Fig. 4 Gaetano Cusati, Figura di donna con puttini e fiori, olio su tela, cm 155x207, Appartamento Storico di Palazzo Reale, Napoli, inv. S.M. 3526 (già collezione Borbone, Napoli)
Galitta e in quello di Piedimonte d’Alife. Sembra che in questo compito le
sperimentato a Roma sul finire del XVII secolo ad opera della bottega degli
fosse d’aiuto Bernardo De Dominici, che appunto dalla Duchessa, del resto,
Stanchi e, in modi più aggiornati, dal loro allievo Pietro Paolo Cennini (1661-
fu incoraggiato alla redazione delle Vite dei Pittori. Nella propria biografia (Vite,
1739) attivo nei palazzi dell’aristocrazia romana rinnovati in quegli anni.
IV, pp. 366 e ss.) De Dominici ricorda di aver servito per molti anni il Duca di
Non dimentichiamo comunque che, stando al già citato inventario, la natura
Laurenzano, e di essere stato “pittor di corte” della moglie, per la cui stanza
morta romana era presente nella raccolta del Duca di Laurenzano attraverso le
nel palazzo di Piedimonte avrebbe fornito il disegno di un camino realizzato da
opere di Giovanni Paolo Spadino e di Franz Werner Tamm, acquistate a Roma
Domenico Antonio Vaccaro. Dipinti di paesaggio di “Bernardo di Domenico”,
dallo zio, Giuseppe Gaetani dell’Aquila, Patriarca Alessandrino.
come del suo maestro Franz Joachim Beich, sono inoltre citati nell’inventario dei
Non sono invece esplicitamente citati i dipinti a olio di Gaetano Cusati che
beni conservati nel palazzo napoletano alla morte del Duca, nel 1741 (The Getty
secondo De Dominici il Duca avrebbe remunerato con un generoso compenso:
Provenance Index; G. Labrot, Collections of paintings in Naples 1600-1780, 1992, ad
ne troviamo ragione però nella totale assenza di attribuzioni per le opere
indicem). Vi compaiono altresì, fra i dipinti di natura morta, tele di Nicola Casissa
conservate nel palazzo di Piedimonte, descritte in maniera assai più sommaria di
e di Onofrio Loth, quest’ultimo raccomandato al Duca da De Dominici che, in
quelle, importantissime, che nel palazzo di città documentavano il collezionismo
qualità di paesista, avrebbe “accordato” le sue composizioni di frutta all’aperto.
della famiglia Gaetani d’Aragona, che nel giro di due secoli aveva potuto spaziare
Di Francesco Solimena, l’artista preferito della Duchessa c’era anche “un pezzo di
da Correggio a Vanvitelli.
gabinetto dipinto a guazzo… con ghirlanda d’uva, due putti e un satiro”.
E’ probabile invece che i nostri dipinti siano due dei “quattro quadri di Fiori,
E’ ancora su consiglio di Bernardo De Dominici, come si diceva, che Gaetano
Frutta e Figure, con stragallo dorato posti in stucco” descritti nell’inventario del
Cusati fu incaricato di decorare alcune sale del palazzo di Piedimonte d’Alife
1741 nella terza anticamera del palazzo: e la menzione “posti in stucco” vale a
con composizioni floreali entro vasi istoriati: le immaginiamo dipinte a tempera
spiegare l’assenza di cornici originali per le tele sontuose di Gaetano Cusati qui
sui soffitti secondo un modello del tutto nuovo per Napoli ma ampiamente
presentate.
Note biografiche Le uniche notizie relative all’artista napoletano sono quelle riportate da Bernardo De Dominici nelle Vite dei Pittori, Scultori e Architetti Napoletani (1742, III, p. 301). Secondo il biografo, che lo conobbe personalmente, dopo una prima formazione come pittore di figura, Cusati avrebbe frequentato la scuola di Giovan Battista Ruoppolo ma sarebbe stato poi profondamente influenzato dall’esempio di Abraham Brueghel. Poiché il pittore fiammingo si trasferì a Napoli nel 1675 raggiungendovi subito un’ampia notorietà, e assumendo che le sue opere fossero subito prese a modello da un artista giovane ma in parte già formato e quindi almeno quindicenne, possiamo ritenere che Gaetano Cusati fosse nato intorno al 1660.
Sebbene molte sue opere siano siglate o firmate per esteso nessuna di esse risulta datata ad eccezione delle tele sul soffitto della chiesa del Rosario a Matera, del 1715. La sua partecipazione alla decorazione del palazzo Gaetani dell’Aquila d’Aragona a Piedimonte d’Alife con dipinti a olio e a guazzo risale certamente ai primi anni del Settecento, in relazione ai lavori di ampliamento del palazzo commissionati dal Duca di Laurenzano appunto all’aprirsi del secolo. Stando al racconto di De Dominici, l’importante commissione sembrerebbe seguire un periodo di attività a Palermo, di cui peraltro non resta traccia in opere o documenti. E’ ancora il biografo a riferire che l’artista morì nel 1720.
Bibliografia dell’artista B. De Dominici, Vite de’ Pittori, Scultori ed Architetti Napoletani, Napoli 1742-1743, III, p. 301; La natura morta italiana. Catalogo della mostra (Napoli, Palazzo Reale), Milano 1964, p. 63; R. Causa, La natura morta a Napoli nel Sei e nel Settecento. Napoli 1972, p. 1053, nota 112; F. Bologna, Natura morta-stilleven, Galleria Cesare Lampronti. Catalogo della mostra, Roma
1983, pp. 68-73; J. Spike, Italian Still-life paintings from three centuries. Catalogo della mostra, New York e Firenze, 1983, p. 130; N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento. I. dal Barocco al Rococò, Napoli 1988, pp. 89, 171, n. 308; fig. 377; A. Tecce, Gaetano Cusati, in La natura morta in Italia, Milano 1989, II, pp. 942-43.
CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE - 28 ottobre 2014
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