90 ANNI DI ASTE: CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE

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sia da ceti meno abbienti, dove l’efficace, morbido naturalismo di tali sculture, enfatizzato dalla vivida policromia, trovava puntuale riscontro nelle indicazioni del popolare predicatore domenicano Giovanni Dominici che auspicava la diffusione nelle case di simili immagini illusive, tenere e cordiali, funzionali all’educazione religiosa dei fanciulli e degli illetterati (Verdon in Madonna Ersoch 2011, pp. 43-44).

Questi rilievi, sovente foggiati a calco sia in argilla che in stucco - come appunto l’esemplare in esame - secondo un procedimento assai diffuso nelle botteghe dei principali scultori fiorentini adatto a soddisfare le diverse esigenze di un vastissimo mercato che si estendeva ben oltre i confini della Toscana, interessato ad acquistare versioni più accessibili di modelli particolarmente apprezzati e venerati, erano nobilitati e differenziati da variegate policromie affidate a pittori specializzati, come Bicci di Lorenzo ed il figlio Neri: vere e proprie “pitture a rilievo” (Gentilini 2012), espressione del serrato “dialogo” tra le arti affermatosi in quegli anni a Firenze e testimonianza emblematica Fig. 1 Lorenzo Ghiberti (attribuita anche a Filippo Brunelleschi), Madonna col Bambino (Madonna di Fiesole), Fiesole, Diocesi di Fiesole, in deposito al Museo Bandini

del primato artistico e commerciale di questa città (Mozzati 2013). Così anche nell’esemplare in esame è proprio la sensibile policromia, rimessa in luce da un recente, accurato restauro condotto da Chiara Piani (studio I Bastioni, Firenze, 2013-2014), che contribuisce non poco a qualificare l’immagine e persino a definire il risalto plastico, conferendo morbidezza e nobiltà agli incarnati di una delicata tonalità perlacea, vivacità ai guizzanti riccioli lumeggiati del Fanciullo, e una preziosa sostanza serica ai tessuti, dove si apprezzano in particolare la nuance rosso cremisi della veste di Maria e quella verde oliva del rovescio del manto, blu ardesia bordato d’oro.

Nello specifico della tipologia mariana cui appartiene la nostra Madonna sono state censite una ventina di repliche (Gentilini 1989; Galli 2013), perlopiù conservate in importanti musei italiani e stranieri o in prestigiose collezioni, ma anche tuttora venerate in chiese (Torre Annunziata, SS. Anunziata; Busseto, Santa Maria degli Angeli), conventi (Firenze, San Marco e San Felice in Piazza; Certosa del Galluzzo) e tabernacoli viari (Genova, vico dei Giustiniani n. 22): opere per la maggior parte in stucco, più raramente in terracotta, derivate da una medesima matrice (o da più matrici imparentate), come dichiarano le analoghe dimensioni dell’immagine (circa cm 68/72 x 54/56). Sono rilievi che si distinguono da un punto di vista plastico per la diversa freschezza e rifinitura Fig. 2 Lorenzo Ghiberti e bottega (attribuita anche a Filippo Brunellischi), Madonna Ersoch, Firenze, Capitolo Metropolitano Fiorentino

del modellato, per qualche variante nelle increspature e nelle ricadute del manto e, in modo più evidente, per la presenza o meno di una base contestuale, talora semplicemente modanata, più spesso decorata da due stemmi e da una coppia di Spiritelli (angelici putti alati) in volo che recano una ghirlanda, motivo desunto dai sarcofagi romani. Oltre alla già menzionata Madonna di Fiesole tra gli esemplari più conosciuti e significativi si segnalano quelli in terracotta conservati presso l’Accademia Carrara di Bergamo, il Convento di San Marco a Firenze e il Metropolitan Museum of Art di New York (Fig. 3), quelli in stucco presso la collezione Chigi Saracini di Siena, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Bode Museum di Berlino, il Museo di Belle Arti di Budapest, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Bayerischen Nationalmuseum di Monaco, l’Ermitage di San Pietroburgo, oltre una seconda versione pure al Metropolitan, cui si aggiungono almeno due stucchi di collezione privata: la citata Madonna Ersoch, ora nella Cattedrale fiorentina, e la Madonna Taylor (Goldin 2011). Sono, come il nostro, privi del basamento (difficile dire se fin dall’origine) la terracotta del Metropolitan, quelle già in Palazzo Serristori a Firenze (vendita Sotheby’s 1977, Firenze, 9 maggio 1977) e nella raccolta del noto antiquario Carlo De Carlo (vendita Semenzato, Firenze, 19 aprile 2001), così come i rilievi in stucco di Monaco e due esemplari recentemente transitati sul mercato antiquario a Firenze e New York. Possiamo inoltre osservare che la Madonna in esame, conforme

Fig. 3 Lorenzo Ghiberti (cerchia), Madonna col Bambino, New York, Metropolitan Museum of Art, Rogers Fund, 1916 (18.70.19)

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CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE - 28 ottobre 2014

ai migliori esemplari in stucco, si distingue per lo sboffo del manto che copre il sesso del Bambino, altrove esibito per sottolineare l’umanità del “Verbo fatto carne”.


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