di vittoria, e perciò è proposta all’adorazione. Il venerdì santo non è giorno di pianto nè di lutto, ma di amorosa e gioiosa contemplazione del sacrificio del Redentore da cui è scaturita la nostra salvezza. Gesù, innocente, si addossa i nostri peccati e li distrugge con la sua obbedienza al Padre. L’offerta cruenta della sua vita è stato l’atto definitivo d’amore al Padre, che ha cancellato la disobbedienza di Adamo e ha restituito a noi la vita. È dalla sua morte in Croce che è scaturita la nostra salvezza, come ci fa pregare la liturgia: “dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo”.

Preghiamo Insieme si prega il «Padre nostro». Poi il capo famiglia dice:

Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


SABATO SANTO SEPOLTURA DEL SIGNORE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ascoltiamo il Vangelo (Gv 19,41-42) Nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Riflettiamo (da “Maria, donna dei nostri giorni” di Tonino Bello) Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra non è rimasta che lei, Maria. Il vento del Golgota ha spento tutte le lampade, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Solo la sua. Per tutta la durata del sabato, quindi, Maria resta l’unico punto di luce in cui si concentrano gli incendi del passato e i roghi del futuro. Quel giorno essa va errando per le strade della terra, con la lucerna tra le mani. Quando la solleva su un versante, fa emergere dalla notte dei tempi memorie di santità; quando la solleva sull’altro, anticipa dai domicili dell’eterno riverberi di imminenti trasfigurazioni.

Preghiamo (da “Maria, donna dei nostri giorni” di Tonino Bello) Santa Maria, donna del Sabato santo... ripetici che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale. Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull’erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi? Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con Lui. Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti. Perché qui le ore non passano mai.


DOMENICA DI PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ascoltiamo il Vangelo (Mt 28,1-7) Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli.

Riflettiamo Tanti sono i motivi per rendere grazie a Dio ogni giorno della nostra vita, ma oggi è per il dono più grande fatto all’uomo: Gesù Cristo ha distrutto la morte e ha dato a noi la vita, una speranza di eternità, una vita senza fine! In un certo modo il cammino quaresimale quest’anno ha fatto sperimentare al popolo cristiano le medesime dimensioni, orientandole alla speranza che i momenti di buio nella vita non sono mai definitivi, perché ciò che resta è la luce della risurrezione. In questo giorno di Pasqua, anche noi come Maria di Magdala corriamo nel buio delle vicende della vita quotidiana per trovare qualcosa che supera ogni nostra attesa: la pietra del sepolcro, al terzo giorno è rotolata e non c’è più nella tomba un cadavere, perché Cristo è il Vivente!

Preghiamo Insieme si prega il «Padre nostro». Poi il capo famiglia dice:

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


REGINA COELI L’antifona Regina Coeli (o Regina Caeli) è una delle quattro antifone mariane. Viene recitata da Pasqua a Pentecoste, al posto dell’Angelus, tre volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto, per consacrare la giornata a Dio e a Maria. È composta da quattro brevi versi ciascuno dei quali si conclude con l’Alleluia, ed è la preghiera che i fedeli rivolgono a Maria, Regina del Cielo, per gioire con lei della resurrezione di Cristo. Papa Francesco, il 6 aprile 2015, proprio durante la recita del Regina Coeli nel giorno successivo alla Pasqua, ha consigliato quale deve essere la disposizione del cuore quando si recita questa preghiera: “… ci rivolgiamo a Maria invitandola a rallegrarsi, perché Colui che ha portato in grembo è risorto come aveva promesso, e ci affidiamo alla sua intercessione. In realtà, la nostra gioia è un riflesso della gioia di Maria, perché è Lei che ha custodito e custodisce con fede gli eventi di Gesù. Recitiamo dunque questa preghiera con la commozione dei figli che sono felici perché la loro Madre è felice”.

Regina dei cieli, rallegrati, alleluia: Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, è risorto, come aveva promesso, alleluia. Prega il Signore per noi, alleluia. V. Gioisci e rallegrati, Vergine Maria, alleluia. R. Poiché il Signore è veramente risorto, alleluia. Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.


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